Ho il brutto vizio di credere a tutti.
Le mie amiche mi trattano come qualcosa di morbido e tiepido, bianco, dicono che sono troppo ingenua.
Io faccio spallucce, ma poi rispondo “sìsì” perché mi piace immaginarmi morbida e tiepida e bianca, qualcosa di debole e mite, da proteggere, impedire che si sporchi, tenere per mano così, per sicurezza. Vorrei davvero essere quell'agnello con le zampe così nodose e imbranate da sembrare graziose, ma non ho quell'innocenza, mai l'avrò.
Alle persone credo solo perché la bugia più grossa la dico io, senza sosta, e sono così tesa nello sforzo di mascherarla che non mi accorgo di quelle degli altri.
Sempre raccolta su me stessa, sono una pigna che non si apre mai, tranne forse quando dormo.
Allora la mia mente si concede di pensare agli altri, e spesso faccio incubi in cui compaiono tantissime persone, lunghissime sequenze di volti come su un album di figurine.
Sogno un sacco anche gli animali, i coccodrilli. Credo succeda perché su un libro ho letto che hanno il diaframma diverso da noi, e mi è rimasto impresso. Il loro è messo per il lungo, parallelo all'asse maggiore del corpo, e non schiaccia i polmoni, gli fa solo spazio quando si gonfiano.
Ecco, la mia bugia è così: una lamina muscolare che corre tra i visceri, e quando mento si tende, ma dato che mento continuamente... dentro di me c'è sempre qualcosa che tira, senza interruzione, e mi toglie il respiro.
Talvolta mi concentro tanto sulla tensione sorda creata da quel muscolo che non sento cosa mi dice la gente e devo chiedere: scusa, puoi ripetere?
E le mie amiche, che sono carine, e materne, sorridono e mi dicono: tutto bene tesoro?
E io: sìsì.