Ed eccovi anche il 10 cap…
Scusatemi se è venuto un po’
cortino ,ma credo che,anche se piccolo,riuscirà a chiarire parecchie cose.
Per quanto riguarda i capitoli
precedenti… lo ammetto. Sono stata un po’ dispettosa…
Ma vorrei chiarire qualche punto: La
presunta storia tra House e Cuddy,come detto, non avrà alcun risvolto.
Ma allora vi chiederete il perché
l’abbia fatta nascere. Ecco,come potete immaginare, tutto in una storia è
collegato… -o-… e naturalmente,anche qui una determinata situazione, ne potrebbe
determinare un’altra…
Non mi resta che augurarvi buona
lettura e sperare che anche questo cap vi piaccia.
Baci J
Miky91
Capitolo
10
23 Dicembre. h 16:15
Cappella del PPTH
Bill era li.
Seduto in una delle panchine della
cappella con lo sguardo perso nel vuoto.
House gli si avvicinò alle spalle.
-Che cos’ha?- Chiese l’uomo senza
nemmeno voltarsi.
-SLA.-
Lui si asciugò una lacrima che gli
scivolò sul volto. –Scusa… - Balbettò,cercando di essere il più sarcastico
possibile. – Ma non ho ancora ottenuto una laurea in medicina… -
Il diagnosta sospirò e gli si
sedette accanto. –È una gravissima patologia degenerativa che colpisce un
gruppo specifico di cellule del midollo spinale: I motoneuroni.- Iniziò.-
Queste cellule,svolgono la funzione di trasmettere ai muscoli i comandi per il
movimento. La scomparsa dei motoneuroni causa una progressiva atrofia muscolare:
I muscoli volontari non ricevono più i comandi provenienti dal cervello e,nel
tempo,si atrofizzano,portando a una paralisi progressiva dei 4 arti e dei
muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. La morte è provocata quasi
sempre per insufficienza respiratoria.-
Bill si voltò confuso verso
quell’uomo che fino a ieri era solo uno sconosciuto.
-Che c’è? Vuoi un decodificatore?-
Rispose House,cercando stranamente di tirar su di morale Forder. In
effetti,quell’uomo era insopportabile! Odioso e ciarlatano! Per non parlare del
fatto che ci provava con tutte… Ma qualcosa in lui gli piaceva. Forse lui
stesso si identificava in quell’uomo tanto scocciante quanto sarcastico.
-C’è una cura?-
-Ma come? Non dicevi che non ti
interessava niente di tua sorella?-
L’uomo sorrise tristemente. – Lei
aveva sempre desiderato avere un figlio. Ma purtroppo,dopo essersi
sposata,avevano scoperto che non poteva averne.-
House poggiò il capo sul suo
bastone e fissò incuriosito Forder,che continuò. – Suo marito era una persona
insopportabile! Io e lui facevamo sempre a litigare!... Poi,un giorno,Andy si
scoprì in cinta. Puoi immaginarti la felicità che ci fu… anche se non capimmo
come era potuto accadere una cosa del genere.-
-Ha abortito,vero?- Intervenne
House.
-Si. A causa mia.- Forder sospirò.
– Litigai per l’ennesima volta con suo marito e lui uscì di casa infuriato e
ubriaco. Pochi minuti dopo ci telefonarono per dirci che aveva perso la vita in
un incidente. Andy,per il dispiacere,perse il bambino. E come puoi immaginare…
i nostri rapporti si stroncarono quella sera stessa.-
Il diagnosta annuì e si alzò,senza
degnare di uno sguardo l’uomo. – Sei un imbecille. Lo sei sempre stato.-
-Grazie. Sai,ora mi sento meglio!-
-Dovresti provare a parlarle…-
-Già. Come se fosse facile.-
-Alle volte è meglio mettere da
parte l’orgoglio,o non si sarà mai felici nella vita.-
Forder gli sorrise
amichevolmente.- Come te? -
- L’orgoglio ti distruggere la
vita.- Insistette il diagnosta,ignorando la domanda appena fattagli e
dirigendosi verso la porta,ma prima di uscire si voltò nuovamente. – Non esiste
una cura per la SLA.-
23 Dicembre. h 16:00
Ufficio diagnostica.
-Hei?- La voce di Wilson fece
alzare lo sguardo di Cameron,intenta a lavorare al computer.- Sai dov’è House?-
-Deve essere in giro a cercare il
Signor Forder.-
-Ma non diceva che era
insopportabile?-
Allison sorrise. –Già… lo diceva.-
L’oncologo si avvicinò. –Avete
scoperto che ha la sorella?-
-Sclerosi Laterale Amiotrofica.-
Wilson squotè la testa
sorpreso.-Caspita.-
-Già,questo è quel che pensano i
medici… - Allison si alzò per posare delle cartelle. –Ma immagino che i
familiari non si limitino a dire un “Caspita”.-
-Tutto a posto?- Chiese
l’oncologo. –Mi sembri nervosa.-
Lei si voltò a guardare il
collega. – Mio padre mi assilla.-
-Tuo padre?.. che c’entra lui?-
-È stato lui a mandare il mio
curriculum all’ospedale di Londra,senza che io ne sapessi nulla. E ora,visto
che mi hanno proposto un lavoro li,mi opprime per far sì che io lo accetti!-
-Ti sei già fatta un’idea?-
-Ho altri 4 giorni di tempo…-
-Certo.- Wilson si mise una mano
sulla fronte e fissò la dottoressa con aria di rimprovero. –Alle volte sei
peggio di House!-
-Cosa?- Allison fu sorpresa da
quella frase,quanto mai lei e House si somigliavano? Per di più le avevano
appena detto che era peggio di lui…
-Non puoi scantonare sempre i tuoi
obblighi,soprattutto se si tratta di cose serie come queste!-Iniziò
l’oncologo.- Non hai avuto nemmeno il coraggio di parlarne con House,hai
chiesto a Cuddy altri 5 giorni e non dici a tuo padre il perché di questi dubbi
perché non lo sai nemmeno tu.-
-Che dovrei fare allora? Lasciare
scorrere la vita come se niente fosse e approfittare di qualsiasi occasione
senza badare alle conseguenze? Come House?!-
-House almeno alla fine,qualcosa
la conclude.- Disse l’oncologo uscendo.
Era stato duro… forse troppo. Ma
sapeva di aver fatto la cosa giusta.
È vero,Cameron non lo avrebbe
guardato in faccia per un bel po’ di tempo,ma per lo meno… avrebbe fatto una
buona scelta.
A volte,avere il ruolo di un
amico,implica anche far capire al compagno i suoi difetti. In questo
caso,quello di Cameron era il fatto di costruire castelli per aria. Amava
sognare… amava sperare… sperare che un giorno fosse successo qualcosa tra lei
ed House e con questo modo di pensare si stava condizionando la vita.
House non era capace di amare.
Almeno questo era quello che
credeva lui.
23 Dicembre. h 16:30
PPTH.
Il diagnosta uscì velocemente dalla cappella e iniziò a percorrere uno dei lunghi corridoi dell’ospedale.
“Alle volte è meglio mettere da parte l’orgoglio, o non si sarà mai felici.” Queste erano state le sue esatte parole qualche minuto prima.
Sorrise.
Proprio lui andava a dire in giro certe cose?!
“Hai paura di essere felice?”
Si bloccò.
Perché diamine gli veniva in mente Cameron? Lei e quella sua maledetta teoria che tutti vogliono essere felici!
-House?- Esclamò una voce alle sue spalle.
Lui si voltò.
Era Cuddy. -Come l’ha presa Forder?-
-Non l’ha presa.-
Lei annuì nervosamente e si voltò per andarsene,quando venne fermata dalla voce del diagnosta: -Aspetta.-
Si bloccò. Conosceva quel tono di voce… usato sempre per parlare di cose che lei odiava! In questo caso,trattandosi di House… - Non importa.- Rispose.
-Mi dispiace.- Concluse lui,andandosene per la parte opposta.
Lei si voltò,ma troppo tardi. Lui era già partito in quinta.
23 Dicembre. h 18:00
Casa di House.
House entrò in camera sua e si gettò sul letto; lo sguardo perso nel soffitto.
-Greg? Sei tu?-
-Si.- Mugugnò lui, mettendosi un cuscino in faccia.
Sandy spuntò da dietro la porta. -Allora? Come è andata?-
-Lasciami in pace.-
-Andiamo! Finalmente ho un po’ di tempo libero e tu non vuoi parlarmi?!- Sbuffò lei. –Vedi che mi offendo!-
-Brava,fa pure.-
Lei gli tolse il cuscino dal viso. –Che hai?-
Il diagnosta si alzò velocemente.- Una certa persona,di cui non faccio il nome, mi stà rompendo le scatole più del solito!-
-hmm… “Le scatole”… Che ti è successo? Ti sei confessato?-
-Già… ci sono volute ben tre ore e sessantacinque minuti in totale.- Esclamò lui ironico. – Insomma,un record. quando ho finito il prete si era addormentato.-
-Bravo,continua a sviare il discorso e ti starò attaccata tutto il tempo.-
House si voltò di scatto verso l’avvocatessa. –Approposito… ho saputo della tua uscita con quel mongoloide del mio dipendente.-
Lei lo fulminò con lo sguardo. –Non è mongoloide!-
-Si invece.-
-Per tè,tutti quelli che sono gentili e carini lo sono.-
-Per quanto dovrà continuare questa tortura!?! – Sbottò lui,tirando contro la pattumiera una scatola vuota di biscotti. –Sei peggio del diavolo della Tasmania!-
-Non sono nemmeno passati 2 giorni che già ti lamenti.- Rispose Sandy col broncio. –Comunque non preoccuparti… mi stò dando da fare a cercarmi un appartamento.-
Il diagnosta annuì col capo e si gettò sul divano,accendendo il televisore. Lei si sedette accanto a lui,poggiando la testa sulla sua spalla. –Grazie.- Gli sussurrò.
Lui sorrise. Per quanto una sorella possa essere insopportabile,alla fin fine, non era male averla tra i piedi.
Almeno gli faceva dimenticare i suoi pensieri… pensieri nati da una semplice e banale discussione sotto le luci di un albero di natale.
24 Dicembre. h 7:45
In macchina.
Quella mattina faceva più freddo del solito e non solo per le strade della città.
Cameron si era alzata presto,non era riuscita a dormire per tutta la notte.
Le parole che Wilson le aveva rinfacciato ieri, le erano rimaste in mente per tutto il tempo e tutt’ora non avevano alcuna intenzione di lasciarla tranquilla.
Ma in fondo lei sapeva benissimo che l’oncologo aveva ragione… che l’aveva sgridata per farle capire i suoi errori… Non cel’aveva con Wilson,ma con se stessa. Doveva smettere di fuggire.
Parcheggiò e scese dall’auto.
Non era in ospedale, bensì davanti la casa di House.
Era decisa. Calma. Pronta a subirsi qualsiasi risposta cretina da parte del suo capo. Anche perché,era sicura che una risposta seria,non l’avrebbe mai ottenuta.
In quell’istante una donna uscì dal portone verde.
Lei ne approfittò ed entrò. Almeno,avrebbe evitato di spiegare al citofono il perché della sua presenza.
Arrivata alla porta si fermò e fece un enorme respiro. “Coraggio Allison.” Disse tra se,mentre con la mano iniziò a battere contro a porta.
Niente.
Continuò,questa volta più forte. Sapeva che probabilmente House dormiva,ma non le importava.
Dopo qualche minuto la porta si aprì,ma contrariamente da tutti i possibili avvenimenti che aveva analizzato prima di venire,ebbe davanti Sandy.
-Buon… giorno.- Balbettò l’avvocatessa sorpresa. Era ancora mezza assonnata,con solo una camicia addosso,probabilmente di House; Visto che ancora non aveva avuto tempo di comprarsi un pigiama da quando era venuta.
Allison si irrigidì di colpo.
-Cercavi House,forse?- Continuò la donna,strofinandosi gli occhi. –Sta ancora dormendo,ma se vuoi…-
-No.- La interruppe lei con un sorriso tirato. –Non preoccuparti. Scusa se ti ho svegliato.- Così dicendo si allontanò velocemente dall’edificio.
Quando entrò in macchina gettò la testa all’indietro e sospirò,tenendo a stento le lacrime.
Ecco scoperto finalmente,il posto che l’avvocatessa occupava nella vita del diagnosta.
Come aveva fatto a credere che ad House importasse,anche minimamente,di lei?
Non poteva continuare così. Lei aveva una vita!
Accese la macchina e ripartì.
Dopo qualche minuto,prese il cellulare e digitò un numero. –Pronto, Cuddy? Sono Allison. Per quanto riguarda il trasferimento… - Sapeva benissimo che sarebbe stata dura e che ci avrebbe sofferto parecchio,ma non le importava più. L’importante ora,era vivere la sua vita. -… accetto.-
-To be continued… -
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