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Autore: FaDiesis    26/08/2012    2 recensioni
Percy non l’avrebbe mai perdonato, mai.
Penelope era sua, glielo ricordava sempre.
E lui cosa aveva fatto? L’aveva sedotta, l’aveva fatta innamorare di lui.
Per sei infiniti mesi non avevano fatto che vedersi di nascosto, non avevano fatto altro che mentire.
Lei era bianca, come la purezza.
Ma George solo guardandola, con il solo gesto di sorriderle, la stava cambiando.
Stava forse diventando anche un artista? Perché stava schizzando di carbone la tela bianca di Penelope, le stava dipingendo l’anima, pennellandola di toni scuri.
L’aveva convinta a tradire, sottomettendola al suo fascino.
L’aveva convinta a mentire, rendendola sua complice.
L’aveva convinta a nascondersi, da tutto e tutti.
La tela diventava via via più scura, impregnandosi di inchiostro scuro, poiché il pittore aveva finito i colori allegri.
L’unico colore che rimaneva sempre, che non terminava mai, era il bianco.
E la marca scritta sull’etichetta del tubetto era “Penelope”, sempre.
 
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mille e milleduecento volte
 

 
 Negli Scacchi, si sa, il colore che aggredisce per primo è sempre il Bianco.
Ma stavolta, in questa grande partita, il Bianco è sottomesso dal primo istante.
 
George era un bravo attore.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che mentre la accarezzava, mentre la toccava, lui si stava maledicendo.
Imprecava contro sé stesso, si odiava, si detestava mille e milleduecento volte.
E mille e milleduecento volte lui sorrideva, nello stesso istante che si dava del villano.
Mille e milleduecento volte lui rideva, mentre con gli occhi silenziosamente piangeva.
Mille e milleduecento volte non erano nulla, in confronto alle volte che avrebbe voluto uccidersi, per poi rivivere e uccidersi ancora.
Ma George, George lo sapeva.
George non era un attore. Era un bugiardo.
Un abile bugiardo.
Lo pensava in ogni istante che la vedeva, in ogni istante che sentiva la sua voce.
Perché era lei, con il suo bel viso dolce e i capelli biondi, che le ricordava il male che stava facendo.
E si dannava, perché non poteva farne a meno.
Si odiava anche perché le aveva tolto l’innocenza, l’aveva costretta a peccare.
Lei stava già con un altro, che la amava e la rendeva felice.
E per complicare le cose, l’altro era suo fratello.
Percy non l’avrebbe mai perdonato, mai.
Penelope era sua, glielo ricordava sempre.
E lui cosa aveva fatto? L’aveva sedotta, l’aveva fatta innamorare di lui.
Per sei infiniti mesi non avevano fatto che vedersi di nascosto, non avevano fatto altro che mentire.
Lei era bianca, come la purezza.
Ma George solo guardandola, con il solo gesto di sorriderle, la stava cambiando.
Stava forse diventando anche un artista? Perché stava schizzando di carbone la tela bianca di Penelope, le stava dipingendo l’anima, pennellandola di toni scuri.
L’aveva convinta a tradire, sottomettendola al suo fascino.
L’aveva convinta a mentire, rendendola sua complice.
L’aveva convinta a nascondersi, da tutto e tutti.
La tela diventava via via più scura, impregnandosi di inchiostro scuro, poiché il pittore aveva finito i colori allegri.
L’unico colore che rimaneva sempre, che non terminava mai, era il bianco.
E la marca scritta sull’etichetta del tubetto era “Penelope”, sempre.
                                                            
Negli Scacchi, si sa, è il Re a potersi muovere in ogni direzione. Ma è la Regina il pezzo più forte della Scacchiera.
E perché allora, stavolta, la Regina è debole come non lo era mai stata?
 
Per Penelope era stato veloce, come un incantesimo riuscito al primo colpo.
L’aveva guardato sorriderle, aveva visto la spensieratezza nei suoi occhi e zac!, l’attrazione era scattata.
Aveva sempre saputo dove andare, cosa fare, cosa dire.
Era forte, lei.
Non si abbatteva mai, come una vera Corvonero sa fare.
Eppure, sotto il suo sorriso, cadeva a terra.
E il fatto che lui l’aiutava a rialzarsi non aiutava.
Ormai, di Weasley con i  capelli rossi, per lei ne esisteva solamente uno. Solo George, solo lui.
L’aveva incantata da sempre, dal primo attimo che lo aveva visto.
E in fondo lei lo sapeva, che da sempre le apparteneva.
Mille e milleduecento volte l’aveva visto ridere.
Mille e milleduecento volte gli aveva preso la mano.
Mille e milleduecento volte l’aveva baciato.
E mille e milleduecento volte, non bastavano mai.
Lo sentiva il rimorso, ovunque. Non poteva guardare Percy e non sentirsi in colpa. Ma l’amore che ormai provava per George copriva il tormento, mille e milleduecento volte.
Uno scherzo del destino, forse. Come aveva potuto tradire il suo ragazzo con suo fratello?
Ma, ormai aveva cominciato a crederci fortemente, al cuor non si comanda…
Lo guardava, e sentiva qualcosa in pancia.
Qualcosa che ballava freneticamente, che le scaldava il cuore e che non la faceva dormire la notte.
Penelope era sempre stata una ragazza obbiettiva, che vedeva le cose così come stanno e non le negava.
Per questo, ormai si era arresa all’evidenza.
George faceva parte di lei, della sua vita, del suo cuore e niente poteva oramai cambiare.
Nulla, neanche la morte.
 
Negli Scacchi, si sa, alla fine qualcuno vince. Sempre.
Ma stavolta, in questa grande partita, è l’ora del primo assoluto pareggio.
 
Passeggiavano in silenzio, uno accanto all’altra, lasciando orme sulla neve.
A loro piaceva la tranquillità, il debole fruscio delle fronde degli alberi e la presenza taciturna delle nuvole in quel bianco cielo d’inverno.
Gli alberi erano testimoni del loro rapporto, con quei grossi tronchi bruni e le radici che sporgevano dal terreno.
Ma gli alberi tacevano, non come i loro amici, compagni e conoscenti.
George posò lo sguardo a terra, avvolgendosi di più nel cappotto.
Presto la loro relazione sarebbe venuta allo scoperto, sicuramente. Sarebbe stato la vergogna della famiglia Weasley, dei Grifondoro. Guardò Penelope, con le sopracciglia corrugate, intenta a sistemarsi la sciarpetta coi colori dei Corvonero.
Scosse forte la testa, non voleva neanche pensare cosa avrebbero pensato di lei!
Istintivamente le prese la mano, stringendola forte.
Lei ricambiò la stretta, rivolgendogli uno sguardo curioso: -George, stai bene?- gli chiese, preoccupata.
George sorrise, per la domanda inadeguata. Il solo ascoltare la sua voce lo faceva sentire il ragazzo più fortunato del mondo.
Annuì e fissò dolcemente lo sguardo negli occhi scuri di Penelope.
-Per favore, non smettere di parlarmi, di sorridermi. Non smettermi di amarmi, Penelope.- le disse, con la voce impregnata d’affetto.
Lei lo baciò, di rimando. –No, non smetterò mai di farlo.
George sospirò.
Era tutto così perfetto, in quel momento.
Lui, Penelope, gli alberi.
Non avrebbe potuto desiderare altro.
La guardò ancora, e si sentì felice.
Lei avvicinò il viso a quello di George e sfregò il nasino contro il suo. –Ti amo. –disse, in un soffio.
Due semplici parole, che stavano a significare tutto.
George alzò lo sguardo verso il cielo, limpido. E capì che come una nuvola, mutevole, doveva solo aspettare e scoprire cosa gli riservava il futuro.
Strinse forte la mano di Penelope. Ma in fondo, con lei anche l’attesa più lunga diventava un attimo, sfuggente come una carezza invernale.
 
 
 
Note autrice

 
Ok, dire che è un’emozione è dir poco!
Il mio debutto nel meraviglioso fandom di HP! *^*
Eh, sì. Una George/Penelope.
Penso che nessuno l’abbia mai scritta prima d’ora… o sì?
Anche perché la povera Penelope Clearwater viene snobbata un po’… D:
Beh, spero piaccia! ^^

Esis

 
   
 
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