Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: JudeNera    30/08/2012    1 recensioni
«Ragazzi» esordì Zack «Vi ho portato il pubblico!». Da dietro la porta spuntò una ragazzina «Salve a tutti» disse massacrandosi le mani. I ragazzi fecero un grosso sorriso tranne Jimmy che sembrava preoccupato «Come hai conosciuto questa testa di cazzo?» riferendosi al moro. «Hey! Testa di cazzo a chi?» Zack si tuffò su di lui che prontamente lo scansò facendolo quasi finire per terra. Ridendo Sam rispose «Ci siamo conosciuti in punizione... Avevo dato della "prostituta", per dirlo gentilmente, alla figlia della preside». Un vocione spezzò le risate soffocate dei presenti «E tu Zacky, che avevi combinato per stare lì in punizione?» Matt salvò quella ragazza che ormai era diventata color porpora per l'imbarazzo. «Secondo te, Shads? Ho picchiato Morrison, aveva insultato me e la mia amante» rispose velocemente il ragazzo guardando con occhi sognanti la sua chitarra.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter Five: You Got A Fast Car And I Got A Plan To Get Us Out Of Here.
 

Matt p.o.v.

-Siamo dei grandi, ragazzi!- urlai uscendo dalla sala di registrazione dopo aver ascoltato la demo
-Già, è davvero forte- aggiunse Brian, seduto su uno sgabello e con in mano la sua amata chitarra. Non riusciva mai a stare fermo e anche in quel caso stava accarezzando le ultime corde, tenendo sul manico accordi impossibili da capire. Parlavamo tutti insieme, e dicevamo più o meno le stesse cose, quando un suono ruppe quel caos di parole. Ci guardammo tutti negli occhi, cercando di capire da quale cellulare provenisse quel suono, e dopo qualche secondo Zack si rese conto che era il suo. Si alzò a fatica, era un pigrone nato, e la chitarra che teneva sulle gambe di certo non lo rendeva più agile o più voglioso di alzarsi; dopo 5 o 6 squilli riuscì a rispondere, e noi ricominciammo a parlare, sarebbe stato da scostumati origliare una discussione. Dopo pochi secondi un tonfo ci fece smettere di parlare, per la seconda volta, in quei pochi minuti. Ci girammo tutti contemporaneamente e vedemmo la chitarra stesa per terra e Zacky immobile, che la fissava. Non era un comportamento normale, non per Zack! Chiunque sfiorasse la sua chitarra riceveva una valanga di insulti a raffica, e invece ora il suo strumento era steso per terra, buttato a terra senza delicatezza proprio da lui.
-Zack? Tutto ok?- furono le parole di Jim, evidentemente preoccupato come me. Lui non rispose, e girandosi di poco si accostò a Brian, guardandolo dall’alto in basso
Sam è in coma- disse a denti stretti. Il ragazzo coi capelli lunghi si rabbuiò e abbassò lo sguardo, non era più in grado di reggere su di sé quegli occhi rossi, ormai pieni di lacrime.
-Che cazzo le hai fatto, figlio di puttana!- il nostro secondo chitarrista urlava, ma rimase immobile, a un metro da Bri. Queste furono le ultime parole che sentii, in quel momento era come se un grosso macigno mi si fosse piazzato sullo stomaco, impedendo al mio corpo di muoversi. Probabilmente è quella la sensazione esplicata nella frase “mi è caduto il mondo addosso”. Un senso di intorpidimento mi prese, e sperai che davvero fosse tutto un sogno, un brutto incubo, tutti volevamo bene a Samantha.

Zacky p.o.v.

Non so come riuscii a prendere l’auto e a correre verso l’ospedale, l’aria nella sala di registrazione si era fatta davvero pesante, nessuno parlava e io imprecavo contro Brian. Quasi come un automa percorsi quella strada, con il piede piantato sull’acceleratore e la vista appannata. Quando finalmente arrivai nel parcheggio dell’ospedale ringraziai il cielo di essere ancora vivo, corsi verso l’entrata e spinsi la porta con tutta la forza che avevo in corpo, producendo un gran rumore e facendo girare tutti quelli che erano nella sala d’aspetto.
-Samantha Williams… dov’è?- dissi ormai con il fiatone all’infermiera che era seduta dietro la scrivania. Lei mi scrutò con i suoi occhietti piccoli da sopra gli occhiali che portava appoggiati sul naso e dopo poco abbassò lo sguardo per cercare nelle scartoffie che aveva davanti.
-Camera 46, terzo pian…- non la lasciai nemmeno finire la frase che ero già sulle scale, avendo anche premuto il pulsante dell’ascensore che però tardava ad arrivare. Percorsi le scale a due a due e arrivato al terzo piano mi fermai sul pianerottolo, due file di camere di scagliavano davanti a me, le pari a destra, le dispari a sinistra. C’era un odore insopportabile, medicina mista a dolore in quei corridoi bianchi; e i medici e gli infermieri entravano ed uscivano dalle camere semiaperte con una faccia apatica, chissà quante persone vedevano entrare ed uscire ogni giorno da quell’ospedale. Mi piegai a metà e appoggiai le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato e forse anche per prendere coraggio. Mi alzai lentamente e feci piccoli passi, sfiorando con la mano destra tutte le porte candide, arrivando troppo presto alla 46. Aprii lentamente la porta, probabilmente perché il mio cuore avrebbe voluto che fosse tutto uno scherzo e che lei, in quel momento, stesse saltando sul letto; e allora io l’avrei guardata negli occhi marroni e avrei sorriso, perché tanta vitalità non poteva spegnersi così, da un momento all’altro. Purtroppo non fu così. Era distesa su quel letto con la pelle bianca, tendente quasi al giallo; era legata a diverse macchine e mi venne da rabbrividire, se si fosse svegliata in quel momento con tutti quegli aghi piantati nel corpo sarebbe andata fuori di testa, ne aveva la fobia. E invece era immobile, con gli occhi chiusi, ancora rigati di matita nera. Mi avvicinai, le presi la mano e mi ritrovai a pensare a come potesse suonare la chitarra con quella mano così piccola. Le riappoggiai la mano sul letto solo per qualche secondo, il tempo di prendere una sedia e di avvicinarla al letto. Le ripresi la mano e chiusi gi occhi.

-Sta zitta! Sei bravissima- le dissi mentre le facevo il solletico
-Ma che bravissima… io ora sto imparando a suonare la chitarra- riuscì a dire tra le risate
-Sei sicuramente più brava di Zack!- aggiunse Johnny serio prima che io smettessi di torturare Sam e cambiassi preda, lanciandomi alla cieca su di lui
-Cosa hai detto, brutto nanerottolo che non sei altro?- gli chiesi fermandogli le mani. Lui cercò di liberarsi ma fece un passo falso dicendo –Ma guarda chi parla, il gigante!-
Quindi mi lanciai sulle sue gambe, con un tuffo che sarebbe stato valutato 10 alle olimpiadi, e cominciammo a fare la lotta.
-Zack! Non voglio rimanere senza bassista- tuonò Matt
-E di me non ti importa?- misi il broncio, triste, mentre John dietro di me se la rideva
-Non per qualcosa, ma di chitarristi ce ne sono a bizzeffe, come te poi… Ecco, potrei prendere Sam al tuo posto- disse Matt ormai ridendo di gusto
-Nessuno mi ama perché sono troppo bravo! Siete tutti gelosi!- urlai, scatenando l’ilarità di tutti in quella stanza
-Hey… che succede qui?- fece la sua comparsa Brian con una birra in mano, appena presa dal frigo di sopra
-Bri, sempre il solito! Arrivi in ritardo e ti perdi gli show di questa scimmietta dai capelli viola- disse Sam ormai piegata in due dalle risate.


Non riuscivo più a stare seduto, era come se un miliardo di spine mi facessero male; mi misi quindi in ginocchio vicino al letto, tenendola ancora per mano. Cominciarono a passarmi in testa tutti i bei momenti passati insieme e mi sentivo dannatamente in colpa perché se ora lei si trovava in quel letto, immobile, lontana dalla famiglia, dalle amiche e dalla sua città, un po’ era anche colpa mia.

-Di cosa state parlando?- ci interruppe lei con 5 birre in mano, e dopo averle distribuite si sedette vicino a Brian
-Ehm… stavamo pensando a quante possibilità abbiamo di rimanere in questa città e continuare a fare musica, e penso che siano vicino allo zero-
-Non troviamo un cazzo di produttore… qui- aggiunse Jim, con le mani nei capelli. La passione di quel ragazzo per la musica gliela si vedeva negli occhi.
-Perché hai aggiunto qui? Avete trovato qualche produttore, quindi!- aggiunse Sam sorridendo
-Ecco… si. Ma vuole che ci spostiamo da questa città, ci ha promesso tante cose…- Brian era evidentemente sconvolto. Avevamo 19 anni, avevamo pensato tutti, almeno una volta nella vita di andare via da quella città troppo calda e chiusa ma, si sa, quando si presenta la possibilità di farlo sul serio si tentenna, il cambiamento fa paura.
-Se tu ti trasferisci io mi trasferisco con te- disse Sam decisa
-Non puoi, tu…-
-Io cosa? Sono maggiorenne, posso decidere ciò che voglio fare, e se partite io vengo con voi-
-Non sappiamo nemmeno dove andare, come fare per vivere e dove trovare i soldi per mangiare nei primi mesi, e tu vorresti venire con noi?- Brian era preoccupato, non avrebbe voluto sconvolgere la vita della sua ragazza, probabilmente
-Lo so che sei tragico e non ci sarà nulla che mi farà cambiare idea-
-Ma tu hai tutto qui…- il ragazzo non sapeva più che dire
-Perché, voi no? Voi non lasciate la vostra famiglia, la vostra casa, per inseguire un sogno?- la biondina domandò a tutti
Annuimmo debolmente, non sapendo da che parte tendere. Era vero che lasciavamo tutto lì, ma capivamo anche la preoccupazione di Bri, che era nostro amico.
-Io voglio vivere questo sogno con voi. Potrei partire anche io?-
Altra domanda a trabocchetto rivolta a tutti. E ora che dire? Dovevamo per forza screditare uno dei due, non c’era scampo. Fortunatamente Johnny mi tolse il compito ingrato di rispondere per primo
-Brian, io sarei felice se la mia ragazza mi dicesse che vuole partire con me-
Ecco, ti pareva, sempre il solito Johnny, era meglio se stava zitto, un po’ di tatto no, eh?
-E lo sono! Ma la conosco, so che non le farebbe bene stare lontana dalla sua famiglia-
Sam gli prese le mani e disse –Dimmi che non hai mai sognato di scappare via, dimmi che non hai mai sognato di poter ricominciare una nuova vita con la persona che pensi possa essere la più importante, e io ti lascerò andare da solo-
Brian sorrise –Io non penso che tu possa essere la persona più importante… tu sei la persona più importante per me-
Si baciarono fra i nostri fischi e le nostre urla. Fummo interrotti da Val, la fidanzata di Matt, che entrava nel nostro garage/sala-prove tutta sorridente
-Perché state urlando? Di che state parlando?-
Tutti ridemmo ancora più forte e io diedi una pacca sulla spalla al diretto interessato, sussurrando –Buona fortuna, M!-


Forse avrei potuto dire di no, avrei potuto dire a Sam che non era una buona idea venire con noi, che avrebbe dovuto lasciare quello stronzo del suo ragazzo e cercarsene uno migliore, uno che non la facesse piangere così tanto da schiantarsi in un’auto nella carreggiata opposta.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: JudeNera