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Autore: anonima K Fowl    31/08/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se, in una mattina cominciata come le altre, Artemis scoprisse della scomparsa di Beckett e Myles?
Aiutato da Spinella Tappo, Artemis dovrà scoprire dove si trovano i fratelli e riportarli a casa sani e salvi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta il capitolo è per artemide98 e SpinellaTappo98, che hanno recensito i miei ultimi capitoli, oltre al fatto che anche io sono del 98!
Grazie ad artemide98 per aver messo la mia storia tra le preferite (sìììì!) e a SpinellaTappo98 per averla messa tra le seguite come anche altre persone: siete in non pochi ormai! :D


Capitolo 15 - Botola d'argento


Era ormai passata mezz’ora e svariati vicoli ciechi e diramazioni di strade quando Artemis si fermò.
Lungo tutto il tragitto non aveva proferito parola ed era rimasto assorto in quella che sembrava una silenziosa meditazione. Talvolta a Spinella parve di sentirlo mormorare qualcosa come se parlasse a sé stesso: da quanto riusciva a sentire, sembrava che stesse ripetendo sempre una stessa parola, o qualcosa di simile.
Speriamo che abbia un piano di qualche genere e che non sia semplicemente impazzito, pensò l’elfa con stizza lanciando un’occhiata all’amico che sembrava impegnato a guardarsi i mocassini con ostinazione senza degnarla di uno sguardo.
Anche Leale aveva notato qualcosa di strano ma aveva preferito non parlarne in caso Artemis avesse avuto bisogno di concentrazione.
Fortunatamente, la corpulenta guardia del corpo aveva ragione.
Quando Artemis si fermò nel bel mezzo di un vicoletto gli altri due si fermarono anch’essi in attesa che dicesse qualcosa.
 - Mille e zero-otto- annunciò il ragazzo compiaciuto.
Leale lo fissò alzando un sopracciglio e aggrottando la fronte impercettibilmente. Spinella invece lo guardò come se avesse parlato in un linguaggio ignoto al suo dono delle lingue.
 - Beh? Aspettiamo spiegazioni dal tuo impareggiabile genio, Artemis. Vedi di sbrigarti.- gli intimò lei da un lato spazientita e dall’altro incuriosita all’idea di scoprire ciò che aveva in mente.
Artemis si lasciò sfuggire uno sbuffo poco decoroso: nessuno lo capiva ultimamente!
Per un istante gli venne la voglia di intavolare una conversazione scientifica con Polledro e accantonò il pensiero ripromettendosi di segnarselo da qualche parte, quando e se ne avesse mai avuta l’occasione.
 - Allora- esordì con enfasi:- non c’è molto da dire. Un giorno quando ero… più giovane… mia madre mi portò qui in questo inutile campo nella speranza forse che socializzassi con altri bambini, o che facessi una attività di puro svago-. Fece una piccola pausa, giusto per lasciare il tempo agli altri due di capire quanto fosse assurda l’idea.
 - Ricordo.- si intromise Leale. – Hai passato un intero pomeriggio a vagare svolgendo calcoli e, nei rari momenti in cui ti interrompevi, a lamentarti con Angeline.
Spinella pensò ancora una volta che Artemis da piccolo era stato veramente un fangosetto solo e fuori dal comune.
 - Non proprio… ma in sostanza, sì.- confermò il giovane e proseguì con una punta di orgoglio: - Ho riflettuto sulla formula E=mc2 e posso confermarvi che è esatta, teoricamente parlando… Ma non divaghiamo. Mentre ero lì e non avevo nemmeno un blocco per appunti e una penna con cui lavorare ho cominciato, quasi senza accorgermene, a misurare in passi le distanze del parco, che è molto vasto.
Camminando qui nel labirinto ho contato i miei passi, calcolando le maggiori dimensioni della mia falcata rispetto a quando ero bambino, sottraendo i passi quando trovando un vicolo cieco retrocedevamo sulla stessa strada, valutando i tratti di percorso in cui procedevamo non verticalmente.
Artemis spalancò le braccia: - Ed ora siamo qui, a mille e otto passi dall’entrata, secondo i miei calcoli.
 - Il centro del labirinto…- sussurrò Spinella.
 - Precisamente. Solo un poco decentrati verso destra.
Leale annuì e concluse: - E dato che Gem è un folletto teatrale la sua base sarà al centro esatto di questo campo, basta che procediamo sempre dritto a sinistra passando attraverso le siepi e saremo arrivati.
 
 - Che baroni!- constatò il folletto in questione con un sospiro lungo e ben scandito.
 - Non è così che si vince un labirinto. Se loro barano in questo modo, potrei decidere di farlo anch’io…- lasciò in sospeso la frase e guardò dritto davanti a sé i due bambini stretti l’uno all’altro che lo fissavano di rimando dietro a una teca.
Gem battè la mano sul vetro con dei colpetti misurati, riflettendo.
Ormai era il tempo di dimostrare la sua superiorità a quell’arrogante fangoso.
 - Si alzino i sipari! - annunciò eccitato.
 
Spinella estrasse con dimestichezza la sua neutrino.
 - Fatevi da parte.
Artemis non se lo fece ripetere due volte e si scostò dalla siepe di qualche passo.
Allora l’elfa premette il grilletto e così facendo creò un foro di qualche centimetro tra le foglie.
Il buco venne allargato con una serie di colpi aggiuntivi dell’utile pistola e con l’aiuto manuale di Leale.
- Una è andata. – commentò a lavoro terminato l’omone.
Ne mancano solo altre otto, o forse nove, pensò Artemis contrariato.
Spinella gli lesse il giudizio in faccia e passando attraverso il varco nel fogliame commentò:
 - Sai com’è, Arty, non siamo tutti dei viziati senza un briciolo di pazienza. Se vuoi che ci sbrighiamo ancor più velocemente, vieni e datti da fare.
E con questo, Artemis sospirò e si ficcò le mani in tasca, un atteggiamento da adolescente indispettito che non era suo solito ma che in quel momento gli si adeguava.
 - Aspetterò. – bofonchiò sul vago, ricordando che l’ultima volta che aveva dovuto fare qualcosa di impegnativo era stata solo qualche mese prima, la scalata dei tralicci a Rathdown Park nella Dublino del passato.
Troppo lavoro fisico, pensò.
Poi però smise di esitare e si costrinse ad aiutare Leale e Spinella a forza di strappare rami e foglie, un lavoro in fin dei conti non così faticoso ma comunque impegnativo. E soprattutto inadatto per delle mani ben curate come le sue, che impegnate in un compito del genere si graffiavano e arrossavano.
Sperò che tutto questo gli sarebbe servito almeno a fare una buona impressione sull’amica.
Leale gli sorrise:
 - Ti sei deciso a darci una mano, Artemis? Quasi non lo avrei creduto possibile.
 -  Nemmeno io. – soggiunse il ragazzo.
 
Quando finalmente i tre si trovarono di fronte ad una botola argentata Artemis dovette trattenersi dal sospirare di sollievo.
Avvicinò le mani al volto, e girandole lentamente davanti agli occhi le esaminò. Taglietti a parte, sembravano abbastanza a posto.
Spinella gli diede una pacca sulla spalla e con un ghigno gli precisò:
 - Sappi che questa era la parte facile, ora viene il bello.
Artemis notò che gli occhi le brillavano mentre lo diceva, lasciando trapelare un piacere nell’affrontare le sfide che il giovane già sapeva essere parte del suo carattere.
Non disse niente per qualche istante, chiedendosi se era a causa di quel gusto con cui si lanciava nelle imprese e della sua determinazione che, nonostante avessero gli occhi degli stessi esatti colori, a lei sembravano sempre dare un tocco di luce in più, mentre i suoi erano impassibili e non comunicavano nulla.
Riscuotendosi da quegli strani pensieri, Artemis rispose al ghigno e con rinnovata risolutezza commentò:
 - Lo immagino.
Leale non s’intromise in quello scambio di battute, troppo influenzato dalla vicinanza che sapeva esserci con la conclusione della missione. Vittoria o disfatta che fosse.
Tenendo pronta la Sig Sauer si avvicinò alla botola e la sollevò a due mani senza alcuno sforzo. Non era chiusa a chiave.
Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi e un fischio sommesso gli usci di bocca.
 - Niente male.
 - Artemis e Spinella avanzarono contemporaneamente e osservarono all’interno.
Spinella storse le labbra.
 - A quanto pare i rifugi dei cattivi non si limitano più a cantine buie o manieri infestati.
Il giovane genio non potè che dimostrarsi d’accordo.
  
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