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Autore: Liberty89    06/09/2012    3 recensioni
-Egregio tuss, Sora Taivas Obloha Tiān-Kōng Lug Ouranós, sotto ordine bla-bla-bla è stata richiesta la sua partecipazione bla-bla… in una cosa?!- urlò, sconvolto e terrorizzato, mentre il suo viso si faceva pallido.
-Egregio tuss, Riku, sotto bla-bla-bla la sua partecipazione… ancora?- sputò seccato l’argenteo, buttandosi sulla poltrona. -Ma non si è ancora stufata di scrivere certe cose?- aggiunse, dopodiché continuò a leggere, impallidendo ad ogni riga che gli scorreva sotto gli occhi. -È uno scherzo? Dev’essere sicuramente uno scherzo!- gridò, oltremodo costernato. -Ps… se stai pensando ad un pesce d’aprile, ci tengo a ricordarti che qui è pieno agosto…- sussurrò citando le ultime parole della lettera.

Fic insolita in cui presenziano alcuni personaggi estranei a KH, ma non così tanti da dover segnalare il cross-over. Spero che vi piaccia!
Genere: Comico, Demenziale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Paperino, Riku, Roxas, Sora
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Loonyverso'
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Titolo: Uke: “Uh, che maa ai ciapp!”
Autore: Fly89/Liberty89
Genere: Comico, Demenziale, Erotico
Rating: Arancione
Personaggi: Sora, Riku, Paperino, Roxas, Ursula, Quina
Paring: SoxRi
Avvertimenti: AU, OOC, Yaoi, Lime, rottura della quarta parete (ovvero, i personaggi sanno di essere in una fan fiction)
Note dell’autore: Salve a tutti! Eccomi di nuovo con una fic insolita, come avrete notato dalla scheda qui sopra. Una SoraxRiku è qualcosa di difficile da attuare, però ehi, quando mi provocano io sono capace di tutto ù.ù Infatti, quest’idea non è tutta farina del mio sacco, la mia adorata fragolina di bosco <3 mi ha aiutata con la stesura, e la provocazione è giunta da un esterno del mondo yaoista che resterà anonimo. Solitamente non scrivo fic su commissione, perché mi viene difficile lavorare su un’idea che non è totalmente mia, ma con questa ho fatto un’eccezione e il gioco è valso la candela perché il risultato mi soddisfa parecchio. È tanto che non scrivo una yaoi e ho ritrovato la vecchia grinta! *ç* Ora vi lascio alla fic, buona lettura a tutti!

Ps: un grazie speciale a Ottoperotto per avermi lasciato usare l’ambientazione tipica delle sue opere.

Disclaimer: i personaggi e il contesto di questa fic non mi appartengono, in quanto proprietà rispettivamente di Square Enix e Ottoperotto. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.




Giornata tranquilla nel Mondo che Non Esiste.
Il sole artificiale creato da Vexen splendeva sulla cittadina di Illusiopolis, gettando la sua luce e il suo calore in ogni angolo. Terminato il suo turno al locale di Quina e Ursula, Sora stava tornando verso l’appartamento che condivideva con il solo Paperino, da quando Pippo si era sposato con Beatrix e quindi trasferito per forza di cose nella Categoria Final Fantasy.
Salutate due anziane e gentili signore che spesso e volentieri aveva aiutato in svariate occasioni, il castano accelerò l’andatura per arrivare quanto prima a casa per potersi riposare. Prese le proprie chiavi, aprì il portone e poi la porta dell’appartamento, trovandolo in ordine come sempre.
-Sono tornato!- annunciò al coinquilino, che sbucò dalla cucina con una busta tra le mani.
-Oh, eccoti! Com’è andata oggi?-
-Benissimo, non s’è visto o sentito nessuno con assurdi motivi per farmi i quarti flambé e ho potuto dedicarmi al locale in tutta tranquillità!- spiegò contento il ragazzo, sedendosi stancamente sul divano. -È stata davvero una splendida giornata!-
-Sono contento per te!- replicò sincero il papero, prima di porgergli la busta che ancora stringeva tra le piume. -È arrivata questa, non so cosa sia, però sembra importante visto che è sigillata col simbolo dell’Autrice.-
-L’Autrice?!- esclamò Sora, prendendo subito la lettera e aprendola in pochi secondi per poterne leggere il contenuto. -Egregio tuss, Sora Taivas Obloha Tiān-Kōng Lug Ouranós, sotto ordine bla-bla-bla è stata richiesta la sua partecipazione bla-bla… in una cosa?!- urlò, sconvolto e terrorizzato, mentre il suo viso si faceva pallido.
-Ehm… è così grave la situazione?- osò domandare Paperino, scrutando il ragazzo.
-Non è la prima volta che vengo “reclutato” per questa tematica, ma la situazione…-
-Prova a continuare a leggere, magari trovi un lato positivo…-
-La fai facile tu… vediamo…- sospirò il custode, proseguendo nella lettura. -Oltre a lei è stato contattato anche… mh… oh!- fece ad un tratto, prima di continuare a scorrere lo sguardo con maggior interesse. -Sai Paperino, ho appena trovato il lato positivo…- disse, prima di scoppiare in una sorta di risata malvagia che inquietò non poco il papero e che gli fece prendere in seria considerazione l’idea di chiedere aiuto al Dottor Freud.

Al numero diciassette di Avenue du Nagotin-d’Or, un’altra persona stava aprendo con un certo grado di timore una busta che recava il sigillo dell’Autrice e che per il classico effetto delle leggi cosmiche, nonché delle leggi di Murphy, gli avrebbe portato non pochi guai nella sua ormai ex buona giornata.
-Egregio tuss, Riku, sotto bla-bla-bla la sua partecipazione… ancora?- sputò seccato l’argenteo, buttandosi sulla poltrona. -Ma non si è ancora stufata di scrivere certe cose?- aggiunse, dopodiché continuò a leggere, impallidendo ad ogni riga che gli scorreva sotto gli occhi. -È uno scherzo? Dev’essere sicuramente uno scherzo!- gridò, oltremodo costernato. -Ps… se stai pensando ad un pesce d’aprile, ci tengo a ricordarti che qui è pieno agosto…- sussurrò citando le ultime parole della lettera.
L’urlo che esplose pochi secondi dopo ebbe il disastroso effetto di far saltare il pace-maker ai vecchietti che stavano tranquillamente passeggiando per la strada.

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Uke: “Uh, che maa ai ciapp!”



Donando al mondo intero il meraviglioso spettacolo delle sue sanissime tonsille, tramite un lungo e sonoro sbadiglio, il ragazzo uscì dalla stalla, guardandosi attorno con un’aria evidentemente assonnata e confusa. Lentamente, il suo cervello riprese la sua consueta attività, dandogli le informazioni necessarie per capire dove si trovasse e perché. Sbadigliò ancora, passandosi una mano tra gli indomabili capelli castani da cui cadde un po’ di fieno.
-Ma dove sono tutti quanti?- si chiese, notando l’inconsueto silenzio che avvolgeva la Chocobo Farm, in cui doveva trovarsi almeno una trentina di chiassosi studenti in gita. -Sarò mica rimasto indietro? Poco male, torno a farmi una dormita…- ragionò, voltandosi per fare ritorno al suo giaciglio momentaneo. -Quel mucchio di fieno era davvero comodo…- pensò poi, avanzando di qualche passo, prima di fermarsi nuovamente.
Di fronte a lui era comparso un ragazzo poco più alto di lui, dai capelli argentei, che riconobbe come appartenente alla sezione A del secondo anno, ma di cui non ricordò assolutamente il nome, se lo sapeva realmente. In ogni caso, capì che come lui doveva essere rimasto indietro, perché non faceva altro che guardare a destra e a manca alla ricerca di qualche compagno, finché non lo vide e decise di avvicinarsi.
-Tu sei del primo anno, giusto?- domandò.
-Aha.- rispose il castano svogliatamente.
-E temo che sia rimasto indietro anche tu… gli altri devono essere andati al paese qui vicino.-
-Ah, ecco dove sono finiti…- mormorò tra sé e sé, puntando poi lo sguardo color cielo sull’altro ragazzo e chiedendosi come avesse fatto a non notarlo prima di allora.
Tuttavia, si accorse che l’altro stava facendo la stessa cosa, quando incrociò i suoi occhi acquamarina.
-Perché mi fissi?- esordì l’argenteo, curioso.
-Sto cercando di ricordare chi sei…- confessò con sincerità. -Non mi sembra d’averti mai visto in corridoio.-
-A te invece, non si fa in tempo a vederti perché schizzi da una parte all’altra come una molla impazzita, però a differenza tua, so chi sei.- affermò, sicuro e soddisfatto della sorpresa causata all’altro.
-Allora sentiamo, signor so-tutto-di-tutti, chi sono io?-
Il maggiore sollevò un sopracciglio, ma rispose comunque. -Tu sei Sora, primo anno sezione A, il migliore amico di Kairi la rossa, e amico di chiunque gli rivolga la parola, sempre che non sia lì per dargli una nota o per mandarlo in presidenza.- espose, come se stesse recitando un brano a memoria. -Inoltre, sei la matricola più chiacchierata dalle ragazze affette da fan-girlismo e… no, forse è meglio che questo tu non lo sappia.-
Più che scioccato, il castano sbatté le palpebre un paio di volte, prima di puntare l’indice sull’altro studente. -E tu come accidenti fai a sapere tutte queste cose? Cos’è che è meglio che non sappia? E poi, chi sei tu?!- buttò tutto d’un fiato.
-So queste cose perché osservo e ascolto, poi, se proprio ci tieni, non vorresti sapere di essere il sogno segreto di alcuni ragazzi e per ultimo… io sono Riku, secondo anno sezione A, responsabile del club di giornalismo. Tutto chiaro?- concluse, ammiccando e godendosi lo sconcerto spiattellato sul volto del minore, che ancora lo stava additando.
-Ma quale club di giornalismo! Tu sei un maniaco stalker!- esplose Sora, allargando ancora di più gli occhi azzurri.
Riku ghignò. -Che brutta parola, io raccolgo solo informazioni. Anzi, vorrei chiederti conferma di una cosa, già che ci siamo…- disse, prendendo un taccuino dalla tasca dei pantaloni con annessa matita. -…dal tuo dossier risulti bisessuale, per avere quattordici anni ti sei dato da fare!-
Il castano sembrò sul punto di vedere la propria mascella cadere per terra, da quanto aveva spalancato la bocca. -Dossier?! Bisessuale?! Ma da chi l’hai sentita una cosa del genere?!-
-Spiacente, prima regola del giornalismo, protezione delle fonti.- snocciolò l’argenteo in un fiato. -Quindi confermi?-
Arrossito di colpo, il castano strinse gli occhi per l’imbarazzo. -Ma non confermo un accidenti!-
-Mh, però non hai detto nulla sull’essere il sogno segreto di molti ragazzi…- ragionò il maggiore, scribacchiando sul taccuino. -…aggiungiamo, presunte tendenze omosessuali…-
-Ma vuoi piantarla?! Stai facendo tutto da solo!-
-Che caratterino…- commentò Riku, prima di voltarsi improvvisamente attirato da una voce che stava sputando improperi di ogni colore.
-Maledetti ragazzini! Se li ripesco a disturbare i chocobo li ridurrò così male che non potranno sedersi per mesi!- sbraitò il proprietario della fattoria, un uomo sulla sessantina che, nonostante l’età, poteva vantare una statura massiccia da far indivia anche ad un ventenne palestrato, fortunatamente non poteva dirsi lo stesso del suo udito.
-Oh no! Lo psicolabile!- soffiò Sora, afferrando il polso del compagno di scuola per trascinarlo via. -Dobbiamo nasconderci! Muoviti!-
Dando prova di non aver detto scemenze riguardo l’osservare e l’ascoltare, Riku tacque e seguì l’altro senza opporsi. Si rifugiarono in una stalla più piccola rispetto alle altre, in quel momento priva di ospiti, e si nascosero dietro un alto mucchio di fieno che occupava anche gran parte del terreno, andando a formare un comodo tappeto su cui sedersi senza sporcarsi di terra.
Il castano tirò un sospiro di sollievo. -Siamo fortunati che il vecchio abbia l’udito di un sasso, altrimenti ci avrebbe sentiti, beccati e puniti.-
-Puniti?- domandò il maggiore, curioso. -Ancora non ha scoperto chi è stato a buttare i petardi nel nido dei cuccioli?-
-Già, ma devono essere stati gli imbecilli della mia classe.-
-Non sarei sorpreso di scoprire che qualcuno del mio anno ha dato il suo contributo, fidati.-
-Non ne dubito, però anche se avessimo detto di essere innocenti, non saremmo sfuggiti dalle terribili grinfie del pazzo. È abbastanza famoso per i suoi metodi “all’antica”.- spiegò il minore, prima di proseguire di fronte allo sguardo incuriosito dell’altro. -In parole povere, è capace di prenderti, toglierti i pantaloni e sculacciarti, con qualsiasi cosa gli capiti a tiro. In ogni caso, qui dovremmo essere al sicuro per ora, quando sono venuto qui a dormire, c’era pieno di chocobo, sicuramente sono quelli che hanno preso i nostri compagni per andare in paese. Dobbiamo solo uscire al momento giusto.-
-Interessante…- mormorò Riku, prendendo appunti sul taccuino. -Ma torniamo a noi…- aggiunse, sfogliando indietro di qualche pagina. -Bisessuale, gay o etero?- chiese con nonchalance, come se stesse parlando del tempo.
Sora arrossì di nuovo. -Ma perché ti interessa così tanto?!-
-Io rappresento le orecchie e la voce del popolo, devo raccogliere informazioni corrette per poterne fornire a mia volta e non voglio di certo essere accusato di ingiuria.- illustrò schematico. -Allora?-
-Sai che sei rompiballe?- replicò, dopo uno sbuffo, ormai arreso.
-Mmh… qualcuno deve avermelo detto, sì.- ammise senza scomporsi. -Comunque, non si risponde a una domanda con un’altra domanda.-
-Su questo devo darti ragione…- rispose rapidamente il castano, per poi posare le sue labbra su quelle dell’altro, che rimase interdetto e, per la momentanea gioia di Sora, zitto.
Il minore volle approfittare del fattore sorpresa e, vedendo che non veniva respinto in alcun modo, cercò di approfondire il bacio, spingendo la punta della lingua tra le labbra dell’argenteo e al contempo, intrufolò le mani sotto la sua camicia. Fu il contatto delle mani bollenti sulla sua pelle a risvegliarlo dal piccolo coma in cui era caduto, quindi aprì appena la bocca per ribellarsi, ma quel tentativo non fu altro che un’occasione per il castano di andare a toccare finalmente la sua lingua per intrecciarla con la propria.
Riku si sentì sopraffatto da quel bacio impetuoso e cercò di indietreggiare poggiando le mani a terra, però l’unica cosa che ottenne fu di ritrovarsi semi-disteso sul fieno. Con il viso che stava andando praticamente a fuoco e gli occhi acquamarina sgranati all’inverosimile, osservava il compagno che al contrario di lui, era perfettamente tranquillo e lesse una sicurezza disarmante nelle sue iridi azzurre e limpide come il cielo sereno. Quel breve contatto visivo però, fu infranto dal tremore che lo scosse, e che lo costrinse a serrare le palpebre, quando le dita dell’altro andarono a infilarsi nei suoi pantaloni e sfiorarono la sua intimità. Quasi non si accorse di avere finalmente le labbra libere e le braccia posate lungo i fianchi, poiché troppo impegnato a capire cosa avesse scatenato quella catena di reazioni ma soprattutto perché, nonostante tutto, gli fosse piaciuta.
Da parte sua, Sora lo guardava soddisfatto, leccandosi i baffi. Era riuscito a far tacere il compagno saputello e ficcanaso, aveva risposto alla sua domanda e, forse, aveva trovato il modo di passare il tempo fino al ritorno degli altri studenti.
-Oi? Ci sei ancora?- chiese, avvicinando le labbra al collo candido dell’argenteo, che sussultò al contatto.
Gli leccò la pelle tiepida e la morse appena, compiaciuto nel sentirlo tendersi sotto il suo tocco.
-Cosa… stai facendo?- domandò Riku, facendo vibrare la zona delle corde vocali, che furono un invito plateale per il castano.
-Non si vede? Ti sto dando le informazioni corrette. Non le vuoi?- replicò, respirandogli sotto il mento e muovendo sia la mano che ancora sostava sopra i boxer dell’altro, sia l’altra che riprese a carezzargli il petto e l’addome, fino a sollevargli la camicia.
-Io…- provò a dire, inceppandosi l’attimo dopo, a causa di una fitta al basso ventre, che gli provocò un gemito.
-Beccato, senpai.- sussurrò il minore, tornando a baciare le sottili labbra del compagno, trovandole docili e pronte a seguire ogni suo capriccio.
Aggredì la sua lingua, legandola alla propria in un acceso gioco di supremazia già decisa, mentre rapidamente armeggiava con i suoi pantaloni per calarglieli e levarseli di torno. Spinto da chissà quale istinto primordiale a lui sconosciuto, Riku chiuse gli occhi e assecondò il volere di quel ragazzo iperattivo e lo aiutò nell’operazione, sfruttando il letto di paglia su cui ormai era del tutto sdraiato. Dopodiché si azzardò a fare altrettanto con la camicia del castano, aprendo velocemente un bottone dietro l’altro, per poi gettarsi nell’esplorazione del suo petto e della schiena, avvicinandolo inconsciamente a sé e causando uno sfregamento inatteso tra le loro intimità. Un brivido di eccitazione gli corse lungo la colonna vertebrale e si accentuò quando quelle dita roventi lo toccarono ancora, stavolta però, pelle contro pelle. Tanto era preso da quei brividi, da non accorgersi che i boxer grigi erano finiti a far compagnia ai suoi pantaloni, attorno alle caviglie.
All’interno della sua mente, Sora ghignò soddisfatto del comportamento dell’altro, avvertendo le sue stesse scosse lungo la schiena quando lo sentì gemere e mugolare sulle sue labbra, grazie ad un primo movimento deciso delle sue dita. Interruppe il bacio solo un secondo per riprendere fiato, poi attaccò ancora, senza lasciargli via di scampo. La sua mano seguiva il ritmo della lingua, facendo sì che la vittima non capisse o percepisse più nulla, tranne l’aumentare del desiderio e del piacere.
Caduto completamente nella tela di quel malefico ragno inizialmente mascherato da innocente farfalla, Riku non riuscì a fare altro che aggrapparsi alle sue spalle, più ben messe di quel che apparivano. Ad un tratto, la velocità di quella mano aumentò, cogliendolo di sorpresa e si ritrovò a stringere la camicia del castano, sentendosi pericolosamente vicino al proprio limite. Infatti, quando il compagno si allontanò, fermando tutto, ringhiò furente.
-Sei… un maledetto…- sibilò a denti stretti, fissandolo così intensamente che avrebbe potuto incenerirlo.
-Calmati.- consigliò Sora con una piccola risata.
-Se io sono… un rompiballe… tu sicuramente sei… un ba…- fu zittito con l’indice destro posato sulle sue labbra.
-Non dire così, prima non ne davo l’impressione perché mi ero appena svegliato.- spiegò con innocenza, come se quella frase bastasse a scagionarlo da qualsiasi accusa. -Tra un momento riprendiamo…- assicurò, mentre le sue mani correvano ad abbassargli pantaloni e boxer azzurri, rivelando il suo stato non tanto diverso da quello in cui aveva lasciato l’argenteo, che deglutì avendo capito dove sarebbero arrivati. -Paura?- chiese, leccandosi indice e medio della mano destra.
-Secondo te?- ribatté algido.
-Non devi averne.- mormorò al suo orecchio, soffiandovi appena. -Farò piano.- promise, prima di mordergli il lobo per poi spostarsi al collo e, infine, alle labbra nuovamente dischiuse in attesa del suo arrivo.
Il maggiore accolse quel bacio con un certo nervosismo e s’irrigidì quando percepì l’intrusione e il movimento del suo dito. La prima reazione fu quella di ritrarsi, ma lentamente cominciò a piacergli e senza rendersene conto si mosse in maniera inequivocabile, chiedendo di più. Un di più che non gli fu assolutamente negato e l’iniziale fastidio provocato dal secondo dito, fu presto dimenticato e sepolto dal piacere crescente.
Comodamente posizionato tra le gambe aperte dell’altro, Sora stava godendosi ogni suo misero cambiamento d’atteggiamento e di postura. Tuttavia, si colse ad affrettare involontariamente i tempi, perché anche lui ormai stava per arrivare al limite. Quando capì che Riku era pronto, tolse le dita e frenò quel bacio travolgente, guadagnandosi un grugnito contrariato.
Riportò la bocca vicino al suo orecchio sinistro e sorrise. -Pronto a fare l’uke, sempai?- chiese, mentre la sua intimità sfiorava l’apertura dell’altro, che annuì appena, prima di cadere un istante nel panico.
-Uke?-
Sora si fece scappare una risatina. -Poi te lo spiego.-
Se non l’avesse baciato immediatamente, Riku era sicuro che il suo gemito di dolore misto a urlo l’avrebbe sentito anche quel pazzoide che si aggirava per la fattoria. Per fortuna, gli bastò poco per abituarsi, perché come aveva promesso, il castano fece il più piano possibile, dandogli il suo tempo e posando ancora la mano sinistra sulla sua intimità per distrarlo dall’intrusione. Man mano che il dolore scemava, l’eccitazione e il piacere tornarono a scaldargli le membra e a gettargli il cervello nella gelatina, perché di nuovo si scoprì a non capire più niente.
Dapprima lente, le spinte si fecero rapide e sempre più esigenti. Senza smettere di muoversi, furono costretti a interrompere il contatto tra le loro labbra in cerca di ossigeno da mandare ai polmoni, lasciando che i loro sospiri e gemiti si diffondessero nel piccolo spazio che si erano permessi di occupare.
Ad un respiro smorzato del maggiore, però, la velocità crebbe ancora e con essa la loro esigenza. Sempre seguendo un istinto che non sapeva di avere, Riku morse la spalla dell’altro, provocandone un sussulto e un reciproco morso sul collo. Dopodiché, per un brevissimo attimo, i loro occhi tornarono a specchiarsi gli uni negli altri, trovandovi la medesima tonalità offuscata dalla libidine.
Ripresero a baciarsi con foga, soffocando gemiti e sospiri dai toni troppo acuti, mentre i loro corpi si muovevano allo stesso ritmo, sempre più veloce finché con un’ultima spinta del castano, non si fermarono. Raggiunto l’apice del proprio piacere, Sora si accasciò sul corpo dell’argenteo, che si liberò pochi istanti dopo di lui.
Ansanti e sudati, i due rimasero immobili per riprendere fiato e il controllo delle loro menti ancora immerse nel nulla totale. Riku schiuse piano gli occhi, puntando lo sguardo sul soffitto della stalla, scoprendosi sì incredulo per quanto accaduto, ma anche stranamente tranquillo e, soprattutto, stanco. Infatti, le palpebre minacciavano di richiudersi da un momento all’altro e fu solo per merito dei movimenti del compagno se riuscì a restare cosciente. Strinse i denti e sopportò la sensazione di bruciore, finché Sora non fu completamente uscito dal suo corpo.
-Scusa, ho fatto il più piano possibile.- disse il castano, chinandosi per donargli un bacio casto e senza pretese. -Ed è meglio se non ti addormenti.- aggiunse, sollevandosi del tutto per sistemarsi i vestiti. -Dobbiamo uscire di qui senza farci beccare.-
L’argenteo annuì più per riflesso che per reale attenzione, perché troppo impegnato a concentrare la forza nelle braccia per alzarsi. Si era quasi seduto del tutto, quando una fitta di dolore al fondoschiena lo bloccò in quella posizione.
Il minore scosse il capo, dopodiché si sporse per aiutarlo a rivestirsi e infine, lo sorresse nell’alzarsi in piedi.
-Forse dovevo avvisarti riguardo le conseguenze del fare l’uke…- ragionò Sora a bassa voce.
-A proposito…- intervenne Riku, mentre cercava di ritrovare la stabilità delle gambe. -…che vuol dire? Anche se adesso posso immaginarlo.-
Il castano emise un risolino. -Bè, come avrai capito l’uke è quello che assume il ruolo passivo nel rapporto…-
-Già, mi sono accorto.- ribatté, acido.
-Il ruolo attivo invece, è quello del seme.- aggiunse, concludendo la spiegazione. -Strano però, da come parlavi prima sembrava che fossi ben informato su termini simili, usati con molta fantasia dalle fan-girls.-
-Non sono mai entrato in questi dettagli.-
-Capisco, comunque non ti perdi niente anche se non li sai. Figurati che per mia zia Ursula “uke” è una contrazione.-
-Che sta per?- si azzardò a chiedere l’argenteo, muovendo un paio di passi, senza staccarsi dall’altro.
-"Uh, che maa ai ciapp".- confessò con una certa titubanza, guadagnandosi un’occhiataccia attesa. -Eh, eh…-
-Non so che lingua parli tua zia, ma l’ho capita lo stesso, grazie.- rispose sempre più acido per quel fiume di informazioni non gradite.
Attesero in silenzio che il maggiore riuscisse a camminare da solo, dopodiché uscirono dal loro nascondiglio, facendo meno rumore possibile e si portarono vicino alla porta della stalla. Sora si sporse per entrambi, guardando prima da una parte e poi dall’altra, sondando il terreno. Giudicando il percorso libero, prese il maggiore per mano e se lo trascinò dietro con tutta la rapidità che gli permetteva di metterci nella corsa. La vista della porta sul retro dell’ala est della casa padronale, dove avevano le stanze, per i due ragazzi fu paragonabile alla salvezza offerta dal paradiso per le anime pie e devote. Tuttavia, dato che loro non erano nulla di tutto questo, destino volle che la voce possente del proprietario della fattoria frantumò le loro speranze senza pietà.
-Vi ho trovati, razza di delinquenti!- tuonò imperioso il fattore. -Ve la farò pagare cara per lo scherzo che avete fatto ieri!-
Riku deglutì, portando le mani avanti in segno di resa. -Ehm, signor Enix, mi chiamo Riku, sono del secondo anno, posso garantire per me e il mio compagno, assicurandole che non siamo stati noi a buttare quei petardi nel…-
-Per me siete tutti uguali, non mi interessa se sei stato tu o quella specie di porcospino che ti sta affianco, oppure se non è stato nessuno di voi due!- replicò. -Qualcuno deve pagare comunque!-
-Ma non siamo stati noi!- esclamò Sora, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Allora cosa facevate qui, eh? La storia del restare indietro è vecchia quanto me, lo so che siete rimasti qua di nascosto per dare ancora problemi! E se non c’entrate con lo scherzo di ieri, sicuramente avreste voluto provarci oggi! Perché voi mocciosi siete tutti uguali! Tutti delinquenti!- sentenziò senza lasciare spazio per una replica, prima di spingerli entrambi oltre la soglia della casa, entrando in cucina, e cacciarli nel primo angolò che trovò. -Non osate muovervi di qui.- sibilò, velenoso come un serpente a sonagli ad una spanna dai loro nasi, dopodiché si voltò e si diresse a passi pesanti verso la credenza che stanziava dall’altra parte della stanza.
-Tentiamo la fuga?- domandò il castano in un sussurro, deglutendo.
-Dico sei scemo? Se ci vede uscire ci rincorre e poi ci ammazza, altro che punizione!-
-Ti ho detto in cosa consistono le sue punizioni, vero?- chiese ancora. -Ti rendi conto che il male e il bruciore di prima saranno niente a confronto con quello che ci farà questo pazzo?!-
Se possibile, il colorito già pallido dell’argenteo si fece ancora più bianco. -Quindi siamo spacciati?-
-Temo proprio di sì.- capitolò il minore. -Ah, comunque, bisex.- aggiunse, all’improvviso, guadagnandosi un’occhiata curiosa dalle iridi acquamarina dell’altro. -Almeno potrai inserirlo nel dossier segreto che mi riguarda.-
-Oh, grazie. Tu hai un ultimo desiderio?- scherzò, usando una metafora per chiedergli se avesse curiosità a sua volta.
-Bè, non sto a chiederti le tue inclinazioni sessuali perché mi sono ben chiare, ma vorrei sapere che ci facevi qui. Io mi sono addormentato dopo pranzo, ma tu?-
-Idem, però io almeno, ho avuto la decenza di farlo in camera. Peccato che il mio compagno di stanza si sia scordato di venirmi a chiamare.- spiegò, dicendosi che forse, proprio un peccato non era stato.
Sora stava per rispondere, ma il ritorno della minacciosa mole dell’uomo lo fece desistere e impallidire. Lui e la spatola da polenta che teneva in mano: rigorosamente fatta di legno e tre volte più grande e, ovviamente, lunga di una normale. Lo osservarono con il fiato sospeso mentre si sedeva sulla panca vicino al tavolo, per poi tornare a puntare i suoi occhietti neri su di loro.
-Tu.- sputò, indicando Riku. -Vieni qui.-
Serrando i pugni e deglutendo a vuoto, il ragazzo si fece avanti lentamente e cercò di pensare a tutto fuorché l’attrezzo che lo psicolabile aveva intenzione di usare sul suo fondo schiena. Un’improvvisa stretta ferrea attorno al suo polso sinistro, però, fermò il suo avanzare, facendogli compiere un passo indietro.
-Sora…?-
-Punisca solo me! Lui non c’entra nulla!- esclamò determinato, mettendosi davanti all’argenteo nella speranza di evitargli un’ingiusta punizione.
Lo stupore del maggiore fu inondato di gratitudine, ma si tramutò in terrore in pochi miseri secondi, nel vedere che il boia s’era alzato in piedi per fronteggiarli dall’alto al basso, agevolato dalla corporatura massiccia e dal suo notevole metro e ottanta.
-Ho già detto che non mi interessa! Ho trovato due delinquenti e due ne punirò!- urlò prima di infilare la spatola nella cintura, come se stesse maneggiando un’arma vera, per poi prendere entrambi per i polsi e costringerli a sdraiarsi per metà sul largo tavolo di legno. -E visto che mi avete già fatto perdere un sacco di tempo, vi punirò insieme!-
Riku strinse i denti ad una fitta improvvisa proveniente dal fondoschiena, causata dal movimento brusco, e per istinto ricambiò la stretta della mano del castano, quando questo si spinse ad avvolgere la sua.
-Ci ho provato… se non altro, durerà meno…- mormorò il minore.
-Grazie lo stesso.- rispose sinceramente l’argenteo, urlando di dolore in sincronia con il compagno, quando la spatola da polenta si abbatté con violenza sui loro sederi.
-Uno.- dichiarò tetro il fattore, sollevando l’attrezzo per caricare un nuovo colpo, che cadde con maggiore ferocia del primo pochi attimi dopo, provocando altre grida.

Nonostante l’uomo le avesse contate ad alta voce, i due martiri non avrebbero mai saputo dire quanti colpi avessero ricevuto e di certo non ci tenevano a saperlo per fondare la curiosità dei compagni di classe o di chiunque altro avesse anche solo osato chiedere dettagli su quel pomeriggio di fuoco. L’unica magra, consolazione per Sora e Riku, fu scoprire che infine, i reali colpevoli dello scherzo dei petardi erano stati trovati e puniti a dovere. Magra perché comunque, il proprietario della fattoria non aveva mostrato alcuna pietà o segno di volersi scusare con loro, al contrario, con un’incrollabile convinzione affermò che loro due sarebbero stati l’esempio per gli altri adolescenti e per le generazioni future.
-Bello schifo.- fu il commento di entrambi, destinati a trovare gravi difficoltà nel sedersi per molti giorni, quando l’insegnante comunicò loro la notizia.

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Altra giornata tranquilla nel Mondo che Non Esiste.
Troppo tranquilla.
Quina e Ursula fissavano con tanto d’occhi il giovane Sora, che si muoveva allegro e spensierato tra i tavoli del locale prendendo e consegnando ordinazioni. La cosa strana era il suo sorriso. Perché Sora sorrideva sempre, lo sapevano anche le piastrelle del pavimento, ma non sorrideva in quel modo, ossia con una soddisfazione completa, come se avesse ottenuto una vittoria personale e se la stesse godendo ampiamente, assaporandola come un gelato al cioccolato regalatogli da darkroxas92 in persona.
Dopo mezza giornata passata così, stava diventando inquietante.
A quel punto, le due proprietarie fermarono il gemello Nobody di quel ragazzo che sembrava Sora dalla punta dei capelli impossibili fino alle gigantesche scarpe che portava, per chiedergli se sapesse qualcosa.
-Roxas, sai cosa gli è successo?- domandò la piovra, indicando il castano con una certa preoccupazione.
-È da stamattina che è strano.- aggiunse la Qu, altrettanto in ansia.
Il biondo guardò a sua volta il proprio gemello Somebody per qualche secondo, prima di alzare le spalle. -Ne so quanto voi. Me lo sono trovato così anch’io quando sono passato a prenderlo, allora l’ho lasciato andare avanti un momento e ho chiesto spiegazioni a Paperino.-
-E cos’ha detto?- domandò Ursula, curiosa.
-Sembra che due giorni fa abbia ricevuto una richiesta dell’Autrice per partecipare a una fan-fiction dalle tematiche altamente sorucciane insieme a qualcun altro…- spiegò il ragazzo, rabbrividendo al pensiero della tematica. -Ma neanche lui sa chi fosse, né perché Sora sembra che abbia toccato l’Alto dei Cieli con tutte e due le mani da quando è tornato.-
-Siamo daccapo quindi!- esclamò Quina.
-A ‘sto punto, tanto vale chiedere a lui, no?- propose Roxas.
-Proviamo!- annuì la cecaelia. -Sora! Vieni un attimo!-
Terminato di prendere l’ordinazione che stava annotando, il keyblader raggiunse i tre amici con un’espressione dubbiosa. -Eccomi Ursula, c’è qualche problema?-
-Non proprio, però…- tentennò la piovra, non sapendo come iniziare il discorso.
-Volevamo sapere cosa ti ha reso tanto soddisfatto da farti sorridere da quando sei tornato da quell’impegno con l’Autrice.- intervenne il Nobody, ormai incuriosito.
Il suo gemello Somebody si grattò la testa con una risata. -Ti ha detto tutto Paperino, vero? Ma non dovete preoccuparvi!-
-Ci preoccupiamo eccome!- replicò Quina.
-Sora, hai preso parte a una fan-fiction… sorucciana… vederti così ci sta inquietando non poco, sai?- spiegò il biondo.
-Era sorucciana per metà, il resto potrebbe diventare ottimo materiale per Larxene o darky.-
-Le hai prese?!- domandò spaventato Roxas.
-Con una spatola per polenta di legno, che avrebbe fatto impressione persino a Xaldin.-
-E riesci a muoverti senza problemi?!-
-L’Autrice è stata gentile e ci ha curati alla fine del lavoro. Il mio lato B è integro e del suo colore naturale.-
-Ha curato te e chi?- chiesero in coro i tre.
-L’altro che è stato reclutato, non posso dirvi chi è. Posso solo dirvi che purtroppo per lui, non è stato guarito del tutto, quindi avrà ancora qualche problemino a sedersi.- aggiunse, facendoli tremare davanti al suo ghigno di perfidia.
-Aspetta un secondo!- esclamò Roxas, colto da un’illuminazione improvvisa. -Se è successo quello che penso, e dev’essere stato per forza così, ma tu stai bene al cento per cento, mentre l’altro ancora non riesce a sedersi… significa che tu…!-
-Bingo.-
Le due ristoratrici si guardarono confuse per un istante, prima di assumere la classica espressione da dugongo spiaggiato e fissare il castano con tanto d’occhi.
-Deduco che ci siete arrivate anche voi.- rise il custode.
-…l’hai fatto davvero?- domandò il Nobody, ottenendo un assenso e un altro ghigno. -Rating?-
-Arancione.-
-Biott!!!!- urlando all’unisono, Ursula e Quina a quella dichiarazione caddero vittime di una violenta epistassi, mentre i due keyblader abbassavano il capo sotto un gocciolone stile manga.
-Meglio che non sappiano mai chi fosse l’altro.- sentenziò Sora, trovandosi d’accordo col biondo.
-A me lo dirai?- fece curioso.
-Non credo sia il caso…- iniziò, per poi voltarsi attirato dallo scampanellio della porta che li avvisava dell'entrata di un nuovo cliente, che si stava dirigendo verso il bancone.
-Oh! Ciao Riku!- esclamò il Nobody. -Sono subito da te.-
-Lascia, ci penso io.- s’intromise il castano, consegnandogli l’ultima ordinazione che aveva preso accompagnata da una strizzata d’occhio, dopodiché andò dall’argenteo, mostrando la miglior faccia da schiaffi del suo repertorio. -Allora, Riku, perché non ti siedi?-
Le iridi acquamarina lo fulminarono istantaneamente. -Ti odio.-
Quelle due frasi per Roxas furono più che sufficienti.











Psicolabile... che termine meraviglioso... *si guarda attorno* Ehm, sì... dunque!
Spero che questa fic vi sia piaciuta e che vi abbia fatto ridere, da parte mia, mentre la scrivevo ho avuto parecchia difficoltà a frenare le risate xD Ora però, è meglio se vi do qualche delucidazione:
- il titolo è in dialetto ticinese, lingua parlata da Ursula (sì, la strega del mare di Atlantica ù.ù), che nelle fan fiction di Ottoperotto gestisce un ristorante nel Mondo che Non Esiste insieme a Quina Quen;
- Sora e Roxas lavorano come camerieri in suddetto ristorante;
- espressione "farmi i quarti": i quarti altro non sono che le chiappe xD quindi Sora intendeva dire che non s'è presentato nessuno con l'intento di prenderlo a sculacciate, cosa che accade piuttosto spesso xD;
- tuss: parola in dialetto ticinese che significa "ragazzo" o "ragazzino", che in ogni caso, indica un soggetto di età compresa tra i 7 e i 17 anni;
- biott: altro termine del dialetto ticinese, che indica la nudità (praticamente è come se Quina e Ursula avessero gridato "nudo!");
- Vexen, come sempre, è un esimio scienziato che è riuscito a creare un sole artificiale per il Mondo che Non Esiste;
- Xaldin è un ottimo cuoco e si occupa di preparare i pasti per i membri dell'Organizzazione XIII e di punire (con i metodi del signor Enix) i monelli di età compresa tra i 7 e i 17 anni;
- Soruccio è un'autrice di EFP, che nelle fic di Ottoperotto veste i panni della Dea dello Yaoi, e penso d'aver detto tutto xD;
- darkroxas92, anche lui autore di EFP, che nelle suddette fic è conosciuto come il Dio della Distruzione e terrore di tutti i tuss, perché trova gioia e soddisfazione nel vedere severamente punita anche la più piccola marachella, come Larxene, che risulta essere una dei massimi esperti di retribuzioni e tutto ciò che ne consegue;
- se ve lo state chiedendo: sì, Pippo si è sposato con Beatrix, la shogun del regno di Alexandria xD Ah, l'amour! <3


Credo di avervi detto tutto xD Se avete altre domande, dubbi o curiosità non esitate a chiedere e mi raccomando, commentate!!!
See ya!
  
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