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Autore: beba7    06/09/2012    1 recensioni
Storia classificatasi prima nel concorso "Twilight vs Harry potter Contest"
Il personaggio centrale è Athenodora, personaggio secondario in Twilight.
"Fuoco. Sentiva solo il fuoco attorno a sé, tutto le bruciava terribilmente e il dolore era insostenibile. Una vampata proveniente dal braccio destro le spezzò il fiato.
Athenodora cercò di fare leva sul braccio per sollevarsi ma scivolò sul terreno caldo e umido. Non aveva forze e si sentiva terribilmente debole, come se tutto il sangue le fosse stato succhiato via.
Cercò nuovamente di sollevarsi ma una fredda mano la costrinse a terra. Voltandosi spaventata verso quella nuova presenza riuscì a vedere come il taglio, che si era inflitta al polso, aveva raggiunto le vene. Molto del suo sangue ora stava fluendo lentamente dal braccio al pavimento sotto di lei. "
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, James Potter | Coppie: James/Lily
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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When love dies

Nickname autore (sul forum e su EFP in caso di differenze): beba7
Titolo: When love dies
Pairing: Athenodora/ James Potter; James Potter/Lily Evans
Rating: Arancione
Retrizioni scelte: 1) utilizzare questa frase: Smettere di amare per paura di soffrire è come smettere di viver per paura di morire. 
2) devi inserire questo oggetto: ciondolo 
3) Devi ispirarti a questa canzone ---> Your fault di Plain White T's 

Restrizione obbligatoria: Usare il personaggio di Athenodora  
Genere: Generale; Malinconico
Avvertimenti: AU; Cross-over;One Shot; OOC
NdA: Su Athenodora ho fatto una piccola ricerca e non c’erano molte informazioni, anzi, praticamente nessuna. Qui è descritta durante il periodo della trasformazione e mi sono permessa di inventarmela di sana pianta rispettando un paio di cose che ho trovato (capelli biondi, moglie di Caius… credo basta). Ah, il periodo è dal 1976 circa al 1983 (cioè gli anni della prima guerra magica contro Voldemort) Le parti con le citazioni sono evidenziate in corsivo. Per la canzone mi sono ispirata un po’ al senso generale e ho trascritto un paio di frasi.

La storia si è classificata prima nel concorso "Twilight vs Harry Potter - Contest" giudicato da Luna Ginny Jackson.

When Love Dies

Fuoco. Sentiva solo il fuoco attorno a sé, tutto le bruciava terribilmente e il dolore era insostenibile. Una vampata proveniente dal braccio destro le spezzò il fiato.
Athenodora cercò di fare leva sul braccio per sollevarsi ma scivolò sul terreno caldo e umido. Non aveva forze e si sentiva terribilmente debole, come se tutto il sangue le fosse stato succhiato via.
Cercò nuovamente di sollevarsi ma una fredda mano la costrinse a terra. Voltandosi spaventata verso quella nuova presenza riuscì a vedere come il taglio, che si era inflitta al polso, aveva raggiunto le vene. Molto del suo sangue ora stava fluendo lentamente dal braccio al pavimento sotto di lei.
Un’altra fitta di fiamme le fece chiudere gli occhi e in un impeto di dolore cercò la pallida mano che l’aveva toccata. Appena la trovò, poco sotto la sua spalla, le conficcò le dita nella carne giusto in tempo per sentire l’incendio estendersi  dalla parte superiore del corpo al torace.
Il respiro le iniziava a mancare, come se non riuscisse a prendere aria in quell’inferno di fuoco. Gettò la testa indietro, per allontanare il viso dal petto incandescente e cercare di respirare ma sentiva di stare per perdere il controllo dei polmoni, riusciva ad inspirare solo dalla bocca ma in maniera sempre più veloce e incontrollata.
Provò a vedere la persona che l’aveva afferrata alle spalle ma la vista le si stava annebbiando sempre di più rendendola ormai cieca a ciò che avveniva poco distante da lei.
“Questa volta è davvero finita” pensò Athenodora cercando di rilassarsi contro gli spasmi di dolore, troppo forti per poterla far muovere o gridare. Pensò a James e quasi inconsciamente portò la mano alla collana che indossava al collo, strinse il ciondolo tra le dita e, ignorando il dolore che questo le provocava, chiuse lentamente gli occhi.

Sembravano passati pochi secondi quando percepì di nuovo i suoi pensieri. Concentrandosi riuscì ad avvertire anche il suo corpo: poteva sentire ogni muscolo, ogni fibra nervosa, ogni centimetro di pelle. Doveva essere morta a quello che ricordava. Ma i morti potevano ricordare o pensare?
Mandò al suo cervello il messaggio di alzare l’indice della mano destra e poté avvertire i muscoli tirare. Appena abbassò il dito si produsse un suono secco e metallico. Aprì gli occhi sorprendendosi del fatto che riusciva a vedere.
Voltando la testa a sinistra, oltre all’oscurità della stanza, riuscì a vedere una parete a piastrelle bianche coperta da armadietti di metallo ed una piccola bacheca in sughero straripante di fogli. Poco più sotto si trovava un mobile con tre confezioni di guanti monouso e un lavandino.
Athenodora si sollevò senza fatica ma sbatté la testa contro una grossa lampada da ospedale. Non ci avrebbe fatto neanche caso se non fosse stato per il rumore della plastica che si deformava e cadeva a terra. Si toccò la fronte togliendosi un paio di schegge di vetro ma non trovò nessuna traccia di sangue quando si guardò la mano. Scese da quello che sembrava una barella di metallo evitando i vetri a terra e si avviò verso lo specchio in fondo alla stanza.
Constatò che era nuda e il terrore le attraversò la mente, cosa le era stato fatto?  E dove si trovava?
Dando una rapida occhiata alla stanza che si rifletteva sullo specchio vide altre barelle come la sua. Quella un po’ più grande, da dove si era da poco alzata, era al centro della stanza, un telo verde coperto da schegge di vetro era per terra. Di fianco alla barella si trovava una piccola scrivania.
Athenodora si avvicinò prendendo una cartella clinica

Athenodora Raven
16 anni
Nata il 28/07/1960
Deceduta il 14/10/1976
Cause del decesso: dissanguamento
Segni particolari: lacerazione da taglio al polso destro e piccole cicatrici sul collo, segno di un morso poco recente. E’ stata ritrovata con il pugno sinistro chiuso, all’interno del quale si trovava un ciondolo a forma di cuore con un fiore nel mezzo
CASO ARCHIVIATO PER SUICIDIO

 

-Dottor Davis, ma è assolutamente sicuro della sua diagnosi sulla ragazza?- una voce maschile fece saltare in aria Athenodora che riuscì a mettere i fogli a posto e a nascondersi poco prima che due uomini entrarono nella stanza.
-Ragazzo, sei ancora un giovane studente di medicina. Fidati di me, questo è il solito caso di una giovane ragazzina borghese annoiata della vita. Non esiste motivo per fare una autopsia. E’ evidente il motivo per cui è morta: un taglio secco ai polsi e via-
-Ma Dottore… -
-Passami la cartella clinica di quella ragazza, Forrest-
-Dottore… credo che abbiamo un problema- disse il giovane porgendo al Dottor Davis i fogli di Athenodora.
Il Dottor Davis si voltò verso il suo nuovo specializzando chiedendosi come mai più passavano gli anni più gli studenti diventassero indisciplinati e impertinenti. Purtroppo, almeno per questa volta doveva dargli ragione, avevano davvero un problema: il corpo della ragazza non c’era più.
Subito ordinò al giovane Forrest di chiamare la sicurezza e di non toccare nulla. Appena il ragazzo si voltò venne bloccato da altri due uomini che erano rimasti nascosti per tutto il tempo.
Athenodora si coprì la bocca per non farsi sentire quando il più grosso dei due sconosciuti prese per il collo Forrest e lo lanciò dall’altra parte del laboratorio, vicino al suo nascondiglio. Il dottore era stato invece colpito al ventre dall’altro sconosciuto con un vetro e ora stava agonizzando in un lago di sangue.
La cosa spaventosa era che il tutto non era durato più di qualche secondo. I due medici non avevano fatto in tempo neanche ad emettere delle urla da tanta era stata la rapidità e violenza dei loro aggressori.
-Avresti fatto meglio ad ascoltare il tuo assistente, Dottor Davis- disse il più giovane dei due aggressori chinandosi sul quell’uomo che lo guardava pietrificato mentre si toglieva lentamente un guanto e intingeva la mano nel sangue.
Athenodora era rimasta rannicchiata dietro un mobile per tutto il tempo e aveva il terrore di muoversi ed essere scoperta.  Il ragazzo al suo fianco non si muoveva più e le sue gambe avevano assunto una strana e macabra angolazione. Gli occhi del giovane erano inespressivi e un piccolo rivolo di sangue gli colava piano fuori dalla bocca.
L’uomo che lo aveva lanciato si avvicinò al ragazzo allontanandolo con la punta della scarpa da Athenodora che non riusciva a staccare gli occhi dal volto squadrato e pallido di quello che sembrava una parete di roccia più che un uomo. Il ghigno che aveva sul volto e i suoi occhi scarlatti fecero retrocedere la ragazza fino al muro.
-Trovata!-

 

-Trovata!-
Athenodora allungò la mano afferrando un bisturi che era volato a terra durante l’omicidio di Forrest e cercò di colpire il suo aggressore ma appena la pelle dell’uomo toccò la lama, questo si sgretolò all’istante lasciando nelle mani della ragazza solo il manico dello strumento.
Come un riflesso incondizionato Athenodora si toccò il fianco destro, dove abitualmente teneva la bacchetta in tasca, ma si accorse con orrore di essere nuda ed inerme.
-Cerchi questa?- le disse il ragazzo più giovane alzando la bacchetta della ragazza in aria con la mano libera, ma sempre concentrato su quel fiume rosso che si espandeva sempre di più.
Athenodora corse verso di lui cercando di graffiargli le braccia per raggiungere la bacchetta ma venne fermata dall’altro individuo e, poco prima che iniziasse a gridare, venne soffocata da quell’enorme mano che gli premeva sulla bocca
-Ora starai calma e tranquilla e per un po’ farai quello che ti diciamo noi. Passale dei vestiti, Felix, per favore- disse quel ragazzo nascondendo la bacchetta sotto la giacca nera .Osservandolo più da vicino Athenodora constatò che era anche fisicamente attraente con quel suo sguardo scuro che faceva da contrasto alla carnagione diafana e ai capelli corti e biondi. Il tutto gli conferiva un’aria di mistero e pericolo ma allo stesso tempo di cieca fiducia, probabilmente da altri sarebbe stata definita come follia, che non le avrebbero fatto nulla di male, lui e Felix.

Per la ragazza fu estremamente difficile concentrarsi sui vestiti che le aveva consegnato Felix, mossa dall’imbarazzo di essere stata vista nuda da due sconosciuti e da quella situazione da incubo.  
Le venne alla mente come era iniziata quella situazione: la causa scatenante era in quel lurido verme che non aveva nemmeno avuto il coraggio di scaricarla lasciando l’ingrato compito al suo fedele cagnolino, Sirius Black. Era stata una delle tante vittime del fascino di James Potter e questa era la cosa più umiliante. Ancora adesso, anche se quei ricordi sembravano lontani secoli, poteva avvertire la rabbia salirle al cervello quanto pensava a come tutto era finito.
Provò la stessa vampata di smarrimento e angoscia che aveva avvertito quando Sirius le si era avvicinato in Sala Grande dicendole che James intendeva chiudere il loro rapporto. Al termine delle lezioni, il giorno dopo, si era diretta dove era sicura di trovare sia Potter che Black. Come al solito stavano perdendo tempo sotto l’albero nel Cortile di Trasfigurazione.
James, pavoneggiandosi da stupido con un boccino che si era nascosto alla fine dell’ultimo allenamento,  si scompigliava i capelli come al solito.
Appena Athenodora arrivò davanti ai Malandrini, così amavano farsi chiamare quella banda di spiantati, James lasciò andare il boccino per riprenderlo a pochi centimetri dal naso della ragazza, balzando in piedi.
-Athy, ti voglio bene. Seriamente.- insistette lui ad uno sguardo incredulo della ragazza –Ma non puoi capire. Io sono uno spirito libero e mi sento come un cervo in gabbia quando in realtà dovrei solamente correre spensierato tra i prati- rise lui prendendo la ragazza per le spalle e avviandosi verso l’interno della scuola. Mentre si avviavano Athenodora poteva sentire le risatine nervose di Peter Minus e i latrati sguaiati di Sirius Black a quella battuta che, a quanto sembrava, doveva essere molto divertente.

Ecco, una cosa che la faceva infuriare erano le persone bugiarde e poco chiare, sfortunatamente James lo era sempre stato. Aveva lasciato fare il lavoro sporco al suo migliore amico e le aveva fatto fare per l’ennesima volta la figura della cretina davanti agli altri ma ora la tratteneva sentendosi in dovere di darle mille spiegazioni riguardo alle vere motivazioni della loro rottura, quando era chiaro che il motivo era solo uno: Lily Evans.
Anche se era un bambinone pieno di sé e doveva sempre dare la parvenza di bello e dannato, anche se ogni secondo sentiva un pezzo del suo cuore sbriciolarsi al suolo, Athenodora non riusciva ad arrabbiarsi seriamente con James perché capiva che il sentimento che provava per Evans era sincero e non ci sarebbero state lacrime, liti o urla che gli avrebbero fatto cambiare idea. L’unica soluzione razionale, da buona Corvonero, era quella di rassegnarsi all’inevitabilità che, il sentimento che James provava per lei, neanche lui si comprometteva chiamandolo amore, era terminato.

-Hey ragazzina, ti muovi là dietro?- ringhiò la voce di Felix dietro una tendina chirurgica verde, l’unica cosa che aveva trovato per coprirsi dagli sguardi di quei due ragazzi.

Da quello che sapeva era morta, o almeno, ci aveva tentato ma i risultati non dovevano essere quelli sperati visto la sua condizione attuale a meno che non si trovasse in una specie di limbo tra paradiso e inferno.
La cosa che la sorprendeva maggiormente non era trovarsi in un obitorio, aver scoperto che sotto gli altri teli verdi si nascondevano dei cadaveri, l’arrivo di quei due esseri spaventosi o il fatto di essere la testimone diretta di due omicidi e non capire il come avesse fatto a trovarsi in questa situazione. La cosa strana era che non avvertiva il benché minimo senso di terrore o ribrezzo per tutto quello e per le sofferenze dell’ancora sanguinante Dottor Davis, ma ne era attratta.
Dopo essersi vestita mosse alcuni passi verso il lago di sangue che si era formato a terra. Poté vedere Demetri, aveva sentito Felix chiamare così l’altro ragazzo, che iniziava a sorriderle e si alzava premurandosi di non sporcare il suo completo nero con la mano sporca di sangue. Appena fu a pochi centimetri dalla ragazza allungò l’indice e Athenodora si allontanò disgustata ma venne trattenuta da Felix.
Appena avvertì sulle labbra il calore e l’odore del sangue di quello sconosciuto trasalì e le leccò allo stesso tempo. Poteva percepire come, pur facendole ribrezzo, ne desiderava ancora. Demetri scoppiò a ridere quando Athenodora avvicinò il volto alla mano  del ragazzo leccandone il palmo
-Buono?- disse lui alzando un sopracciglio
-Disgustoso- rispose la ragazza con una smorfia. Si ricordò poi dell’essere inerme sul pavimento e ci si avventò sopra con una furia che sorprese entrambi i ragazzi.
Athenodora sentiva solo le urla del dottore mentre gli mordeva il collo e il sangue che le scorreva sul volto creando una maschera orribile e inquietante.
-Manca del tutto di eleganza e grazia- commentò Demetri pulendosi la mano sul muro e infilandosi il guanto di pelle.
-Perfetta per Caius- rise Felix.

 

Erano passati un paio di mesi da quando Athenodora si era risvegliata morta in un obitorio. Ancora non le erano chiare alcune dinamiche e il pensare a quella frase la divertiva parecchio, anche perché era una delle poche cose certe. Dopo un viaggio interminabile e privo di fatiche giunsero a Volterra dove venne accolta gioiosamente da Aro. Ecco, lì iniziava la parte critica dei suoi ricordi.
Ricordava che Aro le aveva rivelato che era diventata un vampiro con una leggerezza tale da non essersi accorta di stare sorridendo. Dopo un paio di minuti aveva scoperto che Demetri si trovava a Hogsmeade quando l’aveva vista tagliarsi i polsi e ne aveva approfittato trasformandola in quella che era adesso. Sfortunatamente per lui, era stata trovata da delle persone per bene che l’avevano portata in un lontano ospedale babbano dove, dopo giorni di sofferenze, era morta. Demetri  si era dovuto mettere in viaggio con Felix per ritrovarla e portarla al cospetto dei Volturi. Ed era quello che aveva fatto.
Durante il viaggio Athenodora aveva chiesto più volte a Demetri se poteva restituirle la bacchetta ma non aveva mai ricevuto risposta e quella preziosa arma era rimasta nascosta nella tasca interna della giacca del biondino.
Ora però la bacchetta si trovava in mano ad Aro che, vestito in abito da cerimonia, la porgeva ad Athenodora invitandola a compiere una semplice magia.
Appena impugnò la propria bacchetta Athenodora si sentì invincibile, avvertiva l’energia delle corde di cuore di drago percorrere il legno di noce fino alla sua mano. Formulò solo mentalmente la formula “Wingardium Leviosa” e la bacchetta, smaniosa di accontentare la proprietaria dopo un lungo periodo di inattività, fece sollevare in aria il pesante trono alle spalle di Aro.
Da tutta la sala si levò un bisbiglio di stupore mentre il trono scuro fluttuava tra le colonne di marmo.
-Eccellente, bravissima. Davvero strabiliante- commentava Aro in estasi mentre la ragazza terminava l’incantesimo e ne eseguiva altri tra cui creare una lieve brezza che smosse i pesanti tendaggi che oscuravano le grandi vetrate o trasfigurare il guanto di Caius caduto a terra in una farfalla rossa e nera.
Da quel giorno Athenodora venne inserita nella stretta cerchia dei fedelissimi servitori di Aro.

Passarono diverse settimane durante le quali Athenodora venne addestrata a controllare il suo nuovo essere e a cacciare. Felix le spiegò come attirare delle persone sole, condurle in luoghi poco visitati e lì attaccare senza lasciare tracce.
Tra i Volturi però si avvertiva una certa frenesia non collegata alla sete. Jane aveva espresso molte perplessità circa la decisione di Aro e Caius di muoversi tutti da Volterra in Inghilterra. Non riusciva a capire cosa ci fosse di attraente in una città uggiosa e grigia, dove la gente era troppo occupata a correre da una parte all’altra presa da mille impegni. Inoltre, ogni volta che si avventuravano nel mondo magico avvertivano una strana sensazione di tensione dovuta all’ascesa dei Mangiamorte. Già quando frequentava Hogwarts aveva sentito parlare di questi personaggi e delle loro idee sulla purezza di sangue, ma allora non si trattava che di piccoli bulli di classe. Ora si bisbigliava il loro nome per le strade di Diagon Alley e si temeva il loro arrivo come quello di una catastrofe imminente.

 

Jane poteva dire ciò che voleva ma il sangue degli inglesi non era così male, pensò Athenodora, e le battute di “caccia” con Demetri erano di una semplicità disarmante. In solo una settimana erano riusciti a essere ammessi all’Aberdeen University e ad entrare in una numerosa cerchia di giovani matricole spacciandosi per cugini. Con quel bell’aspetto convincere il gruppo a fare una festa nella loro tenuta estiva era stato anche fin troppo facile. Erano arrivati in una ventina, carichi di birre e vivande.
Appena entrarono nell’ampio salone d’ingresso Alec corse giù dalla preziosa scala in marmo che portava al piano superiore e si avvicinò preoccupato a Demetri. Aveva gli occhi neri dalla sete e fissò per un attimo una ragazza mora che aveva scoperto il collo mentre si svestiva dal giubbotto.
Demetri e Alec si appartarono in un angolo e parlottarono per pochi secondi mentre Athenodora presentò il più piccolo come il fratello minore del biondo e successivamente condusse gli ospiti nel salotto adiacente all’ingresso.  Mentre tutti continuavano ad osservare le scrivanie antiche, i drappi, le sedie in stile medievale e l’enorme lampadario in cristallo che copriva quasi tutto il soffitto, Athenodora sgattaiolò fuori chiedendo ai due vampiri cosa stesse accadendo.
-Ci sono degli ospiti- disse Alec indicando con lo sguardo le stanze al primo piano. –Hanno voluto assolutamente vedere Aro. Non sappiamo come abbiano fatto a trovarci. Marcus ha detto di iniziare, loro arriveranno tra poco-
Una ragazza già mezza ubriaca aprì la porta scorrevole di vetro che Athenodora aveva chiuso quando era uscita e iniziò a tirare Demetri per il braccio pregandolo di fare il gioco della bottiglia con lei. Il vampiro scambiò un sorriso ironico e una alzata di spalle con Athenodora prima di dirigersi verso la stanza seguito dagli altri due.
Alec si era seduto da poco sulla sua poltrona preferita, quella vicino al camino, in cerca della vittima perfetta quando le porte vennero aperte da Felix che urlò allegramente poco prima di dare inizio alla cena -E’ qui la festa?-

Dopo che anche Marcus e Caius si furono saziati decisero di convocare tutti nello studio di Aro per conoscere i nuovi arrivati.
Poco prima di entrare Athenodora venne fermata da Caius che le pulì con un fazzoletto l’angolo della bocca, leggermente sporco di sangue.
-Rispetto alle prime volte siete molto migliorata. Ho sentito Felix raccontare delle storie particolarmente divertenti  sulle vostre battute di caccia. Siete diventata una esperta nel trovare potenziali prede- sorrise lui guardandola negli occhi. Athenodora per quanto ci provasse non riusciva a sostenerne lo sguardo, non sapeva se per il fatto che lei era una sua sottoposta, per quegli occhi così penetranti o per quella strana cortesia e tranquillità che sembrava riservare solo a lei. Tutto in Caius la metteva in disagio ed era sicura che sarebbe vistosamente arrossita se avesse avuto ancora delle gocce di sangue nelle vene.
-Faccio ancora fatica a controllarmi però- disse la ragazza portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio
-Oh, siete ingiusta. Dovete capire che non siete ancora abituata a questa condizione. Io durante i primi anni dopo la trasformazione ho rischiato di estinguere una intera popolazione, conoscete i Nara? No? Beh, la cosa non mi sorprende, cosa posso dire? Ops, avevo fame!- ad uno sguardo sconcertato di Athenodora si affrettò poi ad aggiungere –Se la cosa vi può essere di conforto erano di scarso interesse, non è stato fatto un enorme danno!  Forza, entriamo, stanno aspettando solo noi- concluse lui aprendole galantemente la porta e accompagnandola dentro la stanza posandole una mano sulla schiena.

Lo studio di Aro aveva un soffitto riccamente decorato e le pareti possedevano dei piccoli dettagli più chiari visibili solo quando una intensa luce illuminava la stanza. Allora si potevano notare dei fini arabeschi ad intervalli regolari.
All’interno della stanza Aro, con il suo solito completo nero, stava parlando con altre tre persone.
-...Credo che quindi potrebbe essere vantaggioso anche da parte vostra partecipare.- disse un uomo dall’aspetto terrificante ad Aro. Aveva la pelle stranamente diafana, ma non quasi eterea come quella dei vampiri, dava l’impressione di essere stata usata molte volte e che fosse sul punto di staccarsi dal quel corpo come le scaglie di un serpente. Gli occhi di colore tendente al rosso, il viso scavato e una voce lenta e composta conferivano a quel personaggio l’aspetto di un vampiro ma il suo odore, anche se quasi impercettibile,  era inequivocabile. Era ancora vivente.
Appena Aro si accorse della presenza del resto del clan allungò la mano verso il suo interlocutore e disse, come per concludere il discorso, che era contento della sua visita ma ora doveva parlare con gli altri. L’uomo sbarrò gli occhi e disse, mascherando a fatica l’irritazione per essere stato trattato sgarbatamente -Quindi? Posso contare sul vostro aiuto?-
- Tom, dovresti sapere che queste vicende non ci interessano, e meno ancora ci preoccupa il tempo. Non avere fretta. Se ci rivedremo di nuovo potrai stare certo che comprenderai da quale parte abbiamo scelto di stare. A presto- concluse Aro rimanendo immobile come una statua fissandolo negli occhi fino a che Tom non si decise a stringere la mano del vampiro e chiamare le due persone alle sue spalle
-Yaxley, Crouch... andiamo!-
Appena Tom si fu allontanato dalla tenuta, Aro prese per primo la parola sedendosi alla sua scrivania
-Avete fatto un buon banchetto? Si sono sentite le urla fino a quassù. Ma parlando di ciò che mi preme maggiormente: vi ho fatto convocare tutti qui perchè credo sia giusto che presenziate al colloquio che faremo io, Marcus e Caius. Ma partiamo dal principio. La persona che avete visto adesso andare via si chiama Tom Orvoloson Riddle, non vi dice nulla?- ad un cenno di diniego del gruppo proseguì –e se vi dicessi Lord Voldemort?-
Athenodora spalancò gli occhi –Certo che lo conosco, ovviamente non di persona. Ha la fama di essere un potente Mago Oscuro. Che Merlino ci faceva qui?-
-Sta iniziando un guerra nel mondo magico...- disse Marcus
-...e a noi è stato chiesto di partecipare- concluse distrattamente Caius osservando il quadro di un campo di battaglia.

Aro spostò lo sguardo sui suoi tesori, così amava definire nella sua mente quei vampiri con abilità particolari, diversi dagli altri.
Essi erano il meglio del meglio in fatto di combattimenti e avrebbero potuto decidere le sorti di una guerra. –Sarà bene partecipare?- disse rivolto più a sé stesso che agli altri.
-Certo che si- rispose prontamente Caius distogliendo lo sguardo dal dipinto –Sono anni che aspettiamo degli eventi del genere. Si tratta di una guerra tra mortali e non dovrebbe essere difficile avere la meglio, anche se sono dotati di particolari capacità - aggiunse in fretta rivolgendosi verso Athenodora –Sarebbe stupido non partecipare dopo anni di inattività e ozio. Sono stanco di osservare il mondo dalla finestra- si era avvicinato ad Aro e mentre parlava assumeva sempre più un tono concitato, come se non ci fosse tempo da perdere e come tutti quei dibattiti fossero inutili.
Marcus mise una mano sulla spalla di Caius calmandolo di poco e disse in tono mite –Aro, Caius ti ha già dato la risposta alla tua domanda. Si tratta di una guerra tra maghi mortali e noi non facciamo parte di nessuna delle due categorie. Io proporrei di tornare a Volterra e aspettare il corso degli eventi. Poi se la situazione dovesse richiedere il nostro intervento, allora potremo riparlarne-
-Tornare a casa? Aspettare? Riparlarne? Ecco, proprio di questo parlavo. Siamo stati troppo tempo chiusi nei nostri bei saloni che adesso prendiamo paura al pensiero di intervenire attivamente in qualsiasi cosa. Ma insomma Aro, anche se siamo vampiri, esistiamo. Non dovremmo nasconderci ma fare ciò per cui siamo stati creati cioè uccidere- disse Caius alzando il tono di voce
-Caius!- disse Marcus in tono fermo –Stai abbassando la nostra condizione al semplice cacciare e nulla più, come se fossimo uguali a degli stupidi animali con processi cognitivi nulli. Siamo dotati di cervello e di ragione oltre che di moralità, e la mia mi impone di non essere coinvolto in faccende del genere.-   
Dopo una lunga e accesa discussione, Aro riuscì a trovare una proposta che potesse mette d’accordo sia Marcus che Caius. Rimanere in Inghilterra monitorando la situazione e, dopo un anno, riconsiderare la proposta di Lord Voldemort.

Dopo una decina di mesi da quella discussione Caius decise di inviare Felix, Demetri e Athenodora a Lestrange Castle, il quartier generale delle forze oscure. Rimasero lì per un paio di settimane durante le quali assistettero alle brevi riunioni dei Mangiamorte e agli ordini impartiti da Voldemort sulle nuove tattiche di guerra. Athenodora aveva preso l'abitudine di aggirarsi per i corridoi del castello con il lungo cappuccio del mantello calato sul volto dopo che era stata riconosciuta da un suo vecchio compagno di scuola mentre assisteva a uno dei tanti interrogatori di Bellatrix Lestrange. Si doveva chiamare Caradoc Dearborn e, se non ricordava male, era un Grifondoro. Era stato catturato durante l’ultimo combattimento e Bellatrix aveva cercato di carpire quante più informazioni possibili. Athenodora credeva di aver sviluppato uno stomaco forte ma, dopo l’ennesimo urlo agghiacciante durante una Maledizione Cruciatus, era stata costretta ad uscire dai sotterranei per sentire il profumo dell’aria fresca.
Anche mentre si allontanava verso il giardino riusciva a sentire le risate di Bellatrix mentre continuava ad infierire su quell’uomo. Athenodora era rimasta stupita non tanto dalla violenza delle torture di quella donna, ma dalla noncuranza e anzi, dal divertimento che questo sembrava procurarle.
La cosa ripugnante era che la sera successiva Bellatrix aveva lasciato la porta della cella di Caradoc aperta consentendogli quella che lui credeva fosse una via di fuga. Sfortunatamente Caradoc era riuscito a raggiungere il cancello della tenuta prima di essere divorato da Felix, attirato dall’odore di sangue delle tante ferite dell’uomo.
Il mattino dopo era stata proprio Athenodora a ritrovare ciò che rimaneva di Caradoc Dearborn e lasciarne i resti sotto un grande salice all’interno del parco del castello. Era poi salita in giardino giusto in tempo per sentire che Yaxley la cercava per conto di Lord Voldemort in persona. Nel salone erano presenti Malfoy, Bellatrix, Crouch Jr. e Severus Piton attorno al Signore Oscuro, seduto su una alta poltrona. Ai suoi piedi Felix e Demetri costringevano in ginocchio quattro ragazzi e una donna.
-Suvvia, che maniere sgarbate. Non è questo il modo di trattare degli ospiti.- disse Voldemort a Demetri e Felix che si allontanarono di qualche passo dopo averli lasciati. Felix spinse a terra, con particolare violenza, un ragazzo castano dopo aver arricciato il naso. Anche Athenodora poteva sentirne l’odore, sapeva di cane bagnato e doveva essere un lupo mannaro.
-Sirius Black, Peter Minus, Remus Lupin- continuò il Signore Oscuro, e ad ogni nome il petto di Athenodora riceveva una scossa –James Potter- Il cuore di Athenodora fece un tuffo nel vuoto, o così a lei parve, appena Voldemort pronunciò quel nome -Lily Evans- disse appena passò davanti alla ragazza dai capelli lunghi e rossi che alzò di scatto la testa guardandolo con sfida e rivelando dei brillanti occhi verdi.
-Avete combattuto con coraggio la notte scorsa ma guardate dove siete adesso. Silente vi ha abbandonati nel mezzo della battaglia lascando che i miei Mangiamorte vi catturassero senza fatica. Potrei uccidervi in pochi secondi- fece una pausa dove li guardò negli occhi uno ad uno aspettando uno sguardo di terrore che però non avvenne –ma non lo ho fatto. Ancora. Ciò che vi chiedo è semplice: unitevi a me! Unitevi ai vittoriosi e sarete ricompensati. Rifiutate, e non ci sarà più clemenza per voi e per le persone che cercate di proteggere. Cosa rispondete?- terminò fermandosi di fronte a Sirius Black che, con un ghigno, sputò un grumo di sangue sui piedi nudi del Signore Oscuro. Athenodora dovette trattenere Bellatrix che in un impeto di collera aveva sfoderato il suo pugnale e si era lanciata contro il cugino. Mentre tratteneva quella pazza contro il muro, il mantello le si slacciò cadendo a terra e rivelando i lunghi capelli biondi e la pelle pallida.
-Portateli tutti nei sotterranei. Tranne lui- disse il Signore Oscuro indicando Peter Minus che si schiacciò maggiormente contro il pavimento –Un qualcuno dovrà pur far sapere a Silente che i suoi guerrieri hanno fallito- e uscì dal salone sollevando la lunga tunica nera mentre si voltava.
Athenodora aveva lasciato Bellatrix con Minus ed era scesa subito nei sotterranei seguendo Felix. Poteva vedere Lily che guardava con odio Severus e gli urlava cose terribili, riusciva a stento a trattenere le lacrime mentre veniva portata via da Demetri. James non era riuscito più a muovere un muscolo dopo che aveva riconosciuto la ragazza e continuava ad annaspare come se stesse annegando.
I prigionieri vennero sistemati in celle separate ed Athenodora entrò in ciascuna di esse per insonorizzarle con l’incantesimo Muffliato. Appena entrò nella cella di Lily, questa smise di urlare il nome di James e incrociò le braccia al petto. Nella cella buia i suoi occhi risplendevano come gemme ma a parte questo non riusciva a capire perché avesse scelto lei. Notando lo sguardo insistente della ragazza Lily si sentì a disagio e iniziò a giocherellare nervosamente con la collanina che aveva attaccata al collo. Athenodora la riconobbe subito e mostrò lentamente la stessa copia di quella collana che gli aveva regalato James anni prima e dalla quale non si separava mai. L’unica differenza tra le due collane era il colore del fiore nel mezzo. Quello di Lily era rosso, mentre il fiore di Athenodora era nero. Alla vista della collana Lily spalancò gli occhi e fece per parlare ma Athenodora si era già chiusa la porta alle spalle dirigendosi verso la prossima cella.

-Muffliato- bisbigliò muovendo la bacchetta. Lanciò una rapida occhiata a James, ancora seduto nell’angolo, lo sguardo incredulo e spaventato, poi si diresse verso la porta. Non aveva ancora afferrato la maniglia che la voce di James la trattenne.
-Hey… aspetta!-
Athenodora si girò scostando i capelli da un lato e vide che il ragazzo si era alzato e aveva preso coraggio
-Credevo che fossi morta. Silente… Silente mi aveva detto che eri morta. Stai, stai bene?- disse dopo una breve pausa e fece per prenderle le spalle ma lei si scostò rapidamente -Capisco- disse lui allontanandosi con aria grave –Preferisco comunque così. Si, preferisco vedere il tuo odio piuttosto che saperti morta per causa mia.-
Appena Athenodora trovò la forza di voltarsi e non guardarlo più in faccia James le prese il vestito
-E’ tutta colpa mia. Ti prego Athy, ti supplico. Tieni qui me ma libera gli altri, libera Lily. Odiami, uccidimi se vorrai, ma libera mia moglie. Per favore.- Athenodora guardando le mani del ragazzo notò subito una semplice fedina all’anulare sinistro -Se ancora mi ami…- continuò lui cercando di convincerla con qualsiasi mezzo.
-Io non amo più- terminò lei uscendo velocemente e sentendo James che le ricordava un vecchio monito delle nonne babbane.
Allontanandosi il più possibile dal sotterraneo  riuscì a vedere Yaxley che accompagnava un tremante e pallido Peter Minus verso il portone d’ingresso e dargli una incoraggiante pacca sulla spalla.

Dopo pochi giorni i prigionieri erano riusciti a scappare anche se era ancora sconosciuto come avessero fatto ad aprire le celle e ottenere le vecchie bacchette. Lord Voldemort aveva ucciso di persona i due Mangiamorte che erano di guardia quella sera ed era rimasto intrattabile ed iroso per giorni. Felix aveva dovuto minacciarlo di spezzargli la bacchetta se si fosse ancora rivolto a lui come a un servo.
Un’altra notizia scoraggiò il Signore Oscuro nei giorni successivi: Severus Piton era riuscito ad ascoltare una profezia che riguardava i Potter e il Signore Oscuro. Un bambino sarebbe riuscito a sconfiggerlo. Il pensiero era ridicolo ma il Signore Oscuro non si dava pace. Non aveva mai creduto nella Divinazione ma se fosse vero? Avrebbe potuto sacrificare tutto il potere, la gloria, la forza per una simile negligenza? In fondo, uccidere un bambino non sembrava una impresa molto difficile. Nei mesi seguenti aveva provato ad eliminare il problema alla radice cercando di colpire Lily Evans ma era sempre riuscita a sfuggirgli. Prima Silente si era messo tra loro due e poi Severus Piton era riuscito a convincerlo a non uccidere la ragazza ma attendere che il piccolo fosse nato e risparmiarle la vita.
Riguardo ai tre vampiri essi avevano deciso, dopo aver scoperto della profezia, di non intervenire più in quella guerra ritornando a Volterra dal resto del clan nell’inverno 1980.

 

Athenodora era arrivata a Godric's Hollow poco prima che iniziasse a nevicare. Aveva visto una famiglia di maghi che si allontanava silenziosa e triste dal cimitero. I genitori stavano raccontando come lì fossero seppelliti James e Lily Potter e che anche grazie al loro sacrificio era terminata la guerra magica.
La ragazza si premette il cappuccio sulla fronte mentre una vecchia signora le passava a fianco sussurrando una veloce preghiera ai due sposi che riposavano in quel luogo ormai da due anni.
Aspettò che la vecchia fosse uscita dal cimitero per inginocchiarsi al fianco della lapide di James Potter e posarvi dei fiori freschi. Rimase per molto tempo immobile, la neve aveva iniziato a inspessirsi sul terreno ma lei non sentiva freddo e non sapeva come iniziare ciò che aveva da dire. Nella sua camera di Volterra le parole uscivano così fluide e chiare, qui invece era tutto triste e reale. Chiuse gli occhi sfiorando il nome di James inciso sulla pietra e immaginò di trovarselo di fronte, seduto a gambe accavallate sulla sua stessa lapide, magari mentre si dondolava come era solito fare quando si annoiava o pensava ed ad un tratto le parole le vennero.
-Ci ho provato, lo giuro. Ma alla fine non sono riuscita a partire prima. So che sono passati due anni e che è stupido parlare ad un morto. Ma anche io sono morta, eppure riesco a parlare. Allora perché tu non potresti sentirmi?
Non so neanche perché mi trovo qui, non dovrei allontanarmi spesso da Volterra ora che sto per diventare la moglie di Caius. Alla fine ci sono riuscita sai? Sono riuscita ad accalappiare il giovane rampollo con cui dicevi ti avrei tradito un giorno o l’altro.
La sera che ci siamo rivisti hai detto che smettere di amare per paura di soffrire era come smettere di vivere per paura di morire. Come ti sei ricordato questa vecchia frase? Ma forse avevi ragione, non esiste amore senza sofferenza. E’ per questo che volevo dirti che a Lestrange Castle ti ho mentito. Non è vero che non amo più ma il convincermi di questo era di gran lunga preferibile al vedere quanto tenessi a lei e come ne fossi incondizionatamente innamorato.
Quella sera ho visto e capito tutto. Il gesto estremo che ho fatto cercando di legarti a me, se non altro per senso di colpa era fallito miseramente e non ero che un altra. Hai presente quando nelle domande dei questionari si inserisce, in fondo, la parola “altro” che contiene tutto ciò che non era contemplato nelle risposte e che quindi non è neanche degno di particolare attenzione ma necessario per un minimo di pudore e rispetto verso chi compila il questionario? Ecco, io sono quel punto.
Sono venuta qui per dirti che, anche se mi sono tolta la vita per te, ho deciso di andare avanti.
Non si può tornare indietro e le cose non potranno mai essere uguali a prima
.
Ora che so no morta ho capito: pensavo che tu fossi tutto ciò che avevo, James. Ma senza di te ho ottenuto tutto questo. Gloria, bellezza, potere, ricchezza… Ed è tutta colpa tua.
Ah, anche se hai sempre avuto pessimi gusti in fatto di estetica, la mia collana era molto più bella della sua!
Addio James-.

  
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