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Autore: Artemis Black    10/09/2012    1 recensioni
Questa notte non la dimenticherò MAI.
Grazie a tanti sacrifici sono riuscita a vedervi, sono riuscita a venire su Marte.
Il concerto si chiude come sempre con Kings & Queens, una canzone che avrò ascoltato miliardi di volte, ma oggi è MAGICA. Oggi posso dire finalmente di aver cantato a squarciagola ogni singola parola, frase, strofa e di aver mandato a quel paese ogni songolo fottutissimo problema.
Purtroppo finisce questo bellissimo sogno, Tomo, Jared e Shannon salutano e ci ringraziano mentre una lacrima mi riga il viso e sorrido.
Salve :D
Questa è una delle mie prime FF che ho scritto sui Mars, l'avevo già pubblicata sulla mia pagina di Facebook ed ora la pubblico anche qui! Spero vi piaccia :D
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dannazione Shannon! Smettila di giocare con le decorazioni." disse Abby facendo la finta infuriata.
"Uuuuuu guarda come brilluccica! E' bella vero?! La vuoi appendere tu?!" disse Tomo a Artemis con in mano una palla da attaccare all'albero di Natale.
"Chi è il tuo ziuccio preferito? Ma io ovviamente!" affermò Tomo.

"Ehi, io sono lo zio preferito!" disse Shannon con il broncio.
"Voi due non litigate! Piuttosto aiutateci." disse Vicki mettendo le luci intorno all'albero.
So che un pò presto per addobbare la casa per Natale, ma lo sto facendo per mio padre. Lui non vedrà il primo Natale di Artemis. Ed ecco svelata la mia sorpresa per il mio papà.
"Sara, ma mio fratello dov'è?" chiese Shannon.
"E' andato a portare dei vestiti puliti a mio padre, dovrebbe tornare tra un oretta circa." risposi.
La casa era tutta addobbata, Shannon aveva addirittura messo il cd con le canzoni di Natale.
Il cammino era decorato con tante calze rosse e delle foglie di vischio attaccate ad un nastro spesso dorato. Sulla porta avevamo attaccato una bellissima ghirlanda verde e rossa e in cucina c'erano tantissime delizie: biscotti di marzapane, torroni, panettone e tantissimi altri dolci. E infine affianco al divano c'era l'albero: tante piccole lucine colorate si accendeva a intemittenza, candy-, palline rosse e bianche e tante foto. Si, avevamo appeso con delle mollettine le foto della nostra famiglia. Ce ne erano alcune di Tomo e Shannon che facevano i cretini, una di Abby con Artemis in braccio, una con Tomo e Vicki che si abbracciano e la mia preferita: io, Jared e Artemis. 
Io avevo in braccio Artemis, Jared era affianco a me che mi cingeva la vita con un suo braccio e giocava con il nasino della sua bimba. Quella foto sprizzava gioia e felice a chiunque l'avesse guardata. Sembravamo una famiglia felice, senza problemi, una di quelle che fanno vedere nelle publicità: il papà dà un bacio alla mama e poi và a lavoro felice, la mamma prepara la colazione al suo bimbo e poi lo porta a scuola, tutto fatto con il sorriso tra le labbra.
Peccato che dietro tutta quella felicità, si nascondeva il mio passato burrascoso e poco gioioso, che ancora oggi si ripercuote su di me.
Ma ho imparato a conviverci, ho imparato a tenere a bada al mio passato e ad occuparmi solo del presente e dare, ogni tanto, uno sguardo al futuro. Tutto ciò condito da la voglia di non smettere di sognare. Una delle cose più belle che Jared, il mio ragazzo, mi ha dato.
Driiiiin. Quacuno suonava il campanello.
"Presto spegnete tutto, e pronti al mio tre..." dissi a bassa voce.
Andai ad aprire lentamente la porta.
"Uno, due... tre. Sorpresa!" gridammo tutti insieme quando Jared spinse dentro la carrozzella con mio padre seduto sopra.
All'inizio sembrava spaesato, poi scrutò tutto il salotto e alla fine un bellissimo sorriso apparve sulle sue labbra.
"Ma che cosa avete combinato?" chiede con ironia.
"Beh, oggi è Natale!" gridò felice Abby.
"Ma mancano ancora due mesi quasi! Voi siete tutti pazzi!" disse lui ridendo.
Tutti quanti scoppiammo a ridere. 
"Allora, che ne dici se andiamo a mangiare?!" gli chiesi.
"E me lo domandi pure?! Avanti, dov'è il banchetto?" disse lui.
Andarono tutti a sedersi a tavola, mentre Vicki tirava fuori il tacchino dal forno.
Jared invece mi fece segno di andare in camera.
Chiuse la porta dietro di noi e poi mi guardò. Mi scrutò dsalla testa ai piedi.
Indossavo un paio di pantaloni neri stretti, una maglia a pipistrello rossa e un paio di decolletè nere. Lui invece aveva un maglia nera con i Jeans e le asics bianche con le strisce rosse e blu. Si avvicinò a me piano, mise una sua mano sul mio fianco e ci guardammo negli occhi per un momento che sembrava eterno.
"Cosa c'è?" chiesi.
"Nulla. Sei soltanto bella, sexy e... felice." si soffermò molto sull'ultima parola.
"Grazie, ma quello che fà morire d'infarto le ragazzine sei tu." disse scherzando.
Lui buttò la testa all'indietro e rise.
Poi scostò i miei capelli e mise la sua mano intorno al mio collo con il pollice che accarezzava la mia guancia.
"Ti amo." disse.
Una scossa di vita percorse il mio corpo.
"Anche io ti amo." dissi.
"Sono la tua spalla su cui puoi piangere, sono la tua ancora, la tua coscienza e la persona che ti ama di più in questo mondo. Abbiamo una figlia meravigliosa e una famiglia che ci vuole bene. Non ti lascierò mai, rimarrò per sempre con te. Per quanto il per sempre possa durare, sarai solo mia." disse. 
Il mio corpo si mosse verso di lui, come una calamita, e lo baciai. Dolce, romantico, spensierato. Poi più voracemente, passionale e fugace. Le nostre lingue sembravano saette. Poi, quasi controvoglia, mi staccai da lui.
"E io voglio essere tua per sempre. Nessuno ci potrà mai separare." dissi.

Quando tornammo dagli altri, Shannon e Tomo si accanivano su cui doveva tagliare il tacchino. Poi intervenne Abby che, tolsee il coltello dalle mani di Shannon e lo dà a mio padre, che orgoglioso comincia a tagliare piccole ma spesse fettine di quella prelibatezza.
La cena scorre piacevole. Finiamo di mangiare e ci mettiamo a giocare con le carte e poi ci mangiamo la torta che ha fatto Abby.
Infine, con insistenza, Artemis mi indicava i regali sotto l'albero.
"E và bene, apriamo i regali!" annuncio festosa. Artemis mi rivolge un sorriso dolcissimo, poi corre dal nonno e prendendoglio l'indice lo porta fin davanti l'albero.
Tutti prendono un pacchetto tra le mani e lo aprono. Il regalo più divertente è quello di Jared che Shannon e Tomo gli hanno fatto: un completo di pizzo rosso con tanto di tacchi abbinati xD.
Cantiamo tutti insieme le canzoni di natale, infine tutti un pò stanchi, beviamo latte e biscotti per finire in bellezza la serata. Poi tutti a casa propria.
Io accompagno mio padre alla clinica e poi torno a casa.
Jared mi spetta con il suo nuovo completino sul letto.

Sono le quattro del mattino quando il mio cellulare comincia a squillare.
Jared brontola, poi si gira dall'altra parte.
Lo prendo e leggo chi mi chiama sul display. La clinica.
Non c'è bisogno che rispondo. Mi fiondo in bagno e comincio a vestirmi. Faccio tutto silenziosamente per non svegliare Jared e Artemis.
Esco da casa e metto in folle la macchina.
Arrivo in clinica esubito chiedo informazioni.
Mio padre è in sala operatoria. Subito dopo che l'ho accompagnato ha avuto un attacco di cuore. Mi metto seduta nella sala aspetto. Ma sono nervosa e comincio a girare la stanza.
Mando un messaggio a Jared e gli dico che sono alla clinica e che quando si sveglia deve raggiungermi qui.


Il vento, freddo e gelido, scompiglia i miei capelli e fà muovere le fronde degli alberi.
Sono sdraiata sotto il salice piangente, quello della radura vicino casa. Le sue foglie strette e lunghe sembravano spiccare il volo, ogni volta che il vento le colpisce.
Le montagne davanti a me, sono imponenti e meravigliose come non mai. La loro punta appena bianca, è leggermente spruzza
ta dalla candida neve, mentre più sotto, i boschi si stanno spogliando delle foglie e i colori arancio, marrone e giallo prendono il posto del verde brillante della primavera. E' autunno. Quasi inverno.
La radura è immersa dal suo più bel verde scuro che io abbia mai visto. L'erba alta intorno a me, danza e mi abbraccia ogni volta che si muove.
Mi alzo e mi appoggio al vecchi tronco dell'albero. E' stranamente caldo e ruvido al tatto.
Un leggera sinfonia si sente in lontananza, una musica lieve e dolce. Una voce accompagnata soltanto dal pianoforte. Mi culla e mi rilassa fino a costringere i miei occhi a chiudersi lentamente.
Potrebbe essere il paradiso, anche se non sono credente, penso che il mio paradiso debba essere così. Immerso nella natura, con la musica che non smette mai suonare. Manca soltanto una cosa: la mia famiglia.

Quando riapro gli occhi, il sogno è svanito.
Mi nella camera di mio padre nella clinica, sdraiata nel suo letto e avvolta da una coperta.
Una lacrima riga il mio viso.
-Non è ancora tornato- penso.
Mi metto seduta e guardo fuori dalla finestra. Gli alberi di fuori sono ormai quasi completamente spogli e sul vialetto si è formato un letto di foglie gialle.
Il cielo è cupo, grigio e promette pioggia.
-Strano, in una città dove il sole batte tutti i giorni- dico tra me e me.
E' una giornata insolita, pronta a rimanere impressa nel mio cuore per sempre. 
-Sono pronta, posso accetare la cosa- dico scrollando le spalle.
E' inutile, non riesco nemmeno a convincermi lontanamente di quello che verrà, perchè per quanto io possa sforzarmi di accettare la sua morte e superarla, il dolore rimane lo stesso. Non c'è nessun sollievo per tutto ciò, bisogna soffrire. Poi passerà tutto. Si spera.

Uscendo fuori dalla stanza, vedo Jared corrermi incontro.
"Tesoro, perchè non me lo hai detto prima? Sono corso qui appena ho letto il messaggio!" disse con il fiatone.
"E' ancora in sala operatoria..." dico a bassa voce.
Lui mi stringe forte a sè, con le sue braccia grandi e calde. Le mie mani si appoggiano sulla sua schiena e disegno cerchi immagginari sopra la sua maglietta per rilassarmi.
Mi bacia più volte la testa e mi accarezza i capelli, sussurando dolcemente che andrà tutto bene.
"Ti vado a prendere un caffè." ice prendendomi la mano.
"Ok, mi trovi nella sala d'attesa." gli dico dandogli un bacio.
Mi siede su una poltrona e aspetto che torni con un caffè bollente. 
Incrocio le gambe e metto le mie mani tra esse, per scaldarmele e mi abbandono nei miei pensieri. 
Una porta che si apre, mi fà trasalire e mi volto di scatto.
Il dottore stà uscendo dalla porta della sala operatoria.
E si dirigge verso di me.
Le mie gambe si serrano tra loro, schiacciando le mie mani. La mia schiena è praticamente ancorata alla sedia, i miei occhi sono sbarrati e il mio cuore cessa di battere.
Il dottore è davanti a me.
Non ho la forza di alzarmi, quindi è lui che si piega sulle sue ginocchia e mi poggia una mano sulle mie gambe. Mi guarda. 
Non ha nessuna espressione sul viso. Piano piano si abbassa la mascherina fino a scoprire la sua bocca.
Trattengo il respiro.
Finchè non increspa la bocca, e chiude i suoi occhi. La sua testa si muove e ondeggia da destra verso sinistra.
Sospiro forte. 
Una mano copre la mia bocca di scatto.
"Mi dispiace." sono le uniche parole che escono dalla bocca del dottore.
Poi se ne và.
Mi alzo. Una mano è serrata sulla mia pancia.
Sento dei passi avvicinarsi.
Giro la testa.
E' Jared.
Lo guardo attontita. Per un istante infinito, ci guardiamo negli occhi. Lui rimane fermo a pochi metri da me con i due caffè in mano.
Lentamente scuoto la mia testa e mi butto di nuovo sulla sedia. Il mio viso tra le mani, poi alzo la testa in sù chiudendo gli occhi.
Una lacrima cade sul mio viso, poi un'altra e un'altra ancora. Piango, seduta lì su una sedia di quella stanza infernale. Le mie lacrime escono senza nessun singhiozzo, senza nessun lamento. Perchè la vita è questa. E' preziosa e và maneggiata con cura. Và vissuta momento per momento e non bisogna vergognarsi di quello che si è fatto o di quello che si è stati ma sempliemente migliorarsi e continuare ad andare avanti, fino alla fine.


[Qualche mese dopo...]
Cullo Artemis tra le mie braccia, cantandole una canzone.
"No warning sign, no alibi
We're fading faster than the speed of the light.
Took our chance, crashed and burned
No we'll never ever learn
I fell apart but got back up again,
I fell apart but got back up again.
We both could see crystal clear that the inevitable end was near.
Made our choice, trial by fire to battle is the only way we feel alive.
And I fell apart but got back up again and then
I fell apart but got back up again..."
Si addormenta come un angioletto. La adagio lentamente nel suo lettino e rimango a guadare quella splendida creatura.
Così perfetta, così uguale a lui, così... unica.
Una mano si appoggia sulla mia spalla. E' inutile che mi giro, sò chi è.
"E' bellissima come sempre." dice sussurando al mio orecchio.
"Già, proprio come te..." dico
"E te" ripete lui indicandomi.
"Devo dirti una cosa, una cosa importante..." dice girandomi verso di lui.
"Cosa?!" lo guardo stranita. Ne ho abbastanza di novità nella mia vita, sinceramente.
Si inginocchia davanti a me.
"Dimmi che è una cosa bella, ti prego..." gli chiedo
"Dipende, per me non ci sono parole con cui descriverla." dice sorridendo.
Oddio, non vorrà mica fare...
"Sara Lucie Woods, vuoi diventare mia moglie?" chiede lui. Poi apre davanti a me una scatolina blu di velluto.
Mi manca il respiro. Il mio cuore batte all'impazzata, sono agitatissima.
"Sei sicuro di quello che fai?" gli chiedo a bruciapelo.
Lui mi regala uno dei suoi sorrisi a 253647 denti più bello e sincero che mai.
"Si." dice deciso.
"Jared Joseph Leto, tu sei pazzo! Ed è per questo che ti sposo!" dico buttandoglio le braccia la collo. Lo bacio freneticamente.
Ridiamo e poi rotoliamo sul pavimento.
Lui mi mette l'anello al dito.
"Lo voglio." dice.
Poi mi bacia. Fisso i suoi occhi color azzurro cobalto.
"Lo voglio." dico.
 
THE END
  
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