Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    29/08/2012    6 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salvami, ti salverò.


5. Guerra e Pace

Война и мир

Vojna i Mir

 

Claudia attraversava frettolosamente la strada che costeggiava il parco.
Piovigginava, il cielo era ombroso, i palazzi grigi e i marciapiedi poco affollati; Ottobre aveva lasciato spazio a Novembre senza grandi differenze nell’aria.
Il suo ombrello rosso spiccava tra tutto il marrone, verde e arancione delle foglie autunnali cadute sull’asfalto, bagnate e calpestate da passi incuranti.
Claudia adorava attraversare il marciapiede che costeggiava il parco al centro della città, le fronde degli alberi le davano la sensazione di star camminando sotto un viale incantato e il tappeto arancione ai suoi piedi le sembrava un sentiero boschivo, di quelli delle favole.
Si respirava aria pulita, di corteccia bagnata e rugiada. Erba appena recisa.
Si prendeva sempre il suo tempo per immergersi in quelle fantasie quando imboccava quella strada, anche quando non ne aveva. E sbirciava sempre tra le larghe sbarre di metallo che delimitavano il parco, da cui si potevano scorgere le strade acciottolate, le panchine curate, le giostre per bambini e la fontana di marmo bianco, sempre chiusa in quelle stagioni.
Quel giorno tuttavia l’occhio di Claudia non fu attratto dal solito paesaggio confortante, ma da uno strano verde fosforescente che la fece fermare incuriosita sui suoi passi. Guardò attraverso le sbarre per cercare di comprendere se si fosse trattato di una svista, un riflesso di qualcosa in movimento; invece c’era solo un ragazzo seduto su una panchina accanto alla fontana, con addosso una felpa di quel colore appariscente e un cappuccio calato sugli occhi che gli nascondeva metà del volto.
Claudia avrebbe dovuto proseguire oltre una volta accertata la fonte della sua curiosità, ne era consapevole, ma il viso nascosto di quello sconosciuto aveva un che di familiare, era sciocco … ma quella posizione stravaccata e la forma delle spalle, le dita ... Claudia sussultò di colpo, uscendo dalla sua contemplazione attenta.
Era rimasta aggrappata alle sbarre di ferro con entrambe le mani, intenta a fissare intensamente la sua povera vittima e quest’ultima, probabilmente sentendosi osservata, aveva sollevato il volto rivelando di possedere un paio di suggestivi occhi azzurri.
Era stato imbarazzante farsi beccare a guardarlo come fosse una cavia da laboratorio.
Ma tutto l’imbarazzo scemò via immediatamente quando lui le sorrise, Claudia riconobbe allora Yulian e rimase colpita da quella coincidenza, dalla familiarità con cui aveva percepito di conoscerlo anche se non aveva potuto vedergli il viso prima.
Yulian si alzò, un’espressione di piacevole sorpresa negli occhi, lasciando sulla panchina la borsa e l’enorme libro che stava leggendo fino ad un istante prima.
La raggiunse, e Claudia si accorse che quel giorno i suoi occhi erano nuvolosi come il cielo.
<< Che cosa ci fai qui? >> Domandò lui carico di entusiasmo, con il suo accento russo inconfondibile, Claudia fece spallucce e sorrise a sua volta.
<< Stavo andando in centro a fare compere >> Gli spiegò con naturalezza, nella voce bassa ancora un barlume di meraviglia trattenuta. Yulian incrociò le braccia al petto e tramutò il suo sorriso genuino in uno ammaliante.
<< Che tipo di compere? >> Domandò interessato.
Si era fatto vicino nel frattempo, Claudia fu investita da un piacevole odore di ammorbidente e colonia maschile, ma anche di rugiada e legna bagnata.
I capelli dorati di Yulian, nascosti sotto il cappuccio, spuntavano in tante ciocche disordinate sulla fronte, a separarli c’erano solamente quelle sbarre di ferro fredde e umide di pioggia.
Il respiro caldo di Yulian faceva condensa, mentre l’ombrello rosso di Claudia, poggiato con il manico sulla spalla, sembrava un’aureola che le illuminava il viso pallido di lentiggini.
Gocciolava sulla spalla del suo cappotto e le inumidiva i capelli, ma senza dare fastidio.
Si guardavano rapiti, fermi nel tempo e ignari di tutti quei dettagli.
Yulian sollevò le mani pallide e le avvolse attorno a quelle minute di Claudia, ancora strette alle sbarre umide. La magia si ruppe come una fragile bolla di sapone.
Era la prima volte che le loro mani si sfioravano in quel modo, senza altri mezzi.
<< Vestiti, hai presente? >> Rispose allora Claudia, ritrovando la voce.
Yulian sollevò un sopracciglio e sorrise di nuovo, divertito dal tono di voce canzonante e ironico di Claudia, stava scherzando con lui, gli era evidente.
La stretta sulle sue mani si fece ancora più forte.
<< Entra nel parco, dai >> La incitò allora, accompagnando le parole con un gesto del capo. Claudia annuì ed esitò un istante, mosse i polsi delicatamente per sfuggire a quella stretta fatta di tepore, Yulian sciolse la presa senza fretta.
Claudia costeggiò a passo spedito le inferriate che la separavano dall’entrata principale, aveva il cuore inspiegabilmente in gola, sentiva lo sguardo di Yulian sulla schiena. Stava ritardando le compere, ma non le importava; la pelle delle mani sembrava bruciare.
Quando entrò finalmente nel familiare parco, in cui aveva giocato fin da quando era bambina, trovò che Yulian si era riseduto comodamente sulla sua panchina e aveva anche ripreso la lettura di quell’opera mastodontica, doveva avere almeno un migliaio di pagine. Claudia lo raggiunse ed esitò solamente qualche secondo, indecisa, prima di mettersi seduta accanto a lui lasciando tra di loro i giusti centimetri di distanza.
<< Cosa leggi? >> Chiese, Yulian sollevò gli occhi dalla pagina e le mostrò la copertina.
Il titolo era scritto in cirillico, in una grafica elegante ed elaborata, tutta dorata.
<< Non capisco cosa ci sia scritto >> Disse lei con pazienza, picchiettando con l’indice sulle lettere incomprensibili, Yulian guardò nuovamente il libro con aria perplessa per un attimo. Si rese conto con qualche minuto di ritardo che Claudia non era in grado di leggere quei caratteri, né tanto meno il russo, che non era la sua lingua madre.
<< Guerra e Pace di Lev Nikolàevič Tolstoj >>.
Tradusse allora, Claudia sgranò gli occhi e le spuntò sul viso l’espressione di una bambina.
Yulian ne rimase incantato e si sentì al contempo stordito.
<< L’ho letto anch’io! >> Dichiarò lei tutta contenta e soddisfatta, annuendo compiaciuta. Yulian rise di quell’espressione innocente nascondendosi dietro un pugno sulle labbra e le prese nuovamente una mano con naturalezza. La sua pelle era calda al tatto, ruvida, screpolata a sangue e imperfetta.
Claudia si perse a guardare le loro dita intrecciate e in tutte quelle sensazioni.
<< Ma non nella lingua originale scommetto >>.
Fu la provocazione evidente di Yulian a farle spostare a fatica lo sguardo imbarazzato. Claudia si schiarì la voce, con finta noncuranza sciolse la stretta delle loro mani e riprese il libro sforzandosi di leggere i caratteri sulla copertina. Sbagliò fin dalla prima lettera e Yulian scoppiò a ridere implacabile.
L’intera situazione doveva divertirlo un mondo.
<< Dammi una mano invece di ridere! >>.
Lo rimproverò immediatamente lei colpendogli il braccio sinistro con violenza.
Yulian mormorò qualcosa nella sua lingua, un’imprecazione, e si massaggiò la parte lesa.
Era seduto in maniera rilassata sulla panchina, con le gambe tirate al petto e le scarpe da ginnastica di marca sul bordo di legno che si incurvava in basso.
Le braccia erano morbidamente accomodate sulle ginocchia, rilassate.
<< Война и мир>> Vojna i mir lesse, indicando un carattere alla volta.
Claudia lo seguì attenta, provò a ripetere le due parole, ma gli accenti lasciavano a desiderare e scoprì che Yulian non era un maestro paziente, né clemente.
<< Sei un disastro >> Si lamentò immediatamente, sfilando di colpo il libro dalle mani di Claudia, per poi riporlo nella cartella che si era portato dietro.
Claudia gli fece immediatamente la linguaccia, indignata, e incrociò le braccia al petto offesa. Lui rise nuovamente. Stava ridendo tantissimo quella mattina.
<< Senti Yulian, anche tu hai quel doppio nome che ha Tolstoj? >>.
Chiese lei distrattamente, tenendo ancora il broncio, voleva cambiare discorso e il pensiero le era caduto sul ricordo del nome dell’autore in cima alla copertina.
<< Vuoi dire il patronimico? >> Le domandò, intrecciando le dita tra di loro.
Erano lunghe e affusolate, Claudia si distrasse da quel pensiero e annuì scostando lo sguardo, anche se in realtà non sapeva minimamente cosa fosse un patronimico.
<< да >> Da, si, una parola che anche lei poteva capire facilmente.
<< Qual è? >> Chiese curiosa.
Yulian allora fece qualcosa di totalmente inaspettato, lo sguardo gli si fece per un momento assente, il sorriso si attenuò sulle labbra e gonfiò le guance per poi svuotarle di fretta l’istante successivo, come dovesse prendere coraggio.
Claudia lo trovò un gesto strano e cominciò a domandarsi se non avesse chiesto troppo.
<< Yulian Aleksàndrovich Ivanov >> .
Dichiarò in fine con voce atona, non sembrava essere fiero del suo nome.
Claudia allora lo guardò di sottecchi, Yulian ricambiò solo distrattamente il suo sguardo.
Forse si aspettava delle domande a quella sua strana reazione, ma non arrivarono.
<< Questo significa che tuo padre di chiama Aleksàndrovich? >> Domandò invece lei, non avrebbe mai fatto qualcosa per metterlo in difficoltà deliberatamente.
Claudia era incuriosita da quella reazione, doveva ammetterlo, ma non era una pettegola. Yulian sorrise, ritrovando quasi del tutto la serenità precedente, e fece giusto in tempo a trattenere una risata, perché Claudia l’aveva già fulminato con lo sguardo.
<< No >> Replicò, con il riso bloccato in gola << Mio padre si chiama Aleksandr! >>.
Claudia sollevò le sopracciglia, non ci stava capendo molto di tutta quella faccenda dei nomi russi, ma andando per ragionamento immaginò come dovessero funzionare le cose.
<< Quindi tua sorella si chiama Iliana Aleksàndrovich Ivanov? >> Chiese per conferma.
Yulian si passò una mano sulla fronte, era evidentemente esasperato.
<< No, si chiama Iliana Aleksàndrovna Ivanovna, perché è femmina! >>.
Esclamò quelle parole come se fossero logiche e ovvie.
Claudia avrebbe dovuto irritarsi per la sua mancanza di pazienza, ma non lo fece, non rispose, rimase a fissare le foglie di un vecchio faggio che cadevano al suolo mosse dal vento. Aveva smesso di piovigginare finalmente.
Yulian la colpì delicatamente sul braccio e lei sembrò ritornare nuovamente al presente.
A volte si perdeva a fantasticare nei momenti sbagliati.
<< Tu non dovevi andare a fare compere? >>.
La voce di Yulian le solleticò le orecchie risvegliandola da un sogno.
Claudia saltò su e controllò freneticamente l’orologio che aveva al polso, ma si rese conto che era passato solo un quarto d’ora da quando aveva incontrato Yulian.
Le erano sembrate ore interminabili.
<< Si, devo andare. Allora ... ci vediamo >> Disse impacciata, tirandosi in piedi.
Fece qualche passo all’indietro, salutando Yulian con la mano umida e fredda.
Si guardarono un istante, scambiandosi un sorriso imbarazzato prima che Yulian ricambiasse il saluto con una strana malinconia negli occhi.
Devi andare via di già? Non puoi restare ancora un po’?
Sembrava voler dire, ma quelle parole non uscirono mai dalla sua bocca.
Claudia gli diede le spalle, si sentiva stranamente meno felice di quanto lo era stata qualche istante prima o quando aveva lasciato casa quella mattina immaginando una giornata del tutto comune.
Quando raggiunse il cancello aveva ormai il cuore pesante e non poteva sopportarlo.
Si girò nuovamente, risoluta, Yulian la stava ancora guardando.
Non pensò più razionalmente, Claudia fece la prima cosa insensata della sua vita, tornò sui suoi passi con aria decisa, sotto lo sguardo sorpreso di Yulian, e lo raggiunse nuovamente.
<< Abbiamo due possibilità, o mi accompagni a fare compere, o resto qui con te. Allora? >>

 

Claudia e Yulian camminavano uno affianco all’altra, impacciati.
Lui aveva le mani infilate nelle tasche dei jeans, mentre lei le stringeva sulla tracolla della borsa. Si erano fatti silenziosi in seguito all’impeto di coraggio di Claudia.
Il tempo era peggiorato nuovamente nell’arco di qualche minuto, nel cielo le nuvole minacciavano pioggia imminente e l’aria sapeva d’umidità.
Claudia si portò le mani alle labbra e provò a scaldarle col suo alito caldo, un tentativo momentaneo e fallace di ottenere un minimo di tregua da quel freddo pungente.
Yulian la osservò di sottecchi, tirò fuori dalle tasche dei pantaloni le sue mani che sapeva calde, anche il colorito della pelle aveva assunto delle tonalità rosee e salutari.
<< Dammi le mani >> Le disse con una certa sicurezza, facendole segno.
Claudia si girò a guardarlo sorpresa, rimase qualche secondo ad osservare quelle mani protese nella sua direzione, riflettendo. Fu solo un attimo di esitazione, di valutazione, allungò le mani verso di lui e Yulian le prese con vigore.
<< Sono calde! >> Esclamò lei meravigliata, aveva le gote e la punta del naso arrossati. Yulian sorrise, la trovava carina, ma non lo disse.
Tenendola sempre per mano riprese a camminare.
<< Lo so, ma anche io soffro il freddo. E oggi si fa sentire >>.
Yulian accompagnò quelle parole stringendosi nelle spalle, Claudia avrebbe voluto rispondergli che non c’era bisogno condividesse con lei il poco calore che era riuscito a racimolare per se stesso se anche lui stava soffrendo il freddo, ma non fece in tempo.
Yulian sollevò un braccio e le indicò il negozio di abbigliamenti che Claudia aveva nominato poco prima che prendessero a camminare, bloccando le sue parole sul nascere.
All’interno l’ambiente era caldo e accogliente.
Claudia prese immediatamente a vagare tra gli indumenti indecisa, li prendeva e li scartava automaticamente e in silenzio, mentre Yulian la seguiva curioso e silenzioso.
Per lui quella era una novità, non aveva mai accompagnato una donna a fare shopping prima, era anche curioso di vedere se fosse vero che impiegassero ore infinite a scegliere qualcosa o si lamentassero continuamente di non trovare nulla di adatto.
Claudia distrusse ancora una volta le sue aspettative, raccolse qualche maglietta anonima e dei jeans semplici e pratici. Non si stava valorizzando affatto con quegli acquisti.
<< Vado a provare queste cose in camerino >>.
Gli disse distrattamente, avviandosi verso il fondo del negozio, ma mosse solamente un passo prima che Yulian la afferrasse con decisione per un braccio, bloccandola sul posto. Claudia lo fissò sbalordita, con gli occhi verdi sgranati di sorpresa.
<< Devi provare anche questo vestito >> Dichiarò Yulian, porgendole un abito azzurro raffinato, ma sobrio, che Claudia aveva solo adocchiato ma scartato preventivamente. Non credeva di avere il fisico e la bellezza giusta per poterlo indossare.
Claudia lo guardò ancora con gli occhi sgranati, quando e dove l’avesse preso era un mistero per lei, che non si era minimamente accorta dell’operazione, troppo distratta.
<< Quando l’hai preso? >> Volle sapere, leggermente indignata.
<< Segreto >> Yulian le fece l’occhiolino e le porse il vestito con insistenza.
Claudia esitò ancora solamente un istante, ma si arrese di fronte lo sguardo risoluto e provocatore di Yulian e prese il vestito con un gesto stizzito.
Era ancora convinta che non le sarebbe stato bene addosso, ma sentiva in cuor suo che lottare con Yulian le avrebbe solamente fatto sprecare un mucchio di tempo; controllò la targhetta per vedere se quella fosse la taglia giusta. Lo era.
<< Come fai a sapere che porto una quaranta?! >> Chiese sbalordita.
Yulian rise della sua espressione e prima che lei potesse arrabbiarsi troppo la spinse nel camerino e chiuse la tendina. Claudia rimase come una sciocca davanti lo specchio, che le restituiva la sua espressione allibita, con i vestiti ammucchiati su un braccio.
Yulian non le aveva risposto, ma era evidente che non l’avrebbe fatto, quindi decise di provarsi tutto mentre lui rimaneva pazientemente seduto su un divanetto ad aspettare. Quando arrivò il momento di provarsi il vestito, le magliette e i jeans erano stati approvati a pieni voti, Claudia esitò arrossendo leggermente.
La stoffa era di un color pastello caldo, morbido, metteva in mostra le gambe e aveva le maniche cucite in un motivo elaborato all’uncinetto.
Non aveva mai indossato niente del genere prima di allora.
Si fece ugualmente forza e decise di sfidare se stessa e i suoi scetticismi.
Yulian era perso nei suoi pensieri quando intravide Claudia aprire la tenda con aria imbarazzata; quando la vide rimase sorpreso, quel vestito sembrava fatto apposta per lei.
<< Allora? >> Domandò Claudia allargando le braccia, Yulian non rispose, troppo preso a guardarla. Le gambe filiforme e pallide, non le aveva mai viste scoperte prima di allora, la vita stretta, il collo sottile … Yulian si rese conto di essere rimasto per troppo tempo in silenzio quando Claudia si ritrasse nel camerino, farneticando a voce alta.
<< Sono orribile come sospettavo! Vado a togliermelo subito >>.
Yulian le afferrò immediatamente un polso, tirandosi in piedi di scatto.
Le parole gli sfuggirono dalle labbra spontaneamente, come un fiume in piena.
<< Sei bella Claudia, perché non te ne rendi conto? >>.
Lei continuava a dargli le spalle, era una fortuna, le guance presero letteralmente fuoco.
Per sua fortuna Yulian non se ne accorse e non le vide, come non riuscì a percepire lo sconvolgimento interiore che le aveva provocato, nessuno le aveva mai detto nulla di simile. Alla fine il vestito fu comprato insieme al resto delle magliette e jeans anonimi, uscendo dal negozio Yulian aveva un sorriso molto soddisfatto sulle labbra.
I due ripresero a camminare senza meta, in silenzio, fu solamente quando passarono accanto a una caffetteria, con i suoi odori invitanti di cioccolata calda e cornetti, che esitarono. Si fermarono davanti al bar tenendosi per mano.
L’avevano presa come un’abitudine ormai. O forse era una scusa per entrambi.
<< Che odore invitante >> Disse Yulian guardando la vetrina con interesse.
<< Già … >> Commentò Claudia, anche lei con la faccia rivolta verso la vetrina dei dolci.
Ne erano tantissimi e tutti invitanti, da far venire l’acquolina in bocca.
<< Ci entriamo? >> Fu la proposta immediata di Yulian.
<< Mi andrà ancora il vestito una volta entrata li dentro? >>.
Yulian rise della sciocca preoccupazione di Claudia.
<< Scopriamolo >> Fu la sua risposta dal tono provocatore.
Claudia colse la sfida, l’istante successivo stavano varcando la porta tintinnante.

 

Francesco era nervoso, gli tremavano le mani per un fastidioso tic.
Iliana se ne stava seduta comodamente al tavolo di casa sua e faceva gli esercizi di matematica con estrema concentrazione, i lunghi capelli biondo platino legati in una treccia alla Rapunzel cadevano morbidi sul ripiano di legno.
Francesco non avrebbe mai immaginato che un’ Ivanov potesse entrare in casa sua e sedere alla sua tavola con una simile serenità nell’anima.
Si ritrovò a pensare che il destino fosse imprevedibile e ostinato.
Iliana decise di sollevare gli occhi proprio in quel momento e puntarli su Francesco, che si fece in quel modo beccare a fissarla intensamente e con uno sguardo poco amichevole. Abbassò immediatamente lo sguardo e riprese a scrivere i suoi esercizi, tossendo.
Era tremendamente irritato per essersi fatto scoprire in quel modo sciocco.
<< Francesco, puoi darmi una mano? >>.
La richiesta di Iliana lo fece sussultare leggermente, aumentando la sua irritazione; lei si era portata la penna alla bocca cominciando a mordicchiarla distrattamente, Francesco catturò quel movimento e intravide il tappo della penna completamente morsicato.
Notò anche che Iliana aveva le labbra sottili e un minuscolo neo sulla parte destra del labbro, distolse immediatamente lo sguardo.
Avrebbe voluto spezzare la matita che aveva in mano per quei pensieri sciocchi.
<< Cosa c’è? >> Domandò infastidito, Iliana accostò il suo quaderno a quello di Francesco.
<< Mi aiuti a fare questa disequazione? >> Francesco annuì controvoglia, spostò la sedia accanto a quella di Iliana e fu immediatamente investito dal suo profumo invitante. Stava diventando davvero troppo difficile trattarla male, soprattutto quando gli sorrideva.
<< Risolvi meglio il delta, qui >> E le indicò la parte con un dito << La radice quadrata di ottantuno è nove! Ma sei scema? Queste cose le sanno anche i bambini >>.
Finita l’invettiva nervosa si morse il labbro, gli era proprio scappata quella parola.
Iliana lo fissò per un istante, allibita, aumentando inconsapevolmente i sensi di colpa di Francesco; non commentò quella lavata di capo immeritata, abbassò lo sguardo sul quaderno. Ma non si mise a correggere gli errori che le erano appena stati segnalati.
<< я не понимаю >> Ya ne ponimayu, io non capisco … mormorò piuttosto.
<< Se parli in russo non sono in grado di comprenderti >>.
Nella voce di Francesco vi era una percepibile difficoltà d’approccio.
Era suonato nuovamente duro e antipatico nell’esprimersi, nonostante si stesse vergognando per il modo tremendo in cui i suoi reali sentimenti stessero uscendo fuori.
Lui ce l’aveva con Yulian per il modo infantile in cui si comportava e per come si era intestardito con Claudia, ce l’aveva con lui perché era russo … ma Iliana, nonostante fosse anche lei di quella nazionalità, non aveva nessun’altra colpa in quella storia.
<< Se mi odi così tanto, perché hai accettato di aiutarmi? >>.
La domanda di Iliana gli fece immediatamente montare il panico dentro.
Non la guardò in faccia, non voleva vedere che espressione avesse, codardamente invece scostò la sedia e si tirò in piedi, avviandosi verso il frigorifero.
<< Io non ti odio >> Le disse impacciato, la sua voce balbettò sulle prime sillabe.
Iliana scosse il capo nonostante Francesco non potesse vederla, dandole le spalle.
Se l’avesse fatto avrebbe visto fragilità nel suo sguardo, sgomento e domande, tante domane.
Iliana non sopportò quel rifiuto bugiardo, allungò una mano e prese Francesco per il polso, il suo tocco freddo e inaspettato fece ritrarre immediatamente il diretto interessato, ma provocò anche la reazione desiderata, lo fece girare nuovamente verso di lei. Francesco era sgomento, non si aspettava di essere toccato, ma lo sguardo gli ricadde invece sulla scollatura della maglietta che indossava Iliana, sulla clavicola scoperta vi era un livido.
Non ebbe modo di fare domande o approfondire la questione ad ogni modo, accertarsi se avesse visto bene o fosse solamente uno scherzo della sua immaginazione.
<< Ti da fastidio che io sia russa? >> Volle sapere lei, riportando l’attenzione di Francesco sull’argomento principale.
Lui tornò a darle le spalle, puntando lo sguardo dalla mente affollata sul contenuto del frigorifero, che cosa doveva fare? Aveva in mente di fare qualcosa prima che Iliana lo interrompesse, ma non ricordava cosa … ah, si.
<< Vuoi della coca cola o dell’aranciata? >> Chiese per cambiare argomento, ignorando del tutto la sua domanda, come se non fosse stata affatto pronunciata.
<< Voglio che tu mi risponda >> Fu l’ostinata e inaspettata risposta di Iliana.
Francesco, nonostante si sentisse scomposto all’interno, prese due bicchieri di vetro e cominciò tranquillamente a versarvi dentro della coca cola.
<< Dato che non ti muovi a scegliere faccio io >>.
Quando le porse il bicchiere, Iliana lo allontanò con un gesto secco della mano e per la prima volta le loro mani si sfiorarono completamente, quelle di Iliana erano gelide.
<< Me ne vado >> Fu la sua dichiarazione risoluta, accompagnata dallo strisciare della sedia sul pavimento di gres porcellanato << Non posso farmi aiutare da una persone che in realtà mi odia e prova antipatia nei miei confronti. Scusami per il disturbo che ti ho causato >>. Raccolse le sue cose e le gettò frettolosamente nella borsa, prima che Francesco realizzasse che cosa stesse realmente succedendo, Iliana era già alla porta della cucina.
<< Cosa vuoi sentirti dire?! >> Le gridò allora dietro, completamente privo del controllo che aveva provato a mantenere fino a quel momento, i bicchieri con la coca cola ancora stretti tra le mani cianotiche << Che mi dai fastidio perché sei russa? Che credo tu sia una puttana? Che vorrei tu e tuo fratello sparisse dalla mia vita? Questo vuoi sentirti dire, eh?! >>. Francesco si rese conto troppo tardi delle sue parole e del loro peso.
Le aveva semplicemente vomitate fuori come veleno, svuotandosi la mente di tutto quello che pensava.
Iliana non si voltò nemmeno a guardarlo o fronteggiarlo, alcuni istanti dopo sentì la porta di casa battere violentemente.
Insieme alle pareti di casa tremò anche il petto di Francesco.
Perché ultimamente diceva tutte queste cattiverie?

 

Yulian e Claudia si misero seduti accanto alla vetrata con vista sulla strada.
Sull’anonima parete alle loro spalle c’era l’enorme quadro di una donna che piangeva sotto la tettoria di un negozio e di un uomo che si allontanava di spalle sotto la neve. Claudia si tolse la giacca umida, l’interno del bar era caldo e accogliente.
Yulian la imitò, mentre si accingeva a sistemare la felpa fosforescente dietro la sedia si avvicinò un cameriere per chiedere cosa desiderassero ordinare.
Presero entrambi della cioccolata calda, accompagnata da un cornetto alla crema.
Yulian aveva scioccamente insistito affinché ordinassero esattamente le stesse cose.
<< Perché? >> Domandò Claudia mentre incrociava le braccia sul bordo del tavolo.
<< Perché mi piace l’idea >> Fu l’enigmatica risposta di Yulian, che nel frattempo si era portato le mani intrecciate sotto il mento; guardava Claudia con un sorriso strano.
La faceva sentire osservata in modo particolare, la imbarazzava, quindi scostò gli occhi.
<< Che genere di idea? >>.
Domandò distrattamente, con lo sguardo basso, mentre si spostava una ciocca di capelli rossi come il fuoco dietro l’orecchio. Yulian osservò il movimento rapito.
<< L’idea che mangiando le tue stesse cose io possa conoscerti meglio. >> Claudia sollevò lo sguardo e sgranò gli occhi << Ho deciso di volerlo fare ogni volta che usciremo insieme >> Il resto della frase aiutò Claudia a calmare il suo cuore impazzito, nonostante non potesse nascondere le sue guance imporporate di rosso, sollevò un sopracciglio e fece un sorrisetto malizioso che a Yulian piacque immediatamente.
<< Chi ti dice che usciremo ancora insieme? >> Chiese, sporgendosi verso di lui con le labbra piegate in quel modo beffardo.
<< Che domanda sensata >> Mormorò Yulian con voce calda, mentre allungava lentamente una mano per afferrarle una ciocca di capelli. Cominciò ad arrotolarla attorno al suo dito lungo e affusolato, per non sentire il dolore dei capelli tirati alla radice, Claudia fu costretta a sporgersi ulteriormente in avanti verso di lui, tanto che i loro respiri si confusero.
Si fissarono negli occhi, verde contro azzurro, sorpresa e meraviglia.
Quel momento fermo nel tempo venne spezzato dall’arrivo del cameriere con le loro ordinazioni, Yulian lasciò la presa dai suoi capelli e Claudia si ritrasse sulla sedia.
Mentre lui pagava il conto per entrambi, senza che lei prestasse attenzione, sentiva il battito del suo cuore rimbombare nelle orecchie.
<< приятного аппетита >> Priyatnogo appetita, Buon appetito.
Le parole di Yulian la riportarono al presente, lui aveva preso la tazza calda tra le mani.
Claudia si affrettò ad imitarlo, scottandosi le dita.
<< Qualunque cosa tu abbia detto, anche a te >> Rispose, prendendo a sorseggiare di fretta la sua cioccolata.
Bevvero in silenzio per un po’, spiluccando contemporaneamente il cornetto, fin quando Yulian non prese ad arrotolarsi le maniche della maglietta che indossava sotto la felpa a causa dell’eccessivo caldo che bere la cioccolata gli aveva provocato.
Gli occhi di Claudia ricaddero distrattamente su quei gesti e sulla pelle pallida e la muscolatura tesa di Yulian, si bloccò e aggrottò le sopracciglia, c’erano dei graffi e un grande livido che ricoprivano tutto l’avambraccio.
<< Cos’hai sul braccio? >> Domandò immediatamente, allarmata, riponendo la tazza della cioccolata calda che aveva stretto tra le mani sul ripiano di legno del tavolo.
Yulian si guardò il braccio, sorpreso per un attimo, poi lo nascose sotto una mano.
<< Niente, sono caduto dalle scale >> Rispose frettoloso, liquidando in fretta la questione.
Una scusa sciocca, sentita e risentita.
<< E cadendo dalle scale ti sei graffiato?! >>.
Claudia, stizzita dal modo sciocco con cui Yulian aveva tentanto di ingannarla, si lasciò scappare quella domanda con tono scettico e irritato.
Yulian sollevò lo sguardo e la lasciò ghiacciata sul posto, Claudia ebbe paura dei suoi occhi.
Fu la prima volta che ne ebbe paura, erano freddi e vuoti, severi. Le diedero i brividi.
<< Non sono cose che ti riguardano! >> La tagliò fuori lui, deciso. Spietato.
Claudia abbassò immediatamente lo sguardo, sentiva qualcosa mangiarle lo stomaco.
<< D’accordo, ti chiedo scusa >> Mormorò immediatamente, non aveva più voglia di finire di bere la cioccolata o di mangiare il cornetto, la gioia che aveva provato fino ad un istante prima era totalmente sparita. << Qualunque cosa fosse ... volevo solo aiutarti >>.
Concluse con un tono di voce fragile come quello di un uccellino ferito.
Yulian ammorbidì immediatamente lo sguardo a causa dei sensi di colpa che lo assalirono a quella vista, spostò gli occhi verso la vetrata e vide che fuori aveva ripreso a piovere. L’atmosfera si era fatta gelida a causa sua.
<< Non puoi aiutarmi, Claudia >> Mormorò allora inaspettatamente, portandosi una mano sotto il mento, si era riabbassato le maniche della maglietta << E non puoi capirmi >> La pioggia batteva forte sul vetro, ma l’attenzione di Claudia era tutta per lui.
<< Ma non serve che tu lo faccia, va bene così ... davvero, mi va bene anche così >>.
Gli occhi di Yulian erano diventati tempestosi.
Fu in quel momento, mentre osservava il profilo malinconico di quella strana creatura, che Claudia se ne rese conto, si rese conto che innamorarsi di Yulian sarebbe stato un errore.
Fu in quell’umido autunno dei suoi sedici anni che cominciò a crescere davvero.


___________________________________________

REVISIONE DEL 6/09/2020

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95