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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    01/09/2012    0 recensioni
[Drama - Kamen Rider Fourze]
[GentarouKengo] [OC - Figlio di Miu e Shun]
Collegata in parte alla mia precedente "This is Home", è una fluffata pura e semplice, con Gentarou e Kengo come protagonisti alle prese con il loro nipotino e con le paranoie di Kengo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales From Tokusatsu Worlds'
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Fandom: Kamen Rider Fourze
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Kengo/Gentarou, Kamen Rider Club, OC
Tipologia: FlashFic
Avvertimenti: Fluff
Genere: Sentimentale
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Toei Animation e Shotaro Ishinomori, che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro ed è dedicata al “Maritoh” Ankh.

 

BUONANOTTE KUNITERU

Rientrare a casa e trovare l'appartamento al buio, senza alcun segno di vita al proprio interno, era sempre stata la più grande paura di Kengo, soprattutto quando i genitori di Kuniteru erano in viaggio per lavoro e lui e Gentarou svolgevano il loro compito di zii: aveva sempre avuto il terrore di aprire la porta di casa e trovarsi immerso nella confusione più totale, in abiti strappati e buttati in ogni angolo, in libri distrutti, in fotografie e cornici in pezzi...

Fortunatamente, uno scenario apocalittico del genere non era stato quello che lo aveva accolto ma la paura gli era rimasta, ed era anche tanta; nervosamente, controllò due volte l'ora sul proprio cellulare, poi verificò il tempo trascorso dall'ultima chiamata che il fidanzato gli aveva fatto.

Erano le 20 e Gentarou l'aveva chiamato per dirgli che Kuni-kun aveva finito il bagnetto alle 17, tre ore erano troppe anche per lui... D'accordo che lui stesso non si era accorto dello scorrere del tempo, occupato com'era in una riunione, ma non poteva evitare di preoccuparsi.

Gentarou, sei qui?!” gridò, forse con troppa foga, mentre controllava la cucina, il bagno, perfino il terrazzo e lo sgabuzzino.

Ma del moro e del bambino nessuna traccia.

Stava ormai per decidersi a chiamare Yuuki, la polizia, perfino Oosugi, quando udì come un respiro, o meglio dire un russare, caratteristico provenire dalla loro camera da letto.

Armato di un ombrello, chissà che i presunti rapitori che il suo cervello aveva creato non fossero ancora da quelle parti, spalancò di scatto la porta, illuminando l'interno della stanza con la fioca luce del corridoio.

Dandosi ufficialmente del paranoico e vergognandosi anche solo di aver pensato che potesse essere accaduto qualcosa.

Sospirando sollevato, Kengo si slacciò la cravatta e si levò la giacca, spense le luminarie e arrivò a tentoni fino al proprio comodino, accendendo l'abat-jour e beandosi della vista di un Gentarou addormentato su di un fianco e col viso rivolto verso il suo lato del letto, con la tuta da ginnastica a rovescio, e un fagottino in pigiama azzurro che gli dormiva beatamente tra le braccia, coi pugnetti stretti attorno alla maglietta scolorita del giovane uomo.

In silenzio, senza smettere un attimo di sorridere come un ebete, Kengo tirò fuori il cellulare e scattò una fotografia.

Fotografia che venne spedita all'istante praticamente a tutti.

Poi, muovendosi con ulteriore cautela, si chinò prima a baciare Gentarou sulle labbra e infine il nipotino sulla fronte.

Buonanotte Kuni-kun...”

   
 
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