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Autore: Sette Lupe    28/08/2012    1 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

N.d.A. : Dopo tanto sono ritornata a scrivere! Un po’ sono dispiaciuta perché significa che la breve, anche se intensa , stagione rievocativa di quest’anno è ormai terminata. Ma adesso posso tornare a dedicarmi anche ad altro, dopo più di un mese di full-immersion nel medioevo! Ed ecco i primi risultati! Buona lettura!
P.S. Come al solito mi farebbe piacere ricevere qualche recensione alla mia storia!
ERRANTI
 
CAPITOLO 5: CONFLITTI
 
Il viaggio durò appena tre giorni, un periodo relativamente spensierato per tutti i componenti del piccolo gruppo di Freedom Fighters che si era unito agli Erranti: non ci furono altri attacchi, e nemmeno furono avvistate pattuglie di nemici. Lancer era quasi dispiaciuto: se da un lato infatti poteva sentirsi al sicuro e poteva essere tranquillo riguardo l’incolumità della sua gente, dall’altro la scarsità di “attaccabrighe” era una maledizione per suo figlio. Throttle ci teneva molto a riscattare i suoi anni da infante in tempo record, specialmente ora che il loro status sarebbe stato così compromesso dal fatto di aver portato con loro degli estranei al raduno dei clan…

Se fosse riuscito nell’impresa di diventare un guerriero adulto così velocemente, il prestigio conquistato sarebbe stato immenso, e si sarebbe esteso anche a tutta la tribù. Lancer non aveva mai accennato al bambino quanto fosse importante per loro che ciò accadesse, per non far gravare sulle sue spalle un fardello che forse era troppo piccolo per sostenere, ma Throttle non era uno sciocco, e aveva capito benissimo cosa il suo clan sperava che lui potesse fare. Aveva accettato la sfida, e si stava impegnando al massino per ottenere la vittoria, ma senza nulla da cacciare era costretto ad una frustrante attesa.

Al momento, il nobile Errante poteva solo aspettare, pregare, e godersi la vista di suo figlio che si comportava come un bambino della sua età, giocando spensieratamente con i due bambini Stanziali, saltellando tra le chele della docile Segesta.

Modo e Vinnie avevano imparato in fretta a muoversi tra la nuova gente, avevano assimilato usi e costumi e ormai si spostavano senza paura e con immensa delizia tra gli scorpioni in movimento ed i vari mezzi. I rispettivi parenti non apprezzavano certo la cosa, ma si erano rassegnati al fatto che i topini fossero più al sicuro al centro del campo, anche se sospesi a dieci metri da terra sul dorso di un grosso scorpione dorato.

Modo in particolare aveva cominciato a farsi un’idea più precisa di molti degli aspetti più sanguinari della cultura di Throttle, e, con la sua solita saggezza li aveva accettati come si accetta una scalfittura sulla carena di una moto da guerra: è una cosa fastidiosa, si, ma non vale la pena di farne un dramma.

Gli Erranti erano gente rumorosa ed allegra, disposta agli scherzi (alle volte piuttosto pesanti) e ai giochi di ogni genere. L’ordine e la rigida gerarchia dell’esercito erano qualcosa di assolutamente lontano dal modo di agire di quelle persone, che si comportavano spesso come un gruppo di bambini all’uscita dell’ultimo giorno di scuola, indipendentemente dalla loro età biologica. Stoker ci era abituato, ma gli altri erano confusi e un po’ inquietati da quell’apparente caos che li circondava, soprattutto Defender, che aveva una mente rigida e metodica, tipica delle persone abituate a ricevere ordini e non discutere. Tuttavia nessuno di loro poteva resistere a lungo all’allegria e all’atmosfera carica di festosa aspettativa che si diffondeva nel campo, sempre più potente ad ogni metro percorso verso la loro destinazione.

Eppure c’era anche un lato oscuro di quel popolo, come un ombra, pronta a calare come una maschera su ognuno di quegli spensierati topi. Si nascondeva nel fondo dei loro occhi, agitandosi come un serpente in fondo ad un pozzo, balenava nel luccichio dei coltelli sempre a portata di mano, o negli scatti dei denti prima di ridere. Faceva capolino nelle loro espressioni facciali e si torceva nel guizzare dei loro muscoli. Era un sentore di sangue versato, la consapevolezza di un pericolo imminente, quello che faceva rizzare il pelo sulla nuca degli Stanziali, ogni volta che un Errante gli passava troppo vicino.

Stoker accettava pacatamente il fatto di non sentirsi mai completamente al sicuro, ma vedeva bene che la continua tensione stava logorando gli altri membri della sua squadra, anche se forse essi non ne erano pienamente consapevoli.

Mentre guidava accanto  a Lancer, osservava l’amico con la coda dell’occhio e intanto pregava di non essere sul punto di commettere l’errore più grande della sua vita, esponendosi al consiglio delle tribù.

Il suolo cambiava, facendosi un po’ più compatto e, se possibile, ancor più secco e privo di vita, il cielo era troppo terso e cumuli di ossa cominciavano ad occhieggiare, lucenti nel loro candore, da anfratti e sporgenze nel territorio che si faceva montuoso.

Gli Erranti di norma non amavano intrusi, specialmente nel Campo dei Morti.

Modo si volse verso Throttle che si era pietrificato a metà di una zuffa con le orecchie dritte e tese e le narici frementi: Segesta stava rallentando il passo.

“Che c’è?”

“Ci siamo”

Il topino plumbeo si alzò per seguire l’amico che scavalcò la ringhiera del basto dello scorpione e si andò ad appollaiare sulla punta della testa, poco sopra ai cheliceri frementi.

“Il Campo dei Morti! Modo siamo arrivati!” trillò in estasi.

E all’improvviso, oltre una brusca svolta, inaspettato, eccolo là: il Campo dei Morti.

Modo aveva supposto che il Campo dei Morti fosse un cimitero, un lugubre, silenzioso, noioso cimitero. Ne era talmente convinto che non aveva nemmeno pensato di chiedere spiegazioni al suo nuovo amico, e Throttle aveva dato per scontato che l’amico sapesse almeno a grandi linee quale fosse la natura della loro meta.

Quindi quello che vide fu una totale sorpresa.

La città si stendeva oltre ogni sua immaginazione brulicante di vita anche da grande distanza, lucente di migliaia di colori, disposti sul fondo di marmo bianco che costituiva la base di ogni costruzione, come una sposa che avesse ornato il proprio abito di fiori selvatici.

“E’ incedibile!” Cinguettò Vinnie che come al solito si stava sporgendo troppo oltre il bordo della testa di Segesta, rischiando di cadere quando l’animale arrestò i suoi passi ondeggiando dolcemente sulle lunghe zampe chitinose.

“Lo so” ridacchiò il topino fulvo cercando di non apparire troppo infantile mentre gongolava dell’ammirazione dei suoi amici per le opere della sua gente.

Ma tra le zampe degli scorpioni l’atmosfera non era altrettanto rilassata e gioiosa.

“Resterete qui con una piccola squadra dei nostri” stava dicendo Lancer a Stoker: “Entrerà prima il nostro campo, quando il consiglio sarà pronto, allora vi verremo a prendere”

Stoker era interdetto: non si aspettava di essere lasciato alla mercé di qualunque Errante si fosse aggirato nelle vicinanze. I mucchi di ossa che avevano incontrato poco prima lo avevano convinto abbastanza efficacemente della necessità di restare il più possibile vicino a Lancer e al grosso del campo: gli Erranti non avrebbero mai attaccato un campo con donne e bambini…. O almeno sperava.
“Ma perché?” chiese cercando di tenere a bada un brutto presentimento che cominciava a fargli rizzare il pelo sulla nuca; una vocina dentro di lui continuava a gridare Trappola! Trappola!

“Perché ho deciso così: metterete già abbastanza in pericolo il nostro campo con questa strategia. Non rischierò di coinvolgere la mia tribù in un linciaggio” rispose l’altro come se nulla fosse: “E credimi, un linciaggio sarà l’unica cosa che otterrete presentandovi all’improvviso laggiù senza che nessuno se lo aspetti”

Stoker deglutì e fece un cenno con la coda a Defender che sentiva scalpitare alle sue spalle perché se ne stesse buono.

“Lancer, non erano questi i patti”

“Infatti: li ho appena cambiati. Ma non poi di tanto” ridacchiò scoprendo un po’ troppo i denti nel farlo, così che il suo sorriso divenne troppo simile ad un ringhio: “Potevo fare di peggio, e tu lo sai. Non sarete in pericolo se non vi farete notare, e poi si tratta solo di una notte o due: siamo tra gli ultimi campi arrivati e nessuno verrà a ficcanasare in questa zona se non ci saranno segnalazioni

Defender ringhiò e fece per fare un passo avanti: “Possiamo attivare i tracciatori di posizione delle moto, schifoso incrocio di ratto. Il resto dell’esercito dei Freedom Fighter sarà qui in poco tempo. Cosa credi? Di ….”

“Defender!” Ruggì Stoker, ma era tardi. Si volse verso il suo vecchio amico fulvo, ma non c’era più: al suo posto c’era il capo di un clan Errante, di un potente clan, che aveva udito una netta minaccia alla sua gente. Stoker avrebbe giurato che il manto dell’amico si fosse fatto più scuro, gli occhi truccati divennero fessure nere con due piccoli rubini scintillanti al centro, il muso si abbassò e le labbra scoprirono i denti bianchissimi.

“Non permetterei mai che lo facesse, lo sai” cercò di spiegare il topo bruno.

“A no?” chiese con un’inquietante voce soave Lancer, mentre si avvicinava agli Stanziali, fermandosi a pochi centimetri da Stoker.

“Da voi dipende la salvezza di Serra, non faremmo nulla per farvi del male” la mano di Stoker scattò involontariamente all’impugnatura della sua pistola.

Lancer rise sgradevolmente.

“Clearance” chiamò Stoker mentre la sua mente vagliava freneticamente ogni strategia possibile per placare il nobile Errante: “Chiama i bambini, noi ci accampiamo qui. Lan, non opporremo resistenza, lo sai che non… non faremo ne faremmo nulla per rovinare l’alleanza” Lancer lo fissava dritto negli occhi e non rispose. Non c’era più nulla di affascinate nei suoi lineamenti, nulla che non fosse l’oscuro fascino della morte.

Poi i bambini cominciarono la discesa dallo scorpione e il suo sguardo fu attirato dal manto candido di Vinnie che si stava lasciando scivolare lungo la chela dorata con gridolini di piacere. Stoker non capì come avesse fatto, ma fu Lancer ad afferrare Vinnie al posto della madre, quando si lasciò imprudentemente cadere dal pedipalpo: Clearance era stata più vicina alla chela nel momento in cui i topini avevano cominciato la discesa.

Non fu una presa crudele, ed entrambi ridevano quando Lancer si volse verso di loro. Ma la voce che usciva dalla gola del topo non era corrispondente alla maschera feroce che aveva sul volto e la risata durò troppo poco. Vinnie non ci fece caso, e continuò a ridacchiare tra le braccia di Lancer, mentre osservava Modo e Throttle che si calavano oltre il tarso della chela. Se il topino candido non si era accorto di nulla, Modo e Throttle percepirono all’istante che c’era qualcosa di molto sbagliato in quella situazione: Throttle si era pietrificato e le espressioni degli altri Stanziali erano chiare.

Guai, grossi guai.

Modo fece per avvicinarsi ai suoi, ma la coda inanellata di Lancer lo afferrò per la vita e lo tirò con fermezza contro la sua gamba. Il topino plumbeo sentì gli anelli d’acciaio che si muovevano contro il suo costato, mentre la coda lo stringeva con fermezza scivolando sul suo corpo come il tentacolo di una piovra e solleticandogli pericolosamente la gola dopo aver strisciato contropelo sul suo braccio. Sollevando lo sguardo vide inorridito l’espressione spietata del nobile errante tirarsi in un sorriso ringhiante, in netto contrasto con quello divertito dell’ignaro Vinnie.

“Sai Modo” esordì Lancer come se stesse proponendo una gita divertente: “Stavo parlando con tuo zio: loro devono aspettare qui, ma voi due potreste venire subito con noi al Campo dei Morti. Sarebbe divertente, non credi?”

Modo lanciò uno sguardo smarrito allo zio dal muso sfregiato.

“Perché non  chiedi anche al tuo caro fratello di venire con noi? Non sarebbe bello?” proseguì il topo fulvo.

“Non puoi farlo” lo supplicò Stoker che era stato il primo a riprendersi dall’orrore; supplicare non era certo sua abitudine e ogni fibra del suo essere gli gridava di aggredire e uccidere quell’essere, ma non poteva dimenticare i bambini che l’Errante aveva così vicino: Modo e Vincent sarebbero stati morti prima ancora che lui avesse avuto modo di sfoderare la pistola…. E poi c’era Serra. Un’intera città dipendeva da lui e dalle sue azioni.

“Ma certo che posso” ridacchiò l’altro: “E sarebbe anche una bella occasione per voi per rilassarvi un po’, sapendo che i vostri bambini sono al sicuro” proseguì con la stessa voce dolce e giocosa, strofinando il naso contro la gola del topino che teneva ancora in braccio. Clearance si lasciò sfuggire un gemito quando vide le pericolose mascelle schiudersi per solleticare la tenera carne che copriva la trachea di Vincent che rise deliziato.

“E’ ovvio che resteremo in contatto radio molto stretto” rincarò Lancer: “Così potremo sempre sapere cosa stanno facendo i vostri genitori, non ti pare una splendida idea, Vincent?”

“Certo!” trillò il topino: “Farò il bravo! Promesso!”

Clearance scoppiò a piangere.

Defender scattò in avanti: non avrebbe mai permesso che un mostro simile si portasse via quel poco che restava della sua famiglia. Come avrebbe potuto vivere sapendo di non aver fatto nulla per proteggere uno dei suoi adorati nipoti?

La reazione dell’Errante fu fulminea: sfoderò il suo fucile dalla tracolla con un gesto fluido e, impugnandolo con la sola mano sinistra -Lancer era mancino e si era premurato di mantenere libera la mano capace proprio in caso qualche testa calda avesse creato problemi- , premette il grilletto quasi senza prendere la mira.

Il grosso topo grigio non aveva previsto l’eventualità: tra i Freedom Fighters nessuno si sarebbe mai lontanamente sognato di estrarre armi da fuoco in una lite simile, dato che i bambini, il loro bene più prezioso, erano implicati. Ma per Lancer non era così: dal suo punto di vista, il colpo avrebbe messo fine allo scontro senza che esso coinvolgesse il bambino che aveva in braccio. Poteva essere sul punto di rapire un bambino, è vero, ma il suo istinto gli impediva di permettere di mettere a rischio l’incolumità del topino consentendo al gigante grigio di arrivare al corpo a corpo… così come gli impedì di mirare al petto di Defender o alla sua testa, o ancora alla parte interna della sua coscia, dove scorreva l’arteria femorale. Avrebbe fermato lo Stanziale con una punizione esemplare, ma non poteva rendere nuovamente orfani  due ragazzini.

Defender crollò a terra all’istante con un grido soffocato e rimase immobile, contratto, teso, nello sforzo di dominare il dolore lacerante che era esploso nella sua gamba. Modo tentò di raggiungere lo zio caduto, ma la morsa di Lancer era ferrea; la coda gli si avvolse attorno al braccio e lo tirò indietro con sorprendente forza. Vinnie era paralizzato dallo shock, non riusciva nemmeno a piangere.

Stoker e Camaro invece si lanciarono all’istante verso il compagno ferito, ma con due scopi differenti: mentre il generale bruno si preoccupava solo di verificare le condizioni di Defender, Camaro si interpose tra i suoi compagni e il nobile errante, puntando il suo blaster verso Lancer.

“Non essere ridicolo” lo derise lui notando le braccia tremanti del topino e sollevando nuovamente la canna del suo fucile verso il nuovo bersaglio. Detestava l’idea di farlo, ma avrebbe ucciso l’inetto Stanziale molto prima che potesse divenire una minaccia per lui o chiunque altro.

Modo gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e forse fu quel grido a spingere Throttle all’azione, interponendosi a sua volta tra il padre e il suo nuovo bersaglio e puntando anche lui il suo fucile contro l’amato genitore. Throttle non voleva veramente fare del male al padre, ma solo creare una distrazione tale da impedirgli qualunque reazione, lasciandolo spiazzato, in così poco tempo era il miglior piano che gli fosse venuto in mente.

Lancer fu colto in contropiede; scostò la canna del suo fucile come se fosse stato colpito da un sasso. L’istante successivo tuttavia si riprese e ringhiò furioso a suo figlio di togliersi di mezzo. Come poteva Throttle tradirlo così?!

Throttle scosse caparbio la testa e si volse verso Camaro spostando la mira dal genitore al ragazzo color argento: “Ora tocca a te” grugnì indicando con uno scatto del muso la pistola di Camaro.

Stoker intervenne: “Camaro, fai come ti dice”

Il topino grigio chiaro sussultò, abituato a obbedire sempre a quella voce autoritaria, ma non voleva farla passare liscia a quei selvaggi.

“CAMARO!”

Stavolta la pistola si abbassò e fu riposta nella fondina: “Vieni qui, tuo zio ha bisogno di assistenza” proseguì Stoker per distrarre se stesso quanto il giovane combattente dal fare qualche sciocchezza, spinti dalla furia cieca che si era impossessata di entrambi.

Con i denti stretti per la rabbia, diresse le operazioni di primo soccorso per arrestare l’emorragia alla gamba del grosso topo grigio, ora privo di conoscenza. Solo dopo che fu riuscito a calmarsi abbandonò il suo gruppo e si volse per affrontare Lancer; aveva visto che la ferita non era seria come aveva temuto all’inizio, e ora che era più calmo, si rendeva conto che doveva assolutamente calmare la situazione.

Fu sorpreso di trovare Throttle ancora tra lui ed il suo genitore. Il topino sollevò nuovamente la sua arma.

“Questa storia si sta facendo un po’ troppo agitata” ringhiò. Lancer provò un impeto di orgoglio paterno, nel vedere il figlio che affrontava Stoker a muso duro, nonostante gli bruciasse ancora il gesto di Throttle di poco prima.

“Concordo” disse Stoker tenendo le braccia larghe e cercando di apparire più calmo possibile.

Throttle abbassò il suo fucile confuso: che fosse finita quella follia?

“Lancer” cominciò il topo bruno: “Non puoi portarci via i nostri figli, non sei un mostro simile”

Il nobile Errante grugnì scocciato: “L’avete voluto voi. Stando così le cose non posso fidarmi più di voi altri” Diede alcuni secchi ordini ad alcuni suoi luogotenenti per far si che restassero a proteggere e controllare gli Stanziali, poi si voltò e fece per andarsene, affidando a Zele e alle altre topine i due bambini sconvolti e inebetiti.

“I bambini non sono mai stati ne saranno mai in pericolo, lo sai meglio di me” brontolò poi voltandosi ancora un’ultima volta, anche se solo in parte.

Stoker rimase immobile ad osservare il Campo Lento che si rimetteva in marcia portando con se i due topini.

Lancer non aveva sbagliato mira. Aveva causato ferite lievi, invece i uccidere Defender, di proposito.  Stoker lo sapeva bene; e sapeva altrettanto bene che prendere semplicemente i bambini con se, era, dal suo punto di vista, la soluzione più sicura e meno violenta che potesse esserci. Ma, nonostante ciò, non poteva impedirsi di odiare con tutto il cuore quel topo di cui tanto si era fidato e che in tal modo lo aveva tradito.

Fu con l’animo lacerato e la voce bassa di rabbia e dolore, che tornò dai suoi per organizzare il campo per la notte.

Intanto Modo e Vinnie furono riportati a forza sul dorso di Segesta, nonostante fosse sconvolto, il topino dal manto plumbeo non poté non notare lo scoppiare di una lite furibonda tra Throttle e Lancer. Il suo amico stava tentando in ogni modo di ribaltare quella situazione, convincendo il padre a tornare indietro per trovare una soluzione migliore al problema presentatosi. La lite tra i due era sul punto di degenerare, mentre Lancer aggiungeva alle sue argomentazioni il comportamento da traditore che Throttle aveva assunto poco prima, difendendo il fratello di Modo e minacciando il proprio stesso padre; ma Modo non poté assistere al suo epilogo perché una topina lo condusse gentilmente ma con fermezza lontano dai due, verso il colossale scorpione dorato e verso il Campo dei Morti.

Fu solo diverso tempo dopo che i tre si riunirono sul dorso dello scorpione. Throttle aveva un taglio sul dorso di un orecchio e uno zigomo gonfio, segno del fatto che la lite tra lui ed il padre era terminata con uno scontro fisico. Inutile chiedere chi ne fosse uscito vincitore, ma Modo fu molto colpito dal fatto che il suo nuovo amico si fosse spinto tanto in là pur di perorare la loro causa.

“Mi dispiace” esordì Throttle avvicinandosi con le orecchie basse: “ Non sono riuscito a far nulla per voi. Proseguiremo verso il Campo dei Morti”

“Non importa…. E’ ….. stato tuo padre”

Throttle scrollò le spalle: “Siamo entrambi teste dure” ridacchiò: “Ma abbiamo già fatto pace”

Modo annuì.

 “Ma che cos’è successo?” chiese Vinnie.

“E’ evidente che c’è stata qualche… ehm… incomprensione tra i tuoi e mio padre”

“Ci uccideranno?” chiese tremante il topino candido.

“No” ridacchiò nuovamente Throttle: “ E’ solo che, quando non ci si fida di qualcuno di rango inferiore al proprio, è usanza prendere suo figlio o i suoi figli con se per assicurarsi che il patto che si era stabilito venga rispettato. Ma ai bambini non viene mai, in nessun caso, fatto del male…. Tuttalpiù…. Ecco…. Ce li si tiene….”

“Mi pare un’usanza un po’ barbara” intervenne Modo con voce atona. Non ce l’aveva con Throttle, ce l’aveva con gli Erranti. Nella sua mente, l’amico fulvo non faceva più parte di quella gente.

L’altro rise con maggior convinzione stavolta: “Di solito non si reagisce quando viene applicata questa regola. A me sembra più barbaro il comportamento di tuo zio, sai che frittella di Vinnie sarebbe saltata fuori se mio padre non l’avesse fermato?!”

Modo si ammutolì e Throttle comprese di aver toccato un brutto argomento.

“E’ stata solo una ferita superficiale, mio padre ha buona mira e non avrebbe mai fatto veramente del male a tuo zio” aggiunse in tono di scusa.

“Ti credo” sospirò Modo sforzandosi di sorridere: “ E’ solo che sono molto preoccupato per mio zio”

“Ah, non temere, vedrai che in un paio di giorni starà benissimo” lo rassicurò Throttle: “Ora però dovete decidere cosa fare…. Si, insomma…”

“E cosa dovremmo fare? Io non vedo vie d’uscita”

“Potreste scappare. Vi aiuterei”

“E Lancer ti ucciderebbe” sospirò nuovamente Modo. In effetti alla fuga ci aveva pensato a lungo, ma come fare con Vinnie? E poi Serra? Da quanto aveva dedotto, lui e Vinnie, al momento, erano l’unica cosa che impediva a tutto quel pandemonio di scoppiare come un deposito di mine…. E con le stesse conseguenze.

“Quindi restate?”

“Si restiamo” intervenne Vinnie: “Se restiamo nessuno farà del male i nostri genitori…. Ehm, zii…. Ehm.. beh, si insomma hai capito”

Throttle annuì: “Vedrete che si sistemerà tutto: del resto Vinnie è un Prediletto, non porta solo fortuna a se stesso, ma anche a tutti coloro che gli sono vicini!” scherzò il topino fulvo per risollevare gli animi dei compagni.

Modo si sentiva le spalle pesanti di delusione e smarrimento. Non incolpava Throttle per ciò che era successo, e nemmeno Defender, avrebbe dovuto sapere che poteva succedere, e si sentiva colpevole di essersi fatto illusioni infondate su un popolo che, in fondo, era un popolo di spietati guerrieri. Si era sentito al sicuro, invincibile, ma ora ogni sua certezza crollava di fronte alla realtà: era sempre stato in pericolo. Stoker glielo aveva detto, ma lui aveva ascoltato solo a metà ciò che aveva sentito.

Per un attimo pensò a Camaro, e al colossale “Te l’avevo detto” che lo avrebbe atteso quando fosse riuscito a riunirsi con lui. Forse aveva ragione…. o forse no.

Modo, non poteva fare a meno di notare che nessuno degli Erranti aveva cambiato atteggiamento nei loro confronti. Erano indubbiamente feroci, ma non glia avevano ancora fatto nulla di male, no? Ok, Ok, a parte rapirli, si intende….

Si stava arrovellando il cervello con aria depressa, quando sentì una delle topine che erano con loro sul basto, gridare a Vinnie di non sporgersi tanto e poi gli urli deliziati del topino.
“Modo! Ci Siamo! Guarda che bella città!”

Certo che quello non si mette mai neanche un minimo pensiero! Brontolò dentro di se Modo.

Throttle lo raggiunse: “Dai, vieni a vedere” gli sorrise: “Angosciarti tanto non serve a nulla, vieni a distrarti un po’”

E per distrarsi c’era molto: il Campo dei Morti era in effetti una delle poche città con edifici fissi che gli Erranti avessero mai costruito. Sorgeva drappeggiata sulle irregolarità del fondo e sulle pareti scoscese di un vasto canalone tra le montagne. Non era una città fatta per abitarci, non a lungo almeno.

Non c’erano mura a protezione dell’insediamento, che si protendeva verso il centro, costituito da un’immensa piazza ellittica, ricoperta di sabbia compatta e bianchissima, attorniata da ampi spalti rialzati. La struttura, che ad un terrestre avrebbe ricordato il Colosseo, era completamente rivestita di placche di diaspro rosso e marmo bianco, in un intricato mosaico di tonalità, tra cui risaltavano anche da grande distanza statue d’oro zecchino e di lapislazzulo.

Tutt’attorno, come petali sulla corolla di un fiore, si dipartivano i vari quartieri della città, tutti realizzati nello stesso  marmo bianchissimo ; essi erano chiaramente distinti l’uno dall’altro, separati da ampie strade in sabbia compattata che permettevano il transito anche degli animali più grandi, e circondati da curiose recinzioni alte circa tre metri, costituite da una doppia fila di colonne distanziate di circa un metro e sormontate da una passatoia, con varchi per l’accesso protetti da porte corazzate. Modo non capiva perché mettere portoni borchiati a protezione di una recinzione così facile da attraversare, e si fece un appunto mentale di chiedere spiegazioni a Throttle. Appena entrati in città, i nuovi venuti furono accolti da un topo dal buffo mantello a macchie regolari e quasi perfettamente tonde e l’aspetto isterico che non smetteva un secondo di chiacchierare tra se e da un altro che pareva invece un quadro vivente, tale era il numero di tatuaggi che aveva sul corpo. Uno di essi si sarebbe occupato del Campo di Engine, che era di rango ancora abbastanza basso e si sarebbe insediato ai margini della città, mentre il topo-quadro si offrì di accompagnare il Campo di Lancer verso il quartiere più vicino alla piazza centrale.

Mentre si muovevano tra le strade ancora poco affollate, Modo ebbe occasione di vedere come quella gente gestiva i quartieri. Il marmo bianchissimo era stato ricoperto da strati di tendaggi, decorazioni e stemmi appesi; come i muscoli e la pelle ricoprono le ossa, ogni clan faceva bella mostra dei suoi colori rappresentativi e delle migliori opere d’arte che possedeva, creando suggestivi effetti scenografici tra le colonne. Un’altra sorpresa la offrirono i palazzi stessi: da vicino infatti si rese conto nessuno di essi possedeva muri di sorta, solo una selva di colonne che sostenevano i vari piani ed elaborate scale o rampe che collegavano i vari livelli degli edifici più alti. Gli occupanti avevano provveduto a tendere spessi teli finemente ricamati o leggeri veli sottili come tele di ragno tra alcuni dei pilastri per creare aree di maggior privacy dove dormire o cambiarsi, oppure per creare artistici drappeggi e zone di penombra velata; il resto della vita si svolgeva sotto gli occhi di tutti, come se stessero bivaccando sotto al cielo del deserto. Era strano per Modo, abituato a sentirsi protetto da muri o dalla pietra di una caverna, e lo preoccupava un po’ l’idea di dover vivere anche solo per poco tempo con così poca protezione, soprattutto dagli sguardi altrui.

Sarebbe stato difficile scappare se si fosse trovato nella necessità di farlo, e avrebbe voluto un po’ di privacy per poter sbrogliare la ridda di pensieri che lo assillavano.

Finalmente raggiunsero il quartiere loro assegnato, che si affacciava direttamente sull’ampia via che delimitava la costruzione centrale del Campo dei Morti.

Modo e Throttle, avendo l’età per essere considerati adulti, vennero subito messi al lavoro con tutti gli altri componenti del clan; Vinnie, il solito fortunato, era ancora considerato un bambino, e fu lasciato alla custodia di nonna Zele e degli altri anziani.

Il lavoro era duro: i palazzi che sarebbero stati occupati andavano ripuliti, i bagagli dovevano essere scaricati e spacchettati, quindi disposti in ordine. C’era cibo da preparare e focolari da predisporre, tendoni di pesante broccato da sollevare a metri e metri di altezza e fissare nella giusta posizione tramite una serie di catene di varia foggia appesantite da decorazioni pendenti di pietre scintillanti e ossa; le statue e gli ornamenti più complicati ed ingombranti erano costituiti da parti smontabili che andavano assemblate tra di loro e poi fissate per resistere in caso di tempeste o vento forte.

Il Campo impiegò l’intero giorno fino a tarda sera per terminare tutti i preparativi, e alla fine erano tutti esausti, ma il risultato era impressionante: il campo di Lancer era senza ombra di dubbio uno dei più ricchi e belli della città, e tra le colonne del quartiere i suoi ornamenti ne riflettevano la gloria in un tripudio di colori tra cui spiccavano il rosso, il bianco ed il blu: i colori della tribù. Meravigliose effigi di scorpioni in oro zecchino – lo scorpione dorato era l’animale totem del clan- facevano capolino tra le pieghe dei tessuti, ricamate con somma perizia, oppure si annidavano negli angoli. Alcuni scorpioni erano in realtà panche e sgabelli, altri, costruiti modellando autentiche placche provenienti da scorpioni morti, erano paraventi o sostegni per larghe amache che potevano contenere intere famiglie.

Per quanto Modo fosse sfinito, era estasiato, e anche orgoglioso: dopotutto aveva contribuito a creare quella meraviglia. Pensare a ciò lo spinse a riflettere sulla giornata, mentre addentava voracemente una grossa bistecca di etha cotta a puntino. Nessuno lo aveva schernito o rimproverato, nemmeno quando aveva rovinato il lavoro di ore facendo crollare strutture in fase di montaggio: gli avevano detto ridendo che era già tanto quello che stava facendo, considerato che era la prima volta che ci provava. Era stato lodato e incoraggiato da tutti, perfino da Lancer, che ora però lo metteva decisamente a disagio…. Anzi, dovendo essere sinceri lo spaventava proprio.

Modo non si era mai sentito tanto confuso e frustrato, qual era la vera natura di quelle persone? Era quella mostrata da Lancer quando li aveva trascinati via dai loro parenti senza nemmeno un’esitazione? Oppure quella di coloro che avevano lavorato e riso con lui il resto del tempo? Anche Throttle era come Lancer? Li aveva difesi a spada tratta, è vero, ma era pur sempre un Errante….un Errante che si era schierato contro il suo stesso padre pur di aiutarli.

Con un sospiro addentò la seconda bistecca.

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Nell’accampamento dei Freedom Fighters la situazione era incandescente.

Stoker aveva calmato i suoi ed ora era impegnato a cercare di evitare lo scoppio di una seconda rissa e, allo stesso tempo, di pensare a qualcosa per raddrizzare gli eventi.

“Dobbiamo eliminare le guardie, entrare in città e riprenderci i nostri figli!” stava ringhiando Defender, che si era ripreso bene, anche se non poteva ancora camminare.

“Aspetta un momento” ripeté Stoker per l’ennesima volta.

“faranno del male ai bambini! Sapevo che era una follia! Ci hai trascinati in una colossale trappola!”

Stoker cercò di richiudersi in se stesso, ignorando le invettive del suo luogotenente, i pianti di Clearance, il silenzio stordito di Sutra…. Ma da chi diavolo aveva preso Vinnie? Certo non dal padre per quanto riguardava il carattere.

Il topo bruno scrollò la testa per tornare a concentrarsi.

Si sentiva deluso e ferito dal comportamento di Lancer, lo credeva suo amico, ma del resto era un Errante, e il loro rapporto era costellato di episodi simili. Sospirò strofinandosi la cicatrice lasciatagli proprio da un morso di Lancer ricevuto durante una lite avuta …. ah… sembravano trascorsi eoni da allora….

Cosa fare? Non potevano sperare in un’entrata furtiva come aveva proposto Defender: durante i festeggiamenti il Campo dei Morti non dormiva mai, c’erano sempre musica e gente che faceva casino ad ogni ora. Anche se avessero tentato di confondersi tra la folla qualcuno li avrebbe notati. Contattare i bambini era impossibile senza passare attraverso la radio di Lancer: il topo aveva provveduto a ritirare i caschi e le trasmittenti dei bambini e di certo non glieli aveva restituiti… e di abbandonare i bambini non se ne parlava proprio.

E se alla fine il nobile errante avesse deciso di modificare ancora i loro accordi?

Stoker grugnì e sospirò ancora. Come aveva potuto, Lancer, tradirlo così?!

E se non lo avesse fatto? Se in quel momento fosse stato impegnato a contrattare con il consiglio per farli entrare in città?

Ok, e anche se fosse stato così? L’onta di aver rapito loro i bambini non era trascurabile… del resto però, Defender aveva minacciato non solo il suo clan, ma anche tutti gli altri clan presenti al raduno….

Camaro stava seduto rigidamente agognando una risposta alle sue angosce. Stava spettando che lui lo liberasse dal tormento, che gli dicesse cosa fare e cosa provare… Stoker si sentì all’improvviso molto piccolo e molto appesantito.

Quando la radio emise un fischio attivandosi quasi saltò fuori dalla pelliccia.

“ HEY! C’E’ NESSUNO?! MAMMA? PAPA’? SIETE IN ASCOLTO?”

Clearance si precipitò alla trasmittente con un penoso gemito guaendo il nome del figlio di cui aveva subito riconosciuto la voce anche se distorta dall’amplificatore dell’apparecchio.

“Vinnie! Stai bene? Sei ferito?” gemette Sutra strappando di mano l’apparecchio alla compagna.

“Certo che sto bene!” trillò dall’altra parte un inossidabile Vincent

Stoker si intromise: “Dov’è Modo? E Lancer? Come hai fatto ad avere accesso…”

“Il papà di Throttle è andato via con nonna Zele: sono andati a parlare con gli altri topi, quelli tutti pitturati, hai presente?”

Lancer era andato a parlare al consiglio dunque. Ma cosa avrebbe detto? Avrebbe aizzato tutti gli Erranti contro di loro e contro Serra?

“Mi ha dato la radio e ha detto di chiavarvi e di dirvi di non fare…. Ehm…”

“Cosa? Cosa non dobbiamo fare?!”

“Ha usato una brutta parola!”

Stoker si coprì esasperato la faccia comprendendo quale era stato il termine usato….

“Insomma ha detto di dirvi di non fare sciocchezze” chiarì dalla radio la voce di Modo che aveva preso possesso dello strumento.

“Modo state bene?” ripeté Stoker.

“Tutto ok, è gente strana Stoke… è come se ci avessero adottato. Lancer è andato via….”

“Lo so, hai capito quali siano le loro intenzioni?”

“Throttle dice che suo padre manterrà gli accordi… ma… Stoke, cosa dobbiamo fare noi?”

Tutti gli stanziali si rivolsero verso di lui. Stoker deglutì: “Aspettate. Aspettiamo tutti. E’ il loro turno di gioco” disse tetro.

“Stoke, dobbiamo andare. Lancer non vuole che stiamo alla radio troppo a lungo”

“Si, comportatevi normalmente. Non abbiate paura. Andrà tutto bene.”

Mentre ascoltava distrattamente Vinnie e i suoi genitori che si congedavano si augurò che le sue previsioni fossero corrette.

Trascorse tutto il giorno successivo e gran parte della notte prima che vi fosse qualche novità.

C’era un rumore di motori, e dapprima tutti speravano che si trattasse di una delegazione che venisse a riportare loro i bambini, ma ben preso fu chiaro che il suono veniva dalla parte sbagliata della pista.

“Credo ci siano dei guai in arrivo” annunciò un giovane Errante dell’età di Camaro che si teneva a rispettosa distanza da Defender, dopo aver visto di cosa era capace: “Siamo saliti sulla punta della rupe e abbiamo visto una pattuglia di schiavisti…. Probabilmente hanno seguito le tracce del campo pensando che fosse una facile preda, saranno almeno trenta schiavisti con diversi mezzi”
“E una facile preda troveranno, anche se non grande quanto speravano” brontolò Defender: “Trenta sono troppi per noi…”

L’errante si guardò attorno: “Possiamo mandare un messaggio a Lancer per chiedere aiuto. Nel frattempo dobbiamo solo cercare di resistere il più possibile”

Stoker annuì, lasciando passare il ragazzo che avrebbe contattato i rinforzi e cercando di elaborare un piano. Discutere con gli altri Erranti fu la parte più difficile: i metodi di combattimento dei Freedom Fighter prevedevano un capitano che fosse una specie di regista dello scontro, e che, con una serie di ordini in codice, gestiva le azioni di un intero squadrone di topi ben addestrati che eseguivano all’istante le istruzioni senza un attimo di ripensamento.

Gli Erranti non agivano così: ciascuno era ben abituato a pensare con la propria testa e aveva una tattica di combattimento sua personale; loro elaboravano piani molto meno dettagliati, ma soprattutto li esponevano al giudizio di tutti i combattenti prima dello scontro, così che tutti sapessero quale fosse l’obbiettivo, sia che si trattasse di spingere il nemico verso una trappola sia che fosse uno scontro in campo aperto. Tutti sapevano quale sarebbe stato il fine da perseguire, ma ciascuno avrebbe combattuto secondo una sua personale tattica, basata sui vari punti di forza di ciascun singolo guerriero. Tutti avevano una meta, ma ciascuno era tenuto a scegliersi da se il sentiero più adatto a raggiungerla.

Alla fine Stoker si arrese: il tempo era poco, gli schiavisti erano quasi arrivati e lui doveva pensare a salvare i suoi. Disse a tutti di nascondersi per cercare di tendere loro un’imboscata, ma lasciò che gli Erranti facessero quello che volevano; se uno di loro si fosse trovato a intralciargli la strada, lo avrebbe eliminato lui stesso, decise cupamente, nascosto in silenzio dietro un masso.

Gli schiavisti non impiegarono molto a rintracciare il loro accampamento, e  Stoker fece scattare l’attacco appena l’ultimo loro mezzo salì sulla spianata. Si trattava di una banda di esperti guerriglieri: solo i più preparati e audaci si avventuravano in quella zona del pianeta, ben sapendo che il rischio di essere trucidati da una tribù errante infuriata era estremamente concreto. Ma, del resto, la prospettiva di riuscire a catturare esemplari di quella gente era molto allettante: sul mercato il loro valore era immenso e poteva ripagare dei terribili sforzi necessari per catturare un Errante. Il combattimento era in stallo; nessuno dei due schieramenti riusciva a prevalere, anche perché gli Stanziali miravano fondamentalmente alla distruzione dei mezzi, mentre gli schiavisti usavano armi caricate a sedativi e reti di ogni sorta. Nonostante ciò uno degli Erranti giaceva al momento sulla spianata, immobile e incurante delle moto che gli sfrecciavano accanto, la sua bella AI arancio flash era a terra a poca distanza da lui: il paraurti di uno dei fuoristrada degli schiavisti gli aveva sfondato lo sterno e aveva posto fine alla sua giovane vita.

Stoker imprecò tra se rifugiandosi dietro uno sperone roccioso: doveva trovare il modo di sbloccare quello stallo.

“ Esattamente quale parte di restate fuori dai guai non era chiara?”

Stoker ammiccò, sorpreso e sollevato nel vedere, rannicchiato dietro lo stesso macigno, uno sghignazzante Lancer.

“Lan! Quando siete arrivati?!”

L’altro levò gli occhi al cielo: “Ehm…adesso?” chiese con sarcasmo.

Stoker si alzò per sparare un paio di colpi che sfregiarono la carrozzeria di un grosso pik-up, l’altro topo sbirciò da dietro la pietra per vedere l’esito dei colpi.

“Hai mai pensato di mirare al guidatore?” gli chiese appena Stoker si fu riabbassato. Il topo bruno gli rifilò un calcio allo stinco, in risposta al quale Lancer si alzò a sua volta, ma stavolta si erse in tutta la sua altezza, attirando l’attenzione di uno degli schiavisti sullo stesso pik-up mirato poco prima da Stoker.

L’ultima cosa che passò per la testa del guidatore del mezzo fu il proiettile a frammentazione dell’ errante fulvo.

“Il solito assassino, prima i nostri bambini e ora un bel massacro. Aveva ragione chi vi definiva mostri selvaggi!” gli ringhiò Stoker mentre Lancer si riaccucciava dietro la roccia con un sorriso malevolo sulle labbra: “ non potevi mirare al radiatore?”

“Aspetta, fammici pensare…. Uhm… no”

“Appena questa storia sarà finita la pagherai”

“Appena questa storia sarà finita dovremo presentarci davanti al consiglio: hanno accettato di discutere con voi”

“COSA?!”

“Scusami ma ora devo proprio andare: dobbiamo finire questa cosa e dedicarci a questioni più importanti”

Così dicendo saltò sulla sua moto e si lanciò nella bolgia di uomini e motori, assieme agli altri combattenti che lo avevano accompagnato.

Vedere Lancer combattere era uno spettacolo meraviglioso e terribile al tempo stesso, lui prediligeva il corpo a corpo e ben presto la lama del suo lungo coltello seghettato fu completamente rossa. Un colpo un morto, come da tradizione, Lancer mieteva vittime su vittime.

Stoker disarmò inorridito il suo blaster. Da una posizione ben protetta giungevano precisissimi colpi: Lancer aveva portato con se Throttle, e il topino era un cecchino nato, anche se la sua mira non era ancora precisa come quella di un guerriero esperto.

Con una torsione brusca e l’aria indifferente il topo fulvo spezzò il collo dell’ultimo degli schiavisti.

“Ecco fatto” sospirò soddisfatto: “ e ora occupiamoci dei caduti”
 
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Lo so, è uno stop un po’ brusco, ma altrimenti finiva che saltava fuori un capitolo chilometrico!
A presto con il prossimo capitolo!
  
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