Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    07/09/2012    7 recensioni
Sono rimasta molto colpita dal numero 47 del manga. E ho deciso che mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa su quel che potrebbe succedere quando Maya si reca a Izu. Pericolo melassa, però un po' stemperato da un Masumi che riesce a venire a patti coi suoi sentimenti con un pizzico di autoironia e con una Maya che alla fine perde un po' della sua ingenuità.
Niente spoiler.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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Mi tengo ben stretti i documenti mentre l’auto macina chilometro su chilometro, avvicinandomi sempre più al momento del confronto diretto con mio padre.
L’adrenalina mi scorre in corpo, ma non posso impedirmi di provare un senso di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Sentimento totalmente inutile, soprattutto in vista di ciò che mi appresto a fare.
Siamo arrivati. Prendo un respiro profondo ed entro in casa.
Il maggiordomo mi saluta e mi invita ad accomodarmi nello studio di mio padre. Busso alla porta e non aspetto il permesso di entrare.
Appena metto piede nella stanza, lo sento inveire: “Razza di disgraziato! Dove ti sei cacciato in questi giorni! Ti ho cercato dappertutto! Non sapevo più cosa dire ai Takamiya! Shiori è fuori di sé, c’è bisogno di te per completare i preparativi per il matrimonio!”
Sorrido mentre mi siedo con calma sulla poltrona e accavallo le gambe, i documenti sempre stretti tra le mani. Ormai i sentimenti non c’entrano più coi rapporti tra me ed Eisuke Hayami e io sono tornato a essere quell’uomo senza scrupoli e spregiudicato che ero prima.
Prima di Maya e di tutto il resto.
Questa è solamente un’altra transazione di affari, sebbene più sgradevole di molte altre, e infatti rimango freddo e composto davanti alla rabbia di colui il quale avrebbe dovuto essere per me un padre e un riferimento.
 “Ti ho già detto che non ho nessuna intenzione di sposare Shiori Takamiya.” Rispondo con la massima calma.
Qualcosa nel tono della mia voce lo fa sobbalzare. “Cosa stai combinando, Masuni?”
“Niente. Ti dico solo che non ho intenzione di prendere in moglie Shiori Takamiya. Se mai ci sarà una moglie, quella sarà Maya Kitajima.”
Quanto è vero.
“Smettila con questi vaneggiamenti. Shiori è stata dimessa ieri, si aspetta che tu vada a trovarla.”
“Ci andrò dopo aver finito di parlare con te.”
Esita ancora, il mio tono deve averlo allarmato ancora di più.. “Bene, cominciamo a ragionare. Bravo, sono orgoglioso di mio figlio.”
“E’ proprio di questo che vorrei parlarti. Ti ho portato qualcosa.” E gli porgo uno dei cinque originali che stringo tra le mani.
Lo cincischia tra le mani, poi si appresta a leggerlo. E dopo un attimo impallidisce.
“Cosa significa?”
“Lo hai letto. Ho fatto annullare l’adozione. Ora io non sono più tuo figlio, quindi non hai più nessuna voce in capitolo sulla mia vita e sulle mie decisioni. E questa…” frugo ancora tra i documenti e gli porgo una busta chiusa. “Questa è la lettera con le mie dimissioni.” La mia voce si fa sempre più sicura, mentre il colore lascia sempre più le guance di colui che fino a stamane era ancora mio padre. “Con effetto immediato.” Scartabello ancora una volta nel plico e gli consegno un’altra busta, anch’essa sigillata. “Inoltre,  ecco anche le dimissioni di Mizuki. Mi ha chiesto la cortesia di fartele avere.”
Non ho più timore della sua rabbia, mi sento libero e leggero. Per dirla nel gergo degli avvocati, il contratto è stato rescisso.
Finalmente!
Quello che farà d’ora in poi non mi riguarda, non più. Non mi ero mai reso conto fino a questo momento di quanto mi pesasse avere a che fare con un uomo come lui.
Eisuke Hayami per una volta è rimasto senza parole. E quando riesce ad aprire ancora bocca, lo fa in maniera stranamente misurata, a bassa voce. “E’ per quella ragazza che lo fai, vero? Dopotutto, la Dea Scarlatta ha stregato anche te.”
Sento pena per lui, ma non mi posso permettere di abbassare la guardia e taccio.
“Complimenti, mi hai giocato un bel tiro. Ti sei tirato fuori brillantemente da tutto questo.”
“Ti ho detto che amo Maya con tutto il cuore e che non avrei potuto sposare Shiori nemmeno per tutto l’oro del mondo. La Daito è importante, ma non vale un smile sacrificio, e poi sono stanco di combattere battaglie che non sono le mie.”
“Quella ragazza ti ha mandato in pappa il cervello, Masumi. Sei diventato un idealista?”
“Non saprei. Ma ricordati che sono figlio di Aya, prima di essere figlio tuo. Lei è morta per salvare ciò che più che ti era caro, te ne ricordi?”
Digrigna i denti e stringe i pugni. “Non dico che non devi amare la tua Maya, ma non puoi dimenticarti di tutto quello che ho fatto per te, accidenti!”
“Non me lo dimentico. Ma quello che hai fatto per me è convenuto a te per primo, non sei mai stato un filantropo e non lo sarai mai. Tu avevi bisogno di qualcuno che prendesse le redini della tua compagnia e la rendesse grande e potente e ora lo è. Se la Daito è diventata quel che è diventata è perché io ho fatto in modo che fosse così.”
 “Sì, questo te lo concedo, ma dimentichi una cosa! L’unione con la famiglia Takamiya è fondamentale per la Daito!”
“Per la miseria, ma quanti soldi vuoi ancora? Di quanto potere hai bisogno? Non ti bastano quelli che hai accumulato in una vita? Ne vuoi degli altri? Cosa vorresti comprarti che già non possiedi? Tutto il tuo denaro non ti è bastato ad avere l’unica cosa, l’unica persona che hai veramente desiderato. Chigusa Tsukikage non ti ha mai amato! Non ti ha mai nemmeno permesso di esserle amico! Sei arrivato al punto di invidiare Genzo che le ha fatto da servitore per tutta la vita!”
Quelle parole colgono nel segno. E’ palese che mio padre non sia mai stato un uomo felice, ora meno che mai, visto che è vecchio, stanco, ammalato e soprattutto solo. Ha tentato di distruggere la donna che non è riuscito ad avere, ma lei è sopravvissuta. Nonostante tutto, Chigusa Tsukikage è ancora viva, dritta come un fuso, altera e orgogliosa, e come una fenice è risorta ogni volta dalle sue ceneri. Con tutti i suoi mezzi, Eisuke Hayami non ha mai avuto la meglio su di lei, nemmeno una volta e quello che è finito col viso nella polvere è stato lui.
“Scacco matto.” Annuisce, ammettendo la sua sconfitta. “E’ buffo, però. Non me la sento nemmeno di biasimarti. Dopotutto, per Chigusa ho fatto di peggio, molto peggio.”
E’ un uomo vinto, quello che ho davanti a me e capisco ancora più chiaramente che farei qualunque cosa pur di non diventare come lui. Mi volto per uscire da quella stanza, da quella casa e dalla vita di Eisuke Hayami e per chiudere definitivamente una fase della mia esistenza che è durata fin troppo a lungo.
“Masumi!” mi chiama “lui”.
“Cosa c’è?”
“Non vuoi ripensarci?” la sua voce è tremante. Per la prima volta lo vedo davvero spaventato. “Intendo non per la Daito, ma per la questione dell’adozione?”
Sono incerto. “Non lo so, “ rispondo sinceramente. “Perché dovrei farlo?”
“Perché sei mio figlio.”
“Il fatto che io fossi tuo figlio non ti ha impedito di impormi il matrimonio con una donna che io amo.”
“Lo so, Masumi. Ho fatto degli errori con te, con tua madre. Ma ripensaci.”
Ah, Eisuke Hayami, re dei voltafaccia che cambi idea e casacca a seconda della tua convenienza. Dopo tanto tempo non sono nemmeno capace di comprendere se quel che dici corrisponde a verità oppure è uno dei tuoi tanti bluff.
Lo guardo, scuotendo la testa: “Ammetti i tuoi sbagli solamente quando hai paura di rimanere da solo, ma ci penserò.”
Me ne vado senza voltarmi indietro e mi sento incredibilmente sollevato. Chiedo al maggiordomo di chiamarmi un taxi e gli consegno le chiavi di quella che era casa mia. Salgo sulla vettura e nemmeno in questo caso mi guardo indietro. Non mi mancherà, Eisuke Hayami. Né lui, né quella parte oscura del mio carattere che ha così accuratamente coltivato per i suoi scopi come un fiore in un giardino.
Non credo nemmeno che si vendicherà. Conosco troppi segreti suoi e della Daito perché lui corra il rischio di un passo falso di questo genere, ma in ogni caso ho preso le mie precauzioni: anni di archivi riservati sotto forma di file in pdf che ripercorrono la non tanto onorevole carriera di Eisuke Hayami sono al sicuro salvati su un archivio elettronico, a sua  volta riposto in una cassetta di sicurezza nel caveau di una banca. Si potrebbe considerare tutto questo alla stregua di una assicurazione sulla vita.
Il taxi si ferma davanti a casa Takamiya. Pago l’autista e gli dico di tenere il resto, come faccio di solito. Mi faccio annunciare ed entro nel salottino di Shiori.
E’ seduta con eleganza su un divanetto, la stanza piena delle sue adorate orchidee e tiene un libro in grembo. La copertina è esattamente del colore del vestito che Shiori indossa.
Se non fosse che ha braccia e piedi fasciati, non vi sarebbe traccia del suo gesto di qualche giorno fa.
“Ciao Shiori.”
“Ciao Masumi.”
“Come stai?”
“Meglio, grazie.”
“Mi fa piacere. Posso sedermi?”
“Ma certamente. Prego, accomodati pure. Posso offrirti qualcosa?”
Mi siedo accanto a lei, ma a debita distanza. “No, grazie. Vengo subito al punto. Shiori, io non posso sposarti. Ritieniti libera, il nostro fidanzamento è rotto”
Il suo sorriso è educato e solo apparentemente comprensivo. “Andiamo, Masumi, non è il caso di arrivare a conclusioni affrettate. Capisco che i miei ultimi gesti siano stati poco… consoni e ti domando scusa, ma da qui a chiudere il nostro fidanzamento per simili sciocchezze mi sembra esagerato, non credi?” Il suo sorriso è fintamente angelico e quando parla con questo tono, Shiori è inquietante. Semplicemente si rifiuta di accettare una realtà che non le piace e questo suo atteggiamento mi indispone da morire. “Sei stata crudele e meschina, ma non voglio rompere il fidanzamento a causa di quel che hai fatto. Io non ti amo, Shiori, è per quello che non desidero sposarti.”
Ancora quel sorriso odioso. “Masumi, caro, mi rendo perfettamente conto che il nostro è un matrimonio combinato, ma ho fiducia che quando andremo a vivere insieme, tu mi amerai. Hai solo bisogno di tempo per conoscermi, è comprensibile.”
Scuoto il capo, mi sto scaldando. “Shiori, io amo un’altra donna!”
 “Intendi dire quella ragazzina? Suppongo che tu ti possa togliere lo sfizio, per qualche volta. Dopotutto, c’è ancora tempo prima del nostro matrimonio.” Questa volta, non riesce a nascondere la cattiveria nella sua voce.
“Non è uno sfizio. Io amo Maya!”
Ride educatamente, Shiori, il dorso della mano davanti alla bocca. “Masumi, come sei dolce. Ma Maya Kitajima è solo una ragazzina. Avete undici anni di differenza, quanto vuoi che ci metta a stancarsi di un uomo tanto più anziano e diverso da lei? Senza contare che la sua estrazione sociale è talmente bassa che ti farebbe sfigurare.”
Le afferro il polso con una mano: “Quindi la donna adatta a me saresti tu, Shiori?”
Credo di averle fatto male perché trasale, ma almeno ha smesso di sorridere. Il suo tono è gelido. “Certamente. E ti rimarrei sempre accanto, come quella sera, quando sei stato aggredito.”
La rabbia sta per avere la meglio su di me, ma riesco a fingere di essere calmo. Come fa a mentire in questo modo? “Quando sei rimasta al mio fianco mentre ero svenuto?”
Un lampo di trionfo nel suo sguardo scuro. “Esattamente, è così.”
La guardo negli occhi, infilo la mano in tasca e le mostro il fazzoletto di Maya. “E’ tuo?”
Shiori mi guarda inorridita. “Oh, no, certo che no. Non possiedo accessori tanto dozzinali.”
Sento un sorriso che mi aleggia sulle labbra. “Certo, scusa. Non avrei dovuto nemmeno chiedertelo. Ma si dà il caso che questo fazzoletto sia stato usato per pulirmi il sangue dalle ferite. E appartiene a Maya.”
Non ride più, Shiori, e impallidisce, capisce di essere stata smascherata. La sua pelle è ora ancora più diafana, ma riesce a riprendersi per rispondere a tono.
“Non discutiamo di fazzoletti. Tu hai bisogno di una vera donna, la signorina Kitajima è solo una ragazzina. E se fossi salita a tempo sulla nave, te lo avrei dimostrato.”
“Se Maya non fosse arrivata, da quella nave sarei sceso e anche di corsa.” Rispondo in tono piatto lasciandole il polso. “Non avresti potuto dimostrare un bel niente, Shiori.”
Si alza lentamente e comincia a sbottonarsi il davanti del vestito guardandomi con uno sguardo che vorrebbe essere sensuale e che mi farebbe ridere se tutto questo teatrino non fosse una tragedia. Mi alzo a mia volta, ma non mi sbottono affatto, anzi cerco di fermare Shiori che ora indossa solo la biancheria. L’afferro per le braccia e la scuoto violentemente, il suo sguardo sbalordito: “Smettila, così non arriverai a niente. Io non ti amo, Shiori, non ti desidero e non voglio fare l’amore con te. Non voglio che tu sia mia moglie, non voglio vederti tutti i giorni della mia vita, non sopporto le tue insulse orchidee, non voglio avere dei figli da te e detesto l’idea che tu mi sia accanto per il resto della mia esistenza! Lo capisci, questo?” Non mi rendo conto che man mano che le parole escono dalla mia bocca, il volume della mia voce si alza e ora sto urlando.
 
E quando Shiori cade a terra svenuta per l’ennesima volta, sento di non potere più controllare quella rabbia che ho in corpo. Mi inginocchio accanto a lei e sibilo. “Shiori, falla finita con questa pagliacciata! Per quanto io ti rispetti e capisca il tuo dolore, ti giuro che se non ti alzi in questo preciso momento ti prendo a calci!”
La minaccia fa effetto perché a quanto pare Shiori apre gli occhi, si tira su e si siede per terra, le ginocchia al petto. Indossa solo scarpe e biancheria e ci sono lacrime nei suoi occhi. “Masumi, mi dispiace…” Sembra sincera, questa volta e la mia rabbia scompare, sostituita da una pena infinita.
E’ bella, Shiori. Tanto bella, ma la sua bellezza su di me non ha alcun effetto e sarebbe solo un grande spreco
Mi volto, come farebbe qualsiasi gentiluomo. “Sistemati, che poi parliamo con calma.”
Qualche attimo dopo bisbiglia: “Sono pronta.”
E’ ancora seduta sul divano, gli occhi bassi. Le appoggio delicatamente le mani sulle spalle e la faccio girare verso di me: se si esclude lo scrollone e la stretta al polso di poco fa, per la prima volta in tanti mesi, la tocco volontariamente. Shiori si è sempre dimostrata devota nei miei confronti e credo che mi voglia bene, sebbene nel suo modo malsano, quindi le devo un discorso sincero. “Shiori, ascolta. Non lo dico solo per tirare acqua al mio mulino, ma come puoi accettare di sposare un uomo che non ti ama?” Mi guarda con un’espressione incerta, forse ha capito che non è più tempo di scene madri e di reazioni inconsulte, poi abbassa gli occhi. “Tu lo hai trovato l’amore, Masumi.” E lei evidentemente no e nonostante tutto mi dispiace. Sta piangendo piano e le asciugo la lacrima col pollice. Solleva ancora lo sguardo verso di me e sorride esitante.
“Hai sempre saputo che amavo Maya.” Dico a bassa voce. Inutile negare l’evidenza e non voglio prendere in giro la sua intelligenza.
“Sì. E’ vero.” Ammette con un sospiro, lo sguardo ancora puntato al pavimento. “Un uomo non manda rose a una ragazza per sette anni, sostenendola in ogni modo possibile se non c’è amore nel suo cuore. L’ho scoperto, sai, che tu sei il suo ammiratore.”
“Me ne sono accorto.” Rispondo pacato, soprassedendo sullo scherzetto di mandare a Maya quell’orribile biglietto.
Lei annuisce con un gesto nervoso del capo. “Non riesco però a capire cosa abbia lei più di me.”
Capisco cosa vuole dire, lei che è stata meticolosamente allevata per essere la moglie perfetta di un uomo importante. Ma la perfezione non è di questa terra e non interessa più molto a nessuno. Non più di un caldo sentimento, perlomeno.
“Maya niente più di te. Tu sei bella, colta e intelligente, ma io e te non siamo fatti l’uno per l’altra. Non saremmo felici, assieme. Nonostante la scena di prima, ammettilo, Shiori, non hai provato desiderio nei miei confronti, non hai mai nemmeno cercato un bacio da parte mia.”
Arrossisce e fa di sì con la testa. “Però ti avverto che mio nonno non la prenderà molto bene, potrebbe fartela pagare.”
 “Ho fatto annullare l’adozione. Io non sono più il figlio di Eisuke Hayami.” La informo in tono piatto. E a questo punto mi fissa, sorpresa.  “Non sono più così ricco, Shiori. E nemmeno potente, perdereste solo del gran tempo se voleste vendicarvi. Se diventassi mia moglie con tutta probabilità non potresti vivere nel lusso e magari dovresti pure cercarti un impiego.” Esagero, naturalmente, ma voglio fugare ogni dubbio, anche se l’idea che Shiori si metta a lavorare è surreale e quasi comica. “Con queste premesse, credo che tuo nonno non avrà niente da ridire sulla rottura del nostro fidanzamento e tu non avresti problemi. La colpa ricadrebbe interamente su di me.”
Esita, tira un respiro profondo e mormora. “La devi amare davvero molto se sei arrivato a tanto. Spero ne sia valsa la pena.”
“Sì, assolutamente. Buona fortuna, Shiori.” Mi chino a darle un bacio sulla guancia, grato che alla fine abbia capito. La saluto prima di uscire da quella stanza, da quella casa e dalla sua vita.
Sono felice di poter riappropriarmi di me stesso, dopo tanto tempo. Come respiro bene!
Ora posso fare quello che desideravo poter fare da qualche giorno. Tiro fuori il cellulare e chiamo. “Maya? Sono io. Sono libero, libero di stare con te. Raggiungimi a Izu, questo fine settimana. Quando vuoi, quando puoi, amore mio.”
 
* * *
Eccolo qui, spero che abbiate gradito, il prossimo sarà l’epilogo. Su questo capitolo ci ho rimuginato su parecchio anche mentre ero in vacanza, quindi davvero spero che un po’ vi sia piaciuto. Ho cercato di renderlo intenso, senza farlo pesare come un macigno, chissà se ci sono riuscita.
Non volevo scene esagerate o colpi di scena, mi interessava sottolineare il dolore e lo smarrimento di questi due che subiscono le decisioni e la determinazione di Masumi. E finalmente, sarebbe da dire. Anche il rimpianto di Masumi per quello che avrebbe potuto essere il suo rapporto con Eisuke era una questione della quale volevo parlare.
Ora dalle ferie sono tornata e ho ripreso a lavorare, insieme alle solite facce da c*** che durante le vacanze non sono cambiate di una virgola, quindi sono rimaste le solite facce da c***.
Quindi, dai, lasciatemi un commentino che mi tiri un po’ su il morale, anche se non dovete dirmi che questa storia vi piace se non è vero.
E fatemi anche gli auguri, che lunedì ho compiuto quarantadue anni: sono sempre più una vecchia babbiona (ma mio marito dice che sono carina lo stesso), potrei pure essere vostra madre (non di tutte, eh!) e fra due settimane nascerà la mia prima nipotina “vera”, si chiama Matilda, bella della zia Ni! <3. (ci tengo a precisare che non sono la nonna)
 
Baci baci
 
 
   
 
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