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Autore: BigEyes    08/09/2012    1 recensioni
(SECONDO CAPITOLO DELLA SERIE: IN THE NAME OF JESUS)
La ragazza si voltò di scatto asciugandosi in fretta la lacrima col dorso della mano. Sentì rumore di passi.
- Lucia sei tu? – domandò, guardando l’interno del soggiorno al buio – Heliu non fare questi scherzi..- continuò, attraversata dall’adrenalina. Deglutì mentre si voltava verso il mare.
Ma di fronte si trovò un ragazzo, appoggiato al balcone con la schiena, con braccia e gambe incrociate
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Acab.
Dov’era? Non l’aveva più visto dopo il brutto incontro con Jezabel.
Doveva trovarlo, dirgli tutto. L’aveva sognato, aveva sognato i suoi occhi, proprio come aveva detto Lucia.
Fece un mezzo sorriso a Joshua, che lo ricambiò sfoggiando la sua dentatura perfetta. Gli prese il viso tra le mani e posò le sue labbra sulla fronte.
Joshua studiò il suo sguardo, subito dopo che le labbra rosa di Ariel si ritrassero dalla sua pelle. Un misto tra dispiaciuto e sofferto.
Aveva capito ormai da tempo che il cuore di Ariel apparteneva ad Acab.
Ci aveva sperato, per un momento, che il suo bacio le aveva fatto capire che tra di loro ci poteva essere qualcosa di più, perché lui sapeva che il loro legame era molto forte.
Ma doveva lasciarla andare.
Le strinse la mano, prima di riaprirla facendo scivolare le dita di lei sulle sue.
 
Lei lo guardò mordendosi il labbro interno dirigendosi alla porta dell’infermeria, mentre lui, con un gesto impercettibile del capo, annuì sorridente.
Con il volto raggiante iniziò a correre per il corridoio.
Dove poteva essere? Era stato ridotto male da Heliu e sicuramente adesso si trovava nell’ufficio di padre Max.
 
Mentre stava correndo, sbatté col viso contro il petto di un ragazzo.
-          S..scusa – balbettò lei sorridendo, togliendosi una ciocca di capelli che le era scivolata sul viso.
 Alzò il viso  e sbarrò gli occhi. La somiglianza con David, il ragazzo che avevano salvato, era impressionante.
-          Di nulla Ariel – rispose lui.- Anzi, non ti sei fatta male vero? – le domandò mellifluo.
-          No tranquillo Nathan ma.. –inarcò un sopracciglio e lo osservò  attentamente: i capelli lisci castani e il taglio degli occhi gli ricordavano la fisionomia dell’altro ragazzo.
 
Nathan viveva 24 su 24 al servizio dei bisognosi, Ariel  ricordava di aver visto i suoi genitori qualche volta, ma David non era mai apparso.
 – …ma…  scusa la domanda, David è un tuo parente?
-          Si è mio fratello, per questo stavo venendo a ringraziarvi per averlo salvato. Ha sempre avuto il pallino di diventare famoso: avrebbe fatto di tutto per diventare un cantante di successo. – le confessò mettendo le mani dentro le tasche.
-          Non mi avevi detto di avere un fratello. –  Ariel si mise le mani ai fianchi e lo fissò storcendo le labbra.
-          Non si è mai fatto vivo in chiesa perché erano “altri” i suoi interessi – il giovane sospirò e abbassò il capo coprendo gli occhi lucidi con un ciuffo di capelli – non sono stato abbastanza presente – mormorò con voce rotta.
-          Non devi essere così duro con te stesso. – gli disse, poggiandogli la mano sul braccio.
Lui alzò gli occhi arrossati al soffitto e si schiarì la voce – scusa – le disse, con un sorriso che evidenziò le fossette.
 – Tu hai servito Dio e hai amato stare in comunione con i tuoi fratelli, sei rimasto nella luce. Non hai nulla di cui incolparti. – commentò perentoria.
-          Hai ragione –inspirò e  le sfiorò la guancia con il dorso della mano, sorridendo – ma dove correvi così di fretta?
La ragazza si colorì di rosso velocemente e iniziò a farfugliare – ehm …non so se hai visto un bell…un ragazzo con dei capelli azzurri  ..cioè..- si toccò con entrambe le mani le guance accaldate, mentre Nathan rideva divertito.
-          Forse ho capito di chi parli – incrociò le braccia al petto e inclinando la testa di lato guardò oltre la ragazza – sta venendo proprio verso di noi – la ragazza percepì uno sfarfallio allo stomaco quando si girò e lo vide avvicinarsi col suo sguardo felino e il suo sorriso che faceva intravedere i canini.
 
Il cuore gli batteva forte nel petto. L’aveva trovata.
Ed ecco il suo sorriso, per lui. Solo per lui.
E quelle guance olivastre che diventavano rosee d’improvviso. Amava farla sorridere. Amava quello che le faceva provare, ma soprattutto amava lei, che si era insidiata violentemente nel suo cuore.
 
Ma una fitta lo bloccò in mezzo al corridoio.
Digrignò i denti dal dolore e si massaggiò con i polpastrelli la fronte, stringendo il pugno con l’altra mano.
Ariel lo guardò con la fronte corrugata, inclinando la testa di lato, con aria interrogativa.
 
In quel preciso istante stava attraversando il corridoio Thabita, nella direzione opposta a quella di Acab. La ragazza superandolo gli sorrise e lui sbarrò gli occhi.
Cosa stava succedendo? Ariel non capiva i loro sguardi.
 
Lui la bloccò prendendola per il polso e la avvicinò a sé.
Ariel sbarrò gli occhi. Il cuore iniziò a battere ferocemente contro lo sterno. Il respiro divenne spasmodico.
“Calmati Ariel” pensò “ non ti fare favole”.
Non appena questo pensiero l’attraversò, lui portò la sua mano dietro la nuca di Thabita.
 La avvicinò al suo viso.
 
Non poteva essere.
Le mani di Ariel  tramavano, l’adrenalina le scorreva lungo il corpo, deglutiva mentre le vene pulsavano nella tempia.
Ci aveva sperato. Si era sbagliata?
Nulla era iniziato, eppure era già tutto finito.
Non voleva vedere oltre, ma lui doveva sapere. Doveva sapere quello che provava e non le avrebbe importato la risposta. Si girò a fissare il suolo che si stava annebbiando. Le lacrime stavano per scorrerle lungo le guance.
 
Ma cos’era realmente successo? Era  come il suo cuore le faceva credere? O la gelosia le aveva offuscato i pensieri?
 
Thabita stava venendo verso di lui. Lei avrebbe potuto liberarlo. L’aveva già fatto ad un altro adepto, poteva ancora farlo. Sbarrò gli occhi non appena questi pensieri gli balenarono nella mente. Lo stava oltrepassando con un sorriso sghembo, quando lui le prese il polso, la tirò a sè e le bisbigliò all’orecchio:
-          Devi togliermi quell’aggeggio!
-          Non posso.
-          Si che puoi!
Acab la prese per la nuca, la tirò verso il suo viso e la fissò con sguardo accigliato.
-          Possono ancora controllarmi con questo – si indicò la fronte – posso fare del male a mia insaputa.
-          Io non posso! – esclamò stringendo i pugni  e corrugando la fronte. – Ci uccideranno non capisci!? -  disse con voce altera, liberatasi dal suo tocco. Si riprese il suo spazio guardandolo torvo.
-          Devo liberarmi Thabita…- continuò con gli occhi lucidi.
Da quando aveva deciso di seguire la luce quel chip, impiantatogli da Jezabel, durante la riunione del New World Order, gli provocava delle fitte laceranti.
 
 Fece un sospiro e serrò gli occhi in una smorfia di dolore.
–    E’ un dolore troppo forte.
-          Ma ..- Thabita venne zittita dall’indice dell’ex adepto, posato sulle sue labbra.
-          Preferisco soffrire accanto a lei, che rimanere con il chip e senza di lei. – le disse con sguardo accigliato.
-          Sei un pazzo! Lascia perdere l’amore. Pensa alla tua vita! - Lo strattonò dalla maglia grigia a maniche corte.
-          La mia vita era niente prima di scoprire l’amore. Lo capirai pure tu – la indicò, sporgendosi in avanti.- quando sentirai che la persona che ti è accanto è tutto ciò di cui avevi bisogno.
-           Sono tutte smancerie, le tue. E’ un momento. Ti passerà. – sbuffò lei – quei video li ho ancora qui – pose l’indice sulla fronte con gli occhi lucidi. – ho visto quello che possono farci se solo pensiamo di  toglierlo. – corrugò la fronte e lo fissò a lungo prima che Acab le rivelasse la verità.
-          Bugie Thabita. Solo bugie. Allucinazioni. – drizzò la schiena e mise le mani ai fianchi. – il progetto Mk hai presente?
-          S..si – balbettò, abbassando lo sguardo al suolo, sospirando. – Ne ho fatto parte.
-          Ti fanno il lavaggio del cervello. – la prese per le braccia -Ti impauriscono. - La fissò negli occhi cerulei -Ti controllano per fare la loro sporca volontà. Per questo agirò anche senza il tuo favore.
Era deciso. Portò la mano dietro la schiena e le mostrò il coltellino da viaggio. Fece scattare fuori la lama davanti al viso di Thabita, che sbarrò gli occhi intimorita.
  
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