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Autore: SpinellaTappo98    05/09/2012    3 recensioni
Beckett e Myles Fowl hanno ormai quattordici anni. Incuriositi dal passato del fratello maggiore Artemis, decidono di interpretare il diario in codice dello stesso Artemis. Ma cosa accadrebbe se scoprissero i segreti del Popolo? Riuscirebbero a mantenere il segreto? Come reagirebbero Polledro ed il capitano Tappo? E come reagirebbe Artemis?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutti quelli che mi leggono e mi recensiscono. Grazie!!! E scusatemi se ho impiegato così tanto ad aggiornare !


CAPITOLO 5

ESAME D'AMMISSIONE

 

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo

 

Beckett e Myles furono attraversati da un brivido lungo la colonna vertebrale. Era arrivato il loro momento. Dovevano dimostrare quanto volevano. Il loro futuro dipendeva unicamete dall'esito di quella missione. Una missione di cui ancora non sapevano nulla. Dovevano rimediare. Non era un punto a loro vantaggio rimanere imbambolati. - Comandante Algonzo, signore – iniziò Beckett.

- Di che cosa tratta la missione, signore? - concluse Myles. I due gemelli avevano deciso di mostrarsi come dovevano essere dei veri agenti. Rispettosi delle autorità, a sangue freddo e brillanti. Anzi. Si sarebbero dimostrati migliori. Degni della Squadra 1 della Sezione Otto. Geniali. Del resto erano dei Fowl ed anche se erano stati cresciuti in modo radicalmente diverso dagli altri Fowl, la genialità era parte di loro.

Algonzo sorrise. Forse si sarebbe divertito. A quanto pareva, quei due Fangosetti avevano deciso di dare il meglio. Volevano giocare con lui. Beh, ormai avevano iniziato la partita e lui non poteva certo tirarsi indietro. - Polledro. Illustraci. E dammi buone notizie.

Il centauro fece scivolare la dita sulla tastiera del computer centrale. - D'Arvit! Mi dispiace, comandante. Nessuna buona notizia. Anzi. Pessime notizie. - si prese una pausa per finire di leggere mugugnando. - Un troll ed un goblin. A quanto pare hanno deciso di fare un giretto in superficie.

Solito dei troll. Decidevano sempre di risalire i pozzi e fare un giretto in superficie. Nella maggior parte dei casi, finivano abbrustoliti dalle vampe di magma. Ma ogni tanto capitava che qualcuno sopravvivesse e raggiungesse la superficie. - Diamine, Polledro! Perchè mi dai sempre pessime notizie!

- Comandante, si consoli. Fortunatamente i troll non vanno a fare una passaggiata all'aria aperta ogni notte. E quasi mai accompagnati da un goblin.

- Polledro. Stai zitto. - la voce calma. Decisamente non un buon segno – Ho deciso. Piccoli Fowl. Ascoltate. Ora siete il cadetto Beckett e il cadetto Myles. Considerate questa missione come il vostro esame d'ammissione. La superate siete dentro. Caso contrario non voglio più vedervi qua dentro.

I gemelli degludirono. - Scusi, signore. Cosa dobbiamo fare per superare la missione? - parlarono all'unisono.

- Ovvio, cadetti. Fermare il troll ed il goblin limitando il più i contatti con quelli della vostra specie.

I cadetti annuirono con decisione.

- Grana, intendi lascairli affrontare un troll ed un goblin da soli? - chiese preoccupata Spinella.

- Se non erro, capitano Tappo, tu e Leale avete sconfitto un troll da soli. Quindi se quei due vogliono entrare qui, devono dimostrare di essere all'altezza degli altri membri.

Nessuno sollevò obiezioni. Non era giusto mandare due quattordicenni allo sbaraglio contro un troll ed un goblin. Però era logico. Del resto quella era una sezione militare, non un asilo. Allora il comandante Algonzo fece cenno ai gemelli Fowl ritti davanti a lui di proseguire. Poi ci ripensò. Com'era che dicevano gli umani, pensò. Ah, sì. Ho fatto trenta, faccio trentuno.

Grana si girò lentamente. - Ah...cadetti? Se ci riuscite, anche sopravvivere. - terminò Algonzo più teatrale che mai.

Beckett e Myles non si scomposero. Mantieni il tuo sangue freddo, si dissero mentalmente. Mantieni il sangue freddo.

Polledro afferrò rapidamente due valigette e li accompagnò al navettiporto della Sezione Otto. Non emise un fiato. Strano per lui. Però aveva capito che quando Grana Algonzo era calmo, in realtà era più pericoloso che mai. Quindi i tre uscirono silenziosamente.

- Sono andati via, Algonzo. Ora puoi parlare. Qual'è il tuo piano? So che ne hai uno. Sei un soldato. Non lasceresti una missione di questa gravità in mano a due quattordicenni solo per un esame di ammissione. - disse Artemis. La voce fredda e distaccata. Si parlava dei suoi fratelli, ma in lui non c'era segno di preoccupazione. Era semplicemente calmo.

- Perspicace, Fowl. Mi conosci bene. Forse fin troppo bene. Ma del resto cosa mi aspettavo? Tu sei Artemis Fowl – quelle parole erano colme di risentimento e amarezza. Questioni passate irrisolte. Ma quello non era il momento. Riacquistò la sua fermezza. - Capitano Tappo, capitano Sterro e voi due Leale. Salite sulla navetta e state dietro quei due. Intervenite solo se necessario. Intesi? Tu, Fowl, rimani qui e affianca Polledro nell'assistenza tecnica. Io non vi mollerò un attimo per monitorare i due cadetti. E credimi. Preferirei rimanere con una smoccorana che con te, Fangoso.

Nessuno prese l'ultima affermazione come uno scherzo. Di certo era così. E la cosa era reciproca.

Quindi, senza una parola di più, ognuno si mise al proprio posto. Pronto ad eseguire il proprio dovere.

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo. Otto anni prima.

 

Erano ormai due anni che Artemis, Spinella e Grana erano entrati a far parte della Sezione Otto. A causa del siero della verità usato su Artemis Fowl, il comandante Algonzo aveva scoperto i sentimnti che il ragazzo provava per Spinella. La stessa elfa per cui anche lui provava dei sentimenti. Ed ora, veniva a sapere che non solo quel Fangosetto voleva rurgliela, ma amche che i due si erano baciati! Non poteva lasciarsi soffiare Spinella. Decise così di anticiparlo. - Spinella, puoi venire qui? - le aveva chiesto un giorno.

- Mi ha ciamata, comandante Algonzo?

- Grana. Chiamami con il mio nome. Devo chiederti una cosa. - se Algonzo chiedeva di essere chiamato per nome, stava per accadere qualcosa di serio. - Spinella, ho due biglietti per Disneyland. Vieni con me!

La richiesta di Grana Algonzo era strana e inaspettata. Spinella non sapeva cosa rispondere. Sapeva che il suo vecchio amico provava qualcosa per lei in passato erano usciti insieme qualche volta e Polledro aveva scritto di loro nel suo blog. Ma potevano veramente essere più di vecchi amici? Avrebbe preferito che glielo chiedesse Artemis. Aveva tanto sperato che il suo amico provasse i suoi stessi sentimenti. Però era stanca di aspettare. - Va bene, Grana. Vengo con te a Disneyland.

Disneyland era uno dei pochi posti sopra la superficie in cui il Popolo poteva passeggiare tranquillamente fianco a fianco con gli uomini senza che venissero scoperti. Del resto, la magia era l'attrazione principale del parco.

Ovviamente, prima di partire ne aveva parlato con Polledro e ancora più ovviamente, il centauro aveva spifferato tutto ad Artemis senza farsi pregare. - Sperava che tu provassi qualcosa per lei, Artemis. E noi sappiamo che è così. Quindi... - il centauro non riuscì a finire la frase. Perché il ragazzo aveva iniziato a correre. - Dove vai Fangosetto?

- Devo impedirle di partire. Farò quello che avrei dovuto fare dopo il viaggio indietro nel tempo per salvare Geigei. - urlò continuando a correre. Questo è la mia ultima occasione, pensò. Devo rimediare agli errori del passato. Aspettami, Spinella. Sto arrivando.

Come se avesse sentito il pensiero di Artemis, il capitano Tappo si fermò un attimo fissando Grana Algonzo che l'aspettava sulla soglia della porta. Voleva veramente andare via con Grana? No, si rispose. Ma era la cosa più giusta. Non poteva continuare ad aspettare quel Fangoso. Decise di fermarsi pochi secondi. Sperava che lui arrivasse dicendole di non andare. Le serviva una scusa per restare.

Poi alle sue spalle qualcuno la chiamò. Era lui. Era il suo Arty. - No! Spinella. Ti prego. Non andare.

- Perché Arty? Dammi un buon motivo per restare.

- Perché io... - Artemis non aveva mai detto nulla di simile. Solo quando la sua doppia personalità aveva preso il possesso di lui. Era più difficile di quanto pensasse. Eppure non riusciva a capire. Era un genio. Conosceva Spinella da nove anni, se si consideravano i tre del Limbo. E allora perché non riusciva a dire quelle tre semplici parole? - Io... - niente. Tutto inutile.

- Come immaginavo. - furono le parole amare di Spinella. Ora basta. Era stanca. Non poteva aspettare ancora Artemis. Il suo Arty. Per un'attimo sperò in cuor suo. Poi tornò a voltarsi.

Il capitano Tappo fece per andarsene. Qualcosa, però, le afferrò il polso. Si voltò di scatto e vide Artemis a testa bassa. - Artemis. Cosa vuoi? - gli disse l'elfa incredula.

- Non mi chiami più Arty? Devo essere proprio nei guai. - sussurrò Artemis alzando lo sguardo. I suoi occhi brillavano di un bagliore diverso dal solito.

- Lasciami! Devo andare! - urlò Spinella al ragazzo mentre cercava di distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Non poteva correre il rischio di cambiare idea.

- Non andare Spinella! Io ti amo! Non andartene!

Spinella Tappo non riusciva a credere alle sue orecchie. Il ragazzo aveva veramente detto quello che credeva di aver sentito? Aveva veramente detto che l'amava?

La faccia di Grana Algonzo era talmente rossa ed incandescente che ci si sarebbe potuto cucinare sopra. Artemis Fowl non poteva rubarle l'elfa davanti gli occhi!

- Ar...- prima che Spinella potesse continuare s'interruppe. Artemis era pericolosamente vicino a lei.

Senza pensarci due volte, Artemis si avvicinò a Spinella portando il loro visi alla stessa altezza. Sentiva che il coraggio lo stesse per abbandonare. Allora chiuse gli occhi e seguì il suo istinto. Baciò Spinella. Fece quello che da anni desiderava fare. Non gli importava nulla delle conseguenze.

Intanto Grana stava dando in escandescenze. Alla vista del bacio, si calmò. Inutile sbraitare o gettare tutto all'aria. Ormai non avrebbe potuto fare nulla per far tornare Spinella da lui. Si calmò e se ne andò via. Pronunciò un'ultima frase – Ma del resto cosa mi aspettavo? Tu sei Artemis Fowl. - come sempre con fare teatrale. Non pensava che il giovane Fowl lo sentisse. Invece si sbagliava. Artemis aveva sentito benissimo le parole del comandante Algonzo e non le avrebbe mai dimenticate.

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo. Giorni d'oggi.

 

Tutti erano entrati in azione lasciando Artemis e Grana da soli nel nucleo della Sezione Otto. Al momento gli agenti operativi della Squadra 1 erano su due navette diretti in superficie e Polledro avrebbe impiegato dici minuti per tornare alla sua postazione. Quello era il momento giusto per parlare. C'erano alcune questioni irrisolte tra l'umano e l'elfo.

- Hai usato le stesse parole di quel giorno. Perché? - chiese freddo Artemis chiudendo le comunicazioni.

- Non credevo potessi sentire. Beh, allora penso che non posso più comportarmi come se niente fosse. Sai, Fowl, quel giorno me l'hai rubata.

- Algonzo, sai benissimo che Spinella non sarebbe mai stata tua. Si è affezionata a me sin da quando dopo averla rapita e ho restituito metà del riscatto per la guarigione di mia madre. Non ho ancora capito quando il suo affetto per me si è tramutato in amore. Forse quando siamo tornati indietro nel tempo.

- D'Arvit Fowl! Perchè devi sempre avere ragione? Lascia anche a noi comui mortali il piacere di avere ragione!

- Comandante Algonzo, le chiedo ufficialmente scusa. Non avevo il diritto di rubarle il capitano Tappo quel giorno. - la voce di Artemis sembrava veramente dispiaciuta.

- Io...accetto le scuse – balbettò Grana incredulo. - E comunque, ammetto di dover porgerti anchio le mie scuse, Fangosetto. Insomma, voglio dire, sono passati otto aani da quel giorno. E poi ormai tu e Spinella siete sposati ed avete due figli. Ti chiedo scusa, Artemis.

Artemis non riusciva neanche più a ricordare l'ultima volta che Grana Algonzo lo aveva chiamato per nome. Era quasi commosso. Conservò quel prezioso ricordo in angolo della propria mente. Nei giorni a seguire lo avrebbe tirato fuori e se lo sarebbe gustato. - Allora siamo amici?

- Amici, Fangosetto? Ma vorrei scherzare! - fu la risposta di Algonzo. Poi l'elfo ammiccò. - Diciamo solo che ti preferisco ad una smoccorana.

 

Beckett e Myles erano in viaggio su una navetta ultra tecnologica diretti verso la superficie. Pochi istanti prima Polledri li aveva muniti di una valigetta argentea ciascuno. - Queste valigette contengono la vostra unica speranza di vita. - aveva detto serio. Troppo serio per il lui. - Contine le ultime tute per la Sezione Otto. Sono ignifughe e termiche. Sono interamente composte di microfibre in grado di flettersi per attutire i colpi e le eventuali esplosioni...dovreste essere a prova delle palle di fuoco dei goblin, ma anche se non vi arrostirete farà comunque male. Inoltre avete anche delle ali di ultima generazione ma andateci piano. Potreste perdere il controllo. Per concludere, avete una Neutrino 6000 ciascuno ed un elmetto. Ovvimente una tecnologia superiore anche a quella della LEP. Io sarò sempre in contatto con voi. Auguri!

A ripensarci, ai gemelli parvero strane le parole di Polledro. Non le spiegazioni sull'attrezzatura o il fatto di essersi vantato della sua tecnologia. Ma quell' "auguri" era sospetto. In base ai dati che avevano raccolto, di solito l'unica a cui il centauro dimostrava affetto era Spinella. Ma ci avrebbero ripensato dopo. Ora avevano cosa più importanti a cui pensare. Accesero il computer della navetta. Sullo schermo comparvero Polledro, Artemis ed il comandante Algonzo.

- Dove sono gli altri? - si fecero eco Beckett e Myles.

- Mi dispiace, ma non potrete cotare su di loro. Sono in missione. Non penserete mica che in tutto il mondo ci sia una sola emergenza al giorno. Abbiamo operazioni di continuo! - rispose prontamente Algonzo. I due non dovevano sapere di essere coperti nel caso avessero sbagliato. Dovevano pensare che tutto fosse nelle loro mani.

- Allora, cadetti. Sto per darvi informazioni importanti sulla missione. Prestate attenzione. - s'intromis Artemis. Il tono distaccato e formale. Del resto, erano in missione.

I due fratelli gemelli si guardarono l'un l'altro e annuirono decisi. Dovevano comportarsi come dei veri agenti.

- Il troll ed il goblin hanno risalito il pozzo E37 e quindi ora si trovano in Sicilia. Dalle mappe risultqa che si stanno dirigendo verso un paesino di nome Enna. Ci sono pochi abitanti, ma dobbiamo evitare ogni contatto. Intesi?

Un'altro cenno d'assenso.

- Bene. Sarete lì tra circa ventitre minuti. Polledro terrà sempre aperta una linea di comunicazione con voi. Quindi se avete qualcosa da chiedere siete libero di farlo in qualsiasi momento.

- In questo caso io avrei una domanda. Polledro, perché prima ci hai fatto gli auguri?

- Mio figlio ha quasi la vostra stessa età. Ho pensato che ci sarebbe potuto essere lui. E poi, solo domande sulla missione!

- Ricevuto Polledro.

Beckett spense il computer. Per i prossimi ventitre minuti erano liber di fare quello che desideravano. O meglio, quello che era concesso loro stando in una navetta con spazio abbastanza ristretto. Sia Beckett che Myles ebbere uno stesso pensiero: aggiornare i loro diari. Non volevano correre il rischio di dimenticare anche il minimo particolare della loro avventura. Senza perdere altro tempo, ognuno accedette al proprio computer dagli elmetti. Erano comode le tastiere virtuali. Certo, erano scritte in gnomico, ma lo avevano imparato dopo che Spinella lo aveva fatto notare loro. Non dovevano più commettere un errore simile.

 

estratto dal diario di beckett fowl.

Dischetto 1. non in codice,

 

Io sto andando incontro a morte certa. Nel caso muoia, voglio lasciare la mia ricetta di Espresso e Melassa ai miei genitori. Potrebbero ottenere il brevetto come anti-sonnifero. Non posso credere che sto per andare a lottare contro un troll ed un goblin con mio fratello Myles. Abbiamo dalla nostra la tecnoligia del Popolo. Ma dubito che una tuta possa salvarci. Forse dal goblin, ma non dal troll. Io e Myles dovremo fare affidamento sulle nostre menti. Il mio gemello non mi ha ancora detto nulla, ma credo di aver già capito. È ovvio che sara lui la mente ed è ovvio che sarò io il braccio. Lui odia le attività fisiche mentre io ne sono innamorato.

Beh, comunque dubito fortemente che ne usciremo vivi. Fino ad ora solo Domovoi Leale e Spinella Tappo hanno sconfitto un troll da soli. Eppure mi dispiace molto. C'erano diverse cosa che avevo annotato mentalmente nella lista delle cose da fare. Alcune aggiunte di recente. Tipo vedere crescere i miei nipotini Coral e Orion. Ma se sopravvivo, la cosa che devo immediatamente fare è conoscere quella Samanta Gambino. Anche lei è un'umana che lavora nella Sezione Otto. Da quel poco che ho letto da i file di Polledro, ha sedici anni ed è nata a Palermo. Palermo. Sono già stato in quella città. È il capoluogo della Sicilia, una regione del Sud dell'Italia. Lo stesso posto in cui sto andando ora. Non ho mai avuto tempo di visitare bene questa regione. Se sopravvivo in futuro prometto che lo farò.

Ma cos'è questa strana sensazione? Non la sentivo da anni ormai. Ho capito cos'è. Non pensavo l'avrei riprovata. Paura. Io Beckett Fowl ho paura. Beh, del resto sto andando incontro alla morte. Devo essere folle oltre che spaventato. Ma che mi è saltato in mente? Un troll ed un goblin? Spero di uscirne intero...

 

estratto dal diario di myles fowl.

Dischetto 4. in codice,

 

Al momento mi trovo su una navetta dotata di unatecnologia sopra ogni immaginazione. Sono diretto in Sicilia. Un troll ed un goblin hanno risalito il pozzo E37 ed hanno raggiunto la superficie. Al momento si dirigono verso Enna. Io e Beckett non dobbiamo permettere che raggiungano quel paesino. Per ora non ho detto nulla al mio gemello, ma sono convinto che abbia intuito. Fa il duro, ma in fondo non lo è affatto. Durante l'operazione lui covrebbe essere il braccio. In tal caso lui correrebbe molti, troppi, rischi. Io non intendo permetterlo. Stiamo per lottare contro un troll ed un goblin. Due creature spaventose. E se è così metà di questo è a causa mia. Non posso permettere che lui rischi la vita a causa mia. C'è già una mente in questa operazione. Polledro. Entrambi saremo il braccio. O le braccia in questo caso. Se lo lasciassi andare avanti i miei genitori non me lo perdonerebbero mai. I miei genitori. Mi sento in colpa. Non abbiamo pensato a loro. Se io e Beckett dovessimo morire loro ne soffrirebbero molto.

 

Campagne nei pressi di Enna. Sicilia. Italia.

 

La luna piena si stagliava nel cielo siciliano. Ormai l'alba stava per giungere. Mancava all'incirca un'ora. Per quel momento tutto sarebbe dovuto essere sistemato. Beckett e Myles si erano immediatamente messi alla ricerca delle spaventose creature fuggitive. Non avevano impiegato molto tempo per manovrare le ali ed ora si godevano il volo. Per quanto si possa rilassare qualcuno che sta per avere uno scontro ravvicinato con un troll ed un goblin.

Non fu necessario controllare la mappa per trovare i due fuggitivi. Bastò seguire la scia di distruzione. Il goblin aveva incendiato diversi alberi. - Polledro. Ci pensi tu a quelli? - chiese nel microfono Myles puntando la minicam dell'elmetto sugli alberi in fiamme.

- Non preoccupatevi. Ho un paio di satelliti lì vicino. Sarà sufficente inviare una segnalazione anonima alla forestale. - la voce del centauro era cristallina. Come se in quel momento stesse accanto ai due cadetti.

- Cadetto Myles! Urla. Case prima del paese. - Beckett non articolò le frasi. Non c'era tempo.

I due gemelli accellerarono. In poco meno di dieci secondi sotto i loro si aprì un panorama terrificante. Un'incendio che si allargava per oltre settecento metri stava per raggiungere le prime case del paese. Quelle più isolate dalle altre. Come se già così la situazione non fosse messa male, il troll stava avanzando demolendo ogni cosa capitasse lungo il suo cammino. Era accecato dall'incendio che proseguiva con lui. La situazione era disperata. La prima casa stava per essere ridotta in cenere, se prima il troll non l'avesse demolita. L'enorme creatura buttò giù un'intera parete con un'enorme e peloso braccio. Ormai era impossibile evitare il contatto. Si poteva solo tentare di limitarlo. La stanza appena scoperchiata sembrava vuota. Bene, pensarono i gemelli. Scoprirono presto di sbagliarsi. Da un'angolino buio si levò un grido di terrore. - Mamma! Aiuto!

 

Dal nucleo della Sezione Otto il panorama non era certo migliore. Polledro e Artemis avevano creato un'ologramma utilizzando le diverse inquadrature degli elmetti dei due cadetti e le immagini dei satelliti puntati in quel punto. Ed ora il comandante Algonzo ci stava passeggiando in mezzo nervosamente. - Apritemi un collegamento con i cadetti! - sbraitò. - Ora!

In pochissimi istanti Polledro aprì una linea con Beckett e Myles. - Cadetti. Qui è il comandante Algonzo. Abbattere il goblin come prima cosa. Ripeto. Abbettere il go...

Prima che Grana terminasse di ripetere l'ordine un urlo impaurito risuonò nell'altoparlante. - Mamma! Aiuto! - provenivano dalla stanza apparentemente vuota che il troll aveva appena scoperchiato.

- Artemis! Zumma sull'immagine! - latrò il comandante.

Le telecamere con il filtro a visione notturna mostrarono un bambino tremante in un angolo buio della stanza. Anche qusto non contribuì a migliorare la situazione. Poi i cadetti presero una decisione. - D'Arvit! - imprecarono all'unisono Grana, Artemis e Polledro.

 

C'era poco tempo per pensare. Bisognava prendere una decisione fondamentale per l'esito della missione. E alla svelta. Senza pensarci due volte, Beckett e Myles si tuffarono nel buio. Come prima cosa dovevano mettere in salvo il bambino.

Beckett, fratello, pensò Myles mentre si fiondava nel vuoto, è arrivato il mio momento. Potrò dimostrare a me stesso di essere alla tua altezza.

Myles, pensò invece Beckett. So cosa vuoi fare. Non ti fermerò. Ti appoggerò. - Cadetto Myles. Devo salvare quel bambino. - disse nel microfono. Aveva enfatizzato quel devo sperando che il fratello capisse.

- Tu entra là dentro. Io ti copro. - rispose Myles. Non gli era sfuggita l'enfatizzazione del fratello.

- Cadetto, solo il goblin. Entro nella stanza. Metto al sicuro il bambino. Poi torno e ci occupiamo del troll.

- Ricevuto.

Beckett e Myles non potevano schermarsi, ma potevano liberamente confondersi tra gli umani. Inoltre, per volare senza essere notati, la tuta era stata realizzata con lo stesso tessuto di un telo mimetico. Quindi quando i due cadetti si stagliarono nel buio della notte apparirono come uno scintillio confuso.

 

Nel nucleo della Sezione Otto non c'erano più tre persone. Se ne erano aggiunte altre due. La porta si aprì lasciando entrare l'agente MP15 e l'agente SG16. Questi due agenti erano conosciute anche come Minerva Paradizo e Samanta Gambino. Si trovavano lì perché avevano un'appuntamento con il comandante Algonzo. Dovevano discutere di una nuova sperimentazione che loro stesse avrebbero giudato. Nella fretta del momento, Gran Algonzo si era dimenticato di rimandare quell'appuntamento. Non appena le ragazze entrarono videro Artemis e Polledro davanti ad uno schermo ed il comandante che passeggiava dentro un'ologramma. Sembrava a dir poco nervoso. - Comandante, Siamo venute per l'appuntamento. - informò Minerva l'elfo che ancora non aveva smesso di camminare.

- Agente Paradizo. Agente Gambino. Mi ero dimenticato di voi. Come potete notare con i vostri occhi siamo nel bel mezzo di un'emergenza.

- Signore...ehm, potremmo restare, signore? - fu la domanda di Samanta. Era troppo curiosa di scoprire cosa accadeva.

- Ormai siete qui. - fu l'unica risposta che ottennero.

Dagli altoparlanti uscirono delle voci e le due ragazze si piazzarono davanti gli schermi. - Cadetto Myles. Devo salvare quel bambino. - diceva uno. La voce perfettamente calma.

- Tu entra là dentro. Io ti copro. - rispose l'altro. Anche lui con la voce calma.

- Cadetto, solo il goblin. Entro nella stanza. Metto al sicuro il bambino. Poi torno e ci occupiamo del troll.

- Ricevuto.

La comunicazione si interrompeva in quel modo. Minerva e Samanta non impiegarono molto a capire la situazione. - Quelli sono dei folli! - quasi urlò Minerva.

- Suonati come delle campane! - aggiunse Samanta.

Il comandante Algonzo finalmente si fermò e fissò i cadetti che aveva mandato allo sbaraglio. - No. Quei due sono gli agenti BF14 e MF14. Se ne escono vivi, ovviamente.

Sul viso di Artemis comparve rapido un sorrisetto da vampiro. - E sicuramente non c'è motivo che lo sappiano prima del tempo, dico bene comandante?

Minerva e Samanta non riuscivano a distogliere lo sguardo dallo schermo quello che stavano vedendo non poteva essere vero. Quei due misteriosi ragazzi si stavano scoprendo ad un troll ed un goblin per salvare un bambino.

- O sono folli... - iniziò la francese.

- O sono eroi... - concluse l'italiana.

 

Beckett si precipitò nella stanza buia scoperchiata dal troll furioso. Azionò gli occhiali a visione notturna e si avvicinò al bambino che tremava impaurito. - Ciao Giuseppe. Non avere paura. Sono l'omino dei sogni. Sai chi sono? - il bimbo annuì. Tutti i bambini sapevano che l'omino del sonno era la creatura magica che ti faceva addormentare e che proteggeva i sogni. Ad un cenno d'assenso, Beckett continuò. - Sono qui per proteggere il tuo sogno. Vieni con me e ti porterò via da questi brutti mostri. Ti porterò in una foresta magica così potrai tornare a dormire e quando ti sveglierai ti renderai conto che questo è stato un brutto sogno. - la voce del ragazzo era dolce ed i suoi splendidi occhi verdi tranquillizzavano chiunque ci si specchiasse.

Nel frattempo Myles si mise davanti alla stanza. Impostò il raggio della Neutrino 6000 su stordisci. Era sufficiente addormentare il goblin. Lo puntò verso il bersaglio e prese la mira. In quel momento una palla di fuoco lanciata dal goblin lo colpì. Polledro aveva ragione. La divisa della Sezione Otto lo aveva protetto della palla di fuoco, ma faceva male lo stesso. Cercò di sopportare il dolore e fece fuoco. La sua mira non era stata perfetta, ma prese lo stesso in pieno l'obiettivo. Il goblin piroettò mentre le ali, che evidentemente aveva rubato ad un antiquarie perché erano molto vecchie, si bruciavano lente. - Ehi, cadetto Beckett. Sei ancora l'omino del sonno o puoi tornare ad essere un cadetto? Sai, c'è un troll qui che aspetta solodi essere cotto a puntino.

- Divertente cadetto Myles. Sul serio, non mi sembra il momento per dell'ironia. Comunque sono davanti a te. Pronto a servire la colazione.

In quello stesso momento il troll alzò un piede enorme per proseguire la sua avanzata. Troppo stupido per rendersi conto che il suo compagno era stato catturato. Troppo accecato per vedere due cadetti della Sezione Otto ai suoi lati che lo puntavano. Per evitare che l'ultimo fuggiasco distruggesse la casa dinnanzi a lui, Beckett accese al massimo la luce sul suo elmetto e sparò in faccia al troll 4000 watt di luce. Intanto Myles accese il sonar dell'elmetto. Chiuse i microfoni e gli auricolari e s'infilò un rotondino d'ovatta in bocca. Il gemello fece la stessa cosa. Dall'elmetto del cadetto Myles uscì un suono terribilmente acuto. Il troll barcollò a cadde a terra. Beckett e Myles si affrettarono a legare i due fuggiaschi con delle funi infrangibili. Persino a prova di troll. - Certo che è stato più facile del previsto... - fu il commento Beckett.

- Però abbiamo lasciato un po' di briciole... - disse Myles guardando l'incendio ancora indomato e la parete frantumata.

- Non vi preoccupate. A questo ho già pensato io. Una squadra è già lì. Sarà tutto sistemato per l'alba. Tornate al Quartier Generale. Vi aspetto. - gracchiò Polledro negli auricolari dei ragazzi.

- E anche oggi siamo sopravvissuti! - sbuffarono Beckett e Myles Fowl. Erano esausti, ma vivi.

 

Lo schermo stava proiettando immagini incredibili. I due cadetti erano riusciti ad abbattere un goblin ed un troll. Salvando anche il bambino impaurito. - Certo che è stato più facile del previsto... - disse il primo.

Artemis si ricordò di Minerva e Samanta. - Lui è Beckett Fowl. Nuovo agente della Sezione Otto.

- Però abbiamo lasciato un po' di briciole... - disse l'altro.

Anche questa volta Artemis fu pronto a spiegare. - E lui invece è Myles Fowl. Anche lui nuovo agente.

- Non vi preoccupate. A questo ho già pensato io. Una squadra è già lì. Sarà tutto sistemato per l'alba. Tornate al Quartier Generale. Vi aspetto. - li informò Polledro. - Squadra 1. Mi sentite? Sistemate quel disastro. Venti minuti.

- Abbiamo deciso. Quelli sono dei folli. - dissero Samanta e Minerva facendosi eco.

Le due si guardarono negli occhi sorprese di aver detto la stessa cosa. - No. - bisbigliarono in modo da non essere sentite eccetto l'una dall'altra. - Sono degli eroi.

  
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