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Autore: Lady Tsepesh    20/03/2007    20 recensioni
Settimo anno, James Potter e Lily Evans stringono il Voto Infrangibile.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: James/Lily
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 1 "HOGWARTS TIME"

 

 



Quella mattina era veramente una bella giornata, davvero un peccato doverla sprecare nei sotterranei del castello, dove si svolgevano le lezioni di Pozioni. Non c'era neppure la possibilità di volgere lo sguardo alla finestra ed osservare la luce del sole che illuminava i prati sempre ben curati del parco, perchè i fondatori della scuola, da bravi professori sadici che si rispettino, non avevano previsto neppure una finestra in quell'aula, che perciò poteva venire illuminata solo e soltanto con la luce delle torce appese alle pesanti mura di pietra.
Così, quando i poveri studenti si trovavano a seguire le lezioni in detta classe, sembrava loro di stare a Durmstrang, altro che ad Hogwarts.
Il settimo anno di Grifondoro, insieme al non tanto amato settimo anno di Serpeverde, si trovava, proprio a quell'ora del mattino, a seguire le noiose lezioni de professor Lumacorno. Quel giorno pareva veramente ispirato nello spiegare la sua lezione.
Svolazzava da un gruppo ad un altro, esaminando il contenuto dei calderoni e pronunciandosi in lunghi discorsi di apprezzamento, oppure di ben educato ribrezzo, che comunque apparivano come nenie noiose e snervanti.
Uno di quei giorni, uno degli studenti lo avrebbe preso e ficcato a forza in un calderone pieno zeppo di Puzzalinfa, oppure gli avrebbe aizzato contro un Tranello del Diavolo. Non importava tanto il come, l'importante era toglierselo di mezzo.
L'aula era ormai ricca di fumo, che continuava ad innalzarsi verso l'alto, con fare sinuoso, dai calderoni. L'aria era diventata pesante ed irrespirabile e faceva un caldo infernale.
-Ancora dieci minuti, ragazzi.- annunciò il professore.
Quelli, anziché terrorizzati dalla notizia del poco tempo rimasto loro per ultimare la pozione, parvero sollevati e ringraziarono il Creatore per un atto di così pietosa provvidenza divina.
James Potter si ritrovò a recitare mentalmente una preghiera di ringraziamento, mentre si sentiva sempre più accaldato.
Scambiò un'occhiata veloce con il suo migliore amico, Sirius Black, anche lui visibilmente sollevato, e tornò a dedicarsi alla sua pozione. Quella aveva assunto un bel colore viola acceso, proprio come dicevano le istruzioni del libro. Perfetto!
Poteva dire di avere finito.
Mentre riordinava il banco, dove c'era una confusione di libri, fogli di pergamena ed ingredienti per pozioni, lasciò vagare lo sguardo sulla classe.
Grifondoro occupava tutto il lato destro, Serpeverde il sinistro. Non sia mai che si trovassero uniti!
Lucius Malfoy, suo nemico giurato, era ancora chino sul proprio calderone, ancora preso nel mischiare ingredienti. James non potè fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello utilizzare un semplice incantesimo per far esplodere l'intero contenuto sull'odiato Serpeverde. Poi si disse che non ne valeva davvero la pena prendere un rimprovero da Lumacone per fare uno scherzo cattivo a Lucius-Ho i capelli più belli e lucenti del mondo-Malfoy.
Ci sarebbero state altre occasioni.
Severus Mocciosus Piton, invece, sembrava avere terminato, ma scribacchiava in modo quasi febbrile sul suo libro di pozioni. Che faceva, prendeva appunti?
Da quella postazione James non riusciva proprio a vederlo. Beh, non sarebbe morto dal dispiacere.
Tornando a guardare dalla sua parte, notò che anche Sirius e Remus, altro suo grande amico, avevano finalmente terminato. Il secondo stava cercando di comunicare a voce bassissima con altro ragazzo, un piccoletto tarchiato, per potergli dare qualche consiglio sulla pozione che stava diventando pericolosamente nero pece.
-Questa pozione non va affatto bene, Minus.- sentenziò Lumacorno, passando di lì proprio in quel momento.
Fece evanescere il contenuto, per poi tornare al suo giro.
James sapeva che cosa sarebbe successo di lì a poco. Era un pò un rituale sacro.

“Lumacone si ferma davanti al calderone della Evans.”

Il professore, finito il giro della classe, tornò, quasi saltellando, verso la zona Grifondoro, fermandosi proprio di fronte ad una bella ragazza dai capelli rosso fuoco, lunghi e lisci, che andavano a coprirle il volto, ancora piegato sul calderone.
Quella non alzò il capo nonostante avvertisse la presenza del professore vicino a lei. Si limitava ad ultimare il suo lavoro in silenzio.

“Lumacone dà un'occhiatina alla pozione della Evans, alza gli occhi al cielo, e fa....”

Lumacorno posò lo sguardo sul contenuto del calderone. La pozione era di un bel viola brillante, perfettamente completata, ma la ragazza continuava a lavorarci sopra, sfruttando gli ultimi minuti per aggiungere altri ingredienti superflui che, però, avrebbero contribuito a migliorarne il sapore, oppure l'aspetto.
Soddisfatto, alzò gli occhi al cielo, solo per poter esprimere la sua gratitudine per avere avuto una studentessa tanto dotata nella propria materia. Sembrava davvero che considerasse Lily Evans come un angelo sceso dal cielo per poter insegnare ai comuni mortali che il fare pozioni non è un semplice lavoro, è arte.

“-Ragazzi, ragazzi! Interrompete un attimo per osservare questo lavoro ottimo e ricco di ogni dettaglio, prodotto dalle mani fatate della nostra Lily!-“

Schiarendosi la voce, Lumacorno ottenne l'attenzione di tutta la classe.
-Ragazzi forza, lasciate pure perdere i vostri lavori! Guardate che capolavoro hanno prodotto le manine di fata della nostra adorabile Lily!- esclamò, quasi sul punto di saltare dalla gioia.
Severus Piton neppure alzò il capo, mentre Lucius Malfoy, voltandosi verso i suoi amici Serpeverde, sussurrò con cattiveria:
-Chissà se quelle "manine di fata" saprebbero fare anche altri lavori...-
Il lato sinistro dell'aula prese a sghignazzare.
James non aveva sentito le parole di Malfoy, né aveva prestato troppa attenzione alle ovazioni del professore. Ormai conosceva a memoria gli encomi alla Evans, non sprecava certo la sua attenzione ad ascoltarli tutte le volte. Con un gesto spontaneo, la sua mano passò sui suoi capelli corvini, scompigliandoli ancora di più.
Quello che all'inizio era stato un gesto volontario, adesso era arrivato ad essere del tutto indipendente dal suo volere.
Un paio di ragazze Grifondoro, unite ad un nascosto gruppetto di Serpeverde, se lo mangiarono con gli occhi.

Lui si accorse di quegli sguardi ed un sorrisetto compiaciuto sbocciò sulle sue belle labbra, sogno di mezza popolazione femminile di Hogwarts.

Sapeva di essere un bel ragazzo, perchè negarlo?

A soli diciassette anni di vita, si trovava ad essere idolatrato come un Dio e la cosa, ad essere sincero, non gli dispiaceva affatto. Era sempre ben voluto da tutti e, senza volerlo, si trovava sempre circondato da un corteo pronto a fare tutto ciò che lui dicesse. Eppure non aveva mai fatto niente per raggiungere una simile popolarità. Sì, era un genio nel Quidditch ed aveva un bel faccino, ma per il resto non capiva per quale motivo tante persone lo seguissero. Poco male, a lui la cosa andava benissimo!

In realtà, James Potter, non riusciva veramente a comprendere la sua qualità migliore. Lui era forte, gentile, giusto ed altruista, per molti rappresentava semplicemente la figura del capo, del pilastro portante.

Ogni studente di Hogwarts sapeva che su James Potter si sarebbe sempre potuto contare e che lui, magari mascherando tutto con una delle sue battute, sarebbe sempre stato pronto a dare una mano. Questo era James Potter. Lui era, fondamentalmente, la figura positiva della quale ognuno aveva bisogno.

Quando la campana suonò ad indicare il termine della lezione, il ragazzo alzò i suoi occhi neri al cielo, in segno di ringraziamento. Afferrò con poco garbo gli oggetti che aveva sparsi sul banco e li ficcò, letteralmente, nella borsa a tracolla sgualcita e piena di scrittine assurde, una delle quali diceva “Uno shampoo in più ogni giorno, toglie a Mocciosus l'unto dei capelli di torno.”

Lasciò una fialetta con la pozione appena preparata sulla cattedra di Lumacone ed uscì in fretta dalla classe, respirando finalmente aria pulita nel corridoio che, mano a mano, cominciava a riempirsi di studenti diretti in Sala Grande per il pranzo. James fu sicuro di sentire i propri polmoni recitare il “Padre Nostro” per la contentezza di non essere più riempiti di aria zozza.

Poggiò la borsa a terra, che cadde con un lieve tonfo, e si appoggiò alla parete, incrociando le braccia al petto.

Nessuno dei suoi amici era ancora uscito.

Incurvando la bocca in una smorfia infastidita, dette un'occhiata al suo orologio. Cinque minuti...ed erano ancora dentro!!

Sospirò, esasperato.

E, senza volerlo, la sua attenzione si fissò su uno strano braccialetto che aveva stretto proprio al polso sinistro, vicino al cinturino dell'orologio. Erano un nastro blu scuro e due catene d'argento intrecciate insieme.

In molti si domandavano che cosa potesse rappresentare quell'oggetto che si trovava fedelmente al polso di Potter. Ai curiosi, lui si limitava a dire che era un porta fortuna.

Proprio in quel momento, finalmente, uscirono dall'aula di Lumacone i suoi Malandrini.

Sirius Black, bello come il sole ed incazzato come un drago a cui si è appena pestata la coda, sembrava sul punto di sbranare qualcuno. I suoi occhi blu mandavano scintille che non lasciavano intendere nulla di buono.

Aveva i capelli neri, legati nella consueta corta coda, decisamente scarruffati e ciuffi neri gli ricoprivano disordinatamente il viso, coprendogli in parte anche gli occhi.

Forse per le ragazze poteva costituire un bocconcino niente male... lui, dal suo canto, avrebbe dato tutto per poter lanciare un potente incantesimo di esilio ad una certa persona.

Remus Lupin, anima pia, biondo e dai gentili occhi chiari, cercava invano di far cessare le ire dell'amico, dandogli ripetute pacche sulla spalla e mormorando, di tanto in tanto:- Cerca di controllarti, Sir...-

Peter Minus non sembrava avere nulla da dire.

-Beh, che è successo?- chiese James, osservando l'espressione corrucciata dell'amico.

Black gli rispose con un grugnito che ricordava tanto uomo di Neanderthal.

-Sir si è messo a sbraitare contro sua cugina Bellatrix, proprio mentre stavamo per uscire.- disse Remus, traendo un sospiro.- Non so che cosa gli abbia detto, però lui dovrebbe ormai essere abbastanza maturato per sapere perfettamente ignorare le parole di quella stronza di sua cugina.- terminò, lanciando al moro, ancora imbronciato, un severo sguardo di rimprovero.

-Il professore stava per togliere dei punti ad entrambi!- squittì Peter, finalmente partecipe alla conversazione. -E' stato grazie a Rem se non lo ha fatto. È intervenuto al momento giusto, Sirius aveva già tirato fuori la bacchetta.-

A quel punto Black sbuffò. -Volevo solo darle fuoco ai vestiti con un innocuo incantesimo di incendio, mica lanciarle un'Avada Kedavra!-

Ma Remus J. Lupin sembrò non gradire neppure quella possibilità, anzi, trucidò l'amico con lo sguardo ed in quel momento assunse veramente l'aria da Caposcuola oltraggiato.

Si voltò ad incontrare gli occhi di Potter, che fino ad allora se ne era stato Super Partes, cercando sostegno morale ed invitandolo a partecipare insieme a lui nell'operazione “rimprovero Sirius Black”.

Quello, per tutta risposta, fece spallucce.

Poi, incamminandosi verso la Sala Grande, si accese una sigaretta. Subito un intenso odore di arancio si diffuse per il corridoio.

-Dài, Jamie! Digli qualcosa pure tu, no?- lo incalzò Remus, camminando alla sua destra.

Sirius, che stava invece alla sua sinistra, borbottò un qualcosa che suonava tanto come un “Remus fatti i cazzi tuoi”.

Potter dette un altro tiro alla sigaretta, fece uscire il fumo dalle labbra e si voltò, finalmente, a guardare il suo migliore amico. Lupin annuì, felice di avere finalmente un supporto morale.

-Che vuoi che ti dica, Siri? - cominciò James, mentre ancora Remus annuiva compiaciuto. -Hai fatto proprio bene a tentare di bruciare viva quella serpe. Peccato che non ci sei riuscito, sarà per la prossima volta.-

Il sorriso di compiacimento che aleggiava sulle labbra di Lupin si congelò all'istante. Peter ebbe appena il tempo di tapparsi le orecchie prima dell'esplosione.

-JAMES POTTER!!!!!!!!- sbraitò il biondo Grifondoro con tutto il fiato che aveva in gola, mentre molti degli studenti che si trovavano a percorrere quel corridoio si voltavano verso di loro, spaventati. -Ma che ti metti a dire a questo decerebrato, eh???Possibile che a diciassette anni non siate ancora in grado di andare oltre a queste discriminazioni tra case?? Non siamo in guerra, siamo a scuola, dannazione!Sirius poteva veramente fare del male a Bellatrix.-

Sirius e James si lanciarono uno sguardo eloquente. Loro non ci avrebbero trovato assolutamente nulla di male se Bellatrix Black fosse morta bruciata, anzi, avrebbero addirittura santificato il genio che avesse avuto l'idea di dar fuoco all'intero dormitorio Serpeverde.

Loro due, con grande rammarico per la loro persona, non ci avevano mai provato...ma solo perchè, ogni volta che si accennava alla cosa, Remus-Adesso mi ricordo di essere un Caposcuola-Lupin, li massacrava a suon di urla e di minacce, tediandoli poi per ore su quanto fosse importante tenere ben saldi i rapporti tra case.

Rapporti tra case....mah...

Oramai era del tutto impossibile allacciare dei legami d'amicizia e rispetto tra Grifondoro e Serpeverde, era stupido il solo provarci.

Continuarono a camminare in silenzio, con un Remus che pareva ribollire come una pentola a pressione e ogni tanto se ne usciva con un “ragazzini”, oppure “lo sapesse Silente” e ancora “staremo a vedere...”.

Molti, al loro passaggio, si voltavano, desiderosi di incontrare i famosi Malandrini, quelli che potevano essere tranquillamente definiti i divi di Hogwarts.

Il solo parlare col loro, bastava a rendere popolare anche lo studente più patetico della scuola.

Quando, all'improvviso, i passetti di Minus si interruppero ed i tre ragazzi si resero conto che il loro quarto amico non li stava più seguendo.

James si voltò, tenendo la sigaretta ancora non finita tra le labbra, ed osservò l'amico con aria preoccupata. Era stato il primo ad accorgersi dell'allontanamento di Peter.

-C'è qualcosa che non va, Codaliscia?-

Sirius si fermò vicino a James, poggiando un braccio sulla spalla dell'amico e fissando il ragazzo che aveva di fronte con i suoi occhioni blu mare.

-Beh, che ti prende topastro?- chiese scherzosamente.

-Ecco...i-io...i-io do-dovrei....- balbettò Minus, fissandosi le scarpe.

-Pete, c'è qualche problema?- ripeté James.

-N-no....no....-

James e Sirius si lanciarono uno sguardo interrogativo, prima di tornare a concentrarsi su Peter. Remus, dal canto suo, se ne rimase in disparte.

-I-io...d-devo andare....Devo andare al bagno!- concluse Minus, velocemente, prima di sfuggire alle occhiate sospettose dei suoi amici e di spiccare una corsa sgangherata per il corridoio.

I tre Malandrini restarono a guardare la sua fuga fino a quando la sua figura scomparve tra la calca di studenti. Ognuno con un gran punto interrogativo in testa.

Sirius Black, grattandosi la testa, si voltò verso i suoi amici, con aria pensosa.

-Ma che gli piglia a Peter, eh? Da un po' non ci sta più con la testa.-

James annuì.

-Già, già. Gli starà mica capitando qualcosa? Forse dovremmo indagare più a fondo, siamo i suoi migliori amici no? Eppoi questi balbettii e questo timore verso di noi non sono normali....-

Sirius sembrava d'accordo.

Fu allora che Remus decise di intervenire, avvicinandosi ai due ragazzi.

-Come al solito voi due avete la sensibilità di una piovra gigante.- commentò, mentre si sistemava meglio la borsa stracarica di libri sulle spalle. -Ma non lo avete capito? Dovreste dedicare più attenzione agli amici e fare meno gli idioti.-

I due non sembravano affatto essersela presa per le parole del ragazzo, del resto, quando aveva detto che avevano la sensibilità di una piovra, non è che avesse poi sbagliato di tanto.

Piuttosto, lo stavano guardando con tanto d'occhi pieni di curiosità, aspettando che proseguisse.

Il povero Lupin sospirò per quella che era già la terza volta in tutta la mattinata e si preparò a dare loro una spiegazione elementare. Ovvero, dare subito la notizia senza tanti giri di parole.

-Credo, anzi, sono sicuro, che il nostro Codaliscia si sia innamorato.-

La sigaretta che James teneva tra le labbra scivolò a terra, perchè il suo diretto proprietario aveva spalancato la bocca dallo stupore. Gli occhi scuri, dietro le lenti degli occhiali, erano spalancati come scodelle.

Sirius dovette reggersi all'amico per non fare un bel ruzzolone per terra. Adesso i suoi capelli sembravano ancor più spettinati.

-C-come hai detto, scusa?- pigolò James Potter, fissando l'amico come se davanti a lui ci fosse Albus Silente vestito alla hawaiana, con tanto di fiori colorati inseriti nella lunga barba argentata.

Il cipiglio severo di Remus si ampliò.

-Non siete affatto gentili a reagire così! Ma che credevate?! Anche Peter ha dei sentimenti, no? Era normale che prima o poi si interessasse ad una ragazza!-

-Sì, certo.- si affrettò a dire Potter. -Però, in tutta sincerità, io credevo più poi che prima.....-

-James ha ragione, Rem.- fece Sirius, una volta essersi ripreso. -E' solo che...insomma, lo sai, Pete è un pò....-

-Un po' cosa, Black?- lo incalzò Lupin.

-Addormentato, ecco.- concluse il moro, fissando il biondino con sfida. -Addormentato per...certe cose.-

-Un po' come me, insomma.- sibilò Remus, con gli occhi azzurri che scintillavano d'ira.

Sirius e James ebbero il buon gusto di allontanarsi. L'acqua cheta spacca i ponti! Questo avevano compreso in quasi sette anni di amicizia con Lupin. E, mai, mai, svegliare il Lupo-Remus che dorme!! Prima regola dei Malandrini.

-Via Rem, lasciamo perdere, va!- si buttò James Potter, dimostrando di avere grande coraggio e di essere degnissimo di appartenere ai Grifoni. -Non hai fame?-

-Giusto!- esclamò Sirius, prendendo la palla al balzo. -Subito in Sala Grande!-

E, ostentando questo stupefacente gioco di squadra, Potter e Black, ormai esperti deviatori di argomenti, riuscirono a trascinare un ancora reticente Lupin nel gran salone dove tutti gli studenti di Hogwarts solevano riunirsi per consumare i pasti.

E anche per quella volte, le due astute canaglie, se l'erano cavata...

 

***

 

Ci sono molte cose strane al mondo alle quali non sai mai dare una spiegazione. Lei, Lily Evans, diciassette anni, ex prefetto di Grifondoro, attuale Caposcuola, era convintissima che, applicando la sua mente così dotata ed usufruendo dei molti libri sui quali era riuscita a mettere le mani, sarebbe stata sicuramente in grado di trovare una spiegazione logica ad ogni stranezza le si fosse presentata davanti.

Eppure, tra i tanti perchè risolti, ce ne era uno, il più maligno di tutti, che continuava a rimanere senza una soluzione.

“Perché non mi vogliono?”

Seduta su di una panchina nel parco, consumava una mela, senza prendere parte al pranzo sfarzoso in Sala Grande, e, silenziosa, si beava dei caldi raggi del sole.

Osservava con occhi assenti ragazzi e ragazze che le passavano di fronte con il sorriso sulle labbra, ridendo, scherzando, giocando tra di loro.

Mai, mai nessuno che si voltasse verso di lei.

La verità era che, nonostante lei possedesse una mente di gran lunga superiore a quella degli altri, non poteva trovare un senso a qualcosa che, per quanto potesse farle rabbia, un senso non lo aveva.

Capita così, capitava un tempo e sarebbe continuato a capitare.

Un grande giardino, tanti fiori profumati ed uno destinato a stare all'ombra.

Uno, uno soltanto. Emarginato, solo, brutto, pietoso e triste. Così sarebbe nato e così sarebbe morto, perchè, nella sua mente Lily Evans sapeva che, per quanti sforzi si potessero fare, non si raggiunge la luce del sole, se si è costretti dalla maggioranza a vivere tra le ombre.

E non c'è una spiegazione logica, è semplicemente così, punto.

Lei, troppo intelligente.

Lei, troppo chiusa.

Lei, troppo ingenua e rispettosa.

Lei, troppo seria.

Lei, troppo diversa.

Lei, troppo....troppo Mezzosangue.

Lei era stata scelta per interpretare il distruttivo ruolo del fiore senza luce.

E, con il tempo, a quel ruolo lei si era abituata. Sapeva recitarlo con una certa bravura, oramai.

Passano gli anni e la solitudine diventa dolore, poi il dolore si tramuta in rabbia, e la rabbia muta in odio ed allora, ecco, ci sei, sei il fiore senza luce.

L'unica. La diversa. Quella che tutti evitano a prescindere. Quella a cui danno giudizi, quando neppure ti conoscono.

Ed ormai lei, Lily Evans, aveva concluso di non aspettare mai più l'arrivo di un misero raggio di sole. Inutile sperare, faceva solo più male.

Se i suoi compagni non la volevano, se la sua famiglia la detestava, allora forse era in lei che c'era qualcosa di sbagliato. Perciò andava bene così. Non chiedeva nulla. Poteva andare benissimo avanti così, senza problema, veramente....

-Hey, Evans....-

Una voce che conosceva. Una figura a frapporsi fra lei e la luce. Ancora ombra...

La ragazza sollevò gli occhi smeraldini dal terreno, dove erano stati fissati fino a poco prima, per incontrare lo sguardo di chi le stava davanti.

Di fronte a lei c'era Severus Piton, che la osservava quasi con curiosità, il che era tanto per uno che aveva si e no due espressioni facciali diverse da usare a seconda dei casi.

-Si?- fece lei con distaccata cortesia.

In realtà, desiderava solo che anche lui se ne andasse. Voleva stare da sola.

-Ti è caduto questo mentre lasciavi l'aula di Pozioni.- disse lui, porgendole il libro in questione.

Lei non potè fare a meno di riservargli un'occhiata sospettosa. Come mai Severus Piton, Serpeverde e felice di esserlo, stava compiendo un atto di gentilezza nei suoi riguardi? Esitò a prendere il libro, anche se sapeva di apparire scortese, comportandosi in quella maniera.

-Non sto cercando di fregarti, Evans.- furono le parole acide di Piton.

Pareva che il pensiero che lei non si fidasse di lui lo innervosisse.

Decise di dargli retta e afferrò il tomo, mormorando un frettoloso “grazie”.

-Di niente Mezzosangue.- si limitò a dire il Serpeverde. -Sta più attenta alla tua roba la prossima volta.-

Lily lo osservò allontanarsi, mentre i suoi capelli rosso fuoco, lunghi e lisci come seta, ondeggiavano delicatamente sospinti dal vento.
Il libro di Pozioni ancora in mano. Lo guardò. Era veramente il suo. In silenzio, unica compagna di se stessa, lo ripose nella borsa, e da questa estrasse il pesante volume di Storia della Magia. Tanto valeva trascorrere il tempo studiando.

 

***


La Sala Grande a quell'ora di tarda mattinata, o di primo pomeriggio, era affollatissima e piana di confusione. Un vero toccasana per colei che gli studenti più temerari osavano chiamare, anche durante le sue ore di lezione, La Minerva Semprevergine.

E dire che Minerva McGranitt, donna severa e molto ligia all'ordine, non aveva per nulla idea degli affettuosi nomignoli che le venivano affibbiati.

Continuava imperterrita il suo lavoro di educatrice e, per tutta risposta, i soprannomi che la riguardavano peggioravano sempre di più ed ormai gli studenti si divertivano anche a narrare fantasiosi incontri notturni a carattere amoroso tra lei ed il preside Silente. Un nome a caso tra i numerosi diffusori di gossip tanto piccanti: James Potter.

Lo stesso James Potter che, in quel preciso istante, si stava godendo i rimproveri di una McGranitt alquanto furiosa. Inutile spiegarle che non era colpa sua se “casualmente” Severus Mocciosus Piton era scivolato nei lacci delle proprie scarpe e si era ritrovato spalmato a terra, proprio mentre faceva il suo trionfale ed unto ingresso in Sala Grande. Ma si sa, ogni professore ha il suo allievo prediletto e Minerva McGranitt sembrava avere sviluppato per Potter un'attenzione particolare...

Sirius Black cercava come poteva di aiutare l'amico, ma non fece che peggiorare la situazione quando dichiarò che probabilmente Severus Piton sarebbe “ugualmente” scivolato “anche da solo” dal momento che non vedeva un'emerita mazza a causa del suo lungo naso unto.

Remus Lupin, ormai stanco delle bambinate dei suoi amici, continuava imperterrito a mangiare ma, quando udì la professoressa incombere sui due poveri angioletti e minacciarli di una punizione che mai, mai, avrebbero dimenticato, prendendo mentalmente nota di divorarli vivi la prossima notte di luna piena, intervenne a salvarli in extremis, utilizzando una carta alla quale nessun professore poteva resistere: la tecnica segreta dello studente modello.

Così, con un sorrisetto da bravo ragazzo da presentare ai genitori, una parlantina in grado di lasciare disarmato il più grande oratore del foro romano e l'aria da studente attento ed intelligente, riuscì a convincere la povera Semprevergine che, davvero, James e Sirius stavano soltanto mangiando in tutta tranquillità il loro pasto, che la risata sguaiata, che era uscita dalle loro boccucce non appena Piton era caduto, era stato solo il frutto dell'ilarità della situazione e che, comunque stessero le cose, non vi era alcuna prova che loro due fossero colpevoli.

A fare da sfondo a tutto ciò, James e Sirius che annuivano ripetutamente dando piena conferma alle parole del Caposcuola Grifondoro.

Finì che la povera Minerva, sconfitta dalla parlantina di un diciassettenne, si ritirò a trovare conforto tra i suoi colleghi, mentre quei diavoli malefici che rispondevano al nome di Potter e Black tornavano a sghignazzare come iene.

-Non crediate che vi parerò il così detto fondoschiena per sempre.- commentò Remus, osservandoli con un cipiglio severo degno della Semprevergine.

-Graaaaaazie, Remus!!!!- esclamarono in tono decisamente troppo dolce i due, mentre si avvicinavano minacciosamente, uno da destra, l'altro da sinistra, con la chiara intenzione di schioccargli un bacio sulle guance.

-Allontanatevi da me!!!- urlò il povero Caposcuola cercando di allontanarli.

James scoppiò a ridere ed in sincrono partirono anche le risa di Black, mentre il loro compagno, ora salvo, li stava trucidando con lo sguardo.

Con gli occhi scuri che ancora scintillavano per il divertimento, James Potter tornò ad aggredire il suo pranzo. Capelli scarruffati, cravatta rosso oro allentata, camicia sbottonata. Sua madre non sarebbe stata felice di vederlo così, le sue ammiratrici invece sì, decisamente sì. Alcune ragazze di Corvonero, dai posti dove si trovavano, si stavano stirando il collo a forza di tenderlo per riuscire a lanciargli un'occhiata.

-Ti divorano con gli occhi, amico.- fece Sirius, sentendo arrivare occhiate sempre più prolungate. -Finisce che mi freghi tutta la piazza.-

-Prenditele tutte, per me non hanno importanza.- fu l'indifferente risposta.

-Tu sei tutto scemo se dici una cosa simile.- continuò Black, scotendo la testa. -Non mi dire che sei ancora fissato con la Evans!-

Remus, intento nella lettura delle pagine assegnate di Storia della Magia, riemerse dal libro, puntando il suo sguardo azzurro su quello che tutti consideravano il capo dei Malandrini.

Ed eccoci arrivati al punto dolente.

Durante l'estate, James non aveva più menzionato il nome Lily Evans ed era anche uscito con qualche ragazza conosciuta per caso in spiaggia, così sia Sirius che Remus avevano cominciato a credere che quell'argomento da tempo tirato avanti si fosse concluso.

Infondo era chiaro che Lily non avrebbe mai prestato attenzione a James Potter e che James non sarebbe mai stato in grado di portare avanti una storia seria con una ragazza come Lily Evans.

Quei due erano troppo diversi, sembravano vivere agli opposti poli del mondo, per non dire di peggio.

Tutta la scuola sapeva, tutta la scuola vedeva le cose da questo punto di vista.

-Non rispondi, Ramoso?- fece Remus, notando che James continuava tranquillamente a mangiare. -Non ci dici nulla?-

Lo videro sorridere in modo strano, quasi triste, ed entrambi se ne stupirono.

James posò il bicchiere di succo di zucca e riportò lo sguardo sui suoi migliori amici.

-Cosa volete che vi dica?- mormorò con uno strano sentimento negli occhi. -Non mi è ancora passata.-

 

 

 

 

 

Fine primo capitolo!!!!

Note: L’invenzione di sigarette magiche dal sapore di frutta o altro non è mia. Ne lessi per la prima volta in un’altra fanfic sui Malandrini di cui non ricordo il titolo, ma che provvederò a dire, non appena avrò ritrovato la fanfic. E James porta gli occhiali, ma non immaginateveli assolutamente tondi a fondo di bottiglia come quelli di Harry, mi sento male al solo pensarci. Sono occhiali seri, ok?

Non so, io me li figuro rettangolari con la montatura nera! ^^

Adesso vi lascio Perché casco dal sonno. Al prossimo capitolo!


Baci,

Lady Tsepesh

 

  
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