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Autore: Acquamarine_    01/09/2012    5 recensioni
Un gruppo di pazze ragazze, un viaggio verso Hogwarts e la semplice realtà: tutto ciò che oggi abbiamo vissuto, tutte insieme.
Dalla storia: «E si avviarono così, tutte insieme, verso quel nuovo anno appena sorto, che sarebbe stato ricco di avventure ed emozioni, anche se ordinarie; perché, nel loro piccolo, erano tutte straordinarie, tutte diverse e tutte uguali: storie diverse che si intrecciavano, andando a creare un meraviglioso arazzo chiamato amicizia.»
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è dedicata a loro,

che rendono la mia avventura su EFP così bella.

Ad Emma e Fred, che compaiono poco in questa storia,

ma per niente poco nella mai vita.

A Bes, che dovrebbe imparare a credere di più in sé.

A Charlotte, che è sempre pronta a dare una mano.

A Cat, che è una delle persone più dolci che ci siano.

A Frida e Kri, perché vederle insieme è meraviglioso,

perché sono speciale e perché io voglio loro bene.

A Marti, perché mi fa sempre ridere, a Sha, perché

insieme sono formidabile, e ad Alice, anche se non

ci ho parlato molto.

A Lily, perché adoro come scrive, e passerò presto a dirglielo.

A Jane, a Sbarbi, a Jo, Black, Tri, Beth, Ginny e coloro che non compaiono

in questa one-shot, ma a cui io penso sempre.

A mia madre, perché spero guarisca presto.

A J.K, ad Harry, Ron, Hermione, Ginny e tutti i personaggi, amati e non.

A tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo.

A tutti coloro che sognano ancora, che oggi sono saliti sull'Espresso per Hogwarts

e che ora stanno mangiando di tutto sotto il cielo stellato della Sala Grande.


* * *


  L'aria di settembre profumava di buone notizie, di ritrovi e di sogni, di paure, di sussurri e di abbracci. I costumi da bagno si riponevano a malincuore nell'armadio, rimandando la successiva visita all'estate successiva, e s'infilavano in valigia jeans, t-shirt, giacchette, la divisa della scuola, i libri e forse persino qualche aspettativa.

  I dubbi logoravano lo stomaco fino a quando i rintocchi rassicuranti dell'orologio, la voce della migliore amica o l'abbraccio del conoscente non riuscivano a scaldare il cuore, facendoci credere che sì, sarà un nuovo, pesante anno, ma che ci sarà sempre qualcosa a farci distrarre, ci sarà sempre qualcuno a farci compagnia; ci sarà sempre qualcuno a portarci una coperta e una cioccolata calda, quando fuori piove e ci stiamo annoiando, o che ci trascinerà con la forza ad Hogsmeade, perché anche se c'è la neve, è uno dei weekend in cui potete uscire, e non lo potete mica passare chiusi in dormitorio.

  L'aria del binario 9¾ profumava di tutto questo, aveva il suono delle risa e dei baci, degli schiaffi affettuosi e dei canti di gufi e civette, del gracchiare dei rospi e dei miagolii dei gatti. Era colorata di sciarpe rosse, verdi, gialle e blu, delle insicurezze dei primini e della loro eccitazione, della malinconia dei frequentanti l'ultimo anno, che avrebbero voluto fermare il tempo, per non dover dire addio a quella che, fino ad allora, avevano chiamato casa.

  L'orologio segnò le dieci e cinquantacinque, e gli occhi verdi della ragazza saettarono verso la folla. Stretta nella giacca leggera, era alla ricerca di un volto familiare, un sorriso inconfondibile, una maglietta tanto strana da poter appartenere solo a una determinata persona, eppure non riusciva a vedere nessuno.

  Sospirò, prendendo il carrello e sospingendolo verso il treno scarlatto.

  Impiegò un bel po' a salire, con tutto ciò che doveva portarsi appresso – e, per di più, la sua civetta non la smetteva di gridare – ma alla fine riuscì a camminare con facilità per il corridoio, cercando uno scomparto libero – o dove non ci fossero persone diversamente simpatiche, almeno.

  Si voltò un paio di volte, certa d'aver sentito la voce di una sua amica, ma si era sempre sbagliata. Alzò gli occhi al cielo, chiedendosi dove diavolo si fossero cacciate tutte, e continuò.

  L'interno del treno era persino più bello di quanto ricordasse: le pareti sui toni del marrone le davano una sensazione di accoglienza e, sebbene il corridoio fosse abbastanza stretto – a malapena riuscivano a passare le valigie – non avrebbe potuto immaginarlo in maniera differente.

  Di tanto in tanto qualche sbuffo di fumo arrivava sino ai finestrini del corridoio, e talvolta la facevano sobbalzare, ma poi sorrideva, dandosi della stupida per essersi spaventata per così poco. La valigia faceva abbastanza rumore, ma non aveva voglia di ripararla; non ancora, almeno. Forse, una volta giunta ad Hogwarts. Forse.

  Osservò distrattamente l'orologio della stazione, notando che mancavano quasi dieci minuti alla partenza e si chiese perché mai tutte le persone che non sopportava si erano decise a salire così presto sul treno. Dai loro scompartimenti arrivavano schiamazzi e battutacce che reputò ridicole e che le fecero alzare gli occhi al cielo più d'una volta. Si chiese perché mai on chiudessero le porte, e si rispose che, probabilmente, era perché il loro intento era infastidire i passanti.

  Ignorò i commenti che qualcuno faceva vedendola e ricambiò qualche saluto, chiedendosi talvolta chi fosse quello sconosciuto e sforzandosi di ricordare se l'avesse mai visto prima. Notò che i primini salutavano chiunque e che erano in gran numero già sul treno: gran parte degli scompartimenti era occupata da loro, anche. Qualcuno sedeva in disparte, qualcuno aveva già fatto amicizia, e la loro emozione, quale che fosse, la fece sorridere: ritornò con la mente a quattro anni prima, quando era salita per la prima volta sull'Espresso per Hogwarts. Le emozioni che l'avevano investita, un misto di paura, eccitazione e felicità, erano ancora chiare nella sua mente e si ripetevano ad ogni inizio dell'anno. Ne era certa, però: il primo anno le era rimasto nel cuore, e con esso tutto ciò che aveva provato. Forse, non avrebbe mai provato emozioni simili. Forse, in fondo, ne era felice.

  Vide un mantello sparire nel vagone successivo e sbarrò gli occhi. Solamente una persona poteva indossare un mantello dal dubbio colore. Probabilmente, non esisteva nemmeno, quella tinta. Si apprestò a percorrerlo velocemente ed aprì la porta, ritrovandosi nel vagone successivo. Il mantello ver... viola? Si perse in una vagone e nel momento in cui aprì la porta, un coro di risate e voci le giunse alle orecchie. Si permise un piccolo gesto di euforia, stringendo la mano a pugno e tirando il braccio verso di sé, e, dopo aver stonato un alleluia, tirò con forza la valigia dalla rotellina rotta e capitombolò proprio davanti alla porta.

  «È arrivata Zoe!» sentì dire da qualcuno.

  Era inconfondibile. Solo lei poteva cadere in quel modo.

  La civetta strillò di nuovo, quasi a volersi prendere gioco di lei, o forse spaventata per la caduta di cui era stata anch'essa vittima.

  «Sta' un po' zitta, Artemis, sì?»

  Conoscendola, propendeva per la prima.

 

*

 

   Lo scompartimento conteneva molte più persone di quante potesse, quasi come per magia. Sorrise, pensando che, forse, era quello il motivo.

  Il cielo che si intravedeva era velato da nuvole, e già dopo le prime settimane ci sarebbero stati giorni interi di pioggia, ne erano tutti consapevoli.

  «Vi ho cercato per un sacco di tempo!»

  «Lo sappiamo, è per questo che ti stavamo aspettando».

  Alzò gli occhi al cielo: era certissima che la stessero aspettando. Come no.

  «Comunque...» disse, buttandosi a peso morto su Emma, «direi che il carrello dei dolci è già passato. Per farvi perdonare, potreste darmi qualcosina. Mi accontento di poco, lo sapete».

  Fu per questo che riscosse dieci Cioccorane, sette Api Frizzole, due Bacchette di Liquirizia, cinque Zuccotti di Zucca e mezzo pacchetto di Tutti i Gusti +1.

  Guardò l'amica sotto di sé e decise che avrebbe mangiato le caramelle dopo; non era saggio farlo in sua presenza, soprattutto se il Fato avesse deciso di prendersi gioco di lei facendole capitare qualche caramella dal dubbio gusto.

  Si ritrovò col sedere per terra, stavolta non per colpa sua, e trascino sul pavimento anche l'altra ragazza, mentre i capelli rossi di entrambe si confondevano.

  Scoppiarono a ridere, fin quando la porta non si spalancò e una voce chiara esclamò: «Cos'è questo baccano?»

  «Charlie!»

  «Vi sembra opportuno fare festa senza di me?»

  Zoe le sorrise, cercando di salutarla. Sotto il dolce peso dell'amica non era molto semplice, in realtà, ma riuscì a muoversi.

  «Cioccorana?» chiese, col fiatone, come se avesse corso per l'intero Espresso.

  Charlotte cercò di avvicinarsi, ma dovettero passargliela poiché era davvero uno scompartimento pieno e non ci si poteva muovere. La scartò con un sorriso, prendendo posto non si sa dove – Zoe si lasciò cadere sul pavimento, chiedendosi perché mai il posto non fosse apparso prima - e poi comunicò tutta eccitata: «Ho trovato la figurina di Silente!»

  Gli occhi le si illuminarono, e Godric solo sa quanto potesse ammirare quell'uomo. Probabilmente aveva altre cento figurine del mago, pensò Zoe, eppure era un po' come i poster Babbani: non se ne hanno mai abbastanza.

  «Api Frizzole per me, gente!»

Cat entrò nello scompartimento e sembrò inizialmente incuriosita dalla gran folla, poi scosse la testa e si sedette. Su un altro posto libero.

  Zoe sprofondò nella moquette.

  Intanto, Emma si era alzata, riprendendosi il proprio posto ed aveva preso a sproloquiare sull'ipotetico gusto della gelatina al vomito, mentre Marti la ascoltava. In realtà stava pensando ai primini e a come divertirsi un po', ma questo ad Emma non era dato saperlo. Meglio lasciarla parlare, tanto prima o poi si sarebbe stancata.

  Non era vero e lo sapevano tutti, ma tanto valeva nutrire una speranza.

  «Ho trovato un altro Salazar Serpeverde» dichiarò Marti, stringendo la figurina tra le mani e rigirandola per leggere nuovamente il contenuto, quasi come se potesse cambiare. Sorrise.

  «Quante volte?»

  «È la quinta» rispose, alzando le spalle e avventandosi su una nuova Cioccorana. Che non trovò.

  Un'espressione d'orrore si dipinse sui volti di molte persone, che cercarono di fiondarsi verso la porta.

  «Tutto ma non i dolci!» bisbigliò la ragazza-pavimento, cercando di richiamare col pensiero la signora del carrellino.

  Marti, in posa piratesca, con un'immaginaria spada rivolta verso il cielo, dichiarò: «All'assalto del carrello!»

  «Lo svaligeremo!»

  «Lo svuoteremo!»

  «Chi se ne frega se ingrasseremo» disse qualcuno, saggiamente. Il club del cioccolato, dove il dolce era legge, non poteva permettersi di pensare a cose frivole come il peso. Erano cose che lasciavano fare alle simpatie dei vagoni precedenti, quelle.

  Le impavide ragazze tornarono con le braccia strapiene di dolci e la tasche più leggere, e subito il bottino si dimezzò.

  «Cioccorana, Bes?»

  «No... più tardi, sto scrivendo una cosa, mi manca solo l'ultimo capitolo!»

  Ma tanto lo notarono tutti, che aveva le mani sporche di cioccolato, quando tornò a scrivere.

  Di tanto in tanto, qualcuno andava a sbirciare cosa stesse scrivendo, ma, sebbene permettesse di leggere qualche frase, proferiva che no, non potevano sapere tutto, perché era una sorpresa. Le piaceva guardare fuori dal finestrone, poggiare la testa sul gelido vetro e pensare a qualcuno, qualcuno che tutte conoscevano in quella stanza. Qualcuno che si chiamava Theodore Nott.

 

*

 

  «Ragazze, scusatemi» annunciò Charlotte, alzandosi di colpo. «Vado a controllare cosa stanno combinando quei... mostric... adorabili bambini».

  Zoe fece per alzarsi per sedersi, ma la porta si aprì e ne entrarono velocemente Sha e Lily, la prima si sedette al posto di Charlotte, l'altra ad un altro posto vuoto – Zoe si schiaffeggiò velocemente – vicino all'uscita.

  «Ehi!» disse Marti, allegra, saltellando verso Sha, «avrei una o due idee per... Tu-Sai-Cosa».

  «Ottimo, mi sa che stavolta ci divertiamo davvero».

  «Andateci piano con i primini, la McGranitt li vuole tutti interi per lo Smistamento!» Charlotte si affacciò nello scompartimento per un attimo, poi si volse di nuovo verso sinistra. «E voi, smettetela! Ringraziate di non essere stati ancora smistati, altrimenti...»

  Sospirò, volgendosi verso Sha. «Di questo passo, ai M.A.G.O. Non ci arriverò mai».

  Lily esaltò la propria casata, Grifondoro, ricevendo in risposta «È arrivata la Grifondiota... tanto i più fighi siamo noi Serpeverde!»

  «Idioti ci sarete voi Serpeverde, sempre pronti all'angolo dei corridoi a spettegolare e insultare. Spero che non ci siano ancora i prototipi di Tiger e Goyle, altrimenti la mia idea della vostra Casa cambierebbe ancor di più».

  Charlotte entrò completamente nello scompartimento, pronta a mettere pace fra le due. Passò lo sguardo da Sha a Lily ed esclamò, con voce sicura: «Buone! Sono Caposcuola! Siamo tutte grandi e dovremo dare l'esempio, non comportarci alla stregua dei primini!»

  Lily parve pensarci qualche secondo, ma fu interrotta dall'altra ragazza che esclamò: «La Coppa delle Case sarà nostra, anche se voi avete la direttrice intima del preside!»

  Cominciò una discussione su punti e favoritismi, e c'è da dire che, al di là di torto e ragione, entrambe le fazioni difesero con onore la propria Casa, dimostrando un amore smisurato per ciò che erano, per la propria famiglia Hogwartsiana e, soprattutto, un bel caratterino.

  «Scusate il ritardo!» esclamò Frida, spalancando la porta di colpo. «Ma sono incappata in una guerra di Caccabombe... in merito alla mia nomina a Caposcuola sono dovuta intervenire, soprattutto perché il mio carissimo collega di Corvonero si era appartato con la propria ragazza... bah. Comunque... sono avanzate delle Tuttigusti per me?»

  Charlotte, che intanto era tornata a sedersi – Zoe aveva sonoramente scosso la testa, gridando «Ci rinuncio!» e facendo scoppiare a ridere Emma, che le fece un po' di spazio sul proprio sedile dopo averla presa abbondantemente in giro –, le passò un pacchetto di gelatine, dicendole: «Prego, collega Caposcuola, io ho passato il tempo a rincorrere rospi e primini, ti capisco!»

  «A me sembrano tanto carin... okay». Zoe si nascose dietro Emma, e ricominciò a scartare Cioccorane, mentre l'altra le mostrava fotografie di un cagnolino che definì “inquietante”.

  «Puah! Il gusto rape è tremendo... ma siamo arrivati!» terminò Frida, volgendo gli occhi alla finestra. Immediatamente, l'intero scompartimento travolse Bessie, Zoe ed Emma che erano sedute vicino ai finestrini, e si fermarono ad osservare il Lago Nero.

  La distesa d'acqua rifletteva il blu elegante del cielo, e piccole onde la increspavano, rendendo difficile distogliere lo sguardo da quello spettacolo. Avevano appena costeggiato la Foresta Proibita, con gli alberi imponenti e tetri e i mille segreti che forse nessuno sarebbe mai stato capace di conoscere, quando un baccano si diffuse per i corridoi.

  I ritardatari correvano velocemente per il treno, ora allacciandosi la cravatta, ora inciampando sulla tunica, ora perdendo una scarpa.

  Le ragazze, però, non distolsero lo sguardo, ognuna persa nei propri pensieri.

  Frida cercava qualcosa nel cielo, o forse qualcuno, qualcuno di cui avevano sentito tutte la mancanza. Per tutto il viaggio, l'avevano rassicurata, ma nulla era riuscito a scalfire la sua preoccupazione. D'altronde, chiunque poteva capirla: non c'era traccia di Krixi, e potevano solo immaginare cosa diavolo fosse successo.

  Zoe ed Emma avevano rubato qualche foglio del manoscritto di Bessie, fischiettando. Lei se n'era accorta, ma aveva finto di non averle viste.

  Lily e Sha stavano, probabilmente, ancora discutendo di chi avrebbe vinto la Coppa delle Case, e tutti sapevano che, da un momento all'altro, avrebbero scommesso qualcosa.

  Charlotte si era avvicinata alla porta, stremata, ed aveva cercato di riportare l'ordine, aiutata presto dalle sue colleghe Prefetto e Caposcuola, ma la furia di ragazzini eccitati ed in preda ad una crisi nervosa era impossibile da placare. Scossero la testa, respirarono profondamente e si strinsero le mani, poi si lanciarono nel fiume in piena di ragazzini troppo vivaci.

  Marti e sua sorella, Alice, si unirono a loro, gridando a Sha di aspettarle per poter cercare di mettere in atto qualche piccolo scherzetto.

  Emma stava fingendo di non sapere nulla della storia e cercava di estorcere informazioni – già in suo possesso – a Bessie, mentre questa raccoglieva i fogli e camminava verso la porta.

  «Tu non vieni, Zoe?» si fermarono sulla soglia e si volsero verso l'amica.

  «Sì, sì, vi seguo, andate avanti voi».

  Rimasta sola, si morse il labbro inferiore, osservano lo scompartimento. Sorrise, con gli occhi lucidi, e si lanciò sui sedili.

  «Sì!» gridò, e probabilmente la sentirono persino Arya Stark, Edmund Pevensie, Percy Jackson e Daniel Sempere dell'ultimo vagone, ma non le importava granché.

  Si rizzò a sedere, poggiando la testa contro il vetro e osservando il lago, ancora più da vicino.

  «Bentornata a casa, Zoe. Bentornata in famiglia» sussurrò.

  Si alzò, uscendo dallo scompartimento – non prima di aver preso una Cioccorana solitaria abbandonata sul sedile – e sorrise, chiudendo la porta a vetri e osservando il teatro di quella giornata meravigliosa che l'avrebbe accompagnata per tutto l'anno e che, soprattutto, sarebbe stata seguita da altri giorni altrettanto belli.

 

*

  All'esterno del treno, l'aria era fresca, e le ragazze si maledissero per non aver indossato i mantelli. Nel treno era molto più caldo e solamente Charlotte aveva provveduto.

  Sorridendo, passò ad ognuna il proprio mantello.

  «Li ho presi dai vostri posti prima di scendere dal treno, dopo gli ultimi controlli. Ho pensato che avrebbero potuto servirvi».

  Fu immediatamente assalita dal gruppo di ragazze, che la strinsero in un abbraccio. Il primo abbraccio ad Hogwarts per quell'anno.

  «Su! C'è ancora tanto da fare! Dobbiamo accompagnare i primini» disse, riportandole all'ordine, ma quando se ne andò – seguita dalle sue colleghe – stava sorridendo.

  Non ebbero percorso due metri, quando furono attirate da un rombo furioso e una limousine apparve nel cielo. A mezz'aria, però, si fermò, e qualcosa volò verso il terreno, poco lontano dal gruppo di ragazze.

  «Sto bene!» gridò qualcuno, scattando in piedi, cercando di sviare l'attenzione da sé. «Non avete pettegolezzi da raccontare o rospi da inseguire? Su, su!»

  «Cri!»

Frida e le altre le corsero incontro, travolgendola in un groviglio di braccia e gambe.

  «Eravamo preoccupate per te, non sapevamo dove fossi!»

  «Storia lunga, ragazze... cerchiamo una carrozza, volare in limousine non è esattamente comodo... non come sembra, almeno».

  «Chi era il tuo autista, a proposito?»

  «Non lo so mica! Non parlo con gli autisti» dichiarò, in tono fintamente altezzoso, scoppiando a ridere.

  «Suppongo di doverle dare del lei» rispose Frida, prendendola sottobraccio e trascinandola verso un gruppetto di primini troppo rumorosi, che non seguiva i consigli di Hagrid. Charlotte e le altre le imitarono, cercando di comprendere cosa stesse succedendo in quel putiferio e gridando, talvolta: «Seguitemi! Sono un Caposcuola!» oppure «Sono un Prefetto, venite con me!»

  «Gente, sbrighiamoci!» gridò Zoe alle rimaste. «Il cibo ci sta aspettando!»

  E si avviarono così, tutte insieme, verso quel nuovo anno appena sorto, che sarebbe stato ricco di avventure ed emozioni, anche se ordinarie; perché, nel loro piccolo, erano tutte straordinarie, tutte diverse e tutte uguali: storie diverse che si intrecciavano, andando a creare un meraviglioso arazzo chiamato amicizia.

 

 

 

  Note finali:

  Questa one-shot è stata ispirata dalle mie amore su facebook, alcune battute sono riprese pari pari dalla conversazione che abbiamo fatto, altre sono cambiate (ma il senso è mantenuto), altre inventate di sana pianta. Diciamo che in taluni casi mi sono fatta prendere dalla fantasia :)

  I salti temporali ci sono e forse infastidiscono, ma siccome erano commenti ho dovuto un po' adattare il tutto e, talvolta, ho staccato totalmente per rendere il tutto più “leggibile”. Mi sono divertita moltissimo oggi, sia a scrivere, sia a vivere questa avventura assieme a loro, e dedicargliela è doveroso. Se ho dimenticato qualcuno, sappia che non è per cattiveria, ma per vera sbadataggine.

  A proposito: ad Alez, anche se non compare, perché so che andrà tutto bene.

  Non ti avevo dimenticata, amore. ♥

  Ebbene, questa è realtà e non invenzione, prima ho cercato di mentirvi v.v Quindi, in base a questo, direi di dover filare a letto, dato che domani devo svegliarmi presto! (fortuna che, però, è domenica e non c'è lezione O:D).

  Piesse: mi scuso per come vi ho ritratte a volte, ragazze xD Ma come mi veniva, così scrivevo ♥

  Potrebbe sembrare che i primini non ci stiano simpatici, ma non è così. Li adoriamo, in realtà. Almeno credo.

  Ho realmente chiamato le gelatine “Caramelle”, lo so ç_ç Ma mi scoccia ricercarle ò.ò

  Arya Stark e i fighi che l'accompagnano in quella riga sono solo alcuni dei personaggi preferiti di alcuni libri che amo, e volevo inserirli. Fanno parte del gruppo che sta simpatico a Zoe, ovviamente v.v

  Ah, la socia/mogliA/sorella/compagna di sventure/mangiatrice di gelatine è volutamente rossa, perché le voglio bene anche se a volte mi manda ai pazzi, e perché sì v.v Anche io ho i capelli rossi, però anche lei è figa, su v.v

  Vi voglio tanto bene e scusatemi lo sproloquio.

 

  Piesse due: state attenti ai cani e alle gelatine al gusto vomito! v.v

  Piesse tre (è davvero l'ultimo!): non ho ancora deciso chi sia la persona col mantello dallo strano colore. Ma doveva esserci, chiunque fosse. ♥

   
 
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