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Autore: xCyanide    09/09/2012    8 recensioni
-Mi chiamo Frank, e tu? – gli domandai, cercando invano di ricordarmelo. Ce l’avevo sulla punta della lingua, ma molto probabilmente il mio cervello si era messo contro di me per farmi fare una figuraccia.
Il ragazzo mi guardò quasi dispiaciuto e abbassò il capo, prima di sospirare. Fece cenno di no con la testa e lo vidi quasi piangere.
-Ehy, cosa succede, il gatto ti ha mangiat---
Non riuscì a finire la frase che sentii una mano stringermi un braccio e portarmi via velocemente. [dal primo capitolo]
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Mi guardai intorno, rendendomi conto che c’era Gerard a un lato del cortile, seduto a terra con un album da disegno tra le gambe, che si stava sbracciando per farsi vedere.
Gli sorrisi e corsi verso di lui, sorpreso di vederlo lì fuori. Mi fece spazio nel suo angolo e mi sedetti, sporgendomi per dargli un bacio sulla guancia.
Guardai poi, il foglio che aveva tra la gambe e lo vidi arrossire. Cos’aveva? [dal secondo capitolo]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dai, Gee, non farmi scendere dalla macchina, non mi va, pensai sbuffando lentamente.
Il fatto era che avevo fatto le valigie e le avevo dovute portare per le scale senza aiuto e in quel momento mi facevano male le gambe. Non avrei resistito ad altre quattro rampe, sarei collassato prima.
Spinsi lentamente sul clacson, cercando di fare meno rumore possibile e appoggiai la testa al sedile. Mi guardai intorno nella macchina e mi congratulai perché l’avevo pulita davvero bene, non volevo che mia mamma credesse che non ci tenessi per niente. Cosa vera, okay, non mi fregava niente della macchina, ma non volevo darglielo a vedere.
Per favore, pregai, chiudendo gli occhi.
-Frankie? – mi sentii chiamare da una voce femminile che mi sembrava Alicia. Osservai i finestrini ma non la vidi, per cui mi sporsi fuori e alzai la testa, in direzione della finestra di casa loro.
-Si? – chiesi, mettendomi una mano sopra gli occhi per proteggerli dal sole.
-Gee sta scendendo, Mik gli da una mano  portare le valigie. Ora arrivano – mi rassicurò, sorridendomi.
-Okay, grazie – risposi. –Sicura non gli serva una mano?
-Non credo, non ha portato molte cose, è solo una settimana d’altronde – mi ricordò. –Allora fate buon viaggio, Frankie, salutami la tua famiglia.
La ringraziai prima di vederla chiudere le ante della finestra e tornare dentro.
Sorrisi, quando vidi il portone aprirsi e Gee e Mik uscire. Scesi dalla macchina (nonostante mi fossi promesso che non l’avrei fatto) e gli andai incontro.
-Buongiorno – salutai, prendendo la valigia dalle mani di Gee, lasciandogli però la sua tracolla. Lui fece un cenno della testa, come a ringraziarmi del gesto, e poi distese le labbra.
Non ero ancora abituato a vedere quel sorriso dedicato a me, era solo una settimana che stavamo insieme, per cui mi sentii avvampare e abbassai la testa, per poi salutare anche Mikey.
Gli mostrai come mettere le valige nel bagagliaio e le incastrammo per bene, in modo da non doverci fermare per rimetterle a posto.
-Quanto ci metterete ad arrivare? – mi chiese Mik, mettendomi una mano sulla spalla.
-Pressappoco un’ora e mezza credo, non ci vuole tanto da qui a Belleville. Spero solo non ci sia traffico – riflettei.
-Allora buon viaggio, ragazzi – ci augurò, prima di abbracciare stretto Gerard e sussurrargli all’orecchio un “divertiti, mi raccomando”.  Poi mi fece un cenno con la mano, sorridendomi allegro e se ne andò, rientrando nel portone.
Guardai Gee e allungai le braccia  verso di lui, aspettando che mi stringesse. Poggiai la testa sul suo petto e sentii la sua mano accarezzarmi i capelli.
Alzai la testa e fissai i miei occhi nei suoi. –Hey, splendore – sussurrai.
Lui si sporse per baciarmi e assaporai le sue labbra, non potendo evitare di sorridere nel bacio.
-Pronto per il viaggio? – chiesi, quando ci staccammo.
Lui annuì e diede una piccola pacca sulla schiena, come a incoraggiarmi a salire in macchina.
Lo presi per mano e gli aprii la portiera, aspettando che si sedesse, e poi la richiusi.
Mi diressi verso la parte del conducente e salii, infilando la chiave e sentendo i lamenti che faceva la macchina prima di partire.
Mi sporsi ad accendere lo stereo e infilai un CD dei Misfits. Guardai Gerard e lo vidi sorridere prima di aprire la tracolla e tirare fuori il suo album da disegno e delle matite.
-Emozionato? – domandai. –Insomma, non ti mangeranno, eh!
Lui annuì, continuando a sorridermi, e mi prese la mano destra da sopra il cambio.
-Ti devo avvertire di una cosa, però – cominciai, quando appoggiò la matita sul foglio. –Mia madre sarà molto appiccicosa.
Mi guardò confuso e risi.
-Cioè, era così contenta di sapere che saresti venuto anche tu che ha cominciato a urlicchiare e sono sicuro ti accoglierà saltandoti addosso.
Lui scosse la testa divertito e tornò a disegnare.
-Ti spremerà le guance stile vecchia-zia-zitella e poi comincerà a parlare e parlare e parlare – sospirai, prendendo l’autostrada e immettendomi nel traffico di New York.
Lui prese l’album e lo girò, cominciando a scrivere sulla parte dietro. Poi me lo mostrò e, appena ne ebbi l’occasione, lessi velocemente.
E’ stata… contenta? Cioè, lei sa?
Mi battei mentalmente una mano sulla testa e mi resi conto che gli avevo detto che sarebbe venuto con me, ma non avevo specificato come l’avrei presentato. Non gli avevo spiegato che sarebbe stata la prima volta che l’avrei chiamato “il mio ragazzo” davanti ad altre persone (e ciò mi emozionava particolarmente)
-Si, cioè lei sa che sono gay e sa chi sei tu, Gee – gli sorrisi per rassicurarlo e vidi una tristezza infinita nei suoi occhi. –I tuoi genitori sanno?
Mia madre fa finta che non gliel’abbia detto e mio padre non mi ha più voluto vedere. L’unico che mi ha appoggiato è stato Mik, ha capito la situazione e mi ha aiutato a superare quel momentaccio.
Io annuii, registrando l’informazione. Era stata una cosa bastarda da parte dei suoi genitori, sinceramente. Lui aveva già molti problemi, perché rifiutarlo? Perché non farlo essere quello che era e lasciarlo in pace?
Mi vennero subito in mente i volti di John ed Emily e mi resi conto che non erano gli unici stronzi allora.
-Sai, mio padre accetta il fatto che io sia gay, ma non lo vedo da anni quasi. Mia madre ha un compagno ora. Stanno insieme da nove anni e lui si è trasferito a casa nostra da sei e ha portato con lui la figlia di diciassette anni – presi un respiro profondo e cercai di andare avanti. –Mamma ci ha messo molto a convincersi a dirlo a John, aveva paura fosse omofobo o qualcosa del genere, no?
Gee annuì lentamente e vidi la paura nei suoi occhi. Anche io sarei stato intimorito a sapere che il posto cui dovevo andare con il mio ragazzo era pieno di persone poco tolleranti.
-Ma alla fine gliel’ha confessato e lui ha cercato di capirmi il più possibile nonostante, si, sia omofobo – sentii la mano di Gee, ancora sulla mia, che mi stringeva, come a proteggermi. –Non gli sono mai stato molto simpatico e i primi tempi uscivano sempre fuori battutacce sulla mia sessualità davvero tristi e banali. E soprattutto, battute che avrebbe potuto risparmiarsi tranquillamente.
Vidi lo sguardo di Gerard, ed era uno sguardo che sapeva. Uno sguardo che aveva provato quello che avevo provato io a farmi prendere in giro.
-Poi si è deciso ad accettarmi del tutto, ma è arrivato il periodo in cui non lo voleva far sapere agli amici e ai vicini, quasi soffocandomi – sbruffai, al ricordo.
Gerard tornò al suo disegno, tenendo comunque gli occhi tristi.
-Mia madre ci ha litigato spesso, perché voleva che innanzitutto anche la mia sorellastra ne venisse a conoscenza, e poi perché credeva che non fosse nulla di cui vergognarsi.
Girò di nuovo il foglio e scrisse di continuo a quello che aveva scritto prima.
E tua sorella? Come l’ha presa lei?
Io strinsi i denti e cercai di fermare il respiro, che stava diventando affannoso. –Lei mi ha urlato contro – cambia marcia –non mi ha parlato per un anno intero e appena poteva mi faceva scherza dementi. Una volta mi ha fatto cadere dalle scale e mi sono fatto davvero male, ma poi mia madre si è impuntata, l’ha sgridata spesso ed Emily si è convinta che forse non c’è niente di sbagliato in me, anche se nemmeno io in quel momento ne ero davvero convinto.
Svoltai e presi un po’ di velocità, non essendo più impantanato nel traffico.
Che ti diceva Emily, Frank?
Una volta letto, mi domandai se davvero volevo dirglielo. Magari lo avrei spaventato ancora di più e se la sarebbe presa con me perché non gliene avevo parlato prima. Mi morsi il labbro e presi un respiro profondo.
-Lei mi ha detto svariate volte quanto le facessi schifo e ripeteva che se non portava il suo fidanzato (o perlomeno, il fidanzato che aveva in quel periodo) a casa, era solo colpa mia, non voleva che lui sapesse chi fossi e aveva paura mi potessi innamorare di lui. Mi ha fatto sentire una maledetta puttana per un sacco di tempo – sussurrai l’ultima frase, come se la volessi tenere solo per me.
E loro sanno chi sono? Oppure, come devo comportarmi?
Mi affrettai a scuotere la testa e a guardarlo male, riportando immediatamente gli occhi sulla strada.
-Gee, ora le acque si sono calmate, loro sembra abbiano capito e tu ti comporterai per quello che sei, chiaro? – dissi, duro. –Non devono condizionarci. Sei il mio ragazzo, come Emily è padrona di portare a casa il suo, io posso portarti a casa mia e posso baciarti e abbracciarti tutte le volte che voglio. Se loro hanno problemi con questo, che li risolvano.
Gerard mi sorrise e annuì.
-Sarà una settimana tutta per noi, fai come se loro non esistessero, okay?
Lui mosse la testa per acconsentire e mi calmai un poco.
-Mi sono anche un po’ rotto il cazzo sinceramente di sentirmi osservato e preso a male parole da loro, è ora che si abituino e che accettino che io sono questo, non posso cambiare perché a loro non sta bene.
Lo vidi scrivere, ma ci mise un po’ più del solito, segno che quello era un discorso lungo. Mi chiesi come avrei fatto a leggerlo dato che stavo guidando ma mi dissi che ce l’avrei fatta, anche a costo di leggere una parola per volta.
Quando lo girò verso di me, mi affrettai a guardarlo, in modo da registrare la maggior parte delle parole. Le ricollegai e riuscii finalmente a capire quello che mi voleva dire.
Ti ammiro, sai Frank? Io non ho avuto il tuo coraggio, io sono scappato via, me ne sono venuto a New York e non ho più voluto sentir parlare dei miei genitori. Ogni tanto Mikey ci parla ma io mi rifiuto di rivolgerli la parola di nuovo. Forse, il fatto è che credevo mi avrebbero capito, pensavo di andare sul sicuro. Invece quando l’ho detto, mi hanno urlato e sbraitato contro, mia madre si chiedeva cosa avesse sbagliato con me. Mi ha fatto male. Ma tu sei coraggioso Frankie, sei rimasto lì a testa alta e ora mi stai portando a casa tua, incurante del fatto che sicuramente ci prenderemo qualche occhiataccia.
Riflettei su quello che avevo appena letto e non riuscii a riconoscermi tutto quel coraggio. Io avevo passato pomeriggi interi a piangere, notti insonne a pensare di essere uno scherzo della natura. Ma poi era arrivato Gee e, non so come, riusciva sempre in qualche modo a farmi sentire speciale, a farmi sentire importante.
-Ti ringrazio – sussurrai. –Mi fai sentire bene.
Lui arrossì e, in un lampo, si sporse verso di me per lasciarmi un bacio sulla guancia. Io sorrisi e lo vidi tornare al suo disegno, da cui non staccò gli occhi per il resto del viaggio.



xCyanide's Corner
Scusate, scusate, scusate! Chiedo immensamente perdono! Credevo di riuscire ad aggiornare stamattina ma la preparazione psicologica per il primo giorno di liceo (domani) e un libro che mi ha prestato una mia amica ("Il mondo dei ragazzi normali", vi consiglio di leggerlo) mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo e avevo completamente dimenticato di aggiornare. C'è anche da dire che oggi pomeriggio ho fatto la bella vita e sono andata al cinema con i mei amici a vedere the Brave (tra l'altro la protagonista ha i capelli come i miei LOL) e non ci ho proprio ripensato. Potete frustarmi, ve lo concedo :3
Comunque, è un capitolo alquanto inutile ma si può vedere che Frank e Gee si aprono un pò di più e "parlano", scoprendo cosa nuove dell'altro. Chissà cosa succederà quando i piccioncini arriveranno a casa! Ci vediamo domenica, splendori <3
Alla prossima,
xCyanide

  
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