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Autore: masterteo89    24/08/2012    4 recensioni
La storia della vita di un giovane umano proveniente dal futuro e catapultato nel passato...proprio tra le grinfie degli yoro del sud. Una storia di schiavitù , amicizia, crudeltà , gioia ... poichè anche nell'oscurità la speranza non muore mai. Ma sarà solo l'inizio, poichè chi di crudeltà ferisce di crudeltà perisce...
Citazione:
"i progenitori della tribù scavarono dove non dovevano scavare. In queste caverne le ombre sono vive, caute e silenziose. Si muovono nell'oscurità seguendo il richiamo della luce, si avvicinano di soppiatto e si nutrono delle tue più intime paure. Fredde e spietate, le ombre sono più taglienti della lama di una spada."
Una vicenda parallela alle avventure del mezzodemone amato, iniziata con un ritmo calmo e rilassato ma tuttavia destinata a mutare in una perigliosa avventura : il risveglio di un'antico male più pericoloso di Naraku infatti condurrà un manipolo di sventurati verso il più pericoloso viaggio della loro vita. A volte morire non basta per espiare i propri peccati...
Genere: Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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yoro 9 Il prossimo capitolo magari arriverà un pò più tardi, dipende da miei impegni...recensite per favore, ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo!

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La galleria che i tre sventurati stavano percorrendo si aprì improvvisamente in una grande grotta, tanto immensa da non riuscire a scorgerne il termine.

Cupa oscurità dominava l'ambiente, mista a volute di una caligine grigiastra e densa, che pareva più densa di una normale bruma.

Tutto ciò era decisamente sbagliato : la nebbia normalmente non era così...maligna, impura. Ma soprattutto, la nebbia non appariva nelle grotte sotterranee, poichè altrimenti avrebbe agito contro le leggi della natura.

Eppure il ripido sentiero che si dipanava dinanzi al gruppetto era avvolto in un turpe abbraccio da questa cinerea coltre che pareva succhiare la stessa linfa vitale dalle rocce e dai solidi minerali.

Le pietre infatti apparivano sciupate, scolorite :  anche alla luce vivace delle torcie apparivano pallide e in qualche modo opache.

Pareva di trovarsi in un enorme cimitero : tutto era silente, tutto era scolorito; ogni singola sagoma era statica e priva di vita, congelata in un limbo eterno tra la vita e la morte.

Solo la nebbia manifestava un minaccioso dinamismo : lentamente, senza fretta alcuna, i grigi tentacoli caliginosi erravano privi di meta...ora abbracciando il vuoto, ora tastando una solitaria stalattite. 

-- Non si vede niente-- Mormorò uno dei due guerrieri superstiti, voltandosi intorno mentre tentava di aguzzare la vista.

-- Restiamo vicini. Scorgete dinanzi a noi la sagoma lattiginosa di un sentiero? Seguiamolo senza esitare. Questa nebbia non mi piace--

Camminarono per una decina di minuti prima di notare che il sentiero da ripido si era fatto pianeggiante; anche la nebbia stava lasciando la presa, cedendo all'intenso fulgore prodotto da alcune luci in lontananza.

-- Guardate!-- Urlò Ayame, indicando concitata le luci e le forme regolari di quello che appariva come un rudimentale muro di cinta.

-- Il villaggio dei guardiani, ci siamo quasi!--

E mentre terminava questa frase, numerosi ringhi acuti e colmi d'ira primordiale si levarono intorno al gruppetto, quasi fosse la stessa penombra a manifestare il proprio disappunto per la vittoria degli intrusi.

Ai ringhi seguirono presto i tonfi di mille zampe invisibili che si gettavano all'inseguimento. Non vi era un minuto da perdere!

--Correte!-- Gridò uno dei due guerrieri, prima di lanciarsi in testa al gruppo in quella corsa sfrenata per la sopravvivenza, seguito da Ayame al centro e dal secondo guerriero a chiudere la fila.

Dietro di loro i passi degli inseguitori parevano tamburi, ed il loro respiro era un rantolo lieve e disumano.

I lupi potevano quasi avvertire il fiato gelido e maleodorante di quelle creature... le porte della città erano tanto vicine, eppure così lontane!

E tanta era la foga che Ayame non si avvide di una roccia che spuntava nel terreno e inciampò rovinosamente, rotolando a terra più volte.

I suoi compagni prontamente le furono accanto, ma lei, tremante dal panico e stringendo il polpaccio ferito dal quale sgorgava un lungo rivolo di sangue, intimò -- Avete una missione da compiere, se muoriamo senza avvisare gli altri del pericolo condanneremo tutti! Non badate a me, correte!--

Ma le sue preghiere furono vane poichè un guerriero, dopo aver scambiato un lungo ed intenso sguardo con il suo compagno, prese sottobraccio Ayame (che essendo un demone stava recuperando le forze in fretta) e la condusse zoppicante verso le porte della città.

Il guerriero rimasto esalò un lungo respiro. Poi, voltandosi verso l'ignoto, verso la propria morte, portò una mano nella bisaccia che portava al fianco ed estrasse una boccetta.

Era stata Ayame a consegnarne una ad ognuno di loro, nel caso la situazione fosse precipitata...ma mai il veterano avrebbe immaginato di doverla usare.

Ma per salvare la vita della principessa, era disposto a sacrificare la propria.

Alzò in alto la boccetta, reggendola stretta con entrambe le mani : aveva poco tempo, quelle ignote creature lo avevano quasi raggiunto.

E mentre avvertì la prima di quelle ripugnanti bestie che spiccava un balzo, pronta ad affondare gli artigli nella carne del lupo, il veterano urlò --Oh madre Luna, guarda come valorosamente si immola questo tuo umile figlio!--

E lanciò a terrà la boccetta insieme alla fiaccola.

Ruggendo, un anello di fuoco si espanse per un raggio di diversi metri di ampiezza, selvaggio e furente : illuminò tutta la grotta nella sua irata gloria, prima di estinguersi lentamente.

Al centro, intorno ai cadaveri di molte creature, giaceva un mucchietto di cenere e frammenti d'ossa, dal quale spuntava un lembo annerito di pelliccia di lupo.

E fu la salvezza dei due sopravvissuti, perchè scacciò le ombre quel che bastava per permettere ai due di oltrepassare la palizzata e chiudere la pesante porta alle loro spalle. Erano al sicuro, forse.

-- Ma quello era...-- Chiese il veterano, asciugandosi una lacrima solitaria per il ricordo del suo valoroso compagno di innumerevoli battaglie.

-- Si -- Mormorò mesta Ayame, abbassando il capo. -- Era il dono dei demoni tigre del continente oltre oceano. Il fuoco inestinguibile capace di divorare pure l'acqua pura e cristallina. Lo chiamano fuoco greco.--

-- Eravamo amici da molti anni-- Sussurrò il veterano, prima di battere un pugno contro il portale --Maledetti mostri!--

Si guardarono intorno : solo allora, cessato il flusso di adrenalina, compresero in che luogo fossero mai capitati : non un villaggio, bensì un cimitero.

Cadaveri sparsi ovunque e la roccia era striata del rosso nettare dei caduti, i quali giacevano nelle più diverse posizioni.

Alcuni colpiti alle spalle, probabilmente mentre fuggivano spaventati ; alti erano abbracciati al loro cari e la morte li aveva colti in tale posizione ; altri erano a terra, scomposti e con l'armatura a pezzi.

Ayame si chinò su di uno di questi ultimi e portò due dita al suo collo : naturalmente, nessun battito cardiaco.

-- Una morte da eroe...-- Mormorò, osservando lo stato delle sue armi e della sua corazza : doveva aver combattuto con valore fino all'ultimo. Persino il volto, non era distorto dal terrore : al contrario, era immortalato in una smorfia feroce, labbra snudate in un eterno ringhio di sfida, quasi avesse voluto persino sfidare la morte.

Doveva essersi soffermata oltremodo a mirare quella salma, perchè si accorse a malapena dei movimenti del veterano che rastrellava casa per casa, in cerca di qualche superstite.

Quando il viso della ragazza incontrò quello del veterano, questo scosse sconsolato il capo. --Tutti morti--

Senza dire una parola, i due si inoltrarono lungo le strade di quella cittadella maledetta, scavalcando macerie e cadaveri, diretti verso una grande capanna.

Avevano visto giusto, era la residenza del capovillaggio.

Dentro, pareva che fosse passato un tornado. Sedie rovesciate, cadaveri, macerie...e su di un seggio dorato giaceva riversa una vecchia figura che stringeva saldamente in mano un diario ingiallito.

-- Anche il capovillaggio...--

--Morto.-- Concluse Ayame, andando a sfilare il diario dalle dita del cadavere. -- Controlla per favore che nessuno ci attacchi. Voglio fare luce sulla vicenda.--

E detto ciò Ayame prese a sfogliare il diario.

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Primo giorno dal grande terremoto

Ieri sera, una notte di luna piena, è accaduto ciò che da secoli più non si verificava in questi monti : la terra ha tremato, sofferente e lamentosa. E da allora, le ombre si sono fatte più ardite ed aggressive.
Cosa stà succedendo?

Devo consultare i tomi degli antichi padri, poichè nei libri vi è immensa saggezza. Sono tanto stanco...

Secondo giorno dal grande terremoto

Gli attacchi sono aumentati, e le bestie si sono fatte più numerose. Diversi guerrieri hanno perso la vita, immersi nei profondi cunicoli delle caverne.

Ho indetto una riunione straordinaria tra gli Anziani e le Sacerdotesse della Luce, il corpo sacro che tramanda da generazione a generazione gli antichi rituali per scacciare le ombre e sigillarle nella terra.

Al termine della discussione, non si è giunti ad alcuna conclusione. Eppure a mio parere dovremmo avvertire i nostri fratelli del pericolo incombente!

Ma gli Anziani e diverse sacerdotesse sono accecate dall'orgoglio, non vogliono coinvolgere i fratelli in superficie, credono di poter risolvere con le loro forze anche questa vicenda.

...oggi ho pregato, ma non credo che la Luna mi abbia ascoltato.

Terzo giorno dal grande terremoto

Le guarnigioni mandate alla caverna hanno confermato che purtroppo i miei timori sono fondati!

Il sigillo è sciolto, ed il signore delle tenebre cammina ancora tra i viventi. Ma non tutto è perduto : finchè quella creatura non trova un corpo entro il quale insediarsi non può manifestarsi apertamente! E se non può manifestarsi apertamente allora può contare solo sui suoi sottoposti, che per quanto forti sono nettamente una minaccia meno temibile.

Le incursioni si sono fatte più frequenti. In una rapida riunione abbiamo deciso di mandare i nostri migliori soldati e le sacerdotesse alla caverna del sigillo : vi ci si arriva passando per il portale a nord, non è troppo distante.

Quinto giorno dal grande terremoto

Solo un pugno di sacerdotesse sono tornate dalla grotta... sono stati tutti trucidati. E ora, privati dei migliori guerrieri, non potremo mai più sigillare il male.

Siamo deboli e stretti sotto costante assedio...non dureremo ancora a lungo. Le uniche persone che possono sigillare le tenebre sono le sacerdotesse, solo loro conoscono i rituali...

Tuttavia, o sono morte o sono gravemente ferite.

Vi è però ancora una speranza. Dieci giorni fa avevo mandato in missione diplomatica
al villaggio degli yoro dal pelo bruno la più giovane e brillante tra le nuove sacerdotesse ... Kouga mi pare si chiamasse il  signore di questa tribù. Un alleato potente, dato che possiede il Goraishi.

Frejia, mia giovane sacerdotessa ,...se noi cadremo tu sarai l'unica persona al mondo a conoscere i rituali del sigillo! Forse gli dei non ci hanno del tutto abbandonato, forse era destino che almeno tu ti salvassi...

Moriremo qui, lo avverto nel cuore....

Ho paura.

Sesto giorno dal grande terremoto

Le creature dell'oscurità hanno aperto una breccia nelle nostre mura!

Anche ora, mentre scrivo tremante queste parole, riesco a sentire le urla ed i ringhi selvaggi...l'intero villaggio è diventato un campo di battaglia.

E quelle maledette creature continuano a venire, non vi è limite al loro numero! Più ne si uccidono più ne compaiono altre!

Sono vecchio e stanco, troppi inverni hanno solcato il mio viso...non ho più la forza di difendermi.

Le urla si stanno affievolendo...sento solo i passi di quelle orride creature, odo solo i loro respiri rauchi e surreali...

Morirò solo ed indifeso. 

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E con quelle parole terminava il diario, silente testimone della tragedia avvenuta.

-- Dobbiamo andare alla caverna del sigillo.-- Esclamò Ayame, serrando rabbiosa i pugni.

I due corsero fuori dalla capanna, solo per trovarsi dinanzi a numerose creature dalle molteplici ed orrende forme : nere come l'inchiostro, viscide e ricoperte di scaglie, sembravano creature nate dagli incubi di una mente perversa.

Alcune sembravano dei grossi rettili, come dei lunghi serpenti dagli occhi crudeli e malvagi come le pozze dell'inferno ; altre assomigliavano a grossi cani o lupi ; altre ancora avevano sembianze antropomorfe ; e tra di esse dieci ... anche se terribilmente distorte, avevano l'aspetto dei guerrieri che Ayame si era portata dietro in questa spedizione.

Una di esse piegò il capo di lato, schiudendo le labbra in un ghigno folle e malizioso, mettendo in mostra zanne pallide e acuminate. Aprendo la bocca sussurrò -- Non si muore mai completamente, principessa...unitevi a noi, unitevi alle ombre!-- Terminò, ringhiando, prima di lanciarsi sul duo, imitato dalle altre creature.

-- Correte principessa Ayame!-- Urlò il veterano, sguainando la katana -- Qui ci penso io, fuggite!--

Ayame, spaventata, non se lo fece ripetere due volte e corse come il vento verso nord, seguendo le indicazioni contenute nel diario.

E dopo una lunga corsa, lasciatasi il villaggio alle spalle, fu costretta a fermarsi poichè il sentiero davanti a lei era crollato in un enorme fenditura minacciosa.

Non fece in tempo a cercare un percorso alternativo che l'intero pianoro sul quale si trovava fu percorso da numerose e violente scosse : con un rombò sordo il terreno franò nell'oscurità sottostante, portandosi Ayame con sè. 

Le grida della donna echeggiarono a lungo, poi il silenzio.

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Quando Ayame riprese i sensi, notò che si trovava su di un grande sperone roccioso: intorno a lei l'oscurita infnita, alle sue spalle la parete rocciosa e sotto di lei...un oscuro abisso.

-- E ora come faccio a tornare sui miei passi?-- Esclamò isterica, artigliando futilmente la parete rocciosa, sapendo che anche saltando non avrebbe mai raggiunto la superficie.

Una risata, la stessa risata fredda che aveva udito all'inizio della vicenda, echeggiò alle sue spalle. O era di fronte a lei, dentro alla roccia? O forse proveniva dall'alto?

Pareva che l'intera grotta stesse ridendo, una risata glaciale e affilata come la lama di un coltello, un verso che presagiva solo dolore e patimento.

-- Chi sei, maledetto! Mostrati!-- Intimò Ayame, snudando le zanne e acquattandosi leggermente, pronta a combattere.

--Ah, la fiera e indomita Ayame, principessa del clan Yoro.-- Proferì una voce melliflua e suadente, quasi tentasse (fallendo miseramente) di risultare rassicurante.

--Io so molte cose di te. Conosco le tue più profonde paure, i tuoi indecenti desideri e le tue più sfrenate passioni. Sei un libro aperto, ragazza mia.--

Ayame si guardò intorno, piccata. -- Mostrati, vigliacco!--

--Ma io non mi stò nascondendo, ragazza mia. Io sono intorno a te, io sono l'aria gelida che sfiora il tuo viso, io sono l'oscuro terrore insito nei recessi del tuo io.--

E rise nuovamente, mentre intanto lenti  e silenziosi alcuni tentacoli avevano fatto capolino dai lati del costone : provenienti dall'oscurità sottostante, parevano risalire dalle pareti stesse dell'abisso.

E anche se privi di occhi, parevano sapere benissimo dove dovevano dirigersi : quatti quatti, lemmi lemmi, strisciavano silenziosi verso la donna.

Ayame intanto, stanca di aspettare,  estrasse fulminea le sue fidate lame a forma di foglia e le scagliò alla cieca dinazi a se, sperando di colpire il misterioso interlocutore.

-- Possiedi un corpo bellissimo ragazza mia, agile e scattante...-- Proseguì la voce, noncurante dell'attacco. Poi, in un sussurro minaccioso, terminò --...il tuo corpo...lo voglio!--

E a quelle parole i tentacoli saettarono furiosi verso la lupa, cogliendola alle spalle.

Ayame si accorse all'ultimo del pericolo e con un balzo felino riuscì non solo a schivarli, ma anche a tranciarli con un colpo netto degli artigli.

Tuttavia non era stata abbastanza veloce, poichè uno di essi era riuscito a sfiorarle il braccio, provocandogli un lungo taglio profondo.

Ayame ringhiò dal dolore, ma non poteva tergiversare poichè altri tentacoli erano comparsi dall'oscurità.

-- Bella mossa, peccato che non ti servirà a nulla!-- Esclamò evitando fulminea tentacolo su tentacolo, danzando la macabra danza della morte mentre queste oscure appendici si accanivano furiose sul suo corpo, bramose di mordere la carne.

-- Se sai tutto di me, allora dovresti sapere che so fare questo!-- E dopo aver fatto un lungo balzo acrobatico, atterrando sul ciglio del precipizio, rapida mormorò alcune parole in un linguaggio sconosciuto.

Un fievole alone di luce pallida le avvolse la mano e, non appena passò rapida le graziose falangi sulla ferita apera, la pelle si rigenerò sfrigolando come per magia.

-- Non sarò molto forte ma la natura mi ha dotato di impressionanti poteri spirituali!-- Gridò, estraendo la katana.

Ed allora riprese la danza selvaggia, ma stavolta vedeva Ayame all'offensiva : con estrema grazia evitava colpo su colpo, e recideva prontamente ogni tentacolo che le capitava a tiro.

-- Se possedessi un corpo applauderei-- Commentò fredda e sarcastica la misteriosa voce.

Poi sibilando disse -- Credi davvero che basti qualche piroetta a farti sfuggire dalla mia collera funesta?--

Fiamme nere come la notte si sprigionarono dalla parete rocciosa alle sue spalle, là dove una roccia sporgente aveva iniziato a vibrare con estrema vemenza.

E mentre Ayame schivava, senza troppo successo, le fiamme nere, la voce nuovamente parlò.

-- Sai, Vi devo ringraziare. Se non fosse stato per la vostra incredibile crudeltà e stupidità non mi sarei mai liberato da quell'odioso sigillo.--

-- Cosa stai insinuando!-- Urlò Ayame, lanciando la katana nel punto in cui sporgeva la roccia sospetta.

-- Stò insinuando che voi sapevate che noi ombre ci nutrivamo della paura e dell'odio delle creature viventi. Eppure voi, per secoli, avete accumulato schiavi su schiavi, trattandoli in maniera disumana e divorandoli senza pietà alcuna!--

--Oh, stai dicendo che sei sorto per difendere gli umani?-- Commentò Ayame, sprezzante e sarcastica mentre un tentacolo fulmineo guizzava a deviare con il suo stesso corpo la traiettoria della katana.

" Allora è lì che si nasconde, se da quella roccia partono le fiamme... e i tentacoli sembrano proteggere quella strana roccia." Riflettè, tra sè e sè.

-- Sciocca ragazzina! Non mi importa nulla degli umani! Però il loro odio e la loro paura mi hanno nutrito giorno per giorno, secolo per secolo, finchè non sono finalmente rinato. Voi stupidi lupi vi siete condannati con le vostre stesse mani!--

-- Non farmi ridere!-- Replicò Ayame, la quale oramai aveva in mente un piano. Se un attacco a distanza non serviva, poichè i tentacoli le avrebbero impedito di colpire quella roccia (che evidentemente nascondeva nella parete in cui era incastrata il corpo del misterioso nemico) , allora voleva dire che si sarebbe avvicinata.

E la creatura parve intuire le intenzioni della donna, poichè gli attacchi si fecero più violenti e serrati.

Ma Ayame era uno tra gli yoro più rapidi della sua tribù...solo Takara e pochi altri la superavano.

In breve fu dinanzi alla parete rocciosa, davanti alla strana pietra sporgente dietro alla quale secondo i suoi calcoli si nascondeva il nemico.

Con un ghigno malizioso, Ayame lo canzonò -- Addio. Sciocco sei stato tu a sfidare un avversario del mio calibro.--

E detto ciò, snudati gli artigli, affondò il braccio nella parete rocciosa fin quasi alla spalla. E avvertì al tatto di aver colpito qualcosa di organico, non solamente semplice roccia.

Cadde il silenzio; Ayame esalò un lungo respiro di sollievo e poi esclamò, estraendo il braccio -- Finalmente è finita.--

Se non che... colta da un dolore lancinante, si accorse che non riusciva più a estrarre il braccio.

Ululò dal dolore, mentre le pareva quasi che tanti aculei le si infilasserò crudeli dentro alla carne, restii a mollare la presa.

--Ma che diavolo...?!--

Frammenti della parete dinanzi a sè iniziarono a crollare rovinosamente a terra, rivelando...

-- Ingenua ragazza, ora sei mia-- Mormorò trionfante la voce del misterioso interlocutore.

Dinanzi a sè, Ayame vide con orrore che la creatura che aveva colpito non era un essere antropomorfo come inizialmente si era immaginata...

...era un'enorme bocca spalancata, irta di denti disposti su fila concentriche, quasi come un verme gigantesco.

E lei come una stupida ci aveva infilato dentro la mano di sua spontanea volontà, cadendo in quel subdolo inganno.

-- Ti direi di stare attenta la prossima volta che un avversario ti lascia un'apertura così evidente...--

Incominciò a proferire la creatura, mentre lentamente tentacoli si avvinghiavano intorno al corpo di Ayame, trascinandola verso le fauci spalancate.

--...ma per te non ci sarà una prossima volta! Tutto ciò che mi mancava era un corpo tutto per me, di carne ed ossa, da invadere e rendere schiavo del mio volere! Ma non temere, quando sarai all'inferno e mi osserverai mietere la tua gente, potrai incontrare le legioni di schiavi yoro che tu e i tuoi antenati avete scioccamente macellato per anni. Potrai implorare loro di perdonarti, ma non credo ti ascolteranno. 
Invero... ora darai la tua anima alle fiamme profonde dell'inferno ed il tuo corpo al re delle tenebre!--

Ayame scalciò, graffiò, ma fu tutto inutile. Un ululato straziante echeggiò per la grotta, poi calò il silenzio.

Alcuni minuti dopo, una figura emerse da quelle fauci che ora apparivano vuote, prive di vita.

Un'osservatore poteva asserire che quella fosse Ayame, sopravvissuta alle tenebre.

Tuttavia, per quanto il corpo fosse quello di Ayame, la risata che sgorgò da quelle labbra fu maniacale, fredda e soprattutto oltremodo crudele.     

Il signore delle tenebre, dopo innumerevoli anni trascorsi nell'oblio, era rinato.

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ANGOLO D'AUTORE

Offriamo un fiore alla defunta Ayame. Ma dato che solo la sua anima è morta, poichè il signore delle tenebre si è insediato nel corpo vuoto della donna...in realtà Ayame non è propriamente morta, dai. Per gli amici sarà Dark Ayame ù.ù

E detto ciò Autore-san fugge, inseguito da un Ayame in lacrime ma soprattutto incazzata nera. Bè, le aveva promesso che non sarebbe morta e poi non ha mantenuto la parola...forse Autore-san le botte di Ayame se le merita.

   
ANGOLO DI TAKARA

E sfogliando il capitolo Takara legge "Ma Ayame era uno tra gli yoro più rapidi della sua tribù...solo Takara e pochi altri la superavano."

--... sono troppo figa!-- Esclama, inscenando un balletto improvvisato.

E mentre lo staff della redazione la osserva ammutolita, arriva Autore - san che alzando le braccia al cielo dice -- Oooook, chi ha messo stavolta lo zucchero nel caffè di Takara e me l'ha resa iperattiva?--

Lontano dal gruppetto, Ayame si allontana fischiettando.


  
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