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Autore: Shee    22/03/2007    6 recensioni
Tra brioche, missioni segrete, colpi di scena, battibecchi, sbronze inaspettate, calci e sorrisi un nuovo amore sta nascendo...
Capitolo 7: La festa, Il fiore e il "fu quasi bacio"
Dal nulla, davanti al viso, si ritrovò un piccolo fiore a cinque petali bianco, Miyu sorrise e lo prese per il gambo, facendo un mezzo inchino a Kanata.
- grazie…- disse giocherellando con il fino stelo, Kanata si appoggiò alla sua destra, girato verso di lei, che fece un passo avanti avvicinandosi.
- come mai questa…romanticheria?- domandò maliziosamente, tenendo il fiore di fronte al suo naso.
- beh…c’era quella bella pianta lì dentro…e mi è capitato fra le mani questo fiore e…-
- hai pensato di darmelo…- sussurrò avvicinandosi di più...
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ultimo capitolo, chissà perchè ero convinta di aver postato.. mi sa che io me le sogno la notte ste cose o.O', comunque... è l'ultimo xD
vi ricordate? ve l'avevo detto che non sapevo come arrivare alla fine... alla fine ho "tranciato" il fatto... d'altronde non sono sto granché a descrivere l'azione quindi un po' di azione in meno non vi farò male (non mi diverto a scrivere pezzi d'azione xDD)
beh vi lascio al capitolo che è meglio... saosao!

 

Capitolo 13: qualcosa non quadra

 

Kanata scese con un salto dall’elicottero aiutando Miyu a fare altrettanto, scesero anche Hiromi e Satoshi che diedero loro le ultime istruzioni.

- allora ragazzi, state attenti- cominciò Satoshi e Hiromi aggiunse:

- cauti, invisibili-

- rivelatevi solo se strettamente necessario- proseguì il primo, e mentre l’altra stava per aprir bocca ma Miyu irritata continuò al suo posto –avete l’occorrente per curarvi, in caso di pericoli seri dobbiamo chiamarvi…- lanciò uno sguardo a Kanata che la sostituì nelle raccomandazioni –se ce n’è bisogno sparate, loro non si faranno scrupoli-

- noi vogliamo la signora Richardson viva, altrimenti la missione è da considerarsi fallita ed inutile-

- ciò non toglie che neanche voi dovete morire, sapete che in teoria dovremmo dirvi di salvarla a costo della vita-

- ma sapete bene che noi non la pensiamo così, quindi se non ce la fate tornate anche a mani vuote o con un cadavere, racconteremo che era già morta-

- ricordatevi che la nipote è subdola e non è stupida, niente piani affrettati…- continuarono a snocciolare avvicendandosi, poi sorridendo complici li spinsero dentro il velivolo e fecero “ciao ciao” con la mano mentre quelli sbigottiti li salutavano flebilmente.

 

***

 

Da quel momento passarono anni, tre per la precisione. La signora Richardson fu salvata pressoché illesa, a parte un braccio rotto e qualche frattura qua e là, da due agenti più che innamorati. Sì perché tra quelle montagne finalmente, non solo compresero che cosa sentivano dentro, ma riuscirono anche a dirselo. O meglio fu Kanata a scatenare il tutto.

Ora, a distanza di tre anni i nostri eroi si sono ritirati dalla Mek per motivi personali, e cioè perchè, dopo un anno di fidanzamento, un anno di matrimonio Miyu aspettava un bambino, o bambina.

Ma scommetto che non siete soddisfatti.

Scommetto che vorreste tanto averli spiati nel momento più importante. Quello del primo magico “ti amo”.

Sbaglio forse?

Per voi io, narratrice pazza e sconclusionata, farò uno strappo alla regola e voleremo fino a quella bella giornata, dopo aver abbandonato i nostri protagonisti pronti alla missione.

Perché c’è qualcosa che non vi quadra vero?

Neanche a Kanata quadravano le cose a dirla tutta… ma a volte questo non può che essere un bene.

 

***

 

Finalmente l’elicottero si alzò in volo lasciandoli soli in quel posto pressoché deserto, Miyu si sfregò allegramente le mani e disse - allora… al lavoro!-

- come preferisci, cominciamo ad avvicinarci?- entrambi sollevarono lo sguardo fin su, dove si intravedeva fare capolino, tra la vegetazione, una casa imponente.

- oh caspita-

- dovremmo arrivare fin lassù?-

- non c’è una funivia vero?-

- ne dubito, Miyu…-

- mi porti in braccio?- chiese speranzosa lei, voltandosi verso di lui, che impassibile la guardò e replicò - è più probabile trovare una funivia, che però non sarebbe nostra e quindi dobbiamo andarci a piedi, ognuno con i propri, intesi?-

- uff… va bene-

Decisero che per ora avrebbero cercato un luogo dal quale cominciare la lunga scarpinata in modo da faticare il meno possibile, data la mole di strumenti che si portavano appresso.

Fatto sta che ebbero modo di girare gran parte del piccolo isolotto che la signora Richardson aveva comprato molti anni prima, e dove ora era tenuta prigioniera dalla sua stessa nipote, un fatto inquietante, non c’è che dire.

 

Il giorno dopo fu faticoso, camminarono per gran parte della giornata fino ad arrivare alla sera, stava calando il sole quando Kanata udì dietro l’angolo appena superato un grido. Un grido acuto che non avrebbe saputo ignorare ne travisare, quella era Miyu che era rimasta indietro.

Si slanciò all’indietro scontrandosi con una Miyu che stava correndo verso di lui, schiamazzando, entrambi caddero all’indietro. Si guardarono per un attimo stupiti poi Miyu, alzandosi, chiese - che diamine, sei pazzo?- si sfregò le mani sul sedere indolenzito, lui la stava guardando intontito ancora a terra.

- ehi, stai bene?- Miyu gli si accovacciò davanti mentre lui la guardava un po’ vacuo.

Non aveva reagito quando gli aveva detto che era pazzo, le aveva regalato un fiore, aveva avuto una paura immensa nel vederla in quel letto d’ospedale, quella mattina quando si era svegliato, ad un suo grido era corso indietro invece di fare ironia, e ora stava ascoltando i battiti del proprio cuore stretto all’idea che le fosse successo qualcosa di grave, con lei non era come con le altre. Qui qualcosa non quadrava.

- Kanata ti sei fatto male? Kanata!- riprese lei, il ragazzo scosse la testa e si alzò di scatto.

- sto benissimo, e non sono pazzo, mi spieghi perché cavolo hai urlato come un scema?- sbottò voltandosi e riprendendo a camminare nella luce sempre più fioca del sole dietro il mare.

- c’era un serpente, e mi ha preso un colpo, va bene?- replicò lei, poi vedendolo riprendere lo zaino e fare una smorfia di dolore si addolcì.

- che hai fatto?-

- niente- rispose quello chiudendo la mano a pugno, nervosamente, Miyu assottigliò gli occhi

- fammi vedere la mano-

- no, grazie- indietreggiò di un passo ma Miyu ne fece due raggiungendolo

- dammi la mano- Kanata non fece in tempo a dire “no” che Miyu gliela aveva afferrata e gliela stava guardando preoccupata, quella storse il naso poi commentò – troviamo il posto dove passare la notte, poi ti medico-

- posso farlo da solo- si schermì lui, lei ghignò furba

- si, come quella volta che ti sei tagliato sbucciando la patate- constatò cominciando a camminare seguita subito da Kanata.

- quella volta non conta-

- conta visto che è stato meno di dieci giorni fa-

Stancamente ripresero a camminare beccandosi di tanto in tanto, ma per quella sera Miyu non si poteva arrabbiare, se era caduto era colpa sua, e comunque vederlo e sentirlo preoccupato le aveva fatto un enorme piacere, una sorta di calore. Non era sola, anzi.

 

Avevano acceso un fuocherello, e ora stavano seduti a terra uno di fronte all’altra.

- allora, questa mano?- ridacchiò Miyu quando Kanata le porse la mano con un gesto di stizza e girandosi a guardare le fiammelle.

Poi, tra mugugni e proteste da parte del ragazzo, Miyu riuscì a fasciargli la mano dopo aver disinfettato la ferita, per quanto Kanata stentasse a capire bene il perché il tocco delle sue dita fresche annientavano in poco il dolore alla mano.

- guarirà in poco, non ti preoccupare, più che altro vedi di curarteli anche i graffi piccoli, bisogna stare attenti- Kanata annuì mestamente fissandosi la fasciatura - adesso da bravo bambino mettiti lì e prepara le cose per domani mentre prendo la roba per mangiare e faccio i panini, va bene?-

- si, mamma- Miyu gli fece la linguaccia e poi si avvicinò al proprio zaino per prendere l’occorrente, sembrava di stare in campeggio più che in missione, ma purtroppo non potevano dare nell’occhio, comunque sia contavano di arrivare alla villa entro il pomeriggio seguente e portare a termine l’incarico.

Intanto mentre lei faceva queste riflessioni Kanata stava rovistando nel suo zaino, lanciando di tanto in tanto occhiate alla ragazza che stava facendo i panini. Non l’aveva mai notato, o meglio aveva fatto finta di non notarlo, ma Miyu era così… come definirla? Non sapeva bene come la considerava al momento, era bella, dolce, irritabile, intrattabile, allegra, ingenua, permalosa, spensierata, sconsiderata… era Miyu, era sempre stata così, ma da qualche tempo a questa parte tutte queste cose, che un tempo erano state fonte di fastidio o di divertimento, ora gli sembravano quanto mai desiderabili. Non era il suo tipo, il suo era un tipo un po’ noioso, doveva essere equilibrata, seria, responsabile eccetera, ma evidentemente il tipo che si era prefissato non era lo stesso della sua mente, o, chi lo sa, lo stesso del suo cuore.

Miyu era tutto quello che mai avrebbe pensato di amare, ma in lei era qualità apprezzabili, e alla fine anche l’essere sbadata e un po’ troppo frizzante era piacevole. Un po’ più che piacevole. Ooohh va bene molto più che piacevole, amabile diciamo, o ancora di più? Oh beh... lasciamo perdere.

Sollevò lo sguardo e percepì il chiacchiericcio della ragazza che stava facendo chissà quali considerazioni, cercò di prestare ascolto per constatare che stava rimproverandolo della sua imprudenza.

- correre in quel modo! Potevamo farci più male, non è che la strada sia propriamente facile, e metti che mi rotolavi giù dalla montagna? Io da sola non continuo eh, fatti male quanto vuoi ma io ti ci porto pure morto o con le stampelle lassù con me, da sola non ci vado mica. Lavorare da sola mi piace ma lì sono in tanti, insomma…- Kanata si alzò ridacchiando per aprire i sacchi a pelo - e poi a volte non mi capisco, perché non ho mai voluto lavorare insieme ad altri? E pure tu! Altri sarebbero stati d’aiuto. Non credi? Si, insomma, avevo paura di fare danni, a volte mi è capitato ma è andato tutto benone, eppure ho continuato a fare tutto da sola!- la ragazza prese due piatti e ci mise sopra due panini, poi si allungò per prendere la frutta dallo zaino - tu che ne pensi?-

Il ragazzo prese l’altro sacco a pelo e distendendolo rispose - mi era capitato solo un’altra volta, ed era andato tutto liscio, ma in effetti avevo paura che mi potessero ostacolare. Con te è stato diverso-

- in che senso?- chiese Miyu bloccandosi nel rovistare nella borsa - come diverso?-

- l’ho accettato prima, dopo che mi sono reso conto che anche tu lavoravi qui, ovviamente, ma dopo averlo accettato ero preoccupatissimo, ero felice di avere te, di non doverti dire un’altra bugia, ma avevo paura- la ragazza riprese lentamente a cercare nella borsa e ne estrasse due arance, mentre lui si alzava soddisfatto del suo operato, si avvicinò al fuoco per attizzare le fiamme che si andavano spegnendo - anche io, ho provato le stesse cose, in un certo senso è stato terribile, in un altro bellissimo, non saprei come dirlo- la sua constatazione cadde nel silenzio, che diede ai due il tempo di riflettere su quanto avevano appena detto, lui non si era mai confidato così con lei, e questo l’aveva un po’ scosso, si sentiva più leggero, e neanche lei era solita a dire quello che provava, anche perché quello che provava quando stava in sua compagnia era meglio tenerlo per sé.

Miyu prese una bottiglia d’acqua e la posò a terra vicino al fuoco assieme a due bicchieri, poi si voltò per prendere i piatti con le cibarie, Kanata dopo aver fissato per un tempo indefinito il fuoco le si avvicinò, con l’intenzione di parlarle di quello che provava da mesi per lei, sempre che ci fosse riuscito, non era certo di averne la forza o il coraggio.

- la cena è serv…- esordì la ragazza voltandosi con due piatti sulle mani in equilibrio precario, ma si ritrovò faccia a faccia con Kanata, e, senza sapere come, si ritrovò con le labbra del ragazzo sulle sue, le arance rotolarono a terra con un tonfo ovattato.

Kanata si staccò da lei, che immobile lo fissava, le osservò la bocca dischiusa, gli occhi sorpresi e sgranati, le sopracciglia alzate per l’improvvisata, le gote arrossate, poi non si accorse nemmeno di quello che successe, solo dopo la sua mente gli rimandò immagini al rallentatore di quegli attimi.

Qualcosa negli occhi di Miyu cambiò, si mosse, azionando mille altri ingranaggi che la portarono a lasciar cadere i piatti, mentre i panini facevano la fine delle arance, e avvolgere le braccia attorno al collo di Kanata, baciandolo. Lui la strinse di più, le mani sulla sua schiena come a comunicarle mille parole che non sapeva dirle.

Inutile dire che per quella sera la cena fu saltata a piè pari, e giunsero senza mezzi termini al dessert.

 

E un anni dopo, una mattina, Miyu si svegliò, entrò in cucina trovando il tavolo apparecchiato, una grossa brioche al centro, Kanata in piedi appoggiato con il fondoschiena al mobile della cucina, leggermente impacciato. Guardarla o no?

Miyu si sedette con un’espressione assieme curiosa e furba, e lui dopo un attimo di esitazione fece altrettanto.

- a cosa devo questa… ehm… brioche gigante? È il mio compleanno? Ma ancora più importante… è alla crema o al cioccolato?-

Kanata prese un coltello rispondendo - entrambe… metà e metà…insieme- detto questo diede a Miyu la parte alla crema e lui prese quella al cioccolato.  Miyu con un mezzo sorriso, ora anche il suo un po’ impacciato, si verso del cappuccino e ma nessuno dei due cominciò a mangiare. Kanata sospirò ed esordì con la voce un po’ tremante.

- so che queste cose si fanno di sera… di solito… in un momento commovente, o in un anniversario  non so… magari in un posto elegante con davanti un’aragosta- ridacchiò, e Miyu fece altrettanto, sempre più agitata, aveva una mezza idea di quel che lui voleva…

- si, insomma… mi vuoi sposare?- chiese trattenendo il fiato, lei insicura se ridere o piangere  aggirò il tavolo, sotto i suoi occhi attoniti, e lo abbracciò facendolo quasi cadere dalla sedia. Non un abbraccio normale, ma un abbraccio da orsacchiotto, un abbraccio forte e stretto, da orsacchiotto perché gli orsacchiotti non si fanno male.

Kanata si schiarì la voce imbarazzato e divertito - non avrei ancora finito- lei si staccò da lui con gli occhi lucidi e un mezzo sorriso tratteggiato sulle labbra, si sedette sui propri talloni a terra, allora lui scansò la sedia e incrociò le gambe sedendosi, poi infilò una mano in tasca con fare misterioso, si schiarì la voce - dicevo… mi vuoi sposare?- e tirò fuori un piccolo anello d’argento con due piccoli luccichii preziosi incastonati - prima me n’ero scordato- disse sorridendo e porgendole una mano. Lei la accettò e lui dopo averle infilato l’anello al dito si alzò e la attirò a sé.

- era un sì quello di prima?- lei scoppiò a ridere tra le sue braccia e gli posò un bacio a fior di labbra e un pugnetto sul braccio, rispondendo che - tu che dici? Certo che era un sì!-

 

Non so come chiamarmi: ora che sono certa che non muori (xD) mi dici perchè ti sei messa a ridere così? xD anche a me veniva da ridere ma lo scopo non era esattamente quello xDDDDD

Sakura Hime:grazie^-^ com'è andato questo? a me non garba più di tanto... xD l'inizio delle mie fanfiction è sempre meglio della fine xDDD

  
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