Torment
Fiammeggia nel ventre,
nella mente distorta...
il fuoco ribelle dalla fiamma contorta.
Un soffio di fiato
un bacio gelato...
l'eterno supplizio
di un amore rubato.
“Amore Malato” di Saffo.
Voglio
morire.
La spada angelica, lucida e perfettamente brillante, in un
sibilo fa schizzare il sangue del demone contro il tuo bellissimo viso. E’ nero…
scuro, lurido, come te, come la tua anima.
Sei sbagliato, errato, come il calcolo di un problema
riuscito male, come fondamenta troppo deboli sotto un grattacielo imponente,
come un diga senza chiodi che dovrebbe fermare la furia dell’acqua di un fiume.
Furia… c’è furia nelle tue vene, nella tua testa, nel tuo
cuore, nel tuo sangue.
Colpisci, colpisci, trafiggi, sfracelli.
Non ti
fermare.
Ancora.
Sangue.
Spezzi l’aria con il boato della tua spada.
Di nuovo.
Carne.
Più forte.
Affondi la lama, sibila, è un coltello affilato che urla,
che ti entra nelle orecchie, che ti ferisce. E’ la sua voce…
Morte.
Sulle tue mani, sui tuoi vestiti, sulla tua faccia… e chi se
ne importa. Uccidere, è questo che ti hanno insegnato. È quello che tu hai
imparato.
E ti piace, non è vero? Ti fa sentire forte, forte e
potente… invincibile.
Voglio
morire.
Ancora di più, sempre.
Rabbia.
Tanti altri colpi: uno, due, tre, e non bastano, non bastano
mai…
Uccidi.
Urla.
Uccidi.
«Jace. »
La mano sulla tua spalla è leggera proprio come la sua voce.
Isabelle, i capelli neri e lisci lungo la schiena, sbatte la frusta e la
arrotola al suo polso come un bracciale tribale. Alec ti riporta indietro con
un sospiro, ti ricorda che non sei un animale, una bestia senza spirito, ti
ricorda che hai una mente e un cuore, e tu comprendi, comprendi che vorrebbe
che ti fermassi. Ma la tua furia arde come un fuoco bollente che ti sta
bruciando, e lui non lo sa, lui non sa cosa vuol dire. E nel frattempo tu
bruci, ti disintegri… scompari.
«Ho finito.»mormori.
Sfinito, mentre guardi il cadavere martoriato ai tuoi piedi,
getti la spada a terra. Canta le tue grida, come un sirena incantata. Un tonfo
rumoroso, un urlo fatto di vetro… il rumore della vittoria: lo stesso della
sconfitta. Sei stato bravo, come ti hanno insegnato, implacabile come sei
sempre stato, e impagabile, insoddisfatto, come non ti sei mai sentito prima.
Voglio
morire.
Vuoi essere quel demone, quel demone che adesso scompare e
finisce di sanguinare in un'altra dimensione. Vuoi essere lui perché così tutto
potrebbe terminare con solo dei colpi di spada, con del sangue, con del dolore.
E invece sei qui, vivo, più di chiunque altro. Perché l’odio ti alimenta più
del cibo, l’odio è parte di te e ti sta distruggendo. È il tuo assassino. E ti
sta consumando.
Vuoi morire.
Ed è tutta, tutta colpa sua. Lei è bellissima, intelligente,
fastidiosa, perspicace, altruista, acida, insicura, buona… e tu la ami.
Tu la odi.
La ami da quel giorno, da quel giorno in cui lei ti ha reso
testa, ti ha guardato senza magia, ti ha visto per quello che sei.
E la odi perché non la potrai mai avere, non sarà mai tua, diverrà
la tua maledizione. Ti ha già maledetto, ti ha dannato per tutta la vita: per te
vivere è come bruciare al sole per un vampiro.
Clary…
Lei è tua sorella.
Clarissa Mongersten è tua sorella.
Il tuo nome è Johnatan. Jonathan
Christopher. Jonathan Christopher Mongersten. E sei suo fratello.
Vuoi andare all’inferno, vuoi sentire le fiamme al posto del
dolore. Vuoi vedere se morire fa più male di vivere così.
Voglio
morire
Amare significa distruggere.
E tu sei distrutto.
Essere amati significa essere distrutti.
E lei ti sta distruggendo.
Allora anche lei, anche lei ti vuole, ti vuole allo stesso
modo in cui la vuoi tu; lei vuole essere strinta, vuole che la baci sulla
labbra, vuole che la guardi come te lo dice il cuore, come te lo grida lui
quando la vedi, perché non puoi fare a meno di lei, non puoi fare a meno di
affrontarla. E vorresti che l’odio sia più forte, più forte dell’amore. E
invece combattono, combattono insieme. L’amore è il tuo demone, l’odio è il tuo
cacciatore. Ma l’amore non muore, mai. E l’odio lo rincorre. Sono insieme,
vivono all’unisono, sono la tua tortura… e tu sai, sai chi è più forte.
Perché l’amore… l’amore è quello che brucia, è quello che
annulla. E’ l’incendio doloso della tua vita che porta via con sé tutte le cose
per cui prima ti sembrava di essere giusto. E invece sei debole, fragile, sei
friabile, delicato come il guscio di un uovo, e il tuo cuore è troppo pesante
per te, per le tue costole: è un aquila rinchiusa in una gabbia, e ti sta
sfracellando. Il tuo cuore… sembra che si sia diviso e che pulsi attraverso le
tue vene, per farti sentile quanto fa male, quanto brucia l’amore, più delle
ferite, più delle rune, più delle lacrime.
Va’
all’inferno, Clary, e portati via tutto, tutto di me; portati via i miei
desideri, i miei sogni, portati via i miei incubi. Rendimi vuoto, svuotami,
prendimi il cuore, perché non ce la faccio più a sentirlo urlare. Prenditi il
sangue, così non lo vedo più scorrere quando mi ferisco e penso che amarti porta
più agonia di essere dissanguati. Portati via i miei occhi, così non potrò più
vederti; e portati via i miei ricordi, così potrò dimenticare il tuo viso, i
tuoi occhi verdi come l’acqua salata, la tua voce chiara e decisa che ha reso
il mio nome il più bello che io abbia mai sentito, quando è stato pronunciato
dalle tua labbra. Portati via la mia vita, portati via le mie ambizioni, portati
via la mia infanzia, così potrò vagare per il mondo senza conoscere, senza
conoscere te, senza accettare i miei sentimenti. Prenditi Jace, Jace Wayland,
quello spavaldo, fastidiosamente egocentrico, quello che avresti voluto
uccidere, non è vero? E prenditi Johnatan, Jonathan Cristopher, seppelliscilo,
nascondilo, strangolalo, perché è un mostro: ama il suo stesso sangue… il tuo.
Vorrebbe sentire il sapore delle tue labbra, sentirle morbide sulle sue,
percepire le tue mani che gli accarezzano la nuca, la forza della passione che
lo avvolge quando ti pensa, quando ti immagina in un universo diverso, in una storia
diversa in cui tutto è noioso e ha la possibilità di amarti senza restare
ucciso da te come affogato dalle onde anomale dell’oceano forte e implacabile.
Sono… soffocato dalla tua immagine splendida, che mi riporta in un posto in cui
non dovrei mai stare: fra le tue
braccia, abbracciato a te. E’ perché ti amo. Ti amo ed è un reato, un
crimine, e se anche tu, anche tu provi lo stesso, portami via. E se non mi ami,
se mi odi, fa’ lo stesso, fallo senza guardami negli occhi, fallo senza
considerarmi, fallo senza toccarmi, così
l’assenza del tuo tocco mi potrà fare illudere che tutta questa pena non sia
mai esistita. Fammi sentire il niente, fammi sentire che non ci sono mai stato,
che non sono mai esistito, fammi sentire morto. Prendi quella spada sporca,
puntala verso di me, avvicinati, spingi, trafiggimi il cuore, taglialo in due e
strappamelo.
Prendilo,
appartiene solo a te.
Va’
all’inferno, Clary.
Ti
raggiungerò quando non sarò più io.
E cammini, corri, verso la luce artificiale fuori da questa
lurida metropolitana che hai sporcato di un sangue che nessuno a parte te potrà
mai vedere. Era il tuo. E, cadendo sul cemento, ha scritto quanto è forte
quello che provi. Quanto sei sbagliato. Quanto tutto è così ingiusto come nelle
prigioni sotterranee di un luogo lontano. E non puoi fare niente, niente per
cambiare le cose che sono state scritte nel tuo triste destino.
Aiutami
a morire. Aiutami a dimenticare. Aiutami a ricostruire la fortezza che mi
proteggeva, aiutami.
Sono
sbagliato, insieme a te.
Sono
finito.
Odio e
amore, sempre, a combattere.
Chi è
il vincitore?
Qualcuno
vince, lo so: ma sarà troppo tardi per sapere chi.
Io. Ho.
Perso.
Si può
dire anche in un altro modo, Clary, lo sai?
Sorridi.
Ti amo
più della mia stessa vita…
All’inferno
ci andiamo insieme, almeno lì i nostri errori saranno la nostra pace.
In un
mondo di guerra come questo, era quello che avrei sempre desiderato, per noi.
Avrei
desiderato amarti senza nascondere il mio cuore che batte, solo per te: la
persona per cui cambierei pelle, nome, sangue. La persona che mi è entrata
dentro e se n’è andata troppo in fretta, lasciandomi solo, con l’amaro del
vuoto al posto del petto. Con il nulla nell’anima. Con il bruciore nelle mani
che non possono stringerti. Con il dolore di dover rinunciare all’unica cosa
che ho avuto il coraggio di desiderare come un assetato brama la sua acqua nel
deserto arido. Perché sei tutto. Tutto per me… sei l’unica.
Sembri forte ai tuoi compagni di viaggio, mentre avanzi
sotto il caldo tramonto di New York. Farai una doccia e cercherai di far andare
via con l’acqua tutto quello che ti lacera da dentro, come dei vermi che
divorano un cadavere. Ma tu sei il più vivo, il più vivo di tutti. E fra lo
smog delle auto, fra i clacson acuti, fra le parole di Isabelle e Alec, i tuoi
capelli biondi che ti ricadono sul viso, hai capito tutto di quello che contro
ogni tuo più grande desiderio, ti sta spazzando via.
Qualcuno te l’aveva detto una volta, di non provare ad
amare. Tu l’hai fatto senza pensare alle conseguenze, ed è stato come giocare
con i lapilli di un vulcano… sembravano bagliori frementi, bellissimi, gentili
e invece ti hanno ingannato. Intrappolato per sempre.
Sorridi. Sai che piangere ti farebbe più male di questo
piccolo sforzo che svolgono le tue labbra. Sai che mostrerebbe a tutti quello
che cerchi di ignorare da sempre.
È un giorno rischioso quello in cui ci si innamora, è un giorno maledetto dalle stelle. È un giorno maledetto dalle streghe, dai maghi, dagli incantesimi. È il giorno in cui si nasce, e si inala l’ultimo respiro di un’esistenza muta. È il giorno in cui si comincia a sorridere, perché presto ci sarà un motivo per non farlo più. È il giorno in cui si muore e si rivive. Perché quando si ama, la fine non c’è.
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Questa storia è stata postata la prima volta nel luglio 2011. Ho pensanto che Jace abbia provato proprio queste sensazioni mentre andava a caccia quel giorno, e l'amore per Clary lo dilaniava da dentro. Adoro questo personaggio, in particolare nei primi tre libri della saga <3 Se mi lasciaste dei parere mi rendereste davvero felice <3
Grazie.
Vostra Ania <3