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Autore: Tribute    07/09/2012    2 recensioni
Ciao! Sono ormai da mesi una Directioner, ho scritto questa storia perchè mi piace scrivere e condividere con gli altri quello che immagino. Parla di una ragazza diciottenne che vive da sola, un giorno riesce a realizzare il suo sogno di inconrtare i One Direction, e di avere una storia con Niall Horan, il suo idolo da sempre. Spero vi piaccia, Buona Lettura.
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Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dall’atterraggio a Londra erano passati quasi tre mesi, dunque il mio bambino poteva nascere da un momento all’altro.
Prima di rivedere Niall mi era venuto un attacco di panico, credevo che volesse uccidermi dopo quello che aveva sofferto per me, ma mi rassicurò il fatto che il suo primo pensiero appena mi vide, fu quello di venire ad abbracciarmi e baciarmi e non quello di strozzarmi. In quel momento mi sembrò così debole e vulnerabile che mi ritrovai a chiedermi che cosa speravo di ottenere quando lo avevo abbandonato lì, come se a lui non importasse di me e del bambino, come se io fossi l’unica mia priorità. Ricordo che mi sentii un’ egoista insensibile, un mostro assolutamente non all’altezza del pezzo d’angelo che mi ritrovavo difronte, credevo che meritasse di meglio e forse avevo anche ragione, ma poi mi ricordai che ero incinta e che gli ormoni probabilmente si stavano divertendo un sacco a giocherellare con le mie emozioni, e mi sentii un pochino meglio.
Al mio ritorno le cose non erano cambiate affatto, in casa dei ragazzi regnava sempre il solito caos dovuto all’iperattività di Louis, o alla strana abitudine di Harry di girare per casa nudo. Anche se potrebbe sembrare strano, provai un certo sollievo a non vedere cambiamenti, era da tanto che non stavo lì e non so se avrei sopportato un nuovo cambiamento nel mio stile di vita.
Avevo un po’ di paura del parto, ero giovane e non sapevo se ero pronta ad essere mamma, ma Niall si prospettava un ottimo padre, a giudicare dal comportamento super protettivo che teneva nei miei confronti.
Ogni sera, dopo aver poggiato un orecchio sulla mia pancia ormai enorme, chiudeva gli occhi, mi stringeva forte a se e si addormentava così, impedendomi quasi di muovermi.
Un giorno gli chiesi per quale motivo mi tenesse così stretta a se, e lui rispose: ‘Ho solo paura che se non ti tengo stretta a me, tu te ne andrai di nuovo’, ma lo disse così spontaneamente e sinceramente, senza neanche un accenno d’ironia che mi ritrovai a ripetergli non più di un migliaio di volte quanto lo amassi, che non lo avrei lasciato mai più e quanto mi dispiaceva averlo fatto soffrire. Andai avanti a singhiozzare e a scusarmi così tanto da sembrare ridondante. Per quanto lui mi rassicurasse, io mi sentivo uno schifo per qualsiasi cosa io facessi sbagliata, ed era tutta colpa degli ormoni da gestante.
Ormai non ne potevo più della gravidanza, desideravo con tutto il cuore di liberarmi dei sintomi della gravidanza e stringere fra le mani il mio piccolo capolavoro, e fu proprio mentre rimuginavo su questo che successe.

‘Occristo.’. ‘Piccola, che succede?’ Niall mi guardava come se mi fossero spuntate due antenne da alieno tutto d’un tratto. ‘Credo… Mi si sono rotte le acque!’ gridai tutto d’un fiato. Niall, ci mise qualche secondo a prendere atto di ciò che stava succedendo e poi si mise a correre dappertutto gridando ordini a tutti tipo: ‘Tu prendi la borsa per il parto!’, ’Tu chiama l’ambulanza!’, ’Tu porta un bicchiere d’acqua!’. Se non fossi stata terrorizzata dal parto imminente, probabilmente sarei scoppiata a ridere. Era più nel panico di me… L’ambulanza non ci mise molto ad arrivare, Niall mi strinse la mano per tutto il tempo, alternando le lacrime al sudore e ai sorrisini eccitati. Consentii di entrare in sala parto solo a Niall, anche se mi sarebbe piaciuto avere al mio fianco anche Zayn, che però era facilmente impressionabile, quindi dovetti rinunciare, ameno che non volessi uno Zayn svenuto, proprio mentre partorivo.
Il parto non fu piacevole, certo, ma ammetto che quando lo vidi, di colpo scordai tutto il dolore e decisi che quegli occhi azzurri come il cielo striati di varie sfumature di verde, così luminosi ed innocenti erano valsi la pena di tutto quello che avevo sopportato negli ultimi nove mesi.
Quando entrarono Zayn, Harry, Louis, Liam, Arianna e Kaylee, io avevo il piccolo il braccio, e Niall, con un sorriso che non gli avevo mai visto in volto, mi abbracciava forte, gli occhi lucidi puntati sul fagottino che avevo fra le braccia. Tutti erano così felici e io non la smettevo di ridere, piangere, ridere e piangere ancora. Ora, finalmente eravamo una famiglia.
Harry, con il piccolo in braccio (sembrava nato un nuovo amore) chiese rivolto a me e Niall: ‘E’ un amore il piccolo Harry Junior, avete fatto un ottimo lavoro.’. Zayn, tornando un attimo alla realtà chiese: ‘A parte gli scherzi, come chiamerete il piccolo senza-nome?’. Dopo esserci scambiati uno sguardo carico di complicità, io e Niall sorridemmo e lo dissi.
‘Il suo nome è Chace Jawaad Horan’.
   
 
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