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Autore: Lushia    30/08/2012    1 recensioni
La vita di una giovane Arina, costretta a crescere immersa nella vita quotidiana di una famiglia mafiosa, con i suoi problemi adolescenziali e le situazioni strane e nonsense che la circondano.
La sua allieva, una bambina di sette anni tutto pepe che non riesce a stare un attimo tranquilla assieme ai suoi amichetti.
Cosa è accaduto in passato e cosa accadrà?
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 8 - I gemelli

cover

Dopo aver preso una bottiglia di tè al limone dal frigorifero, la biondina si avvicinò al tavolo e ne versò un po' nel bicchiere del fratello, mentre lui si guardava in giro con curiosità.
Lo scrutò sottecchi, ancora molto imbarazzata e felice di averlo finalmente potuto incontrare, dopo anni e anni di lettere e parole sbiadite.
Non si vedevano da quando lui era stato dato in adozione, nonostante abitassero nella stessa regione lui viveva in un paesino più a sud e raramente si spostava, soprattutto a causa dei suoi genitori.
Erano passati così tanti anni e pensava che non l'avrebbe rivisto mai, ma dopo aver ricevuto l'ultima lettera che annunciava il suo arrivo era andata nel panico, tra la felicità e l'ansia di rivederlo.
Il giovane riportò l'attenzione su di lei quando si sedette davanti a lui versandosi un po' di tè che gustò lentamente, sorridendogli, mentre lui faceva altrettanto.

- Davvero... abiti qui tutta sola e non hai nessuno che ti aiuta... ma come fai? -
- Diversamente da te sono abbastanza responsabile. -
- Cosa vuoi dire? Anche io sono responsabile ma non mi piacerebbe vivere da solo. Troppe cose da fare. -
- Mah, alla fin fine è bello avere una propria indipendenza... anche se la mia non è totale... -
- Dipendi ancora economicamente dallo Juudaime. -
- Esatto... - la ragazza sospirò, bevendo un altro sorso, mentre osservava il volto del ragazzo, praticamente uguale al suo. Gli mancava solo un neo sotto le labbra a sinistra e sarebbe stata la sua copia perfetta.
- Cos'hai intenzione di fare dopo la scuola? - chiese lui, curioso.
- Penso farò l'insegnante o la tutrice. -
- La che? Tutrice? Quelle tizie che insegnavano ai figli dei nobili? - Luca inarcò un sopracciglio.
- Tizie...? Ci sono termini migliori per definirle... -
- No, ma... mi ricordano quelle del milleottocento... -
- Pensala in una chiave moderna. - lei ammiccò.
- E' così difficile... ma perchè proprio questo? -
- Mi piace insegnare. -

Il ragazzo portò l'attenzione su una foto appesa in cucina che ritraeva la sorella, più giovane di qualche anno, abbracciata ad una bambina bruna dagli occhi vispi.

- Mh... si tratta di lei? -
La bionda alzò il capo e osservò nella direzione dello sguardo di Luca.
- Nozomi. - sospirò.
- Oh, avevo capito fosse lei, me ne parli sempre. -
- Perchè è sempre tra le scatole! -
Risero, Luca dovette smettere di bere per non sputare tutto il suo tè.
- Sembra davvero solare, sono sicuro che farai un ottimo lavoro. -
- Sembra, lo sai. -
- Le tue lettere sono molto esplicative, sorella. Ma, ripeto, farai un ottimo lavoro. -
- Lo spero per entrambe. -
Luca sorrise, osservando nuovamente la foto.
- Me la farai conoscere? -
La ragazza scosse il capo, con un'espressione più cupa.
- Ha da poco scoperto dei nostri genitori biologici... non voglio metterla a conoscenza di altro su di me, dovrebbe essere spensierata e invece si fa troppi pensieri. -
- Sarà intelligente come la sua tutrice. -
- Lo è, ma non dipende da me. E' tipo un genio, ma... più che altro è a causa dei sogni... - Arina divenne pensierosa.
- Uh? -
- Lascia stare, è complicato. Un giorno te ne parlerò. - si passò una mano tra i capelli biondi, osservando lo sguardo deluso del fratello.

- … Decimo ha scoperto l'assassino dei nostri genitori biologici. -
Luca sussultò, sorpreso per la notizia.
- Davvero? Chi? -
- Non lo so, non me lo diranno e non voglio saperlo. -
- … -
- Luca... non cerco la vendetta, mi fa solo piacere che l'ha scoperto e che si sta muovendo per catturarlo, così almeno i nostri genitori saranno in pace. -
- Ma almeno sapere chi è... -
- Non voglio, potrei non controllarmi. - la ragazza scosse il capo.
- … Avevi detto che non cercavi vendetta. - Luca divenne perplesso.
- Sono comunque un essere umano. Saperlo mi accenderebbe un fuoco di rabbia... dubito che continuerei a farmi i fatti miei per molto. -
- Eh, hai ragione. Se lo sapessi gli infilerei la testa nel gabinetto. -
- Luca! -
Il ragazzino rise, calmando l'animo della sorella che non riusciva ad essere infuriata con lui.
- L'importante... è che Juudaime lo catturi e gli dia ciò che merita. -
- Già, così finalmente anche i nostri animi saranno più tranquilli. -
- E ci butteremo via il passato alle spalle. - il ragazzo sorrise.
- Niente più brutti sogni... -
- anche io a volte faccio brutti sogni... anche tu ricordi quel giorno? - chiese lui.
- Non so se “ricordare” può essere il termine adatto... dopotutto eravamo così piccoli... -
- Ma alla fine sono ricordi... brutti ricordi... -
- Lasciamo stare questo argomento, dai. -
- mh. -

Il ragazzo sospirò, poggiando il bicchiere sul tavolo e giocherellandoci con i palmi delle mani, facendolo ruotare a destra e a sinistra.
- E tu? Stai studiando? - chiese lei.
- Non si può effettivamente chiamare studio. -
- Basta che segui i professori e che tieni alta la tua media... -
- No, sore, lo sai. In quella scuola... se ci sono i professori è già un miracolo. Non è una città come questa, il mio è un paesino abbastanza degradato. -
- Ma lo studio è importante... non puoi trasferirti via? -
- scherzi? Non dopo quello che è successo... però ho notato che mio padre sta considerando l'idea di trasferirsi al nord. -
- Uhm, nell'ultima lettera mi hai accennato dei tuoi... così si sono lasciati? -
- definitivamente, ma me l'aspettavo. Papà è furibondo, penso che la odi. -
- Ma no, non penso... insomma, se si sono sposati si amavano... -
- L'amore è assurdo, non lo capisco. Eppure... - si stiracchiò, osservando il soffitto bianco con un'espressione pensierosa. - Eppure penso che sia meraviglioso... quando troverò una moglie la tratterò con tutto il rispetto, non come papà che continua a infuriarsi con lei... qualsiasi ragione abbia. -
- Ma adesso... cosa farai? -
- Mhhhh... - si raddrizzò, tornando a fissare la sorella con sguardo serio. - dopo che mamma se ne andrà a Bologna, papà ha detto che vorrebbe farmi entrare nell'esercito. -
- ...Eh? Quando? Sei troppo piccolo! Cosa cavolo passa nel cervello di tuo padre?! -
- No, non ora, quando avrò finito la scuola...-
- Sarà comunque difficile … e mi mancherai moltissimo. -
- anche tu, sorella. Ma non c'è nulla che possa fare, almeno per ora. Non mi piace nemmeno dover combattere ma lo farò solo per lui... sarà anche stupido, ma il mio vecchio è una brava persona. -
- … anche dopo quello che ha fatto a tua madre? -
- Ehi, non l'ha mica picchiata! Se le metteva le mani addosso era un uomo morto! -

In quella mattinata di fine Agosto il sole era coperto dalle nuvole e, per fortuna, il caldo era meno torrido. La bionda accompagnò il fratello in città facendogli fare un giro turistico, e si meravigliò nel vedere quanto ne fosse impressionato.
- non sei davvero mai stato in una città così grande? -
- non mi sono mai mosso dal paesino dove abito io, ci sono pochissimi negozi lì. - sorrise, fermandosi davanti la vetrina di un negozio di videogiochi. - Wow, sembra fantastico questo! - indicò la custodia di un gioco, che ritraeva due militari che puntavano i loro fucili verso l'osservatore.
- Ti piacciono i giochi così? -
- Mi aiutano a rilassarmi. Amo gli sparatutto ma anche i gdr. Non sopporto però i giochi di corsa o di calcio. -
- Hai qualche console a casa? -
- Solo una e due giochi, non mi hanno mai voluto comprare molto, anche perchè papà non può permetterseli, costano una cifra. -
- Un giorno te lo regalerò uno io, per il nostro compleanno. -
- E' passato, eh. -
- Già, siamo ad agosto ormai. Tra un mese Nozomi fa otto anni... è cresciuta così tanto... -
- Ecco là. -
- Uh? - la bionda si voltò verso il fratello, che ridacchiò in modo divertente.
- Finisci sempre con il parlare di lei. -
La ragazza fece per aprire la bocca ma la richiuse in fretta, spostando la sua attenzione al suolo.
- mh... è che... dato che ho la sua responsabilità... passo molto tempo con lei... -
- Non devi scusarti, sore. Fai bene il tuo lavoro. -
- Non continuare a parlare di lavoro, non sono ancora una tutrice... sono solo una amica, per ora. -
- Una sua amica di tipo sette anni più di lei che la aiuta a studiare e le insegna nuove cose... sei una futura tutrice, te lo dico io. -
- Se Decimo vorrà che continuo a occuparmi di sua figlia. -
- perchè non dovrebbe volere? -
- Mah, era una supposizione. -

La giornata passò rapidamente, come sempre accadeva quando ci si divertiva e Luca sembrava divertirsi molto.
Arina lo portò a far spese, comprandogli un cellulare di ultima generazione per far sì che potessero tenersi in contatto, qualsiasi cosa accadesse.
Il biondo sembrava estasiato da quell'acquisto, continuava a smanettare con il cellulare da quando erano usciti dal negozio di elettronica.

Ormai il sole aveva deciso di abbandonarli e i due erano rincasati per prendere le borse del giovane.

- … Luca... perchè non resti a dormire da me? -
- No, sore. Devo andare, papà mi aspetta per stasera e non ho alcuna intenzione di farlo arrabbiare. -
- Ma... potremmo non vederci più... per davvero molto tempo. -
- resisteremo, come abbiamo fatto per tutti questi anni. -

Sotto un cielo rossastro, i due raggiunsero la stazione ferroviaria e Luca si intascò il biglietto che aveva preso all'andata, avvicinandosi ai binari e osservando l'orario di arrivo del suo treno.
- Sarà qui a momenti. -
- Doveva già essere qui... -
- Sore, siamo in Italia. Tutto va a caso, qui. -
- Già, tutto. -
I due si fissarono per qualche istante e la ragazza non poté far altro che osservare gli occhi del fratello con insistenza, così come stava facendo lui.

- Sai, sore... ho sempre sentito che mi mancava qualcosa nella vita. In realtà sentivo uno spazio vuoto, qualcosa che non c'era. So che eri tu. -
- Anche io, fratello. Ho sempre avuto un posticino che bramava di essere colmato, ed era riservato a te. -
- E' strano, eh? -
- non del tutto. Essere gemelli... è qualcosa di più che essere fratelli. Noi siamo... un insieme, due metà che si compongono l'un l'altra... cioè, guardiamoci... siamo uguali. -
- Sì, siamo un'unica realtà. -
- … e questa da dove l'hai tirata fuori, Luca? -
Il ragazzo ridacchiò.
- Un film di animazione per bambini... era davvero bello! -

Nonostante il ritardo preannunciato il treno arrivò qualche istante dopo, solcando i binari e fermandosi davanti ai passeggeri, che attendevano l'uscita delle persone arrivate a destinazione per poter prendere posto.
- … devi andare. -
- … devo andare. -
I due continuarono a fissarsi quando una lacrima non solcò il viso di Arina e Luca non si gettò ad abbracciarla, stringendola a sé.
- Sorella... non piangere o farai piangere anche me... -
- Non posso... non voglio che tu vada via, Luca... ho così tanto da dirti... così tanto da mostrarti... -
- Lo so, un giorno lo farai... e mi presenterai anche quel tuo fidanzato, Alessio. -
- … Alessandro. -
- Beh, lui. E se ti fa male, sappi che lo prenderò a pugni e gli infilerò la testa nel- -
- -gabinetto. -
- sì, esatto. -
Si staccarono, osservandosi per un'ultima volta mentre il biondino, con il pollice, asciugava le lacrime della gemella.
- ti voglio bene, sorella mia. -
- Ti voglio immensamente bene, fratello mio. -
- A presto, allora. -

Il biondo si chinò per prendere i suoi bagagli e salì, dandole le spalle, mentre la ragazza lo seguiva dall'esterno con sguardo apprensivo, osservandolo dai finestrini mentre prendeva posto nella carrozza accanto all'entrata.
Poggiò i bagagli e aprì la finestra in alto, appoggiandosi e osservando Arina con sguardo dolce e triste.
- … Luca... -
- ...Arina. -
- Mi raccomando. Studia, fa ciò che ti dicono, non parlare in modo volgare... -
Lui ridacchiò, probabilmente pensando alla sorella come una madre in ansia.
- Sorella, so badare a me stesso. -
Il treno fischiò e, lentamente, si mosse.

- Non voglio... non voglio che vai via! -
Iniziò a correre, seguendo il treno che si muoveva e cercando di non perdere di vista il fratello, ancora appoggiato al finestrino.
- Aspettami, sorella! Tornerò, te lo giuro! -
- Luca! Luca! -
- ti voglio bene, Arina! -
- Luca! Ti voglio bene anche io! Ti voglio tanto bene! -

Continuò ad inseguirlo, con il viso rigato da mille lacrime di tristezza, finchè non giunse al termine della piattaforma, quando Luca era ormai lontanissimo ed il treno aveva lasciato la stazione per sfrecciare velocemente sui binari, che lo conducevano lontano da lei.
Così restò, ferma a fissare l'orizzonte, con un vuoto nuovamente aperto dentro di lei e sentendosi inspiegabilmente sola.

***

Non era sola.
Poco più in là, nascosti dietro un'altra entrata, vi erano accucciati tre bambini, che l'avevano nuovamente seguita. I tre sembravano disorientati, non riuscivano a credere che una donna così forte potesse avere il viso cupo e bagnato dalle lacrime.

Fabio, il più sensibile dei tre, era scoppiato a piangere. Aveva sempre avuto una passione per Arina e non riusciva a vederla in quello stato.
Claudio, invece, la osservava in silenzio, assieme a Nozomi.
- Suo fratello è andato, ormai... -
- Ma... siamo sicuri fosse suo fratello? Potrebbe anche essere un suo parente a caso... suo cugino, forse. -
- Le somiglia davvero troppo per essere suo cugino. -
- sono due gocce d'acqua, è sicuramente suo fratello gemello. -
L'affermazione della bambina risuonava alquanto fredda e i due si sentirono abbastanza a disagio.

Claudio la scrutò attentamente, cercando di comprendere il perchè di quel comportamento.
- Non ce ne ha mai parlato... -
- non mi sorprende, non mi aveva mai detto nulla di nulla di lei... -
- Mi dispiace tanto che deve sopportare questo... -
- Anche a me, tutto per colpa di quelli della Lhumor. -
- La Lhumor Corporation? Pensi ancora a loro? -
La bruna si voltò verso il rosso e lo osservò con sguardo serio.
- pensi che me ne possa dimenticare? -
- Beh... no. -
- Non ho mai smesso di pensarci e... anzi, ho anche dei pensieri. -
- uh? -
- No... non posso lasciare in libertà quelle persone che hanno fatto soffrire così tanto Arina... -

Fabio tirò su col naso, annuendo, mentre osservava la donna che, immobile, scrutava nel tramonto, persa nei suoi pensieri.
Il rosso riuscì a resistere alla tentazione di chiedergli se preferiva Arina a Nozomi, data la scommessa che avevano fatto qualche settimana prima e che vedeva protagonista la piccola amica.
- Ma quindi... cosa vuoi fare? Vuoi ancora vendicarti? -
- … voglio solo non dover vedere Arina piangere così... - si voltò e scese le scale, uscendo della stazione e immergendosi nel caos serale della cittadina.
- Nessuno di noi lo vuole! -
- Allora dobbiamo fare un piano, no? -
- Come nei film? -
- Arina... non si fida di me, perciò non mi ha detto nulla. -
- Uh? -
- Sei sicura? -
La bruna scrollò le spalle.
- Se voglio che si fidi di me... devo trovare quei tizi e vendicare i suoi genitori. -
- … Nono... sono tanti, come facciamo solo noi tre? -
- non ci servono tutti loro. Dietro tanta gente c'è sempre una sola persona, me l'ha insegnato Primo-sama nei miei sogni. -
- uh... -
- Io voglio trovarlo... quel tizio che comanda alla Lhumor... e poi lo darò a papa così sia lui che Arina saranno felici e fieri di me. -

Il sole lasciò spazio ad un nero cielo, illuminato solo dalla luna e dalle luci elettriche della città.

   
 
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