Come ti è saltata in mente una cosa simile?
Quando
Kuria si fu svegliata,
sentì un gran mal di testa e gli uccellini che cantavano
sereni.
“che
diamine?” si chiese
portandosi una mano alla fronte. Dove si trovava? E chi
l’aveva portata lì? Quella
domanda la porto a chiedersi: che cavolo era successo?
«
ben svegliata signorina Kuria »
il visetto dolce e allegro di Rin spuntò improvvisamente
davanti alla demone
confusa.
«
eh? » fu la grande risposta
insensata
«
state ancora molto male? Quel
veleno era cosi forte? » domandò Rin presa quasi
dal panico
«
veleno? – Kuria si ritrovò a
fare quattro veloci conti e ricordò tutto – oh
kami sama! Rin sto bene. Dimmi
dov’è Sesshomaru? »
“gli
stacco la testa a quel
salame deficiente! Portarmi via proprio quando Inuyasha e gli altri
avrebbero
avuto bisogno di me! Quel farabutto, quel, quel…
quell’infingardo.” dentro la
sua testa stava dando a Sesshomaru un miliardo di epiteti poco carini.
«
il signor Sesshomaru è andato
via. Siamo qui con Jaken! » esclamò la bambina
sorridendo
«
la cosa ti emoziona cosi tanto?
» chiese perplessa Kuria
«
ehm no in realtà mi manca il
signor Sesshomaru, anche a voi manca? » chiese Rin sedendosi
di fianco alla
donna
«
ehm – stava per rispondere:
assolutamente NO – ogni tanto dipende dai momenti. Io sono
molto più grande di
te e a volte avere Sesshomaru vicino mi infastidisce »
«
perché? » chiese Rin
spalancando gli occhi
«
perché non riesce mai a farsi
gli affari suoi, perché pretende di sapere sempre tutto lui,
perché lui è sopra
di tutti, perché è egocentrico, perché
è un maschilista della peggior specie,
perché… »
«
che persona priva di tatto! »
esclamò sarcastica una voce. Proprio quella contro cui Kuria
stava lanciando
accuse di tutti i tipi. Kuria per poco non era saltata in aria dallo
spavento.
Si era contenuta e aveva voltato leggermente il capo.
«
Sesshomaru! Sì, certo, tu non
sei un demone molto gentile lo ammetterai. »
replicò la donna incrociando le
braccia sul seno.
«
Che cosa dite signorina Kuria,
il signor Sesshomaru è un demone molto gentile! »
per poco Kuria non aveva gli
occhi a palla. Certo c’era da ricordarsi che Rin era stata
salvata in più di un
occasione dal suddetto demone, che ora, per la precisione, faceva un
piccolissimo ghigno di vittoria nei confronti della sua promessa.
Era
come avere l’ultima parola in
quell’assurdo discorso. Lui non era cattivo, eliminava solo
chi gli dava delle
noie. Lo avvertiva anche prima! Certo odiava a morte Inuyasha e un
giorno lo
avrebbe ucciso, tessaiga o no.
«
Rin – la richiamò Sesshomaru
con quella sua voce gelida e indifferente – tieni porta
questa a Jaken. È
l’erba medicinale. »
“Fermi
tutti! Sesshomaru è andato
a cercare erbe per disintossicarmi? Non è
possibile!”
«
Jaken è avvelenato? » chiese
perplessa. Rin si mise a ridere socchiudendo gli occhi.
«
signorina Kuria siete voi a
essere intossicata da qualche veleno, il signor Sesshomaru è
andato a cercarvi
la medicina. » detto ciò Rin sparì
correndo via
«
che cosa? – rimase qualche
secondo in piena catalessi – Sesshomaru! – aveva
urlato, cosa che non piaceva
al demone – tu avresti preso delle erbe mediche per curare
me? » era
assolutamente incredula
«
me l’ha chiesto Rin. Mi ha
pregato di aiutarti » rispose con indifferenza il demone, che
si era seduto di
fianco a lei
«
ah vedi che c’era il trucco. Mi
sembrava troppo strano che tu tenessi alla mia vita » disse
sarcastica
«
oh ma io non ti lascerei mai morire
in quel modo » rispose il demone con tono un po’
freddo e ironico
«
eh certo dimenticavo: prima
devo portarti un minimo di rispetto, poi quando mi avrai domata,
potrò anche
morire sotto i tuoi occhi. – ringhiò quasi furiosa
– tanto a te non importa niente
di nessuno! » si stava alterando e anche molto. Quelle parole
dentro Sesshomaru
provocarono qualcosa. Era la solita stretta allo stomaco, la stessa che
avvertiva quando lo appellava con epiteti volgari.
Le
si avventò contro ringhiando
ferocemente. Le strisce ai lati della faccia arrossate e gli occhi
pure, anche
i canini sembravano più affilati.
«
non sfidare la mia pazienza
donna » ringhiò cupo
«
che c’è pensi di farmi paura?
Te lo scordi! Non sono di certo un’ipocrita. Ho tutta
l’intenzione di dirti come
penso che stiano le cose! » strillò di risposta
Kuria, mentre si divincolava
furiosamente.
Le
prese i polsi e li bloccò
sopra la testa di Kuria. Odiava quel modo di fare cosi irritante, ma
seducente,
della sua promessa. Non poterla avere in nessun modo lo mandava in
bestia.
Inoltre le sue parole lo colpivano sempre, che fossero volontarie o no,
in un
punto della sua anima sensibile. Sapeva che non si trattava
dell’orgoglio, ma
di altro.
«
mi stai sfidando? – la voce era
cavernosa e letale – vuoi che ti ricordi di cosa sono capace?
» eppure Kuria
sembrava non avesse la minima paura. Neanche un brivido gelido le era
passato
per il corpo. I suoi occhi color acqua lo fissavano con indignazione e
furore.
«
mi chiedo come faccia Rin a
dire che sei una persona buona. – assottigliò gli
occhi – ho paura che tu la
stia usando per qualche tuo remoto scopo »
Quell’accusa
improvvisa nella
quale Kuria non stava pensando a se stessa, neanche mentre il corpo di
Sesshomaru la sovrastava in tutti i sensi, fece perdere
l’ultimo briciolo di
lucidità al demone.
Con
un ringhio furioso si avventò
sulle labbra rosse e morbide della yasha. La costrinse a un bacio
forzato,
privo di passione e amore. Un bacio più che possessivo,
quasi animalesco. Con
uno smacco si staccò da quella labbra scendendo sul collo,
mordendolo e
leccandolo. Più che passione nel possederla, sembrava che
entrambi stessero
ingaggiando una lotta all’ultimo sangue.
Infatti
anche la yuki di Kuria
era aumentata e appena Sesshomaru si fu staccato dal suo collo
quest’ultima con
uno scatto veloce, nonché totalmente imprevisto dal demone
bianco, riuscì a
mordergli una spalla. Facendogli pure uscire un po’ di
sangue.
Improvvisamente
Sesshomaru si
sollevò dal corpo di Kuria, di certo non per quella piccola
ferita, e lei fece
lo stesso, anche se con un po’ di difficoltà
dovute al veleno. Provavano
entrambi una sorta di imbarazzo per ciò che era successo,
per la perdita più
totale di controllo.
«
Resta sdraiata. Non ho voglia
di raccoglierti di nuovo se svieni. Sta qua e aspetta Rin. »
Così Sesshomaru le
voltò le spalle andandosene.
«
Cosa? Come ti permetti? Prima…
ah ora non sono più buona neanche per un combattimento!
» infondo era sempre
una testa calda, sventolava un braccio per aria con modi indignati.
«
Se proprio ci tieni a venire
sconfitta e a far vedere a Rin il nostro odio. » disse
Sesshomaru freddo
«
Rin? » si voltò appena in tempo
per scorgere la figura della bambina tutta sorridente che correva nella
loro
direzione.
Quando
fu giunta a destinazione
smise di sorridere e guardò i due demoni perplessa:
« qualcosa non va? »
“perspicace
la bambina” pensò
Kuria
«
no stai tranquilla io e
Sesshomaru abbiamo avuto un piccolo disguido. Ora però
è tutto a posto… abbiamo
stabilito una tregua » di certo non poteva dirle che avevano
fatto pace.
Se
solo Sesshomaru avesse provato
un briciolo d’amore nei suoi confronti, allora sarebbe stato
tutto diverso.
Piano, piano lei avrebbe ceduto. Eppure non si poteva chiedere al Sole
di non
sorgere a est ogni mattina e tramontare a ovest. Cosi non si poteva
chiedere a
Sesshomaru di non di essere quel demone freddo e calcolatore che faceva
innamorare tutte a palazzo.
Sesshomaru
se ne andò senza dire
nulla a nessuno. Lasciando da sole le due ragazze. Due femmine che non
voleva
ammettere essere fondamentali nella sua vita.
Rin
bambina umana. Con
l’innocenza che potrebbe avere solo un fiore, non portava
nessun rancore ed era
sempre pronta ad aiutare il prossimo senza riserve. Era colei che gli
regalava
sempre un sorriso puro o qualche cosa raccolto da terra. Era colei che
aveva
riempito il silenzio dei suoi viaggi. Rin si fidava totalmente e
assolutamente
di Sesshomaru.
Kuria
invece era un argomento più
ispido e irto. Era cosi difficile comprendere cosa si aggirava nella
testa di
quella donna demone. Sesshomaru non riusciva a capire perché
tanto attaccamento
verso Inuyasha e neanche perché continuasse ad andare contro
il matrimonio che
Inu no Taisho aveva istituito anni a dietro. Sapeva solo che vederla a
volte
gli costava una stretta allo stomaco, spesso attribuita alla rabbia.
Vederla
viva dopo un combattimento era sempre stato rassicurante, anche se non
l’avrebbe mai ammesso. Poi in parte gli piaceva quel modo di
fare poco
civettuolo, quel mettersi sempre in gioco senza riserve. Sapeva che
Kuria
sarebbe sempre stata sincera con lui, non si comportava come
un’ipocrita e non
puntava a sposarlo solo per essere regina. C’era anche stato
un tempo che erano
andati persino d’accordo.
Kuria
era rimasta sola con la
piccola Rin che subito si era messa a raccogliere fiori.
«
signorina Kuria è vero che un
giorno lei sposerà il signor Sesshomaru? »
«
eh come cosa? Chi ti ha detto
una roba simile? » chiese Kuria allarmata
«
ah me l’ha detto Jaken –
rispose sorridendo contenta la piccola Rin – ma non mi avete
ancora risposto »
piagnucolò un po’
«
Rin la situazione è più
difficile e complicata di quanto tu possa pensare »
«
oh lei dice? »
Una
terza voce le interruppe di
colpo.
«
ah, ah, ah sfortunatamente la
mia sorellina ha ragione! Ehi ci rincontriamo eh! » da sopra
un albero era
spuntata proprio Hikari. I suoi lunghi capelli quasi banchi
risplendevano con
gli ultimi riflessi del sole calante, la sua voce era uno scampanellio
piuttosto irritante.
«
Hikari pensavo fossi tornata a
casa! » rispose Kuria fissandola male
«
Oh perché mai dovrei. Proprio
quando mi si presenta l’occasione di essere libera non me la
faccio scappare.
Lo sai io non faccio lo stesso errore due volte. » La giovane
saltò giù
dall’albero.
«
Buonasera anche a te piccola
erede » disse Hikari verso Rin e, parandosi il viso con il
tessen, ridacchiò un
po’.
«
buonasera » rispose stranita la
bambina.
Non
si incontrava tutti i giorni
una donna demone schietta e strana come Hikari, la sua visione lasciava
sempre
la gente un po’ tramortita.
«
Allora sorellona sei in una
marea di guai vero? – chiese amicando la sorella minore
– devi aver preso
qualcosa di davvero destabilizzante se sei ancora qui. » la
fissò da vicino
«
A te che importa Hikari? Si può
sapere che vuoi? »
«
Oh siamo permalose eh? Be prima
erano informazioni da parte di papà ora sono da parte di
mamma, contenta? »
aveva anche la gran faccia tosta di irritarla, povera Kuria.
«
Sentimi bene, Hikari, prima che
mi scoppi una vena sulla fronte, vedi di dirmi ciò che mi
devi dire e poi non
rompere più. »
Il
caratteraccio Inuyasha doveva
averlo ereditato proprio da Kuria.
«
Eh già tra moglie e marito non
mettere dito, è proprio vero accidenti! Tieni è
una lettera. »
Cara figliola
Vorrei che tu aiutassi tua sorella a ribellarsi dal
giogo di vostro
padre! Come bene sai non ho potuto molto per lei, questo mi fa sentire
in
colpa. Con le tue sorelle maggiori e te sono stata penso una brava
madre,
almeno ci ho provato. Lei però è caduta nelle
grinfie di quel demone e come
bene tu sai neanche qui sarebbe al sicuro.
Ti prego fa qualcosa!
Tua madre.
«
riguarda più te che me
disgraziata! » disse Kuria dando la lettera a sua sorella che
subito la lesse
avidamente.
«
ringrazio per il gentile
pensiero, ma non ti scervellare cara sorellina! Nostro padre non ha
molti piani
per me. Io non ho intenzione di dargli la possibilità di
rovinarmi la vita,
comunque. » concluse la giovane dai capelli chiari
«
scusate se mi intrometto
signorine – si fece avanti Rin – ma non capisco
davvero una cosa su di voi – le
due la guardarono come a incitarla a continuare – come fate a
conoscervi cosi
bene se avete vissuto sempre separate? » la sua voce era
talmente pura e
innocente che fece sorridere le due sorelle.
«
vedi Rin – iniziò Kuria
portando gli occhi al cielo ormai scuro – ci siamo conosciute
tanto tempo fa,
opterei per circa un secolo addietro. Io avevo lasciato qui da solo
Inuyasha ed
ero ripartita per la mia terra d’origine in Europa. Stava per
avvenire una
grande guerra ed ero indispensabile. Hikari fu mandata ad aiutarci. Nel
momento
in cui i miei piedi toccarono il suolo della terra delle aquile lei era
già lì.
»
«
all’inizio fu davvero difficile
andare d’accordo, sai? – continuò
sorridendo Hikari e inclinando un po’ la
testa – avevamo due mentalità diverse, inoltre io
la conoscevo già di nome la
mia fantomatica sorella maggiore. Sentivo il peso e
l’importanza che portava
intorno a se. A casa mia il solo nominarla faceva scaturire molto
vociferare.
Eppure nella terra di mia madre veniva rispettata in tutto e per tutto
non solo
come futura possibile regina, ma come un’amica e una
protettrice. Da me era
quasi come un fantasma inconsistente, Kuria era un fantasma creato sul
chiacchiericcio e le voci di salotto. Per quello ero tanto agitata.
»
«
ero tutto, ma allo stesso tempo
non ero nessuno. Promessa sposa del principe e straniera venuta da
chissà dove.
»
«
oh ma il signor Sesshomaru vi
avrà sicuramente aiutato! » replicò la
bambina con convinzione crescente nella
voce. Sesshomaru per lei era buono. Inoltre nessuno lì
voleva rovinarle quel
bel sogno, rovinando così anche l’incantesimo che
stava facendo sul demone.
«
Ora dormi Rin. » Kuria non
rispose a quell’affermazione, la sorella Hikari dopo poco se
ne andò salutando
amichevolmente.
La
giovane rimasta sola con il kappa
e Rin tentò da prima di non addormentarsi, ma era davvero
troppo stanca. Il
giorno prima erano successe tante di quelle cose e anche quella
giornata non
era da meno.
Prima
di addormentarsi però, tra
la veglia e il sonno, non poté fare a meno di chiedersi cosa
fosse quell’odore
di bruciato che già da qualche minuto permeava
l’aria.