Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: FairyCleo    03/09/2012    2 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Incontri

 
Dean si era allontanato dall’ospedale dopo aver finito di ascoltare il racconto di Ian. Aveva bisogno di stare un attimo da solo per avere la possibilità di elaborare ciò che aveva appena appreso dal diretto interessato.
Si sentiva un perfetto idiota, ma uno di quelli a cui era stata data la patente. Ogni volta che Ian gli aveva detto che non aveva l’esclusiva sul dolore si era arrabbiato come una bestia, non riuscendo a capire che dietro quella frase si nascondesse molto di più di una semplice constatazione, che non si nascondeva solo una stupida frase retorica ripetuta per placare il suo animo tormentato.
Lui e l’uomo di ferro avevano molte più cose in comune di quello che avrebbe mai e poi mai potuto pensare. La caccia era solo la ciliegina sulla torta.
 
Con passo incerto, Dean Winchester avanzava nella notte, sperando che l’aria fredda lo aiutasse a fare chiarezza laddove era ancora tutto buio ed intricato come una matassa.
Ma, dopotutto, su cosa doveva fare davvero chiarezza? Non di certo su Ian Wesley. Il ragazzo era stato così sensibile e riservato da non avergli scaricato subito addosso il suo passato tormentato, mentre lui non aveva fatto altro che inveirgli contro per tutto il tempo, tirando fuori in ogni momento i mille guai che lo avevano afflitto e che continuavano a farlo impazzire. Si era comportato da bastardo egoista, e lo sapeva fin troppo bene.
No, non era su Ian che doveva fare chiarezza. E neppure su Sam. Suo fratello non era più quello di un tempo, ormai, e molto probabilmente non sarebbe stato mai più. Il male che lo stava devastando era troppo grande, ed era decisamente troppo sovrannaturale perché lui potesse fare qualcosa di concreto per aiutarlo. Probabilmente, solo una di quelle bestie infernali a cui si rivolgevano i poveri diavoli senza più speranza avrebbe potuto porre rimedio, ma lui non le avrebbe più interpellate. Sapeva sin troppo bene quali risvolti portasse lavorare con un demone - o peggio ancora per un demone - e ne aveva davvero abbastanza.
Per una volta, Sammy avrebbe dovuto aspettare. C’era il mondo intero da salvare, e forse, anche se a malincuore e solo per una volta, doveva fare a meno di mettere il suo, di mondo, prima di tutto il resto. Sam non era davvero da solo, alla fine dei conti. Quella era solo una sua fissazione di bambino, quando vedeva suo padre uscire dalla porta della stanza di uno dei tanti squallidi motel che era solito fittare senza sapere se sarebbe mai tornato o no. Quei tempi erano cambiati. C’era Bobby accanto a Sam, mentre lui era in compagnia di Ian, e forse, se avesse accettato, anche di François. Aveva due cacciatori a disposizione, e un padre su cui poteva fare affidamento in ogni momento. Una sola persona mancava per completare il quadro. E, anche se gli doleva ammetterlo, questo qualcuno era proprio Castiel.
 

*

Ian non sapeva se fosse stata o meno una decisione saggia quella che aveva preso. Di certo, il racconto della sua storia aveva smosso qualcosa in quel testone di Dean. Il problema, più che altro, era che rivangare i ricordi aveva smosso qualcosa soprattutto in lui. Per quanto cercasse di raccontarsi il contrario, l’allontanamento forzato da suo fratello era una cosa che lo faceva soffrire più di quanto riuscisse a nascondere.
Morgan gli mancava da morire. Ricordava ancora con chiarezza il giorno in cui aveva dovuto abbandonarlo in un ospedale, dicendo alla receptionist di aver trovato “quello sconosciuto” per strada, privo di sensi e di documenti. Non aveva atteso che si risvegliasse, così come non aveva lasciato i propri dati personali, ed era sgattaiolato via come un ladro, incurante dei passanti che lo vedevano piangere in silenzio. Il momento più terribile di quella giornata, però, era stato quello in cui era tornato nella vecchia baracca che aveva occupato abusivamente, ritrovandosi completamente solo. In sole ventiquattro ore, aveva perso tutta la sua famiglia.
Non l’aveva mai più cercato, anche se avrebbe dato un braccio pur di rivederlo anche solo per un istante. Non sarebbe stata una mossa intelligente. Ne andava della sua salute fisica e mentale.
 
Gli dispiaceva per Dean e Sam, gli dispiaceva immensamente. La loro storia era molto simile a quella sua e di suo fratello. Sapeva che non erano gli unici ad aver vissuto una simile tragedia, ma non avrebbe mai pensato di incontrare qualcuno con un trascorso praticamente identico al suo. Perché alla fine dei conti, anche se Sam era ancora accanto a Dean fisicamente, era come se non ci fosse.
 
Con grande lentezza, era rientrato nell’ospedale, raggiungendo Bobby e François che si trovavano ancora nella stanza dove era stato sistemato Sam.
Il momento di stare a rimuginare sul passato doveva finire. C’era necessità di entrare in azione, e stavolta dovevano farlo tutti.
 
“Ian… Come sta…”.
“Dean è andato a fare due passi per schiarirsi le idee” – così aveva interrotto il povero Bobby Singer – “Noi dobbiamo pensare al da farsi. E quando dico noi, intendo anche te” – e aveva indicato François.
“Io?” – aveva chiesto il tramite di Balthazar.
“Già… Lui?” – gli aveva fatto eco Bobby con disprezzo.
“Non è il momento di fare gli schizzinosi, amico mio. Siamo in guai grossi, e abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per venirne fuori”.
“Parli ancora dei Leviatani?” – Bobby aveva incrociato le braccia al petto, pensieroso.
“Non solo. Presi completamente dalla ricerca di Castiel e da questo casino con i Leviatani che ci siamo dimenticati dei cacciatori in balia delle anime”.
Aveva ragione. Come potevano aver tralasciato una cosa così ovvia e vitale?
“Idioti! Ecco cosa siamo! Dei perfetti idioti! Come diavolo abbiamo fatto a dimenticarci di una cosa del genere?”.
Bobby si era dato un pugno in testa mentre si dava dell’idiota. Da quando era cominciato il suo lavoro di balia per Sam aveva perso il senso delle cose. Cazzo, se era un problema avere tutte quelle anime in giro. Senza pensarci due volte, aveva estratto dalla tasca il cellulare che aveva cominciato a squillare.
“Chi sarà mai adesso?” – si era chiesto Ian.
“Billy!” – aveva esclamato Bobby, con voce squillante – “Brutto figlio di puttana, si può sapere che fine hai fatto? Quando servi non ci sei mai, è mai possibile?”.
Il silenzio che aveva seguito quei commenti lasciava presagire una marea di spiegazioni da parte di chi stava dall’altra parte del telefono.
“Ah sì? Razza di idiota, e non potevi chiamare per farti dare una mano? Sempre il solito spaccone ‘faccio tutto io’ !”.
Era più che evidente che dietro a quel turpiloquio si celasse un profondo affetto che l’uno nutriva per l’altro. Erano amici di vecchia data, dopotutto, e se Ian, Dean e François avessero saputo quanto Billy aveva fatto per Bobby e viceversa sarebbero rimasti a dir poco sbalorditi.
Questi ultimi erano tutt’orecchi, cercando di non perdere neanche una sillaba delle parole di Bobby e cercando di immaginare quale sarebbe potuta essere la risposta dell’altro cacciatore.
“Ho capito” – aveva detto Bobby ad un certo punto – “E credi di poterti liberare entro domani? Se è così importante questa cosa che devi dirmi posso fare uno strappo alla regola – e aveva guardato Ian – e vedere come aiutarti”.
Aveva nuovamente atteso risposta.
“Sì… Davvero?… Si tratta delle anime?” – aveva chiesto, curioso. Quell’ubriacone sapeva il fatto suo, a quanto pareva.
“No, senti, ci sono già Dean e Ian Wesley che si stanno occupando dei Leviatani, e no… lui non è qui, fidati”.
Bene!” – avevano sentito dire da Billy – “Perché altrimenti lo avrei fatto fuori con le mie mani”.
 
Alla fine della conversazione, era finalmente stato fatto l’ordine del giorno: Bobby e Billy avrebbero chiamato uno ad uno tutti i cacciatori su cui aveva fatto affidamento Ian, chiedendo loro un resoconto dettagliato sul lavoro svolto sino a quel momento, e in seguito li avrebbero raggiunti, cercando un modo per richiudere quelle dannate anime nel buco da cui erano uscite. Nel frattempo, Ian, Dean e François avrebbero avuto un altro compito da svolgere.
 
“Dobbiamo trovare Castiel, e dopo dobbiamo contattare i Leviatani” – aveva detto Ian – “Sono sicuro che l’angelo conosce il modo di rispedirli indietro, e François sa come trovarli, a quanto pare. Non c’è più tempo da perdere ragazzi. Basta esitazioni, basta rinvii. Quando Dean tornerà partiremo immediatamente”.
 
“E cosa pensi di fare con Sam?” – aveva chiesto proprio Dean Winchester, appena entrato in casa.
“Lascia che sia io a fare una cosa per te, per una volta” – gli aveva detto Ian, andandogli incontro e posandogli entrambe le mani sulle spalle. I suoi occhi di ghiaccio si erano specchiati in quelli verdi di Dean, impedendogli di pensare lucidamente per un lungo attimo.
“Che- che intendi?” – aveva balbettato quest’ultimo.
“Ha pagato la retta di una delle cliniche più in voga del paese, Dean” – aveva detto François, timido – “E’ stato un bel gesto, no?”.
Non riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Tu cosa?”.
“Sapevo che avresti reagito così. Non ti sto facendo l’elemosina, sia ben chiaro. E’ l’unico modo che ho per contribuire ad aiutare Sam. Dopotutto, sono io che ti sto portando via da lui”.
 
Il suo sguardo era così sincero che sarebbe stato impossibile non credergli. Certo, Dean si sentiva ugualmente scavallato, ma per una volta era meglio evitare di fare il puntiglioso. Per questo, non aveva obiettato, accettando, anche se con qualche remora, l’aiuto offertogli con tanta gentilezza.
 
“E va bene. Ma la prossima volta avvertimi prima di prendere decisioni del genere. Cazzo, si tratta pur sempre di mio fratello!” – aveva sbottato, scrollandosi di dosso le mani di Ian. Porca puttana, si era sentito davvero a disagio ad averlo incollato addosso. Che bisogno c’era di comportarsi in quel modo?
“D’accordo! Giuro che non lo farò mai più”.
 
Dean avrebbe voluto sparire. Ma perché Ian non la smetteva di guardarlo?
 
“E quindi ora dovremmo portarci dietro anche questo bastardo?” – aveva cambiato discorso il maggiore dei Winchester, indicando François.
“Ehi!” – era stata la reazione di quest’ultimo – “Guarda che io sono qui!”.
“Purtroppo lo vedo con i miei occhi! Senti, Ian, lo ritieni necessario? Già mi stava sulle palle la sua brutta faccia quando faceva da preservativo a Balthazar, ma ora ha davvero superato ogni mia più atroce aspettativa!”.
“Senti brutto pallone gonfiato, ora mi hai davvero rotto! Io…”.
“PORCA MISERIA, LA VOLETE PIANTARE??” – era intervenuto Bobby, ormai in preda all’esasperazione – “Idioti! Ian, ma sei sicuro di voler avere a che fare con Cip e Ciop, qui? Il francese posso portarmelo dietro io, se non è un problema!”.
“Ecco Bobby, bravo! Portatelo tu!”.
“Guarda che non sono un pacco postale! Mi hai veramente…”.
“E va bene, ora basta!” – Ian non riusciva davvero a trattenersi dal sorridere – “Potete litigare quanto vi pare, ma fatelo in macchina! Grazie per la proposta Bobby, ma no, questi due idioti vengono con me! – e si era diretto verso la porta – “Ah, e sia ben chiaro Dean: stavolta guido io”.
 
Forse, Dean Winchester aveva cominciato a capire solo in quel frangente in che razza di guaio si era andato a cacciare.
 

*

 
“Che cosa stiamo cercando, esattamente?” – aveva bisbigliato Colin, mentre seguiva Castiel negli intricati scaffali della piccola biblioteca della città – “Siamo qui da più di dieci minuti, ma ancora niente! Se mi dicessi qualcosa, forse potrei aiutarti!”.
 
Ma Cass non aveva risposto subito. Il ragazzo continuava ad aggirarsi nell’intricato labirinto fatto di scaffali stracolmi di libri, osservando attentamente ogni titolo stampato sulle mille copertine colorate.
 
“E’ che non so con esattezza cosa consultare… E’ difficile così… Un tempo, avevo in me tutta la conoscenza – o quasi - dell’universo. Era diverso…” – aveva detto, senza staccare lo sguardo dai volumi.
“Già… Giusto un po’ di differenza” – era stato il commento di Colin.
 
Lui conosceva piuttosto bene la biblioteca. Vi trascorreva numerose ore di studio durante le sessioni d’esame, ma doveva ammettere che ci fossero delle sezioni che non aveva mai visitato. Certo, non era molto grande, ma era davvero ben fornita. Dubitava che ci fosse qualcosa sui Leviatani – perché era certo che Cass lo avesse condotto lì per cercare qualcosa su di loro – ma controllare non sarebbe di certo stato del tutto un buco nell’acqua.
Caspita, chi mai avrebbe pensato che un giorno un ragazzo come lui potesse vivere un’esperienza simile? Andare a caccia di mostri con un ex-angelo ribelle ora pentito. Neppure un esperto romanziere avrebbe potuto escogitare qualcosa di così intricato e decisamente blasfemo. Doveva ammettere che la cosa lo eccitava e lo terrorizzava allo stesso tempo. Leviatani. Le più possenti bestie mai vissute sulla faccia della terra. Porca miseria, qualcosa di più semplice no? Tipo le piaghe d’Egitto, o i cavalieri dell’Apocalisse?
Se solo Colin avesse saputo qualcosa riguardo a loro, avrebbe di certo cambiato idea. O forse no.
 
“Uff… Sai che è come cercare un ago in pagliaio, vero?” – aveva chiesto a Castiel, ad un certo punto – “Non sei convinto che sarebbe stato meglio parlare con un prete?”.
“Dubito che possa esserci d’aiuto, Col… La faccenda è più grande di quanto possa sembrare”.
“Certo che lo è! Cavolo Cass, Leviatani!”.
 
Quest’ultima esclamazione aveva causato un richiamo da parte della bibliotecaria, una vecchia zitella con tanto di occhialoni e capelli grigi.
 
“E’ una biblioteca questa, non una discoteca! Fate silenzio!”.
 
I due ragazzi si erano scusati, tornado ad occuparsi della loro ricerca. Ricerca che dopo più di tre quarti d’ora era stata a dir poco infruttuosa.
 
“Cass, non credo che arrivati a questo punto sia il caso di perdere dell’altro tempo qui… Non abbiamo trovato un bel niente… Uff…”.
“Hai ragione… Eppure… Ah! E’ come se sapessi che qui c’è qualcosa che può esserci utile… Non saprei cosa… Ma… Oh! Mi scusi!”.
 
Involontariamente, il povero Castiel aveva urtato contro una signorina dai capelli rossi come il fuoco, facendole cadere sul pavimento il volume reggeva fra le mani.
Ovviamente, la giovane non aveva mostrato alcun segno di indignazione, mostrandosi oltremodo compiaciuta di trovarsi al cospetto di un ragazzo di così bell’aspetto.
 
“Ecco a lei… E mi dispiace signorina...”.
“Ma si figuri…” – aveva detto lei, facendogli occhi dolci – “Anzi, se le va…”.
“Cass, che ne dici di andare?” – era intervenuto Colin, rivolgendo alla ragazza un’occhiata assassina.
Lei, allora, piuttosto delusa, si era rimessa in piedi, recuperando dalle mani di Castiel il libro che le stava porgendo con tanta gentilezza.
“Io non avevo capito… Che peccato… Ma vabbè, i gusti sono gusti!” – e se n’era andata, lasciando il ragazzo dagli occhi color del cielo in preda ad una confusione più che visibile.
“Ma che voleva dire?” – aveva chiesto ad un certo punto a Colin, ancora rosso di rabbia.
“NIENTE!” – aveva praticamente urlato quello, afferrando Cass per un braccio – “Andiamo subito via da qui!”.
 
E stavano per lasciare quella sezione della biblioteca, quando, con grande sorpresa per uno e con estremo orrore per l’altro, un uomo dai capelli scuri che indossava un costoso completo un po’ sgualcito era comparso dal nulla, facendoli trasalire. Il volto di Castiel era diventato cereo. Le labbra pallide avevano perso ancora più colore, e gli occhi si erano sgranati al punto di fare impressione.
 
“Salute a voi! Da quanto tempo micino… Ti sono mancato?”.
 
“Scappa Col, scappa!” – lo aveva avvisato Castiel.
“E’ uno di loro? Un Leviatano?” – aveva chiesto il ragazzo, gelandosi.
“No. E’ molto… molto”.
“Peggio? Oh micino, non dirmi che sei ancora arrabbiato con me per quella storia?”.
 
Ma Castiel non aveva risposto. Era a dir poco paralizzato dal terrore. Il ricordo di quello che stava per accadergli era sopraggiunto, facendogli torcere le budella dall’orrore.
 
“Chi sei tu?” – gli aveva chiesto ad un certo punto Colin, che aveva cercato di farsi forza dopo aver notato il profondo disagio di Castiel.
“Ma come, lui non ti ha parlato di me? Potrei anche offendermi!” – aveva detto quello, prendendo un libro dallo scaffale – “Io sono un amico, uno degli ultimi che vi è rimasto. Sono il re dell’Inferno occhi blu. Ma, se ti va, puoi anche chiamarmi Crowley”.
 

*

Ian stava guidando ormai da qualche ora. Stranamente, Dean era parso molto più rilassato di quanto avrebbe mai osato sperare. Ogni tanto si limitava a buttare un’occhiata sul contachilometri, ma non si era mai permesso di fare commenti o peggio ancora di uscirsene con frasi tipo “povera la mia bambina”.
François, seduto sui sedili posteriori, stava cercando di fare una ricerca dal computer di Sam, utilizzando la chiavetta che aveva acquistato qualche mese addietro.
Essendo stato quest’ultimo a trovare i Leviatani, era stato affidato a lui il compito di mettersi alla ricerca di un modo per fermarli, o quantomeno di rispedirli indietro.
Il resoconto della sua storia era stato piuttosto sbalorditivo, e anche decisamente ovvio, a ben pensarci. Quando Castiel aveva compiuto l’ignobile gesto di pugnalare suo fratello alle spalle, aveva abbandonato il cadavere del suo tramite nel luogo dell’omicidio, incurante di quale sarebbe stato il suo crudele e certo destino. Il caso, o per meglio dire, l’astuzia, ha voluto che il povero François Roland fosse designato dalle creature imprigionate nel Purgatorio a diventare colui che avrebbe dovuto ricondurre a loro l’essere che li aveva liberati. Di conseguenza, trovandolo riverso sul pavimento, privo di vita, il loro primo compito era stato quello di restituirgli l’anima, permettendogli così di riaprire gli occhi su quello che loro chiamavano un “nuovo mondo”. Ovviamente, François ricordava ogni singola cosa che era stato costretto a fare dall’angelo che lo aveva usato come tramite, così come ricordava alla perfezione l’orribile modo in cui suo fratello si era liberato di lui. Il dolore della pugnalata si faceva ancora sentire fra le sue scapole, e non c’era voluto molto per i Leviatani convincerlo a ricondurre a Castiel la causa di tutte le sue sofferenze. Se l’angelo che lo aveva usato non esisteva più, quello che lo aveva ucciso era ancora vivo e vegeto, anche se nessuno sapeva spiegarsi il perché.
Il cacciatore – perché egli era davvero stato un cacciatore prima di diventare un “preservativo”, per citare Dean – non sapeva quali fossero le reali ragioni di quella singolare richiesta, ma doveva ammettere che fino a poco prima di incontrare e conoscere Castiel non gliene importasse un accidenti. La sua unica premura era quella di entrare in possesso del pugnale angelico appartenente a quest’ultimo, pugnale con cui avrebbe potuto difendersi da altri bastardi piumati che avrebbero potuto cercare di fargli del male. Purtroppo per lui, al suo risveglio non aveva trovato con sé il pugnale di Balthazar, e i Leviatani gli avevano rivelato che era stato proprio Castiel a portarglielo via, per evitare, evidentemente, che qualcuno sapesse di cosa si trattava e decidesse di usarlo contro di lui.
Il racconto che aveva fatto ai due cacciatori che sedevano davanti era stato dettagliato e concitato, pieno di enfasi, e questo per cercare di spiegare loro le sue ragioni e sperare in un minimo di comprensione, ma man mano che andava avanti con il racconto, si rendeva conto egli stesso di essere stato raggirato, e di aver praticamente condannato ad una morte atroce un essere che non avrebbe più potuto fare del male neppure ad una mosca.
 
“Mi dispiace” – aveva detto ai due, rivolgendosi principalmente a Dean – “So che ho sbagliato. Sono stato un vero idiota”.
“Ma davvero?” – era stato il commento sarcastico di Dean, ancora indeciso se massacrarlo di botte prima di ucciderlo o sparargli direttamente un colpo in testa.
“So di non suscitarti simpatia, ma ci tengo a farti notare che non sono stato l’unico qui a comportarsi come un cazzone nei confronti di Castiel”.
 
Dean avrebbe tanto voluto replicare, ma sapeva perfettamente di non averne alcun diritto. Era stata principalmente colpa sua se era successo tutto quel casino, lo sapeva bene, e avrebbe fatto meglio a tacere se voleva evitare di scatenare una guerra fra di loro.
 
“Castiel pende dalle tue labbra” – gli aveva detto François, ad un certo punto – “Non ha occhi che per te, Dean. E questa cosa è quasi inquietante. E’ una venerazione che va oltre la comprensione umana”.
 
Le parole del cacciatore avevano fatto prendere un colpo al Winchester, che prontamente si era girato verso il finestrino per evitare che i suoi due compagni di viaggio potessero vedere lo sgomento sul suo viso.
 
“Non ti sembra di esagerare?” – gli aveva detto, fingendosi indifferente.
 
“Cazzo, certo che no! Occhi blu mi ha chiamato ‘ Dean ‘ e mi ha …”.
 
Ma non aveva finito la frase, perché Ian aveva inchiodato di colpo, facendo balzare entrambi in avanti.
 
“Ma dico, ti è dato di volta il cervello??? Questa è la mia bambina!” – aveva urlato Dean ad Ian, mentre cercava di ricomporsi dopo quella frenata. Lo stesso stava tentando di fare François, che per il colpo aveva perso di mano il portatile, scivolato non si sa come sotto il sedile del pilota.
 
Ian, però, non aveva risposto. Senza dire una parola, aveva continuato a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, incapace di muovere anche solo un muscolo.
 
“Ian, ma che cazzo fai? Vuoi che ci vengano addosso? Togliti subito dalla strada!” – gli aveva ripetuto Dean, in preda ad una crisi di nervi – “Togliti porca puttana!”.
 
“Io l’ho visto” – aveva detto il ragazzo, ancora incapace di articolare bene i suoni – “E’ lì. E’ proprio lì” – e aveva indicato un punto davanti a sé.
 
A quel punto, ai due non era rimasto che guardare nella direzione indicata dal ragazzo, rimanendo a loro volta senza parole.
 
“Ma che…”.
 
“Logan” – aveva detto Ian con un filo di voce – “Quello è Logan”.
 
I tre cacciatori avevano di fronte a sé una delle anime scampate al Purgatorio.
 
Continua…
_______________________________________________________________________________________________________________

RIECCOMIIIII!!!
Mamma mia che ritardooooo!!! Scusateeee!!! Ho concentrato tutte le mie energie sulla storia riguardante Merlin, finendola per giunta, e di conseguenza ho tralasciato questa e l’altra fic su Dragon Ball. Per di più, aggiornare dal mare dai computer altrui è stato impossibile, visto che ero convinta di aver postato questo capitolo invece così non è stato! =(
Ma eccomi qui, anche se con un ritardo immenso. Credevate di esservi liberate di me, eh?? E invece no! U.U
Porca miseria che incontri! Che vorrà quel bastardo di Crowley da Cass e Colin? E Logan che è apparso ad Ian, Dean e François??? Non sto più nella pelle!!*.*
Ovviamente, scopriremo tutto nei prossimi capitoli!
Un bacio enorme!
Buone vacanze amiche mie!
Bacioni
Cleo
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo