Pokemon Master
Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per
il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale
al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui
Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della
Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Parte 12 - Requiems
Occhi. Occhi blu ghiaccio che stavano fissando. Fissando lei. Esigenti,
speranzosi.
L'uomo alto, biondo e barbuto che era suo padre stava davanti a lei, con sua
madre dai capelli neri che gli sedeva accanto e che evitava il suo sguardo.
"Far parte di questa palestra significa avere padronanza
dell'acqua."
Lei guardò da un'altra parte.
"La nostra famiglia si è sempre allenata sotto lo stendardo di
Cerulean. Sarai tu l'unico membro della nostra dinastia ad abbandonare
egoisticamente la tradizione?"
Un silenzio imbarazzante.
"Ebbene?"
Quando la risposta arrivò, era quasi un bisbiglio. "Io-io non sento la
stessa cosa ... sull'acqua ... come tutti gli altri. Mi punirai per
questo?"
"Se non per l'acqua, per cosa senti affinità?"
"Io ... io non lo so," bofonchiò lei.
"Se non fosse per Misty, non penserei nemmeno che sei una della
famiglia," disse rigido suo padre, scuotendo la testa. "Ma in
seguito hai cominciato a influenzare un poco anche *lei*. Questo deve
finire."
I suoi occhi si socchiusero, ma dentro stava soffrendo. "E forse non
voglio nemmeno diventare una degli stupidi Waterflower ..."
Lui smise di respirare e saltò in piedi, gli occhi freddi come acqua
gelata. Ma prima che lui potesse fare niente, suonò il campanello della
porta.
"Pensi che siano le altra ragazze, tornate dall'allenamento di
nuoto?" chiese sua madre dubbiosa.
"No, è troppo presto." Sorprendentemente, suo padre sorrise un
poco prima di alzarsi ad aprire la porta, e la ragazza si sentì ben più
che un poco sconcertata.
Alcuni minuti dopo, tornò indietro con un uomo più vecchio che indossava
un camice da laboratorio che ben si intonavano coi suoi capelli.
"Questa è lei, Professore," disse lui, indicandola.
L'uomo con il mantello bianco la osservò e i suoi occhi marroni sembrarono
interessati.
"Capisco. Beh, signorina, io sono il Professor Oak e tu sei un caso
molto interessante ..."
Sgranò gli occhi.
...
E Valdera si svegliò con la sensazione soffocante di non poter fare niente
fin dentro la gola. Il futon sotto di lei era fradicio del suo sudore
nonostante il freddo dell'aria morta dentro la vecchia stanza.
Fuori, attraverso la finestra rotta sul muro opposto, il vento della città
scuoteva il vetro e le mura semidistrutte del desertico appartamento a molti
livelli come fosse una casa di carte. Il gesso si staccava dal soffitto e
cadeva con soffici tonfi sul pavimento di legno con suoni intermittenti. Non
c'era da sorprendersi però, dal momento che l'intero blocco di questi
appartamenti di questa parte della città era stato da lungo abbandonato,
nessuno che si ricordava che un tempo era stato qualcos'altro.
Il suo respiro era duro, faticoso, prima che finalmente lei riuscisse a
rilassarsi e lasciasse andare l'angoscia repressa. Si scostò una ciocca di
biondi capelli dagli occhi. Non era più una ragazzina indifesa che poteva
essere spinta in una direzione da chiunque. Mai più.
Nondimeno, sentiva un tipo di spinta diverso ora.
Mistaria.
Ma se ne sarebbe occupata molto presto.
Un'improvvisa risata stridente ruppe il silenzio della stanza, facendola
trasalire.
"Sta buona bambina e forse ti lasceremo vivere dopo che avremo
finito."
Valdera si sedette sul futon e osservò mentre due grossi uomini coi vestiti
stracciati entravano nella stanza dalla porta mezza aperta. Sciocco da parte
sua non averli notati prima ma gli incubi la lasciavano sempre vulnerabile.
Comunque non c'erano scuse - sapeva com'era l'area lì intorno - anche con
la supposta folla di persone che si erano riunite al palazzo per celebrare
la riforma del mondo. Senza alcun vigilanza regolare, la vecchia zona
residenziale era diventata un nido per i criminali e i violentatori. Ma
naturalmente era anche quella la ragione per cui lei aveva scelto quel posto
come loro punto d'incontro. Non voleva alcuna interferenza da parte della
Lega, quando sua sorella fosse arrivata - e lei sarebbe arrivata. L'avrebbe
guidata la curiosità; conosceva sua sorella quanto se stessa.
Ma prima ... un po' di divertimento. Sorrise lentamente.
I loro occhi luccicavano di desiderio e lei capì di non stare indossando
alcun indumento. Non le importava - aveva scoperta tempo prima che il suo
corpo era solo un'altra arma che poteva usare. Eppure francamente, feccia
come quella non ne meritavano neppure la vista. Perciò si mise in piedi e
l'oscurità della stanza si estinse all'improvviso quando lei lasciò uscire
un fiamma di luce abbagliante dal suo corpo; brillante come il sole prima
che fosse avvolto nell'ombra circondando la terra.
Gli uomini caddero all'indietro, urlando per la sorpresa, ciechi,
indietreggiando come ragni sorpresi nel loro nascondiglio da una pietra
rovesciata. Avanzando, spostò i capelli dietro una spalla snella col
movimento della testa e fece scorrere la mano sopra il suo corpo. Al
movimento, una luce vaporea diede forma a degli abiti sottili sopra sua
pelle per nascondere la sua nudità.
"E - è una maestra di Pokemon!" esclamò uno di loro, ora
completamente impaurito quando prima erano compiaciuti, potenti su una donna
apparentemente debole. Ancora sgranando gli occhi per la luce accecante, si
spinsero l'uno contro l'altro mentre cercavano di ritirarsi dalla porta
nello stesso momento. Valdera spalancò la mano destra e catene come di luce
eruttarono verticalmente dal pavimento bloccando la loro via di fuga,
costruendo insieme una ragnatela impigliata.
"Ve ne andate così presto?" chiese con un sorriso diabolico sulle
labbra. "Dite al Proibito nell' Inferno che lo saluto." Una sfera
di elettricità bianchissima brillò brevemente nella sua mano prima che la
mandasse a sbattere contro la testa girata dell'uomo più vicino con un
leggero movimento del polso. Ci fu un suono non dissimile a quello di
un'anguria che veniva spaccata e il corpo senza testa cadde sulla schiena
del suo amico. L'uomo rimasto smise di districarsi dalle catene di luce e si
girò, gridando quando vide cosa aveva fatto al suo compagno. Come una donna
debole, urlò fino a che la voce non gli divenne rauca.
"Oh, sta zitto," disse lei mentre si avvicinava e spostava con un
calcio del suo piede nudo il corpo del suo amico predente da lui. Lui si
zittì immediatamente benchè la sua bocca fosse ancora spalancata alla
ricerca d'aria come fosse un pesce in fin di vita. Lei si mise le mani sui
fianchi e lo fissò inclinando leggermente la testa.
"Dì agli altri tuoi amici che questa notte è vietato entrare in
questa zona," disse dolcemente. Spostò significativamente il suo
sguardo di ghiaccio su quello che era stato il suo amico. "E dovresti
sapere che la gente non è sempre quel che sembra."
Lo lasciò lì a tremare mentre la sua forma si dissipava in luce e si
spostava giù nella strada accanto all'entrata dell'edificio. Si riformò
lì. L'aria era cupa, come una nebbia macchiata da ombre, come se le nuvole
fossero affondate dal paradiso. Una leggera brezza soffiò arruffando l'orlo
del suo vestito e lei alzò lo sguardo verso l'oscurità del cielo, oltre le
alte sommità degli edifici cittadini accanto a lei. La cupola protettiva
che Lord Garick aveva eretto sopra l'intero altopiano era anche più scura
ed impenetrabile del cielo coperto dietro di esso. Nemmeno gli alto e dolci
lampioni luccicanti posti allineati lungo le strade della città potevano
illuminare l'intero altopiano. Non più.
Ma lei aveva se stessa. Senza pensarci su, la sua figura si illuminò e
cacciò via l'oscurità come acqua che lava via il fango. L'improvvisa luce
fece trasalire un paio di prostitute vestite in abiti succinti che si erano
appoggiate su una cabina telefonica lì accanto. Lei scosse la testa mentre
le ragazze facevano scongiuravano con le mani e scappavano. Piccoli rattata
che si stavano nutrendo di lattine di immondizia puzzolente nei vicoli
adiacenti all'edificio dal quale era appena uscita le soffiarono contro e si
sparsero più profondamente nel vicolo. L'aria sapeva di morte. Ma a questo
punto ci era abituata. Lasciò scorrere gli occhi lungo la strada. Un altro
delle abitazioni popolari doveva bastare finchè aspettava.
E si chiese se ad Ashura sarebbe piaciuto il modo in cui sbrigava le cose.
Anche lei poteva essere brutale. Molto più brutale. Era scritto nei suoi
geni dopotutto.
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La foresta scura e le rovine circostanti erano tranquille. Appoggiandosi su
un ginocchio, la donna alta con capelli blu-scuro studiò la larga impronta
di stivale stampata sull'erba umida lì intorno. Stava facendo dondolare una
lampada in una mano per avere una migliore visibilità, mentre con l'altra
stava toccando il terreno, cercando di sentire qualcosa con le dita.
Suzie socchiuse gli occhi. Nonostante tutto, la presenza di Brock influiva
ancora molto su di lei; abbastanza da dare vita ad emozioni che, seppure
fossero completamente diverse ora, credeva fossero morte per sempre. I suoi
capelli caddero sul lato destro del suo viso da dove prima la coprivano le
ciocche. Lo ignorò.
"Sembra che siano tutti entrati nel Plateau attraverso i tunnel della
Victory Road," disse Rainer stando sui fatti mentre aguzzava la vista
giù per il pendio, ancora stando sopra il suo cavallo di fiamme bianco e
rosso. Scomodo soprattutto per il rapidash, come faceva notare nitrendo
dolorosamente, e muovendosi da un lato all'altro per l'agonizzante aura
liquida del Maestro d'acqua dal mantello blu che gli stava sopra.
Cassidy, anche lei sopra il suo cavallo accanto al suo compagno, Butch,
storpiò il suo naso all'insù per il disgusto mentre osservava l'oscuro
cimitero. Era appena visibile dopo l'affioramento di un paio d'alberi e
alcune colonne di pietra cadute. "Ho sempre pensato che piazzare le
tombe di quelli che erano morti nelle guerre davanti alle uscite dei tunnel
fosse un po' perverso."
Suzie si alzò con un movimento rapido e fece svolazzare il suo mantello
nero, la sua lunga treccia che si sistemava sulla schiena. "Non
dimentichiamo tutti quanti chi ha iniziato questa guerra," disse con
una nascosta traccia di astio. Si aggrappò alla criniera infuocata del suo
rapidash con una mano e saltò per montare sulla sella a prova di fiamme.
Rainer annuì mentre guardava di nuovo i due Generali della Lega con un
brillio ostile negli occhi blu. "E' vero. Infatti, Suzie, non vedo
perchè dovremmo preoccuparci di questi due inutili umani. Aggiunto il fatto
che facevano una volta parte del Team-Rocket ..." Disse l'ultima parola
senza la minima misura di compiacenza.
Butch strinse l'impugnatura della larga spada inguainata alla sua cintura
sotto il suo mantello grigio. "Idiota!" Dovresti stare
ringraziando l'anima di Giovanni per quello che ha ridato
all'umanità-"
"Ma così facendo, quello stupido dalla vista corta ha rovinato non
solo Insula Indigo, ma anche l'intero pianeta," lo interruppe
categoricamente Suzie .
"Basta così, è tutta storia vecchia." Squadrò Butc e Cassidy
coi suoi occhi scuri prima di ritornare con lo sguardo a Rainer. "Ho
scelto io questa alleanza, e mi sono serviti molto a provvedere alle
caratteristiche della Lega. Finchè i loro scopi non interferiscono coi
miei, non vedo alcuna ragione per romperla." Detto ciò, spronò il suo
rapidash verso il cimitero lungo la collina in pendenza ricoperta di foresta
e partì in un soffio di fuoco.
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Migliaia di piedi più sotto, all'interno delle più profonde oscurità
delle caverne di Victory Road, una donna sola sedeva proprio sull'orlo della
sporgenza di un dirupo, lasciando che le lunghe gambe dondolassero senza
cura sul precipizio senza fine. Le spalle erano scoperte, e le ciocche di
capelli rossi che sembravano del colore del sangue nell'oscurità furono
spostate da una delle lisce guance da una mano guantata. Occhi di colore
blu-acqua pallido osservarono la pericolosa altezza sotto di lei come rapiti
da essa. Il mantello che le copriva il vestito era del colore blu-scuro
dell'oceano.
Misty girò la testa e alzò lo sguardo. La massiccia formazione di colonne
alte un miglio sembravano non finire nell'oscurità dell'ombra sovrastante.
Ma lassù da qualche parte c'era l'entrata alla superficie della città.
C'erano davvero vicini. Abbassò lo sguardo blu e ritornò a guardare le
profondità sotto di lei. E a pensare.
In un anno, il sottopassaggio fatti di scogliere sotterrane e sporgenti,
tunnel e tranelli era servito da impedimento finale alla competizione dentro
il Campionato della Lega di Pokemon. Una penultima prova di resistenza e
sopravvivenza che non comprendeva niente se non la compagnia di un pokemon
oltre a naturalmente se stessi per difendersi nei pericolosi passaggi
socchiusi pieni di trappole e astuzie ... per non dire pokemon ostili.
Appoggiò la scodella sulla roccia accanto a lei, non sentendo più alcuna
sorta di appetito. Era passato un bel po' da quando era potuta rimanere da
sola coi suoi pensieri come adesso. Quando il gruppo si era fermato per una
breve pausa lei si era avventurata ancora più lontano fino alla stretta
sporgenza per cibarsi in completo isolamento.
Poteva ancora ricordare quando c'era un movimento per distruggere la Victory
Road tutti insieme . specialmente durante lo sfortunato anno quando non solo
uno speranzoso contendente perì dentro le oscure caverne, ma molti nello
stesso momento. Ma l'Elite presente a quei tempi aveva rifiutato. Fin
dall'inizio della iniziale penetrazione della Lega dei Pokemon - così tanto
tempo fa che rimanevo poche tracce di quell'era - era stata una spietata
tradizione eliminare i meno determinati e meno dotati fra i contendenti .
Ma benchè allora fosse pericoloso e poco sicuro, dopo gli apparentemente
casuali scavi dei tunnel in attesa del suo collasso durante le Guerre Oscure
dei Pokemon, ora sembrava anche peggio. Pietre che scivolavano dai bordi
delle scogliere laterali, tunnel che collassavano, per non nominare
innumerevoli e incomprensibili buche rese invisibili da un sottile strato di
sporcizia sparsoci sopra; l'attuale Victory Road era un'apparente trappola
mortale per tutti tranne che per coloro che avevano precedenti esperienze
nel percorrere i suoi macabri corridoi.
Comunque, in quel momento, quello che la confondeva maggiormente era il
messaggio inviatole dalla gemella attraverso la donna con poteri
paranormali, Sabrina. I sentimenti esatti che provava per suo sorella erano
anche essi poco chiari. Da una parte, il fatto che rimanesse nella sua
supposta alleanza con la Lega era detestabile, ma dall'altro semplicemente
non riusciva a trovare dentro di se il coraggio di odiare la sua stessa
sorella.
Ovviamente, la passata relazione di Valdera con Ash, che aveva scoperto
recentemente, le provocava emozioni molto forti di cui non era ancora
sicura. Se l'era certamente spassata, pensò amaramente. Per lei era stato
diverso - dopo la loro rottura lei aveva semplicemente perso ogni traccia di
desiderio per un altro compagno - non importa cosa potesse pensarne Ash. Lui
poteva ritenerla una qualche sgualdrina che spargeva il suo miele ovunque,
ma a lei non poteva importare di meno. Non le doveva importare.
Nondimeno, per quanto negasse, ora sapeva che sarebbe stata senza dubbio
devastata per la sua perdita se veniva per caso ucciso in questo buco
d'inferno in cui lei lo aveva trascinato. Anche se la sua coscienza avrebbe
dovuto mettere in chiaro che lui sarebbe rimasto coinvolto anche senza di
lei, il pensiero del suo comportamento suicida per qualche insana ragione
minacciava ancora di farle sentire un tale dolore nel cuore che avrebbe
potuto morirne.
Strinse il piccolo distintivo appuntito attaccato al petto del suo mantello
fra l'indice e il pollice. All'improvviso sentì di non volere restare da
sola. Lo staccò e lo alzò di fronte al suo viso, mentre il suo piccolo
gioiello rosso brillava come il sangue rosso dei suoi capelli nell'ombra ...
come il rosso sangue di un rubino a mezzanotte. Il suo primo vero pokemon,
quando lo aveva catturato sotto forma di Staryu, mentre pescava in quel
giorno fatale di tanto tempo fa.
"Starmos," bisbigliò, lasciando che il pokemon a stella nera le
si mettesse accanto a volare nell'aria mentre si allargava fino ad assumere
la sua forma regolare. L'occhio a forma di rubino brillò come forma di
saluto mentre si ingrandiva, in proporzione ai suoi 10 arti appuntiti a
forma triangolare. Da quando era passato al secondo stadio non era stato
capace di produrre alcun suono - preferiva invece comunicare con il
luccichio del suo gioiello.
"N-non so che fare."
Starmos brillò dolcemente pieno di comprensione e si avvicinò per toccare
con la sua faccia la sua spalla. Lei spostò il braccio poi si fermò. Più
si avvicinava alla stella appuntita, più si sarebbe fatta male.
Che ironia.
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Più sotto e intorno alla faccia del muro della grigia montagna, il resto
del gruppo mangiava in relativo silenzio con il soffice brillio del fuoco da
campo che bruciava dolcemente. Le fiamme si muovevano pigre, illuminando le
sei figure quel tanto che bastava a renderle visibili le une alle altre
nell'oscuro sfondo della caverna.
Una di loro, la figura magra e atletica di un giovane uomo vestito di abiti
larghi e stivali completamente neri, sedeva sulla sporgenza del sentiero, a
guardare giù dal dirupo nel oblio di estrema altezza, fissando le ombre
sottostanti. Alla sua destra, avvolta nel suo mantello giaceva una donna
incosciente, con lunghi capelli blu sparsi sulla liscia pelle del suo viso,
i bei tratti contorti nell'angoscia di quello che sembrava un incubo.
Ash si sfregò stancamente uno degli occhi con il dorso della mano. Le
tempie gli dolevano come se lo stessero colpendo incudini di acciaio,
accompagnate dalla sensazione di nausea che sentiva nello stomaco come se
avesse bevuto acido batterico. Sembrava che avesse contratto nuovamente la
vecchia 'influenza mattutina, sin da quando si era svegliato dalla battaglia
con quella strega, Agatha. Non sapeva perchè stava soffrendo i sintomi
della malattia ora, ma non andava a nozze troppo bene con quella cosa che
già sospettava.
Bruno sedeva vicino ad Erika e al suo uomo, Hikaru dalla corporatura
robusta, a parecchi piedi di distanza con la schiena appoggiata al muro di
pietra della montagna per cui la scogliera risaliva come una ferita.
"Qual'è il problema, Ashura?" chiese Bruno serio mentre
continuava a mangiare dalla scodella con un paio di bastoncini. "La
cucina di Giselle non ti va bene?"
Una Giselle dall'aspetto molto stanco vestita di un camice da laboratorio
sporco e strappato che era una volta completamente bianco, ma che era ora
macchiato come uno straccio e rivelava lembi di pelle e biancheria, sedeva
al centro della scogliera e smanettava con la pentola. "Stai cercando
di essere divertente?" chiese senza alzare lo sguardo, riuscendo ancora
a usare un tono imperioso nonostante l'ovvia stanchezza. Bruno si limitò a
fissarla senza capire.
"No, non lo faresti," disse Giselle, scostando i capelli marroni
aggrovigliati dalle spalle mentre cominciava a rimettere le provviste e le
razioni nel piccolo zaino da viaggio.
Erika aveva già finito il suo pasto ed era rimasta a fissarla per un po',
con attenti occhi verdi. Era come se stesse aspettando una possibilità per
parlare con lei. "Okay, Giselle. Siamo chiari. Tu *hai* il dono
elementale, no?"
Giselle rivolse un automatico sguardo di ghiaccio alla sua sorellina che era
seduta dietro un piccolo macigno, insieme al figlio di Bruno, Junior.
Laselle si scosse e prese tra le mani una ciocca dei suoi lunghi capelli per
il nervosismo. "Non gliel'ho detto. Davvero!"
"Free," il butterfree nero confermò scuotendosi dall'alto della
sua spalla. Il settimo Maestro di Pokemon sembrava ora avere un'affinità
per la forma che aveva usato per ingannarli..
Strofinandosi la pelle del collo, Ash li interruppe. "In verità ti sei
più o meno tradita quando hai fatto questo," disse indicando il punto
dove aveva lasciato segni rossi sul suo collo quando l'aveva tramortito con
la mano. Giselle si era svegliata subito dopo di lui e sembrava che non si
ricordasse che cosa fosse esattamente successo. Fino ad ora, nessuno aveva
parlato dell'incidente mentre continuavano nel loro cammino. Ash le spiegò
brevemente chi era Chanelle in verità e che cosa aveva fatto.
"Quella piccola strega!" disse Giselle mentre vedeva cosa aveva
fatto al suo collo quando lui ebbe finito di spiegare. "Mi dispiace
molto." Poi guardò sua sorella. "Ma come mai tu non sei stata
catturata come noi?"
Laselle fece spallucce sotto il suo mantello verde-foresta. "Non
so."
Gli occhi rossi del butterfree nero brillarono annoiati. "Free, free,
free!"
Ma Laselle sgranò solo gli occhi. "Huh?"
Però Pikachu aveva ascoltato intensamente fino ad allora e si mise su un
altro macigno al centro del cammino "Pikapi, pikachu pika pika,"
tradusse con piccoli movimenti delle sue zampette nere.
"Pikachu dice che il Ditorion ha interferito con l'incantesimo
abbastanza da permettere a lui e a Laselle di teletrasportarsi da qualche
altra parte all'interno della Victory Road," spiegò Ash mentre si
sfregava la fronte. Il suo mal di testa stava peggiorando.
"Ma non poteva fare lo stesso per noi?" disse pericolosamente
Giselle.
Il butterfree cominciò a sudare freddo.
Erika stava ancora fissando intensamente Giselle, gli occhi brillanti come
smeraldi. "Giselle, stai cambiando discorso."
Bruno intervenne anche lui, i tratti duri del suo viso immobili come pietra.
"Sapevi che la Ribellione era più debole paragonata alla Lega,
specialmente per quanto riguarda i Maestri. Se avevi questa abilità,
perchè l'hai nascosta? Avevamo bisogno di tutte le persone che avessero
questo potere..."
Giselle abbassò la testa e chiuse gli occhi. Sembrava stranamente
vulnerabile mentre si appoggiava all'indietro sui polpacci e piazzava
entrambe le palme delle mani sul pavimento roccioso. "Io-io proprio non
potevo," disse lentamente, la testa giù con i lunghi capelli ricci che
scendevano giù ad accarezzarle i lati delle guance. Poi aprì gli occhi e
li fissò, il suo sguardo dagli occhi marroni pieno di dolore. "Non ho
mai desiderato questo cosiddetto dono, capite?"
Bruno sembrava un po' confuso mentre si sfregava i lunghi capelli marroni
appuntiti. "Ma... perchè? Come può non piacerti avere quella forza?
La forza di cui si ha disperatamente bisogno per difendere se stessi e gli
altri?"
Giselle alzò le palme delle mani e li fissò. "Per quel che mi
riguarda, gli umani non avrebbero ami dovuto essere capaci di maneggiare i
poteri elementali dei Pokemon. Voglio dire, guardate cosa ne abbiamo
fatto." Allargò le mani.
"Guardate! Siamo come dei bambini con pistole in mano!" Raccolse
le ginocchia e le abbracciò, affondando il viso dentro di loro. "Ho
negato il mio 'dono' sin da quando ha cominciato ad emergere quando avevo 16
anni. Mentre stavano disperatamente cercando gente con il dono per reagire
agli attacchi dei "Maestri di Pokemon" del Team Rocket, io ho
nascosto il mio. Non volevo usarlo per la guerra - mai."
Ash stava guardando il viso addormentato di Duplica. Si chiedeva quali
demoni stesse affrontando nel suo sonno per causarle una tale espressione di
dolore. Sperva che sarebbe stata bene - qualunque cosa le avesse fatto
Agatha era probabilmente grave. "Credo sia per questo che sei diventata
un dottore invece," disse ad alta voce. Cominciò a rimettersi i
guanti.
Di botto, Giselle si lasciò sfuggire una risata sprezzante. "Ma certo,
non sono così moralista e santarellina dopo tutto. Intendo,voglio dire
quando vedevo tutte quelle persone con anche una traccia di quell'abilità
che erano mandati a combattere nelle prime file, mi spaventavo a morte.
D'altronde, non ne sapevo nemmeno molto su come controllarlo."
"Ma prendersi cura dei feriti e di coloro che stanno morendo richiede
altrettanto coraggio, se non di più." Lui scosse la testa e iniziò ad
alzarsi, sollevando il corpo inerte di Duplica avvolto nel suo mantello nero
per trasportarla sulla schiena. "Comunque, abbiamo riposato abbastanza.
Faremo meglio a muoverci prima che inizi ad apparire qualche Pokemon
Proibito." Spostò le braccia di Duplica intorno al suo collo.
"Pikapi," il piccolo topo elettrico sembrò essere d'accordo con
lui mentre saltava giù dal macigno e correva a stare al suo fianco.
"Hey, guardate!" disse all'improvviso Laselle, indicando qualcosa
di quasi camuffato contro la faccia di pietra della montagna. "E' un
pokemon! E' da un po' che non ne vedo di selvaggi."
Ash osservò con curiosità il punto che stava fissando - non l'aveva
nemmeno sentito. Era un graveller stretto contro il muro, con le enormi
braccia di pietra che svolazzavano di tanto in tanto quando si estendevano
dal suo corpo a forma di macigno, alto tre piedi. Guardandolo meglio, sentì
all'improvviso un sensazione di ... sbagliato riguardo ad esso.
Pikachu ringhiò a bassa voce nella gola e si mise sulle quattro zampe, con
la coda seghettata e il pelo rizzato in fondo. Come se fosse un segnale
Bruno, Erika e Giselle si misero tutti in piedi allarmati mentre Junior,
Laselle ed Hikaru si alzarono anche loro prudentemente per fissare il
pokemon. Il cibo era stato dimenticato mentre le scodelle cadevano in pezzi
contro la scogliera rocciosa. "Che ha che non va?" chiese Bruno,
con gli occhi fissati sul graveller. "Ho un'affinità per i Pokemon
roccia ..ma non riesco a sentire niente provenire da lui."
Pikachu cominciò ad avvicinarglisi, ma Ash senza parlare lo fermò
dall'andare oltre. "Penso che stiamo per scoprire il motivo per il
quale ci sono così pochi Pokemon selvaggi in giro ultimamente..."
Il graveller brillò all'improvviso di una luce bianchissima come se stesse
per evolversi. Ma poi cominciò a urlare orribilmente come se stesse
soffrendo di un dolore acuto. Gridando come pazzo, il bianco si dissolse e
infine si scurì fino a diventare un minaccioso blu-nero. Due punti rossi
brillavano nell'oscurità e quando la luce sparì, rimase un graveller di
ebano. Ora con un soffio selvaggio che gli usciva da una bocca piena di
fauci di pietra appuntite, si preparò ad attaccarli con i graffi delle sue
enormi braccia dotate di artigli.
"Non ci credo," disse Erika, facendo un passo indietro con un
espressione impallidita sul viso. "I Pokemon selvaggi si erano
tramutati in Pokemon Proibiti? Pensavo che venissero tutti dalle gabbie.
Come è possibile? Che cosa significa?"
Ringhiando contro di loro, il graveller saltò all'improvviso, con gli
artigli fuori pronti ad uccidere, ma Bruno avanzò e con un colpo secco lo
scagliò brutalmente in aria con una sola grossa mano, spaccando il pokemon
nero in mille pezzi. Polvere e shrapnel volarono dappertutto. "Non lo
so, ma non può essere una buona cosa," disse, strofinandosi la mano.
"Attento," lo avvertì Ash mentre i pezzi del graveller sparsi in
giro intorno ai suoi stivali iniziavano a muoversi e a riunirsi.
Bruno bestemmiò e poi calciò la maggior parte dei detriti giù dalla
scogliera e ancora più sotto con pochi movimenti del suo pesante stivale.
Lo scalpitare delle rocce riecheggiò da lontano, fino a che non poterono
più essere uditi. "Quelle dannate cose sono dure da uccidere."
Ma la stretta sporgenza rocciosa davanti a loro cominciò a tremare e a
rombare; dapprima dolcemente, poi in modo sempre più forte. Pezzi di rocce
e massi cominciarono a piovere giù dal tetto dell'immensa caverna e dalla
faccia della colonna montagnosa da cui stavano cadendo. Un suono stridulo
uscì dalla tasca del mantello di Giselle e lei rimosse velocemente il suo
detector portatile per studiarne il grafico.
"Il detector indica innumerevoli punti di energia dell'elemento terra a
due miglia sotto il livello del mare, sud-sud-ovest," urlò superando
il rumore del terremoto.
"Questo significa un immenso raccoglimento di energia alla base della
colonna. Sono pokemon, ma il detector non riesce a calcolare i loro livelli.
Sono senza dubbio Proibiti!"
Si fermò mentre decifrava qualcos'altro sul piccolo schermo.
"Aspettate, c'è un potere elementale di natura umana e anche di natura
... rocciosa."
Ash fu immediatamente allerta. "Tu, Laselle, Junior e Hikaru avete
detto che Brock era scappato ed era al nostro inseguimento ora,
giusto?" I suoi occhi brillarono di una luce profonda. "Misty!"
"Sono qui," disse una voce soffice sopra di loro. Alzò lo sguardo
verso la scogliera per vedere ... lei ... che veniva da dietro l'angolo del
muro roccioso, e camminava attentamente sentiero ad una distanza sufficiente
dal bordo per non rischiare di cadere. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi
si arrabbiò subito con se stesso per averlo fatto. Lui scosse la testa per
spazzare via le emozioni i lotta. Non poteva permettersi di pensare a lei
ora. Dopo tutto quello che era successo lui era ancora confuso sulla reale
natura della sua relazione con lei o della sua con lui. Meglio prendere la
strada di mezzo e fare finta che non sia successo niente.
A rompere la sua scia di pensieri, arrivò balzando un Persian bianco dallo
stretto sentiero sottostante seguito da due ninja in nero, con le maschere
abbassate nella fretta di scalare il pendio. Erano rimasti indietro rispetto
al gruppo come retroguardia.
"Graveller neri dappertutto," fece rapporto Jessie.
"E non sembrano ben intenzionati!" aggiunse James.
"Puoi prendere la mia roba, per favore?" chiese Ash a Misty mentre
sistemava Duplica in modo più confortevole sulla sua schiena.
Misty li guardò entrambi per un attimo con occhi blu-ghiaccio
indecifrabili. Poi senza dire niente, andò verso il punto dove era
appoggiata il suo piccolo zaino marrone, e dopo aver avvolto il mantello
all'altezza della cintura per lasciare che avvolgesse la sua snella e
formosa figura, lasciò scivolare dolcemente la cinta intorno al braccio
libero. .
Bruno gli si avvicinò. "Preferisci che porti io Duplica al tuo
posto?"
Ash squadrò il Maestro dal mantello marrone. Nonostante il suo corpo
muscoloso e grosso, il modo in cui Bruno sembrava curarsi del suo braccio
sinistro come se fosse slogato e i vari tagli sulla faccia stanca, fecero
pensare ad Ash che non fosse poi una così buona idea.
"Non preoccuparti, Bruno. Tu ed Hikaru non dovreste sforzarvi." La
curva della sua bocca si sollevò leggermente. "D'altronde, è stata la
qui presente Duplica che ti ha battuto in un primo momento. Come posso
essere sicuro che tu non voglia vendicarti?"
Gli occhi di Bruno si infiammarono, ma poi si spensero quando capì di
essere stato preso all'amo. "Molto divertente, Ashura." Si sfregò
il braccio e guardò da un'altra parte. "Se avessi combattuto
seriamente, avrei potuto fermarla. Ma non ho pensato fosse saggio mettercela
tutta contro una di noi, per così dire." Ridacchiò fra se. "Ma
lo ammetto, lo sottovalutata. Non avevo idea che la ragazza potesse essere
così potente."
"Sento un po' di gentilezza qui?" chiese impertinentemente Erika
mentre si avvicinava all'altro lato di Ash , mentre si spostava i capelli
neri, lunghi fino alle spalle, con una mano prima di rimettersi il cappuccio
rosso. Bruno si limitò a grugnire.
"Faremo meglio ad andare," li interruppe finalmente Misty. Nella
mano teneva una torcia di legno che aveva acceso col fuoco del campo. Dopo
aver scrollato la testa una volta per spostarsi i capelli dalle spalle e
farli cadere sullo zaino, si mosse per prima, mentre l'orlo del suo mantello
blu le si strusciava contro i piedi. "Conduco io stavolta. Ricordo
ancora la strada attraverso la Victory Road."
"Come vuoi." Ash fece spallucce e cominciò a seguirla mentre
Erika, Bruno, Giselle e sua sorella, così come Junior e Hikaru, si misero
dietro di lui in una singola fila tenendosi vicini al lato montagnoso della
scogliera.
Bruno notò che Jessie e James non li stavano seguendo. "Venite voi
due?"
Il pokemon dal pelo bianco che era Persian, si staccò dal muro e soffiò
indignato. "Siamo in tre," disse con voce felina. "E no, ci
teniamo indietro. Continueremo il resto del viaggio da soli."
Ash alzò le spalle benchè non ne fosse sorpreso. Erano paranoici come al
solito su almeno qualche cosa. Naturalmente, nel modo in cui era cambiato il
mondo negli anni e la loro apparente professione, non era poi così
sorprendente. Continuarono ad andare avanti, lasciando i mercenari ad
arrangiarsi.
Tuttavia non poteva negare che era preoccupato per loro. Ridacchiò piano.
Si era di nuovo ammorbidito come quando era un bambino - sempre a tenerci
troppo. Era pericoloso tenere troppo a qualcosa.
<><><>
"Garick... Garick... Garick..."
La cupola di nuvole che sovrastava l'intero massiccio della città turbinava
alta come olio su una tenda a mezzanotte. Dagli alti balconi dell'immenso
Palazzo Indigo, di color marmo bianco - il centro dell'altopiano e della
città - sembrava quasi di poterlo raggiungere e toccare. Era, dopo tutto,
una delle strutture più grandi e alte dell'intera città, anche quando
molti dei grattacieli erano ancora in piedi.
Ma la figura coperta da un mantello e incappucciata in un annebbiante color
grigio che stava sulla sua cima più alta era minacciosamente immobile
mentre osservava le migliaia di persone che si affollavano sulle strade
tutte intorno alle mura del palazzo come formiche, adorando il suo nome.
Solo gli alti venti gelati gli causarono un movimento; il suo mantello si
increspò sulla sua figura atletica quasi come se fosse vivo.
"Garick... Garick... Garick..."
Un suono improvviso di qualcosa che si agitava.
"Mio signore." Dietro di lui, l'uomo appena arrivato avvolto in un
lungo mantello blu aspettava un suo segno. Con una mano, l'uomo si tirò
indietro il cappuccio, rivelando capelli nerissimi tenuti stretti in
luminose e lunghe punte che stavano sopra un affascinante viso dagli occhi
blu. "Agatha è stata uccisa."
Ma lui non si girò; rimase semplicemente a studiare le persone che erano
venute a prepararsi per l'ultimo stadio della profezia da svelare.
"Non è preoccupato? Dopo Lorelei, rimaniamo solo io e Brock - sempre
che Brock sia ancora vivo. Abbiamo perso contatto con lui." Una pausa.
"E lei, naturalmente."
La figura dal mantello grigio che stava sul precipizio del balcone non diede
segni di movimento. Invece ci fu il ruggito di un tuono in lontananza.
Fulmini neri cominciarono a brillare nel cielo. Gli alti venti soffiarono
più forte, così forte che il marmo del balcone del palazzo su cui stavano
stava scricchiolando per lo sforzo. "Allora ... Ashura è già
arrivato?" La voce era bassa, alzata quel tanto che bastava perchè
potesse essere sentita oltre il rumore del vento.
"Non credo. Devono essere ancora nei tunnel della Victory Road. I
Maestri di livello più basso e i soldati appostati all'entrata della città
non hanno ancora comunicato niente." Una pausa di riflessione.
"Raddoppierò la guardia e dirò loro di stare allerta - impediremo a
quei parassiti ribelli di interferire - persino Ashura non potrà combattere
contro l'intera Lega e la sua armata. Troverò Valdera e-"
"Sembri spaventato, Lance," lo interruppe.
Lance brontolò. "Non ho paura. Sono solo prudente. Guardi quanti dei
nostri maggiori Maestri abbiamo già perso. Per non parlare di due dell'
Elite dei quattro." Si avvicinò al fianco del Maestro della Lega e
seguì il suo sguardo giù verso tutte le persone radunate intorno al
palazzo. "Li ascolti. La gente invoca il suo nome. Dipendono da noi per
riformare il mondo com'era prima delle Guerre Oscure. Non si dimentichi che
questo, con la nostra morte, non potrebbe mai accadere."
La figura dal mantello grigio si girò verso di lui anche se, come al
solito, il suo viso non poteva essere visto nelle profondità del cappuccio.
Un occhio rosso brillò. "Non raddoppiare la guardia. Lasciali
entrare."
"Ma-"
"Fa come ti dico. E dì alle sentinelle di setacciare la città alla
loro ricerca una volta che saranno arrivati. Voglio sapere immediatamente
dove sono Ash e Misty. Per quanto riguarda i loro compagni ..." Rise
all'improvviso all'idea dell'ironico pensiero.
"Possono ucciderli. Non sono importanti. Non dovrebbe essere troppo
difficile."
Lance si rimise rapidamente il cappuccio a posto sulla testa, oscurando il
suo viso. "Ho capito."
Un altro sprazzo di vento ed era andato.
E Gay rimase ad osservare la gente adorante. Come un artista che commette
degli errori e deve poi metterci una pietra sopra .... o almeno, era quello
che tutti quanti pensavano
Dopo tutti quegli anni avrebbe finalmente realizzato il sogno.
Noi avremmo finalmente realizzato il sogno.
<><><>
Misty teneva la torcia alta nella mano sinistra mentre camminava intorno
alla curva della sporgenza rocciosa. Stava attenta a tenersi vicina al muro
e il più lontano possibile dal precipizio. Dietro di lei, poteva appena
sentire i deboli tonfi degli stivali di Ash sulla pietra mentre la seguiva,
anche con Duplica sulla schiena. Pikachu, intanto, saltellava su tutte e
quattro le zampe accanto al piede sinistro di lui, con la coda seghettata
ben ritta. Si ricordava quando aveva quindici anni e avevano incontrato la
guida delle foreste di Fuchsia che aveva insegnato loro molto sulle tecniche
per mascherare il suono dei loro passi in modo da non risultare troppo
rumorosi. Era un'altra delle cose utili - specialmente con tutte le
camminate che si stavano facendo in quei giorni.
Subito dopo avevano avuto quella grande gara su chi sarebbe riuscito a
passare a tutta velocità oltre Jigglypuff ... ma naturalmente, lei fu
quella che finì coi segni in faccia - Ash era stato più bravo di lei.
"Perchè ridi?" chiese all'improvviso Ash.
Lei gli lanciò un'occhiata di traverso e corrugò la fronte senza
rallentare il passo. "*Non* stavo ridendo."
"Sì, invece."
"Come avresti potuto vedere la mia faccia da lì?"
"Beh, stiamo girando l'angolo, no?"
Lei voltò di nuovo lo sguardo verso di lui. "Guarda, non stavo
ridendo, va bene?"
Ash sgranò gli occhi. "Beh, se è così importante, okay, non stavi
ridendo."
Poi si zittì come se avesse ricordato qualcosa e la sua espressione divenne
vaga. Si era probabilmente dimenticato che non si supponeva dovessero
parlare. Almeno non come se si conoscessero.
All'improvviso lei sentì la sporgenza vibrare e rimbombare sotto i suoi
piedi ancora una volta. Perse quasi l'equilibrio quando accadde, e guardando
di sotto, capì che la pietra su cui stavano camminando sembrava essere
diventata più ruvida ... e piena di cunei. Come pezzi irregolari nel
granito. "Questa sporgenza, non pensi che ci sia qualcosa di
strano?" si azzardò a dire, anche solo per cambiare argomento.
Lui stette in silenzio per un attimo mentre si poteva udire solo il suono
del suo respiro dietro di lei. Quando la risposta arrivò fu pronunciata in
un tono confuso. "Hai ragione, c'è qualcosa -"
"Pikapi!"
"Pikachu!" Lei lo sentì slittare mentre si fermava perciò si
fermò anche lei, mentre i suoi stivali scivolarono un poco prima che lei
afferrasse come supporto un pezzo di roccia. Mentre si girava, alzò la
torcia più in alto, illuminando di più l'oscurità e rivelando che la
sporgenza che avevano fino a quel momento seguito si era ristretta in modo
che ora era larga solo tre o quattro piedi dalla faccia colonnata dello
strapiombo.
Appoggiò il palmo sul muro inclinato, sentendosi all'improvvisa impaurita
dall'estrema altezza a cui si trovavano. Un passo falso e si sarebbero
trovati catapultati nella loro rovina. Ash era leggermente inginocchiato sul
punto in cui Pikachu sembrava aver dato una zampata contro la sporgenza
rocciosa.
"Qual'è l'intoppo?" la voce rude di Bruno arrivò da dietro.
"Pikachu si è incastrato," disse Ash, mentre cercava di
bilanciare il corpo inerme di Duplica sopra la sua schiena e simultaneamente
esaminare le rocce vicino alla zampa del suo pokemon.
"Pika," concordò Pikachu in tono preoccupato. I suoi occhi blu
era socchiusi sul pavimento scoglioso della sporgenza come se sospettasse
qualcosa.
Erika entrò nel raggio della luce dietro Ash e si inginocchiò quando
all'improvviso urlò mentre perdeva l'equilibrio, quasi cadendo nel
precipizio e nell'oscura profondità sottostante. Fortunatamente Bruno la
stabilizzò con una mano da dietro. Respirando forte con gli occhi verdi
spalancati per lo shock, guardò giù alla roccia su cui si era appoggiata.
"Il terreno si è mosso!"
Ash le lanciò rapidamente uno sguardo. "Cosa?"
Dietro al gruppo, Laselle urlò. "La sporgenza! Ha gli occhi!"
Misty fece brillare freneticamente la torcia dietro di loro. La sporgenza -
la sporgenza si stava muovendo! Innumerevoli punti di luce rossa brillarono
all'improvviso dalla roccia sotto i loro piedi, illuminando l'oscurità
ancora di più come se insetti brillanti stessero trafficando per terra
dappertutto. Insetti ... Misty si sbattè una mano sulla bocca per
trattenere un grido di terrore dall'uscire dalle sue labbra. Guardò più da
vicino. No, non erano insetti, erano davvero occhi. Non sapeva se era peggio
che pensare fossero insetti.
"Merda!" urlò la voce di Giselle da qualche parte dietro Bruno.
"Il detector dice che ... che ci troviamo *sopra* un nido di Pokemon
Proibiti!"
"L'intera dannata sporgenza è una piattaforma di graveller!"
gridò Ash mentre tirava un pugno disperato contro le rocce che stavano
sulla zampa di Pikachu per liberarlo, producendo un rumore di roccia
spezzata. Polvere volò formando una nuvola intorno al suo pugno mentre la
roccia che aveva spaccato sembrava ruggire di dolore. Ma Pikachu era ora
libero di saltellare sul braccio di Ash e attaccarsi alla cima della sua
testa, con gli occhi blu spaventati.
Misty cadde a terra quando la sporgenza si mosse sotto i suoi piedi e tutto
attorno, artigli affilati dalle dita di pietra eruttarono dal suolo,
cercando di afferrare i loro stivali. La sporgenza era un cumulo di rumore
con Bruno, Junior e Hikaru che urlavano, Giselle che diceva ad alta voce
coordinate elementali mentre Laselle non aveva ancora smesso di urlare.
E poi la sporgenza di graveller cominciò a separarsi. Le profondità
sottostanti della caverna si rivelarono dai buchi che si stavano aprendo
sotto di loro come formaggio spezzato.
"Piantatela di gridare tutti quanti e andiamo!" disse Ash mentre
si sforzava di mettersi in piedi e alzava Duplica sulla schiena. "Misty,
andiamo! Non guardare di sotto!"
Cominciarono a proseguire per la loro strada per il resto della stretta
sporgenza, saltando da una parte all'altra in un pericoloso gioco mortale.
Ma era troppo tardi; si stava spaccando sempre di più. Infatti, la
sporgenza davanti a Misty era diventata così piena di buchi che era
impossibile andare oltre e dovettero fermarsi - erano in trappola. Le
profondità senza fine spalancate sotto di loro sembravano invitare la loro
morte.
"Ash, la regola del non-elemento, è ancora valida?" urlò
improvvisamente Bruno.
"Penso che i Pokemon proibiti sappiano che siamo qui - stiamo
camminando loro sulla testa!" "Era tutto quello che avevo bisogno
di sentire!" ringhiò il Maestro di Forza. Ci fu una luce bordeaux e
un'esplosione di pietra shrapnel e polvere quando Bruno diede un pugno
contro il muro della montagna facendone andare giù una sezione. "Lo
sapevo che c'era qualcosa dietro questa roccia!" urlò trionfante.
"Tutti dentro!"
Si fecero tutti largo nella cava appena aperta mentre la sporgenza fuori
infine si disintegrava, lasciando tutti quanti a respirare pesantemente
all'interno dell'apertura. Dentro c'era persino meno luce se possibile e un
odore stantio che suggeriva un certo grado di anzianità del luogo.
Fortunatamente la luce scarsa e lampeggiante della torcia di Misty riusciva
in un qualche modo ad illuminare l'oppressiva oscurità, benchè lasciasse a
molti di loro la possibilità di vedersi solo come deboli contorni quando
non illuminati direttamente dalla fiamma.
Misty si guardò intorno, spostando la torcia da una parte all'altra mentre
cercava di capire dov'erano finiti. La cava sembrava continuare fino al
cuore della montagna scoscesa in una direzione leggermente in salita. Era
davvero antica e in disuso come suggeriva l'odore dell'aria; ragnatele
circondavano i rocciosi muri arrotondati mentre un sottile strato di polvere
copriva il pavimento. Tratteneva il fiato quando piccoli insetti e ragni
volavano via spaventati dalla lucentezza della sua torcia.
"Mio Dio, c'eravamo vicini," Hikaru tirò un sospiro di sollievo
mentre camminava verso l'apertura sbriciolata per la quale erano passati e
sbirciava all'indietro verso la strada da cui erano venuti, fuori dalla
caverna sotterranea. "Bella idea, Maestro Bruno-"
In modo scioccante il grosso Allenatore di Forza urlò di dolore e fu
gettato violentemente all'indietro, andando a sbattere contro il muro dietro
Bruno. Ci rimbalzò come un sacco bagnato e atterrò incosciente sul
pavimento del tunnel.
"Hikaru!" urlò Bruno, correndo immediatamente a lato del suo
uomo.
Ash era già in posizione da combattimento nonostante il fardello di Duplica
sulla sua schiena. Erika, Junior, Giselle e sua sorella fecero un passo
all'indietro preparandosi.
L'aria era mortalmente calma con niente di udibile se non il lento respiro
alterato di tutti i presenti e l'occasionale ruzzolare di alcune rocce.
Misty alzò la torcia verso l'alto per illuminare l'entrata della caverna
così che potessero tutti vedere cosa aveva gettato Hikaru all'indietro con
una tale forza.
E poi il terreno cominciò a tremare come se l'intera caverna sotterranea
stesse cominciando a spaccarsi. Fra il ruggito delle rocce che si rompevano
e si spaccavano, divenne chiaro un suono lacerante, acuto come un fischio,
dapprima debole, poi sempre più alto, simile ad un crescendo sacro. L'aria
divenne fredda - fredda come il vento artico - e poi anche potente come uno
di quelli. Una forte brezza si era alzata dai tunnel dietro di loro come se
tutta l'aria stesse venendo risucchiata dai passaggi e dall'apertura in un
potente turbine. Misty aveva messo un mano sui capelli per trattenerli dal
finire davanti agli occhi e alla faccia, mentre il vento la spingeva e
soffiava contro il suo mantello prepotentemente. Gli abiti di tutti quanti
svolazzarono violentemente al vento. Polvere e rocce riempirono l'aria così
che risultava difficile vedere qualcosa.
La torcia si spense. Oscurità.
"Luce." Quando Pikachu ebbe di nuovo illuminato il tunnel,
poterono vedere cosa aveva causato il vento e il rumore.
Zubats. Zubats Proibiti.
Centinaia - no, milioni di loro; entravano dall'apertura come se fosse il
boccale di una bottiglia che veniva svuotata, ricoprendo ogni cosa di una
foschia d'oscurità. Ce n'erano così tanti, che nessuno dei piccoli
pipistrelli era individualmente distinguibile, invece c'era una fitta,
nuvola blu-nera che cresceva di secondo in secondo, e si allargava nella
loro direzione attraverso gli stretti confini del tunnel come se stessero
cercando di abbracciarli.
Oltre al suono del loro movimento, erano silenziosi; quello che causava
rumore non era il solito verso di tale pokemon, ma l'immenso sbattere di
tutte le bilioni di ali che sbattevano tutte violentemente. Era come se
fossero un esercito di locuste alla carica di un raccolto di grano maturo.
Con loro come grano.
"Uh, sembra ragionevole che se i pokemon selvaggi si sono evoluti in
proibiti, ci siano così tanti zubat, "precisò Erika seccamente mentre
cercava senza successo di far smettere al mantello verde di svolazzare di
fronte a lei per la forza del vento.
"Ci sono momenti per gli studi scientifici e momenti in cui si deve
correre," disse Giselle impertinentemente. "Ma ora è il momento
di correre, credo."
Laselle stava già seguendo il suo consiglio, spingendo un confuso Junior
dietro di se e lungo il tunnel. "La cosa più intelligente che tu abbia
detto da un po' di tempo a questa parte, sorellona!"
Iniziarono a correre.
<><><>
"Fire Blast!" ordinò Cassidy disperata.
Il suo rapidash stava urlando di paura ma le obbedì lo stesso mentre
rilasciava un proiettile di lava a forma di croce dalla bocca contro
l'ammasso di roccia dagli occhi rossi che stava dirigendosi direttamente
addosso a lei. Ma tutto quello che il fuoco sembrò fare fu quello di
rendere i graveller rossi per il calore mentre continuavano ad avanzare.
Nemmeno Butch stava avendo più fortuna mentre cercava di tenerne a bada un
altro gruppo con spirali di fuoco dalla cima della sua stessa cavalcatura
dietro un macigno. Il sudore colava dalla sua fronte in fitti rivoli,
bagnando i suoi capelli color acqua. Solo Rainer e il suo vaporeon
sembravano riuscire a domare i loro con grandi spruzzi di liquido blu
rispettivamente dalle loro mani e bocca.
La stessa Suzie, però, sembrava imperturbabile mentre sedeva sul suo
cavallo e lasciava fare tutto il lavoro al Maestro d'acqua.
Avevano avuto dei momenti relativamente tranquilli attraverso i tunnel sopra
i loro cavalli ma quando questi si erano aperti nelle caverne principali,
proprio quando era in vista, benchè ad oscura distanza, il pilastro
principale che conduceva in superficie, si era scatenato un terremoto. Da
tutte le parti erano usciti gravellers neri saltando dall'alto giù nel poco
profondo canyon all'interno del quale si trovavano come se avessero
aspettato per fare un'imboscata sulle alture più alte dei vari macigni
rocciosi, muri e sentieri.
"Stiamo perdendo troppo tempo," disse Suzie leggermente
arrabbiata. "Butch, Cassidy, c'è una qualche scorciatoia che possiamo
prendere da qui?"
Butch brontolò mentre estraeva la sua grossa spada per colpire un graveller
che si era avvicinato troppo. Quando si girò bruscamente per rispondere,
una ciocca sudata dei suoi capelli acqua gli cadde sulla fronte e lui la
scostò col dorso della mano libera. "Possiamo andare a nord-est da
qui," disse con fatica, "ma questo significherebbe che verremo
fuori dalla parte opposta rispetto ad Ashura e i ribelli."
"Suggerisco di farlo," disse Rainer mentre rilasciava un raggio di
ghiaccio dal palmo e congelava almeno mezza dozzina di Pokemon Proibiti
trasformandoli in blocchi d'acqua ghiacciata. "Presto o tardi se
continuiamo così, saremmo sopraffatti. Sembra che qualcosa li abbia messi
in agitazione." "Va bene," disse Suzie, spostando la torcia a
sinistra, e illuminando un pezzo di terreno roccioso in salita.
"Attraversate il pendio coi vostri cavalli e andiamocene da qui."
Cassidy affondò grata le ginocchia sui fianchi del suo cavallo per
seguirla.
Comunque, all'improvviso, sentì un dolore al fianco e urlò. La prima cosa
di cui si rese conto dopo, era che era stata buttata via dal suo cavallo e
giaceva a faccia in giù sul terreno roccioso. Cercò disperatamente di
togliersi i capelli biondi dagli occhi nel punto in cui alcune ciocche si
erano aggrovigliate così da poter vedere ma poi si lasciò sfuggire un
grido di diniego quando vide figure nere coi denti affilati che attaccavano
il suo rapidash, rodendogli le zampe e mangiandolo vivo.
Butch urlò e tornò indietro prenderla e proprio quando un ammasso di
quelle creature stava per saltare su di lei. Passandole accanto, afferrò il
suo braccio teso e la tirò su, facendola sedere dietro di lui.
"Sto cominciando a pensare che tutto questo non valga la pena,"
disse mentre incitava più forte il suo rapidash per raggiungere gli altri.
Respirando a fatica dietro di lui, Cassidy si limitò a scuotere la testa,
mentre la lunga massa dei suoi pallidi capelli sventolava al vento creato
dalla loro velocità. "Per avere ciò che uno vuole, ci si deve
preparare al rischio," disse testardamente.
Dentro di sè, si immaginava lei stessa che guidava Ashura in battaglia,
ordinandogli di fare qualunque cosa lei desiderasse, mentre distruggeva
tutti quegli stupidi Pokemon Proibiti.
Lord Garick che si inginocchiava davanti a lei, chiedendo pietà. Diede una
pacca alla massa avvolta dentro il suo mantello e sorrise mentre abbracciava
Butch più forte all'altezza della cintola. Sabrina era sicura che avrebbe
funzionato.
<><><>
"Laselle, sai almeno dove stai andando?" chiese Junior alla pazza
ragazza in giacca verde e mantella color foresta davanti a lui. Era un po'
che correvano e tutti i tunnel che avevano passato erano sembrati intricarsi
in un continuo labirinto; aveva perso la cognizione delle direzioni.
"Butterfree, ehm, Ditorion sa la strada," disse la sua esitante
risposta.
"Free?"
Lei fermò bruscamente la loro selvaggia corsa e Junior finì quasi addosso
alla sua schiena. "Vuoi dire che non lo sai nemmeno tu?" si
rivolse al pokemon.
"Free, free," disse il butterfree in tono arrabbiato mentre si
librava sopra la testa di lei, illuminando l'oscurità del tunnel così che
potessero vedere.
"Non dirmi che significa quel che penso," disse Junior,
impallidito, mentre lasciava andare la mano di lei.
Le si girò verso di lui, con uno sguardo colpevole negli occhi marroni.
"Junior-"
"Non chiamarmi così," disse lui, sentendo rabbia al suono di quel
nome. "Ho saputo solo ora rispetto a cosa sono 'junior' e non voglio
farne parte. Puoi chiamarmi JT d'ora in poi..." "Pensavo avessi
detto di non chiamarti JT?" chiese lei in tono esasperato.
"Comunque, come stavo dicendo, potremmo semplicemente rimanere qui ad
aspettare gli altri. Devono essere dietro di noi."
Si sedettero ed aspettarono per parecchi minuti, appoggiandosi al freddo
muro di roccia del tunnel. Non c'era alcun suono eccetto per il costante
battito d'ali del butterfree. Junior stava giocando col suo cappello
marrone. "Non penso che qualcuno ci stia seguendo."
"Ma devono essere-"
"Laselle!" esclamò lui stanco. "Ho visto così tanti bivi
nel tunnel che abbiamo percorso. Potrebbero facilmente aver preso una
direzione diversa dalla nostra."
Laselle cominciò a spaventarsi. "N-non l'avevo capito. E' solo che
quei zubat ... Odio gli zubat."
Junior sentì un groppo alla gola. Gli era venuto in mente solo adesso che
erano soli .... e virtualmente senza difesa. Lui aveva i suoi pokemon - no,
chi stava prendendo in giro? Machop o Graveller non avrebbero avuto *alcuna*
possibilità contro i Pokemon Proibiti - figuriamoci un Maestro di Pokemon -
alcuna possibilità. E per quanto riguardava lui stesso - certo che
conosceva qualche tecnica di combattimento - tutti i maestri di Forza
dovevano continuamente praticarne - ma contro il tipo di potere che dovevano
fronteggiare, per quel che importava poteva non conoscerne nessuna.
"Hai sentito? Junior - voglio dire, JT," bisbigliò Laselle
improvvisamente. E allora lo sentì anche lui. Passi. Che venivano da dove
erano arrivati loro.
"Pensi che potrebbero essere loro?" continuò lei eccitata mentre
si mettevano entrambi in piedi.
"Non lo possiamo sapere," la interruppe Junior. "Po-potrebbe
essere chiunque."
Gli occhi di Laselle di spalancarono quando lo capì anche lei. "Che
possiamo fare?"
Junior si guardò immediatamente intorno. "Là, dietro quel piccolo
macigno. Possiamo nasconderci e vedere chi è prima di fare qualunque
cosa." Sgattaiolarono dietro la roccia precedentemente nominata e il
Butterfree smise di utilizzare la sua abilità Flash, facendo cadere tutto
nell'oscurità." "Butterfree, voglio dire, Ditorion, puoi per
favore trasformarti in ... ehm ... qualcosa di grosso se è un nemico?"
chiese Laselle speranzosa.
"Free."
Junior sospirò sollevato. Si era dimenticato del 'pokemon' di Laselle.
Certo sarebbe stato imbarazzante essere salvato da una ragazza, ma era
meglio di niente.
I passi si avvicinavano e loro trattennero il fiato. Butterfree si preparava
a trasformarsi.
Una grossa figura coperta di mantello fu finalmente visibile.
"Maestro Bruno!" urlò Laselle sollevata, alzandosi per rivelarsi
da dietro il macigno.
La grossa figura muscolosa di fermò. "Allora ci incontriamo ancora,
ragazzina." La voce era bassa e profonda. E per niente simile a quella
del Maestro Bruno. Dannazione.
"Maestro Bruno?" tentò ancora Laselle col cuore in gola.
Butterfree illuminò finalmente l'oscurità con un fascio di luce dal corpo.
La figura muscolosa ricoperta da un mantello marrone buttò il cappuccio
all'indietro rivelando un viso duro e oscuramente affascinante con occhi
scintillanti stretti come fessure che li fissavano da sotto capelli marroni
modellati in punte affilate.
La faccia del Maestro di Roccia era dura come il suo titolo. Lui la
corresse.
"Maestro Brock."
<><><>
"Merda, merda e merda!" Erika stava spergiurando mentre procedeva
lungo il tunnel. Il terremoto era cessato ed erano riusciti a far perdere le
loro tracce a quei dannati zubat ma ora Ash, Misty e Duplica erano spariti
*così come* Bruno e i ragazzini. E come se non fosse già abbastanza aveva
della terra in bocca. Cercò di sputarla con forza ma il sapore secco e di
pietra rimase nella sua bocca.
"E io che pensavo che le brave ragazze non dicessero le
parolacce," disse Giselle al suo fianco. La dottoressa era stata
l'unica a finire con lei. Se questa fosse una cosa buona o cattiva, Erika
non ne era sicura. Sembrava che la sua personalità fastidiosa e arrogante
fosse tornata a farsi viva con viva forza.
"Ugh," disse con un ulteriore sputo. Sentì qualcosa intorno alla
testa e diede un sospiro di sollievo quando capì che la sua fascia era
ancora al suo posto. "Farò finta di non averti sentito," disse
magnanima.
Giselle spazzò via una nuvola di polvere dalla faccia e tossì mentre
spostava i suoi lunghi capelli marroni lontano dalle sue guance sporche e
pallide. Il suo viso pareva preoccupato. "Ora che facciamo?" Erika
scosse la testa mentre dava calciava via qualche ciottolo con gli stivali.
"Beh, la cosa più intelligente che possiamo fare, credo, è quella di
andare avanti. Se torniamo indietro e cerchiamo di trovare gli altri,
potrebbero volerci mesi in queste caverne ... e francamente non abbiamo mesi
a disposizione con tutti quei Pokemon Proibiti che circolano. Tutti si
sarebbero diretti in superficie in ogni caso, così avremmo avuto maggiori
possibilità di incontrarci."
Giselle le rivolse una strana faccia, poi si girò per guardare il tunnel,
mettendo le mani a coppa intorno alla bocca. "Laselle! Ash!
Bruno!" La sua soffice voce echeggiò lungo le mura. Erika spalancò la
bocca poi le pizzicò un braccio.
"Ow!" Giselle smise di gridare e le rivolse uno sguardo freddo.
Erika non sembrava voler scusarsi. "Idiota! Capisci che anche i nemici
potrebbero aver sentito la tua voce? Specialmente i Pokemon Proibiti?"
"Va bene, ho capito!" le disse furiosa Giselle. "Non dovevi
pizzicarmi." Alzò il braccio sottile e tirò indietro la manica del
suo mantello.
"Guarda qua! Un livido!"
Erika sorrise in silenzio. "Niente più di quello che meritavi. Ora
usciamo di qui." Passò oltre la donna arrabbiata e continuò ad andare
avanti.
<><><>
"Hai visto dove sono andate Erika e Giselle? Pensavo fossero proprio
davanti a noi," diceva Ash mentre continuavano a correre lungo il
tunnel, coi loro stivali che producevano lievi rumori sul pavimento
roccioso. "Dannazione, dove sono tutti?" Dietro di loro c'era il
dolce ruggito del vento che indicavano che gli zubat erano ancora da qualche
parte dietro di loro benchè sembrasse dal suono che si stessero
allontanando sempre di più. Magari erano riusciti a lasciarseli dietro ora
...
"Ash, puoi magari, fare una cosa, tipo smettere di stringermi la mano
così forte?" chiese Misty mentre lo lasciava trascinarla dietro di se
con la mano libera. Con l'altra stava a malapena trattenendo Duplica dal
cadergli dalle spalle.
Lui non si prese la briga di guardare indietro. "Peccato. Dovrai
sopportare il mio spiacevole ego. Non ho intenzione di perdere nessun
altro."
Ma in quell'istante il terreno ruggì più forte come il suono di un tuono e
una consistente massa di pietre pesanti e macigni cadde da sopra come una
grandine che faceva loro da sbarramento. Prima che lui stesso se ne rendesse
conto, i suoi stivali incontrarono una sezione irregolare del pavimento del
tunnel ed inciampò, facendoli cadere tutti in un ammasso di mantelle e
corpi.
Poi ci fu un curioso silenzio. L'improvvisa frana o qualunque cosa fosse era
finita. Poteva sentire col tatto e con l'udito rocce e sporco che cadevano
sulla sua schiena mentre cercava di riprendere fiato.
"Pikapi?" chiese Pikachu ad alta voce da dentro il suo zaino.
"Sto bene," rispose Ash stancamente mentre soffiava via i capelli
dagli occhi con una stanca folata di aria. "Misty?"
La sua vista si abituò gradualmente all'oscurità ma riusciva appena a
vedere con tutta quella polvere e sporco che svolazzava intorno a loro. Dopo
un attimo, riuscì a distinguere la sua figura che giaceva accanto al corpo
svenuto di Duplica dietro di lui.
"Tutto okay," disse lei con tono duro mentre si appoggiava sulle
ginocchia e si aggiustava il mantello e il vestito.
All'improvviso sentì Duplica tossire e capì che si stava finalmente
svegliando.
"Duplica?" disse con sollievo.
Dopo qualche attimo di silenzio, Duplica si mise seduta, ancora avvolta
nella mantella nera. Si strofinò gli occhi ancora chiusi, pettinandosi i
lunghi capelli blu con le dita di una mano. Altra polvere si alzò
nell'aria. "C-che è successo?" chiese a fatica. I suoi occhi
marroni si sgranarono aprendosi e abituandosi all'oscurità.
"Una lunga storia," disse Ash, mettendosi anche lui seduto mente
Pikachu gli saltava sulle ginocchia. Si strofinò il viso con il dorso della
mano per togliere lo sporco ma riuscì solo sporcarsi anche le guance.
Duplica sorrise e sembrò che stesse per fare qualche sciocco commento come
faceva di solito - o come la vecchia Duplica faceva di solito - fino a che
la sua espressione cambiò brutalmente. I suoi tratti si congelarono, e lei
spostò lo sguardo, e i capelli andarono a coprirle gli occhi. Ricordi
improvvisi sembravano scavarsi una via nella sua testa. "M-mi dispiace
tanto..." disse finalmente. La sua voce era simile a un dolorante
bisbiglio. Sembrava che stesse per piangere.
Lui abbassò lo sguardo e i suoi capelli gli caddero sulla faccia. Un
sentimento doloroso gli crebbe nel petto. Era così sbagliato vedere Duplica
in questo stato. Non andava bene, anche più di quando era stata posseduta.
"Ricordi cosa è successo?" chiese lentamente. "Duplica, non
è stata colpa tua ... è stata Agatha ad usarti..."
"Chu," annuì Pikachu con forza, con le orecchie appuntite che
stavano all'indietro sulla sua testa.
"T-tu non capisci. Io-" balbettò all'improvviso Duplica mentre
capiva d'un tratto cosa la stava coprendo. Il suo mantello. Quasi come se le
bruciasse la pelle, si strappò di dosso il manto nero e lo buttò ad un
lato.
La lasciò esposta per un attimo prima che lei creasse affrettatamente un
vestito bianco sopra il suo corpo con un breve fascio di luce.
Sorprendentemente, Misty le toccò all'improvviso le spalle, con uno sguardo
stanco sul viso. "Duplica ... nessuno di noi te ne fa una colpa."
I suoi occhi andarono su di lui per un attimo poi ritornarono dov'erano.
"Io non te ne faccio una colpa. Solo piantala di punire te
stessa."
Lei sorrise tristemente. I minuti passarono. Quando Duplica alzò lo
sguardo, c'era una strana espressione sul suo viso. Si strofinò gli occhi
bagnati e poi si mise in piedi, sembrando più se stessa di quanto lo fosse
mai stata in tanto tempo. Poi ridacchiò, benchè fosse più un singhiozzo
spezzato che qualcosa di umoristico. "Mi dispiace di essere stata una
tale piagnucolona ... C-credo solo di non essere brava a dispiacermi di me
stessa." La sua figura si illuminò di viola mentre formava il mantello
intorno al suo corpo.
Ash si strofinò le tempie doloranti lentamente e si spostò ancora una
volta i capelli da davanti agli occhi. Sembrava che stesse meglio ma lui non
poteva ignorare la preoccupazione che ancora sentiva. Si lasciò sfuggire un
sorriso. "Già, Duplica, mi hai davvero spaventato. Tutti quanti sono
cambiati così tanto ... non penso che potrei sopportarlo se lo facessi
anche tu."
Occhi marroni lo fissarono. Non era uno sguardo freddo, ma era totalmente
diverso da come lei lo aveva sempre guardato. "Ashy-boy, le persone
cambiano sempre," disse lei, improvvisamente seria. "Io, più di
tutti." Iniziò a camminare giù per il tunnel.
Misty lo guardò, scrollò le spalle, poi si alzò per seguirla dopo aver
spostato all'ingiù il mantello blu.
"Pika?" chiese Pikachu. Ash lo sollevò sulle spalle e raccolse il
suo stesso mantello.
"Non farci caso, Pikachu. Nemmeno io ho mai capito le donne. E poichè
Duplica è una delle mie migliori amiche, talvolta mi dimentico che anche
*lei* è una donna."
"Pikachu."
Cominciò a seguire le due donne. "E sì, mi ha appena ricordato questo
fatto."
<><><>
Erika e Giselle continuarono a camminare. La loro strada sembrava convergere
ancora in un altro tunnel che sembrava portare verso l'alto. Davanti a loro,
il condotto sembrava umido e freddo, in contrasto col calore delle caverne
sottostanti. Le ombre danzavano via lontano da loro come topi spaventati
quando una torcia che Erika aveva creato prima e alzato in alto, mostrava la
sua luce nell'oscurità. Non voleva rimanere così vicina al fuoco, ma con
tutte le cose che succedevano era necessario, avrebbe dovuto essere
coraggiosa davanti ad esso.
"Penso che dovremmo essere piuttosto vicini alla superficie ora,"
disse Erika mentre esaminava attentamente tutto quello che stava loro
davanti. A parte la luce scintillante della sua torcia, non sembrava
muoversi niente fra i piccoli massi e i detriti che coprivano il tunnel che
sembrava andare avanti all'infinito.
"Grande," replicò Giselle storcendo il suo bel naso. "Temo
che tutta quest'aria stantia e sporca non stia facendo niente di buono per
la mia pelle."
"Un bagno farebbe meraviglie." Erika rise un poco. "Non avrei
mai pensato che sarei vissuta abbastanza per vedere il giorno in cui la
perfetta Giselle avrebbe avuto un aspetto così trasandato."
"Davvero?" tentò di dire con condiscendenza Giselle, senza
riuscirci a causa del suo aspetto poco pulito. "Beh, potrei dire lo
stesso di te ... Ho sempre trovato divertente che tu ti ritenga così tanto
superiore a me, quando tu stessa ti comporti spesso come me."
"Non mi ritengo meglio di nessuno," disse Erika un poco annoiata
ora. "E nemmeno mi comporto come qualcuno..."
"Ora, davvero," disse Giselle, con gli occhi marroni che
scintillavano in atto di sfida. "Per tutto il tempo che abbiamo
lavorato insieme nella ribellione ... hai sempre pensato a me come una
sgualdrina o qualcosa di simile. Sei sempre stata la fredda bellezza
femminile che non poteva abbassarsi a frequentare gli uomini come facevo
io." Poi le sue sopracciglia sottili si alzarono quando le venne in
mente una cosa. "Aspetta un attimo, da quando ti conosco non hai mai
avuto una relazione con un uomo. Sei frigida?"
Erika si rifiutò di guardarla. "No."
Il naso di Giselle si storse. "Non dirmi che preferisci lo stesso lato
della sponda? Devo avere paura di te, Erika Cara?"
"No! Tu non capisci," disse Erika con uno scintillio degli occhi
verdi. "Guarda, tu pensi che sia stato difficile quando è emerso il
tuo potere, ma era niente e voglio dire *niente* paragonato al mio."
"Come mai?"
Ma Erika ignorò la domanda. Smise di camminare e con un braccio fermò
Giselle dal proseguire. Poteva sentire qualcosa di familiare ... ma anche di
non familiare. Strano e destabilizzante. Spense rapidamente la torcia
sbattendola contro il muro e tutto cadde in un istante nell'oscurità.
"Zitta ..." bisbigliò mentre eliminava il fumo prodotto dal pezzo
di legno strofinandolo per terra.
Il suono crebbe d'intensità. Un suono come di mascelle di animali che si
aprivano e si chiudevano rapidamente. Non solo una, ma molte. E un odore
familiare cominciò ad assaltare i suoi sensi. Erika si accucciò su un
ginocchio e aspettò in silenzio che la sua vista si abituasse
all'improvvisa mancanza di luce.
Finalmente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e iniziarono a emergere
delle figure alla fine del passaggio. Pensò per un attimo di stare vedendo
un giardino movente prima di capire che erano pokemon. Cose a forma di fungo
mezze aperte...
"Non vedo niente," mormorò Giselle. Si era accucciata da qualche
parte dietro di lei. "E, ugh, cos'è questo disgustoso odore? Sembra
qualcosa di andato a marcio da una settimana ..." Storse il naso.
"Beh, senza offesa, ma somiglia al tuo Gloom in verità."
Gloom.
Innumerevoli occhi rosso sangue brillavano come stelle morenti mentre la
distesa di neri fiori moventi avanzava verso di loro come una piaga. Man
mano che diventavano sempre più vicini, Erika riusciva a vedere le loro
bocche che sbavavano sopra i loro steli innaturalmene pieni di punte.
Deglutì pesantemente, sentendo i capelli sul collo che le si rizzavano.
"Questo risponde alla tua domanda? C'è come un'ondata di Pokemon
Proibiti davanti a noi ... Gloom. Ma non penso che si siano ancora accorti
di noi."
"Oh grande, e ora che facciamo," disse Giselle, a disagio.
"Non possiamo tornare indietro, a meno che tu non voglia morire a causa
di zubat bevitori di sangue."
Ad un tratto Erika sentì un movimento all'interno del suo mantello e
all'improvviso una delle sue sfere poke verdi saltò fuori da sola e si
aprì. Lo spazio intorno a loro si illuminò per un attimo con una luce
smeraldo mentre il suo gloom veniva fuori e si metteva al suo fianco.
Aveva un'espressione preoccupata sulla faccia bluastra. "Gloom, gloom..."
La sfere poke verde ritornò nelle mani di erika e lei la miniaturizzò e la
rimise dentro il mantello. "Gloom, dici che hai qualche idea?"
"Gloom gloom gloom," squittì disperatamente.
"Credo che sia la nostra unica possibilità ..."
"Che dice?" chiese Giselle, con gli occhi rivolti all'onda di
Pokemon Proibiti di fronte a loro. Finalmente anche lei riusciva a vedere
qualcosa.
"Passeremo proprio in mezzo a loro," spiegò tranquillamente
Erika. "Basta che trattieni il fiato e stai vicino a me ... ora!"
"Gloom!" Il suo pokemon a forma di fungo-fiore buttò il suo odore
nell'aria intorno a loro e cominciò a saltellare sulle sue gambe corte
dritto verso la folla. Erika si mise rapidamente in piedi e cominciò a
corrergli dietro. Dietro di lei, sentì Giselle spalancare la bocca
rivoltata ma che iniziava a seguirla nonostante tutto.
Incredibilmente la fila di fiori neri e moventi iniziò a spaccarsi proprio
nel mezzo permettendo loro di trovare un'apertura. Gloom si avvantaggiò di
questo fatto e passò attraverso di loro con audacia, allargando ancora di
più il passaggio. Erika scosse la testa sollevata mentre lo seguiva a poca
distanza. Non poteva quasi credere che stesse davvero funzionando - ma in
fondo i Gloom proibiti magari avevano ancora qualche qualità tipica dei
gloom normali ...
Dietro di lei poteva sentire Giselle che cominciava a emettere suoni
strozzati.
"Avresti dovuto trattenere il fiato più a lungo," disse Erika un
poco malignamente.
"Penso che avresti dovuto tenermi la mano," rispose Giselle con
voce triste. "Altrimenti avrei potuto decidere spontaneamente che
morire sarebbe stato un destino migliore rispetto a questo," tossì,
"gradevole odore..."
<><><>
Andando in generale verso l'alto come una conchiglia, lo stretto tunnel che
Misty, Ash e Duplica avevano seguito fino ad allora cominciò finalmente a
livellarsi e ad allargarsi così che ora somigliava più ai vecchi tunnel.
Meno ragnatele adornavano gli angoli rocciosi e c'erano meno detriti sparsi
per il terreno. Ma la differenza più grande era che la profonda oscurità
delle caverne aveva cominciato ad illuminarsi, così tanto che potevano ora
vedere tutto quello che stava loro davanti fino a dove grossi pilastri di
pietra cominciavano ad allinearsi ai muri del sempre più largo passaggio.
Più in fondo, brillava una luce arancione che disegnava le loro ombre.
Colonne alte quindici piedi incise con disegni demoniaci svettavano fino al
soffitto, e vi erano dragoni con sguardi ostili sulle loro facce di pietre.
La luce che illuminava l'oscurità mentre andavano avanti sembrava essere
emessa da candele piazzate all'interno dei molti occhi delle statue.
Camminarono finchè non raggiunsero la prima coppia di statue e continuarono
ad avanzare in mezzo a loro.
Soffici tonfi improvvisi provenienti dai suoi stivali la fecero trasalire
prima che esaminasse il suolo più attentamente e capisse che non si
trattava più della dura roccia grigia dei tunnel ma di un bel marmo bianco.
Guardandosi intorno, vide che i muri e il soffito si intonavano con la
superficie immacolata dell'avorio. "E' la galleria principale che
conduce alla superficie," disse dolcemente Misty. "Sembra la
stessa di otto anni fa." Era una galleria bella ed elegante, con i muri
che si incurvavano con grazia verso il tetto inclinato.
Ma era una bellezza pericolosa come evidenziato dai disegni minacciosi delle
incisioni nei muri e dalle spaventose statue di dragoni. Ash sembrava
leggermente preoccupato. Non era particolarmente visibile, ma Misty poteva
capirlo dal leggero inarcarsi delle sue sopracciglia marroni. "Speravo
che gli altri fossero passati di qui per primi, ma non penso che nessuno di
loro abbia raggiunto ancora questo punto." Si fermò e si guardò
intorno, come per cercare di vedere o sentire qualcosa fra le numerose
colonne statuarie. Alzò la mano mettendola di lato e rallentò il passo,
tenendo lei e Duplica dietro. "Attente ora. Dovrebbe essere ovvio che
la galleria principale è sorvegliata ..." Notò all'improvviso che la
stava toccando. Con un'espressione indecifrabile, spostò la mano e
cominciò ad andare avanti, senza guardarsi indietro.
Misty si strofinò il braccio nel punto in cui lui era venuto in contatto e
chiuse gli occhi per un attimo. Ora sapeva che essersi abbandonata alle
rovine era stato un errore. Almeno prima di allora, lei ed Ash si erano
comportati civilmente l'uno verso l'altra - ora non era più sicura di come
comportarsi con lui visto che lui la trattava come un'estranea. Ma ... era
stato così bello pretendere anche solo per un attimo che fosse ancora come
cinque anni fa, così perfetto.
Finalmente si riprese. No, fare finta era bello ma era solo una fantasia. La
vita reale era diversa. La vita reale aveva dentro di sè dolore. Cominciò
a seguirli. Lui, Pikachu e Duplica erano già parecchi metri davanti a lei e
avevano cominciato ad accelerare il passo.
Senza dire una parola, con Ash davanti al gruppo, si mossero furtivamente
lungo il muro est della galleria, facendosi attentamente scudo con le lunghe
ombre prodotte dalle alte colonne. Ma stranamente mentre avanzavano, i passi
di Ash cominciarono a vacillare come se avesse sempre più dei capogiri,
fino a che si fermò completamente e cadde in ginocchio con le mani a terra.
Gli occhi erano chiusi, con una mano piazzata all'altezza delle tempie come
fosse in agonia.
Misty e Duplica si affrettarono rapidamente a inginocchiarsi al suo fianco.
"Che c'è che non va?" bisbigliò Misty allarmata. Guardò
preoccupata Pikachu, che sbucava con la testolina fuori dal suo zaino, e
anche lui sembrava soffrire dello stesso malore.
"Ashy?" chiese Duplica incerta.
Un attimo dopo Ash fece un gran respiro e sembrò riprendersi. Aprì gli
occhi e Misty si spaventò nel vedere una leggera tonalità rossa nelle sue
pupille prima che tornassero al loro naturale color marrone chiaro. "N-non
è niente," disse in modo un po' forzato. Si scostò i capelli da
davanti gli occhi con una mano.
"Pikachu pika," annuì Pikachu con cautela, facendo vedere loro le
zampette dall'alto dello zaino di lui.
"Niente?" chiese lei incredula. "I tuoi occhi sono appena ...
cambiati!"
Ash scrollò le spalle senza badarci. "Ammetto di essermi sentito un
po' strano prima. Ma non dovete preoccuparvi - era una sensazione diversa
rispetto a quell'altra. Perciò non diventerò pazzo all'improvviso e non mi
metterò ad ucciderci tutti," rispose lui sardonico.
Lei scostò lo sguardo, punta sul vivo. "N-non intendevo niente del
genere." E prima che potesse fermare la frase dall'uscire dalle sue
labbra, aggiunse, "Ero solo preoccupata per te."
Ash aprì la bocca, poi la richiuse, incerto su cosa fare. Poi lei osservò
i suoi occhi oscurarsi e si rese conto che l'aveva presa per il verso
sbagliato. "Non preoccuparti, non morirò adesso - c'è probabilmente
più di una possibilità che prima ucciderò qualcun altro." Si rimise
in piedi poggiando una mano sul pavimento di marmo e si voltò per
continuare con il loro sgattaiolamento nascosto fra le statue di dragoni.
Misty chiuse gli occhi, poi li riaprì, sentendosi all'improvviso così
stufa.
"Vuoi smetterla di comportarti come per punirmi?" esplose lei, con
gli occhi che le brillavano di blu.
Ash smise di camminare e sembrò girarsi con calma. Ma quando si trovò
faccia a faccia con lui, potè vedere che era tutto tranne che calmo. I suoi
occhi avevano cominciato a brillare un po', così come i suoi.
"Punirti? Ti sto solo trattando come farei con un estraneo. E' il modo
più sicuro. E' il modo migliore."
"Intendi un estraneo che disprezzi," disse lei acidamente.
"So che mi odi, ma per favore risparmiamela fino a dopo la fine di
tutto questo." Lui la fissò. "Divertente. Pensavo fossi *tu* ad
odiare me. Mi fa anche pensare perchè hai deciso di cercare il *mio* aiuto
innanzitutto. L'hai fatto solo per torturarmi? Per sbattermi in faccia il
fatto che puoi ancora giocare con me in una sorta di sporgo gioco?"
"Ti stai riferendo a quello che è successo allora sulle rovine?"
chiese Misty, con la rabbia a malapena controllata. "Se sì ... Lo
ammetto, è stato un errore. Ma ho fatto così tanti errori nella mia vita,
che conta un altro da aggiungere al mucchio? Almeno sappiamo per certo che
sei davvero libero dal mio veleno - prima mia sorella e ora me."
"Non ho mai toccato Valdera in quel modo sin da quando l'ho lasciata
tanti anni fa," disse lui pericolosamente. Poi le rivolse
all'improvviso un sorriso forzato e lei seppe che stava per dire qualcosa di
doloroso. "E non che non avrei voluto, però. Dopotutto, perchè dovrei
amare te quando amare lei è la stessa cosa tranne che lei non ferisce i
miei sentimenti e poi mi butta via quando è stanca di me?"
Poteva sentire il dolore nel petto, che la soffocava, la atterrava.
"Sei solo un cane senza spina dorsale," disse, ancora una volta,
prima di fermarsi, solo per ferirlo a sua volta. "Solo perchè ti ho
rifiutato là alle rovine. Era solo un po' di piacere, non voleva dire che
avevo intenzione di tornare a qualcosa di serio."
L'aria era agitata da un'inconfondibile minaccia e un'aura oscura cominciò
ad uscire dal corpo di lui. Una brezza innaturale diede uno strattone ai
suoi capelli, alzandoli abbastanza per rivelare occhi che brillavano di
dorata furia. Lei era nello stesso stato, con dolore e rabbia che radiavano
da lei mentre si fissavano con occhi minacciosi.
"Smettetela!" si intromise all'improvviso Duplica con voce
stridula. "Volete per favore piantarla tutti e due!"
Si voltarono entrambi per vedere Duplica che li osservava, con un misto di
rabbia e dispiacere nel viso improvvisamente pallido. Poi scostò lo
sguardo, abbassando la cresta. "Mi spiace," disse piano, "ma
stare qui a guardarvi - voi che avevate tutto, mentre vi distruggete; è
solo uno spreco, un orribile spreco!"
Involontariamente, Misty fece un passo all'indietro, lontano da lei.
Pensieri tristi si affollarono nella sua mente. Duplica aveva ragione.
Uno spreco.
Aveva chiamato Ash cane senza spina dorsale. E lei. Non era uguale?
Uno spreco.
Le parole furono come la caduta di una diga. Ash era disposto a parlare là
alle rovine ma lei aveva rovinato tutto. Perchè? Con niente più di una
parola, tutto il dolore, la solitudine e i mal di testa, tutto quello
avrebbe potuto essere risolto. Forse si era sbagliata? Ma quando aveva
cercato di lui aveva cercato di parlarle per aprirsi a lei ... aveva provato
*odio*. Odio! C'era qualcosa di sbagliato in lei. E povera Duplica. Niente
di tutto questo era colpa sua. Infatti, era probabilmente tutta colpa di lei
stessa fin dall'inizio! Forse se non avesse replicato così tanto - forse se
non avesse preteso così tante cose - forse se gli avesse mostrato
maggiormente il suo amore - Le sue guance le solleticarono e capì che le
stavano cadendo lacrime dagli occhi. Ash stava lì davanti a lei, lo sguardo
di rabbia rimpiazzato da uno di sgomento ... e-e affetto. Poteva finalmente
vederlo; nonostante tutte i suoi commenti che dicevano l'opposto, poteva
vedere lo sguardo che era stato lì presente sin dall'inizio. E il dolore,
poteva riconoscerlo ora per ciò che era.
Era stanca di se stessa. Stanca delle negazioni, stanca di ferire se stessa
e lui. Stanca dell'implicito biasimo, quando non avrebbe modificato i suoi
sentimenti. Ma ora non aveva bisogno di una soluzione. "M-mi dispiace
Ash," singhiozzò. "E' tutta colpa mia." Guardò anche
Duplica. "V-vi ho visti tutti e due. Entrambi." Gli occhi di
Duplica si spalancarono. "Quel giorno di cinque anni fa. Io-io ... per
favore prenditi cura di lui."
E poi si fece largo a spintoni fra loro due, correndo. Correndo senza
pensarci giù per la galleria. "Misty, aspetta, non capisco!" le
gridò lui dietro. Poi il suono di passi. La stava inseguendo. Doveva
lasciarlo indietro. Non ce la faceva più. Corse più forte, col lungo
mantello che svolazzava sulla sua scia. Le lacrime erano fredde contro il
vento. Le fila di statue demoniache su entrambi i lati della galleria
sbiadivano come ridendo di lei mentre cominciava a confondersi nella sua
vista.
Come in un'imboscata, due uomini in lunghi mantelli giallo scuro uscirono da
dietro il nascondiglio fornito dalle statue e le bloccarono il passo.
Maestri di Tuono della Lega di Pokemon. I loro pugni ricoperti da guanti
brillarono ai loro fianchi e i loro occhi luccicarono d'ambra mentre
accedevano alla loro innata abilità di controllare l'elettricità. Entrambi
avevano i capelli biondi che si erano rizzati a causa del loro potere.
Stranamente non aveva paura. L'oscurità le coprì la visione nonostante le
candele danzanti negli occhi delle statue. Dentro sentiva freddo. Solo
freddo.
I Maestri di Tuono scaraventarono le braccia contro di lei, liberando lampi
di luce spezzata che soffiarono con intento omicida.
Non le importava.
<><><>
Era così impegnato a seguire Misty, la sua vista sfocata fissa sulle
svolazzanti pieghe zaffiro del suo lungo mantello davanti a lui, che Ash non
notò i Maestri di Pokemon della Lega che uscivano dalle statue fino a che
non fu troppo tardi. Vide di sfuggita mantelli gialli ...
No.
Brillarono dei fulmini che illuminarono l'intera galleria. Si buttò in
avanti disperato per buttarla a terra. Ma capì mentre era in aria che non
avrebbe mai fatto in tempo. L'elettricità l'avrebbe raggiunta prima di lui.
No.
La sua figura sembrò oscurarsi. Lampo. Una scarica esplosiva di fredda
oscurità lo accecò, rallentò il suo volo, poi lo buttò con violenza
all'indietro per parecchi metri facendolo sbattere contro qualcosa di
stretto e duro - una statua. Il sangue gli cadde dalle bocche e cadde a
terra sulla pancia - con tanto dolore nella testa quanto nel corpo.
Svenne.
<><><>
Junior ansimò mentre si appoggiava al muro di roccia incurvato del tunnel.
Tagli e lividi coprivano tutto il suo corpo e il suo cappello giaceva
tristemente sul terreno emettendo un po' di fumo. I suoi vestiti bordeaux
erano mezzi strappati all'altezza del petto ed erano macchiati col suo
stesso sangue. Ma nessun osso era rotto. Non ancora.
Laselle giaceva sul terreno dietro di lui in un cumulo di vestiti verdi
strappati. Stava piangendo sommessamente a causa del potente colpo ricevuto
allo stomaco quando aveva cercato coraggiosamente di difendersi da sola.
Brock stava solo giocando con loro. Altrimenti era sicuro che sarebbero già
morti. Non erano nemmeno riusciti a scappare via visto che il Maestro di
Roccia aveva esercitato il suo elemento e chiuso il tunnel dietro di loro
con macigni che si ingrandivano a vista d'occhio. Jumior fece una smorfia di
disgusto. Che peccato che il troppo codardo butterfree di Laselle vi fosse
scappato attraverso prima di allora. Il settimo Maestro di Pokemon ... forse
era stata quella dannata cosa che li aveva innanzitutto portati in questa
trappola. Tradimento dopo tradimento.
L'imponente uomo dal mantella marrone stava davanti a loro, leggermente
sul fianco, con le muscolose braccia ancora poste accanto ai fianchi,
coperte per lo più dalle svolazzanti pieghe del suo manto. I suoi occhi
sottili si posarono su di loro - anche se era difficile stabilire quali
fossero esattamente i suoi pensieri.
"Allora tu sei il figlio di Bruno." La voce era profonda ma non
conteneva alcuna ovvia emozione.
Nonostante il suo terrore, la rabbia filtrò dentro di lui al ricordo della
sua appena ritrovata parentela. "Non per colpa mia."
Disperatamente si inclinò in avanti per tentare un altro attacco. Tentò un
pugno frontale con la mano destra, che era danneggiata solo di striscio, poi
un calcio affondato. Brock gli bloccò il piede nella mano e poi lo sbattè
contro il muro. Junior urlò mentre rimbalzava sulla superficie rocciosa e
poi cadeva dolorosamente.
"Suppongo che dovrei dirti che una volta ero uno degli amici più
intimi di tuo padre."
Con i sensi che gli barcollavano, aveva una sola opportunità. Non poteva permettere che
Laselle fosse catturata. Forse il suo Pokemon poteva riuscire dove lui aveva
fallito - una lieve speranza ma meglio di niente. Portò la mano alla
cintura e rimosse una piccola sfera poke color bordeaux. "Machop, va!
Karate Chop contro la sua testa!" urlò e allo stesso tempo ingrandì
la sfera e la mandò dritta contro il viso dela Maestro di Roccia. La Roccia
era debole contro l'abilità di Forza. L'unica possibilità. Brillò una
luce rosso scuro. Il ringhio di un Pokemon; seguito da un urlo e il
devastante impatto contro la roccia. Junior alzò lo sguardo per vedere il
braccio di Brock disteso, il pugno che conficcava il Pokemon da
combattimento di colore leggermente blu contro un appena formato cratere sul
muro del tunnel. Brock riportò il braccio sul fianco e il Machop di Junior
rimase sul muro un attimo prima di scivolare giù per terra lasciando una
scia rossa sulla pietra incurvata.
"Ma anche lui amava," continuò Brock come se niente fosse
successo. Spostò lo sguardo su Laselle e una sensazione di disperazione si
formò nel cuore di Junior. Ringhiò. "Loro non valgono la pena,
figlio." Poi sorprendentemente il suo sguardo marrone luccicò e i
macigni che bloccavano il tunnel dietro di loro tornarono nella terra.
L'imponente Maestro dal mantello marrone si coprì la testa dal cappuccio,
nascondendo il suo viso nella sua ombra e passò oltre lui e Laselle.
Continuò a camminare lungo il tunnel e li lasciò da soli.
<><><>
Gli occhi di Ash si aprirono di scatto. Per un po' non potè far altro che
giacere per terra disorientato, con le orecchie che gli fischiavano come se
un migliaio di campanelli si fossero accessi nella sua testa. Il freddo
pavimento di cemento sotto la sua guancia gli stava nascondendo la faccia.
Con una mano si si staccò un po' col petto dal pavimento. La vista era
annebbiata.
Nebbie nere sembravano librarsi dal suolo come sinuose nuvole che stavano
lentamente intasando il corridoio. L'aria sapeva di elettricità dissipata e
di una nebbia di ozono acre. C'era silenzio come in un cimitero. Debole, gli
tornò un pensiero in mente. Misty. Sputando sangue, si sforzò di mettersi
in ginocchio ma riuscì solo a cadere all'indietro di spalle.
Con determinazione si mise di nuovo su e riuscì finalmente a mettersi in
una posizione da seduto sebbene con la schiena appoggiata per supporto su
una statua di dragone sbriciolata che stava dietro di lui.
Spostò una ciocca di capelli umidi lontano dal suo occhio sinistro e
strinse più stretto il mantello attorno a se stesso. L'aria era gelata. E
la nebbia nera aveva completamente inghiottito l'intero corridoio e si era
sparsa nell'aria come una coltrina di fumo impenetrabile. Le candele dentro
le statue allineate al muro si erano spente, distruggendo anche quelle
misere sorgenti di luce. Se non fosse stato per la sua vista, sarebbe stato
completamente cieco fra le nebbie e le ombre. Ma anche da quello che
riusciva a vedere, capiva che Misty non c'era. Invece, pezzi di cadaveri
inceneriti e congelati con mantelli gialli strappati ricoprivano l'area dove
si trovavano i Maestri del Tuono.
Ma Misty non c'era più, ritornò quel pensiero. Sapeva che, viste le sue
sfuriate, non avrebbe dovuto importargliene più di tanto, ma era come se
una parte del suo spirito fosse sparita. Chi voleva prendere in giro? Si
cacciava di continuo in situazioni che mettevano alla prova i suoi
sentimenti, e di continuo, il risultato era positivo. Lei aveva ragione - la
stava punendo. Ma non sapeva che stava punendo anche se stesso. Era un
bastardo, e non meritava la felicità. Pensò alla vita che aveva condotto.
Un malefico bastardo.
Ma si promise che non l'avrebbe lasciata morire qui, quello mai. L'avrebbe
trovata e avrebbe impedito alla profezia di distruggere tutto quello a cui
teneva. Anche se dopo di questo, come aveva detto anche a lei, non si
sarebbero mai più visti. Non avrebbe mai conosciuto la pace ma lei meritava
qualcuno meglio di lui. Qualcuno che non avrebbe causato così tanto dolore
ad entrambe le parti in causa.
Non gli sarebbe importato neppure se fosse stato Brock, finchè il suo amico
l'amava veramente.
Gli occhi gli si annebbiarono al pensiero. Sì, ecco ciò che avrebbe fatto.
Duplica si mosse dietro di lui apparendo completamente distrutta, e
spezzando la sua linea di pensieri. I lunghi capelli blu di lei erano
stropicciati intorno alle spalle, e il suo mantello viola sembrava avere
parecchi punti spezzati, con buchi e strappi che mostravano la bianca
camicia che aveva sotto. Lividi sembravano star formandosi sulla fronte e
sulla sua guancia sinistra. "Da quanto siamo qui?"
La voce di lei sembrava stanca quasi quanto lui.
"Non lo so," rispose in tono monotono. Il suo senso del tempo era
andato a farsi fregare insieme al suo mal di testa. Avrebbero potuto essere
pochi minuti così come parecchie ore. Si grattò la guancia. Aveva una
sensazione sconosciuta di elementi che volteggiavano nell'aria - ovviamente
acqua vista la nebbia. Eppure ... c'era ombra? Non ricordava di averne
emessa alcuna. Infatti l'aveva attivamente soppressa per paura di perdere il
controllo. Magari l'aveva accidentalmente emanata quando era svenuto.
Pikachu ringhiò da dentro il suo zaino, o per quello che poteva sentire era
teso mentre tutto quello che sentiva lui era una sorta di obbiettivo
letargo. Suoni di passi gli arrivarono all'orecchio; molti passi. "Sta
arrivando qualcuno."
Ignorando il dolore, si mise in piedi usando la statua come supporto ancora
una volta. Duplica fece lo stesse con un lieve mugolio ed entrambi si
nascosero dietro le ombre più scure del muro dietro la statua; e proprio in
tempo, mentre parecchie figure arrivavano aprendosi un varco nella nebbia
fino ai resti inceneriti dei Maestri del Tuono che avevano teso loro
l'imboscata.
Regnava il silenzio mentre il gruppo sembrava studiare i cadaveri.
Uno di loro fece per vomitare. "E' - è diabolico."
Una pausa ed altri passi. Ash li potè sentire passare loro oltre con
movimenti lenti. La statua che stavano usando come copertura era appena
abbastanza larga per entrambi. Trattenne il fiato. Al suo fianco, Duplica
fece lo stesso. Essere scoperti sarebbe stata la cosa peggiore che poteva
succedere ora; una sottile linea di sangue scorreva dalla sua tempia e lui
si sentiva troppo debole per un confronto. Scosse la testa a quel pensiero
improvvisamente sarcastico. O se avesse avuto voglia di combattere, sarebbe
stato incontrollabile, avrebbe distrutto ogni cosa.
Suoni di passi strascicati. "Nessun altro oltre questi due. Dev'essere
stato il punto di contatto."
Ash sgranò gli occhi. Questi due? Ce n'erano altri? Continuò ad ascoltare.
"Punto di contatto?" continuò una voce diversa. "Pensi che
sia opera di quei dannati ribelli? L'attacco alla loro base di Sud-Lavender
dovrebbe averli spazzati tutti via. Non abbiamo nemmeno ordini particolari
riguardo ad attacchi. Sembra più opera di Pokemon Proibiti."
L'altra voce rispose decisa. "Impossibile. Le protezioni di questo
corridoio avrebbero dovuto prevenire che chiunque di loro entrasse nella
città principale..." Il suono dei loro passi si allontanò per il
passaggio. Protezioni. Pensieri percorsero la sua mente. Allora era una
certezza. Chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto uccidersi in quel momento
... ma no, non poteva. Misty.
Lei sapeva quanto lui fosse ipocrita e gli aveva fatto promettere. Mollare
era contro tutti i suoi principi, contro la stessa materia di cui era fatto,
ma ora per quel che ne sapeva, mollare avrebbe significato che nessun altro
sarebbe morto per mano sua. In un modo o nell'altro, aveva perso.
Doveva andare. Aveva sentito abbastanza. In silenzio, si allontanò dalla
statua e continuò lungo il corridoio, assicurandosi di tenersi vicino alle
ombre. La nebbia nera era ancora in giro e le candele spente rendevano
sicuro il fatto che fosse completamente invisibile.
"Dove stai andando?" gli bisbigliò Duplica da dietro mentre anche
lei lo seguiva. Davanti, la galleria continuava fino a che finalmente,
attraverso la nebbia nera, riusciva a vedere un'enorme scala di marmo che li
conduceva in superficie.
Si rimise il profondo cappuccio sulla testa, lasciando che la sua ombra gli
coprisse il viso, mentre il suo mantello nero notte svolazzava dietro di lui
mentre si muoveva velocemente.
Le rispose senza guardarsi indietro.
"Indigo City."
<><><>
Indigo City.
La più grande città capitale dell'intera isola Indigo e probabilmente, del
mondo intero. L'arcipelago Orange, gli altri continenti, nessuno era stato
risparmiato dall'oscurità. La Guerre Oscure di Pokemon avevano portato a
questo. Era chiamata rivoluzione. Una rivoluzione contro le stesse cose su
cui era basata la società. Giustizia, democrazia, la gente che viveva in
armonia per coesistere col mondo e le creature elementali che loro
chiamavano 'pokemon' e dalle quali, in verità dipendevano pesantemente per
ogni cosa. Tutto questo era sparito, a cominciare da quell'infausto giorno
in cui era stato fatta la riscoperta. Tutto a causa di un uomo di nome
Giovanni assetato di potere che aveva osato dar fastidio all'equilibrio che
esisteva dall'alba dei tempi. Il Traditore, era conosciuto dappertutto con
questo nome. Ma anche con quello di Riformatore.
Fulmini silenziosi e neri sfrecciavano per il cielo coperto che stava sopra
l'alta e concreta giungla che era Indigo Plateau City. Le sottili linee
spezzate di elettricità che avevano il colore del chiaro di luna
attraversavano a caso l'orizzonte nuvoloso con l'accompagnamento di un
costante soffio di vento che soffiava fra le cime degli oscuri grattacieli e
degli uffici. Le loro finestre di vetro riflettevano le luccicanti luci nere
così che la città sembrava avere vita propria, brillando con forza con la
sua stessa energia elementale. La maggior parte delle strade nella zone
periferica della città erano vuote di gente, ma di quella gente che stava
in centro e che si era avventurata a fare il viaggio solo per vedere il
mondo purificato ed erano rimaste fuori dalle porte a celebrare, con tutti
che sentiva l'atmosfera carica di una sensazione di grande cambiamento
nell'aria. La visibilità era anche più bassa del solito a causa delle nubi
di nebbia dense che erano discese sopra ogni cosa.
Sarebbero successe molte cose quella notte.
In verità molte cose stavano succedendo *proprio in quel momento*, pensò
il Generale Yas mentre stava ai piedi del corridoio che conduceva
all'elegante struttura in marmo bianco conosciuta il Victory Gate. Con la
sensazione di un disastro incombente, osservava i soldati nel panico e gli
allenatori che correvano verso l'entrata principale, con le spade sguainate
e le sfere poke pronte e strette in mano.
Vestito di un mantello della Lega color argento, corse su per le enormi
scale che conducevano all'edificio del Victory Gate saltandone due alla
volta, con la maglia di ferro sotto il mantello che tintinnava contro il
petto. Afferrò uno dei tanti soldati che passavano, anche lui in uniforme
grigia, per il braccio col pugno coperto da un guanto di ferro.
"Tu! Che sta succedendo qui?" Alzò il mento verso l'alto
indicando l'entrata in pieno trambusto all'edificio di marmo, che brillava
ancora magnificamente nonostante l'oscurità della notte. Era stato buttato
giù dal letto dall'allarme dell'interfono, che indicava un'emergenza. Non
era il suo turno, ma in un'emergenza non c'erano turni. Un vero peccato
visto che avrebbe voluto dormire un po' prima della riforma. Fino a che si
svegliava il giorno dopo col sole scintillante e gli uccellini cinguettanti
che volavano nel cielo azzurro, non gli importava molto di cosa fosse
successo.
Il soldato fece una smorfia e stava per scostarsi bruscamente quando
riconobbe chi era che lo aveva fermato. I suoi occhi marrone scuro si
spalancarono. "Generale Yas! Mi perdoni. Ma si è aperta una breccia
nei tunnel della Victory Road. Sembra che qualche Pokemon Proibito sia
riuscito a scappare." Portò automaticamente la mano all'impugnatura
della lunga katana legata alla cintura del suo mantello. La sensazione di
minaccia si spostò dalla gola allo stomaco. "Proibiti? Ma ... è
impossibile!"
"Questo è ciò che sospetta il Generale Kas," replicò lo
spaventato soldato mentre si strofinava il braccio appena liberato. "Il
conteggio dei corpi è a quota dodici inclusi-" la sua voce si spezzò
qui, indicando che non riusciva a crederci nemmeno lui. "Inclusi due
Maestri di Tuono. I corpi sono stati ... bruciati e mostrano segni di
elementi Proibiti."
I suoi occhi grigi si assottigliarono alla menzione del nome del suo rivale,
ma poi lui represse il sentimento. In tempi di crisi, scaramucce su
rivalità minori era meglio dimenticarle. "Elementi Proibiti hai detto?
Luce od Ombra? Magari la nostra cara strega concittadina con arie da regina,
la Maestra Valdera, si stava solo scaldando i muscoli."
"Tutti gli indizi portano all'Ombra, Signore."
Elemento Proibito Oscuro allora. I sottili capelli presenti sul suo collo si
rizzarono. Diede al soldato il permesso di andare con un brusco cenno della
testa e con uno scatto di velocità continuò nella sua strada verso
l'entrata, con gli stivali che pestavano le scale d'avorio.
Proibiti. Ad Indigo City. La sensazione di un tradimento crebbe nel suo
petto.
Lord Garick non aveva promesso che la loro città sarebbe stata estranea
alla riforma? Cercò di combattere il panico crescente. No, era meglio non
saltare a conclusioni affrettate. Avrebbe investigato sulla faccenda ...
All'improvviso un altro soldato che correva giù per le scale si scontrò
con la sua spalla e lui grugnì all'impatto, la cui forza era stata
sufficiente a farlo girare e quasi a farlo cadere al gradino sottostante. La
furia gli oscurò gli occhi fino a farli diventare del colore argento del
metallo delle armi mentre si strofinava la spalla e si girava per rivolgersi
a quello sciocco idiota. "Idiota! Guarda dove vai!"
Il soldato si era fermato per osservarlo con occhi freddi color marrone
chiaro. Lunghi capelli di un dolce color nero sventolavano nella fredda
brezza notturna, fatti volare di tanto in tanto sopra un viso affascinante.
Il grigio standard del lungo mantello da soldato ricopriva il suo corpo
snello e atletico dalla testa ai piedi, e il lembo più basso svolazzava
agli angoli dei suoi stivali. Il simbolo del fuoco accanto all'emblema della
Lega che stava sul petto lo identificava come un Maestro di Fuoco e non come
un soldato comune. Quello che non era normale era il piccolo zaino marrone
piazzato dietro la sua schiena. Uno spaventosa sensazione di familiarità
esplose nella mente del Generale, ma quando cercò di ricordarsi chi era,
non riuscì proprio a definire l'identità dell'uomo. Come un pesce
scivoloso fra le mani, gli sfuggiva. Le dure labbra sul viso affascinante
diedero segno di un sorriso canzonatorio. "E' parecchio che non ci
vediamo." Un dito toccò la punta del suo naso come un impertinente
saluto, e con un battito di mantello, continuò giù lungo la grossa rampa
di scale di marmo verso le illuminate strade cittadine. Un Flareon saltellò
dietro di lui sulle quattro zampe, con il manto rosso e arancione che
brillava come fuoco vivo.
Il Generale Yas trascorse parecchi secondi a cercare di ricordare chi fosse
quell'uomo prima di mollare con un brontolio annoiato. Continuò a salire di
corsa per le scale. Aveva cose più importanti da fare ora che preoccuparsi
di un qualunque maledetto subordinato.
<><><>
Per strada ad una via di distanza dal Victory Gate, fuori dalla vista di
curiosi passanti o di altri soldati e maestri, Ash si strappò dalle spalle
il lungo mantello grigio della Lega e con uno scoppiettio di luce nera,
disintegrò il tessuto riducendolo in polvere svolazzante. Il vento freddo
ne alzò in aria i resti e li fece volare via in alto verso le cime degli
alti edifici allineati alla strada, e ancora più su, verso il cielo
notturno.
Il Flareon che trotterellava ai suoi piedi brillò di luce e tornò di nuovo
ad essere una donna alta più di un metro e settanta con lunghi capelli blu
e un mantello viola drappeggiato intorno al corpo snello.
Duplica non lo guardò. "Dobbiamo trovarla." Non c'era alcun
dubbio sulla persona di cui stava parlando.
Per un attimo lui non rispose. I loro stivali andarono a camminare sul
marciapiede distrutto. Alla loro destra, stavano in silenzio negozi
abbandonati. A sinistra, la strada era vuota salvo pezzi di spazzatura fatti
ruotare, soffiati dal vento, lungo la strada. I lampioni allineati alla via
si sforzavano di illuminare la profonda oscurità in mezzo alla fitta nebbia
che sembrava ammassarsi sopra di loro. In verità era incredibile che ci
fosse ancora corrente elettrica in città. Un pensiero ironico lo fece quasi
sorridere.
Magari i Maestri di Tuono della Lega stavano facendo le ore piccole.
Si tolse lo zaino e rimise con un oscuro brillio sulle spalle il suo lungo
mantello nero da maestro. "La troverò." Chiuse gli occhi e
abbracciò lo zaino. "Ma dopo ... non so."
La testolina nera di Pikachu spuntò dalla cima del suo zaino, con le
orecchie rizzate e agitate. "Pikapi. Pikachu." Il Pokemon gli
diede una pacca sul braccio.
Duplica gli lanciò un'occhiata di traverso. I suoi occhi brillarono
all'improvviso. "Beh, naturalmente tornerete insieme." Lui fu
preso alla sprovvista dall'intensità del suo sguardo. Nel loro insieme, gli
occhi di lei gli ricordavano qualcuno. Alzò le braccia sopra i fianchi per
lasciare che il suo mantello lo avvolgesse come un asciugamano così da
potersi rimettere lo zaino addosso. Poi si lasciò sfuggire una grossa
risata diretta a se stesso. "Duplica, Io ... Io apprezzo la tua
preoccupazione ... ma certe cose, dobbiamo risolverle da soli."
Lei scostò lo sguardo e tenne apposta lo sguardo fisso davanti a se mentre
camminavano. "Stronzate, Ash. Sono solo stronzate. So esattamente cosa
stai pensando. Non me ne starò in silenzio mentre tu fai qualche stupido
errore, come il decidere spontaneamente che ci tiene troppo a lei per tenere
anche a te stesso. E' proprio il tipo di gesto generoso, ma stupido che
faresti."
La sorpresa gli fece quasi mordere la lingua. Duplica non parlava mai così
seriamente. Che le aveva fatto Agatha per cambiarla? Non sembrava proprio
lei ... non l'aveva nemmeno chiamato Ashy o uno di quei altri irritanti
nomignoli.
"Non essere così scioccato," continuò lei in un tono grave
completamente estraneo al solito tono mieloso. Si rifiutava ancora di
guardarlo. "Anch'io posso essere seria quando devo. E tengo troppo a
t-... ai miei amici per lasciare che si puniscano da soli."
Ash diede un calcio con lo stivale a un mucchio di giornali che stava sul
marciapiede. Era combattuto. "Duplica ... non è così semplice. Tornare
insieme. Sai il detto 'è meglio aver amato e perduto, che non aver mai
amato affatto'?" Strinse i denti. "Un pacco di bugie. Te ne dico
uno migliore. Prendi un uccellino che è stato in gabbia per tutta la sua
vita. Cresciuto in cattività. Ma poichè era tenuto sul fondo, l'oscurità
era tutto quello che conosceva. Poi un giorno, lo lasci andare in una
bellissima giornata. Per la prima volta nella sua vita conosce la luce, la
sensazione di volare all'aria aperta, la libertà. Un attimo dopo lo
acchiappi con una rete e lo riporti nell'oscurità del fondo della sua
gabbia. Almeno prima non aveva mai conosciuta una vita di libertà. Ora sa
che non la otterrà mai - questa è crudeltà." Scosse la testa.
"La vita non ha sempre esito felice. Infatti, in taluni casi, sarebbe
meglio se non ci fosse un esito felice."
Duplica adesso lo stava fissando apertamente. "Stai dicendo che sarebbe
meglio che perdessimo?"
Lui si fermò un attimo. "Forse."
"Non ha alcun senso-"
Suoni di passi dietro di loro. Lui si fermò e si nascose velocemente in un
vicolo lì accanto, trascinandola dietro di lui e tagliando la sua frase a
metà. Abbracciarono con la schiena il muro vischioso senza dire una parola
mentre una compagnia di soldati della Lega passava loro accanto, seguita da
due uomini con lunghi mantelli color rosso scuro, con contegno silenzioso e
grave.
Quando il suono dei loro passi sparì, Duplice osservò la mano di Ash
stretta al suo braccio. Corrugò lo sguardo come se vi avesse trovato un
insetto, e con sua sorpresa, si scostò violentemente lontano da lui.
"Non dovevi nasconderci, avrei potuto affrontarli."
"Poi avremmo dovuto affrontarne un migliaio," replicò Ash,
leggermente confuso. "Sapevi chi era quell'uomo dai capelli neri,
mantello grigio e armatura là al Gate?"
"Se ricordo bene, doveva essere il Generale Yas. Non era lui a condurre
metà della cavalleria della Lega nelle guerre?"
"Proprio lui. Il suo compito ora è proteggere Indigo City insieme al
suo ... diciamo pure ... compagno. E lo prende molto seriamente. Non so te,
ma io vorrei superare questa cosa senza dover combattere schiere di eserciti
in una popolata città."
Duplica brontolò. "Non dev'essere molto intelligente se non ti ha
riconosciuto. L'hai praticamente buttato giù dalle scale."
"Non ne sono sorpreso. Cerca solo di non pensare troppo a me." Le
camminò oltre e si inginocchiò per esaminare una macchia nera nella strada
fuori dal vicolo. La toccò con le dita. Sembrava un pezzo di stoffa
bruciato, con l'angolo inferiore sinistro che era meno rovinato e di una
tonalità blu oceano. Alzandosi rapidamente, buttò all'indietro una piega
del suo mantello e cominciò a guardarsi intorno. "In ogni caso, faremo
meglio a sbrigarci. Avevo ragione, è passata da queste parti."
Duplica fissò il pezzo di stoffa fra le sue dita. "Ash." Esitò.
"Hai idea di quello che è successo laggiù?"
Lui chiuse gli occhi per un momento. "Io ... non so più che pensare. O
nemmeno se ci voglio pensare." Scosse la testa mentre studiava ancora i
dintorni. C'era un balcone più in alto sul muro del vicolo, il primo di
tanti che sembravano scalare l'intero edificio. Sarebbe stato più semplice
se avessero cercato dall'alto, e meno persone li avrebbero visti. Forse
anche lei aveva avuto la stessa idea.
"Tieniti forte, Pikachu," disse rivolgendosi di nuovo al suo zaino
chiuso. Poi prendendo una rincorsa, rimbalzò sul muro opposto con gli
stivali e si spinse all'insù, afferrando il pavimento del balcone più
basso e issandosi sopra. Si preparò a saltare sul prossima, e abbassò lo
sguardo verso il basso per segnalare a Duplica di seguirlo. La strada era
vuota.
"Qui su," disse una voce da sopra.
Alzò gli occhi per vedere Duplica che già scavalcava l'edificio, saltando
di balcone in balcone. Scosse la testa ancora una volta.
<><><>
Le strade principali della città erano intasate da centinaia e migliaia di
persone eccitate che urlavano tutte la loro gioia per l'imminente riforma.
Molte di loro avevano dei cartelli che dicevano, "Salvate il mondo' e
'Distruggete l'oscurità' per non parlare dei diversi cartelli che
mostravano la lettera 'L' della Lega dei Pokemon.
Sulla terza strada, la folla urlante fu all'improvviso fatta zittire quando
il coperchio di un tombino che stava nel bel mezzo della folla esplose
brutalmente verso l'alto come se un geyser sotterraneo fosse eruttato.
Però, invece di caldo vapore, a provocare l'esplosione, era stato un geyser
fatto di pezzi di ghiaccio a temperatura sottozero e acqua.
Le grida di gioia si trasformarono in urla di terrore mentre le persone più
vicine all'esplosione si allontanavano ad anello scioccate e doloranti
poichè erano state in parte congelate.
Il coperchio del tombino che era alto nel cielo si spezzò in mille pezzi di
ghiaccio provocando un breve raggio di luce così intenso, che illuminò
l'area circostante per due isolati. A seguire, un Maestro di Pokemon dal
mantello blu uscì fuori dal buco, seguito a breve da una donna dall'aspetto
pericoloso anche lei in mantello e coi capelli legati e da due Generali
della Lega del Pokemon in uniforme grigia.
Suzie si guardò intorno osservando la strada intasata dalla gente e gli
edifici cittadini circostanti. Alzò lo sguardo verso la cappa nera che
copriva il cielo. Erano dentro finalmente. Sistemò il suo mantello nero
spiegazzato e lanciò un'occhiata ai pezzetti di gelo che si erano raccolti
sulle sue maniche. Corrugò lo sguardo e quelli evaporarono nell'aria
emettendo un leggero sibilo.
"Muoversi, muoversi!" urlò a squarciagola una voce profonda,
facendo smettere i piagnucolii spaventati della gente intorno a loro.
Suzie alzò lo sguardo e vide una compagnia di soldati della Lega bardati in
armatura grigia e mantelli che si facevano brutalmente strada verso di loro
fra le gente. Il soldato in comando la scorse. "Donna! E' illegale
ostruire-"
Butch e Cassidy si misero davanti a lei. "Abbassa la cresta,
soldato!"
Ringhiò Butch, con gli occhi marroni socchiusi mentre la mano coperta da un
guanto si stringeva intorno al manico della sua spada. "Hai una qualche
idea della persona a cui ti stai rivolgendo?"
"G-Generale Butch!" balbettò il soldato. Divenne ancora più
pallido davanti all'espressione sulla faccia di Cassidy. "E Generale
Cassidy! Ma noi tutti sapevamo che eravate morti nella battaglia finale
contro i ribelli."
"Niente di più falso," Cassidy sniffò con disprezzò facendo
volare di lato la coda di cavallo bionda. "Pensi davvero che una
piccola forza com'era tutto quello che era rimasto della Ribellione avrebbe
potuto sconfiggerci?"
Il soldato avvertì il suo sguardo da dentro l'elmo. "Non i ribelli ...
ma ... abbiamo sentito delle voci secondo le quali ... il Maestro Ashura è
tornato."
Rainer si mise di forza davanti a Butch e Cassidy, strappandosi il cappuccio
per rivelare la sua faccia- "Basta così! Mentre voi state qui a
spettegolare, vi rendete conto che una squadra di ribelli composta da
Maestri di Pokemon guidati dallo stesso Maestro che hai menzionato sta
entrando nella città?"
"Cosa?" ringhiò qualcuno.
Suzie si girò e vide un uomo alto e imponente con larghe spalle e capelli
biondo-cenere che si faceva largo a forza tra i soldati. Indossava un lungo
mantello color argento della Lega che riusciva appena a contenere le
muscolose spalle. Gli occhi neri brillavano di rabbia. Con gli occhi della
mente riusciva a vedere la fiamma giallo brillante che si sprigionava da
lui.
"Generale Kas," lo salutò Cassidy con un sorriso compiaciuto.
"Hai un bell'aspetto."
Lui la ignorò e si rivolse a Butch. "Che storia è questa dei ribelli
che entrano in città?"
"Si tratta di Maestri di Pokemon Ribelli che sono sopravvissuti alla
purga," replicò Butch con voce stridula. "Sembra che pensino di
poter impedire a Lord Garick di invocare l'Armageddon."
Le labbra del Generale Kas si incurvarono in un sorriso malizioso. "Non
possiamo permettere che succeda." Le sue labbra si appiattirono ancora
di più quando gli ritornò in mente una cosa. "L'apertura al League
Gate," ringhiò.
Suzie fece un passo avanti, interrompendolo. "Basta perdere
tempo," disse con calma. "Generale Kas, sa qualcosa del Maestro
Brock?"
Lui abbassò lo sguardo verso di lei con disprezzo. "Stupida donna, ti
rendi conto che stai parlando a qualcuno con un'autorità-"
Lei socchiuse gli occhi. A quello sguardo, gli occhi di lui si sgranarono, e
fece inconsciamente un passo indietro. Osservò Rainer, che fece un segno di
assenso. Si girò di nuovo verso di lei e scosse la tesa. "Non sappiamo
sempre più cose su di lui, " disse grugnendo. "Ma so la risposta
alla sua domanda. Il Maestro Brock manca da qualche tempo ormai."
Suzie strinse i denti. Avrebbe già dovuto averlo fra le sue mani in quel
momento! Era una situazione insopportabile ... se non fosse stato per Ash
... i suoi occhi brillarono all'improvviso. Dove c'era Ash ... c'era
sicuramente anche Brock. Guardò gli altri. Butch e Cassidy stavano parlando
al loro collega e Rainer stava guardando la folla come in cerca di qualcuno.
Non aveva più bisogno di loro. Ora che era dentro la città ed era così
vicina al suo obiettivo, poteva sentirlo, sarebbero stati solo un peso in
più. Avrebbe trovato Brock da sola ... e avrebbe finalmente messo fine a
tutto questo.
Mettere fine all'incubo.
"Date l'allarme," ordinò il Generale Kas ad uno dei suoi soldati.
"E dite a quel buono a nulla del Generale Yas quello che è
successo."
<><><>
"Fanno 9 monete d'oro," urlò loro la cameriera, ma nonostante
ciò la sua voce si sentiva appena visto l'enorme baccano e questo benchè
si trovasse a meno di un metro dal loro tavolo.
"Nove monete d'oro?" chiese James, ad alta voce mentre la
cameriera piazzava davanti a lui la fila di bicchieri. "E' un
furto!"
Jessie stava cercando di capire cosa stessero facendo Butch e Cassidy dalla
sua sedia accanto a lui, benchè fosse difficile con la grande massa di
persone sulle strade che si urtavano fra di loro e che per la maggior parte
bloccavano la loro visuale dalla caffetteria all'aperto. "Paga e basta
James," gli gridò infastidita.
"Quando porteremo dentro quei due, dovrebbe bastare per farci vivere da
re per un bel po' di tempo." Butch e Cassidy sembravano parlare col
nuovo Generale della Lega, che aveva un forte muscolatura e capelli biondo
scuro quasi rapati a zero. In quel preciso momento parevano essere
pesantemente sorvegliati là nella strada principale e con così tanti
soldati che guardavano ... e c'era anche quel Maestro dal mantello blu, che
osservava la folla. Proprio in quell'istante sembrò che guardasse dritto
verso di lei, con lo sguardo freddo e cristallino che penetrava il suo
nonostante le decine di persone che avevano usato come copertura. Lei si
nascose immediatamente dietro un uomo grasso che si stava ingozzando con suo
pranzo su uno dei tavoli che si trovava in mezzo alla linea visiva presente
fra di loro.
"Cosa c'è che non va, Jessie?" chiese James mentre beveva il suo
bicchiere. Spostò la testa di lato per vedere da cosa si stava nascondendo.
"Non renderlo così ovvio, stupido!" gli sibilò lei mentre
appoggiava il mento sulla superficie del tavolo.
"Intendi il Maestro d'Acqua? Non sta più guardando da questa
parte." Poi prese in mano la sua ordinaria tunica da civile. "E
non credo che ci riconoscerebbe con questi nuovi travestimenti che stiamo
indossando."
Jessie staccò la faccia dal tavolo. "Questo lo so, ma non possiamo mai
essere abbastanza attenti con .. sai, i Maestri di Pokemon." Lei si
passò una mano fra i rossi capelli scuri, non legati nella solita coda di
cavallo, ma lasciati liberi di cadere sulle spalle. Si sentiva
particolarmente a disagio col suo stesso travestimento. Un abito civile da
donna che era tutto sommato stretto. Avrebbe dovuto capirlo che la donna da
cui l'aveva rubato era un po' troppo bassa.
James bevve un altro sorso del suo bicchiere. "Se sei così
preoccupata, perchè hai insistito a lasciare lo scemo e i suoi amici?
Avremmo potuto servirci del suo aiuto."
"Oh andiamo, James. Mi rifiuto di affidarmi all'aiuto dello
scemo," disse con superiorità.
"Ma pare dovremmo farlo lo stesso. Hai sentito quello che qualcuna di
queste persone dice?" disse con il tono che usava nei momenti di
panico. "Dicono che tranne questa città, progettano di spazzare via
l'intero pianeta. Questo vuol dire niente Stato di Fucsia ... e niente Stato
di Fucsia significa niente lavoratori, e niente lavoratori significa niente
premio per portare dentro quei due criminali, e che avremmo speso tutto
questo tempo per niente!"
"Perchè non lo dici più forte, non penso che l'intera caffetteria ti
abbia sentito lamentarti," disse Jessie sarcastica. Sentì un movimento
dalla strada dietro di lei e si girò, portando la testa oltre l'uomo
grasso, che si stava ingozzando.
Butch and Cassidy stavano iniziando a camminare lungo la strada attraverso
la folla in compagnia del generale e dei suoi soldati, e i loro capelli
biondi e gli occhi acqua divennero presto bollicine nel mare delle persone.
Lei spinse la sedia all'indietro, provocando il brontolio infastidito di una
persona, e si alzò. "Beh, andiamo James, faremo meglio a
seguirli."
James fece lo stesso anche lui ma poi sentì qualcosa nella tasca.
"Penso che Persian voglia venire fuori ora. Non è più abituato a
stare dentro una sfera pole, e continua a far muovere i miei
pantaloni." Lei scosse la testa con un sorriso malizioso. "Beh, mi
spiace per lui. Se venissimo catturati da uno qualunque di questi soldati
con un pokemon, saremmo arrestati prima che un solo lamento possa lasciare
le nostre labbra. D'altronde, mi sono piuttosto stufata del suo
atteggiamento arrogante e almeno lì, possiamo non sentirlo darci ordini a
destra e a manca." Poi dalla bocca le scappò una risata ironica ad
un'altro pensiero. "Immagina. Ai civili non viene più permesso di
tenere pokemon. Che barbarità."
<><><>
Trattenendo forte il fiato mentre i suoi polmoni chiedevano urlando aria,
Giselle diede un un'ultima poderosa spinta al coperchio del tombino che
stava sopra la sua testa, riuscendo finalmente a spostarlo dal suo posto. Il
coperchio di ferro arrugginito si rivoltò e cadde con un distinto suono
metallico su quella che sembrava una strada come fosse un moneta di gigante.
Lei salì freneticamente quello che rimaneva dell'esile scaletta e uscì
fuori nella notte.
Spalancò la bocca come un palombaro che dal profondo del amre veniva fuori
dall'oceano. Meravigliosa, aria fresca! Beh, non così fresca ma comunque
era meglio del tanfo che c'era laggiù. Era fredda al contatto col suo viso
arrossato, ma la parte migliore era che non puzzava. Cadde con la schiena
sulla strada sospirando stancamente. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Non essere così melodrammatica," rispose seccamente una voce da
dietro di lei. Giselle aprì gli occhi e li sgranò, cercando di regolare la
vista al diverso tipo di luce. Le fogne erano nere come uno dei suoi vestiti
preferiti. Il pensiero le fece corrugare la fronte. Tutti i suoi vestiti
erano andati distrutti insieme alla base di South Lavender. Si mise per
metà in piedi e si girò per guardare la forma verde arricciata che
emergeva dalla stesso buco da cui era uscita lei con uno sguardo imperioso.
"Beh, scusa se non sono una conoscitrice di orribili odori, Maestra
Erika. Quasi *non* ce l'ho fatta. Prima il tuo Gloom e poi la fogna. Penso
che il mio naso possa aver subito danni permanenti."
La figura verde arruffata finì di uscire dal buco con certo più grazia di
Giselle stessa e si appoggiò sulle ginocchia. Gradualmente, la sua forma si
focalizzò come quella di una donna dal mantello verde con capelli blu che
arrivavano all'altezza delle spalle tenuti legati da una fascia rossa. Con
un'espressione quasi annoiata sulle labbra, "Non mi lamenterei fossi in
te, del mio Gloom o delle fogne, e specialmente di quelle," disse Erika
con accanimento. "E' stata una fortuna che siamo persino riusciti a
penetrare nel sistema o altrimenti ci saremmo perse per sempre nei Tunnel
della Victory Road."
Giselle sniffò con naso, non ancora convinta. "Fortuna non è la
parola esatta." Si mise del tutto in piedi e si ispezionò. Il suo
camice da medico, una volta bianco, era ora quasi verde quanto gli abiti di
Erika. Tranne che non era un verde naturale, ma una sorta di verde sporco. E
non voleva nemmeno provare a indovinare cosa fosse quella roba marrone e
viscida che si era attaccata alle sue unghie - ora quasi tutte rotte.
Parecchio infastidita ora, aggiunse, "D'altronde, tu non hai di che
preoccuparti. Il tuo senso dell'odorato è già danneggiato."
Erika le rivolse uno sguardo duro e sporco proprio quanto si sentiva Giselle
in quel momento ma poi scrollò le spalle e sembrò lasciar perdere. Il
Maestro d'Erba stava quasi per scostarsi alcune ciocche di capelli con le
mani ma poi notò la stessa roba marrone viscida che copriva le sue dita e
che Giselle aveva e si fermò in tempo. "Comunque, faremo meglio a
nasconderci, siamo troppo esposte qua all'aperto," disse mentre si
metteva in piedi.
Strofinandosi le dita in un vano tentativo di togliere lo sporco dalle sue
unghie, Giselle guardò meglio il posto in cui erano sbucate in superficie.
O almeno fece del suo meglio per vedere, vista l'aria nera che sembrava
così fitta, che se apriva la bocca avrebbe probabilmente potuto sentirne il
sapore. Tutto quanto aveva una sfumatura grigia o nera o un miscuglio del
genere.
Ma distingueva abbastanza bene i lampioni posti sui lati della strada che
erano ancora funzionanti, e espandevano una fioca luce nell'oscurità.
Sembrava che fossero venute fuori nei sobborghi della città all'interno del
settore poco urbanizzato - case con tetti rivestiti di tegole erano in file
su entrambi i lati della strada su cui si trovavano; prati verdi, alberi e
un incrocio con semafori ad un limite, un parco all'altro. Benchè, a
differenza dei lampioni, i semafori non dessero segno di vita, le loro luci
si erano oscurate come il cielo. Naturalmente, senza veicoli funzionanti in
giro, non è che ci fosse bisogno di loro. Guardando verso sud, l'orizzonte
era oscurato dalla cupola. Erano finalmente dentro.
Finì la sua ispezione con una scrollata di spalle. Erika non aveva motivo
di preoccuparsi. Le vicinanze apparivano deserte. Tutte le finestre delle
case erano prive di luci e l'opprimente silenzio indicava che nessuno
nell'intera via si trovava in casa. "Non c'è nessuno che possa vederci
in ogni caso," concluse mentre tirava fuori dalla tasca del camice le
scarpe col tacco. Brontolò mentre saltellava su un piede per mettere la
scarpa nell'altro. "Il che è una buona cosa, dal momento che sono un
disastro."
"Non preoccuparti del tuo aspetto ora, preoccupati di che faccia farai
se una sentinella della Lega ci becca," disse Erika in un tono secco,
sebbene i suoi occhi verde prato si stessero guardando intorno allerta alla
ricerca di un qualunque segno di movimento lungo la strada. Giselle si
zittì solo per farla felice. Con loro sorpresa furono premiate da un debole
scalpittio di quelli che sembravano essere zoccoli di cavallo giù per la
strada da ovest verso dove c'erano i semafori rotti.
"Fantini." gli occhi verdi di Erika si socchiusero. Si girò
velocemente con uno sventolio del mantello e corse giù per la strada verso
una casa che dava un mucchio di ombre fra le quali nascondersi.
"Andiamo, Giselle, nasconditi!"
"Non sei il mio capo," disse solo per fare l'antipatica, ma la
seguì lo stesso. Saltarono oltre uno steccato di legno bianco mezzo
crollato e si accucciarono dietro un roseto troppo cresciuto nel cortile
della casa deserta. Stette attenta a non toccare alcuno dei rami pieni di
spine mentre si nascondeva, la qual cosa era in verità un'impresa vista la
notte così scura e nonostante i lampioni.
Il trotterellare ritmico dei cavalli crebbe e poi riuscirono a notare le
criniere brillanti di ponytas al guinzaglio guidati da soldati in mantello
grigio. Si mossero lentamente lungo la strada nel loro campo visivo e
controllarono con gli occhi le case sui lati come stessero cercando
qualcosa.
Giselle strizzò gli occhi. Due dei soldati sembravano altamente familiari.
Parevano entrambi donne. Una aveva capelli blu corti, mentre l'altra aveva
capelli rossi legati a coda di cavallo ... ringhiò all'improvviso.
"Quelle traditrici!"
"Calma," la interruppe immediatamente Erika. "L'aspetto può
ingannare. Ricordati che ci sono più di una sola Jenny e Joy nel
mondo."
Giselle scosse la testa. Ma certo. Le loro Jenny e Joy erano a Waterflower
con le sorelle di Misty. Queste due ... dovevano essere con la Lega.
"Quello che ritengo più importante," bisbigliò Erika, "è
quell'affare luminoso che Jenny sta studiando nella sua mano sinistra. Lo
vedi?"
Si sforzò di vedere cosa stava tenendo in mano la donna dai capelli blu
davanti all'altra. Una luce si accese nell'oggetto e all'improvviso lei
riconobbe il piccolo marchingegno elettronico. Si lasciò sfuggire un
respiro sorpreso. "E' un Silph Co EDS."
Una pausa. Poi Erika chiese in tono secco, "Va bene, ma cos'è
esattamente un EDS? A differenza di qualcuno, non siamo tutti ingegneri e
dottori qui ... beh, qualunque cosa tu sia esattamente."
Giselle scosse la testa con una certa condiscendenza. "Non sai altro a
parte giocare coi tuoi profumi e i fiori? Un EDS è un Elemental Detection
System (Sistema di Rilevamento Elementale). Non sono sofisticati come ...
diciamo come i sensi di un Pokemon Proibito, ma possono rilevare alcune
energie elementali e la loro fonte - pokemon o umana. Quello che viene
segnalato da un umano dotato è identico alle energie dei pokemon standard
dopotutto." Tirò fuori il suo stesso dispositivo di rilevazione fuori
dalla tasca. "Anch'io ne ho uno, questo, e me l'ha visto usare. Ma
penso che quello là che ... Jenny ... sta tenendo sia più
sofisticato."
Erika corrugò lo sguardo osservando il congegno. Poi alzò lo sguardo e la
fissò. "E' tutto tanto bello, ma ricordati che è stata la *mia*
conoscenza della flora che ti procura le medicine che usi per curare-"
Un suono acuto fu emesso dal detector dall'altra parte della strada che la
Jenny della Lega stava tenendo. Brillava di una luce verde e immediatamente
due dozzine di soldati poco amichevolmente armati stava voltando gli occhi
nella loro direzione. Nel panico, Giselle cercò di mettere velocemente una
mano sopra la bocca di Erika, ma fallì poichè la Maestra d'Erba notò le
sue mani sporche e si ritrasse con un'espressione disgustata sul viso.
"Mi spiace, perciò per favore calmati!" bisbigliò Giselle con
forza. Il beep del detector smise. Uno dei soldati guardò Jenny.
"Vuole che vada a controllare quel cortile?" poterono sentirlo
dire burbero. Il capitano dai capelli blu stava ancora studiando il detector
anche se si era già spento. La sua voce arrivò a loro insieme al vento che
soffiava.
"Non darti la pena di farlo. Probabilmente era solo un bulbasaur di
passaggio. Inoltre, non stiamo cercando energie elementali d'Erba, ma pare
il tipo Proibito. Il Generale Yas e Kas hanno detto che c'è stata
un'irruzione al Victory Gate al limite più a nord della città."
Immediatamente, un visibile senso di panico attraversò tutti i soldati.
"Non ci avevate detto che pensavate ci fossero dei Pokemon proibiti
coinvolti!"
"Non pensavamo nemmeno che sarebbero riusciti ad entrare in
città!" Gli occhi color brandy della Jenny della Lega si oscurarono.
"Bene, ora lo sapete! Siete soldati della Lega o una massa di codardi
piagnucolosi? Difenderemo questa città se ce ne sarà bisogno, difenderemo
le vostre povere famiglie, anche se dovessimo affrontare innumerevoli demoni
proveniente direttamente dall'Inferno! Manca solo una notte prima che Lord
Garick completi finalmente la profezia di riformazione e poi potrete tornare
a nascondervi sotto i vostri letti!"
Al castigo del loro capitano, i soldati dal mantello grigio parvero
vergognarsi. Poi si drizzarono e fecero il segno del saluto. "Come
desidera Capitano."
"Ed è così che dev'essere." La truppa continuò nel suo cammino
verso est giù per le strade periferiche. Quando se ne furono andati,
Giselle si mise in piedi e si scostò qualche filo d'erba e qualche foglia
dai capelli. Sospirò. "Ci siamo andate vicino."
Erika non sembrava così rilassata mentre guardava intorno sospettosa le
varie ombre intorno a loro. "Pokemon Proibiti in città? E io che
pensavo che non avremmo dovuto preoccuparci di questo visto che c'era già
la cupola nera che copriva la città e tutto il resto." Scosse la
testa. "E l'hai sentita? E' qualcosa che non dobbiamo dimenticare. La
gente qui sta solo cercando di proteggere le loro famiglie. E' normale.
Naturalmente, lasciare che tutte quante le persone che non fanno parte di
questa città vadano all'Inferno non è esattamente carino, ma dovremmo
cercare di capire la natura umana."
Gli occhi di Giselle si socchiusero mentre una sorprendente ondata di rabbia
la investiva. "Non mi interessa. Ogni vita umana è preziosa e *loro*
questo dovrebbero capirlo. Sono tutti felici nel loro piccolo mondo chiuso e
ignorano bellamente tutte le altre persone che non sono abbastanza
privilegiate da far parte della Lega. Quella profezia è una pazzia e se
loro sono d'accordo con essa, per quel che mi riguarda, stanno tenendo in
mano la scure del boia tanto quanto Lord Garick e i Maestri di Pokemon."
Quando si girò, fu per trovare Erika che la fissava attentamente con occhi
verdi sgranati. "Che c'è?"
"E pensare che credevo di conoscerti solo un paio di giorni fa
..."
Tossì e scuotè il viso improvvisamente accalorato. Si sforzò di agire
normalmente. "Comunque, per come stanno le cose," disse con voce
arrogante, "non penso che dovremmo preoccuparci troppo di essere
scoperto."
Si stirò i vestiti come meglio poteva. "Dovrebbero essere più
preoccupati di trovare noi piuttosto. Da quello che ho visto non sei male
nella Maestria dell'Erba e io basto a mettere uomini allupati al loro
posto."
Erika scosse la testa divertita come per dire che non la beveva. A sua volta
ispezionò il suo mantello verde che era stato anch'esso sporcato dalla loro
nuotata nelle fogne. "Quello che dimentichi, Dottore, è che ora siamo
nella stessa Indigo City, il vero cuore della Lega del Pokemon. Adesso
vedremo molti più Maestri di Pokemon come me ... e te ... contro di
noi."
Detto ciò, corrugò lo sguardo verso i suoi vestiti fradici. Il mantello
verde brillò brevemente prima di ritornare pulito.
Non convinta, Giselle si limitò a scrollare le spalle allo stesso desiderò
conoscere anche lei quel particolare trucchetto. Era una di quelle cose che
non le sarebbe dispiaciuto imparare col suo non desiderato potere. Ma in
fondo, era una cosa sola paragonata alle molte che non voleva sapere. Finito
col suo mantello, Erika si girò per fissarla. Il suo naso si storse.
"Perchè non ti pulisci anche tu? Non è difficile e dovrebbe andare
bene fino a che non potremo farci un bagno decente."
Senza incontrare i suoi occhi, divenne seria. "Sai cosa ne penso della
gente e dei poteri elementali. Ho già infranto la mia promessa due volte
sul fatto di usarlo."
Erika era solenne. "E' la tua decisione ... e credo sia più sicuro dal
momento che quelle sentinelle hanno quegli AIDS."
"Si dice EDS," la corresse, con la mente altrove.
"Ci avrei scommesso che lo sapevi."
"E con questo che vuoi dire?"
"Niente! Ora andiamo, dal momento che il centro di Indigo non si farà
crescere le gambe per camminare da noi, la logica suggerisce che dovremmo
affrontare il cammino per conto nostro." Si girò tenendo il peso sul
tacco dei suoi stivali e corse verso il lato della strada cercando di
nascondersi fra le ombre dei cespugli. Giselle mormorò fra se e se prima di
seguirla a distanza ravvicinata. Il silenzio tornò nella notte.
E senza che lo sapessero, un'oscura figura le osservava dall'alto,
perfettamente bilanciata sopra la cima della colonna alta e snella di un
lampione che brillava appena.
<><><>
Da tetto a tetto una figura slanciata scivolava fra edifici
a molti piani, col mantello a cappuccio blu che sobbalzava a ogni salto più
lungo del normale.
Salto.
Passi rapidi sopra un tetto duro e concreto.
Salto.
A quell'altezza, i venti freddi che soffiavano per le correnti più alte e
fra le cime delle strutture della città avevano molta più forza che a
terra. Ma il suono che produceva mentre soffiava nelle sue orecchie era
quasi un lamento.
Lei saltò verso il prossimo edificio, che aveva almeno dodici piani. A
mezz'aria godeva della sensazione di assenza di peso mentre sembrava farsi
trasportare con la corrente dai venti alti. Le faceva quasi sembrare di non
essere lì. Sotto, l'oscurità delle strade cittadine era quasi avvolta
nell'ombra tranne che per il debole luccicare dei lampioni. Si chiese cosa
sarebbe accaduto se fosse caduta. Non sarebbe mancata a nessuno. A se stessa
più di tutti gli altri.
Poi all'improvviso atterrò sul tetto successivo con un tonfo degli stivali.
Strinse una piega sciolta del suo mantello con la mano destra e continuò ad
andare avanti senza esitazioni.
I vecchi alloggi della Lega erano situati nella parte ovest della città.
Benchè alloggi fosse un termine inappropriato; baracche era una descrizione
maggiormente attinente alla realtà. Non c'erano nemmeno case vere lì, solo
condomini multipiano stretti all'inverosimile. Era stata una volta la parte
'povera' della città. Almeno nei vecchi tempi.
Raggiunse la fine del tetto e saltò giù verso il seguente edificio, col
suo mantello che svolazzava sopra di lei. Dopo essere caduta rapidamente
attraverso l'aria, atterrò con un rumore sordo, spaccando il cemento sotto
i suoi stivali, e mantenne l'equilibrio con una mano mentre si
inginocchiava.
Pur indesiderati, ricordi di Ash ritornarono ancora a colpirla come un
coltello nel petto, quasi come rispettassero un orario. Pensava onestamente
che lui sarebbe stato felice senza di lei che rendeva miserabile lui e se
stessa.
Allontanò con la forza quei pensieri con un leggero singhiozzo mentre si
metteva in piedi e continuava per la sua strada, a saltare per i tetti. Era
a pezzi. Ma in fondo l'aveva saputo da tanto tempo, solo non l'aveva ammesso
apertamente a se stessa. Ora aveva solo scoperto quanto fosse a pezzi.
L'incontro con Valdera ...
Una luce brillante nel cielo apparve alla sinistra del suo campo visivo.
Guardò appena il centro della città da dove poteva sentire il debole
ronzio delle grida della gente. In lontananza, attraverso gli alti picchi
degli altri edifici, era di nuovo visibile il palazzo dell'Elite dei
Quattro. Era una struttura a pianta pentagonale costituita di strati di
eleganti balconate. Dalla sua cima, svettava una torre sottile che si ergeva
verso il cielo, e il suo apice sembrava quasi toccare la stessa cupola che
copriva l'intera città. I fulmini neri che brillavano lassù sembravano
riflettere sui suoi muri fatti di marmo bianco donando al tutto un effetto
sinistro. L'ultima torre da usare per aprire finalmente la strada.
Una volta aveva tutto un aspetto diverso. Una volta era conosciuto come lo
Stadio Indigo dove veniva tenuto il campionato della Lega di Pokemon ogni
anno. Il posto dove erano nati i Maestri di Pokemon - veri maestri che si
erano conquistati il loro titolo grazie al duro lavoro, allo sforzo, alla
strategia e al lavoro di squadra.. Non la dinastia bastarda del vecchio
sangue che aveva con così spaventosa velocità rimpiazzato i vecchi metodi,
fatta di sola forza bruta e tremendo potere. Gary. Ora che lei aveva ...
liberato Ash dalle sue preoccupazioni riguardo a lei, lui si poteva sul
compito che aveva a portata di mano. E fermare questa tremenda pazzia.
Mantenne lo sguardo fisso davanti, non doveva guardare il cielo per vedere
la sua profonda oscurità.
Distruggere il mondo intorno a lui nel nome della Lega del Pokemon.
Che livello di arroganza ed egoismo doveva avere una persona per commettere
un'atrocità del giorno? La nascita di un nuovo mondo, ma a quale costo? E
poi, non poteva trattenere la voce sprezzante che aveva in testa e che la
tormentava. Lascia morire questo mondo, disse la voce traditrice. Non vale
la pena di salvare niente, d'altronde.
"Piangi, sorella? Le lacrime non ti si addicono."
Misty quasi scivolò mentre atterrava sul nuovo tetto. Guardandosi
rapidamente intorno, scorse finalmente la figura slanciata dal mantello
bianco che stava sopra il tetto dell'edificio adiacente. I lunghi capelli
biondi scossi dal vento scivolarono sinuosamente di lato seguendo i venti
alti che soffiavano fra di essi.
Con rabbia, mise la mano dentro il cappuccio per trovarvi una leggera
umidità nelle sue guance e la asciugò subito. Sorvegliò l'area. Gli
edifici non erano più così alti paragonati alle strutture del centro della
città. Condomini di appartamenti oscuri e vecchi abbondavano nelle strade
sottostanti. Non si era resa conto di essere arrivata alla sua destinazione.
Ritornò con lo sguardo a sua sorella. Valdera era in piedi sopra l'orlo di
un edificio leggermente più alto e guardava giù verso di lei. Le vesti
leggere e bianche che la coprivano erano leggere e non si alzava un pelo
sulla sua pelle liscia nonostante l'aria fredda. Loro due non erano mai
state particolarmente influenzate dal freddo.
Misty buttò il cappuccio all'indietro, lasciando che il vento prendesse sia
quello che i suoi capelli, facendoli volare di lato come quelli di sua
sorella.
"Posso piangere se voglio," disse piano.
Valdera si inginocchiò un poco, poi saltò dall'altra parte e si unì a sua
sorella sopra il tetto. Sembrava quasi volteggiare, I suoi vestiti leggeri
catturati dall'aria in quel modo, mentre attraversava il vuoto che c'era fra
di loro. E non ci fu nemmeno un suono quando i suoi piedi nudi toccarono
terra. Sua sorella si girò per guardarla, entrambe stavano ora a poca
distanza l'una dall'altra, con occhi color acqua identici ai suoi che
brillavano appena.
"Ma in fondo, questa non è la tua festa, Mistaria?" disse, mentre
le labbra disegnate si attorcigliavano in un sorriso beffardo.
"Risparmiami le banalità, Vally," replicò Misty, lasciando
brillare i suoi stessi occhi. "Ho ricevuto il tuo messaggio. Ora mi
dici che sta succedendo, o vogliamo stare qui a lanciarci insulti avanti e
indietro?"
"Vally," ci riflettè sopra mentre scuoteva leggermente la testa,
e i lunghi capelli biondi si lasciarono catturare ancora di più dal vento e
presero a fluttuare sinuosamente al lato della sua testa.
"Non mi chiamavano in quel modo dalla notte in cui ho lasciato Cerulean
City."
A quel ricordo, Misty quasi soffocò. "Lasciato? Pensavo fossi morta!
Tutti l'hanno pensato. Sei caduta nel fiume ..."
"Solo per il fatto che odiavo nuotare, non significava neppure che ero
un incompetente. D'altronde, non ne eri felice?"
"Felice? Come hai potuto pensare che fossi felice?" Crebbe dentro
di lei una sensazione di oltraggio. "Come hai osato pensare una cosa
del genere? Proprio tu avresti dovuto sapere che ti volevo bene. Per tutte
le volte che mi sono messa dalla tua parte davanti a Mamma e Papà. Per
tutte le volte che ci siamo unite contro Daisy, Lily e Violet. Dannazione,
eravamo gemelle!"
Guardò l'espressione di sua sorella. La notte in cui Valdera era sparita
avevano sette anni. Erano identiche in tutto, tranne per il diverso colore
dei capelli. Ora, sedici anni dopo, anche se erano diventate entrambe
adulte, era ancora la stessa cosa. Il viso di Valdera era ancora uguale al
suo, gli stessi occhi, lo stesso naso, le stesse guance, la stessa bocca con
il tocco di rosa; che andava giusto giù a toccare la guancia destra quando
sorrideva. Osservò il corpo di sua sorella, coperta da larghi abiti bianchi
e sottili. Anche le loro figure erano identiche. Portava persino i capelli
legati allo stesso modo, esattamente della stessa lunghezza, lasciati
sciolti a coprire le spalle e la schiena.
Però naturalmente, i capelli di Valdera erano ancora dello stesso colore
dorato di allora, e i suoi invece erano rossi - le tonalità erano solo un
poco più scure ora.
Probabilmente per far coppia con le tonalità delle loro anime.
Qualcuno avrebbe potuto pensare fosse una cosa sinistra il solo sapere che
c'era un'altra persona in giro che condivideva il tuo stesso viso. Ma per un
gemello, era semplicemente il modo in cui giravano le cose. Erano cresciute
in quel modo.
"Gemelle? Siamo molto più di così, Mistaria. Molto di più." La
bocca di Valdera di storse. "Per esempio, io so che tu non hai mai
creduto che io fossi morta. Quando mi hai visto in seguito per la prima
volta, non eri molto sorpresa. Sei rimasta più sorpresa dal sapermi nella
Lega, e dopo aver saputo del mio elemento, semmai."
Misty sgranò gli occhi. Non aveva mai abbandonato la speranza che sua
sorella fosse viva, e anche se non lo aveva mai detto a nessuno, di tanto in
tanto aveva fatto ricerche nella speranza di trovarla. Comunque, ora che ci
pensava, chissà come dentro di se sapeva che se sua sorella fosse morta,
lei lo avrebbe sentito … in un qualche modo. "A-aspetta,"
balbettò, "che intendi quando dici che siamo più che gemelle?"
Valdera sorrise maliziosa. "Come pensi abbia rimosso il tuo legame di
sangue con Ashura?"
Qualcosa di ruppe dentro di lei e i suoi occhi brillarono di luce viva.
"Allora eri davvero tu a South Lavender." Parlava piano ma con
rabbia mortale.
"Era bravo quanto me lo ricordavo." Valdera abbracciò se stessa
attorno alla vita snella e buttò all'indietro I capelli biondi con un
movimento del collo. "E sembra che si sia ricordato di me visto quanto
gli è piaciuto riavermi di nuovo."
L'aria scese di alcuni gradi mentre Misty la guardava. Lentamente cominciò
a uscire nebbia dalle loro bocche mentre respiravano. Poi lei si lasciò
scappare un leggero sorriso.
"Stai mentendo. Era privo di conoscenza in quel momento."
"Ah, ma è l'inconscio che non mente." A chissà quale pensiero,
il corpo di Valdera brillò all'improvviso con una luce bianca, illuminando
l'intero tetto come fosse un razzo che era esploso. Un candore bianco
cominciò ad emettere da lei in un'aura di mortale elettricità mentre il
suono di fulmini sibilanti permeava l'aria. Stivali bianchi si formarono
sopra i suoi piedi nudi, così come il suo lungo mantello da Maestro che
andò a coprire i suoi abiti.
"Il che mi porta alla ragione principale per la quale ti ho chiamato
qui," continuò in tono furioso. Sorprendentemente, i suoi occhi blu
erano bagnati da lacrime non ancora versate, rivelate ora dall'intensità
della sua aura. "Benché tu dica di volermi bene, io sono diversa.Odio
nostro padre, odio nostra madre, odio le nostre sorelle … ma più di
tutti, ODIO TE."
Infine con un urlo, aprì il palmo della mano e lo tese in alto, facendo
esplodere fiammate di vivida luce nell'oscurità e Misty si salvò appena
dall'esserne accecata, buttandosi davanti al viso una piega del mantello;
poi saltò via. Dopo aver completato il salto, un singhiozzo arrabbiato che
proveniva da qualcuno davanti a lei la avvertì dell'intento di Valdera e
saltò all'indietro, alto nel cielo, scostandosi il mantello dagli occhi.
Aveva visto giusto, poiché Valdera si era materializzata sotto di lei,
esattamente nel punto da cui era appena scappata, e le aveva indirizzato un
calcio a scure dall'alto che mancò lei, ma prese contatto invece col
materiale del pavimento del tetto. Il colpo era così potente che il cemento
sotto il suo piede parve dissolversi in mille pezzi di shrapnel grigio e
roccioso e aria pressurizzata che andavano dappertutto.
La forza dell'esplosione la spinse più indietro di quanto Misty avesse
calcolato e all'improvviso si ritrovò senza un tetto su cui atterrare.
Pensando velocemente, completò una giravolta su se stessa per stabilizzarsi
e lanciò un colpo d'acqua verso un condominio alla sua destra. Nell'istante
in cui la colonna di liquido colpì, lei la congelò dandole la forma di uno
scivolo, vi girò intorno con una mano e salitaci sopra si lasciò scivolare
con gli stivali verso l'edificio che aveva colpito.
Era una faccenda seria, pensò Misty, scossa, mentre girava la testa in
cerca della sorella. Il tetto su cui l'aveva vista per l'ultima volta non
era altro che un mucchio di polvere. Se il calcio l'avesse colpito, ora
starebbe respirando direttamente dai polmoni. Mai prima d'ora Valdera
l'aveva attaccata con serie intenzioni di ucciderla.
I suoi sensi urlarono all'improvviso. Senza sapere esattamente perché
cominciò a scendere in picchiata lungo lo scivolo che aveva costruito,
mettendo la testa avanti per prima, proprio quando Valdera si teletrasportò
nell'aria proprio sopra di lei e distrusse la sua costruzione di ghiaccio
con un colpo a due pugni che era diretto alla sua testa.
L'aria era fredda, passando per il suo viso e sventolando il suo mantello,
mentre lei continuava a scendere e mirava a una delle molte finestre
dell'edificio più vicino. Nell'ultimo istante, portò le mani in avanti,
spezzando il ghiaccio e interrompendo la sua caduta con alcune giravolte in
avanti seguite da una scivolata sopra il pavimento duro e legnoso
dell'appartamento. Non riusciva a vedere mentre mobili di legno si rompevano
e lei cercava di fermare la sua corsa. Finalmente, piantò entrambi le mani
al suolo e si buttò coi piedi verso il muro più vicino, vi rimbalzò e
atterrò sopra un divano, riuscendo finalmente a fermarsi.
Valdera passò per la finestra poco dopo di lei, fece un paio di giravolte e
atterrò dolcemente. Stava minacciosamente ferma, la sua forma coperta dal
mantello bianca era luminosa nell'oscurità dell'appartamento abbandonato. I
suoi capelli svolazzavano al ritmo con vento freddo che stava ora soffiando
nella stanza attraverso il pannello di vetro spaccato dietro di lei.
"Piantala di fare così."
"Di fare cosa?"
"QUESTO!"
Saltò anche prima che Valdera portasse la mano destra in avanti inviando
una scarica di accecante elettricità ai suoi piedi. La luce scintillante
fece arrostire le suole dei suoi stivali mentre lei si aggrappava ad una
lampada sul soffitto e scappava via. Stranamente, si sarebbe aspettata di
essere ferita vista la vicinanza del colpo, ma non sentì niente oltre
all'atteso calore.
Qualcosa di bianco passò come un flash davanti a lei mentre stava
spostandosi, ed era pronta anche a quello, quando sua sorella le si mise in
mezzo per intercettarla con un calcio a mezz'aria. Senza pensarci, la
bloccò con l'avambraccio, saltellò sul posto e si spinse all'indietro con
entrambi i piedi, usando la gamba di Valdera come trampolino. Sua sorella
spalancò la bocca per la sorpresa quando perdette l'equilibrio e fu
scaraventata all'indietro. Entrambe fecero una capriola all'indietro mentre
cadevano l'una lontana dall'altra e atterravano simultaneamente, entrambe in
ginocchio.
L'aria era fredda e silenziosa, tranne per il l'ululato del vento fuori e il
suono del loro respiro affannato mentre si osservavano l'un l'altra con
occhi blu fiammeggianti.
"Posso capire mamma e papà …. E forse anche le nostre sorelle
maggiori. Ma perché odi anche me così tanto?" chiese Misty piano.
"Non l'hai ancora capito?"
"No!" gridò all'improvviso. "Hai una qualche idea di come mi
sono sentita la prima volta che ti ho nuovamente rivista, dopo che ho saputo
con certezza che eri viva, e che stavi allegramente aiutando Gary a finire
quello che era rimasto di Cerulean City e stavi cercando i ribelli come me
per ucciderli?"
Valdera socchiuse gli occhi. "Quella era vendetta. Ho passato l'inferno
solo perché ero diversa, solo perché non ero come tutti gli altri, col
loro stupido amore per l'acqua. E tu … eri la peggiore di tutti. Sei solo
una traditrice."
"Di che stai parlando? Ti ho sempre difeso! Quando gli altri bambini
sparlavano alle tue spalle, ero io quella che metteva loro un po' di
saggezza in testa. Come pensi che mi sia guadagnata la fama di
maschiaccio?"
"Forse, ma ti sei venduta lo stesso." I suoi occhi brillarono
all'improvviso come sapesse qualcosa di nascosto. "Ti sei affidata alla
tua Maestria d'Acqua quando eri capace di molto di più. I nostri geni di
Maestri d'Acqua sono l'anello debole del nostro sangue. Il difetto di nostro
padre. E sarebbe stato il difetto anche di nostra madre." Fece una
smorfia. "O della nostra presupposta madre. Grazie al diavolo non lo
era o saremmo state proprio come quelle oche delle nostre sorelle maggiori
.. o non saremmo esistite affatto che è sicuramente un opzione
migliore."
Lo shock le fece spalancare la bocca. "Che dici, perché la nostra
presupposta madre? Lei era nostra madre!"
"Hai vissuto con loro più a lungo di me e ancora non l'hai capito?
Nostro padre, per quel testardo cinghiale che era, non era così virtuoso
dopo tutto. Ha avuto un'amante. Noi siamo il risultato."
I suoi occhi si chiusero. Qualcosa dentro di lei voleva negarlo, le diceva
che Valdera stava solo dicendo bugie … ma per la prima volta nella sua
vita, tutto quadrava. Sembrava spiegare tutti quei pensieri fastidiosi che
aveva avuto per tutta l'infanzia … calzava troppo perfettamente per non
essere vero. Ma … ma allora … chi era la loro vera madre?
"Ed è QUELLA la domanda, cara sorella," disse Valdera ad alta
voce, "insieme a quella che chiese chi era il padre del nostro caro
Ashura."
I suoi occhi si spalancarono e lei si mise in piedi con una scossa violenta
del mantello. "Che sai del padre di Ashura?"
Valdera si mise anche lei in piedi dalla sua posizione accucciata.
"Ehi, ehi, ti interessa."
"Come diavolo sai così tanto?"
Lei rispose con un sorriso per niente divertito.
"Il resto della Lega lo sa?"
"Lord Garick sì … perchè pensi che vi abbia lasciati entrare così
facilmente? Ha bisogno di Ashura …" Una luce ben poco sacra brillò
nelle sue pupille mentre diceva il resto. "Ed è la ragione per cui
devo ucciderlo."
Il tempo sembrò fermarsi. Poi riprese la sua corsa, incredibilmente veloce.
"Al diavolo che lo farai."
La sua figura brillò di un violento blu scuro mentre lei esplodeva in
avanti con così tanta forza, che il pavimento di legno sotto di lei si
spaccò.
<><><>
Il debole suono della baldoria che c'era in strada arrivò su fino a loro
mentre saltavano da un edificio all'altro nell'oscurità della notte
artificiale.
Ash starnutì quando il vento gelato passò sopra le sue spalle, facendo
scendere il suo cappuccio e il suo mantello dietro di lui. Gary aveva fatto
le cose per bene, pensò lui, alzando lo sguardo verso la cupola protettiva
che copriva la città. Se si concentrava poteva calcolare le complesse
scariche di pura ombra che c'erano volute per farla. Questo fatto lo
preoccupava. Sembrava che il suo vecchio rivale avesse in un qualche modo
acquisito la conoscenza e il potere dell'elemento proibito che lui aveva
pensato fino a quel momento essere solo suo… Chiuse gli occhi per il
dolore. Insieme ai Pokemon Proibiti che erano stati richiamati in quel
regno. Il potere della profezia? Sapeva che Gary era predisposto
all'elettricità proprio come lo era lui, ma ora anche questo? Non andava
bene.
Duplica saltò sul tetto dell'edificio che le stava davanti, col mantello
viola e I capelli blu che svolazzavano nel vento dietro di lei. Ash la
seguiva da vicino, e il suo stesso salto lo portò dall'altra parte proprio
dietro di lei.
Duplica rivolse uno sguardo oscuro al centro della città dove veniva
generato la maggior parte del rumore.
"Idioti. Urlano il nome di quel matto come se lui fosse la risposta a
tutti i loro problemi. Ma è solo un assassino."
Ash si sorprese di trovarsi a volerlo difendere. "Gary vuole solo il
meglio per questa città." Strinse i pugni. "Ma credo che questo
non scusi il fatto che è pronto a sacrificare tutti gli altri così che
solo la sua città possa avere un mondo ricostruito tutto per se."
"E questa è un'altra cosa che non ha senso. L'intera profezia Proibita
include la fine del mondo … non c'è niente che indica che ci sarà una
rinascita."
Ash scosse la testa, anche se sapeva che Duplica non poteva vederlo, visto
che era davanti a lui. Mancava qualcosa, lo sapeva.
Poi fece un respiro, facendo uscire il pensiero preoccupante dalla sua
mente.La cosa importante ora era trovare Misty. Sapeva che c'erano vicini.
L'enorme sensazione che aveva di lei era così forte nell'aria.Normalmente
poteva percepirla, dal momento che la conosceva così bene, ma per una
qualche ragione, c'erano segni sufficienti per pensare che ce ne fossero due
di lei.
"Perché Misty si sarebbe diretta verso la periferia della
città?" si chiese ad alta voce anche solo per fare conversazione con
Duplica che gli stava davanti. Misty non era l'unica persona di cui si stava
preoccupando. Era preoccupato anche per Duplica.
Ma lei si limitò a grugnire qualcosa di incoerente e lo ignorò.
Lui rimase in silenzio, sentendosi a disagio. Duplica non era ancora se
stessa.
Sin da quando si era svegliata, sembrava quasi che … lo odiasse. Beh,
magari non da quando si era svegliata, c'era stato un breve momento in cui
era sembrata se stessa … poi si era irrigidita come se fosse un ospite
particolarmente sgradito. Fissò il retro della sua schiena mentre lei
mostrava la strada. Incontrava di rado il suo sguardo ormai e preferiva
camminare davanti a lui o dietro di lui.
"Duplica, mi odi?" chiese lui all'improvviso.
La sua corsa sopra il tetto si interruppe all'improvviso e lui quasi le
finì contro la schiena.
Si grattò il retro della testa. "Voglio dire … se c'è qualcosa che
ho fatto …o se … so che avrei dovuto proteggerti da quella strega,
Agatha-"
"Ash, cosa ricordi della tua infanzia?" chiese d'un tratto
Duplica, senza girarsi.
"Beh, lo sai," disse lui, confuso. "Me ne sono andato di casa
a dieci anni nel solito viaggio d'allenamento."
Lei si girò per guardarlo appena in faccia, sebbene I suoi occhi marroni
non incontrassero ancora I suoi. "Non quello, voglio dire prima. Quando
eri solo un bambino."
Il suo sguardo si fece scuro. "Beh … sai che io e mia madre vivevamo
nella piccola fattoria di Pallet … era dura farcela, ma la aiutavo con le
verdure che facevamo crescere e vendevamo-"
"Che mi dici di tuo padre?"
D'improvviso una furia cieca crebbe dentro di lui. "Non ho un
padre," ringhiò. Poi sgranò gli occhi, un poco confuso dalla sua
stessa reazione. "In verità, devo aver avuto un padre, se no, non
sarei qui, no?" Rise, ma sembrava una risata forzata persino a lui.
"Ma onestamente, non ricordo. Deve essere morto quando ero un bambino.
La Mamma non ha mai parlato di lui."
Duplica lo guardò negli occhi e questa volta non era uno sguardo freddo.
Erano occhi confortanti e marroni. Lui sgranò gli occhi. Ora si ricordava a
chi somigliava il suo sguardo. Per forza gli era sempre piaciuta. Gli
ricordava di-
"Io non ti odio, Ashy," disse lei, spezzando i suoi pensieri.
"Anche se vorrei farlo. Sarebbe più facile." Pi si girò di nuovo
e saltò, col mantello che sventolava in aria, giù fino al tetto del
ristorante abbandonato che c'era sotto prima che lui potesse dire qualunque
cosa.
Ancora confuso, Ash non la seguì subito, ma la osservò sparire dalla sua
vista dietro le mura di una scala che portava giù dentro nell'edificio.
Perchè Duplica si era improvvisamente interessata nella sua famiglia e nel
suo passato? Non aveva senso. Aveva sempre evitato di parlare di cose come
quelle prima e lui aveva pensato che si sentisse a disagio con l'argomento
perchè lei stessa era orfana. Si ricordava di averla accettata volentieri a
casa sua prima che le guerre cominciassero, e lei sembrava stare bene lì
come se fosse appartenuta a quel luogo.
"Beh, meglio non rimanere qui a ricordarmi le cose come un
vecchietto," disse ad alta voce.
"Pika," concordò Pikachu dallo zaino, un poco annoiato.
"Beh amico, non devi ascoltare i miei pensieri se ti annoiano."
Saltò la distanza che c'era fra i due tetti, sopra le strade scure e i
vicoli sottostanti, sentendo il duro vento freddo mentre soffiava i suoi
capelli all'indietro e li allontanava dai suoi occhi ...
E dell'acqua scrosciò sotto i suoi piedi quando atterrò. All'istante
sentì che c'era qualcosa che non andava mentre abbassava lo sguardo e
notava che l'intero tetto era pieno di acqua, che usciva da una tubatura
rotta vicina alla scalinata nel mezzo. L'acqua fuoriusciva dai bordi
dell'edificio come una cascata dal momento che c'era un terreno
completamente bagnato che pareva una pozzanghera di una profondità di
almeno due pollici.
"Non posso dire che tu sia il benvenuto, Ash," disse freddamente
una voce dietro la scalinata. Il proprietario venne fuori tenendo in mano
una satana incurvata puntata al collo di Duplica che teneva davanti a lui
come ostaggio.
"Generale Yas," disse Ash, facendogli sapere che lo aveva
riconosciuto. "Suppongo che finalmente ti sei ricordato di me."
"Ti stai complimentando da solo." Gli occhi del Generale
brillarono d'argento come la lama di una spada. "Non sei degno della
mia attenzione. E' stato il Generale Kas che ha dato l'allarme e mi ha detto
che eri probabilmente tu che eri entrato per il League Gate. I Maestri
lasciati a guardia lì sono cadaveri inceneriti. Ho semplicemente fatto due
più due. Avrei dovuto capirlo che era opera tua, Assassino." Disse
quel nome con profondo disprezzo come se parlasse di una lumaca invece che
di un assassino.
Ash ignorò l'insulto e si aggiustò con nonchalance i guanti neri privi di
dita. "Puoi farli uscire ora."
"Come vuoi." Yas fece un fischio, e dalla scala antincendio
sull'altro lato del tetto arrivarono dozzine di Allenatori della Lega armati
di sfere poke e spade. Dall'altra parte, un Maestro di Fuoco che indossava
una mantella rossa e un Maestro di Terra vestito di marrone uscirono
saltando dai loro nascondigli sui lati dell'edificio.
Ash non riconobbe nessuno di loro, quei Maestri sembravano giovani e appena
sopra l'età in cui ci si prendeva le proprie responsabilità. Quindi non
erano dei suoi tempi. I due lo fissavano arrogantemente come se fosse un
topo che stava per essere divorato dai gatti che senza dubbio pensavano di
essere loro. Allora erano proprio troppo giovani.
"Un altro," gridò con impazienza.
Il suono di ciottoli che cadevano dietro di lui lo fece girare e non fu
sorpreso di notare una donna vestita di nero e adornata con gioielli
d'argento che arrivava fluttuando oltre il bordo del tetto e si posava a
terra. Quello da cui fu sorpreso fu la reale identità della telepatie che
aveva bloccato i suoi sensi. Allora erano cauti dritto in trappola.
"Cassandra?" disse lui, e la sua voce era strozzata per il
tradimento subito.
La donna dai capelli blu scostò lo sguardo dai suoi occhi. "Mi
dispiace molto Ash. Ma ... conosci mia nonna. Non sopravviverebbe senza
questa città. Devo alla Lega la mia lealtà."
Si girò furioso verso il Generale Yas che teneva ancora Duplica in ostaggio
dietro la sua spada. Rise amaramente. "Sei fuori di testa se pensi che
questa cosiddetta riforma risolverà tutti i tuoi problemi. Se continui a
fare ciò che quell' … idiota di Gary ha proposto, farete tutti parte di
un complotto per un omicidio di massa."
Yas rise con un'amarezza che si equiparava alla sua. "Tu osi accusarci
di questo? Tu che hai ucciso così tanta gente, che dubito ricordi quante
siano? Non hai avuto il tuo soprannome dando le caramelle ai bambini."
Abbassò gli occhi grigi verso la guancia di Duplica che era rimasta in
silenzio per tutto il tempo. "E chi è questa? Mi sembra familiare
anche se non posso dire che ci siamo incontrati. Un'altra dei tuoi seguaci?
La sacrificherai facilmente così come hai fatto con mia figlia?"
Ash prese fiato. "So che sono colpevole di omicidio, e dopo questa
storia, probabilmente brucerò all'inferno e ne sarò grato, ma non ho
sacrificato Yasmine come tu erroneamente credi! E' morte da eroe nelle
Guerre Oscure, dandosi di sua spontanea volontà, io non ho niente a che
fare con quella storia. Ha salvato innumerevoli vite. Perché ancora non
riesci a riconoscerle l'onore che le spetta?"
"Onore?" ringhiò Yas. "Non puoi goderti l'onore se sei
morto!" Poi tossì, ricomponendosi. "Ora apri il tuo zaino e manda
il tuo pikachu da questa parte, o taglierò la gola di questa ragazza,"
disse in un tono pericolosamente tranquillo.
Ash cercò disperatamente una via di fuga, ma non riusciva a pensare a
niente. Yas aveva pensato a tutte le evenienze da esperto Generale qual era.
Se inviava loro una scarica di elettricità, l'acqua nella quale stavano
tutti avrebbe fatto male anche a Duplica. Yas sapeva che non avrebbe mai
messo in pericolo di sua volontà i suoi amici … anche se naturalmente sua
figlia era un'eccezione. Se cercava di attaccare fisicamente, sapeva che
stava tenendo Duplica in ostaggio. Se cercava di fare qualcos'altro,
Cassandra e gli altri Maestri di Pokemon e allenatori sarebbero stati su di
lui all'istante. E una volta che avesse consegnato Pikachu, sarebbe stato
meno forte della metà e una facile preda per il numero di persone che aveva
contro.
Ma quello che Yas non aveva considerato era Duplica stessa. Specialmente
dopo che lei aveva notato i vestiti neri da telepatia che Cassandra stava
indossando. I suoi occhi marroni esplosero diventando di uno spaventoso
colore oro.
Urlò. "Io … non … sarò … controllata … MAI PIU'."
"Cosa ...?" Yas urlò per lo schock mentre il corpo di Duplica si
scioglieva in acqua e passava attraverso di lui e finiva dietro la sua
schiena, e poi di nuovo con la sua forma, metteva la sua stessa mano sulla
sciabola della katana, sopra il suo stesso pugno guantato, minacciando di
tagliare il suo di collo. Aveva completamente cambiato la situazione, ora
era lei che lo stava tenendo in ostaggio.
I due Maestri di Pokemon fecero un passo in avanti, con le mani che
cominciavano a luccicare.
Duplica girò rozzamente il corpo di Yas verso di loro. "Un altro passo
e giuro che staccherò la testa del vostro Generale dalle sue spalle!"
I Maestri smisero di avanzare.
"Ragazza …" disse Yas, con voce tremendamente arrabbiata,"
Non verrò usato in questo modo!"
Il suo corpo brillò di verde e un cumulo di polvere le esplose davanti al
viso.
Duplica barcollò assonnata e Yas riuscì a liberarsi, portando la sua
katana con se nel processo, quindi la colpì con la katana. Ma
incredibilmente, gli occhi di Duplica si assottigliarono e invece di
schivare il colpo, lei spinse la spada lontano con un braccio,
improvvisamente diventato acciaio durissimo, e spinse all'indietro il
Generale con un calcio e un sfarfallio del mantello.
Ash era completamente sorpreso, non aveva idea che Duplica potesse compiere
una simile mossa, ma fu presto indaffarato con problemi più importanti
quando i Maestri di Fuoco e Terra si girarono nella sua direzione, facendo
già scorrere il potere dei loro elementi nelle palme spalancate, E come se
non bastasse, il suono di energia che veniva rilasciata riempì l'aria
quando dozzine e dozzine di Pokemon della Lega furono lanciati fuori dagli
Allenatori con l'accompagnamento di luci rosse. Mandò via le braci di fuoco
con la mano destra, mandandole alte in cielo, e sparò una lieve scarica in
acqua attraverso i suoi piedi, abbastanza per far alzare elettricamente una
piccola che arrivava all'altezza del suo petto e che lo copriva dagli
attacchi di Terra che gli erano stati gettati contro.
"Charmeleon, Fuoco!"
"Sandslash, Getto di Roccia!"
"Beedrill, Veleno!"
Saltò in aria, e il cemento che era sotto di lui si disintegrò all'istante
quando dozzine e dozzine di attacchi di Pokemon colpirono lo stesso punto,
mandando pezzi di pietra, ciotoli e gocce d'acqua dappertutto..
Sotto, Cassandra fissava Duplica e cominciava a mormorare sottovoce, mentre
le mani si muovevano disegnando gesti nell'aria di fronte a lei.
Duplica produsse un urlo animalesco e si trasformò in una bestia di
tremenda distruzione che creò un cratere profondo nel tetto. Il Generale
Yas gridò di dolore mentre veniva buttato all'indietro dal colpo; il fuoco
di lei l'aveva colpito malamente. Una furiosa Moltres prese il volo per i
cieli scuri per la nebbia con un battito delle grandi ali, l'uccello
leggendario brillante di fuoco illuminava l'oscurità come un sole. Urlò il
suo verso, e un'enorme pila circolare di fiamme calde come lava uscì dal
suo becco aperto dirette alla donna incantatrice. Cassandra urlò per la
paura quando capì che non avrebbe completato il suo incantesimo in tempo.
"Duplica, no!" gridò Ash mentre atterrava dopo il suo salto,
rivolgendo la sua attenzione ai Maestri e alla donna che era stata una dei
tanti suoi vecchi amici. Attacchi elementari gli furono lanciati in
risposta.
"Pikachu, coprici ora!"
"Pikaaa!" gridò Pikachu mentre saltava fuori dallo zaino e
generava un campo di forza fulminante blu-nero, che li protesse entrambi a
mezz'aria. Gli attacchi dei Pokemon andarono a sbattere contro di quello al
suono di una grandinata.
A sua volta, Ash puntò le mani contro Cassandra e si concentrò
velocemente. Un campo elettrico fatto da lui si formò in uno sfavillio di
fulmini e prese la forma di una cupola sopra la donna spaventata. Il Getto
di Fuoco di Duplica vi rimbalzò sopra e continuò di lato come un raggio di
luce riflesso sul lato di un edificio in lontananza. Mezzo secondo dopo,
l'intero edificio cominciò a bruciare col suono di una tempesta e iniziò a
sciogliersi su un fianco come una candela.
Ash atterrò dal suo salto con un tonfo in acqua sul tetto ancora bagnato,
mentre Pikachu atterrò sulla sua spalla.
"Continuate a colpire!" ordinò con rabbia il Generale Yas, ancora
accasciato sul cemento fradicio nel punto in cui Duplica lo aveva spinto con
la sua trasformazione. Sotto l'ordine dei loro Allenatori, le dozzine di
Pokemon della Lega spararono ancora una valanga di attacchi elementari. Da
parte loro, i Due Maestri, avendo capito che sarebbe stato più difficile
del previsto, fecero uscire i loro Pokemon dalle sfere poke nascoste sotto i
mantelli, rispettivamente un Rhyrorn e un Charizard che ruggirono entrambi
all'unisono mentre venivano liberati. Il Rhyhorn scalpitava nel tetto
bagnato, con la testa abbassata mentre iniziava a fare il suo verso come se
sentisse dolore per l'acqua che gli arrivava agli zoccoli mentre il
Charizard sputava fuoco dal muso e spiegava le ali preparandosi a prendere
il volo.
Sirene e urla spaventata riecheggiavano in lontananza. Già poteva sentire
numerose fonti di energia che si dirigevano dalla loro parte. Ash eresse
disperatamente un nuovo muro di elettricità davanti a se usando il suo
legame con Pikachu come potenziamento. Fermò la maggior parte dei colpi dei
Pokemon della Lega ma non aveva fiducia che avrebbe resistito un minuto di
più una volta che i due Maestri e il Generale avessero cominciato a
coordinare i loro attacchi.
Era ora di andare.
Duplica-Moltres stava volando alta sopra di loro, ancora gridando il suo
dispiacere per il salvataggio di Cassandra.
Era al sicuro.
Perfetto.
Saltò alto nell'aria e indicò il tetto bagnato.
"Pikachu, Tuono Schock!"
"PIKA!"
Una luce paralizzante esplose dappertutto.
<><><>
Il pavimento di legno si spezzò, il vecchio intonaco crollava intorno a
loro, e i mobili si spaccavano mentre Misty continuava ad attaccare
furiosamente, mentre Valdera si ritraeva, sorridendo mentre schivava o
bloccava ognuno dei suoi colpi.
Pugno, salto-pugno, calcio, calcio, giravolta, pugno, calcio. Continuava a
picchiare, con lo sguardo annebbiato e le labbra chiuse in una linea
sottile. Le braccia e le gambe di Valdera erano sfocate mentre lei
pareggiava il numero dei suoi pugni e contrattaccava ai suoi calci con altri
di sua fattura. Andava avanti così da più di mezz'ora.
Non aveva senso. Per niente. Perché Valdera dovrebbe voler uccidere Ash,
quando da tutto quello che sapeva fino a ora, sembrava tenerci a lui? E
perché lei non riusciva a mettere a segno nemmeno un singolo colpo? Quando
prima aveva evitato tutte le mosse di Valdera, aveva pensato di essere una
buona avversaria per lei, ma ora sembrava quasi l'opposto.
"Perché Gary ha bisogno di Ash?" disse affannata fra i calci e i
pugni.
Valdera ignorò la domanda mentre si difendeva, e invece disse,
"Combatti bene." La sua espressione divertita sparì mentre
sembrava esaminare le sue mosse criticamente. "Il tuo stile di
combattimento è molto familiare." Misty calciò verso l'alto poi
lasciò cadere la gamba all'ingiù in una sforbiciata che fu anch'essa
bloccata. "Sei tornata e hai completato il tuo allenamento, non è
vero?"
"Certo che l'ho fatto! Tu ed Ash non siete stati gli unici a combattere
nelle Guerre Oscure!" Tentò diversi calci laterali ma fallì ancora
nel rompere la difesa di Valdera. "Pensavo che magari fossi
semplicemente andata via a piangere. Ti ha tradito, non è vero? Ecco
perché te ne sei andata. Non potevi sopportare il pensiero di essere messa
da parte, perciò te ne sei andata prima che potesse farlo."
Misty rallentò il suo attacco scioccata. "Come lo sai?" Poi
singhiozzando per la rabbia, saltò da un muro all'altro per un attimo prima
di venire giù verso di lei con un potente calcio aereo.
Gli occhi di Valdera brillarono di un tremendo blu. "Mistaria, non ti
ho già detto che siamo più che gemelle!" urlò mentre afferrava la
gamba tesa di Misty e poi la faceva girare intorno con forza usando contro
di lei la sua stessa spinta per spingerla contro il muro. "E' talmente
peggiorato ora, che le tue emozioni si stanno trasmettendo a me!"
Trasmettendo a lei? Valdera stava leggendo la sua mente? Incapace di fermare
il suo volo, Misty si girò a mezz'aria per livellare i suoi piedi contro il
muro mentre vi finiva sopra in un'esplosione di legno, intonaco e detriti.
Poi all'improvviso era fuori sospeso nel vuoto, nel cielo nero, visto che
era stata scaraventata fuori dall'edificio. L'aria gelata fece volare il suo
mantello con forza.
In fretta, afferrò il distintivo a forma di stella attaccato sul petto del
suo mantello, lo premette una volta, poi lo buttò nell'aria davanti a lei.
"Starmos, scelgo te!"
Il viso color rubino del suo pokemon stella brillò di rosso e si allargò
fino alla sua reale stazza e la afferrò giusto in tempo. Misty si aggrappò
alla sua schiena mentre il pokemon scendeva in picchiata e poi saliva,
mancando per poco un tetto troppo basso.
Valdera la fissava dal buco creatosi nell'edificio, il suo mantello bianco
era brillante per la rabbia. "
"Puttana!" Con la mano produsse un movimento complesso e la luce
uscì dalle sue dita, trasformandosi poi nel suo pikachu femmina con occhi
verdi che si sistemò sopra il suo polso. "Piccola mia, distruggila!
Fulmine radiante!" La buttò alta in aria.
Gli occhi verdi del Pikachu la fissarono mentre si librava in aria come una
pallottola. "Pikaa …" ringhiò furiosa in una contrastante
vocina dolce mentre il suo corpo si illuminava sempre di più e iniziava a
lanciare fulmini per l'energia bianca che stava raccogliendo.
A mezz'aria Misty diede rapidamente un calcio al didietro di Starmos
facendolo accelerare davanti a lei. Per il momento, la spinta le consentiva
di continuare a salire mentre si aggrappava alla schiena della stella
formando uno scudo, e unendo la sua mente con quella di lui, così come le
sue abilità. Non sapeva che odiasse Valdera così tanto. Una luce argentea
eruttò dal viso della stella.
"Riflesso!" Misty urlò al pikachu di Valdera, che ora somigliava
ora a una cometa bianca che rimbalzava sullo scudo senza creare danno.
Valdera spalancò la bocca, vedendo l'attacco del suo pokemon diretto a lei.
Saltò giù dall'edificio giusto prima che la bianca cometa, che poi era il
suo pikachu, vi si scontrasse, causando un'enorme esplosione di luce e
cemento infuocato che illuminò l'intera area come se ci fossero fuochi
d'artificio.
Mentre sua sorella cadeva per aria verso il tetto più vicino, Misty si
girò ancora una volta per sedersi di nuovo sopra Starmos, si concentrò e
continuò il movimento fino a creare una palla di Hydro Pump che faceva
sembrare la sua mano destra una palla di cannone. "Non mi interessa
più!" singhiozzò lei. "Tutto quello che so è che prima che tu
uccida Ash, io ucciderò te … o persino me stessa per prima!"
"Che generosità!" la prese in giro Valdera mentre atterrava dalla
sua caduta sull'edificio e alzava la mano. Socchiuse gli occhi e quelli
brillarono di blu lucente mentre il suo pikachu bianco riappariva proprio
sul suo palmo sollevato. La palla di acqua distruttiva sibilò mentre
attraversava l'aria. Con un agile movimento lei saltò, trasformò il suo
pokemon in una lunga e curva katana, e colpì con forza verso il basso,
tagliando il proiettile in due. Le due parti caddero lontano da lei e
andarono a finire contro i tetti di due edifici causando geysers esplosivi
di detriti e acqua.
"E usi ancora attacchi d'acqua e ghiaccio?" le urlò mentre
atterrava dolcemente e ritrasformava la spada nel pikachu che si mise seduta
sulla sua spalla. "Come puoi sperare di battermi quando mi sono
praticamente rimodellata come arma contro l'elemento della nostra
famiglia?" Chiuse le braccia davanti al suo petto e intrecciò ledita.
"Muori!" La sua figura dal mantello bianco brillò ancora una
volta, poi un fascio di luce bianca fittissimo eruttò dalle sue mani e
salì verso Misty con una linea a zigzag di distruzione.
Non riuscì a spostarsi abbastanza in fretta. La luce la colpì con la piena
potenza del suo elemento. Urlò. Un dolore come solo un fulmine poteva
causare uscì dal suo essere. E tuttavia, per una qualche ragione, il
fulmine era stato anche piacevole … come se le appartenesse. Perse il
controllo di Starmos e andò a scontrarsi contro un edificio vicino,
cercando di intorrempere la sua caduta rotolando sul pavimento di cemento.
Starmos rimbalzò accanto a lei e rimase fermo.
Quindi Valdera urlò come se provasse anche lei un dolore agonizzante. Il
suo pikachu cadde dalle sua spalla e atterrò paralizzato a terra. Fulmini
brillavano intorno al suo corpo a caso e senza controllo. Si mise in
ginocchio e si accasciò in avanti, premendosi lo stomaco.
Per un attimo entrambe rimasero sdraiate, fumando ancora per l'energia
elettrica appena dissipatasi, e ognuna sui loro tetti adiacenti respirava
affannosamente mentre cercava di riprendere fiato.
Valdera si riprese per prima, sorridendo apertamente mentre si rimetteva in
piedi. "Non mi sono sentita così sin dalla prima volta che ho imparato
a maneggiare l'elettricità," tossì. Poi chiuse per un attimo gli
occhi blu. "Avrei dovuto saperlo che non sarebbe stato così
semplice."
Anche Misty si sedette. "Perchè … perchè succede?" Fissò lo
sguardo della sorella nonostante la distanza fra loro. La sua voce si
abbassò ad un bisbiglio. "Valdera, esattamente come siamo
legate?"
Anche se era solo un bisbiglio, Valdera sembrò udirlo facilmente.
"Scopriamolo," ringhiò lei mentre saltava in piedi e prendeva un
rincorsa verso il tetto di Misty.
Misty socchiuse gli occhi, mentre la rabbia cresceva dentro di lei
proveniente da chissà quale luogo. La sorprese. "Vuoi ancora
combattere? Beh, sarebbe gentile da parte mia aiutarti!" Saltò anche
lei in piedi e saltò in alto per incontrare sua sorella in aria. Roteò in
un calcio volante che prese Valdera dritto nello stomaco.
Immediatamente un dolore acuto esplose dentro il suo stesso bacino e lei si
piegò in agonia e completa sorpresa. Perdendo l'equilibrio, cominciò a
perdere il controllo mentre cadeva. La città sotto di lei era una scena in
moro di ombre e luci. E poi atterrò con le spalle sul freddo tetto di
cemento di un altro edificio con un sonoro tonfo, rimbalzò una volta e poi
rotolò dolorosamente come un mucchio di armi e braccia.
Valdera atterrò accucciandosi accanto a lei, corrugando leggermente la
fronte mentre si accarezzava lo stomaco. "Calci forte, sorella,"
disse con qualche difficoltà, poi si alzò e cercò di lisciare il suo
mantello svolazzante. "Ma in fondo, io ho imparato a sopportare più
dolore di questo. Voglio dire, con la parte inferiori dei miei geni d'acqua,
mi faceva male ogni volta che cercavo di esercitarmi con
l'elettricità." Abbassò lo sguardo verso lei che giaceva a terra e
sniffò. "Sembra che d'altro canto, tu invece no."
Misty si girò e calciò ruotando all'indietro il mento di Caldera mentre
usava le mani per spingersi verso l'alto. Fece volare sua sorella
all'indietro facendola ricadere sulla schiena con violenza. Allo stesso
tempo, il suo stesso mento le esplose di dolore e fu buttata a terra
nuovamente.
Sputando sangue Valdera bestemmiò mentre saltava all'indietro e poi in alto
e si dirigeva infine con un calcio verso la vita di Misty, che la mandò a
terra ruzzolando. A sua volta, fu colpita anche lei allo stomaco da una
forza invisibile e fu spinta all'indietro, cadendo col petto.
Misty sgranò gli occhi mentre si rimetteva di nuovo in piedi e mentre
Valdera faceva lo stesso. Sua sorella alzò le mani in posa da
combattimento. Era ridicolo. Non le portava da nessuna parte. Ed era stanza,
così stanca. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
"Vally ... Io-io non voglio più combattere con te. Perché non mi dici
perché vuoi uccidere Ash? Pensavo che ti piacesse, abbastanza almeno da
stare con lui durante le Guerre Oscure, e io so quanto poco ti piacevano i
ragazzi … se vuoi, puoi uccidere me, se è ciò che ti rende felice, ma
per favore, lascia stare Ash. Se non per me, allora almeno per il mondo che
sta cercando così duramente di salvare nonostante quello che ha fatto in
passato."
Gli occhi di Valdera che erano parsi annoiati durante il loro ultimo
scontro, ritornarono in quel momento in vita con un blu abbagliante.
"Sei una tale ipocrita, Mistaria! Se ci tieni così tanto a lui, allora
perché non glielo hai mostrato? Perché ti sei di nuovo separata da lui?
Misty cercò di rispondere duramente, ma le parole le morirono in bocca. Non
riusciva a rispondere.
Valdera allargò le braccia mentre la guardava. "Te lo dico io perché,
cara gemellina Hai paura di farti male! Dentro di te, ti fai tutte queste
scuse sul perché è meglio che stiate lontani. Oh, lo renderei solo un
miserabile! Sono una persona talmente orribile, merita di meglio!"
Chiuse gli occhi e la sua voce si rattristò. "Ma dopo tutto questo
tempo, un tempo che io ho solo potuto sognare di avere, ancora non sai cosa
significa amare ed essere amati. Non puoi avere l'amore se non ti rendi
vulnerabile. L'amore non è solo gioia pura, è anche dolore. Ed è quello
che rende l'amore così dolce quando ce l'ahi. Sapere che anche la persona
che ti ama si sta rendendo vulnerabile per te." Aprì gli occhi di
nuovo, e quelli erano bagnati da una patina di lacrime. "Avevi tutto
questo ma l'hai buttato via! Avevi così tanto, e l'ha rifiutato." La
sua voce perdette in quel momento la sua tristezza e acquisto di nuovo
rabbia. "E questa è la principale ragione per la quale ti odio così
tanto." Si diede una pacca sulla spalla e brillò una luce mentre
portava il suo pikachu a sedersi sopra di essa. D'improvviso buttò le
braccia in cielo, e le correnti della parte alta della città crebbero dieci
volte di forza mentre la sua aura bianca brillava come nuova, ancora più
lucente persino degli edifici in fiamme che avevano lasciato dietro di loro.
"Quanto odio me stessa!" I suoi occhi blu chiari brillarono
sorprendentemente di un rosso scurissimo.
Misty indietreggiò di diversi piedi a causa del potente vento che si era
scatenato all'improvviso che soffiava e guaiva come un migliaio di anime
tormentate. I suoi stivali non riuscivano ad aggrapparsi al cemento del
tetto e cominciò a scivolare lentamente all'indietro mentre alzava una
piega del suo sventolante mantello blu per proteggersi gli occhi dalla luce
e dal vento. Si sentiva come se i suoi capelli potessero staccarsi dalla sua
testa da un momento all'altro.
"Valdera, che stai facendo?" gridò, alzando la voce perché il
suo suono superasse quello dei fulmini sgargianti appena comparsi che
avevano cominciato a rimbombare nel cielo nero coperto. L'odore di ozono era
forte nell'aria ora. Valdera non rispose. Il suo mantello bianco sbatteva
con forza contro il suo corpo in risposta alla potente energia che stava
generando. Le finestre degli edifici intorno a loro cominciarono a rompersi
e sopra di loro fulmini bianchi solcavano il cielo, non si vedeva più un
solo lampo nero. Nel centro della città dove le masse di persone si erano
radunate, le grida di baldoria cominciarono a sparire mentre tutti notavano
il grande disturbo che c'era ad est.
Quasi impossibilmente, la cupola nera e blu proprio sopra di loro, tremò,
poi ringhiò come se fosse sotto tremenda pressione. Il rumore era
assordante e Misty pensò che le sue orecchie sarebbero scoppiare da un
momento all'altro. Poi apparve una piccola crepa, crebbe e poi si spezzò,
creando un buco lungo la protezione della città coperta. Anche più
scioccante fu l'improvviso raggio di luce che passò attraverso il bruco,
che bruciava via il paradiso nero che aveva adombrato il loro mondo, un
raggio di sole che non era stato visto sin dal giorno in cui era cominciato
l'incubo della profezia. Il sole era di un bianco arrabbiato innaturale, e
brillava di un caldo che quasi bruciava, bagnando loro e gli edifici su cui
si trovavano come sotto ondate. All'istante uscì sibilando del vapore dal
cemento del tetto.
"Mi è mancato il sole," bisbigliò Valdera come se parlasse a se
stessa, e Misty la sentì nonostante la folata di vento e il rombo dei tuoni
mentre si copriva gli occhi con il retro della mano guantata.
La paura fece seccare la gola di Misty Aveva visto quella scena già
un'altra volta. Ash a South Lavender prima che riducesse la base e la
maggior parte della campagna sottostante in polvere. Vally … per favore
Dio, no …
Le braccia di Valdera erano ancora alzate verso l'alto, e anche le pale
erano ancora aperte. In quel momento le strinse. La terra tremò.
"ULTIMO TUONO BIANCO!"
Misty non capì cosa glielo fece fare, ma esplose in avanti, afferrando i
pugni chiusi di Valdera nelle sue mani. Per un lungo momento sembrava che
Misty stesse guardando uno specchio, tenendosi le mani col suo riflesso.
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza. Falla
arrabbiare, devo ucciderla, non sarò mai libera, ho bisogno di essere me
stessa, devo spezzare la profezia, mi odio, mi ucciderò, devo vivere per
essere libera …. Che succede, mi sta tenendo le mani, non dovrebbe farlo,
mi ricorda Ash, Ashura, Ash …
Sgranò gli occhi e il mondo cambiò.
E all'improvviso c'era Ash davanti a lei, che le teneva strette le mani fra
le sue. Ma non era l'Ash di adesso, era un Ash più giovane, I capelli neri
non gli cadevano sopra gli occhi, il suo viso sanguinava in seguito a vari
tagli, il suo mantello era così malconcio che sembrava cadere dalla sue
spalle ad ogni momento.
Tutto intorno, gli edifici stavano crollando e cadendo, molti di loro erano
in fiamme. Era Celadon City. Ma non era ancora stata completamente
distrutta. Davanti a loro stavano tre uomini che indossavano lunghi mantelli
con cappuccio del colore della terra.
"So che non ti piaccio, so che mi odi, ma devi ascoltarmi!"
Il suo stomaco si rivoltò con sentimenti contrastanti. Finalmente la sua
bocca si aprì di sua spontanea volontà. "Perché sei venuto qui,
Ashura? Questa è la mia battaglia e devo finirla!" Le sue mani
cercarono con forza di liberarsi ma lui non la lasciava andare.
"Lasciami!" Misty sentì all'improvviso un dolore lancinante
mentre l'elettricità usciva dalle sue mani. "O ti ucciderò come ho
ucciso qualunque altro idiota dell'esercito di Rocket!"
Ash trattenne il fiato mentre l'elettricità passava nelle sue mani e fu
abbastanza per distrarlo così che lei potesse sollevarlo e buttarlo di lato
con violenza. Si voltò verso i suoi aggressori. "Allora, dove
eravamo?"
L'uomo col mantello nel mezzo scosse la testa. "Avresti dovuto
ascoltarlo, ragazza." La sua voce era profonda e aveva un tono che
sembrava presagire guai. "Potrai anche avere uno straordinario talento
naturale per gli elementi, ma sei ancora una pivellina." I suoi occhi
brillarono di un marrone malvagio. "Farò tutto da me piccola puttana e
magari mi divertirò con te più tardi."
La sua figura in mantello brillò come i suoi occhi e all'improvviso sentì
un dolore dentro la testa come non ne aveva mai sentiti prima. Pensava di
aver superato ogni dolore dopo aver appreso a comandare una parte del suo
elemento che era così contraria alla sua natura che le causava dolore ogni
volta che lo usava, ma sembrava che si fosse sbagliata. Cadde a terra in
ginocchio e vomitò al suolo.
"Game over, piccola maestra d'elettricità," disse l'uomo col
mantello. Sembrò guardarla con occhio critico. "Pensavo di averti più
tardi, ma pare che tu non sia proprio il mio tipo. Non importa, puoi stare
qui e morire."
Le sua mani brillarono di potere elementare. "Aculeo sotterraneo!"
Il suolo sotto di lei tremò e lei chiuse gli occhi. Era stata una stupida.
Così debole. Aveva pensato che col potere che stava acquisendo avrebbe
potuto sconfiggere chiunque. Che i giorni in cui si sottometteva a tutto e a
tutti fossero finiti per sempre. Invece, pareva che questi … Maestri di
Pokemon vestiti di marrone fossero più potenti di quanto avesse mai potuto
immaginare. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alle voci. E Ashura
l'avrebbe vista morire. Ashura…
E all'improvviso fu spinta via con forza mentre un aculeo di roccia usciva
dal suolo mancandola appena. Una macchia bagnata le finì sulla guancia
mentre rotolava via.
"NO." La voce proveniva da dietro di lei e sembrava priva di
emozioni. "Tutto quello che mi rimane sono i miei amici e non lascerò
che vi prendiate anche loro."
Si girò debolmente per vedere cosa l'aveva salvata. Era Ash che era
inginocchiato vicino all'aculeo di terra, con un lungo taglio lungo il
braccio nel punto in cui l'aveva colpito. Lui l'aveva spinta via e si ferito
per farlo. "Ragazzo, non avresti dovuto inteferire," ringhiò il
Maestro di Pokemon dal mantello marrone. Due occhi maligni brillarono di
rosso sotto il cappuccio scuro.
Che stava facendo? Pensò lei. Poteva solo combattere a mani nude, non aveva
abilità elementari sue! Questi Maestri di Pokemon lo avrebbero ucciso. Si
era appena condannato a morte!
...
Per lei
...
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza.
E tuttavia alcuni sembravano combaciare perfettamente.
...
Le loro mani si staccarono con violenza, entrambe caddero a terra di
schiena, Misty si sentiva incredibilmente stanca, non aveva più energia
dentro di sé. Per il suono del respiro affannato di Valdera era probabile
che lei si sentisse allo stesso modo … si sentiva allo stesso modo.
Il sole sopra di loro fu nascosto da nuvole nere tempestose che ripresero il
loro posto, coprendolo. E presto, anche quelle non si videro più quando il
buco che Valdera aveva creato nella cupola d'ombra si chiuse da solo come se
fosse una ferita che si era appena risanata. La oscura nebbia nei cieli
cominciò anch'essa rinnovarsi e il vento che era sparito, tornò col solito
soffiare sinistro.
Misty chiuse gli occhi. Sapeva ora. Praticamente Valdera aveva dovuto
sbatterglielo in faccia, diavolo, si era perfino picchiata da sola.
Ma ora sapeva.
Si mise seduta e sputò sul fianco del sangue che aveva in bocca. Valdera
fece lo stesso. Misty si mise in piedi a fatica e si girò, pronta ad
andarsene.
"Me ne vado ora."
Sentendo ciò, Valdera rise senza voglia. "Non ti importa più di
quello che farò ad Ashura?"
Misty scosse la testa. "Tu non puoi uccidere Ash." Scosse la testa
ironicamente. "Neanche per salvare il mondo."
Gli occhi blu di Valdera che erano anche i suoi si accesero di luce, poi
come si erano accesi, si spensero. Invece i suoi occhi si chiusero
rassegnati.
"So che non potresti mai ucciderlo," continuò Misty, "perchè
io non potrei mai ucciderlo. Perché tu sei me … e io sono te."
***
Nota dell'autore
Mi ci è voluto un po' perchè mi rivenisse voglia di scrivere di nuovo, ma
ora eccomi qui. Spero vi sia piaciuto. La prossima parte sarà l'ultima, lo
prometto. Come sempre, non sono una persona perfetta, perciò se vedete
errori grammaticali o di spelling ditemelo. (credo valga solo per la
versione inglese, per quella italiana dite a me, NdT) Cerco di correggerli
tutti ma qualcosa mi sfugge sempre. Ah, per quelle persone che si stanno
chiedendo come stia il mio fratellino, sembra che si stia riprendendo bene
dal suo attacco di Leucemia, beh ora è in convalescenza. ^_^
Ciao fino alla fine!
Nota del 20 Giugno 2001