Walter Sullivan: Il sacrificio.
Luce,
nient’altro che luce… forte, accecante e calda.
Walter
non vedeva altro che questa materia, non vi era punto di rifermento,
una
sensazione d’infinito e di non ritorno, i suoi occhi verdi e
opachi non
riuscivano a dare un’informazione di profondità da
comunicare al cervello.
Poteva essere un’illusione o cosa? Walter non sapeva nemmeno
in che posizione
fosse o che stava assumendo.
-Sono
morto?- Il biondo non trovava altra spiegazione
possibile…
Si
guardò le mani e notò che erano
incorporei… uno spettro.
-Non
c’è dubbio, sono morto e questo è il
mio inferno
personale.- L’animo di Walter calò nella
disperazione più nera, era morto
invano e senza avere la possibilità anche sfuggente di
rivedere Alessa.
-Mi
sa che la sua esperienza di premorte dev’essere
più
disturbante e paranoica del previsto.- Una voce squarciò il
silenzio.
-Hai
ragione, in più la sua morte è ancora
lontana…-
Un’altra voce diversa dal primo.
-Chi
è?- Walter alzò la testa cercando di capire da
dove
provenissero quelle voci. Ma non vide nessuno.
“Me
li sarò immaginate, sono solo qui.” Walter si
sedette in
mezzo al vuoto o almeno ci provava e decise di ignorare quelle voci.
-Ehi,
avete visto? Il biondo pensa che non esistiamo e che
siamo solo voci.- Un’altra voce ancora ruppe il silenzio.
-Beh,
che ne dite se ci facciamo vedere? Altrimenti Walter
uscirà di senno.- Era la seconda voce che parlava.
-Spegniamo
la luce.- La prima voce disse questo.
Un
rumore molto forte, come un oggetto elettronico che
veniva attivato, attirò l’attenzione del biondo
assassino.
Si
accorse di trovarsi in mezzo a degli strumenti
elettronici del futuro con tanto di lucine lampeggianti e che
emettevano sibili
continui.
Walter
si concentrò soprattutto sui tre che gli stavano
davanti: erano bassini con il cranio sproporzionato rispetto al
corpicino che
era tozzo, con le braccia lunghe e tre dita per mano. I tre esserini lo
fissavano con i loro occhi neri e incredibilmente grandi. Erano di
pelle
grigia.
-Benvenuto
terrestre.- Disse uno di loro.
-Dopo
Harry, James, Alex e Elle, tu sei il quinto che
preleviamo.- Disse un altro.
-Mio
dio… questi sono i Grigi!- Walter non riusciva a capire
nulla.
-Non
spaventarti terreste. Non abbiamo intenzioni ostili.-
Disse il terzo.
-Che
volete da me?- Walter ormai era all’orlo di una crisi
di nervi.
-Abbiamo
un regalo per te… visto che sei l’unico che non ci
hai incontrato nella tua prima avventura.- L’alieno porse al
biondo una pistola
giocattolo.
-E
che me ne faccio?- Walter prese la pistola dalle mani
dell’alieno.
-Completa
la tua missione entro sei ore. Poi bombarderemo
tutto.- Rispose uno dei tre.
-Che
cosa?!- Walter non poté ricevere risposta che
l’alieno
che gli aveva dato la pistola attivò un macchinario.
Walter
si sentì il corpo allungarsi, comprimersi e infine un
terribile mal di testa.
-Sveglia!-
Un uomo incappucciato gli gettò in faccia un
secchio d’acqua gelida.
-Che
diamine?- Walter si svegliò di colpo e si guardò
in
giro… era legato a una sedia da barbiere con dei lacci che
gli bloccavano le
braccia e le gambe.
“È
stato tutto un sogno?” Si chiese il biondo riferendosi
all’esperienza
di poco prima.
-Ben
svegliato traditore!- L’uomo incappucciato aggredì
verbalmente il biondo.
-Che
è successo? Dove sono?- Walter fissò
l’uomo misterioso
con odio.
-Tsk…
ottuso eri e ottuso sei rimasto!- La voce suonava
quello di un uomo anziano.
-Alessa?
Dov’è Alessa? E… dove sono gli altri?!-
Walter si
preoccupava per i suoi compari.
-È ben strano che ti preoccupi degli
altri che per te stesso.-
Commentò il signore.
Walter non disse nulla.
-Ti rifiuti di parlare? Bene, parlo io…
innanzitutto mi presento,
sono Ferdinand Wilde. E presumo che il mio nome non ti dice nulla ma
permettimi
di spiegarti anzi considerala una confessione. Molti anni fa ero un
giovane
bello e aitante con un debole per le minorenni. Infatti mi piaceva
stare con
delle ragazzine che avevano più o meno 14 o 16 anni e
abusarle. Poi tre anni fa
decisi di fare uno strappo alla regola e iniziai a frequentare una
donna…-
-Doriana…- Walter sospirò.
-Esatto! Una lusinga qui, un complimento
là e poi una carezza qui,
un bacio sfuggente lì ero prossimo ad avere un rapporto
completo con quella
donna. Peccato che lei avesse lasciato la porta aperta! Quello stupido
moccioso
mi sembrava una vera furia! Venni cacciato in malo modo e con diverse
contusioni alla schiena per le diverse padellate ricevute dal
ragazzino.-
“Ben
ti sta…” Walter sorrise debolmente immaginandosi
la
scena.
-Ridi,
ridi pure! Doriana era una donna molto psicolabile e
non ci volle nulla a convincerla con delle promesse e con delle minacce
velate ad
uccidere il moccioso e puoi immaginare la mia soddisfazione quando seppi che Doriana che
tanto amava il
fratellino lo aveva fatto con le sue stesse mani. Ridi adesso, ridi
liberamente!-
-Sei
un verme...- Walter non poteva proprio immaginare che
la mente di quelli dell’ordine potesse arrivare fino a tanto!
-Ah
sì? E tu che mi dici? In questa stanza non vedo santi.-
Ghignò il tizio.
-Io
non ho le tue stesse colpe… io almeno ammetto di aver
ucciso e soprattutto non spingo gli altri a uccidere.- Walter
alzò la testa e
la lasciò cadere sul poggiatesta.
-Ah
sarai contento allora che fra non molto uccideremo la
tua puttanella e la sua copia!- Ferdinand si riferiva ad Alessa e
Heather.
-Non
toccarle!- Walter si fece serio, avrebbe preferito che
uccidessero lui e non loro due.
-Tsk,
non ci credo. Il grande Walter Sullivan, il bambino
prodigio, l’assassino dei vent’uno sacramenti si
preoccupa di due puttane? Mi
deludi!- Lo schernì l’incappucciato.
Era
troppo! Walter con incredibile forza iniziò asforzare le
sue braccia per spezzare i legacci e ci riuscì. Ferdinand
non restò a guardare
ma prese una grossa e pesante mannaia, la stessa che usava Pyramid Head
e la
sollevò in aria per poi cercare di colpire la testa del
biondo con un fendente
netto. Ma il biondo aveva fatto in tempo a bloccare la lama a mani
unite e ora
si stava sforzando per spingere la lama dall’altra
parte… ma visto che era impossibile
fare una cosa simile, Walter adottò una tattica diversa: la
lama cambiò
direzione e cadde sul pavimento.
-Non
è possibile!- L’incappucciato cadde a terra per la
sorpresa, Walter si alzò dalla sedia e con un ghigno
rabbioso afferrò la lama
pesante e la sollevò con incredibile leggerezza.
-Muori!-
Con un colpo netto gli mozzò la testa e infilzò
la
lama nel torace.
Sudato
per l’emozione e lo sforzo si voltò verso lo
specchio… si vide.
-Leon…
grazie.- Per una frazione di un minuto il riflesso di
Walter si mutò in Leon.
Gli
sorrideva… Walter s’allontanò dallo
specchio e decise di
esplorare i sotterranei di Silent Hill. Prima di lasciare la stanza
dove era
imprigionato, controllò sul tavolo e vi trovò la
pistola giocattolo che Walter
aveva visto in sogno.
-Forse
non era un sogno…- Walter prese la pistola e per
verificare il suo funzionamento la puntò sul cadavere del
membro ucciso poco
prima. Dalla pistola uscì un raggio che aveva un effetto
devastante: un buco
dalla circonferenza di una palla di cannone era presente al posto della
testa.
-Cavoli!-
Walter sorrise soddisfatto. Con molta sicurezza
aprì la porta pronto a uccidere.
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Nel
frattempo Alessa con molta fatica si
riprese dalla botta ricevuta. Aprì gli occhi e vedeva solo
una luce circolare e
alcuni strumenti chirurgici, messi in ordine da qualcuno, su un tavolo
poco
distante da lei.
-Walter…
dove sei? Che cosa sta succedendo?- Alessa non
riusciva a muoversi ma si accorse di trovarsi su una barella
d’ospedale, la
luce della lampada l’accecava molto.
Poco
dopo arrivarono alcuni uomini in divisa medica e uno di
loro spingeva una sedia a rotelle e sopra di esso vi era il corpo di
Heather
Mason, svenuta e legato con dei lacci.
-Iniziamo
l’operazione…- Disse uno di loro.
-Sissignore.-
Rispose un altro andando a prendere una
barella simile a quella d’Alessa.
Su
quella vi adagiarono e legarono il corpo di Heather
Mason.
“Che
diavolo hanno, in mente, di fare?!” Alessa cercò
di
alzare la testa ma due mani coperte di guanti bianchi la tenne ferma e
le
misero in testa un casco con dei pezzi di ferro ai lati.
-Prova…-
Uno di quei dottori attivò un macchinario per
l’elettroshock che emise un ronzio molto forte. Il dottore
passò all’altro un
paio di barre elettriche.
-Potenza
minima…- Una scarica elettrica colpì la testa
della
ragazzina. Lo stesso avvenne anche per Heather.
-Non
basta… aumentate la potenza.- Un’altra scarica
ancora
più forte paralizzò il corpo delle ragazze.
-AAAAAAAAAAAAAhhhh!-
Urlarono in coro le due ragazze.
-Uhmm…
ci vuole ancora più potenza non riusciamo a
sincronizzare le menti di Heather e Alessa.- Borbottò il
dottore.
Stava
per ordinare di aumentare la potenza ma… sentì
bussare
alla porta.
-E
ora chi è? Vai ad aprire.- Il dottore si rivolse a quello
che teneva la testa ferma ad Alessa.
Il
dottore lasciò la presa e si avvicinò alla porta
e con
due giri di chiave la aprì.
-Che
succed… Ahh!- Il dottore non ebbe terminato di
completare la frase che un proiettile di fucile lo centrò in
fronte.
Gli
altri due presero gli strumenti da taglio per attaccare
l’intruso, ma vennero uccisi da altri colpi di B.A.R
(Browning Automatic Rifle)
sparati con una certa precisione al
torace e all’addome e così i due dottori caddero a
terra morti.
Il
misterioso
tiratore era vestito con una tuta da minatore ma non era uno di loro.
Non era
un nemico. Sparò un altro colpo questa volta diretto al
macchinario e lo
spense. Cacciò dalla cintura un coltello da caccia e con
esso tagliò i lacci
che tenevano imprigionate le due ragazze.
-Grazie…
chiunque tu sia.- Disse Heather massaggiandosi i
polsi e scendendo dalla barella.
-Heather?!
Ma non mi riconosci?- La voce del misterioso
salvatore era sorpresa ma poi comprese che con la maschera era
impossibile che
lo riconoscessero.
-Cosa?!
TU!- Heather si trovò faccia a faccia con Padre
Vincent. Lei gli regalò un caloroso abbraccio senza
risparmiarsi.
-Heather?
Allora aveva ragione Walter, sei viva!- Il
sacerdote ricambiò l’abbraccio. Erano anni che non
si vedevano.
-Ma
com’è possibile? Claudia ti aveva
ucciso…- Heather a
tratti, piangeva dalla gioia.
-Beh,
è un po’ complicato da spiegare. Ma posso dirti
che
non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo ritrovare Walter e gli altri. Io
mi sono
intrufolato tra le file degli adepti e quando ho scoperto che vi
avevano
catturati sono intervenuto al momento buono. Andiamocene di
qui… il mio
tradimento non passerà inosservato.- Spronò
Smith.
Alessa
non disse nulla ma seguì i due per i corridoi del
covo, che era molto più grande di quello che
sembrava… e in più non
dimentichiamoci che anche questo luogo è stato infettato da
Samuel.
Si
fecero largo tra i nemici che tentarono di fermarli e,
quando arrivarono ad un corridoio, quello che videro fu un fatto
imprevisto…
non si aspettavano che l’influenza negativa di Silent Hill
era già penetrata
nel luogo… videro cadaveri dei membri dell’ordine
animarsi e attaccare gli
altri compresi i tre fuggiaschi.
(Non
sapevo che mostri mettere, mi si perdoni l’abuso degli
zombi n. d. Autore)
La
situazione era più difficile… come uccidere
qualcosa che
era già morto? Gli zombi affamati puntarono sui tre e
avanzavano quasi
zoppicando con le mani proteste in avanti e la testa reclinata a una
parte. Un
classico insomma.
Ma
qualche minuto dopo si sentirono degli spari seguiti
anche da passi ritmici, gli zombi che stavano dietro vennero abbattuti
in pochi
secondi… pezzi di interiora volavano ovunque, gambe senza
torso inginocchiarsi
a terra; quegli che avevano solo perso le gambe strisciavano al suolo
con
l’astilo delle braccia ma venivano subito terminati con dei
colpi in piena
fronte. Come un automa avanzava Walter Sullivan con gli occhi puntati
in avanti
e con la pistola laser stretta con entrambe le mani. In poco tempo
aveva fatto
una strage. Puntò d’improvviso la pistola ad
Alessa e sembrava che volesse
spararle.
-Stai
giù!- Urlò il biondo, tale che la
“strega” si tuffò a
terra senza preoccuparsi del sangue che bagnava il pavimento.
Un
colpo venne sparato al braccio di uno zombi armato di
ascia e poi finito con un proiettile dalla potenza di un fucile
anticarro.
-Impressionante!-
Commentò Vincent vedendo il braccio dell’
adepto “zombizzato” disintegrarsi in seguito al
colpo.
Walter
senza dire nulla si caricò Alessa sulle spalle e
avanzò senza curarsi degli altri due.
-Walter,
tutto bene?- Domandò il prete.
-No…-
Rispose il biondo.
-È
per Alessa?- Chiese Heather.
-No…-
Replicò Sullivan.
-E
allora perché sei così musone? Sai…
sono contenta di
rivederti.- Disse Alessa che non si muoveva dalla spalla del biondo.
-Alessa…
se puoi, dimenticami.- Rispose a monosillabi.
-Che
diavolo dici? Che fine hanno fatto Leon e Lisa?- Alessa
stava innervosendosi
per la scarsa
attenzione ricevuta dal ragazzo.
-Sono
morti.- Con una voce tombale Walter rispose alla
domanda.
-Mio
dio…- Alessa si zittì subito, era chiaro
perché Walter
fosse più freddo del solito.
Avanzarono
un altro poco e si trovarono di fronte a una grata
di ferro che ostruiva il passaggio.
-Mmh…
è iniziato.- Disse il biondo con l’aria ancor
più
mesta…
-Cosa?-
Dissero in coro i tre… una sirena si sentì per
tutta
la zona e l’ambiente iniziò a mutare…
L’Otherword iniziava a manifestarsi, al
posto della grata apparve una porta di ferro che si apriva tramite
boccaporto.
-Ascoltami
Vincent, prendi con te le ragazze e tornatene nel
mondo umano.- La voce suonava come un ordine.
-Tu
che farai?- Vincent sentiva che non si sarebbero rivisti
più… ma rispettava la scelta del biondo.
-Lo
sai.- Walter fece scendere dalla spalla la “strega”
e
iniziò a prendere una strada diversa dalle altre.
-Walter…
stupido!- Alessa cercò con tutti
i suoi sforzi di non allontanare il biondo e
lo faceva in modo infantile… stringendo con le mani la
giacca azzurra come un
bambino che non voleva che sua madre s’allontanasse dopo
averlo lasciato a
scuola.
-Alessa…
grazie.- Il biondo prese con la mano destra il
mento della ragazza e per la prima volta le loro labbra si unirono in
un bacio
sincero e unico.
Senza
aggiungere null’altro, Walter
l’allontanò con la mano
e fece un cenno al prete di non farle fare pazzie. Alessa non fece
nulla ma
pianse in silenzio. Vincent cercò di consolarla come meglio
poteva mentre il
biondo si allontanò da loro.
Walter
finì a sua insaputa in un intricato labirinto fatto
di corridoi e scale. Per superarlo doveva seguire il rumore delle
ventole.
-Il
rumore è più forte… sono prossimo.-
Walter vide di
fronte a sé un passaggio che era bloccato da strani ammassi
di organico
pulsante che sembravano esplodere da un momento all’altro.
Puntò
la pistola e sparò un colpo… la massa si contorse
e
poi esplose con un forte rilascio di una sostanza viscida e acida. Per
poco il
biondo non si rovinò gli abiti.
-Accidenti…-
Borbottò il biondo allontanandosi leggermente.
Il pezzo di strada davanti a lui franò.
-Dannazione!-
Con uno sforzo incredibile spiccò un balzo in
avanti e riuscì ad attraversare la massa organica che
componeva la porta,
rotolandosi avanti per qualche centimetro.
-Hannf…
haanf…- Ansimò un po’ e si accorse che
la sua giacca
si stava consumando per via dell’acido.
Se
lo strappò di dosso e lo gettò via con stizza. Il
peggio
era che aveva perso la pistola durante il balzo. Il rumore delle
ventole era
nettamente più forte e si poteva sentire molto bene. Il suo
viaggio era quasi
alla fine…
“Dove
porteranno queste doppie ante?” Davanti a sé vide
due
porte di ferro con un piccolo vetro squadrato per ogni anta.
Cercò di vedere
oltre attraverso il vetro ma erano troppo opachi.
Stava
per spingere ma un dubbio lo assalì.
“E
se quello che vedo non dovesse piacermi?” Si fermò
come
impaurito… -Tsk… siamo arrivati fin qui, non
posso fermarmi ora!-
Con
una pedata aprì le doppie porte e davanti a sé
vide una
gabbia d’acciaio sospesa a mezz’aria con un gancio
di ferro attaccato al
soffitto.
-Perché?
Perché Walter… che ti ho fatto?- Walter
osservò
quello che ospitava la gabbia: era una donna…
-Doriana…-
Walter come suo solito non mostrò alcuna
compassione, ma si limitò a fissarla mentre si graffiava e
si scarnava il
corpo.
Era
al limite dell’umano… lei era agonizzante e non
desiderava altro che trovare una pace irraggiungibile e inesistente.
-Chi
è la causa del suo mal pianga sé stesso.- Non
poté dire
che questo.
-Walter!!
Maledetto tu e chi ti ha generato! Tu… dagli occhi
di cane ma dal cuore di cervo[1]!-
Doriana era irriconoscibile… si era strappata gli occhi e si
era rotta la
lingua a morsi… ma continuava a proferire maledizioni a non
finire.
-Brucia
nell’inferno e riposa in pace.- Disse solo questo il
biondo senza muovere ciglio.
Sapeva
che era inutile parlare con lei… era completamente
pazza.
Ignorandola
semplicemente, Walter stava per avanzare… ma
sentì un rumore.
-Thomas…
ti avevo avvisato.- Walter si voltò verso una
figura arcinota e aggiunse:-Mh… sei una nuova forma
d’esecutore? O è ciò che tu
provi verso di me? Odio? Rabbia? Tradimento? Inganno? Non lo so.-
Quello
che gli andava incontro era ciò che rimaneva di
Thomas o meglio, la forma oscura potenziata da Samuel…
-Mi
rivolgo alla forma umana di Thomas… sono fiero di te.-
Disse solo questo mentre la figura accorciava le distanze.
Walter
poté vedere meglio… indossava una specie
d’armature a
scaglie, alla testa portava la maschera di Pyramid Head e impugnava una
falce
da esecuzione.
-Thomas…
non hai voluto ascoltarmi… e ora ne paghi le
conseguenze. Fare un patto con un diavolo vale offrirsi senza ricevere
nulla in
cambio. Guarda me… io ne sono l’esempio
più comune. Ho ucciso 21 persone in
cambio di che? Non ho può riavuto mia madre, non ho
più una vita e fra poco
perderò anche Alessa.-
Nell’intimo,
Thomas rifletteva le sue parole.
*Flashback*[2]
Ignorandolo
riprese a leggere:-“La polizia è andata a
visitare la tomba dell’assassino, il corpo non è
stato trovato. Il caso Walter
Sullivan è stato riaperto.”- Concluse la lettura e
alzò lo sguardo verso il
ragazzo.
-C’è
qualcos’altro che mi devi dire?- Walter non era molto
lusingato di avere un estimatore, anzi.
-Sì…
beh, quando sono morto, ho fatto un patto con
l’entità
di Silent Hill e lei mi ha assegnato te.- Spiegò il
ragazzino.
-Umpf…
hai la minima idea di ciò che hai fatto? Sarai
peccatore anche tu… io sono solo l’esecutore.-
Walter non nascose il suo
sguardo di rimprovero.
-Appunto,
non m’importa che mi succederà, mi basta sapere
che la mia morte prematura non sia stata vana.- Il ragazzo si
alzò con aria
seria e decisa.
-Io,
proprio non li capisco… - Mormorò il biondo,
restituì
il foglio a Thomas e si alzò dalla tomba.
-Allora
Walter? Mi aiuterai?- Il ragazzo strinse le mani
ossute del biondo, nelle sue.
-Umm…
ho già un’idea.- Walter fece un piccolo sorriso
sinistro.
*Fine
Flashback*
Walter
sospirò e stava per prendere un bastone di ferro per
lottare contro il suo stesso discepolo.
-Non
importa come andrà, sappilo… mi hai reso
orgoglioso di
te.- Walter sorrise e impugnò l’arma.
Thomas
dall’interno della maschera sorrise…
Iniziò
con una schioccata che venne schivata con una
capriola che permise al biondo di trovare subito un angolo libero dove
colpire.
-Mh…
ti ho colpito ma non sembra che ne abbia risentito.-
Commentò il biondo mentre s’allontanò.
Thomas
emise un piccolo ruggito e si preparò a un nuovo
attacco, ma qualcosa li interruppe subito… uno dei muri
crollò sotto i colpi di
un possente maglio di ferro. Quello era il boogeyman.
-Che
diavolo?- Walter s’allontanò e si
preparò ad
affrontarlo, ma Thomas alzò il braccio come a fermare il
biondo e…
-Vuoi
che vada attraverso il buco creato da lui?- Walter
ricevette la risposta affermativa dal gigante.
Walter
aspettò che il Pyramid head attirasse l’attenzione
su
di sé e poi quando i due giganti iniziarono a lottare si
tuffò nel buco.
“Maledetto!
Vendicherò Leon!” “Fatti sotto,
pivello!” I due
giganti si gettarono in un possente testa a testa. Doriana, nel
frattempo,
rischiò di morire per le forte ondate d’urto che i
due colossi causavano mentre
si scambiavano i colpi.
Walter
nel frattempo era finito in una riproduzione in scala
reale di una Silent Hill nebbiosa o era fuori? Questo non lo possiamo
stabilire, ma possiamo dire che i pericoli non erano finiti…
infatti un
misterioso buco nero iniziò a risucchiare ogni cosa compreso
Walter…
-Non
mi faccio aspirare per nessun motivo!- Iniziò a
correre, visto che per vivere a Silent Hill bisognava essere dei
corridoi
professionisti.
La
corsa era molto lunga e non priva d’ostacoli ma che il
biondo seppe usare a proprio vantaggio, infatti gettando a terra gli
oggetti il buco
impiegava più tempo ad
aspirarli. La corsa durò ancora parecchio finché
non vide che la strada s’interrompeva
bruscamente, forse per la fretta o per disattenzione, Walter vi si
gettò.
-Dannaaaaaaziiiiooonneeeee!!!-
Un urlo e poi il silenzio. Il
buco aspiratore era sparito.
Qualche
periodo di tempo dopo… Walter sentiva le ventole che
continuamente ronzavano. Era a pancia in giù sul suolo. Con
grande fatica si
alzò con un gemito di dolore.
-Dove
sono?- Walter non vedeva altro che uno strano
triangolo volteggiare in aria, lui lo sfiorò.
Un
lampo forte e si trovò crocifisso sul pavimento: aveva
alle braccia delle catene che lo fissavano al legno della croce.
-Uh…
è questa la fine?- Walter non
aveva finito di pronunciare quelle parole
che la croce si eresse in alto e potette vedere… un campo
tinto di rosso e
strane creature nere lo circondavano.
-Questo
è l’inferno?- Walter si sforzava a respirare e a
spostare il peso del corpo sulle sue braccia per non cadere. I muscoli
erano
tesi allo spasmo per reggere il corpo… Walter non riusciva a
capire ma aveva
sentito che qualcuno aveva nel passato già affrontato una
realtà simile alla
sua ma ben più dolorosa.
-Sì.-
A rispondergli era stato una creatura… Samuel. Egli
era puro spirito e gli parlava come un’eco.
-Cosa
vuoi per lei?- Walter voleva chiudere i conti con il
demone di Silent Hill.
-Voglio
tutto il tuo sangue e la tua anima.- La richiesta
era atroce… Walter avrebbe dato se stesso per la persona che
amava.
-Così
sia.- Walter chiuse gli occhi e le labbra si
socchiusero in un piccolo sorriso innocente, il sorriso di un bambino.
Nel
frattempo Alessa era giunta insieme agli altri
nell’autostrada dove lo avrebbe portata a via da
quell’inferno.
In
quel momento il suo cuore aumentò i battiti e la sua
mente passò a Walter Sullivan…
-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!-
Lei aveva capito… Walter lo
aveva fatto per lei… per Leon, Thomas. Per Silent Hill.
In
quel preciso momento Vincent vide delle luci che si
avvicinavano e dopo un po’ vide un enorme camion. Si
fermò in prossimità dei
ragazzi, una voce calda e gentile si fece sentire:-Avete bisogno di un
passaggio?-
-Grazie!-
Heather e Vincent salirono.
-Benvenuti
nel mio camion, sono Travis Grady e sono diretto
a Portland, vi porto lì?- Disse un uomo con una barba curata
anche se, in
alcuni punti era un
po’ grigia, con un
capello da camionista e infine una giacca antivento gialla.
-Travis?!
È il cielo che vi manda!- Disse Heather mettendosi
comoda.
-Ma
non eravate in tre?- Fece notare d’improvviso il
camionista.
-Alessa!-
Vincent gettò uno sguardo in strada ma non vide
nessuno.
-Non
preoccuparti, sta bene.- Disse Heather (che, non
dimentichiamo, ha un legame con Alessa.)
-Okay,
mi fido.- Vincent sospirò e si addormentò.
Qualche
minuto dopo.
-Mmh…
si sono addormentati.- Travis li osservò mentre
Heather teneva la testa sulla spalla di Vincent e lui con la testa
reclinata da
una parte. Il cullare della strada e del camion allietava il loro sonno.
Alessa
invece non riusciva a capire che cosa era successo…
si trovava in mezzo alla strada di Silent Hill e ciò che
vedeva non era
normale.
Vedeva
scena di vita quotidiana, vedeva uomini andare al
lavoro, donne che portavano i loro bambini a scuola e come sfondo a
tutto
questo vi era un sole luminoso e splendente.
-Alessa…-
Una voce la stava chiamando.
-Walter…
dove sei?- Alessa seguì la voce e si trovò al
lago
di Toluca.. vide un battello approdare al pontile. Si poteva vedere il
nome
sulla fiancata: Little Baroness.
-Ma
che è successo?- Alessa era molto sconcertata, non poteva
essere possibile.
-Perché non è possibile?- Alessa vide in mezzo ad alcune piante il viso sorridente di Walter anche se, intorno a lui, tutto appariva cupo.
-Walter,
sei vivo!- Le lacrime le solcarono le guance.
-No,
non sono vivo. È Silent Hill ad essere viva.- Walter la
fissava senza mai spegnere quel sorriso.
-Cos’hai
fatto?- Alessa fremeva dalla voglia di
abbracciarlo.
-Sono
riuscito dove nessuno si era mai avvicinato… ho
cancellato la maledizione di Silent hill. Piano piano questa
diventerà una
città come le altre.- Walter sapeva che così
facendo si sarebbe allontanato in
maniera definitiva da lei.
-Alessa…
dimenticami.- Dopo pronunciato quelle parole
scomparve.
Questo
era il sacrificio di un semplice essere umano che,
nei limiti imposti dalla divinità, era arrivato oltre.
Alessa
chiuse gli occhi e pianse… versò lacrime amare.
Sette
anni dopo…
-E
Gesù disse… chi è senza peccato scagli
la prima pietra e
vedendo che nessuno lo faceva…- Vincent in tonaca predicava
nella nuova chiesa
rinnovata su quella pagana dell’ordine.
Si
sentì la campanella suonare.
-Oh,
è già mezzo giorno. Continueremo
un’altra volta.-
Reverendo Vincent chiuse il tomo del Nuovo testamento,
pronunciò la frase di
congedo, aspettò che tutti si allontanassero e poi
uscì anche lui (in abiti
civili) e ad attenderlo fuori dalla chiesa c’era una Heather
molto più matura e
prosperosa di quando era diciassettenne.
-Ciao
tesoro!- Vincent s’avvicinò a lei senza perdere
l’occasione
di fare allusioni un po’ imbarazzanti alla
prosperità di quel seno così
fiorente.
-Smettila
di fare lo sciocco… sei un reverendo!- Heather lo
calmò subito.
-Sì,
scusami ma mi è venuto naturale. Come va a scuola?-
-Al
Midwhich School? Beh, i miei alunni stanno sempre
attenti. È strano perché insegno matematica.-
-Chissà
perché.- Rispose Vincent mentre fissava la quarta di
seno di Heather.
Da
un’altra parte al cimitero di Silent hill una donna dai
capelli neri e gli occhi del medesimo colore pregava sulla tomba che
riportava
sulla lapide un nome: Walter Sullivan.
Dopo
qualche minuto si alzò e sentì tuonare,
aprì l’ombrello
che aveva portato con sé per le eventualità
simili e ritornò in macchina dove
alla guida c’era un uomo di una trentina.
-Come
sempre… hai pregato per lui?- Disse l’uomo.
-Sì,
lo sai perché.- Rispose Alessa.
-Va
bene, torniamo a casa, fra non molto pioverà.-
L’uomo
accese il motore e iniziò a sfrecciare per le vie di Silent
Hill. Passarono per
una piazza ed alla donna sembrò di vedere su una delle
panchine un uomo biondo
e con indosso un cappottone che la guardava tenendo i gomiti sulle
ginocchia e
la schiena curva. Sorrideva.
Alessa
sorrise… anche se non era sicura di se quello che
aveva visto fosse proprio lui.
A
Fukiyama City, un ragazzo stava chiudendo la sua officina
e poco dopo una ragazza lo raggiunse di corsa.
-Alvin!
Hai finito?- Samantha arrivò con indosso una giacca
antivento fucsia e un jeans con delle scarpe da ginnastica.
-Sì,
Sam… dove andiamo oggi?- Il ragazzo si pulì le
mani
sporche di olio con un asciugamano che aveva poggiato alla spalla.
-Beh,
possiamo andare a trovare la zia e lo zio.- Samantha
stringeva a una mano dei crisantemi appena colti.
-Li
hai presi nel tuo negozio?- Chiese
il ragazzo.
-Già!-
Si presero per mano e come si poteva evincere
dallo sguardo non erano più parenti
ma coetanei.
Una
luce brillava lassù nel cielo tinto di nero e non era
una stella ma un oggetto volante non identificato.
Un
tizio incappucciato camminò per una stanza ovale e
andò
incontro a un uomo dai capelli biondi e gli occhi verdi. Con la mano
accarezzava Yumie e lo sguardo era rivolto all’infuori
dell’oblò
dell’astronave.
-Rimpianti?-
Chiese.
-Nessuno.-
Walter si voltò verso l’uomo che si
levò il
cappuccio.
-Mi
fa piacere, ancora non ti abbiamo ringraziato per aver
collaborato a disinfettare la città.- Disse l’uomo.
-Dovevo
farlo… per i miei amici e per lei.- Walter sorrise e
s’alzò dalla sedia. Con il passo leggero
uscì dalla stanza seguito dal cane.
-Ah…
Alex?- Walter si voltò e fissò
quell’uomo.
-Sì?-
-Ellie ha preparato il pranzo?- -Sì, aspettiamo solo
te.- Walter dopo la risposta si mise le mani nei capelli e con lo
stomaco che
borbottava si diresse verso la cucina.
-Che
ne dici Mira?- Alex si rivolse a un cane di razza
giapponese dal pelo giallo.
-Woof,
wooof.- Un cane con le cuffie alle orecchie abbaiò.
-Sono
d’accordo con te.- Alex sorrise e si diresse anche lui
in cucina, se era come pensa, Walter aveva già chiesto il
bis.
Fine.
[1]
È la
stessa frase che disse Achille ad Agamennone durante un passo
dell’Iliade che
riguarda l’Ira d’Achille.
[2] Capitolo 11: Un piccolo amico fantasma
Accidenti... mai e poi mai mi sarei aspettato di mettere la parola fine! Ma è così che deve andare. Devo ammetterlo, nonostante questa storia sia iniziata con un sogno fatto si e no due mesi fa, sia potuta evolversi in questo modo. Sono meravigliato. Beh, ovviamente il merito non è solamente mio ma è anche di tutti coloro che hanno seguito la mia storia. Ringraziamo (in ordine alfabetico):
Fiammah_grace
Valerie Townshend
WalterSullivan24
YoungRevolverOcelot
Poi abbiamo anche Golden_Skans, lucia1997, MagnamonX, Meg Giry, raizen34, savior. Pur non avendo recensito, hanno seguito la mia storia e li ringrazio.
Un ringraziamento va anche a te caro lettore che sei giunto fino a qui. Quindi per concludere in bellezza: Lasciate una bella recensione! Alla prossima!!!