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Autore: anonima K Fowl    07/09/2012    4 recensioni
Cosa succederebbe se, in una mattina cominciata come le altre, Artemis scoprisse della scomparsa di Beckett e Myles?
Aiutato da Spinella Tappo, Artemis dovrà scoprire dove si trovano i fratelli e riportarli a casa sani e salvi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questo capitolo è un po' ingarbugliato, quanto a descrizioni. Spero perdonerete la sua pessima qualità in acconto al fatto che la storia è ormai arrivata al suo punto focale!
C'è comunque una dedica: è rivolta ad alpha_omega, che ha recensito la fanfiction e che sta scrivendone una geniale! :D (non offenderti per il capitolo in sè, io li dedico senza pensare al contenuto! ^^' )




Capitolo 16 – Ti stavo aspettando

 
Scesero le scale in fila: Leale davanti, Artemis centrale e per ultima Spinella. Questa era una disposizione scelta da Leale, che si sentiva in dovere di assicurarsi che il suo protetto fosse il più possibile salvaguardato.
Spinella non aveva protestato, anche se era palese che avrebbe preferito fare diversamente. Lei per prima con la neutrino bell’e carica, per esempio.
Nemmeno Artemis aveva contestato, sebbene si sentisse leggermente in imbarazzo sapendo di essere l’elemento più “vulnerabile” della squadra. Con un moto di stizza si era sistemato in modo secco il colletto della camicia e si era detto che l’unico vero motivo per il quale era preso in minore considerazione era la mancanza di un’arma.
Non che comunque l’avrebbe saputa usare. In passato gli era sempre bastata la presenza di Leale e non gli era sembrato né utile né decoroso imparare l’arte dell’uccidere.
La lunga sala era immersa nel buio.
Quanto allo stile… Di certo non si poteva dire che non fosse sfarzoso.
Ma ad Artemis non piaceva affatto.
Era l’esatto contrario di casa Fowl, con la sua eleganza, la sobria semplicità delle pareti bianche, i mobili pregiati di legno scuro e lucido, i raffinati e costosi dipinti, il design di ogni oggetto…
Lì invece la superficie delle pareti e del soffitto era rivestita di seta fucsia. Fucsia!
Il pavimento era composto da lucide piastrelle bianche e nere, tanto lustre da potercisi specchiare.
Riflettori dalle luci di vari colori erano disposte in modo da illuminare strategicamente le lunghe scale che stavano scendendo.
Arrivato all’ultimo gradino Artemis notò che la volta del soffitto era molto, molto alta…
E non poté più ignorare un’arma dall’aspetto di un grosso e pericoloso fucile puntato verso una grossa struttura che somigliava in modo bizzarro a un tavolo alto cinque metri.
Sul piano di quel… tavolo… era poggiata una cupola di vetro azzurrognolo e all’interno della cupola, circondati da una rete di fili elettrificati, stavano…
 - Beckett. Myles. - mormorò Artemis, il viso rivolto verso l’alto, lo sguardo attento sulle loro sagome in modo da cercare di vederli meglio e assicurarsi che fossero realmente loro.
Leale ripeté i loro nomi gridandoli, cercando di chiamarli, ma forse non lo udirono all’interno di quella cupola perché dovette richiamarli una seconda volta prima che i due bambini si voltassero nella loro direzione.
Ad Artemis parve di vederli spalancare gli occhi, ma non poteva esserne certo. Ciò di cui era sicuro era che i suoi fratellini non potevano rispondere in alcun modo, legati assieme ed imbavagliati com’erano.
E si accorse che il “fucile” che aveva notato in precedenza era puntato direzione delle tempie di Beckett, poggiate a quelle Myles.
Per farla breve, se quell’arma avesse sparato avrebbe centrato in un sol colpo i due gemelli in un punto delicato, così delicato da ucciderli all’istante.
Scombussolato da quella vista, osservò senza fare una piega la cupola di vetro sollevarsi per mezzo di alcune catene che pendevano dal soffitto al quale era agganciata, sollevarsi sempre di più e scoprire definitivamente i due bambini.
Allora Artemis li riconobbe immediatamente: senza più alcun dubbio erano i suoi fratelli.
 
Anche Spinella era rimasta troppo sorpresa dalla scena alla quale stavano assistendo per ricordarsi di fare alcunché.
In quel momento i suoi pensieri erano rivolti interamente ai piccoli fangosi legati e circondati da fili che emanavano scintille e scariche d’energia.
Poi si fece strada nella sua mente il pensiero che Artemis in quel momento stava certamente soffrendo. Questa riflessione la fece stare ancora più male.
Solo quando la cupola terminò di alzarsi l’elfa si ricordò di essere un agente qualificato della LEP e che era suo dovere intervenire.
Sì, intervenire, ma come?
Proveniente da alcuni altoparlanti disposti nella sala si udì rimbombante una voce maschile, beffarda.
 - Artemis, ti stavo aspettando. Accomodati.
  
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