Serie TV > Dr. House - Medical Division
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    24/03/2007    9 recensioni
A grande richiesta, ecco il seguito di ‘Sì, lo voglio!’ (Con la speranza che sia di vostro gradimento...)
“Ho detto di sì. Però si fa come dico io, cioè alla vecchia maniera...” decretò spiccio il dottor House.
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sì, lo voglio

Stagioni

–Make a baby-

 

By elyxyz

 

 

 

Capitolo III – Time After Time.

 

 

 

 

E così la vita cambia in me,
io amo te, la mia parola è sì,
impazzirà nel buio la città
                                che chiaro c'è che pace insieme a te.

(Nomadi, Stagioni)


 

La neve cadeva ancora, ammantando tutto il paesaggio, senza tuttavia riuscire ad attenuare le sirene delle ambulanze che arrivavano di continuo, come laboriose formichine di un immenso formicaio senza requie.

La dottoressa Cuddy si massaggiò debolmente una tempia dolorante, prima di trovare le forze per controbattere l’ennesimo attacco.

 

“Non puoi pretendere che io lasci morire quel paziente!” inveì Gregory House, aizzandole contro il bastone con fare minaccioso.

 

La pressione che lei esercitò, contro i braccioli della poltrona, fu tale che le sue nocche sbiancarono.

“Non posso permettere che tu lo uccida! Il che è diverso!” gridò, a sua volta.

 

House sbatté il pugno sul legno levigato della scrivania, a tal punto che il caffè – ormai diventato freddo da tempo – era schizzato fuori dalla tazza, inzaccherando dei documenti posati lì vicino, con alcune gocce scure.

 

Il medico non si scusò per la propria irruenza, non si diede nemmeno pena di simulare rammarico, per quello che aveva combinato.

 

Ci pensò lei a rammentarglielo: “Guarda che disastro!”

 

“Lascia perdere quella dannata brodaglia e quelle inutili scartoffie e dammi retta!”

 

“Ho detto di no! Non se ne parla!” si oppose la Cuddy, sollevandosi in piedi per cercare qualcosa con cui pulire, e si diresse verso l’armadietto che conteneva salviettine usa e getta.

 

Il diagnosta le sbarrò la strada, frapponendosi tra lei e il mobile: “Non abbiamo finito!”

 

La dottoressa stava decisamente esaurendo le sue infinite scorte di pazienza. Per questo s’impose di calmarsi e di modulare la voce, di modo che la discussione ritornasse su binari civili.

Per quanto si potesse parlare di ‘civiltà’ in presenza di quel mulo testardo e cocciuto che la gente chiamava Gregory House.

 

“Credimi: ti sto salvando la carriera, anche se non mi ringrazierai mai. La procedura che vuoi adottare è troppo rischiosa, non ci dà la garanzia che possa…” la vista le si sfocò di colpo, ed un fastidioso ronzio andava aumentando nella sua testa.

Indietreggiò barcollando, fino ad aggrapparsi alla parete. L’espressione allarmata di Greg la spaventò molto più che i reali sintomi.

 

“Lisa!”

A memoria d’uomo, nessuno - dentro al Princeton Plainsboro Hospital - aveva mai udito il dottor House chiamare il suo capo per nome. Aveva coniato per lei inesauribili epiteti poco gentili e irriguardosi, e sbeffeggiato diverse parti della sua anatomia, ma non aveva mai valicato il limite dell’intima familiarità che lo autorizzava a chiamare una persona per nome.

Era un’esigenza che House aveva dimostrato anche con Wilson, chimandolo ‘Jimmy’ solo in modo derisorio, e sempre, comunque, di rado.

 

“E’ stato solo un capogiro.” Si giustificò. “Non ho pranzato, perché c’è stata una riunione speciale con i revisori e, quando speravo di mangiare qualcosa, sei arrivato tu.

 

“Ma sono le 5 passate!”

 

“Appunto. E’ solo un calo di zuccheri.”

 

“Sei pallida, sdraiati un momento…”

 

“Per terra?!

 

“No, sulla tua scrivania! Così, chi entra, potrà equivocare!”

 

La donna si maledisse per aver mandato il divanetto e le poltroncine a rifoderare, ma non oppose quasi resistenza, “Almeno chiudi la porta e le tendine. Gli ordinò, adagiandosi sulla moquette.

 

Gregory le afferrò le caviglie, sollevandole per far rifluire il sangue al cervello.

 

La dottoressa percepì il proprio cuore battere irregolare, e un vago senso di nausea alla bocca dello stomaco.

 

“Mutandine di pizzo rosa!” commentò lui, fingendo di sbirciare sotto lo spacco del tailleur.

 

“Pervertito.” Sussurrò la Cuddy, senza preoccuparsi di verificare se fosse vero.

 

“Potremmo ampliare il nostro repertorio…” suggerì ammiccante, ignorando bellamente l’insulto. “L’idea del proibito mi eccita!”

 

“Non credo sia il momento più opportuno…” fu la pacata obiezione.

 

Lui ghignò.

“Tu sei già in posizione, la stanza è blindata e…”

 

“Il tuo spirito di sacrificio è encomiabile, ma mi trovo costretta a declinare. Sorrise lei, adesso più calma.

 

“Hai fatto il test?” le chiese, a bruciapelo.

 

Gli occhi di lei si smarrirono un istante di troppo.

“Non sono incinta, House. Ne sono certa.”

 

“Hai fatto le analisi?!

 

“No, ma…”

 

“Sei un dottore, perdio! Hai preso la laurea coi punti delle merendine?! Lo sai che quei cosi non sono sempre affidabili!”

 

Lei rimase in silenzio, mortificata.

 

“Cammini, o vado a prenderti una carrozzina?” domandò, sbrigativo, cessando di tenerle le gambe.

 

“Ma sei diventato matto?! Vuoi che sparlino di me fino al nuovo millennio? Io qui ci lavoro!”

 

Greg si diede una pacca sulla fronte.

“Oh, me n’ero scordato!   

 

Lei lo fulminò con un’occhiataccia, poi si risollevò lentamente dal pavimento, lisciandosi la gonna stropicciata.

 

L’altro non perse tempo.

“Se non ci vai tu, con le tue gambe, ti ci trascino io, di peso.

 

“Non vorrei infierire, ma sei uno zoppo…”

 

“Ma ho uno stuolo di leccapiedi, te lo sei scordata?”

 

“Tu non vorrai... non vorrai dirlo agli altri!”

 

“Solo se mi costringi.” La ricattò, in tono amabile.

 

“Gran...!”

 

“Su, su!… modera i termini col padre della tua preziosa creatura…” la sollecitò, mellifluo.

 

Lisa scosse la testa, come a snebbiarsi la mente. “Non ho bisogno di nessun prelievo.”

 

“Hai così tanta paura di sperare che sia vero?!” la istigò lui, stavolta serio.

 

La donna non reagì, sembrava quasi sperduta.

 

“Smettila di piagnucolare come una bambina e andiamo in un box visita a fare l’esame.

Così Mary Sue saprà che sta per arrivare…”

 

“Chi è Mary Sue?!” chiese, sulla difensiva.

 

“Il nome che daremo a nostra figlia!” scherzò, semiserio, spingendola verso il corridoio.

 

Lei fece resistenza, cercando di fronteggiarlo, improvvisamente turbata.

“Ascolta, senti, devo avvisarti che… in questi mesi, io… ho visto anche altre persone… non so se è…”

 

“…mio?”

 

- Lui sorrise. Semplicemente sorrise. -

 

“Non ho mai detto che volevo diventare padre.

 

La sua risposta, così pacata, la colpì con la violenza di un impatto imprevedibile. Poco importava se le sue stesse parole, pochi istanti prima, le fossero suonate come una sciocca e patetica scusa, inequivocabilmente falsa.
Aprì la bocca per replicare, ma non ne uscì alcun suono. Poi una variabile che non aveva calcolato. Una mano sul ventre. Un’espressione strana.

 

“Devo andare in bagno.”

 

“Stai per vomitare?”

 

“No. Devo… controllare una cosa.” Replicò, sibillina.

 

L’uomo si mise a seguirla, anche se faticava ad arrancarle dietro. Lisa entrò nella zona dei servizi, seminandolo; ma lui non s’arrese per così poco: girò il cartello ‘FUORI USO’ ed entrò dopo di lei.

 

“E’ la toilette delle femmine!”

 

“Io sono un disabile, e i disabili vanno nel bagno delle donne. Siamo equiparati alle donne. Usiamo il water…”

 

“Tu puoi andare nel gabinetto dei maschi!”

 

“Se me lo ripeti un’altra volta, è discriminazione sessuale!”

 

Lei lo fissò, profondamente irritata. “Voglio un po’ di privacy.”

 

Greg sollevò una mano a mezz’aria, sventolandola distrattamente.

“Fai finta che non ci sia, puoi trattarmi come una di voi.

 

“Non mi era sembrato tu fossi una donna, tutti i martedì e venerdì degli ultimi sei mesi…” polemizzò, sfidandolo a contraddirla.

 

House lo ammise, reticente.

“Ok. La mia mano destra ringrazia.”

 

La Cuddy afferrò la prima maniglia alla sua portata e sbatté l’anta con forza, chiudendosi all’interno.

 

Gregory fece vagare lo sguardo attorno a sé, in attesa.

“I bagni delle ragazze sono molto più luminosi dei nostri, lo sai?… Dovrò lamentarmene col capo!” polemizzò, controllando l’orologio “E allora?!” gridò, da fuori, un minuto dopo.

 

Rispose il silenzio.

 

Lisa fissò la macchiolina rossastra sugli slip. Chiuse gli occhi e desiderò che il momento passasse. Come quel fastidioso bruciore alle palpebre.

 

Il dottore colpì con due pugni spazientiti la porta. “Vuoi uscire da lì?”

 

L’apertura del cubicolo si spalancò lentamente, facendola ricomparire.

“Non è niente.” Disse, atona. “Una piccola perdita ematica.” E si avviò al lavandino, prima che lui potesse scorgere gli occhi lucidi.

Si sciacquò mani e viso generosamente.

 

“Andiamo a fare il prelievo.” Insistette lui.

 

“Non sono incinta, vedi?! La perdita indica un’ovulazione intermedia…”

 

“Può significare un mare di cose, anche la minaccia di un aborto!”

 

“Lasciami sola per cinque minuti.” Lo pregò con voce inespressiva, mentre tutto il suo corpo teso trasmetteva la sua tensione interiore.

 

House abbassò lo sguardo a disagio, come mortificato.

Forse… si stava sbagliando.

Forse… la stava illudendo, o forse era semplicemente solo lui, ad illudersi che…

Forse doveva abbracciarla. Dirle almeno qualcosa.

Ma non era bravo con le parole, lui. Né tanto meno con i gesti.

“Ok. Ti aspetto qua fuori.” E se ne andò.

 

 

 

Continua…

 

 

Disclaimers: I personaggi e la canzone citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note: Ma non c’è davvero bisogno che io spieghi chi è Mary Sue, vero?? In caso, contattatemi.

 

Ringraziamenti: Ci vorrebbe un filino di sadismo, per dedicare a qualcuno un capitolo come questo...

Ma un grazie di cuore e un abbraccio a chi lo ha letto, e ancor più per i commenti ricevuti nel precedente.

 

Mistral: comprendo il tuo punto di vista… e apprezzo doppiamente il tuo sforzo di leggere!

 

Siyah: felice che tu abbia rimarcato la mia puntigliosità medica, comunque sì, rimane sempre ‘un affare’, anche se…

 

Desy: tesoro, sai che le tue dissezioni (sì, non ho sbagliato! ^__=) ragionate delle mie fic mi fanno gioire immensamente!

 

Setsuka: non credo che gli attori si presterebbero a recitare i miei deliri, ma sarebbe fantastico! *___*

 

Earine: sì, mi piace giocare sui silenzi, su come parla la gestualità. House è maestro, in questo!

 

Arkadio: grazie, di nuovo!

 

Amaranta: direi che hai azzeccato in pieno il punto! ^___^ Siamo partiti da uncontratto’, MA…

 

Didiblack: Oh, mio Dio!! Grazie! ^___^ Ed è carino il tuo motto! ^__=  

 

Fuuma: Sono contenta che finora ti piaccia. Il pericolo ‘miele’ è sempre in agguato, spero di non scivolarci troppo dentro…

 

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al mio divano blue navy: elyxyz@alice.it

Grazie (_ _)

elyxyz

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dr. House - Medical Division / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz