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Autore: AxXx    09/09/2012    3 recensioni
Xemnas è morto e con lui l' organizzazione.
Ma qualcosa si è mosso nelle tenebre.
Il maestro Xehanort aveva due allievi segreti, a cui si è aggiunto un terzo. I loro compito è riportare in vita il loro maestro e porre fina alla guerra del Keyblade portando l' oscurità su tutti i mondi.
Sora e Riku, nominati maestri keyblade da Yen Sid, dovranno intraprendere un nuovo viaggio e con loro altri nuovi custodi per salvare i mondi dai loro avversari e dalla rediviva Organizzazione XIII.
Tra grandi battaglie e pericolosi viaggi il gruppo si dovrà confrontare con nuovi nemici, scoprendo che non tutto è come appare.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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  Attenzione! Faccio una prefazione prima di iniziare a scrivere: i mondi che saranno visitati da Sora e gli altri non sono tutti della Disney, alcuni sono della Enix.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Maya si sentiva male.
Aveva mal di testa e non riusciva a vedere niente.
L’ ultima cosa che ricordava era il violento impatto della fronte contro uno dei computer di controllo della nave.
Improvvisamente sentì una voce.
“Oddio!” Era un ragazzo, non c’ erano dubbi. E dalla voce avrebbe detto che non era più grande di lei.
“PRESTO VENITE!” Urlò di nuovo. “Ho trovato qualcosa!!!”
‘Perché non la smette di gridare?’ Pensò Maya, mentre il mal di testa aumentava.
Sentì che il giovane le si era inginocchiato accanto, tastandole cautamente la fronte ed il collo.
Poco dopo capì che erano sopraggiunti anche altri, perché percepì il rimbombo dei passi sul terreno ed il vociare concitato di alcune persone.
“Chi è?”
“È di qui?”
“Non credo…”
“Come fai a dirlo?”
“Quelli come noi non sono così!”
“Io dico che è pericolosa…”
Maya cercava di muoversi mentre sentiva quel gruppo di persone parlare. Non era certa di chi fossero, ma iniziava ad aver paura.
Cercò di muoversi, ma i muscoli non risposero lasciandola ferma in quella posizione.
“Ma è viva?”
“Credo di si…” Era la voce del ragazzino.
Qualcuno la prese in braccio dicendo. “Comunque sia non possiamo lasciarla qui!”
Prima di sprofondare nel sonno sentì le braccia forti dell’ uomo che l’ aveva afferrata distenderla delicatamente su un telo.
 
 
 
Maya aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte per abituare la vista.
Si guardò attorno sentendo ancora i muscoli intirizziti.
Si trovava in una specie di accampamento formato da due tende ed alcuni sacchi a pelo, uno dei quali era occupato da lei.
Lì vicino c’ era un uomo mezzo addormentato. Era di colore, mezz’ età, con una strana pettinatura dalla quale spuntava un pulcino giallo di uno strano uccello.
La ragazze tentò di muoversi per attirare la sua attenzione, ma doveva essere più vigile di quanto si aspettasse, perché appena lei mosse una mano quello scattò
“Wowwowwowow.” Fece con una strana espressione sul viso. “Ehi gente! La ragazza si è svegliata!”
Dalle tende uscirono tre persone: due ragazzi che dovevano avere la sua età ed una giovane donna che non doveva avere più di venticinque anni.
La donna aveva i capelli di uno strano color rosa che incorniciavano il viso severo, era alta ed aveva un fisico tonico che ricordava quello di un soldato. Vestiva con degli strani abiti in pelle bianca che ricordavano vagamente un’ uniforme.
I ragazzi erano un maschio ed una femmina.
Il maschio era un po’ più alto di lei. Aveva i capelli argentei corti e lisci. Il corpo giovane era ancora da allenare, ma sembrava averne viste tante. I suoi abiti erano un paio di pantaloni jeans lunghi oltre il ginocchio di uno strano color verde, ed una maglia color sole.
La ragazzina invece vestiva con abiti leggeri che la coprivano poco dello stesso colore rosa dei capelli legati in due trecce. Il fisico della giovane era magro e poco sviluppato ed aveva un viso dolce e gentile.
“Ehi… ehm… salve. Io sarei Hope. Ti… ti ho trovata io a poca distanza da qui.” Disse il ragazzo con i capelli d’ argento.
“M-Maya.” Rispose la giovane mettendosi seduta sul sacco a pelo.
Subito dopo, però, ricoprì quando si rese conto di non avere vestiti a dosso.
“Oh, scusa!” Disse la ragazza dai capelli rosa scuro. “Eri ferita e per curarti ti ho tolto i vestiti. Comunque io sono Vanille.”
Infine parlò la donna dai capelli rosa chiaro. “Io sono Lightinight.” Disse osservandola con i suoi occhi profondi.
Mentre gli altri andavano all’ accampamento Maya si rivestì aiutata da Vanille.
Era notte e l’ unica fonte di luce era il fuoco al centro del campo.
Si trovavano in un crepaccio vicino ad un’ alta torre antica intorno alla quale volavano delle strane creature che emettevano strida agghiaccianti.
“Non ti preoccupare.” La rassicurò Vanille mentre le passava i pantaloncini. “Le anfisbene fanno molto rumore ma non sono pericolose.”
Il cielo era stellato e sereno, ma accanto alla luna c’ era una strana sfera fluttuante.
“Cos’ è?” Chiese Maya incuriosita.
“Come? Non lo sai?” Ma da dove vieni?” Chiese la ragazza.
Maya arrossì. Non sapeva proprio come comportarsi, era appena atterrata su un mondo sconosciuto e si stava fidando di persone completamente estranee.
“Scusa, ma è un po’ difficile da spiegare.” Disse, cercando di rimandare l’ argomento.
Alla fine, quando fu di nuovo vestita tornarono insieme all’ accampamento.
Tutto il gruppo era disposto in cerchio intorno al fuoco e stavano cucinando qualcosa che sembrava un animale simile ad un rettile.
L’ avevano spellato ed avevano scartato le parti non commestibili.
Nel cerchio erano presenti altre due persone che prima non c’ erano.
Un uomo giovane biondo con i capelli biondi lunghi coperti da una bandana nera ed una corta barbetta ispida. Aveva un paio di pantaloni in pelle neri ed un giaccone impermeabile grigio.
Ed una donna con delle strane vesti simili a quelle di Vanille, ma blu e nere. Aveva i capelli neri e lunghi ben oltre le spalle.
“Finalmente la bell’ addormentata si è svegliata! Io sono Snow.” Si presentò l’ uomo alzando la mano cordiale
La donna invece le lanciò una lunga occhiata che la mise a disagio prima di dire: “Io sono Fang.”
La giovane custode abbassò la testa presentandosi: “Io sono Maya…”
Si sedette insieme a loro accanto a Vanille sentendosi rassicurata dalla presenza della ragazza.
Tutti la osservavano con sguardo indagatore come se cercassero un buon motivo per saltarle addosso e mangiarla.
Lei si sentiva come un agnello circondato dai lupi che cercavano il punto migliore per azzannarlo.
“Allora. Da dove vieni?” Chiese la donna dai capelli scuri. “È evidente che non sei di Pulse.”
Maya abbassò la testa non sapendo che rispondere.
“In effetti, lei non sa nemmeno cosa sia Cocoon.” Disse Vanille.
“Cosa?”
“È la sfera che hai visto prima, quella che fluttua in cielo.”
Lightinight osservò la ragazza con un interesse sempre maggiore. “Penso che tu ci debba dire un sacco di cose.” Affermò la donna.
Maya sospirò sapendo di non avere altra scelta ed al contempo che non gli avrebbero creduto.
 
 
 
 
 
Sora e Kairi lasciarono Rediant Garden salutando Leon e gli altri. Erano consapevoli che avevano bisogno del loro aiuto, ma il Re aveva dato loro una missione e dovevano portarla a termine.
“Non vi preoccupate.” Aveva detto Cloud. “Ci avete aiutato parecchio. Andate e che la vostra vittoria sia anche la nostra.”
I due ragazzi erano partiti all’ alba salutando anche il nuovo arrivato Vincent ringraziato in particolare da Kairi che si era salvata grazie al tempestivo intervento dell’ uomo.
Erano sulla navetta da diverse ore.
Soli e vigili alla ricerca di qualunque imboscata da parte degli hertless.
Ed il giovane osservava pensieroso l’ oltre il vetro perso nei suoi pensieri.
“A cosa stai pensando?” Chiese all’ improvviso la rossa notando il mutismo dell’ amico.
“A Leon…” Disse Sora girandosi un attimo ad osservarla. “Nonostante ci abbia detto di andare, non riesco a non pensare al fatto che avremmo fatto meglio a restare con lui.”
“Non ti preoccupare.” Lo rassicurò lei mettendogli una mano sul braccio. “Hanno resistito senza di noi fino ad ora. Ce la faranno anche dopo.”
Sora rimase imbambolato ad osservarla. “Grazie, Kairi.” Disse un po’ impacciato nel tentativo di riempire il silenzio. “Mi fai sempre sentire sollevato.”
Nonostante gli sforzi non riusciva ancora a toglierle gli occhi di dosso e si accorse che lei era arrossita quando si girò per ricambiare lo sguardo.
All’ inizio Sora si era lamentato dell’ assenza di Paperino e Pippo, ma adesso era contento che non ci fossero, o non avrebbe potuto ammirare la bellissima figura della ragazza che sedeva accanto a lui.
Senza dire una parola i due si sporsero per avvicinare lentamente i loro visi.
Erano così vicini che potevano sentire i respiri dell’ altro.
Sora si sporse un altro po’…
Kairi fece altrettanto…
Il suono di una sirena li separò.
‘Dannazione!’ Pensò Sora mentre riprendeva i comandi. ‘Non ho inserito il pilota automatico.’
Infatti senza la nave era andata letteralmente senza pilota verso un pianeta ed ora stava andando ad atterrare presa dalla forza di gravità dello stesso.
Sora riprese i comandi rimettendosi in assetto da atterraggio.
Il pianeta su cui stavano atterrando aveva molti mari ed era composto principalmente da isole.
‘Per fortuna la Gummiship ha un sistema di atterraggio subacqueo.’ Pensò Sora mentre attivava i propulsori acquei.
Kairi intanto, rossa in viso, si stava allacciando la cintura di sicurezza.
Il bruno la osservò. “Senti Kairi, io…”
Lei lo zittì. “Possiamo parlarne dopo l’ atterraggio?” Chiese con una nota sarcastica nella voce.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e inclinò il manubrio del veicolo per inclinarlo in modo tale che entrasse in acqua senza un urto troppo brusco.
Il veicolo rallentò rispondendo bene ai comandi che gli venivano impartiti ed atterrò sull’ acqua con sorprendente delicatezza.
Una volta fermi Sora prese il computer di bordo ed analizzò la zona.
Erano atterrati nei pressi di un isola che, a quanto era rilevato dai sensori era abitata.
“Potremmo andare a parlare con gli abitanti del posto.” Suggerì Kairi.
“Non è una cattiva idea.” Ammise Sora.
I due accostarono la gummiship alla spiaggia e poi con il comando a distanza la fecero immergere come un sottomarino.
Era meglio nascondere la presenza della navetta per evitare che gli abitanti del luogo si spaventassero.
Si incamminarono silenziosamente lungo la spiaggia verso il luogo dove i sensori avevano rivelato la maggior quantità di abitanti.
Durante il percorso furono accompagnati da un silenzio imbarazzante.
Sora e Kairi si piacevano, ne erano entrambi convinti, ma si erano dati solo un bacio sulla spiaggia, e nessuno dei due era molto esperto di faccende romantiche, Sora in particolare, che aveva passato gli ultimi due anni a combattere per i mondi aveva sviluppato un coraggio da leone, ma diventava un coniglio quando il viso di Kairi si avvicinava a più di cinque centimetri dal suo.
Kairi da parte sua non aveva avuto nemmeno un ragazzo. O meglio lei considerava Sora il suo ragazzo. La compagnia del giovane la faceva sentire sicura e protetta come la prima volta al Castello Che Non Esiste, Ma non erano mai andati oltre. Il bacio che si erano dati la prima volta era stato impacciato e istintivo dettato più dal desiderio di rivedersi che altro, ora si sentiva completamente in balia delle emozioni.
Mentre riflettevano arrivarono alla città che avevano rilevato.
Sora osservò la città con apprensione chiedendosi se fosse stata veramente una buona idea.
Era un luogo molto strano.
Le case e gli edifici erano stati costruiti con delle navi affondate in mezzo ad una gigantesca baia interna completamente separata dal mare se non per una specie di canale abbastanza spazioso da farci passare un galeone.
L’ unico modo per accedere alla città dall’ isola era attraverso un ponte sospeso lungo almeno trecento metri sotto il quale a diverse decine di metri le acque del mare scorrevano agitate intrappolate dalle rocce pronti ad ingoiare gli sciocchi che si sarebbero sporsi troppo.
Kairi si incamminò cautamente ma con decisione verso il ponte precedendo il ragazzo. “Andiamo! Tanto dobbiamo attraversarlo, non ci sono altri modi!”
Sora fece un sospiro e la seguì.
Ci vollero diversi minuti per superare il ponte.
Le tavole erano quasi tutte marce, e alcune erano così vecchie che cedevano.
Quella specie di collegamento alla terraferma sembrava più una trappola.
Alla fine riuscirono non senza qualche sforzo a raggiungere l’ altra sponda.
“Uff! Ce l’ abbiamo fatta!” Esclamò Kairi osservando la strada della città formata da quelli che un tempo erano stati i ponti di vecchi galeoni.
“Siamo sicuri che i sensori non siano guasti? La zona e deserta.” Disse la rossa osservando ogni angolo di quella strada.
Sora si guardò intorno e notò un cartello.
“Benvenuti alla ‘Città Del Naufragio’” Lesse.
“Un nome azzeccato.” Disse sarcastica la compagna.
In quell’ istante una rete le cadde addosso costringendola a terra.
Sora tentò di correrle in contro, ma anche lui fu messo nella rete mentre una ventina di uomini urlanti vestiti di pelli e stracci usciva improvvisamente dalle navi in rovina.
Il gruppo urlò di gioia per la preda appena catturata.
“Portiamoli dal capitano!” Urlò uno di loro.
Sora si sentì caricato sulle spalle in malo modo.
Osservò attentamente attraverso le maglie della rete gli uomini che stavano trasportando lui e Kairi da questo loro ‘Capitano’.
Erano tutti uomini di grosse dimensioni, anche se si notava qualche elemento un po’ mingherlino. Erano tutti armati con sciabole, asce e pistole ed indossavano abiti in pelle ed in tela cuciti alla meglio.
Dopo alcuni minuti il ragazzo fu scaraventato di malagrazia su un molo.
“Allora, ragazzi! Cosa avete pescato?” Chiese una voce che a Sora suonò stranamente familiare.
Improvvisamente i passi sicuri del capitano si fermarono e il bruno alzò gli occhi verso la persona che torreggiava davanti a lui.
‘Non è possibile…’ Pensò mentre il suo cervello cercava di elaborare l’ immagine davanti ai suoi occhi.
“TU!!??” Fece esterrefatto il ‘capitano’
“BARBOSSA!!!” Urlò Sora riconoscendo il pirata.
 
 
 
 
 
Yen Sid era seduto davanti alla sua scrivania.
Osservava l’ evolversi degli eventi dallo specchio incantato che aveva appeso nella parete alla sua destra.
Quello specchio non era in grado di vedere tutto, era solo in grado di dare una visione parziale di ciò che accadeva, inoltre i poteri dell’ oscurità lo disturbavano rendendo la visione ancora più difficile e confusa.
Tutti gli allievi erano in viaggio, ma sapeva che sarebbe servito a poco contro Xehanort.
Quando aveva saputo del ragazzo amico di Olette e Pance aveva fatto un controllo notando come anche in molto altri mondi fossero spariti giovani potenziali custodi.
Aveva detto a Riku di prenderne solo quattro al massimo e di scegliere con attenzione quelli che avessero un aura molto forte ed il giovane aveva ubbidito con zelo lasciando perdere i ragazzi con un aura più debole.
Ma qual’ era il piano di Xehanort?
Era certo che avesse intenzione di portare la seconda Guerra del Keyblade al secondo atto.
D’ altro conto in sedici anni la guerra non si era mai fermata.
Il problema era l’ ultimo atto.             
Nessuno sapeva cosa fosse successo allora.
La guerra era per Yen Sid solo una leggenda e probabilmente non era mai accaduta.
Eppure Xehanort era convinto che fosse reale, ma perché?
Il cimitero dei keyblade non provava niente.
Quando un custode moriva, che fosse di vecchiaia o in battaglia, il suo keyblade si piantava da solo in quel luogo desolato andando ad arricchire la macabra collezione di antiche lame.
Per Yen Sid quella era solo la prova dell’ esistenza di tutti i custodi dall’ inizio dei tempi.
Improvvisamente sentì una presenza oscura così potente che sussultò.
La presenza emanava un’ aura di energia negativa così potente che per l’ anziano stregone non era un problema immaginare a chi appartenesse.
Yen Sid si teletrasportò davanti alla porta della torre comunicando mentalmente alle tre fate di non far uscire nessuno.
Davanti a lui si ergeva la figura ingobbia di un vecchio pelato dagli occhi rossi e la testa pelata, mentre il viso appuntito si apriva in un sorrisetto sarcastico.
“Vattene, Xehanort! Non sei il benvenuto qui!” Tuonò lo stregone.
Sapeva bene che il maestro oscuro non si sarebbe fatto intimidire così facilmente, ma valeva la pena tentare.
Il risultato fu una risata sarcastica da parte del malvagio custode. “Avanti Yen Sid .” Disse con voce pacata “Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad un amico?”
“Tu hai perso l’ appellativo di amico sedici anni fa quando hai spento la stella del maestro Eraqus.” Affermò lo stregone con voce calma.
“Dettagli.” Affermò Xehanort con un sorriso. “In realtà pensavo di chiederti di arrenderti.”
Lo stregone non si lasciò ingannare.
Erano entrambi consapevoli del fatto che lui non si sarebbe mai arreso.
“Cosa vuoi veramente Xehanort.” Chiese intuendo la risposta.
“In realtà volevo misurarmi con te.” Disse l’ oscuro maestro. “In onore dei vecchi tempi.”
Così dicendo evocò il suo keyblade oscuro.
Yen Sid mosse le mani con un gesto amplio e teletrasportò entrambi lontano dalla torre.
Erano su una montagna dalla quale si potevano vedere in lontananza le luci di Crepuscopoli.
I due vecchi maestri erano in piedi su quella terrazza a più di milleduecento metri da terra ad osservarsi impassibili.
Il vento scompigliava i loro mantelli, ma i due rimanevano immobili.
Se li avessero visti avrebbero detto che erano due statue. Aspettarono per diversi minuti la mossa dell’ altro.
Poi…
Senza preavviso…
Iniziarono insieme.
Xehanort lanciò una raffica di sfere di oscurità contro lo stregone che rispose evocando una barriera di luce che bloccò l’ attacco per poi espandersi in un’ onda d’ urto travolgendo il loro lato della montagna facendo crollare alcuni macigni.
Solo il maestro oscuro sembrò non risentire dell’ attacco.
Sollevò un macigno grande quanto un palazzo a tre piani e lo lanciò contro Yen Sid a cui bastò un gesto per ridurre in polvere la pietra, rimaterializzarla sotto forma di mille frecce d’ acciaio e lanciarle contro l’ avversario.
Il malvagio custode si teletrasportò alle spalle dello stregone menando un fendete con il keyblade, ma fu fermato dalla lama avversaria con una velocità sorprendente.
Yen Sid usò il suo keyblade per respingere l’ avversario e lanciar contro di lui una raffica di proiettili dorati che però furono deviati con precisi movimenti della lama avversa.
I due tornarono a scambiarsi colpi con i rispettivi keyblade nel tentativo di sopraffarsi, ma le loro abilità si eguagliavano.
Xehanort oscurò il cielo e scaricò sul suo avversario una tempesta di fulmini.
Yen Sid si teletrasportò più a destra evitando i fulmini colpendo con un tornado di fuoco.
L’ oscuro maestro però lanciò un incantesimo di giaccio così potente che il fuco non fece in tempo ad estinguersi e rimase congelato per poi finire in mille pezzi lanciati contro lo stregone.
Quello elevò una barriera di luce che disintegrò i dardi di ghiaccio che poi si trasformò in un raggio di energia di luce concentrato che Yen Sid lanciò contro Xehanort.
A quest’ ultimo bastò una lieve mossa del keyblade per deviare il raggio mandalo a schiantarsi sul fianco della montagna.
I due custodi rimasero fermi ad osservarsi per diversi minuti.
Entrambi sapevano che quel confronto era inutile.
Eppure ad entrambi sembrava più un rituale che uno scontro vero e proprio.
Era come il preliminare di uno scontro vero e proprio.
Xehanort fece sparire la sua arma e se ne andò in un portale oscuro.
‘Non male, vecchio amico, non male…’ Pensò mentre se ne andava.
Yen Sid sospirò.
Non di stanchezza, ma di tristezza.
Un tempo lui, Xheanort ed Eraqus erano come fratelli, un po’ come per Sora, Kairi e Riku.
Eppure era così che doveva finire: in un’ insensata lotta fratricida.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti. Il viaggio è iniziato! Indovinate che mondi sono? Spero che vi piaccia anche questo capitolo.
Chiederei agli appassionati di recensire, ma comunque fate voi.
Al prossimo capitolo. Saluti da AxXx

  
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