CAPITOLO
1 "HOGWARTS TIME"
Quella mattina era veramente una bella giornata, davvero un peccato
doverla
sprecare nei sotterranei del castello, dove si svolgevano le lezioni di
Pozioni. Non c'era neppure la possibilità di volgere lo
sguardo alla finestra
ed osservare la luce del sole che illuminava i prati sempre ben curati
del
parco, perchè i fondatori della scuola, da bravi professori
sadici che si
rispettino, non avevano previsto neppure una finestra in quell'aula,
che perciò
poteva venire illuminata solo e soltanto con la luce delle torce appese
alle
pesanti mura di pietra.
Così, quando i poveri studenti si trovavano a seguire le
lezioni in detta
classe, sembrava loro di stare a Durmstrang, altro che ad Hogwarts.
Il settimo anno di Grifondoro, insieme al non tanto amato settimo anno
di
Serpeverde, si trovava, proprio a quell'ora del mattino, a seguire le
noiose
lezioni de professor Lumacorno. Quel giorno pareva veramente ispirato
nello
spiegare la sua lezione.
Svolazzava da un gruppo ad un altro, esaminando il contenuto dei
calderoni e
pronunciandosi in lunghi discorsi di apprezzamento, oppure di ben
educato
ribrezzo, che comunque apparivano come nenie noiose e snervanti.
Uno di quei giorni, uno degli studenti lo avrebbe preso e ficcato a
forza in un
calderone pieno zeppo di Puzzalinfa, oppure gli avrebbe aizzato contro
un
Tranello del Diavolo. Non importava tanto il come, l'importante era
toglierselo
di mezzo.
L'aula era ormai ricca di fumo, che continuava ad innalzarsi verso
l'alto, con
fare sinuoso, dai calderoni. L'aria era diventata pesante ed
irrespirabile e
faceva un caldo infernale.
-Ancora dieci minuti, ragazzi.- annunciò il professore.
Quelli, anziché terrorizzati dalla notizia del poco tempo
rimasto loro per
ultimare la pozione, parvero sollevati e ringraziarono il Creatore per
un atto
di così pietosa provvidenza divina.
James Potter si ritrovò a recitare mentalmente una preghiera
di ringraziamento,
mentre si sentiva sempre più accaldato.
Scambiò un'occhiata veloce con il suo migliore amico, Sirius
Black, anche lui
visibilmente sollevato, e tornò a dedicarsi alla sua
pozione. Quella aveva
assunto un bel colore viola acceso, proprio come dicevano le istruzioni
del
libro. Perfetto!
Poteva dire di avere finito.
Mentre riordinava il banco, dove c'era una confusione di libri, fogli
di
pergamena ed ingredienti per pozioni, lasciò vagare lo
sguardo sulla classe.
Grifondoro occupava tutto il lato destro, Serpeverde il sinistro. Non
sia mai
che si trovassero uniti!
Lucius Malfoy, suo nemico giurato, era ancora chino sul proprio
calderone,
ancora preso nel mischiare ingredienti. James non potè fare
a meno di pensare a
quanto sarebbe stato bello utilizzare un semplice incantesimo per far
esplodere
l'intero contenuto sull'odiato Serpeverde. Poi si disse che non ne
valeva
davvero la pena prendere un rimprovero da Lumacone per fare uno scherzo
cattivo
a Lucius-Ho i capelli più belli e lucenti del mondo-Malfoy.
Ci sarebbero state altre occasioni.
Severus Mocciosus Piton, invece, sembrava avere terminato, ma
scribacchiava in
modo quasi febbrile sul suo libro di pozioni. Che faceva, prendeva
appunti?
Da quella postazione James non riusciva proprio a vederlo. Beh, non
sarebbe
morto dal dispiacere.
Tornando a guardare dalla sua parte, notò che anche Sirius e
Remus, altro suo
grande amico, avevano finalmente terminato. Il secondo stava cercando
di
comunicare a voce bassissima con altro ragazzo, un piccoletto
tarchiato, per
potergli dare qualche consiglio sulla pozione che stava diventando
pericolosamente nero pece.
-Questa pozione non va affatto bene, Minus.- sentenziò
Lumacorno, passando di
lì proprio in quel momento.
Fece evanescere il contenuto, per poi tornare al suo giro.
James sapeva che cosa sarebbe successo di lì a poco. Era un
pò un rituale
sacro.
“Lumacone
si ferma davanti al calderone della
Evans.”
Il
professore, finito il giro della classe, tornò,
quasi saltellando, verso la zona Grifondoro, fermandosi proprio di
fronte ad
una bella ragazza dai capelli rosso fuoco, lunghi e lisci, che andavano
a
coprirle il volto, ancora piegato sul calderone.
Quella non alzò il capo nonostante avvertisse la presenza
del professore vicino
a lei. Si limitava ad ultimare il suo lavoro in silenzio.
“Lumacone
dà un'occhiatina alla pozione della
Evans, alza gli occhi al cielo, e fa....”
Lumacorno
posò lo sguardo sul contenuto del
calderone. La pozione era di un bel viola brillante, perfettamente
completata,
ma la ragazza continuava a lavorarci sopra, sfruttando gli ultimi
minuti per
aggiungere altri ingredienti superflui che, però, avrebbero
contribuito a
migliorarne il sapore, oppure l'aspetto.
Soddisfatto, alzò gli occhi al cielo, solo per poter
esprimere la sua
gratitudine per avere avuto una studentessa tanto dotata nella propria
materia.
Sembrava davvero che considerasse Lily Evans come un angelo sceso dal
cielo per
poter insegnare ai comuni mortali che il fare pozioni non è
un semplice lavoro,
è arte.
“-Ragazzi,
ragazzi! Interrompete un attimo
per osservare questo lavoro ottimo e ricco di ogni dettaglio, prodotto
dalle
mani fatate della nostra Lily!-“
Schiarendosi
la voce, Lumacorno ottenne l'attenzione
di tutta la classe.
-Ragazzi forza, lasciate pure perdere i vostri lavori! Guardate che
capolavoro
hanno prodotto le manine di fata della nostra adorabile Lily!-
esclamò, quasi
sul punto di saltare dalla gioia.
Severus Piton neppure alzò il capo, mentre Lucius Malfoy,
voltandosi verso i
suoi amici Serpeverde, sussurrò con cattiveria:
-Chissà se quelle "manine di fata" saprebbero fare anche
altri
lavori...-
Il lato sinistro dell'aula prese a sghignazzare.
James non aveva sentito le parole di Malfoy, né aveva
prestato troppa
attenzione alle ovazioni del professore. Ormai conosceva a memoria gli
encomi
alla Evans, non sprecava certo la sua attenzione ad ascoltarli tutte le
volte.
Con un gesto spontaneo, la sua mano passò sui suoi capelli
corvini,
scompigliandoli ancora di più.
Quello che all'inizio era stato un gesto volontario, adesso era
arrivato ad
essere del tutto indipendente dal suo volere.
Un paio di ragazze Grifondoro, unite ad un nascosto gruppetto di
Serpeverde, se
lo mangiarono con gli occhi.
Lui si
accorse di quegli sguardi ed un sorrisetto
compiaciuto sbocciò sulle sue belle labbra, sogno di mezza
popolazione
femminile di Hogwarts.
Sapeva
di essere un bel ragazzo, perchè negarlo?
A soli
diciassette anni di vita, si trovava ad
essere idolatrato come un Dio e la cosa, ad essere sincero, non gli
dispiaceva
affatto. Era sempre ben voluto da tutti e, senza volerlo, si trovava
sempre
circondato da un corteo pronto a fare tutto ciò che lui
dicesse. Eppure non
aveva mai fatto niente per raggiungere una simile
popolarità. Sì, era un genio
nel Quidditch ed aveva un bel faccino, ma per il resto non capiva per
quale
motivo tante persone lo seguissero. Poco male, a lui la cosa andava
benissimo!
In
realtà, James Potter, non riusciva veramente a
comprendere la sua qualità migliore. Lui era forte, gentile,
giusto ed
altruista, per molti rappresentava semplicemente la figura del capo,
del
pilastro portante.
Ogni
studente di Hogwarts sapeva che su James Potter
si sarebbe sempre potuto contare e che lui, magari mascherando tutto
con una
delle sue battute, sarebbe sempre stato pronto a dare una mano. Questo
era
James Potter. Lui era, fondamentalmente, la figura positiva della quale
ognuno
aveva bisogno.
Quando
la campana suonò ad indicare il termine della
lezione, il ragazzo alzò i suoi occhi neri al cielo, in
segno di
ringraziamento. Afferrò con poco garbo gli oggetti che aveva
sparsi sul banco e
li ficcò, letteralmente, nella borsa a tracolla sgualcita e
piena di scrittine
assurde, una delle quali diceva “Uno shampoo in
più ogni giorno, toglie a
Mocciosus l'unto dei capelli di torno.”
Lasciò
una fialetta con la pozione appena preparata
sulla cattedra di Lumacone ed uscì in fretta dalla classe,
respirando
finalmente aria pulita nel corridoio che, mano a mano, cominciava a
riempirsi
di studenti diretti in Sala Grande per il pranzo. James fu sicuro di
sentire i
propri polmoni recitare il “Padre Nostro” per la
contentezza di non essere più
riempiti di aria zozza.
Poggiò
la borsa a terra, che cadde con un lieve
tonfo, e si appoggiò alla parete, incrociando le braccia al
petto.
Nessuno
dei suoi amici era ancora uscito.
Incurvando
la bocca in una smorfia infastidita,
dette un'occhiata al suo orologio. Cinque minuti...ed erano ancora
dentro!!
Sospirò,
esasperato.
E,
senza volerlo, la sua attenzione si fissò su uno
strano braccialetto che aveva stretto proprio al polso sinistro, vicino
al
cinturino dell'orologio. Erano un nastro blu scuro e due catene
d'argento
intrecciate insieme.
In
molti si domandavano che cosa potesse
rappresentare quell'oggetto che si trovava fedelmente al polso di
Potter. Ai
curiosi, lui si limitava a dire che era un porta fortuna.
Proprio
in quel momento, finalmente, uscirono
dall'aula di Lumacone i suoi Malandrini.
Sirius
Black, bello come il sole ed incazzato come
un drago a cui si è appena pestata la coda, sembrava sul
punto di sbranare
qualcuno. I suoi occhi blu mandavano scintille che non lasciavano
intendere
nulla di buono.
Aveva i
capelli neri, legati nella consueta corta
coda, decisamente scarruffati e ciuffi neri gli ricoprivano
disordinatamente il
viso, coprendogli in parte anche gli occhi.
Forse
per le ragazze poteva costituire un bocconcino
niente male... lui, dal suo canto, avrebbe dato tutto per poter
lanciare un
potente incantesimo di esilio ad una certa persona.
Remus
Lupin, anima pia, biondo e dai gentili occhi
chiari, cercava invano di far cessare le ire dell'amico, dandogli
ripetute
pacche sulla spalla e mormorando, di tanto in tanto:- Cerca di
controllarti,
Sir...-
Peter
Minus non sembrava avere nulla da dire.
-Beh,
che è successo?- chiese James, osservando
l'espressione corrucciata dell'amico.
Black
gli rispose con un grugnito che ricordava
tanto uomo di Neanderthal.
-Sir si
è messo a sbraitare contro sua cugina
Bellatrix, proprio mentre stavamo per uscire.- disse Remus, traendo un
sospiro.- Non so che cosa gli abbia detto, però lui dovrebbe
ormai essere
abbastanza maturato per sapere perfettamente ignorare le parole di
quella
stronza di sua cugina.- terminò, lanciando al moro, ancora
imbronciato, un
severo sguardo di rimprovero.
-Il
professore stava per togliere dei punti ad
entrambi!- squittì Peter, finalmente partecipe alla
conversazione. -E' stato
grazie a Rem se non lo ha fatto. È intervenuto al momento
giusto, Sirius aveva
già tirato fuori la bacchetta.-
A quel
punto Black sbuffò. -Volevo solo darle fuoco
ai vestiti con un innocuo incantesimo di incendio, mica lanciarle
un'Avada
Kedavra!-
Ma
Remus J. Lupin sembrò non gradire neppure quella
possibilità, anzi, trucidò l'amico con lo sguardo
ed in quel momento assunse
veramente l'aria da Caposcuola oltraggiato.
Si
voltò ad incontrare gli occhi di Potter, che fino
ad allora se ne era stato Super Partes, cercando sostegno morale ed
invitandolo
a partecipare insieme a lui nell'operazione “rimprovero
Sirius Black”.
Quello,
per tutta risposta, fece spallucce.
Poi,
incamminandosi verso la Sala Grande, si accese
una sigaretta. Subito un intenso odore di arancio si diffuse per il
corridoio.
-Dài,
Jamie! Digli qualcosa pure tu, no?- lo incalzò
Remus, camminando alla sua destra.
Sirius,
che stava invece alla sua sinistra, borbottò
un qualcosa che suonava tanto come un “Remus fatti i cazzi
tuoi”.
Potter
dette un altro tiro alla sigaretta, fece
uscire il fumo dalle labbra e si voltò, finalmente, a
guardare il suo migliore
amico. Lupin annuì, felice di avere finalmente un supporto
morale.
-Che
vuoi che ti dica, Siri? - cominciò James,
mentre ancora Remus annuiva compiaciuto. -Hai fatto proprio bene a
tentare di
bruciare viva quella serpe. Peccato che non ci sei riuscito,
sarà per la
prossima volta.-
Il
sorriso di compiacimento che aleggiava sulle
labbra di Lupin si congelò all'istante. Peter ebbe appena il
tempo di tapparsi
le orecchie prima dell'esplosione.
-JAMES
POTTER!!!!!!!!- sbraitò il biondo Grifondoro
con tutto il fiato che aveva in gola, mentre molti degli studenti che
si
trovavano a percorrere quel corridoio si voltavano verso di loro,
spaventati.
-Ma che ti metti a dire a questo decerebrato, eh???Possibile che a
diciassette
anni non siate ancora in grado di andare oltre a queste discriminazioni
tra
case?? Non siamo in guerra, siamo a scuola, dannazione!Sirius poteva
veramente
fare del male a Bellatrix.-
Sirius
e James si lanciarono uno sguardo eloquente.
Loro non ci avrebbero trovato assolutamente nulla di male se Bellatrix
Black
fosse morta bruciata, anzi, avrebbero addirittura santificato il genio
che
avesse avuto l'idea di dar fuoco all'intero dormitorio Serpeverde.
Loro
due, con grande rammarico per la loro persona,
non ci avevano mai provato...ma solo perchè, ogni volta che
si accennava alla
cosa, Remus-Adesso mi ricordo di essere un Caposcuola-Lupin, li
massacrava a
suon di urla e di minacce, tediandoli poi per ore su quanto fosse
importante
tenere ben saldi i rapporti tra case.
Rapporti
tra case....mah...
Oramai
era del tutto impossibile allacciare dei
legami d'amicizia e rispetto tra Grifondoro e Serpeverde, era stupido
il solo
provarci.
Continuarono
a camminare in silenzio, con un Remus
che pareva ribollire come una pentola a pressione e ogni tanto se ne
usciva con
un “ragazzini”, oppure “lo sapesse
Silente” e ancora “staremo a vedere...”.
Molti,
al loro passaggio, si voltavano, desiderosi
di incontrare i famosi Malandrini, quelli che potevano essere
tranquillamente
definiti i divi di Hogwarts.
Il solo
parlare col loro, bastava a rendere popolare
anche lo studente più patetico della scuola.
Quando,
all'improvviso, i passetti di Minus si
interruppero ed i tre ragazzi si resero conto che il loro quarto amico
non li
stava più seguendo.
James
si voltò, tenendo la sigaretta ancora non
finita tra le labbra, ed osservò l'amico con aria
preoccupata. Era stato il
primo ad accorgersi dell'allontanamento di Peter.
-C'è
qualcosa che non va, Codaliscia?-
Sirius
si fermò vicino a James, poggiando un braccio
sulla spalla dell'amico e fissando il ragazzo che aveva di fronte con i
suoi
occhioni blu mare.
-Beh,
che ti prende topastro?- chiese
scherzosamente.
-Ecco...i-io...i-io
do-dovrei....- balbettò Minus,
fissandosi le scarpe.
-Pete,
c'è qualche problema?- ripeté James.
-N-no....no....-
James e
Sirius si lanciarono uno sguardo
interrogativo, prima di tornare a concentrarsi su Peter. Remus, dal
canto suo,
se ne rimase in disparte.
-I-io...d-devo
andare....Devo andare al bagno!-
concluse Minus, velocemente, prima di sfuggire alle occhiate sospettose
dei
suoi amici e di spiccare una corsa sgangherata per il corridoio.
I tre
Malandrini restarono a guardare la sua fuga
fino a quando la sua figura scomparve tra la calca di studenti. Ognuno
con un
gran punto interrogativo in testa.
Sirius
Black, grattandosi la testa, si voltò verso i
suoi amici, con aria pensosa.
-Ma che
gli piglia a Peter, eh? Da un po' non ci sta
più con la testa.-
James
annuì.
-Già,
già. Gli starà mica capitando qualcosa? Forse
dovremmo indagare più a fondo, siamo i suoi migliori amici
no? Eppoi questi
balbettii e questo timore verso di noi non sono normali....-
Sirius
sembrava d'accordo.
Fu
allora che Remus decise di intervenire,
avvicinandosi ai due ragazzi.
-Come
al solito voi due avete la sensibilità di una
piovra gigante.- commentò, mentre si sistemava meglio la
borsa stracarica di
libri sulle spalle. -Ma non lo avete capito? Dovreste dedicare
più attenzione
agli amici e fare meno gli idioti.-
I due
non sembravano affatto essersela presa per le
parole del ragazzo, del resto, quando aveva detto che avevano la
sensibilità di
una piovra, non è che avesse poi sbagliato di tanto.
Piuttosto,
lo stavano guardando con tanto d'occhi pieni
di curiosità, aspettando che proseguisse.
Il
povero Lupin sospirò per quella che era già la
terza volta in tutta la mattinata e si preparò a dare loro
una spiegazione
elementare. Ovvero, dare subito la notizia senza tanti giri di parole.
-Credo,
anzi, sono sicuro, che il nostro Codaliscia
si sia innamorato.-
La
sigaretta che James teneva tra le labbra scivolò
a terra, perchè il suo diretto proprietario aveva spalancato
la bocca dallo
stupore. Gli occhi scuri, dietro le lenti degli occhiali, erano
spalancati come
scodelle.
Sirius
dovette reggersi all'amico per non fare un
bel ruzzolone per terra. Adesso i suoi capelli sembravano ancor
più spettinati.
-C-come
hai detto, scusa?- pigolò James Potter,
fissando l'amico come se davanti a lui ci fosse Albus Silente vestito
alla
hawaiana, con tanto di fiori colorati inseriti nella lunga barba
argentata.
Il
cipiglio severo di Remus si ampliò.
-Non
siete affatto gentili a reagire così! Ma che
credevate?! Anche Peter ha dei sentimenti, no? Era normale che prima o
poi si
interessasse ad una ragazza!-
-Sì,
certo.- si affrettò a dire Potter. -Però, in
tutta sincerità, io credevo più poi che
prima.....-
-James
ha ragione, Rem.- fece Sirius, una volta
essersi ripreso. -E' solo che...insomma, lo sai, Pete è un
pò....-
-Un po'
cosa, Black?- lo incalzò Lupin.
-Addormentato,
ecco.- concluse il moro, fissando il
biondino con sfida. -Addormentato per...certe cose.-
-Un po'
come me, insomma.- sibilò Remus, con gli
occhi azzurri che scintillavano d'ira.
Sirius
e James ebbero il buon gusto di allontanarsi.
L'acqua cheta spacca i ponti! Questo avevano compreso in quasi sette
anni di
amicizia con Lupin. E, mai, mai, svegliare il Lupo-Remus che dorme!!
Prima
regola dei Malandrini.
-Via
Rem, lasciamo perdere, va!- si buttò James
Potter, dimostrando di avere grande coraggio e di essere degnissimo di
appartenere ai Grifoni. -Non hai fame?-
-Giusto!-
esclamò Sirius, prendendo la palla al
balzo. -Subito in Sala Grande!-
E,
ostentando questo stupefacente gioco di squadra,
Potter e Black, ormai esperti deviatori di argomenti, riuscirono a
trascinare
un ancora reticente Lupin nel gran salone dove tutti gli studenti di
Hogwarts
solevano riunirsi per consumare i pasti.
E anche
per quella volte, le due astute canaglie, se
l'erano cavata...
***
Ci sono
molte cose strane al mondo alle quali non
sai mai dare una spiegazione. Lei, Lily Evans, diciassette anni, ex
prefetto di
Grifondoro, attuale Caposcuola, era convintissima che, applicando la
sua mente
così dotata ed usufruendo dei molti libri sui quali era
riuscita a mettere le
mani, sarebbe stata sicuramente in grado di trovare una spiegazione
logica ad
ogni stranezza le si fosse presentata davanti.
Eppure,
tra i tanti perchè risolti, ce ne era uno,
il più maligno di tutti, che continuava a rimanere senza una
soluzione.
“Perché
non mi vogliono?”
Seduta
su di una panchina nel parco, consumava una
mela, senza prendere parte al pranzo sfarzoso in Sala Grande, e,
silenziosa, si
beava dei caldi raggi del sole.
Osservava
con occhi assenti ragazzi e ragazze che le
passavano di fronte con il sorriso sulle labbra, ridendo, scherzando,
giocando
tra di loro.
Mai,
mai nessuno che si voltasse verso di lei.
La
verità era che, nonostante lei possedesse una
mente di gran lunga superiore a quella degli altri, non poteva trovare
un senso
a qualcosa che, per quanto potesse farle rabbia, un senso non lo aveva.
Capita
così, capitava un tempo e sarebbe continuato
a capitare.
Un
grande giardino, tanti fiori profumati ed uno
destinato a stare all'ombra.
Uno,
uno soltanto. Emarginato, solo, brutto, pietoso
e triste. Così sarebbe nato e così sarebbe morto,
perchè, nella sua mente Lily
Evans sapeva che, per quanti sforzi si potessero fare, non si raggiunge
la luce
del sole, se si è costretti dalla maggioranza a vivere tra
le ombre.
E non
c'è una spiegazione logica, è semplicemente
così, punto.
Lei,
troppo intelligente.
Lei,
troppo chiusa.
Lei,
troppo ingenua e rispettosa.
Lei,
troppo seria.
Lei,
troppo diversa.
Lei,
troppo....troppo Mezzosangue.
Lei era
stata scelta per interpretare il distruttivo
ruolo del fiore senza luce.
E, con
il tempo, a quel ruolo lei si era abituata.
Sapeva recitarlo con una certa bravura, oramai.
Passano
gli anni e la solitudine diventa dolore, poi
il dolore si tramuta in rabbia, e la rabbia muta in odio ed allora,
ecco, ci
sei, sei il fiore senza luce.
L'unica.
La diversa. Quella che tutti evitano a
prescindere. Quella a cui danno giudizi, quando neppure ti conoscono.
Ed
ormai lei, Lily Evans, aveva concluso di non
aspettare mai più l'arrivo di un misero raggio di sole.
Inutile sperare, faceva
solo più male.
Se i
suoi compagni non la volevano, se la sua
famiglia la detestava, allora forse era in lei che c'era qualcosa di
sbagliato.
Perciò andava bene così. Non chiedeva nulla.
Poteva andare benissimo avanti
così, senza problema, veramente....
-Hey,
Evans....-
Una
voce che conosceva. Una figura a frapporsi fra
lei e la luce. Ancora ombra...
La
ragazza sollevò gli occhi smeraldini dal terreno,
dove erano stati fissati fino a poco prima, per incontrare lo sguardo
di chi le
stava davanti.
Di
fronte a lei c'era Severus Piton, che la
osservava quasi con curiosità, il che era tanto per uno che
aveva si e no due
espressioni facciali diverse da usare a seconda dei casi.
-Si?-
fece lei con distaccata cortesia.
In
realtà, desiderava solo che anche lui se ne
andasse. Voleva stare da sola.
-Ti
è caduto questo mentre lasciavi l'aula di
Pozioni.- disse lui, porgendole il libro in questione.
Lei non
potè fare a meno di riservargli un'occhiata
sospettosa. Come mai Severus Piton, Serpeverde e felice di esserlo,
stava
compiendo un atto di gentilezza nei suoi riguardi? Esitò a
prendere il libro,
anche se sapeva di apparire scortese, comportandosi in quella maniera.
-Non
sto cercando di fregarti, Evans.- furono le
parole acide di Piton.
Pareva
che il pensiero che lei non si fidasse di lui
lo innervosisse.
Decise
di dargli retta e afferrò il tomo, mormorando
un frettoloso “grazie”.
-Di
niente Mezzosangue.- si limitò a dire il
Serpeverde. -Sta più attenta alla tua roba la prossima
volta.-
Lily lo
osservò allontanarsi, mentre i suoi capelli
rosso fuoco, lunghi e lisci come seta, ondeggiavano delicatamente
sospinti dal
vento.
Il libro di Pozioni ancora in mano. Lo guardò. Era veramente
il suo. In
silenzio, unica compagna di se stessa, lo ripose nella borsa, e da
questa
estrasse il pesante volume di Storia della Magia. Tanto valeva
trascorrere il
tempo studiando.
***
La Sala
Grande a quell'ora di tarda mattinata, o di primo pomeriggio, era
affollatissima e piana di confusione. Un vero toccasana per colei che
gli
studenti più temerari osavano chiamare, anche durante le sue
ore di lezione, La
Minerva Semprevergine.
E dire
che Minerva McGranitt, donna severa e molto
ligia all'ordine, non aveva per nulla idea degli affettuosi nomignoli
che le
venivano affibbiati.
Continuava
imperterrita il suo lavoro di educatrice
e, per tutta risposta, i soprannomi che la riguardavano peggioravano
sempre di
più ed ormai gli studenti si divertivano anche a narrare
fantasiosi incontri
notturni a carattere amoroso tra lei ed il preside Silente. Un nome a
caso tra
i numerosi diffusori di gossip tanto piccanti: James Potter.
Lo
stesso James Potter che, in quel preciso istante,
si stava godendo i rimproveri di una McGranitt alquanto furiosa.
Inutile
spiegarle che non era colpa sua se “casualmente”
Severus Mocciosus Piton era
scivolato nei lacci delle proprie scarpe e si era ritrovato spalmato a
terra,
proprio mentre faceva il suo trionfale ed unto ingresso in Sala Grande.
Ma si
sa, ogni professore ha il suo allievo prediletto e Minerva McGranitt
sembrava
avere sviluppato per Potter un'attenzione particolare...
Sirius
Black cercava come poteva di aiutare l'amico,
ma non fece che peggiorare la situazione quando dichiarò che
probabilmente
Severus Piton sarebbe “ugualmente” scivolato
“anche da solo” dal momento che
non vedeva un'emerita mazza a causa del suo lungo naso unto.
Remus
Lupin, ormai stanco delle bambinate dei suoi
amici, continuava imperterrito a mangiare ma, quando udì la
professoressa
incombere sui due poveri angioletti e minacciarli di una punizione che
mai,
mai, avrebbero dimenticato, prendendo mentalmente nota di divorarli
vivi la
prossima notte di luna piena, intervenne a salvarli in extremis,
utilizzando
una carta alla quale nessun professore poteva resistere: la tecnica
segreta
dello studente modello.
Così,
con un sorrisetto da bravo ragazzo da
presentare ai genitori, una parlantina in grado di lasciare disarmato
il più
grande oratore del foro romano e l'aria da studente attento ed
intelligente,
riuscì a convincere la povera Semprevergine che, davvero,
James e Sirius
stavano soltanto mangiando in tutta tranquillità il loro
pasto, che la risata
sguaiata, che era uscita dalle loro boccucce non appena Piton era
caduto, era
stato solo il frutto dell'ilarità della situazione e che,
comunque stessero le
cose, non vi era alcuna prova che loro due fossero colpevoli.
A fare
da sfondo a tutto ciò, James e Sirius che
annuivano ripetutamente dando piena conferma alle parole del Caposcuola
Grifondoro.
Finì
che la povera Minerva, sconfitta dalla
parlantina di un diciassettenne, si ritirò a trovare
conforto tra i suoi
colleghi, mentre quei diavoli malefici che rispondevano al nome di
Potter e
Black tornavano a sghignazzare come iene.
-Non
crediate che vi parerò il così detto
fondoschiena per sempre.- commentò Remus, osservandoli con
un cipiglio severo
degno della Semprevergine.
-Graaaaaazie,
Remus!!!!- esclamarono in tono
decisamente troppo dolce i due, mentre si avvicinavano minacciosamente,
uno da
destra, l'altro da sinistra, con la chiara intenzione di schioccargli
un bacio
sulle guance.
-Allontanatevi
da me!!!- urlò il povero Caposcuola
cercando di allontanarli.
James
scoppiò a ridere ed in sincrono partirono
anche le risa di Black, mentre il loro compagno, ora salvo, li stava
trucidando
con lo sguardo.
Con gli
occhi scuri che ancora scintillavano per il
divertimento, James Potter tornò ad aggredire il suo pranzo.
Capelli
scarruffati, cravatta rosso oro allentata, camicia sbottonata. Sua
madre non
sarebbe stata felice di vederlo così, le sue ammiratrici
invece sì, decisamente
sì. Alcune ragazze di Corvonero, dai posti dove si
trovavano, si stavano
stirando il collo a forza di tenderlo per riuscire a lanciargli
un'occhiata.
-Ti
divorano con gli occhi, amico.- fece Sirius,
sentendo arrivare occhiate sempre più prolungate. -Finisce
che mi freghi tutta
la piazza.-
-Prenditele
tutte, per me non hanno importanza.- fu
l'indifferente risposta.
-Tu sei
tutto scemo se dici una cosa simile.-
continuò Black, scotendo la testa. -Non mi dire che sei
ancora fissato con la
Evans!-
Remus,
intento nella lettura delle pagine assegnate
di Storia della Magia, riemerse dal libro, puntando il suo sguardo
azzurro su
quello che tutti consideravano il capo dei Malandrini.
Ed
eccoci arrivati al punto dolente.
Durante
l'estate, James non aveva più menzionato il
nome Lily Evans ed era anche uscito con qualche ragazza conosciuta per
caso in
spiaggia, così sia Sirius che Remus avevano cominciato a
credere che
quell'argomento da tempo tirato avanti si fosse concluso.
Infondo
era chiaro che Lily non avrebbe mai prestato
attenzione a James Potter e che James non sarebbe mai stato in grado di
portare
avanti una storia seria con una ragazza come Lily Evans.
Quei
due erano troppo diversi, sembravano vivere agli
opposti poli del mondo, per non dire di peggio.
Tutta
la scuola sapeva, tutta la scuola vedeva le
cose da questo punto di vista.
-Non
rispondi, Ramoso?- fece Remus, notando che
James continuava tranquillamente a mangiare. -Non ci dici nulla?-
Lo
videro sorridere in modo strano, quasi triste, ed
entrambi se ne stupirono.
James
posò il bicchiere di succo di zucca e riportò
lo sguardo sui suoi migliori amici.
-Cosa
volete che vi dica?- mormorò con uno strano
sentimento negli occhi. -Non mi è ancora passata.-
Fine
primo capitolo!!!!
Note:
L’invenzione di sigarette magiche dal sapore
di frutta o altro non è mia. Ne lessi
per la prima volta in un’altra
fanfic sui Malandrini di cui non ricordo il titolo, ma che
provvederò a dire,
non appena avrò ritrovato la fanfic. E James porta gli
occhiali, ma non
immaginateveli assolutamente tondi a fondo di bottiglia come quelli di
Harry,
mi sento male al solo pensarci. Sono occhiali seri, ok?
Non so,
io me li figuro rettangolari con la
montatura nera! ^^
Adesso
vi lascio Perché casco dal sonno. Al prossimo
capitolo!
Baci,
Lady
Tsepesh