Il sole sorgeva, annunciando una nuova giornata e scacciando definitivamente ogni traccia del temporale della sera prima.

Kaori, dopo aver fatto colazione, si diresse, come d’abitudine, verso la stanza del suo socio, con l’intento di svegliarlo.

Aprì la porta, cercando di non guardare nella sua direzione, visto che Ryo aveva l’abitudine di dormire completamente nudo, e dirigendosi svelta verso la finestra. Aprì le imposte, facendo così entrare i raggi del sole, che andarono a colpire la figura addormentata, la quale mormorò il suo disappunto con una vivace imprecazione.

“Forza pelandrone! Alzati! La colazione è già pronta, io vado a controllare la lavagna e poi passo da Miki. Non voglio trovarti ancora a letto al mio ritorno, ci siamo capiti?” lo rimproverò Kaori, uscendo dalla stanza.

“Mhmm…” fu la loquace risposta.

Non contenta della risposta, Kaori tornò sui suoi passi, assestando una sonora martellata sulla testa del suo povero socio.

“Ci siamo capiti?!” fece con voce suadente all’indirizzo della figura ancora addormentata e ben avvolta sotto le coperte.

“Fi fiamo cafiti” rispose il disgraziato da sotto il martellone, e con qualche dente in meno.

Soddisfatta, Kaori si sfregò le mani prima di allontanarsi.

L’uomo si districò da sotto il martello, massaggiandosi la testa  e cercando di riordinare le idee.

Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse; infine il suo sguardo cadde sullo specchio di fronte al letto.

Per poco la mascella non gli cadde a terra.

Oh – mio - Dio!

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L’uomo era steso sul letto, e dormiva saporitamente.

Nel sonno, si girò di lato, facendo cadere il lenzuolo che lo avvolgeva ed esibendo così il suo corpo perfetto. La donna al suo fianco si mosse, mormorando il suo nome, e cingendogli la vita con un braccio.

Un lieve sorriso comparve sul suo volto, mentre inspirava profondamente il dolce profumo della sua donna. Un profumo speziato, avvolgente ma che decisamente non gli era familiare.

Il sorriso scomparve dal suo volto, mentre apriva gli occhi di scatto. I raggi del sole che filtravano dalle tapparelle socchiuse, per un momento lo accecarono. Si passò un braccio sugli occhi, mentre cercava di ricordare cosa diavolo fosse successo la sera precedente.

Si mise a sedere sul letto; nel farlo il braccio della donna scivolò sul lenzuolo, senza che si svegliasse. Aveva  il volto girato, una massa di capelli informi nascondeva la sua faccia.

Si passò una mano tra i capelli, sconvolto. Cosa avrebbe fatto ora?

In quel momento la donna si girò, rivelando la sua identità.

Per poco non gli prese un colpo.

Oh no, no-no-no-no-no-… non poteva essere vero!

Cazzo, era andato a letto con Kazue!

Ora sì che si trovava nella merda! Se Mick lo avesse scoperto…

Gesù, preferiva non pensare cosa gli avrebbe fatto Mick se lo avesse scoperto!

Kazue aprì gli occhi, rivolgendogli un dolce sorriso.

“Buongiorno”

Buongiorno? Ma come? Non sembrava sconvolta nemmeno un pochino di trovarsi a letto con lui!

Lei si avvicinò, cingendogli il collo e dandogli un bacio a stampo sulle labbra.

“Che c’è, passerotto? Non sei di buon umore stamattina? Forse un buon caffè ti rimetterà in sesto” propose, infilandosi la vestaglia e uscendo dalla stanza.

Passerotto? Se la situazione non fosse stata assurda, si sarebbe messo a ridere di fronte a quel nomignolo.

Mick cercò di riordinare le idee, massaggiandosi le tempie, e riepilogando mentalmente i fatti della serata. Scosse la testa. Niente. Zero. Non si ricordava nulla.

Quando? Come? Perché era finito a letto con Kazue?

Borbottando contro la sua abitudine – pessima, ora lo sapeva – di bere più del necessario, si recò in bagno, convinto che una buona doccia lo avrebbe rimesso in sesto. Perso com’era tra i suoi pensieri, non si accorse neanche che il tragitto dalla sua stanza al bagno non era quello di casa sua.

Entrò in bagno, infilandosi subito sotto la doccia. Sentire l’acqua scorrere sul suo corpo gli diede una sensazione di benessere e fece scemare via il panico che lo stava sopraffacendo. Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e soprattutto di pensare ad una buona scusa da rimorchiare a Mick e Kaori per giustificare il suo comportamento.

Chiuse il rubinetto, poggiando la testa sulla piastrella bagnata, mentre le goccioline d’acqua scorrevano libere sul suo corpo scultoreo. Lo avvertiva, c’era qualcosa che non andava. Passandosi una mano tra i capelli bagnati, aprì gli occhi e inavvertitamente il suo sguardo cadde sulle sue braccia. La sorpresa gli fece bloccare il movimento a mezz’aria. Non era possibile!  

In fretta uscì dalla doccia e si piazzò di fronte allo specchio. In genere evitava questo confronto con il suo riflesso, non gli piacevano i suoi occhi, così scuri, così distaccati e impenetrabili, a volte anche a sé stesso. Ma questa mattina era necessario.

Il riflesso che gli mandò lo specchio, lo lasciò a bocca aperta. Ma cosa…?

Lentamente si portò una mano ai capelli, spostando il biondo ciuffo dalla fronte, ed incontrando i suoi occhi. Profondi, magnetici, carismatici e… azzurri. Un guizzo tra la sorpresa e la collera attraversò immediatamente quegli occhi.

Cosa cazzo era successo?

Cosa ci faceva lui nel corpo di Mick?


 
N.d.A.: Per non fare confusione ci tengo a precisare che, da questo momento in poi, quando dico Ryo intendo Ryo nel corpo di Mick, e quando parlo di Mick, intendo Mick nel corpo di Ryo. Spero di essere chiara, in caso contrario avvertitemi! ^__^