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Autore: aniasolary    02/09/2012    11 recensioni
Missing moment di "città di cenere". Il momento in cui Jace, Isabelle e Alec vanno a caccia prima di tornare all'istituto e incontrare Maryse. Perché per Jace, forse, sarebbe molto meglio essere quella creatura che sanguina sull'asfalto.
L’amore è il tuo demone, l’odio è il tuo cacciatore. Ma l’amore non muore, mai. E l’odio lo rincorre. Sono insieme, vivono all’unisono, sono la tua tortura… e tu sai, sai chi è più forte.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jace

Torment

Fiammeggia nel ventre,
nella mente distorta...
il fuoco ribelle dalla fiamma contorta.
Un soffio di fiato
un bacio gelato...
l'eterno supplizio
di un amore rubato.

“Amore Malato” di Saffo.

Voglio morire.

La spada angelica, lucida e perfettamente brillante, in un sibilo fa schizzare il sangue del demone contro il tuo bellissimo viso. E’ nero… scuro, lurido, come te, come la tua anima.

Sei sbagliato, errato, come il calcolo di un problema riuscito male, come fondamenta troppo deboli sotto un grattacielo imponente, come un diga senza chiodi che dovrebbe fermare la furia dell’acqua di un fiume.

Furia… c’è furia nelle tue vene, nella tua testa, nel tuo cuore, nel tuo sangue.

Colpisci, colpisci, trafiggi, sfracelli.

Non ti fermare.

Ancora.

Sangue.

Spezzi l’aria con il boato della tua spada.

Di nuovo.

Carne.

Più forte.

Affondi la lama, sibila, è un coltello affilato che urla, che ti entra nelle orecchie, che ti ferisce. E’ la sua voce…

Morte.

Sulle tue mani, sui tuoi vestiti, sulla tua faccia… e chi se ne importa. Uccidere, è questo che ti hanno insegnato. È quello che tu hai imparato.

E ti piace, non è vero? Ti fa sentire forte, forte e potente… invincibile.

Voglio morire.

Ancora di più, sempre.

Rabbia.

Tanti altri colpi: uno, due, tre, e non bastano, non bastano mai…

Uccidi.

Urla.

Uccidi.

«Jace. »

La mano sulla tua spalla è leggera proprio come la sua voce. Isabelle, i capelli neri e lisci lungo la schiena, sbatte la frusta e la arrotola al suo polso come un bracciale tribale. Alec ti riporta indietro con un sospiro, ti ricorda che non sei un animale, una bestia senza spirito, ti ricorda che hai una mente e un cuore, e tu comprendi, comprendi che vorrebbe che ti fermassi. Ma la tua furia arde come un fuoco bollente che ti sta bruciando, e lui non lo sa, lui non sa cosa vuol dire. E nel frattempo tu bruci, ti disintegri… scompari.

«Ho finito.»mormori.

Sfinito, mentre guardi il cadavere martoriato ai tuoi piedi, getti la spada a terra. Canta le tue grida, come un sirena incantata. Un tonfo rumoroso, un urlo fatto di vetro… il rumore della vittoria: lo stesso della sconfitta. Sei stato bravo, come ti hanno insegnato, implacabile come sei sempre stato, e impagabile, insoddisfatto, come non ti sei mai sentito prima.

Voglio morire.

Vuoi essere quel demone, quel demone che adesso scompare e finisce di sanguinare in un'altra dimensione. Vuoi essere lui perché così tutto potrebbe terminare con solo dei colpi di spada, con del sangue, con del dolore. E invece sei qui, vivo, più di chiunque altro. Perché l’odio ti alimenta più del cibo, l’odio è parte di te e ti sta distruggendo. È il tuo assassino. E ti sta consumando.

Vuoi morire.

Ed è tutta, tutta colpa sua. Lei è bellissima, intelligente, fastidiosa, perspicace, altruista, acida, insicura, buona… e tu la ami.

Tu la odi.

La ami da quel giorno, da quel giorno in cui lei ti ha reso testa, ti ha guardato senza magia, ti ha visto per quello che sei.

E la odi perché non la potrai mai avere, non sarà mai tua, diverrà la tua maledizione. Ti ha già maledetto, ti ha dannato per tutta la vita: per te vivere è come bruciare al sole per un vampiro.

Clary…

Lei è tua sorella.

Clarissa Mongersten è tua sorella.

Il tuo nome è Johnatan.  Jonathan Christopher. Jonathan Christopher  Mongersten. E sei suo fratello.

Vuoi andare all’inferno, vuoi sentire le fiamme al posto del dolore. Vuoi vedere se morire fa più male di vivere così.

Voglio morire

Amare significa distruggere.

E tu sei distrutto.

Essere amati significa essere distrutti.

E lei ti sta distruggendo.

Allora anche lei, anche lei ti vuole, ti vuole allo stesso modo in cui la vuoi tu; lei vuole essere strinta, vuole che la baci sulla labbra, vuole che la guardi come te lo dice il cuore, come te lo grida lui quando la vedi, perché non puoi fare a meno di lei, non puoi fare a meno di affrontarla. E vorresti che l’odio sia più forte, più forte dell’amore. E invece combattono, combattono insieme. L’amore è il tuo demone, l’odio è il tuo cacciatore. Ma l’amore non muore, mai. E l’odio lo rincorre. Sono insieme, vivono all’unisono, sono la tua tortura… e tu sai, sai chi è più forte.

Perché l’amore… l’amore è quello che brucia, è quello che annulla. E’ l’incendio doloso della tua vita che porta via con sé tutte le cose per cui prima ti sembrava di essere giusto. E invece sei debole, fragile, sei friabile, delicato come il guscio di un uovo, e il tuo cuore è troppo pesante per te, per le tue costole: è un aquila rinchiusa in una gabbia, e ti sta sfracellando. Il tuo cuore… sembra che si sia diviso e che pulsi attraverso le tue vene, per farti sentile quanto fa male, quanto brucia l’amore, più delle ferite, più delle rune, più delle lacrime.

Va’ all’inferno, Clary, e portati via tutto, tutto di me; portati via i miei desideri, i miei sogni, portati via i miei incubi. Rendimi vuoto, svuotami, prendimi il cuore, perché non ce la faccio più a sentirlo urlare. Prenditi il sangue, così non lo vedo più scorrere quando mi ferisco e penso che amarti porta più agonia di essere dissanguati. Portati via i miei occhi, così non potrò più vederti; e portati via i miei ricordi, così potrò dimenticare il tuo viso, i tuoi occhi verdi come l’acqua salata, la tua voce chiara e decisa che ha reso il mio nome il più bello che io abbia mai sentito, quando è stato pronunciato dalle tua labbra. Portati via la mia vita, portati via le mie ambizioni, portati via la mia infanzia, così potrò vagare per il mondo senza conoscere, senza conoscere te, senza accettare i miei sentimenti. Prenditi Jace, Jace Wayland, quello spavaldo, fastidiosamente egocentrico, quello che avresti voluto uccidere, non è vero? E prenditi Johnatan, Jonathan Cristopher, seppelliscilo, nascondilo, strangolalo, perché è un mostro: ama il suo stesso sangue… il tuo. Vorrebbe sentire il sapore delle tue labbra, sentirle morbide sulle sue, percepire le tue mani che gli accarezzano la nuca, la forza della passione che lo avvolge quando ti pensa, quando ti immagina in un universo diverso, in una storia diversa in cui tutto è noioso e ha la possibilità di amarti senza restare ucciso da te come affogato dalle onde anomale dell’oceano forte e implacabile. Sono… soffocato dalla tua immagine splendida, che mi riporta in un posto in cui non dovrei mai stare: fra le tue  braccia, abbracciato a te. E’ perché ti amo. Ti amo ed è un reato, un crimine, e se anche tu, anche tu provi lo stesso, portami via. E se non mi ami, se mi odi, fa’ lo stesso, fallo senza guardami negli occhi, fallo senza considerarmi,  fallo senza toccarmi, così l’assenza del tuo tocco mi potrà fare illudere che tutta questa pena non sia mai esistita. Fammi sentire il niente, fammi sentire che non ci sono mai stato, che non sono mai esistito, fammi sentire morto. Prendi quella spada sporca, puntala verso di me, avvicinati, spingi, trafiggimi il cuore, taglialo in due e strappamelo.

Prendilo, appartiene solo a te.

Va’ all’inferno, Clary.

Ti raggiungerò quando non sarò più io.

E cammini, corri, verso la luce artificiale fuori da questa lurida metropolitana che hai sporcato di un sangue che nessuno a parte te potrà mai vedere. Era il tuo. E, cadendo sul cemento, ha scritto quanto è forte quello che provi. Quanto sei sbagliato. Quanto tutto è così ingiusto come nelle prigioni sotterranee di un luogo lontano. E non puoi fare niente, niente per cambiare le cose che sono state scritte nel tuo triste destino.

Aiutami a morire. Aiutami a dimenticare. Aiutami a ricostruire la fortezza che mi proteggeva, aiutami.

Sono sbagliato, insieme a te.

Sono finito.

Odio e amore, sempre, a combattere.

Chi è il vincitore?

Qualcuno vince, lo so: ma sarà troppo tardi per sapere chi.

Io. Ho. Perso.

Si può dire anche in un altro modo, Clary, lo sai?

Sorridi.

Ti amo più della mia stessa vita…

All’inferno ci andiamo insieme, almeno lì i nostri errori saranno la nostra pace.

In un mondo di guerra come questo, era quello che avrei sempre desiderato, per noi.

Avrei desiderato amarti senza nascondere il mio cuore che batte, solo per te: la persona per cui cambierei pelle, nome, sangue. La persona che mi è entrata dentro e se n’è andata troppo in fretta, lasciandomi solo, con l’amaro del vuoto al posto del petto. Con il nulla nell’anima. Con il bruciore nelle mani che non possono stringerti. Con il dolore di dover rinunciare all’unica cosa che ho avuto il coraggio di desiderare come un assetato brama la sua acqua nel deserto arido. Perché sei tutto. Tutto per me… sei l’unica.

Sembri forte ai tuoi compagni di viaggio, mentre avanzi sotto il caldo tramonto di New York. Farai una doccia e cercherai di far andare via con l’acqua tutto quello che ti lacera da dentro, come dei vermi che divorano un cadavere. Ma tu sei il più vivo, il più vivo di tutti. E fra lo smog delle auto, fra i clacson acuti, fra le parole di Isabelle e Alec, i tuoi capelli biondi che ti ricadono sul viso, hai capito tutto di quello che contro ogni tuo più grande desiderio, ti sta spazzando via.

Qualcuno te l’aveva detto una volta, di non provare ad amare. Tu l’hai fatto senza pensare alle conseguenze, ed è stato come giocare con i lapilli di un vulcano… sembravano bagliori frementi, bellissimi, gentili e invece ti hanno ingannato. Intrappolato per sempre.

Sorridi. Sai che piangere ti farebbe più male di questo piccolo sforzo che svolgono le tue labbra. Sai che mostrerebbe a tutti quello che cerchi di ignorare da sempre.

È un giorno rischioso quello in cui ci si innamora, è un giorno maledetto dalle stelle. È un giorno maledetto dalle streghe, dai maghi, dagli incantesimi. È il giorno in cui si nasce, e si inala l’ultimo respiro di un’esistenza muta. È il giorno in cui si comincia a sorridere, perché presto ci sarà un motivo per non farlo più.  È il giorno in cui si muore e si rivive. Perché quando si ama, la fine non c’è.

*

*

*

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Questa storia è stata postata la prima volta nel luglio 2011. Ho pensanto che Jace abbia provato proprio queste sensazioni mentre andava a caccia quel giorno, e l'amore per Clary lo dilaniava da dentro. Adoro questo personaggio, in particolare nei primi tre libri della saga <3 Se mi lasciaste dei parere mi rendereste davvero felice <3

Grazie.

Vostra Ania <3

   
 
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