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Autore: soel95    30/08/2012    2 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando quella mattina il capitano Phoebus aveva ripreso conoscenza, si era ritrovato riverso a terra a contatto con il freddo delle strade, sporco di fango ed indolenzito in numerose zone del corpo, dove la notte precedente l’arcidiacono lo aveva colpito; aveva un violento mal di testa e toccandosi lievemente la nuca, si accorse del sangue incrostato che gli imperlava i capelli biondi tanto amati dalle ragazze ed una violenta rabbia si impossessò di lui.
 
Ricordava perfettamente cos’era avvenuto la sera prima… era stato così vicino dall’avere la Esmeralda, era stato così preso dalla lussuria che non si era minimamente accorto di quel lurido bastardo che lo aveva colpito alla schiena; quel verme l’avrebbe pagata, l’avrebbe pagata cara anche se ancora non sapeva come… ma non gli importava, nessuno poteva trattarlo in quel modo facendolo apparire un incapace e poi rimanere impunito.
 
 Era sicuro si trattasse di un uomo, abbastanza alto a giudicare da come gli era stato inferto il colpo pensò passandosi distrattamente la mano sul collo… e doveva anche essere abbastanza giovane, sebbene non abituato alle risse, evento abbastanza consueto di quei tempi, bastava recarsi in una qualsiasi bettola della città per terminare la serata con una scazzottata… il non esservi avvezzo lo inquadrava come un individuo restio alla frequentazione dei luoghi pubblici ; si era fatto un quadro abbastanza definito della persona che avrebbe dovuto inseguire, ma il problema principale persisteva nonostante tutto… non aveva alcuna idea di chi dovesse cercare, l’unica cosa che aveva visto di quell’uomo erano gli occhi: occhi chiari, penetranti e che in quel momento sembrava bruciassero insieme a tutte le fiamme dell’inferno.
 
Si alzò da terra lentamente battendosi i vestiti per ripulirli dalla polvere e si diresse verso la piazza… aveva deciso che avrebbe riflettuto meglio dopo una bevuta durante la quale avrebbe anche potuto incontrare qualcuno dei suoi amici che sarebbero stati ben disposti a dargli una mano. Mentre camminava per le vie di Parigi erano due i pensieri fissi che martellavano il suo cervello: l’uomo che avrebbe rimpianto di essere nato e di aver deciso di attraversare il suo cammino ma soprattutto… quella maledetta boema, quella zingara figlia di nessuno che non solo aveva osato rifiutarlo, ma che era anche la causa della sua disavventura; era sicuro infatti che quell’uomo fosse intervenuto con l’intento di proteggerla poiché era riuscito a scorgere nel suo sguardo una passione ed un’ira che solo la carne era in grado di scatenare.
 
 
 
 
L’aveva osservata dormire per un tempo indefinito e gli era parsa più bella di qualsiasi cosa avesse mai camminato sulla faccia della terra; i suoi lunghi capelli corvini che le incorniciavano il viso ed erano sparsi disordinatamente sul cuscino tra i quali avrebbe voluto affondare il volto, era sicuro avessero l’odore del gelsomino… il suo giovane corpo che rannicchiato su un fianco gli offriva la vista della delicata linea del collo, quel collo che avrebbe voluto riempire di carezze, ma soprattutto quelle labbra rosee che si tiravano in un sorriso calmo e che avrebbe voluto fare sue, le avrebbe fatte diventare rosse come il sangue  furia di delicati morsi e baci lussuriosi.
 
Era una deliziosa sofferenza guardarla, tutto in lei appariva perfetto agli occhi di Claude che mai si sarebbe stancato di rimanere lì, accovacciato sul letto, sapendo che al suo fianco una creatura angelica riposava beatamente. Alla fine però si era reso conto che non sarebbe potuto rimanere ancora a lungo in quello stato di contemplazione poiché i suoi impegni come arcidiacono lo costringevano ad allontanarsi da lei; aveva ancora in mano le garze che era andato precedentemente a prendere nel suo studio e per questo prese, facendo attenzione a non destare Esmeralda dal suo sonno, a fasciarle delicatamente la caviglia… non avrebbe però dovuto indugiare un secondo più del necessario su quella pelle vellutata, altrimenti i desideri che albergavano nel suo cuore avrebbero ripreso il sopravvento costringendolo a farle del male.
 
Non sapeva neanche lui dove aveva trovato il coraggio di allontanarsi da lei… forse nell’immenso amore che nutriva nei suoi confronti; non gli avanzava ancora molto tempo, per questo decise di darsi una rinfrescata prima di scendere nella cattedrale ed iniziare una giornata di prediche nelle quali ultimamente non credeva più, che mai come in quel periodo gli erano apparse false e prive di ogni fondamento. Slacciandosi la camicia, si soffermò con lo sguardo sulle sue forme di uomo riflesse dal piccolo specchio… le spalle erano ampie ed il torso vigoroso, aveva un fisico asciutto e per nulla sgradevole alla vista; fu mentre si passava un panno bagnato sul petto che una domanda gli attraversò la mente, era qualcosa alla quale non aveva mai dato importanza ma che ora gli appariva fondamentale… come appariva agli occhi di Esmeralda? avrebbe mai potuto apprezzare quel corpo, amare quel corpo che mai nessuna aveva avuto?
 
Si voltò un’ultima volta in direzione della ragazza e chiudendo distrattamente i bottoni della tunica le depose un lieve, castissimo bacio in mezzo ai capelli prima di uscire dalla porta e attraversando gli ampi corridoi, raggiungere la cattedrale che iniziava già a riempirsi di fedeli per le lodi mattutine.
 
 
 
 
Quando Esmeralda si ridestò dal sonno doveva mancare poco a mezzogiorno a giudicare da come il sole, oramai alto nel cielo, rischiarava l’intera cella; finalmente si sentiva riposata… riposata ed inspiegabilmente serena. Non riusciva a spiegarsi la straordinaria sensazione di benessere che la pervadeva, percepiva chiaramente che doveva essere accaduto qualcosa… qualcosa di bello, tranquillizzante… piacevole… ma non capiva cosa; forse erano i residui del sogno che aveva fatto, ma in quel caso se ne sarebbe ricordata.
 
Eppure c’era qualcosa… era convinta fosse stato solo il frutto della sua immaginazione ma l’emozione che quel contatto era stato in grado di trasmetterle le faceva dubitare di questa convinzione; un tocco lieve, delicato che le aveva sfiorato la fronte per immergersi poi nei suoi capelli, erano state delle labbra morbide e gentili quelle che l’avevano toccata che questo fosse avvenuto in sogno o per davvero.
 
Si mise a sedere e solo in quell’istante si accorse delle fasciatura precisa che le avvolgeva la caviglia ed il piede… quell’uomo, Claude Frollo, doveva avergliela medicata mentre dormiva; l’idea però che l’avesse toccata in un istante di vulnerabilità come quello del sonno la mise a disagio, si poteva davvero fidare di quel prete? per davvero non avrebbe preteso nulla da lei? indubbiamente si era comportato in modo cortese con lei… l’aveva trattata come un ospite e non come una prigioniera tentando di metterla a suo agio in quell’ambiente austero.
 
Tuttavia si sentiva ancora restia a lasciarsi andare in sua presenza, d'altronde lo conosceva da meno di un giorno e sebbene l’impressione che si era inizialmente fatta di lui si fosse rivelata sbagliata, ciò non toglieva che numerose volte nei giorni precedenti l’aveva spaventata durante le sue esibizioni in piazza; non riusciva ancora a capacitarsi del perché e si ripromise di tentare di domandarglielo  non appena se ne fosse presentata l’occasione.
 
Il suo flusso di pensieri venne bruscamente interrotto dal suono di due colpi secchi e decisi che venivano inferti alla porta seguiti subito dopo dal rumore dei cardini che cigolavano; la vide girare così da permettere al corpo dell’arcidiacono di farvi capolino e controllare l’intera stanza fino a soffermarsi sulla sua figura che rimaneva ferma, seduta sul letto con gli occhi fissi su quelli chiari dell’uomo.
 
-Ah… perdonatemi io… non intendevo svegliarvi…- iniziò lui palesemente in imbarazzo
-No voi… non preoccupatevi… mi sono svegliata da sola pochi minuti fa…-
-Bene… ecco… suppongo che foste molto stanca dopo la spiacevole esperienza di ieri sera… e quindi…- si accorse che l’arcidiacono era nervoso, balbettava e non riusciva a guardarla in faccia mentre parlava -… Bhè, volevo assicurarmi che steste bene e che… non aveste bisogno di nulla…-
-Vi ringrazio… ma sto bene-
-Ne sono lieto… se per caso necessitaste di qualunque cosa… potete rivolgervi a Quasimodo…-
 
A quelle parole un velo di inquietudine le attraversò gli occhi e Claude comprese che il ragazzo le incuteva forse addirittura più timore di lui, ma sebbene il suo aspetto fosse mostruoso, il cuore del giovane era limpido e gentile
 
-Non abbiate timore di lui… egli in realtà è buono…-
-Mi fa paura…-
-E’ comprensibile… ma spero vi rendiate presto conto voi stessa… che non avete nulla da temere…- lo vide abbozzare un sorriso nel tentativo di infonderle coraggio ed Esmeralda si rese conto osservandolo, che se sul suo volto non fosse permasa quell’espressione crucciata o pensierosa, il suo volto sarebbe apparso decisamente… bello
 
 
 
 
Il suono delle campane annunciò a Claude che a breve avrebbe dovuto ritornare nella cattedrale per servire messa e nuovamente il cuore gli si strinse in una morsa al pensiero che sino al termine delle celebrazioni non avrebbe potuto rivederla… sentire la sua voce; all’improvviso però, dalla sua mente scomparve tutto, ogni pensiero, per lasciare il posto solo ad una preoccupazione che aveva tentato di ignorare durante la notte passata;
 
-Ora… devo andare…-
-Certo…-
-Vi pregherei un’ultima cosa… sebbene sia stato io stesso ad assicurarvi che tra queste mura, mai dovrete sentirvi una prigioniera… che cerchiate di farvi notare il meno possibile dagli altri confratelli… ed in particolar modo in prossimità di questa cella…- era riuscito a non avere alcun cedimento, aveva pronunciato queste parole con risolutezza ma senza mancarle di rispetto in alcun modo
-Non comprendo il perché…  voi mi avete condotta in questo luogo…-
-Lo so… ma cercate di comprendermi…- chiuse gli occhi per darsi coraggio – sebbene io nutra dei sentimenti profani… rimango pur sempre un prete che ha pronunciato dei voti sacri… se si venisse a sapere che ho condotto una donna nelle mie stanze… bhè… correremmo dei seri rischi entrambi…-
-Cosa intendete con… seri rischi?...- aveva scorto una nota di preoccupazione nella sua voce
-Io probabilmente finirei davanti al tribunale ecclesiastico e dovrei sopportare il pubblico diniego… mentre voi… rischiereste di essere rinchiusa in un convento per…-
-No!... io non…-
-Calmatevi vi prego… l’accesso alla cattedrale non è proibito alle donne… sarà sufficiente che prestiate solo un po’ di… attenzione… ecco tutto…-
-Voi… come potete rimanere tanto calmo mentre mi dite queste cose?... sembra quasi che la cosa non vi riguardi… che non siate minimamente in ansia…-
-Vi sbagliate…- disse sottovoce – vi sbagliate davvero…-
 
Dopo averle rivolto un lieve cenno con il capo, aprì la porta per tornare al suo lavoro… non dopo averla salutata ed averle assicurato che le avrebbe portato qualcosa da mangiare non appena fosse stato libero.
 
  
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