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Autore: comet91    09/09/2012    10 recensioni
Strawberry Momomiya frequenta l'ultimo anno di liceo e la sua vita scolastica non è delle migliori. Non capisce nulla di fisica e detesta profondamente la sua professoressa. Ma se arrivasse un nuovo professore? Magari biondo e dagli occhi di ghiaccio? E se questo professore le complicasse la vita ancora più del previsto? L'amore non è tutto rose e fiori e la nostra Strawberry lo scoprirà presto, aiutata dalla migliore amica Lory e da un pasticcere sempre pronto a consigliarla. Una commedia scolastica incentrata sulla coppia Strawberry x Ryan :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Il nuovo professore
 




Ryan Shirogane era stato considerato un piccolo genio fin da bambino. Figlio di un ricco imprenditore, aveva terminato le scuole all’età di quindici anni con il massimo dei voti e si era iscritto all’università dove, in tempo record, aveva brillantemente conseguito le lauree in fisica e ingegneria genetica. Dotato di un quoziente intellettivo ben superiore alla media, era divenuto vicepresidente nel gruppo industriale guidato dal padre e qualche anno dopo aveva avviato un progetto di ricerca sul DNA in cui erano stati coinvolti i maggiori esperti nel settore.
Sì, Ryan Shirogane era decisamente un genio e non aveva molto tempo libero da dedicare ad altro. Per questo gli era giunta inaspettata la proposta del vecchio amico di suo padre di insegnare fisica nella sua scuola, per sostituire una professoressa in congedo maternità.
Piuttosto scettico all’inizio, aveva finito con l’accettare in nome dei tanti anni d’amicizia che legavano il preside dell’istituto ai suoi genitori, ma era tutt’altro che entusiasta della nuova esperienza. Una cosa di cui Ryan era sicuramente consapevole era l’avere un certo ascendente sulle donne e l’idea di essere infastidito da una miriade di adolescenti adoranti non lo allettava per niente.
Aprì il libro di testo, un enorme volume pieno zeppo di numeri, e alzò lo sguardo sulla classe iniziando a parlare. Passò in rassegna i volti degli studenti, ragazze per la maggior parte, e si soffermò su una ragazzina dai capelli rossi raccolti in due infantili codini intenta a scarabocchiare. Sbuffò dentro di sé e si alzò, camminando lentamente in sua direzione.
Sentiva gli sguardi della classe puntati addosso, ma non vi diede peso. Per quanto ci fosse abituato, Ryan detestava essere al centro dell’attenzione. Non era mai stato bravo nei rapporti interpersonali e preferiva la compagnia di computer e strumenti di laboratorio piuttosto che quella delle persone.
“Ehi tu..” disse, con grande tranquillità. La ragazza non diede cenno di averlo sentito e la cosa gli provocò non poco fastidio. “Signorina” aggiunse, abbassandosi e sollevandole il mento con un dito.
Nel momento in cui incontrò i suoi occhi, qualcosa nel suo cuore si smosse, ma fu un attimo, poi Ryan recuperò la sua abituale calma. Lei, colta di sorpresa, arrossì di botto e si alzò così in fretta che la sedia cadde all’indietro, provocando risatine divertite tra i suoi compagni.
“Silenzio” esclamò il giovane e la classe ubbidì all’istante. Ecco, Ryan non era molto bravo nell’intrattenere una chiacchierata o far ridere, ma sapeva intimorire le persone e controllarle. Questo gli riusciva bene.
“Come ti chiami?” aggiunse, tornando a guardare la ragazza. Il suo viso aveva assunto un’innaturale tinta scarlatta molto simile a quella dei capelli e teneva gli occhi bassi.
“Momomiya. Strawberry Momomiya” mormorò, imbarazzata. Ryan dovette trattenere una risata nel sentire quel nome estremamente buffo, ma pensò che le calzasse a pennello visto il colorito delle sue guance in quel momento.
“Bene, Momomiya. Sappi che non amo essere ignorato quando parlo. Mi sono spiegato?” le disse, lanciandole uno sguardo gelido.
“S-sì, professore” fu la sua replica. Ryan non rispose e tornò alla cattedra, ordinando di andare al primo capitolo del libro. Strawberry si risedette e, umiliata, non pronunciò più una parola fino alla fine della lezione.
 
 
Al suono della campanella, Shirogane salutò gli studenti senza lasciare compiti e abbandonò l’aula. Strawberry non lo seguì con lo sguardo come fecero le sue compagne, si vergognava troppo. L’aveva messa in imbarazzo davanti a tutti senza che avesse fatto nulla di male e, in altre circostanze, se lui non fosse stato un professore, gliene avrebbe dette quattro.
“Strawberry, tutto bene?” le domandò Lory, posandole gentilmente una mano sulla spalla.
“Sì, ma quello Shirogane è un vero stronzo” ribatté lei, serrando i pugni. E lei come una stupida si era subito persa in chissà quali fantasie quando lui era entrato. Era bellissimo, certo, ma tutt’altro che simpatico.
“Hai ragione, non è stato molto carino il suo comportamento. Ma forse era solo nervoso, è il primo giorno d’altronde”
“Può darsi…”
“Comunque non so come sia possibile che alla sua età insegni già. Insomma, ha appena tre anni più di noi” commentò Lory, pensierosa.
Strawberry alzò le spalle, infastidita. Tutta la sua curiosità nei confronti del giovane professore era svanita, sostituita dalla rabbia. Non glie ne importava un bel niente di quello, non voleva averci niente a che fare. Facile a dirsi, avrebbe dovuto farci i conti per un anno intero. La professoressa Amamiya non le sembrava più così male in quel momento.
“Oh, a proposito.. prima è venuto a cercarti Mark”
“Mark?!” Strawberry sussultò nell’udire quel nome e guardò l’amica incredula.
“Sì, ma tu non eri ancora arrivata. Mi spiace, mi sono dimenticata di dirtelo prima” le spiegò Lory, facendole un segno di scuse con la mano, mentre sul suo volto appariva un’espressione mortificata.
“Ma no, non c’è bisogno che ti scusi, Lory.. anzi, grazie!” sorrise e corse fuori dall’aula.
Lui l’aveva cercata, non ci poteva credere.
Raggiunse la sua classe e si affacciò con il fiatone. Mark era in piedi vicino alla finestra, circondato da un gruppo di ragazze agguerrite con la gonna troppo corta. Provò una fitta di gelosia mentre si avvicinava timorosa.
“Mark?” mormorò, cercando di far breccia nel muro di persone che si stagliava fra loro.
“Strawberry!” esclamò lui, sorpreso di vederla. Uscirono dall’aula e la ragazza si appoggiò al muro, mentre le gambe le tremavano.
Parlare con Mark le faceva sempre quell’effetto. Si perse ad osservare i suoi lucenti capelli neri e gli occhi scuri e si sentì in un altro mondo: poteva esistere tanta bellezza tutta assieme?
“Mi hanno detto che mi cercavi…” disse, quando si fu ripresa.
“Oh sì. Volevo darti questa. I tuoi genitori non vedevano l’ora di avere le foto della gita” frugò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una chiavetta.
“Ah, ma non c’era fretta… ti ringrazio comunque”
I genitori di Strawberry e quelli di Mark erano molto amici e spesso capitava che si trovassero per cenare insieme o che organizzassero delle gite. L’ultima di queste li aveva portati ad Osaka e Shintaro e Sakura erano impazienti come due adolescenti di vedere le fotografie scattate dal padre di Mark. Strawberry sospirò per la stranezza dei suoi genitori e poi sorrise al ragazzo.
Quanto le piaceva. Certo, essere innamorata di lui da almeno sei anni e non averglielo ancora rivelato era un bel record. Ma, d’altronde, era una ritardataria nata.
Non si rese conto che teneva ancora la mano nella sua per prendere la chiavetta, finchè il suono insistente della campanella non la destò.
“Momomiya, che ci fai in giro?” Strawberry si voltò di scatto, colta alla sprovvista dalla freddezza di quella voce e si trovò a pochi centimetri da uno Shirogane tremendamente serio.
“P-professore.. stavo…”
“Flirtando con il tuo ragazzo, a quanto vedo” concluse lui, portandola ad arrossire all’inverosimile.
“N-no, no, no! Non è il mio ragazzo! Noi non..” Il giovane professore la interruppe nuovamente e lei dovette reprimere un moto d’ira. L’avrebbe preso a sberle se avesse potuto.
“Ti ricordo che siamo a scuola e, visti i tuoi voti dell’anno scorso, dovresti pensare un po’ di più allo studio invece di dedicarti ad altro. Fila in classe ora” le ordinò glaciale.
Strawberry si bloccò di colpo e sentì gli occhi bruciare.
No, non avrebbe pianto, neanche morta. Si sentì ferita dalle sue parole, che ne sapeva quello lì di lei? Perché le parlava così? Abbassò il capo e corse via, senza dire nulla.
 
 
Al termine delle lezioni era letteralmente a pezzi, e dire che era solo il primo giorno di scuola.
Si preannunciava un anno faticoso, senza contare che avrebbe dovuto sostenere gli esami per conseguire il diploma. Sospirò abbattuta e decise di aver bisogno di un dolcetto preparato da Kyle per tirarsi su.
Quando arrivò alla pasticceria però trovò l’amico indaffarato a servire più clienti del solito. Peccato, non sarebbe riuscita a parlare un po’ con lui e sentiva che sarebbe esplosa se non si fosse sfogata al più presto con qualcuno.
L’espressione sul suo viso doveva essere molto eloquente perché, senza che gli dicesse nulla, il pasticcere le si avvicinò e le disse di accomodarsi pure al bancone. “Sarò da te il prima possibile” aggiunse facendole l’occhiolino, per poi far passare un vassoio carico di cannoncini sopra la sua testa e sparire tra i tavoli occupati.
Strawberry ci mise poco per capire che il “prima possibile” di Kyle sarebbe stato piuttosto in là. I clienti continuavano ad aumentare e non appena un tavolo si svuotava c’era già qualcun altro pronto a prendere posto e ordinare tè e pasticcini.
Erano passate due ore abbondanti quando il ragazzo finalmente poté fermarsi un attimo e dedicarle qualche minuto.
“Scusami, purtroppo il lunedì è così” disse, sedendosi sullo sgabello accanto a lei.
“Kyle, in realtà è sempre così. Il tuo locale va alla grande” replicò, invitandolo a non fare il modesto.
“Non credevo che le donne andassero così pazze per i dolci…”
“Sono più interessate a te che ai dolci, secondo me” rise lei, facendolo arrossire.
Kyle era molto cordiale con i clienti e aveva quell’aria da bravo ragazzo che alle donne in genere piace. Somigliava a Mark per certi aspetti. E dai discorsi che aveva origliato nell’ultimo periodo, Strawberry sapeva per certo che le ragazze entravano nel locale attirate tanto dai pasticcini quanto dal proprietario.
“Cambiamo discorso” ribatté il ragazzo, evidentemente in imbarazzo. “Cosa ti è successo? Sei entrata con un’espressione triste…”
Al solo ripensare a quell’odioso di Shirogane, Strawberry si sentì ribollire di rabbia. Stava per raccontare tutto a Kyle e liberarsi finalmente del nervoso accumulato, quando una nuova ondata di clienti invase la pasticceria.
“Ah, scusami. Mi dispiace, cerco di sbrigarmela il più in fretta possibile” le disse, con un sorriso di scuse.
“Non preoccuparti…  è il tuo lavoro, non voglio disturbarti”
Rimasta nuovamente sola, Strawberry si lasciò cadere con la testa sul bancone, sospirando sonoramente.
Non sapeva di preciso da quanto tempo stesse aspettando, ma a un certo la stanchezza di quel primo giorno di scuola cominciò a sopraffarla e le palpebre si fecero di colpo pesanti. Mentre l’immagine del nuovo insopportabile professore si faceva più sfocata nella sua mente, lasciò che Morfeo l’accogliesse tra le sue braccia.
 

L’acchiappasogni con le campanelle appeso sopra la porta tintinnò quando questa si aprì, ma Strawberry non se ne accorse. Kyle si voltò in direzione del nuovo cliente e la sua bocca si curvò in un sorriso, mentre l’altro muoveva il capo in un impercettibile saluto. Si sedette al bancone dove, proprio accanto a lui, una ragazza dall’aria familiare era beatamente immersa nel mondo dei sogni.







Ciaooo! :)
Che dire.. questo secondo capitolo poteva venirmi meglio, ma mi serviva piu che altro come introduzione (tra le altre cose, anche dell'amatissimo Mark che, ai fini della storia, mi sara' molto utile!). Dal prossimo capitolo entreremo nel vivo del racconto e inizierà ad esserci un rapporto tra Ryan e Strawberry... ma su che base? Ehehe vedrete
A presto! :D
  
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