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Autore: Melanyholland    08/06/2004    2 recensioni
Per non perdere per sempre la sua Ran, stavolta Shinichi dovrà combattere la battaglia più dura: quella contro se stesso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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4. Face to Face

Ran fece per avviarsi verso scuola, quando Conan attirò la sua attenzione: "Guarda Ran neechan! Ci sono due lettere nella cassetta postale!" la ragazza si voltò e vide che aveva ragione: le due buste erano state infilate alla meno peggio nella cassetta, e notò che sul retro di quella più in vista c’era una scritta piuttosto evidente: "Mah, saranno sicuramente di qualche cliente di papà; è diventato davvero famoso. Le prenderemo dopo la..." sobbalzò: la lettera di cui aveva notato la scritta non era indirizzata all’agenzia investigativa di Kogoro, ma a lei... e il mittente era.... era Shinichi! Sentì il cuore che cominciava a battere forte mentre lo stomaco si contraeva in modo piacevole. Ma allora tutti i suoi timori erano infondati, lui aveva ancora voglia di parlarle... sperò intensamente che la lettera la avvertisse del suo ritorno imminente e si affrettò ad aprire la cassetta, ansiosa di scoprire le nuove porte che quel messaggio le avrebbe aperto, fiduciosa che se davvero lui stava per tornare tutti i pensieri che la spaventavano sarebbero scomparsi come neve al sole. Estrasse la lettera dalla busta e lesse trattenendo il respiro:

Ciao Ran. Stavolta sono davvero nei guai. Dei criminali ce l’hanno con me perché ho smascherato i loschi traffici della loro banda. Non posso farmi vedere in giro perché temo che mi uccidano, ma ho bisogno di parlare con te. Sei l’unica di cui possa fidarmi e in questo momento vorrei davvero che tu mi stessi vicino. Ti prego, vieni al vecchio stabile della centrale elettrica da sola, e non dire niente a nessuno. Conto su di te. Shinichi.

Rimase immobile, guardando quelle parole con un misto di timore, costernazione ma anche emozione: se avesse fatto come le aveva detto, avrebbe potuto rivederlo. Certo, avrebbe voluto incontrarlo in una situazione migliore, e il pensiero che fosse in pericolo le metteva addosso preoccupazione e tristezza... ma Shinichi le aveva confidato che era l’unica persona di cui si potesse fidare, le aveva detto chiaramente quanto fosse importante per lui averla accanto e quelle parole le scaldarono il cuore, la fecero sentire di nuovo meno sola.

Se fosse stata lucida, Ran avrebbe sicuramente trovato strano che la calligrafia del suo amico fosse cambiata così tanto in quel lasso di tempo, e che lui fosse così codardo da nascondersi invece di reagire con coraggio alle avversità, come faceva sempre, ma non lo era. Attendeva da così tanto il momento di riabbracciarlo, di potergli rivelare tutte le sue ansie così da ricevere da lui parole di conforto e, guardandolo negli occhi, avrebbe potuto lasciarsi alle spalle tutte le insicurezze e le paure, avrebbe affrontato qualsiasi cosa sapendo che era con lei, e che non se ne sarebbe più andato via. Quella lettera era la prova che per Shinichi lei era la persona più cara e importante che aveva e illudersi che fosse stato davvero lui a scriverla era l’unico modo per sanare le ferite del suo cuore. La mise in fretta nella borsa, decisa a raggiungere subito lo stabile, non poteva aspettare che le lezioni terminassero; poi lesse il dorso della seconda: era una lettera per Conan, da parte del signore e della signora Edogawa. Mentre gliela porgeva si sforzò di apparire tranquilla e sorrise, non voleva che si insospettisse e ancora una volta si ritrovò a pensare a quanto fosse astuto per la sua età e a quanto decisamente somigliasse a Shinichi... "Tieni, è da parte dei tuoi genitori..." l’aria innocente che vide in Conan la rassicurò sul fatto che non si fosse accorto di nulla, ma alla sua domanda seguente ebbe di nuovo un sussulto pensando a Shinichi, che in quel momento se ne stava solo in un vecchio stabile buio non sapendo cosa fare e lanciando occhiate ansiose alla porta, sperando che lei entrasse, per averla accanto, per poterla rivedere. Sentì le lacrime riaffiorare ma le bloccò subito, evitò volontariamente di guardarlo negli occhi e mentì al piccolo Conan, senza esitare. Mentì, perché era stato Shinichi a chiederglielo.

Conan continuò ad avanzare, restando cauto nonostante la rabbia che aveva dentro; il suo respiro era tornato normale, ma le gambe e soprattutto la caviglia continuavano a lanciare fitte poco rassicuranti. Era da un po’ che camminava a tentoni in quell’edificio e ancora non era successo niente, non c’erano stati agguati, né qualsiasi altra cosa... rifletté sulla possibilità di chiamare ad alta voce Ran, ma tutto sommato gli sembrava ancora troppo rischioso, come anche accendere la torcia da polso. Mentre ancora pensava al da farsi udì una voce e, pur non riconoscendola, gli sembrò familiare: "Sei arrivato, bene. Ciò significa che hai decifrato il codice e che sei corso a salvare la tua ragazza, il che conferma le mie supposizioni." Conan si guardò intorno senza individuare il suo interlocutore, a causa dell’eco prodotta dallo stabile vuoto: "Chi sei? Dov’è Ran?" lo aggredì, urlando verso il vuoto:

"Al tempo. La ragazza sta bene, almeno per ora. L’ho messa a nanna. Quello che mi interessa sei tu, non lei. Lei era solo un mezzo per arrivare a te." Rispose la stessa voce sprezzante, che al contrario di quella di Conan era calma e sbiadita.

"Perché? Cosa vuoi da me? Chi sei? Abbi almeno il coraggio di farti vedere maledetto!"

"Va bene, se è questo che vuoi... ti accontento subito." A queste parole, un uomo spuntò fuori da dietro una colonna: era una figura sinistra, con i capelli neri che cadevano sciattamente davanti agli occhi cerchiati, dallo sguardo spietato. Il volto spigoloso era reso ancora più inquietante dalle ombre che l’avvolgevano. Ormai abituato all’oscurità, Conan poté riconoscere il criminale: era un giornalista senza scrupoli che aveva già avuto modo di incontrare quando aveva risolto un caso in un cottage, durante una gita in montagna con Ran, Sonoko e una loro insegnante delle elementari.

"Ciao. E bello rivederci, non trovi?" disse con voce falsamente gentile.

"Tu sei... Atsushi Mori, non è così?" gridò, e senza attendere risposta aggiunse, aggressivo: "Non mi sei piaciuto fin dal primo momento, ma non avrei mai creduto che fossi una persona così crudele da..."

"Da fare cosa?" lo interruppe "In realtà io non ho colpe. In tutta sincerità, credo che dovresti avercela solo con te stesso. È stato a causa tua che quella povera ragazza è venuta qui..."

"Non è vero! Sei stato tu a scrivere quella lettera, a firmarla con il... con un falso nome"

Conan avanzò di qualche passo, trattenendosi a stento dal colpire l’uomo con tutta la forza che aveva.

"Solo colpa tua" riprese Mori, come se non lo avesse sentito "Io non avrei mai potuto riuscirci se tu non l’avessi ingannata e delusa per tutto questo tempo, se fossi stato onesto con lei. Io ho solo sfruttato a mio vantaggio le ferite che tu le hai provocato." Conan rimase senza parole, trattenne il respiro con gli occhi spalancati e increduli, fissando il ghigno spietato che si era formato sulla bocca del suo interlocutore alla sua reazione.

No non è possibile non può saperlo non può averlo capito è assurdo ma le sue parole e tutto che è successo per colpa mia forse è vero ha ragione Ran era disperata e io l’ho lasciata andare continuando a fingere che nulla fosse continuando a sperare che lei mi aspettasse fino al mio ritorno ma i suoi sentimenti non me ne sono mai curato la tristezza nei suoi occhi avrei dovuto capirlo e fermarla e chiamarla ieri così avrebbe capito che era una trappola ma io no ho preferito proteggere me stesso e adesso è troppo tardi e LUI SA...

Una perla di sudore gli attraversò il viso, aprì la bocca per ribattere e subito la richiuse, poi si accorse dell’evidenza del suo comportamento e cercò di ricomporsi, infilando le mani in tasca e guardandolo con un’espressione interrogativa, che l’occhio allenato del giornalista interpretò all’istante rispondendo, quasi gli leggesse nel pensiero:

"Non è stato difficile capirlo: è da un po’ che osservavo i movimenti del detective Kogoro Mouri. Volevo uno scoop su di lui, dato che è diventato la nuova celebrità dell’investigazione privata. Ma col passare del tempo ho notato che in un modo o nell’altro eri sempre tu a risolvere i casi, con qualche suggerimento mirato e con interventi diretti. Devo ammettere che sei molto bravo a manovrare i ragionamenti di quell’uomo facendoli sembrare i suoi, le prime volte non ci avevo fatto caso. Osservandoti sempre però me ne sono accorto, e mi sono chiesto come facesse un moccioso delle elementari ad essere così sveglio. Finché una mattina, seduto alla mia scrivania, mi è capitato sotto mano un vecchio articolo di uno studente detective scomparso dalla circolazione" Il suo sorriso si allargò ancora di più mentre Conan, stringendo i denti, lo fissava con occhi fiammeggianti attraverso le lenti degli occhiali:

"Sì, hai capito, era un articolo su Shinichi Kudo, scomparso più o meno da quando Mouri è diventato famoso. Non ci voleva un genio per fare due più due ed ottenere te: tu sei Kudo, non è così?" i suoi piccoli occhi neri lo scrutarono da capo a piedi, quasi a volerlo penetrare con lo sguardo, aspettandosi una qualsiasi reazione rivelatrice che non venne: Conan non avrebbe scoperto così le sue carte, riacquistò il sangue freddo che gli era congeniale e divenne imperscrutabile, una figura altera senza ombra di un qualsiasi sentimento. Restarono in silenzio, ognuno osservando l’altro, un fioco raggio di luce si stanziava in mezzo a loro, illuminando il frammento di un vetro. Conan sorrise ingenuamente, assumendo il ruolo che ormai era abituato ad interpretare alla perfezione, e rispose con voce acuta, limpida e leggera: "Scusi signore ma non so di cosa stia parlando! Io sono un bambino e mi chiamo Conan! Adesso mi dica dove ha messo la mia sorellina, o chiamerò aiuto!"

"Davvero? Non credo che un bambino possa aver risolto il mio codice!"

"Oh, vuole dire quello strano disegno pieno di numeri? L’ho dato ad un mio amico, lui fa tanti esperimenti, sa? Mi ha detto cos’era, mi ha dato un libro e io ho fatto come mi aveva spiegato. Sono stato bravo a risolvere il suo gioco vero? Adesso mi dica dov’è la mia sorellina!" era furioso, avrebbe voluto calciargli addosso il calcinaccio più pesante che poteva trovare, fargli male davvero, cancellargli quel disgustoso sorriso dalla faccia. Ma doveva continuare a fingere finché non gli avesse detto dov’era Ran, persuaderlo di essersi sbagliato. Aspettò che lui desse qualche segno di ripensamento, di delusione magari, ma quello continuò tranquillamente:

"Certo, sei solo un bambino... che peccato... non credo che un moccioso di sette anni sia in grado di salvare una ragazza... è inutile che ti dica dov’è, non saresti capace di aiutarla. Mi dispiace sul serio però, è così carina..."

"Lei aveva detto che era salva!!" Conan si dimenticò del suo piano, la paura cresceva dentro di lui e di nuovo nei suoi occhi si poteva leggere chiaramente ciò che provava

"Io avevo anche detto ² Per Ora² ; ma se nessuno va in suo soccorso credo proprio che perderà la vita in un tragico incidente. Solo Shinichi Kudo sarebbe in grado di salvarla, ma purtroppo non è qui... perciò è inutile che ti dica dove si trova, non lo direi mai a un bamboccio... e io che le avevo anche detto che sarebbe venuto, chissà come si sente in questo momento..." Parlò scandendo le parole quasi volesse trafiggerlo e fece una lunga pausa per assaporare il suo tormento interiore, passandosi la lingua sul labbro inferiore. Sapeva che era solo questione di secondi, che lui avrebbe ceduto per salvare la vita alla sua ragazza... lo vide stringere forte i pugni, sentì il suo sguardo colpirlo forte, anche se la cosa gli era del tutto indifferente. Stava per vincere... avrebbe confessato... stava per diventare celebre anche lui. Dopo anni passati a raccontare le vite straordinarie di altre persone stava per diventare lui stesso ricco e famoso. Gli avrebbero conferito un premio, sì, il più prestigioso; era lo scoop della sua vita, quello che aspettava da anni scrivendo per quello stupido giornale... doveva solo far parlare quello sciocco ragazzino...

Conan restò immobile, sembrò che il mondo gli fosse crollato addosso in un istante. Non sapeva cosa fare...

Devo dirglielo non posso permettere che lei sia uccisa per colpa mia no non posso ma se dovesse scriverlo l’Organizzazione mi cercherebbe e non avrei via di uscita mi farebbero fuori senza pensarci ma Ran non deve morire non posso permetterlo io ho sbagliato lei non ha mai fatto niente non merita questo l’ho fatta soffrire e si aspetta che l’aiuti e io non la deluderò non mi importa se mi costerà la vita che scriva ciò che vuole ma lei non la sfiorerà io la proteggerò la salverò

Chinò il capo sconfitto, tremante di collera, e alla fine cedette con voce fioca, provando paura, rabbia e rassegnazione contemporaneamente, con un peso sul cuore e alla bocca dello stomaco, pronunciando le parole con lunghe pause, quasi a voler raccogliere le forze per buttarle fuori:

"E va bene... hai vinto.... sono io... io sono Shinichi Kudo"

  
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