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Autore: AxXx    27/08/2012    3 recensioni
Xemnas è morto e con lui l' organizzazione.
Ma qualcosa si è mosso nelle tenebre.
Il maestro Xehanort aveva due allievi segreti, a cui si è aggiunto un terzo. I loro compito è riportare in vita il loro maestro e porre fina alla guerra del Keyblade portando l' oscurità su tutti i mondi.
Sora e Riku, nominati maestri keyblade da Yen Sid, dovranno intraprendere un nuovo viaggio e con loro altri nuovi custodi per salvare i mondi dai loro avversari e dalla rediviva Organizzazione XIII.
Tra grandi battaglie e pericolosi viaggi il gruppo si dovrà confrontare con nuovi nemici, scoprendo che non tutto è come appare.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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 Riku si diresse verso il villaggio in fiamme mentre i suoi allievi si muovevano veloci per raggiungerlo.
Le case erano avvolte dalle fiamme e gli abitanti stavano tentando di arginare il calore mortale con dei secchi d’ Acqua, mentre altri avevano preso le armi per affrontare delle creature bianche che si muovevano in maniera gommosa ed elastica attaccando chiunque vedessero.
“Nessuno!” urlò Riku tagliando in due il più vicino.
“State attenti! Sono più forti degli hertless!” Disse mentre avanzava verso un gruppo di otto simili che aveva accerchiato tre guerrieri. Il ragazzo albino falciò tre simili con un colpo solo per poi evitare un colpo di una di quelle gommose creature. Ne colpì un altro e ne approfittò per osservare i suoi allievi per assicurarsi che non rischiassero più del dovuto.
Faraia distruggeva i nessuno con colpi eleganti e rapidi lanciando magie altrettanto rapide, mentre evitava i colpi dei nemici con altrettanta eleganza e rapidità. Adele e Merrik si aiutavano a vicenda. Riku era sempre stupito dell’ affinità che c’ era tra i due fratelli. Non erano gemelli, ma sembrava che si leggessero nella mente e non solo in combattimento. Ogni volta che parlavano, si allenavano o pensavano c’ era una specie di legame che li univa e che in battaglia permetteva loro di fare cose eccezionali.
Se uno attaccava l’ altra difendeva e viceversa,
 se uno sbagliava l’altra correggeva l’ errore e viceversa,
 se uno si allontanava troppo l’ altra si muoveva in modo da compensare la distanza e viceversa.
Infine Olette si teneva indietro rispetto agli altri lanciando incantesimi su tutti i nessuno che si avvicinavano. Non che non fosse brava con il keyblade, ma non era molto esperta e siccome le magie, anche se semplici erano comunque utili, lei si impegnava su quelle.
Riku affrontò, dopo aver salvato i tre combattenti, si mise ad attaccare un altro gruppo di nessuno. Ne distrusse un’ altra decina e parò il colpo di un nessuno armato di katane che gli apparve alle spalle. Distrutto anche quello lanciò un incantesimo di ghiaccio su una casa in fiamme per spegnere il fuoco ed aiutare gli abitanti a fuggire.
Adele e Merrik si ritrovarono spalla a spalla. Avevano tentato di attirare i nessuno lontano dal villaggio, ma erano stati accerchiati.
“Dannazione, siamo nei guai!” Disse Merrik guardandosi attorno in cerca di una via d’ uscita.
“E questo chi l’ ha detto?” Chiese la sorella lanciando un incantesimo di fuoco contro un gruppo di simili che si disintegrò aprendo uno spiraglio nel loro schieramento.
“Bel colpo, sorellina!”
“Questione di pratica.” Si schermì lei con un alzata di spalle prima di attaccare un altro gruppo di simili.
I due distrussero almeno venti nessuno di tutti i tipi prima di fermarsi ad aiutare due bambini rimasti intrappolati sotto il crollo di un edificio.
I simili fecero di tutto per ostacolarli, ma mentre Adele sollevava le macerie con la magia, Merrik riuscì a tenere efficacemente lontani i nemici.
Olette intanto si era avvicinata ad alcuni guerrieri feriti e li aveva curati con un incantesimo. Questi dissero qualcosa che lei non capì.
“Hanno detto ‘Grazie’ nella nostra lingua.” Le disse Faraia che le si era avvicinata in quell’ istante inseguita da alcuni simili.
Le due attaccarono insieme distruggendo le creature malvagie con poche potenti mosse senza ricorrere a nessun incantesimo e senza essere ferite. Poi si diressero verso il centro del villaggio per vedere se erano rimasti dei feriti.  Le due si fecero strada tra i feroci nessuno distruggendone quanti più possibile ed aiutando gli abitanti del villaggio a respingerli e soccorrendo chi si trovava in difficoltà.
Arrivati nella piazza però si trovarono davanti una bella sorpresa: Aladin e una donna vestita secondo le usanze locali stavano combattendo un gruppo di cinque nessuno samurai.
“Madre!” Urlò Faraia riconoscendo la donna accanto al principe.
Subito, seguita da Olette si gettò contro i nessuno. Questi nessuno erano più abili dei simili: erano forti, veloci e armati. Nonostante fossero in tre a combattere, dato che Saidà non aveva armi, ci vollero diversi minuti prima che tutti i nessuno sparissero e loro avevano comunque collezionato una buona serie di ferite minori tra piccoli tagli e graffi un po’ su tutto il corpo.
“Madre, principe Aladin! Che ci fate voi qui!?” Chiese stupita Faraia mentre su madre l’ abbracciava.
“Che domande!?” Chiese quest’ ultima. “Quando ho saputo che eri tornata dovevo assolutamente venire a vederti.”
“Era arrivata ad Agrabah.” Spiegò Aladin. “Quando ci siamo parlati ho detto a Saidà di voi e lei è voluta venire. Io non volevo che partisse da sola, così l’ ho accompagnata.”
In quel momento una voce femminile e glaciale parlò: “Che bel quadretto! Non vi dispiace se vi distruggo, vero?”
 
 
 
 
 
 
 
Sora vide molti soldati sulle mura che separavano Rediant Garden dal castello che era stato di Malefica. Un anno fa gli hertless avevano fatto breccia proprio li vicino e, attraversando la gola che univa il vecchio castello alla città, erano riusciti a lanciare un attacco diretto. Sora era stato uno dei coraggiosi che aveva combattuto sotto le mura della città insieme a Leon, Cloud, Tifa, Yuffie e Aerith.
Kairi osservò la città con una strana luce negli occhi. Non sapeva cosa provare.
Quella era la sua città natale, ma aveva solo vaghi ricordi di quel luogo. Lei vedeva come casa le Isole del Destino. 
Eppure quel mondo era comunque quello che l’ aveva vista nascere e che le aveva mostrato la luce della vita. Non poteva dimenticare come a sua nonna piaceva portarla a passeggio nei giardini interni della città per raccontarle la sua storia preferita. Tutti quei ricordi la confondevano.
Sora osservò Kairi che guardava il panorama sottostante. Grazie al collegamento tra i loro cuori intuiva ciò che la affliggeva, ma pensò che fosse meglio evitare di parlarne, così si concentrò sulla ricerca di una zona d’ atterraggio. Decise di atterrare su una delle grandi terrazze di quello che era stato il castello di Ansem il Saggio. Appena atterrati furono circondati da un gruppo di soldati.
“Chi siete!?” Fece uno dei soldati.
Sora però non fece in tempo a rispondere che qualcuno fermò i soldati. Leon si fece avanti con passo fiero e si avvicinò a Sora.
“Questi sono miei amici, possono passare.” Disse lui con cipiglio autoritario.
“Sissignore!”
“Sora, è bello rivederti.” Disse Leon rivolgendosi al ragazzo. “La stessa cosa vale per te, Kairi.” Aggiunse tendendo la mano.
Sora e Kairi la strinsero sorridendo contenti di poter rivedere il vecchio amico.
“Ehi, Leon, da quanto tempo non ci vediamo?” Fece Sora.
“Qualche anno.” Rispose quello sorridendo, laconico come sempre. “Che ti è successo alla faccia?” Chiese poi divertito.
“E’ lunga da spigare, comunque ho intenzione di riprendermi occhio ed interessi.”
Kairi intanto guardava la città dall’ alto della terrazza. “Come va la ricostruzione?” Chiese con la voce stranamente triste.
“Ormai abbiamo finito. Abbiamo solo alcuni problemi.” Rispose Leon osservando la fortezza della strega.
“Che tipo di problemi?” Chiese la rossa incuriosita.
Leon sembrò inizialmente riluttante a dire di cosa si trattava, ma dopo pochi secondi di riflessione con un cenno del capo li invitò a seguirlo. I tre entrarono nella fortezza e scesero le scale che conducevano al pian terreno. Superarono molte guardie di pattuglia o che sorvegliavano porte, ma nessuno li fermò
“Prima ho sentito quel soldato chiamarti comandante.” Disse Sora ad un certo punto
“Già. Dopo che siete partiti io e Cloud abbiamo preso questa carica.”
“Quindi? Cosa fate?” Chiese Kairi
“La nostra carica ci ha permesso di reclutare alcuni abitanti per creare una specie di milizia cittadina per evitare i crimini e tenere lontani gli hertless, ma i problemi sono aumentati.”
“Ma che problemi sono?”
Mentre parlavano erano giunti al pian terreno ed avevano raggiunto le mura della città da dove potevano vedere la voragine che dava sulla fortezza oscura.
“La fortezza oscura è di nuovo abitata.” Disse Leon indicandola con un cenno del capo.
“Impossibile!” Disse Sora: “Malefica sta combattendo al castello Disney.”
“Infatti non si tratta di Malefica. Un'altra strega del passato ci ha attaccato e ha preso il controllo del castello. Crediamo, inoltre che si sia alleata con Saphiroth.”
“Accidenti. Quello è molto forte. Potrebbe effettivamente essere forte quanto Xemnas.”
“Io vorrei chiedervi di aiutarci, sapete dal ritorno di quella strega sono ricomparsi gli hertless, ma temo che siate impegnati.”
“Nessun problema, dove ci sono gli hertless noi siamo li per abbatterli.”
“Davvero!?”
“Certo!” Esclamò Kairi convinta. “E poi questo è il mio mondo natale, non potrei mai rimanere con le mani in mano!” Aggiunse.
Leon sorrise e li portò nel borgo dove sorgeva la casa di Merlino.
Appena entrati furono accolti da una marea di persone: Yuffie la ninja stava parlando con Aerith in un angolo mentre Merlino stava facendo muovere alcune sedie.
“Ehi, ragazzi!” Esclamò Sora vedendoli.
“SORA! KAIRI!” Dissero insieme gli altri tre. Subito i due ragazzi furono stretti un  soffocante abbraccio da tre persone contemporaneamente.
“Stiamo bene!” Disse la rossa divertita.
“Dove sono Cid e Cloud?” Chiese Sora
“Sono al castello. Non abbiamo ancora finito di esplorarlo e vogliamo scoprire tutto quello che nascondeva.” Disse Yuffie
“Sora, che ti è successo alla faccia?” Chiese Aerith
“Oh, questo me l’ ha fatto qualcuno su cui voglio vendicarmi, ma non vi preoccupate vi spiegherò tutto.” Disse il ragazzo toccandosi l’ occhio. “Piuttosto, Leon mi ha parlato di alcuni problemi. Che tipo di problemi?”
Merlino li condusse al tavolino: “Ne discuteremo davanti ad una tazza di tè...”
 
 
 
 
 
 
 
Ansem si ritrovò a gridare mentre l’hertless del suo apprendista gli riversava addosso un’ altra scarica di fiamme.
“Hai perso la lingua, vecchio!?” Gli urlò in faccia quest’ ultimo frustrato dal silenzio del saggio.
“Non saprai niente da me. Tanto vale che mi uccidi.” Disse Ansem.
Il suo hertless era ben lungi dal volerlo accontentare, quegli intrusi erano penetrati nel castello, doveva esserci un motivo, e lui aveva il compito di scoprirlo. Deciso a far cantare quel vecchio testardo evocò il guardiano, suo hertless protettore, e gli ordinò di affondare gli artigli nel fianco dell’ uomo che urlò di dolore, ma non disse nulla.
Ansem l’ hertless si infuriò ancora di più e gli mollò un pugno nello stomaco.
“TU MI DIRAI CIO’ CHE SAI! CAPITO!!!” Urlò infuriato.
Per tutta risposta Ansem il saggio si mise a ridere. Benché il sangue gli scorresse a fiotti dalla bocca non riusciva a trattenere la soddisfazione nel vedere come stava facendo innervosire quell’ essere oscuro.
“Cosa c’ è Xehanort? Perdi la pazienza così facilmente?” Chiese con forzato sarcasmo.
“Ti farò passare la voglia di ridere di me!!!” Disse evocando alcuni aghi di fuoco nero e piantandoli nelle braccia e nelle gambe di Ansem.
Se l’ urlo fosse stato più forte avrebbe potuto raggiungere ogni stanza del Castello, ma di sicuro tutti i prigionieri l’ avevano sentito, eppure nonostante il dolore Ansem il saggio resistette. La sua forza di volontà era incrollabile ed era intenzionato a portare al massimo il furore dell’ hertless.
Era sicuro che l’ avrebbe ucciso, ma era quello che voleva. Qualunque cosa sarebbe successa avrebbe preferito morire piuttosto che rivelare qualunque informazione potenzialmente utile.
 
 
 
 
 
 
 
Neos aveva aperto un portale che lo portasse vicino a suo fratello Necrosis, ma appena arrivato un urlò straziante squarciò l’ aria. Non pensava che potessero esistere urla così strazianti.
“Che succede?” Chiese qualcuno li vicino.
Neos non si era accorto di essere comparso vicino alla cella di Heyner. Doveva essere uno di quei momenti in cui davano la possibilità ai possibili custodi di riprendersi perché nella sua cella non c’ erano hertless, ma lui era pieno di graffi e ferite.
“Niente, non preoccuparti. Come stai?” Fece Neos con noncuranza.
“Al solito. Hanno riversato qua dentro dei mostri e hanno aspettato chissà cosa, ma non è successo niente.”
“Immagino…” Disse Neos avvicinandosi alla cella. Heyner sembrò sospettoso ma non si allontanò dalle sbarre.
Neos osservò attentamente il ragazzo prima di porgergli il suo keyblade. “Afferralo.” Disse semplicemente.
Il ragazzo biondo osservò sospettoso l’ arma, ma dopo pochi attimi eseguì l’ ordine.
Neos si guardò circospetto intorno per assicurarsi che nessuno li vedesse prima di porgere completamente il manico al ragazzo che quando separò il manico dall’ arma si ritrovò con un keyblade simile in mano. Il portafortuna del ragazzo però era completamente d’ oro non come quello di Neos che era nero.
Il custode oscuro si affrettò ad aprire la cella e a farlo uscire.
“Che fai!?” chiese Heyner mentre stringeva ancora stupito il suo keyblade.
“Ti salvo la vita.” Rispose semplicemente Neos. “Ora seguimi e non fare domande o niente di avventato. Non prendere iniziative e fingiti sottomesso a me.” Disse con tono un po’ più impaziente mentre insieme al ragazzo si dirigeva verso un’ altra ala delle prigioni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nuovo capitolo, nuovi sviluppi. Cosa succederà ora? Cosa ha in mente la mia mente contorta? Be’ chi si è appassionato dovrà aspettare il prossimo capitolo. Comunque penso di non aver deluso nessuno quando ho descritto la personalità di Neos. Intanto godetevi questo capitolo e aspettate.
Mi raccomando recensite a ripetizione ;)
Al prossimo capitolo.   

  
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