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Autore: Volleydork    06/09/2012    3 recensioni
Quando Stacy si sveglia su una panchina di Central Park, ricorda solo il suo nome e la sua età. Non ha documenti, non è registrata all'anagrafe, non ha genitori. Decidono di mandarla alla Goode High School, ritenuta molto buona per ragazzi come lei, che ha un disturbo da deficit d'attenzione. E lì incontrerà Percy Jackson, un incontro che le cambierà la vita.
Ma è inconsapevole della maledizione che si porta dietro, e per romperla intraprenderà un viaggio che le permetterà di riacquistare la memoria perduta...
***
Ambientata dopo la sconfitta di Crono. I protagonisti di The Heroes of Olympus non verranno presi in considerazione. Rating arancione per scena di violenza non esplicita.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

 

 

Stacy si svegliò. Si trovava su una panchina al Central Park di New York, ed era la mattina del ventidue ottobre, il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Si tirò a sedere stiracchiandosi e cercando di fare mente locale sul perché si trovava lì. Si immobilizzò nel panico più totale quando si rese conto che non lo sapeva. Si prese la testa tra le mani.

Sono Stacy Stoner, ho diciassette anni appena compiuti, sono a New York, abito in via...”

Dove abitava? Chi erano i suoi genitori? Che scuola frequentava?

Non lo ricordava. Non ricordava niente.

Si guardò intorno, come sperando che lì vicino ci fosse qualcuno che conosceva, ma era sola. Era abbandonata. Cercò di tenere a bada la paura. Prese lo zaino che aveva usato come cuscino e ne esplorò il contenuto: c'era dentro una giacca pesante, qualche centinaio di dollari e un paio di biglietti della metropolitana. Niente documenti. Decise che la cosa più utile da fare in quel momento era allontanarsi da Central Park e trovare qualche posto conosciuto. Afferrò lo zaino e si incamminò verso i grattacieli di Manhattan.

Passando davanti ad una vetrina studiò il proprio riflesso, per ricordare a se stessa che aspetto avesse. Era abbastanza alta, smilza, con capelli rossi lunghi fino alle spalle, e occhi di un intenso blu elettrico. Indossava un maglione a collo alto nero, jeans e stivali.

Vagò tutta la giornata senza una meta e il giorno dopo, passata la notte a sonnecchiare in un androne, i suoi vagabondaggi la portarono al Empire State Building. Fermandosi davanti ad esso, avvertì nel petto una fitta di nostalgia, come se ci fosse già stata. Decise di provare a salire, così si mise in coda con una fila di ragazzini in gita. Quando le porte dell'ascensore si riaprirono sulla cima dell'edificio, alla nostalgia si era aggiunta la familiarità. Ormai era sicura di conoscere quel posto ma non ricordava ancora niente. Guardò fuori dalla finestra e vide una tizia che la salutava. Aveva un cespuglio di capelli bianchi e sembrava indossare un chitone bianco. Rispose al saluto sovrappensiero, poi si rese conto di quello che stava facendo. Si guardò intorno, ma la gente non sembrava notare la ragazza fuori dalla finestra.

Forse sono cose che accadono spesso a New York”, pensò. In fondo non lo sapeva se l'aveva già visto succedere.

Lo stomaco brontolò, ricordandole che doveva ancora fare colazione. Scese dal Empire State Building e si sedette ad un bar, ordinando un piatto di uova e bacon con un caffè. Gironzolò ancora un paio d'ore, fino a quando una pattuglia della polizia la vide. I due poliziotti la fermarono.

“Ragazza, come ti chiami?”

“Stacy Stoner”.

“Perché non sei a scuola?”

“Non so qual'è la mia scuola”.

Il poliziotto rimase interdetto.

“Come non sai qual'è la tua scuola? I tuoi genitori dove abitano?”

“Non so chi sono i miei genitori e non so dove abito”.

“Basta, Larry – disse l'altro. – È chiaro che la ragazza è vittima di un'amnesia. Dobbiamo portarla all'ospedale”.

 

 

I medici le diagnosticarono un'amnesia e un disturbo da deficit di attenzione. Non riuscirono a rintracciare i suoi genitori, perché all'anagrafe non era registrata nessuna Stacy Stoner.

Decisero che l'avrebbero mandata alla Goode High School, dopo che avesse seguito un corso con un insegnante privato per verificare il suo grado di preparazione, nonostante l'amnesia. Le sue conoscenze si rivelarono molto avanzate, e passò gli esami di ammissione con grande facilità. Venne presa in affido da una delle poliziotte della centrale, la ventottenne Lucie. Era piacevole stare con lei. Più che una mamma, era una sorella per Stacy.

Il primo giorno di scuola fu noioso e così tanti altri ancora. Solo dopo un mese qualcosa spezzò la monotonia. Era l'intervallo e Stacy stava passeggiando per un corridoio poco affollato. Venne spinta di lato all'improvviso da un ragazzo, che la fece cadere a terra. Lui, quanto meno, si chinò a controllare che non si fosse fatta male.

“Ehi, tutto ok?”

Lei stava per dare una risposta acida, ma il ragazzo guardò dietro di lei, imprecò in quello che sembrava greco antico e si chiuse in uno sgabuzzino. Stacy si girò e dovette soffocare un grido: girata di spalle c'era una cheer leader con una zampa da capra e una di ferro, che si guardava intorno come se stesse cercando qualcuno. Prima che la potesse vedere, seguì il ragazzo nello sgabuzzino e si sedette di fronte a lui.

“Chi era quella?”

Il ragazzo sembrò sorpreso. Ora Stacy lo poteva vedere meglio: aveva la sua stessa età, capelli neri e occhi verdi come il mare.

“L'hai vista?”

“Certo che l'ho vista! Stava lì in mezzo al corridoio! Adesso dimmi chi era”.

Il ragazzo si mosse a disagio.

“Senti, la situazione è più complicata di quello che sembra. Se vuoi ti dirò tutto, ma tu devi credermi, anche se sarà difficile”.

“Se può renderti le cose più semplici, io mi sono svegliata un mese fa su una panchina al Central Park senza memoria. Sono pronta a sentire le cose più strane. Piuttosto, come ti chiami?”

“Percy Jackson. Cos'è quella storia della panchina?”

“La storia della mia vita. Allora mi spieghi o no?”

“Gli dei esistono”.

Stacy lo fissò in silenzio qualche minuto.

“Mi prendi in giro”.

“Ecco, lo sapevo. Non ti sto prendendo in giro, le divinità greche vivono ancora, con tutti i mostri della mitologia, e io sono un semidio”.

“Semidio?”

“Sono figlio di una mortale e di un dio”

“Chi è tuo padre?”

“Poseidone”.

“Poseidone? Lo scuotitore di terre, il creatore del cavallo e il padre dei ciclopi?”

“Sì”.

“Che figata!”

“Quindi mi credi?”

“È più facile crederti che trovare una spiegazione logica a quella tizia con la gamba di capra. Com'è essere un semidio?”

“Più difficile di quanto possa sembrare. Per la maggior parte del tempo devi cercare di non farti uccidere, ed è per questo che passo tutta l'estate al Campo Mezzosangue”.

“Campo Mezzosangue?”

“Un campo estivo per semidei dove impari a combattere con la spada, cavalcare pegasi, tradurre greco...”

“Voglio venirci anch'io!”

Percy la guardò con indecisione.

“Non so se sei una semidea. Se non lo sei, non potrai attraversare i confini del campo”.

“Intanto quella mezza caprona l'ho vista, no? Gli altri non sembravano notarla. Adesso che ci penso, la cosa è piuttosto strana – spalancò gli occhi. - Perché non possono vederla, vero? Ci deve essere qualche tipo di campo magico che li nasconde agli occhi degli altri!”

“Sei perspicace. Il campo magico si chiama Foschia. Il fatto è che ci sono anche mortali che possono vedere attraverso esso”.

Stacy si morse il labbro.

“Ehi, non ti buttare giù! Chiederò al mio amico Grover, che viene in questa scuola, se sei una semidea, lui certe cose le capisce”.

“Come fa?”

“Grover è un satiro. Noi semidei, dopo gli undici anni, diventiamo più potenti e cominciamo a mandare un odore che serve a farci riconoscere dai satiri, che hanno l'olfatto piuttosto sviluppato. Purtroppo è anche in grado di far andare su di giri i mostri, che vengono a cercarci per sfidarci”.

“E io mando questo odore?”, chiese Stacy, annusandosi un braccio.

“Questo non te lo so dire”.

“Ma scusa, se il tuo amico è un satiro, cosa ci fa al liceo? Non dovrebbe stare con gli altri satiri?”

“Non sempre. Ci sono satiri il cui compito è quello di trovare i semidei, sono i satiri custodi. Loro si iscrivono nelle scuole per rintracciarli più facilmente”.

“Però se viene fuori che sono figlia di un dio, mi devi promettere che mi porterai al Campo per le vacanze invernali”.

“D'accordo”.

In quel momento suonò la campanella. Percy e Stacy dovettero uscire dallo sgabuzzino, guardandosi bene intorno. Nessun segno della capra. Prima che potesse tornare nella sua classe Percy la bloccò per il polso.

“Aspettami dopo scuola, ti presento Grover”.

“D'accordo”.

Il resto della giornata ebbe difficoltà a concentrarsi. Smaniava per incontrare Grover, l'amico di Percy, e sapere se era o no una semidea. Quando finalmente suonò la campanella per la fine delle lezioni, volò fuori dalla classe e andò ad aspettare Percy davanti alla scala d'ingresso. Lo vide uscire un paio di minuti dopo, a fianco di un ragazzo con i ricci castani e un evidente problema alle gambe.

Stava anche masticando una lattina.

“Ciao, ehm...”

Percy si rese conto con imbarazzo che non sapeva neanche il nome della ragazza.

“Stacy”, gli disse lei per toglierlo dall'imbarazzo.

“...Stacy! Questo è Grover. Grover, Stacy”.

Grover le strinse la mano ed emise uno strano verso, che sembrava una via di mezzo tra un belato e una risata nervosa.

“Mi hai dato la scossa”.

“Scusa”.

“Grover, lei è la ragazza di cui ti parlavo, che vede attraverso la Foschia. Sai dirmi se è una semidea?”

Il ragazzo la fissò qualche secondo con aria pensosa, poi annuì.

“Lo è. Ma è molto debole, deve essere figlia di qualche divinità minore”.

Stacy alzò un pugno in aria.

Era euforica, non solo perché avrebbe potuto andare al Campo Mezzosangue, ma anche perché adesso qualcosa sul suo passato era più chiaro.

 

 

Angolo dell'autrice:

Hola! Salve a tutti!

Guardate, è la prima volta che mi cimento con qualcosa di serio e di avventura, quindi non assicuro un lavoro di prima qualità. Ma mi sono impegnata molto per questa storia, quindi fatemi sapere cosa ne pensate.

Ne sto portando avanti un'altra di fic, ma questa l'ho già scritta quasi tutta (a parte la conclusione), quindi non ci saranno ritardi con i capitoli. Assicuro un aggiornamento settimanale.

 

E poi la frase di rito: leggete e recensite!

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