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Autore: _pat__xD    28/08/2012    4 recensioni
Santana dopo il diploma decide di andare a vivere in Spagna, non riuscendo a rimanere in una città che le ricorda solo cose dolorose. Lì riesce a fare quello che le piace di più, ma poi la sua fortuna svanisce, facendola rimanere quasi senza nulla. Così decide di tornare a Lima, dove la sua vita verrà stravolta.
Ps: Per sicurezza ho messo "OOC", ma è normale che i personaggi siano leggermente diversi, visto che hanno più o meno 25 anni.
Dal prologo: "Quando cadi devi saper rialzarti e andare avanti" mi diceva mia nonna ed io avevo intenzione di ascoltarla. Mi sarei rimessa in piedi. Perché io, in fondo, sono pur sempre Santana.
Dall'ottavo capitolo: Il mio cuore accelerò i battiti al sol pensiero che quella bellissima creatura che avevo tra le braccia era proprio Santana, la ragazza della quale ero sempre stato innamorato. [...] Puntai lo sguardo su quello che stavo toccando e mi resi conto che era un bicipide. Sospirai e chiusi di nuovo l'occhio, rilassandomi e accucciandomi contro il proprietario di quel bicipide.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fates joined by a wire. [Capitolo Sei]

Camminavamo lentamente per la strada e nel frattempo stava accadendo una cosa realmente strana. Quando mai, io, Santana Lopez, avevo paura di fare una cosa? E poi, in quel momento, non c'era nessun motivo per aver paura. Era uno stupido bar. Allora perché stavo cercando in tutti i modi di dissuadere Finn e trascinarlo da un'altra parte? Lui rideva divertito e continuava a camminare, prendendomi in giro.
La grande Santana Lopez ha paura. E di cosa? Di trovare il proprio futuro capo in atteggiamenti poco seri con qualche dipendente?
Chiese in modo ironico, continuando a ridere. Aggrottai le sopracciglia e lo guardai male, ringhiando nella sua direzione.
Certo che no! Puck può farsi chiunque, non è affar mio.
Non appena quelle parole uscirono dalla mia bocca mi resi conto di quanto fossero false. Magari era vero, lui non era affare mio, ma dovevo ammetterlo almeno a me stessa: mi faceva male pensarlo tra le braccia di un'altra. Scossi con forza la testa. Non dovevo fare quei pensieri, non erano da me. Il resto del tragitto lo facemmo in silenzio, non gli chiesi più nulla, non tentai più di cambiare rotta. Raggiungemmo il Crossed Destinies in poco tempo. Troppo poco tempo. Finn aprì la porta e salutò con un enorme sorriso stampato sul volto.
Buon giorno Puck!
Esclamò il ragazzo, prima ancora di rendersi conto che non c'era nessuno lì. Santana sospirò e sorrise spontaneamente, contenta di non aver trovato niente.
Oh, che peccato, è vuoto. Ora possiamo andare?
Era davvero la mia voce, quella? Dio, mi sentivo molto patetica in quel momento. Stavo facendo di tutto per scappare da li. E la cosa che mi faceva più male era che lo avevo già fatto una volta. Scappare, intendo. Non avevo retto quello che Brittany mi aveva fatto ed ero scappata in Spagna. Ora volevo tagliare ancora la corda? Per una mia stupida paura? No, questa volta non sarei scappata. Ero troppo impegnata a farmi film mentali per rendermi conto che Finn si stava dirigendo verso la porta. Lo fermai, prendendolo per il polso.
Ho cambiato idea. Restiamo. Prima o poi qualcuno verrà, no?
Dissi seria, guardandolo negli occhi. Il ragazzo prima alzò un sopracciglio, poi socchiuse le labbra e fece per parlare, ma un rumore lo fece fermare. Mi voltai e vidi la porta dello studio di Puck aprirsi. Da li uscì una Quinn Fabray leggermente spettinata e con un sorriso soddisfatto. Subito dopo uscì anche Noah, intento ad abbottonarsi la camicia. Non sapevo perché, ma mi sentii davvero male. Era come se non riuscissi più a respirare. Portai una mano alla gola, sfiorandola lentamente; avevo le labbra socchiuse, in una ricerca disperata, quell'aria non mi bastava. Ero talmente impegnata a cercare di respirare che neanche mi ero resa conto del sorriso divertito di Quinn e del suo sguardo puntato nel mio. Non avevo neanche il coraggio di voltarmi verso di lui. Feci un sorriso degno della vecchia Santana Lopez.
Ma che bravi, vedo che vi siete divertiti. Ero passata qui con Finnocenza, sapete, per bere qualcosa. Forse voi vi siete dissetati abbastanza, o sbaglio?
Iniziai a parlare, continuando a guardare solo la bionda. Le mie labbra erano piegate in un sorriso leggermente malizioso. Non devono vedere che ci sto male. Lui non può sapere. Non deve sapere. pensavo, quasi disperatamente. Finn si avvicinò a me e posò una sua mano sulla mia spalla, come se volesse confortarmi. Come se io avessi bisogno di conforto. Io sto bene cercavo di convincermi, quando non era affatto vero.
Santana...
Fece Noah, avvicinandosi di poco a me. Solo in quel momento mi voltai per guardarlo. I miei occhi erano puntati nei suoi. Ero nervosa, irritata...anzi, per dirla tutta, ero delusa. Pensavo fosse cambiato. Ma infondo, cosa mi aspettavo? Era sempre Noah Puckerman, il grande Puckzilla. Lui invece era dispiaciuto, mi guardava come se mi volesse chiedere scusa. Sorrisi ironica.
Non devi dirmi nulla, Puck. Non stiamo mica insieme.
Dissi, mettendomi a ridere all'ultima frase. Certo, era molto forzata come risata, sembrava più una di quelle che fanno le streghe cattive nei cartoni per i bambini. Non riuscivo a guardarlo negli occhi troppo a lungo, non ero più brava come una volta a mascherare i miei sentimenti. Mi voltai verso Finn, sospirando.
Ti dispiace se vado? Mi sono ricordata di avere un impegno.
Sussurrai, in modo che potesse sentirmi solo lui. Finn mi guardò con attenzione. Sapeva che non avevo nessuno impegno, ma mi sorrise dolcemente e annuì leggermente con il capo. Sorrisi anche io, anche se poteva sembrare falso, poi gli baciai la guancia. Non degnai neanche di uno sguardo i due...piccioncini. Aprii la porta, tenendo premuto il palmo della mano sul vetro, poi la feci sbattere alle mie spalle. Sospirai e uscii il cellulare, composi un numero e aspettai di sentire quella debole risposta:
Pronto?
Sorrisi appena, in modo ironico. Non avrei mai immaginato di chiamare proprio lei tra tutte le persone che conoscevo, ma era la prima che mi era passata per la testa.
Ho bisogno di vederti. Sto andando al parco. Raggiungimi.
 
***
 
Non posso crederci. Sono un emerito coglione. mi ripetei per l'ennesima volta, passando una mano tra la mia cresta e sospirando pesantemente. Santana se ne era andata da un paio di minuti ed io non ero riuscito a fare altro che sospirare come un idiota. Da quant'è che conoscevo Quinn? Troppi, davvero troppi anni. E ancora non avevo capito come fare a resisterle. Prima, nel mio studio, ero davvero partito con l'intento di parlare del suo lavoro. Basta. Invece lei mi si era avvicinata, mi aveva accarezzato il petto, si era leccata le labbra, mi aveva fatto un paio di complimenti e poi, in men che non si dica, ci eravamo trovati sulla mia scrivania. Le sue gambe attorno alla mia vita, la mia testa tra i suoi seni e le nostre mani strette insieme. Come avevo potuto cascarci ancora?
Che stupido.
Questa volta, ne sono più che sicuro, la voce non è mia. Alzo la testa e vedo Finn che mi fissa. Le sopracciglia aggrottate, gli occhi chiusi quasi in una fessura. Dopo che Santana se ne era andata, aveva tolto il disturbo anche Quinn, salutandomi con un semplice sorriso falsamente ingenuo. Tornando a noi, Finn era davvero arrabbiato. Sospirai pesantemente e mi buttai di peso su una delle sedie.
Lo so, amico.
Ammetto a bassa voce, portando la testa fra le mani e appoggiando i gomiti sul tavolo. Il mio amico si siede vicino a me e, dopo qualche momento di silenzio, mi da uno schiaffo sulla nuca. Alzo di nuovo la testa, arcuando le sopracciglia, confuso.
In questi anni non hai fatto altro che tormentarmi perché Santana ti mancava, e ora che è tornata fai sesso con Quinn? Ma che ti passa per quella testa bacata che hai?? Ti si sono appassiti i neuroni??
Mi sgrida il mio migliore amico, lasciandomi più che stupito. Non lo avevo mai visto così innervosito, non lo avevo mai visto tanto serio. Sospirai ancora e distolsi lo sguardo.
Ho fatto una cazzata..
Inizio, ma non riesco a finire.
Oh si, l'hai fatta, e anche bella grossa.
Mi interrompe Finn, sospirando subito dopo e passandosi una mano tra i capelli. Mi fa un piccolo sorriso, segno che la rabbia gli è passata.
Qual'è il piano, ora?
Mi domanda, facendomi sorridere appena. Lo sapevo, lui poteva anche arrabbiarsi, picchiarmi, minacciarmi, ma alla fine era sempre al mio fianco, pronto a darmi una mano.
Devo riconquistarla.

Pat's Corner

Ciao ciao ciao bella gente! Come potete vedere, questa volta non sono in ritardo, anzi sono in anticipo di un paio di giorni :3 Spero che il capitolo vi piaccia :D Ringrazio Pucktana_Sallivera, Nay Nay, BI_ e GretaSallingGleek per aver recensito il capitolo precedente. Grazie alle persone che hanno messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite. :) Saluti, Pat. :)
  
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