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Autore: B Rabbit    06/09/2012    1 recensioni
Tempo or sono, una ragazza dai lunghi capelli d’ebano e la pelle bianca come la Luna fu rinchiusa in un vecchio castello in pietra, su uno spaventoso dirupo perennemente ferito dalle onde spumose del mare.
Ormai priva di qualsiasi legame di sangue, la fanciulla rimaneva chiusa in una delle stanze diroccate della costruzione, venendo picchiata ogni volta dall’uomo che l’aveva rapita.
Quando rimaneva sola, la ragazza si avvicinava alla finestra per scrutare l’orizzonte, invidiando ogni creatura libera in quel mondo che non poteva toccare.
“Dio che mi ha abbandonato, ti prego, fa che qualcuno oda il mio canto e venga a salvarmi”
Detto questo, schiudeva le labbra rosee, liberando la melodia che risiedeva in lei, impregnata di viva speranza.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tempo or sono, una ragazza dai lunghi capelli d’ebano e la pelle bianca come la Luna fu rinchiusa in un vecchio
castello in pietra, su uno spaventoso dirupo perennemente ferito dalle onde spumose del mare.
Ormai priva di qualsiasi legame di sangue, la fanciulla rimaneva chiusa in una delle stanze diroccate della costruzione,
venendo picchiata ogni volta dall’uomo che l’aveva rapita.
Quando rimaneva sola, la ragazza si avvicinava alla finestra per scrutare l’orizzonte, invidiando ogni creatura libera in
quel mondo che non poteva toccare.

“Dio che mi ha abbandonato, ti prego, fa che qualcuno oda il mio canto e venga a salvarmi”

Detto questo, schiudeva le labbra rosee, liberando la melodia che risiedeva in lei, impregnata di viva speranza.


« C’è qualcuno lì su? »

Il canto si perse nel vento. La ragazza, sospettosa, si avvicinò alla finestra e, senza esporsi, chiese:

« Chi è lì? »

Ansiosa, la fanciulla attese la risposta dello sconosciuto, contando i secondi che passavano nel silenzio.

« Ah… mi scusi! E’ solo che… sono stato attirato da quella canzone… strano, vero? »

La ragazza, incredula, si portò le mani sul viso, arrossendo felice. Con le lacrime che le pungevano gli occhi, guardò
fuori dall’unica apertura della stanza, sporgendosi in avanti.

« No, non è strano »


Dopo un anno, la sua preghiera era stata accolta dal Dio che l’aveva dimenticata.



Da quel giorno, la fanciulla continuò a cantare vicino alla finestra, aprendo le braccia al cielo, quasi volesse stringerlo a
sé, e ad ogni mezzo dì, il ragazzo emergeva dagli alberi vicini, portando sempre qualcosa da mostrare alla ragazza.
Andarono avanti così, per mesi, senza mai sfiorarsi.




« Ogni volta che ti vedo, trovo nuove ferite e lividi »

La ragazza si coprì il braccio sinistro e ritornò a guardare il compagno.

« …Tranquillo, va tutto bene »
« Ed ogni volta che te lo chiedo, tu mi sorridi così, nonostante la grande malinconia e tristezza che porti nascoste »

Abbassando lo sguardo, il ragazzo strinse il pugno con forza.

« Dovresti essere tu quella ferita, eppure continui a sorridermi »
« Scusami… »
« Non devi scusarti, non hai fatto nulla di male »

L’amico alzò il volto, i suoi occhi carichi di determinazione.

« …Forse sarò io quello che lo farà… »
« …Cosa? »
« Io ti amo, e per un mio desiderio egoistico, andrò contro l’unico tuo divieto, e ti raggiungerò »

La fanciulla sgranò gli occhi, le mani che tremavano.

« No…fermo! »

Ma il ragazzo non le diede ascolto.
Aprì con forza il portone in legno e salì le scale veloce, raggiungendo quella prigione.
Quando la vide davanti all’ingresso con le lacrime agli occhi, sorrise, e avvicinandosi a lei, la baciò.

« Tranquilla, non devi darmi una risposta, aspetterò »





“Ogni volta che canterai, io ti raggiungerò”
“Sempre”


La ragazza incominciò ad aprirsi sempre di più, invitando il giovane nella sua stanza, rimanendo abbracciati sul
letto, in silenzio.
Ogni giorno, la fanciulla benediceva quel Dio che aveva imparato ad amare, ringraziandolo per aver guidato fin a
lei quel ragazzo, attraverso il canto, suo dono.
Ma un giorno il ragazzo non venne.
Il rapitore, accortosi degli incontri, segregò la fanciulla nella sua stanza, gettando la chiave tra le spume del
mare, mentre ripeteva tra le risa le stesse parole:

« Più nessuno verrà qui per te »

La favola tanto desiderata stava per volgersi a termine.


Da quel giorno, la ragazza continuò a cantare guardando il cielo infinito, le note malinconiche intrise di speranza e desiderio
di poter intravedere almeno ancora una volta quel ragazzo sorridente che le portava qualche nuovo e strano oggetto.
Venti giorni dopo lo rivide.

« Ti amerò per sempre »

Per poi svanire tra le luci del tramonto.
Era morto.



Il Dio che amava e ringraziava le aveva strappato via la sua unica gioia preziosa che le permetteva di sentirsi libera,
dimenticandosi della gabbia che le impediva di volare.

« Quando ero con te, mi dimenticavo dell’esistenza del mondo esterno perché, per me, tu eri il mio tutto »
« Ora che ci penso, non ti ho mai detto “ti amo” »
« “Ogni volta che canterai, io ti raggiungerò, sempre”. Me lo promettesti quel giorno in cui cambiasti la mia vita, combattendo contro il mio destino »
« Da oggi in poi, continuerò a cantare, aspettando il tuo arrivo »

E come aveva promesso, la ragazza continuò a cantare.
Anche dopo la sua morte.




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Questa è la mia seconda storia originale che posto e, come la prima, è una one-shot...
All'inizio era soltanto un'idea per introdurre una fanfiction più grande, ma mentre la scrivevo... mi è piaciuta, quindi ho voluto darle una propria storia...
Spero che vi piaccia almeno un po', e che vi colpisca.
  
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