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Autore: Doralice    09/09/2012    8 recensioni
– Non la voglio una copia. Non voglio “scongelare il ghiacciolo” con una delle tue donnette. E tantomeno con te. –
Forse non dovrebbe, ma ti fa abbastanza male la sua espressione ferita. Ti accorgi di tutto il disgusto con cui hai calcato sulla parola “te” ed è troppo tardi per pentirtene, troppo tardi per riflettere sulla crudele verità delle sue parole e su come in realtà stia cercando di farti un favore. A modo suo, certo, ma ci sta provando. Ma a questo ci arriverai più tardi – troppo tardi. Per ora puoi solo continuare a crogiolarti in tutta quella commiserazione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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~ Due ~


Torni dalla palestra alle sette passate e non è una novità. Tutti quei muscoli chimicamente indotti non hanno bisogno di allenamento, ma a lungo andare diventi irrequieto se non li muovi.

A quest'ora per te esistono solo la doccia e gli avanzi del pranzo riscaldati nel forno a microonde. Grande invenzione, quella, una delle poche che ti fanno rivalutare il ventunesimo secolo.

Ma il microonde non è l'unica novità tecnologica a cui Steve Rogers si è adeguato. Per esempio, nel tuo appartamento ci sono anche un televisore LCD dove ami seguire le partite dei New York Yankees e un computer portatile nuovo di pacca che ogni tanto ti ricordi di usare per controllare la posta. Ci hai messo un po' a capire come funziona: è decisamente più complicato di un televisore. E anche piuttosto inutile, a tuo parere.

Oh, certo, è interessante per gli studenti che non hanno voglia di alzare il didietro dalla poltrona e andare fino in biblioteca per fare una ricerca. E per quegli smidollati che piuttosto che mettersi in gioco preferiscono accontentarsi di stare a guardare qualcuno che fornica al posto loro. Per non parlare di tutti i patiti delle cospirazioni che gridano al complotto davanti ad uno schermo, convinti di scatenare una rivoluzione con un click sulla tastiera.

Ma a te cosa può servire? Amici con cui mantenersi in contatto non ne hai, ragazze con cui flirtare non parliamone, i colleghi se proprio c'è bisogno di sentirli hanno un canale preferenziale. E sinceramente, se sentirli significa che qualcosa di orribile sta per abbattersi sulla Terra, preferisci non sentire mai squillare quella linea.

Per questo quel pc non lo accendi mai e ti ricordi della sua esistenza solo quando fai un po' di pulizie e noti il dito di polvere sopra. E questa non è certo una serata per le pulizie.

Sei in accappatoio e ti sei aperto una birra in attesa che si scaldino gli avanzi. Stravaccato sul divano, hai tutta l'intenzione di cercare tra i canali qualche film dei tuoi tempi e stare inerte a guardarlo, illudendoti di essere ancora nel 1945, fino ad addormentarti. Un piano perfetto.

Un piano mandato a monte non sai come. Sai solo che appena hai pigiato il tasto di accensione della tv, il tuo cuore a prova d'infarto ha perso un battito.

Buonasera, signor Rogers. –

J-J.A.R.V.I.S.? balbetti aggrappato alla sponda del divano.

Sì, signore. –

Cosa... deglutisci a vuoto che stai facendo nel mio televisore?

L'occhio rosso che ti osserva dallo schermo è piuttosto inquietante e tu ti senti alquanto idiota a parlare con un televisore.

Ovviamente non sono nel suo televisore. Mi sono limitato ad aggirare il suo firewall e ad infiltrarmi nella sua rete per poter comunicare con lei. –

Aggirare il tuo cosa e infiltrarsi dove?!

Sì, bene... uhm... da quanto sei lì? – gli chiedi senza essere sicuro di volerlo sapere davvero.

Trentasei minuti e dodici secondi. Il sistema di sorveglianza è un'appendice del mio programma, per cui ho potuto sapere l'ora esatta in cui è rientrato nel suo appartamento e attendere che accendesse il televisore com'è sua abitudine. Mi spiace dover ricorrere a questi mezzi, signore, ma conoscendo la sua scarsa propensione verso i moderni sistemi di comunicazione, ho preferito andare sul sicuro. –

E tu invece preferisci non sapere come faccia J.A.R.V.I.S. a conoscere le tue abitudini.

Bene. ripeti un paio di volte Bene. E a cosa devo questa... visita?

Il signor Stark. –

Tu inarchi le sopracciglia e inclini appena la testa, in attesa di spiegazioni.

Se non le dispiace, è necessario che veda una cosa.

Quantomai perplesso, sospiri e fai un cenno stanco con la mano. Poi, non essendo del tutto sicuro che J.A.R.V.I.S. possa vederti, gli dici: Prego.

Con tuo immenso sollievo, l'occhio rosso sparisce per fare posto ad altro. Lo schermo adesso ha fatto qualche lampo grigio e si è poi sintonizzato su quello che sembra essere un laboratorio. No, a ben vedere è sicuramente un laboratorio: quello della Stark Tower. E c'è una scritta in alto a destra.

CCTV 4

07/22/12

E sotto, quello che deve essere l'orario, con i secondi in continuo scorrimento. Dunque era circa la mezzanotte del ventidue luglio appena qualche giorno fa e il laboratorio Stark era vuoto. Non per molto: Tony entra borbottando qualcosa e si mette subito a smanettare sull'olopc.

Mi perdoni, questa parte possiamo anche saltarla. –

Le immagini prendono a scorrere veloci, i minuti si susseguono uno dopo l'altro.

J.A.R.V.I.S.

Sì, signore?

Lui sa di tutto questo?

Ovviamente no, signore. E la pregherei di non farne parola con il signor Stark. –

Quando l'orario in alto a destra supera le due di notte, J.A.R.V.I.S. interrompe l'avanti-veloce.

Posso darle un suggerimento, signore? – questa è sempre la voce di J.A.R.V.I.S., ma capisci che fa parte della registrazione della telecamera di sicurezza.

Sono tutto orecchi. – senti dire a Stark.

Un invito a cena potrebbe essere la soluzione. –

Tony sbuffa una risata: – Non funzionerà. –

Secondo le statistiche, nel 97% dei casi il metodo ha successo. –

E io ti dico che lui fa parte di quel 3% che fa eccezione.

Ti accigli. “Lui” chi?

Signore, mi permetto di farle notare che se non ottiene una prova empirica delle sue convinzioni, quanto afferma non avrà mai un riscontro. –

Stark spegne la fiamma ossidrica del saldatore e si sfila gli occhiali protettivi. Appare quasi offeso.

Osi darmi dell'approssimativo?

È una sua deduzione, signore. –

D'accordo. – sospira seccato – Manda un mail a Rogers. –

Oh, “lui” tu!

Cosa deve contenere, signore? –

Visto che sei così esperto in relazioni interpersonali, decidi tu. – ribatte abbassando nuovamente gli occhiali.

Troverà una copia in CCN al suo indirizzo, signore. –

Lui risponde con un grugnito e riaccende la fiamma ossidrica.

Il filmato s'interrompe, torna a fissarti l'occhio rosso.

Dunque immagino che questa sia la “mail”. dici un po' sconvolto, mimando le virgolette con le dita. Mimando a chi, poi, non lo sai.

Esattamente, signore. –

Deglutisci a vuoto.

Adesso devo cenare, J.A.R.V.I.S.

Naturalmente, signore. –

L'occhio rosso scompare e dopo un attimo la tv si sintonizza sul canale sportivo. La partita è a metà, la tua birra è fredda e ringrazi il cielo che il forno a microonde abbia il timer altrimenti la tua cena sarebbe carbonizzata.

Spegni la tv e reclini la testa sulla spalliera. Dannato Tony Stark. Riesce a rovinarti le serate anche distanza.

~

Non hai risposto subito, mi pare ovvio. Francamente, speravi che se ne dimenticasse, che lasciasse perdere. Ma pare che sia impossibile far desistere un computer.

La tattica di J.A.R.V.I.S. si basa essenzialmente sull'assedio a lungo termine.

Non è che sia assillante. No, lui se ne sta zitto e buono tutto il giorno, ti lascia in pace. Quasi ti dimentichi di avere una costante violazione della privacy da parte di un'intelligenza artificiale. Poi la sera arriva e quando inizi a sperare che si sia dimenticato di te, ecco che scatta la solita scenetta.

Buonasera, signor Rogers. – si annuncia con falsa cortesia.

E a te non resta che sospirare e girarti verso la tv: Buonasera, J.A.R.V.I.S.

Ciò che segue è piuttosto imbarazzante. Non per te, no. Per Stark. E ogni volta tu, be', diciamo che soffri di una sorta di imbarazzo acquisito. Un po' perché sei parte di quel patetico teatrino e un po' perché sai cosa significa umiliarsi più o meno consapevolmente in quel modo.

E dirti che Stark, tolta quell'armatura, non è altro che un bastardo, tronfio, egocentrico e presuntuoso, cresciuto nella bambagia e abituato ad avere tutto quello che vuole con uno schiocco di dita, non serve assolutamente a niente. Perché tu sei troppo buono, Steven Rogers, e quindi ogni sera è un po' peggio. Ogni sera, quando J.A.R.V.I.S. manda in onda sulla tua tv la nuova registrazione delle telecamere a circuito chiuso della Stark Tower, tu ti senti cedere il terreno sotto i piedi.

Ha risposto?

No, signore. –

Almeno hai fatto un check per vedere se l'ha letta?

Sì, signore. –

Silenzio. Il tuo cervello che rifiuta di soffermarsi sull'espressione lontana di Stark.

Devo sollecitare una risposta?

No.

E tu stringi la presa attorno alla tua birra e affondi un po' di più tra i cuscini del divano.

Arrivederci, signore. ti dice J.A.R.V.I.S. beffardo.

L'occhio rosso si spegne, ma tu sai che lui è ancora lì. Sarà sempre lì, in agguato, fin tanto che non gli darai una risposta.

Meno di una settimana di questa vita e stai già vacillando. Questa sera... questa sera sai che non reggerai.

Buonasera, signor Rogers. –

Buonasera, J.A.R.V.I.S.

Ti siedi composto sul divano e fissi l'occhio rosso con fermo sguardo di sfida.

~

Cedere non è mai stato così umiliante. E liberatorio.

J.A.R.V.I.S. si è offerto di assumersi la responsabilità del ritardo adducendo un bug o qualcosa di simile. Ovviamente ti sei rifiutato di assecondare l'ennesimo inganno ai danni di Stark. Lui sarà anche un bastardo, tronfio eccetera, ma tu no. Un po' di coerenza non guasta, giusto? Giusto.

Tormenti il bottone del polsino e fissi la vetrata del ristorante. Accidenti a loro. Novantadue anni all'anagrafe, venticinque effettivi, una guerra mondiale e una battaglia pandimensionale sulle spalle, e niente è paragonabile a questo. L'attesa.

Non è lui in ritardo, sei tu che sei in anticipo. Perché l'idea che qualcuno ti aspetti ti è diventata particolarmente ostile: è proprio un concetto che hai rimosso dalla tua realtà quotidiana. Tu sarai sempre in anticipo.

E così aspetti e l'unica cosa che puoi fare mentre stai lì, davanti all'ingresso del ristorante, è tormentare quel bottone e chiederti chi te l'ha fatto fare di rispondere. E sopratutto di rispondere “sì”, quando in realtà volevi solo chiudere la faccenda con un sacrosanto “no” e tornare a vivere la tua solita vita allenamento-avanzi-birra-davanti-alla-partita, cercando di rimuovere dalla tua memoria qualsiasi cosa riguardi Anthony Stark.

A partire dalla sua auto sportiva che scorre nel riflesso della vetrata.

La portiera si apre e si richiude e tu ancora non hai il fegato di girarti. Ma non dovresti essere tu la parte lesa?

Ciao.

Mi sa che adesso devi proprio a rivolgerti a lui e non al suo riflesso.

Ciao.

Dovresti sorridere? Va bene, provaci.

La tua falsità si può misurare dal modo in cui distoglie lo sguardo. Sarà una lunga cena.

~

Sai che non arriverà alcuna scusa da parte sua. Non ti chiederà mai di perdonarlo per il suo orribile comportamento, né si dichiarerà pentito. Anthony Stark non è il genere di persona che si abbassa a tanto, ormai lo sai. È quella cena: tutto questo vale come un unico e irripetibile “Scusa”, e di questo dovrai accontentarti. Non è forse più di quel che ci si potrebbe aspettare da lui?

Già. Rimesti con aria forzatamente noncurante l'antipasto costosissimo e dal dubbio contenuto che ti hanno messo sotto il naso. Lo assaggi. E a niente serve concentrarti sul mirabile compito di distinguere il sapore di quella cosa.

Tu meriti delle scuse ed entro questa sera le avrai.

Sto aspettando.

Gli lanci un'occhiata di sottecchi per vederlo alzare lo sguardo al cielo.

Deglutisce il boccone: Ti chiedo ufficialmente scusa, Capitan Premestruato.

Oh, certo. E pensa di cavarsela così?

Molli la forchetta sul piatto e ti pulisci col tovagliolo. Posi i gomiti sul tavolo, lo osservi da sopra le dita intrecciate.

Non so dove vuoi arrivare con questa becera ironia, ma abbiamo tutto il tempo del mondo. ribatti con calma glaciale So essere paziente.

Non so dove vuoi arrivare con quest'aria da mogliettina offesa, ma accontentati di questa cena. ti fa il verso So essere testardo.

Non avevo dubbi.

Neppure io.

Bene.

Perfetto.

Per un lungo momento vi sfidate in silenzio con lo sguardo, tu immobile e severo, lui impegnato a divorare quello che ha nel piatto.

Devi sempre avere l'ultima parola?

Senti chi parla.

Scatti indietro: – Non è così. –

E hai anche delle valide ragioni per controbattere alla sua ridicola affermazione, ma in questo momento le tue capacità di discussione sono paragonabili a quelle di un bambino di quattro anni. Possibile che Tony Stark ti faccia puntualmente questo effetto?

Terrorizzato di avere un difetto? inarca le sopracciglia e si sporge sul tavolo O peggio, di avere un difetto in comune con me?!

Si porta la forchetta alla bocca e mastica a testa alta, in attesa di una tua risposta. Per contro, a te è passato l'appetito, così allontani il piatto.

Riesci a prendere qualcosa seriamente o è chiedere troppo? dici cercando di non apparire troppo imbronciato.

Se essere serio significa diventare uno stoccafisso come te, be', grazie ma no grazie.

Vedi, incroci le braccia al petto hai un serio problema con il concetto di serietà.

Oh, no. ribatte muovendoti contro la forchetta È il tuo concetto di serietà quello con cui non vado d'accordo.

Sogghigni e scuoti la testa: – Tu non accetti l'idea di essere in torto.

Disse Mister Perfezione... sbuffa dondolando la testa.

È a quel punto che ti chiedi quale afflato masochistico ti abbia spinto ad accettare la sua proposta. Come hai potuto pensare che tutto questo avrebbe potuto portare da qualche parte?

È ridicolo. borbotti alzandoti da lì.

Senti, ma che altro vuoi? lo senti gridarti dietro.

Oh, Gesù. È talmente imbarazzante che batte tutte le figure grame del tuo passato. Fai finta d'ignorare gli sguardi curiosi e ti precipiti fuori a grandi falcate. La notte ha illuminato la città e ha portato un po' di fresco, e tu alzi la testa verso le luci dei grattacieli e respiri l'aria inquinata di New York.

No, sul serio.

Serri gli occhi e la mascella. Ti dovrebbero dare un premio per lo smisurato autocontrollo che dimostri nel trattenerti dal voltarti e assestargli un gancio.

Ti invito a cena, ti chiedo scusa... elenca petulante Perché sì, per quanto tu non sia in grado si apprezzare lo sforzo, quelle erano delle scuse. E guarda come mi ringrazi!

Ah, no. Questo è troppo anche per te.

E sentiamo, di cosa dovrei ringraziarti? gli ringhi con malcelata furia Di avermi concesso le tue patetiche scuse o di esserti offerto in maniera impudente?

Lui si rabbuia: Ehi, fino a prova contraria non ho commesso alcun crimine. Non questa volta, per lo meno.

Ma certo, sibili disgustato le vostri leggi sono così vergognosamente permissive che la gente come te si sente in diritto di fare quel gli pare!

Oh, deve essere terribile svegliarsi dopo settant'anni e ritrovarsi più ottuso del peggior reazionario ancora in vita. ironizza – E stai parlando con un repubblicano. –

Dubito che insultarmi mi renderà aperto di mente nei confronti dei nuovi costumi sociali.

Credi che sia questo? Credi che voglia aiutarti ad ambientarti in questo pazzo, nuovo mondo?

Il suo sarcasmo ti ferisce. Non perché vorresti essere aiutato da lui quello nemmeno se fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra. È il fatto che abbia centrato il punto che è piuttosto umiliante.

Nessuno si è preso la briga di darti una mano. Ti hanno trovato e svegliato senza tanti complimenti, mettendo su un teatrino poco efficacie giusto per non traumatizzarti troppo. E dopo se ne sono fregati. Finché gli sei utile si ricordano di te, altrimenti resti un pregevole pezzo d'antiquariato che prende polvere in un angolo, in attesa di essere usato di nuovo. È tragicomico, ma fino ad ora l'unica persona ad avere mostrato per te un interesse al di là dei tuoi poteri, è proprio Stark.

Chiariamo le cose, Cap. lo Stark in questione ti riporta crudelmente alla realtà Nick ha deciso che dobbiamo stare nella stessa boyband, quindi ci tocca fare finta di andare d'accordo. Se hai intenzione di menarla ancora a lungo per una cazzata simile...

Per te è una cazzata, Stark! lo interrompi esasperato Vuoi provare almeno per un momento ad uscire dal tuo punto di vista?!

Allarga le braccia: D'accordo.

E tu lo guardi a bocca aperta, con una mano ancora alzata, congelato nell'atto di riprendere ad inveire contro di lui.

Stark prende fiato e poi attacca: Capitan Ghiacciolo prima era solo uno sfigatello del Queens, ma nessuno lo sa. Voglio dire, io lo so perché se non era per mio padre mica diventavi quello che sei adesso, e un “grazie” a questo punto ci starebbe bene, ma non allarghiamoci. Dicevo, Capitan Ghiacciolo era così sfigato e bacchettone che non ha mai battuto chiodo e, diciamocelo, questa cosa è piuttosto imbarazzante, e lui non ne parla mai, ma non è che sia un segreto di stato, no? Così una sera il magnanimo, comprensivo e generoso Anthony Stark, lo incoraggia a rifarsi del tempo perduto lanciandolo tra le braccia di una fanciulla più che consenziente. Ma il povero Capitan Ghiacciolo è davvero troppo, troppo arrugginito e ogni sforzo diventa vano, perché riesce a trasformare l'arma di seduzione di massa che ha nascosta nei pantaloni in un boomerang. Quando Tony si accorge che la situazione è precitata, accorre in suo soccorso e tenta di consolare il poveretto. Ma a niente valgono le sue buone azioni, poiché Capitan Ghiacciolo mostra tutta la sua irriconoscenza rifiutando una proposta che per molti sarebbe stato uno dei massimi onori a cui aspirare.

Stark concede al monologo una pausa ad effetto e tu hai il tempo di chiederti quante sfumature di rosso siano passate sulla tua faccia.

Drammatica dissolvenza sull'espressione affranta del sottoscritto. termina Stark con aria teatrale Fine, titoli di coda.

I casi sono tre: o te ne vai trascinandoti dietro il manto di oltraggio che ti senti gravare addosso, o lo prendi a calci fino a ridurlo ad un ammasso sanguinolento, o perseveri nella vana speranza di far entrare in quella testa vuota il concetto di rispetto. E siccome prima o poi sai che sarete costretti a combattere nuovamente fianco a fianco, ti ritrovi tuo malgrado ad optare per la terza.

Ti ho già detto una volta di non prenderti gioco di me. – scandisci.

Non lo sto facendo. sbuffa Seriamente, Cap, devi imparare a distinguere l'ironia dalle prese per il culo. Sai, dovrei essere io quello mortalmente offeso: hai rifiutato la mia proposta galante e l'hai fatto anche in maniera piuttosto maleducata! E ti lamenti che cerco di buttarla sullo scherzo?! –

Smettila e basta! insisti sentendo di aver raggiunto l'ennesima sfumatura di rosso Santo cielo, sei sposato! –

Divorziato. – puntualizza subito.

Batti le palpebre: – Cosa? –

Lui muove nervoso la mascella, distoglie lo sguardo a disagio.

Pepper non è più la signora Stark. – t'informa Da due settimane.

Ma... –

Che c'è, non esisteva il divorzio negli anni quaranta? –

E tu boccheggi e basta, ancora concentrato sul compito di assimilare quell'informazione.

Insomma, cosa? continua – Quel “finché morte non vi separi” non è da prende alla lettera, sai? –

No, già. L'hai imparato a tue spese. Ma loro due erano diversi. Per quanto ti chiedessi continuamente come facesse un angelo come Pepper a sopportare quella piaga umana, quello che sentivi quando li vedevi insieme era qualcosa che sfiorava l'idillio. Loro s'incastravano così bene che davvero per te, per il tuo modo antiquato e romantico di vedere le cose, rappresentavano la coppia perfetta.

E sì, ti ricordi fin troppo bene quella strana scena alla festa per Nick. Ricordi anche lo sguardo distante di Stark. E adesso ti viene a dire questo e non vuoi non puoi credere che la colpa sia di Pepper.

Ma insomma, lei... balbetti confuso cosa le hai fatto? –

Stark porta le mani al petto con aria offesa: – Perché deve essere sempre colpa mia?! –

Perché tu sei Tony Stark! – ribatti con ovvietà.

Be', grazie per avermelo ricordato! Per tua informazione, abbiamo preso questa decisione di comune accordo, da adulti responsabili. Chiaro?

Lui tutto sembra tranne un adulto responsabile, in particolare adesso. Ma qualcosa ti dice che è meglio non farglielo notare.

Adesso possiamo smettere di parlare del mio divorzio? –

Oh, è così che funziona oggi? – sbuffi stancamente.

Direi di sì. fa seccato Problemi? –

Sì!

Non riesci a trattenerti, non più. Lunghi mesi di rifiuto e autocompatimento ti hanno portato a questo: a sfogarti in mezzo alla strada, davanti alla persona più sbagliata al mondo.

Tutta questa... questa promiscuità... sodomia, infedeltà. Voi le sbandierate in giro come se fossero normali e, be', non lo sono! E non m'interessa se sono ottuso, se la società è cambiata eccetera. Ho salvato due volte questo diavolo di pianeta e non ho chiesto niente in cambio, se non altro mi sento in diritto di criticarlo! –

Tu hai il fiatone e non sai perché. Puoi correre per miglia senza sentire la minima fatica, eppure confessare tutto questo tutta la tua inadeguatezza adesso, proprio davanti a lui, ti è costato e sai che la sconterai cara.

Senti, Capslock, questa è la realtà. ti dice serio Se non ti sta bene, fatti surgelare di nuovo e svegliati fra altri settant'anni: magari nel futuro avranno trovato il modo di clonare la tua adorata Peggy e potrete coronare il vostro sogno d'amore. –

Se voleva portarti al limiti, ebbene ci è riuscito in pieno.

Non... non nominarla. stringi gli occhi e gli punti un dito contro Non ti permettere. –

Lui ha il buongusto di stare zitto, ma il resto tutto il resto, il suo atteggiamento sfrontato, la sua aria sicura di chi la sa lunga non svanisce e questo ti da enormemente ai nervi. Perché parla di fatti che non conosce, osa scavare voragini nella tua vita senza mostrare alcuna pietà, privo del minimo rispetto. Lui ti riapre antiche ferite e le infetta e nanche lo sa cosa sta facendo.

Non la voglio una copia. annaspi tra le parole, le tiri fuori così come sono, senza farle prima passare per i pensieri Non voglio “scongelare il ghiacciolo” con una delle tue donnette. E tantomeno con te.

Forse non dovrebbe, ma ti fa abbastanza male la sua espressione ferita. Ti accorgi di tutto il disgusto con cui hai calcato sulla parola “te” ed è troppo tardi per pentirtene, troppo tardi per riflettere sulla crudele verità delle sue parole e su come in realtà stia cercando di farti un favore. A modo suo, certo, ma ci sta provando. Ma a questo ci arriverai più tardi troppo tardi. Per ora puoi solo continuare a crogiolarti in tutta quella commiserazione.

Volevo solo quel sabato sera allo Stork Club. dici a lui, alla strada trafficata, al cemento sotto i piedi, alle luci dei grattacieli Volevo una possibilità e la volevo con lei. –

Il silenzio che segue sa di metallo e ti chiedi se nella foga non ti sei morso la lingua a sangue.

Mi dispiace, Rogers.

Decidi di non guardarlo: la sua voce sincera fa già abbastanza male. Speri che concluda con una delle sue battute sferzanti, lo speri con tutto te stesso. Ma non lo fa. Ti da la buonanotte e gira i tacchi, se ne va.

Alla fine hai ottenuto quello che volevi, non sei soddisfatto? Tony Stark ti ha chiesto scusa e l'ha fatto per tutto, anche per quelle cose di cui non ha colpa. E tu te ne resti lì, sul marciapiede, a fissare la tua ombra proiettata da un lampione, come se potesse darti il coraggio che non hai. Qualcuno ti chiama Capitan America: sei capace di prendere a pugni i supercattivi, ma non di dire “grazie” a qualcuno che per una volta se lo merita.

~

Una mattina esci a prendere la posta e trovi una cosa nella cassetta. Un messaggio inaspettato da una persona inaspettata, arrivato per vie inaspettate. Ricordi il tira-e-molla con J.A.R.V.I.S. della settimana scorsa e la vergogna ti avvelena un po' l'anima. La seppellisci momentaneamente perché la curiosità, nonostante tutto, ha la meglio.

C'è un vecchio tagliacarte, da qualche parte. Non sai perché l'hai comprato, visto che la gente non manda più lettere al giorno d'oggi. Forse è per lo stesso motivo per cui ti ritrovi la sera a guardare Via col vento.

Alla fine lo trovi, di fianco al pc. Un pezzo d'antiquariato impolverato come te vicino ad una moderna tecnologia per te incomprensibile, ma altrettanto impolverata come lui. E per un momento stai lì a rigirarti il tagliacarte tra le dita, riflettendo sull'ironia della sorte. Su come Stark sia il primo in settant'anni a mandarti una lettera.

Infine ti decidi ad aprirla, quella lettera. Non sai cosa contiene e, sì, sei curioso, ma in questo preciso momento vuoi solo goderti questo. Steve ha ricevuto una lettera.

Quindi lo fai lentamente. Apri la busta stando attento a non strappare la carta, ascoltando il suono secco delle fibre che si rompono. Tiri fuori il foglio, piegato in tre parti, e non lo spieghi subito. Senti la grana sotto le dita, l'annusi. Be', almeno questo non è cambiato: tra le tante cose che questo mondo malato è riuscito a sgretolare, corrompere, cancellare, l'odore della carta da lettere no, quello è ha resistito immutato.

Forse dovresti ricordarti di ringraziare Stark per questo regalo collaterale. Forse. Dipende dal contenuto della lettera.

Ma tu sei pronto a tutto qualsiasi cosa, davvero tranne questo. Questo riesce a farti balzare il cuore in gola, mozzandoti il fiato. La busta ti cade a terra, mentre il foglio trema tra le tue dita.

~

Sfili gli occhiali da sole e alzi lo sguardo sulla struttura davanti a te. Per l'ennesima volta tiri fuori la lettera dalla tasca interna della giacca. La scrittura di Stark si spiega sulla carta in modo scoordinato. Fissi le lettere senza vederle davvero, perché ormai lo sai a memoria quell'indirizzo.

Devi prendere un bel respiro per deciderti a varcare quella soglia.

La signorina alla reception è una bella ragazza di colore hai imparato che è quello il modo politically correct di appellare le persone afroamericane. Ti sorride con i denti bianchissimi e ti dice qualcosa di lusinghiero sul fatto che i giovani di solito non si ricordano mai di venire a trovare i nonni. Sorridi di rimando, evitando di commentare per non alimentare quella bugia bianca, e le dici il nome. Lei reagisce con stupore e ti conduce subito nel cortile interno.

È un bel giardino, pieno di aiole fiorite e cespugli aromatici, assolato dalla calda luce estiva. La ragazza ti porta ad una panchina ombreggiata da un acero rosso. C'è seduta una signora dai capelli tutti bianchi raccolti ordinatamente in una crocchia. Indossa una vestaglia azzurra e a te batte forte il cuore.

La ragazza si mette le mani ai fianchi e assume un finto broncio: Sono molto offesa, signora Carter, molto offesa! Perché ci ha tenuto nascosto questo bel figliolo?

Lei ti fa l'occhiolino e tu arrossisci. Ti schiarisci la voce imbarazzato quando la signora Carter alza lo sguardo su di te.

Steven Rogers, sei in ritardo. dice con lo stesso cipiglio che ricordi bene.

E le sorridi e lei ti sorride mentre batte una mano sulla panchina. E continuate a sorridervi mentre la ragazza va via e tu ti siedi e le prendi una mano tra le tue.

Decisamente, devi più di un “grazie” a Tony Stark.

   
 
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