Vorrei
stringerti forte e dirti che non è niente
Posso solo
ripeterti ancora
Sono solo parole
[Sono solo parole, Noemi]
3 luglio 1980, Londra.
“Si
può sapere come fai ad avere sempre fame?”
Marlene,
in tutta risposta, scartò l'enorme panino che aveva appena
acquistato ed iniziò a rimirarlo con aria famelica.
“Guarda
che diventerai una palla se continui così,” la provocò
Sirius, sistemandosi gli occhiali scuri.
Era una giornata di rara
bellezza, con il sole sempre più caldo, il cielo libero da
nuvole minacciose, l'erba fresca che scivolava sotto i piedi
scalzi.
Il parco era affollato di babbani che leggevano, giocavano
a pallone o a carte. I turisti inseguivano gli scoiattoli cercando di
immortalarli con la macchina fotografica, ed attraversavano il lago
con le barche a remi. Nessuno di loro era consapevole della guerra
che continuava a stringere la propria morsa attorno alla comunità
magica.
L'Ordine della Fenice era impegnato in combattimenti,
riunioni, appostamenti in ogni angolo del Paese. Quando un membro
ritornava vivo da una missione il sollievo sui volti dei compagni si
mescolava ad una vaga incredulità per la vittoria conseguita.
I Mangiamorte li superavano in numero e in risorse, e quella
consapevolezza non li abbandonava mai.
In quei giorni concitati,
ogni momento libero concesso da Silente era un privilegio di valore
inestimabile.
Marlene si puntellò meglio con i gomiti,
distesa sulla vecchia coperta scozzese. Aveva già fatto cadere
briciole dappertutto, attirando un buon numero di formiche. “Come
sei pesante!” esclamò, masticando in modo esagerato per
indispettirlo. “Sei tu che non mangi mai niente, piuttosto. A
Hogwarts ti hanno ristretto lo stomaco per sbaglio?”
“Io
mi nutro degli sguardi famelici che mi lanciano le donne,”
rispose Sirius.
Marlene scoppiò a ridere. “Sei
proprio un coglione, sai? E comunque ho intenzione di ingurgitare
tutte le calorie che voglio... tanto è probabile che non
arrivi viva alla fine dell'anno, che importanza ha?” Il sorriso
sulle sue labbra sembrò congelarsi. “Morirò
grassa e felice, almeno.”
Non appena ebbe finito di parlare
le cadde il panino dalle mani. Sirius gliele aveva afferrate con un
gesto fulmineo, stringendole così forte che le sfuggì
un gemito di protesta.
“Sei impazzito?” esclamò,
cercando di divincolarsi dalla sua presa.
“Non dirlo mai
più. Mi hai capito, Lene?”
Si era tolto gli occhiali,
e Marlene non avrebbe saputo descrivere l'espressione dipinta sul suo
volto.
“Tu vivrai, è chiaro? Arriverai alla fine di
questo schifo. Mi hai capito, Lene?” ripeté.
“Rispondimi!”
In quella voce controllata a stento, in
quegli occhi in cui si rifletteva il sole, in quelle dita che non
volevano lasciare le sue Marlene trovò tutte le parole che
Sirius non era riuscito a pronunciare.
“Ho capito, Sirius,”
rispose semplicemente, in un sussurro appena udibile.
Il ragazzo
annuì, più calmo. “Mi dai un pezzo del tuo
panino?” domandò poi, gentilmente.
Marlene glielo
porse, senza aggiungere altro.
* * * * *
NOTE
Questa volta una flash un po' più seria, ogni tanto ci va! Non sono in ordine temporale, salterò qua e là secondo l'ispirazione.
Grazie a chi legge, a chi commenta, a tutti :)