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Autore: loryl84    10/09/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se due dei personaggi del manga si ritrovassero con i ruoli invertiti?
Dal 1° Capitolo: " Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse; infine il suo sguardo cadde sullo specchio di fronte al letto. Per poco la mascella non gli cadde a terra. Oh- mio- Dio!"
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Due giorni erano passati, senza che alcun cambiamento si verificasse nella vita dei due sweeper.

La cosa cominciava ad essere un tantino fastidiosa, visto che essere l’uno nel corpo dell’altro non era poi così semplice come Ryo aveva creduto.

Kaori era sempre più convinta che Ryo fosse stato posseduto da un alieno, visto che non si rivolgeva più a lei con le solite battutacce, ma anzi, era così gentile da metterla quasi in imbarazzo. Non era abituata a questo suo modo di fare così cavalleresco, e sinceramente, cominciava a credere che non gli si addicesse più di tanto. E poi… chiamarla darling, baby, e con altri nomignoli simili, all’uso di Mick, era veramente il massimo. La prima volta che era successo, stavano bevendo una tazza di caffé, lui si era rivolto a lei con un darling e uno sguardo che voleva essere seducente, e lei, per tutta risposta, gli aveva sputato addosso il suo caffé, mettendosi a ridere. Ma, vedendo che lui era rimasto serio, aveva smesso subito anche lei, sentendosi una vera idiota e diventando rossa come un gambero. Balbettando una scusa, si era alzata ed era corsa via dalla stanza.

Anche per Kazue, la convivenza con “Mick” stava diventando alquanto strana.

Da quando vivevano insieme, non era mai successo che andassero a letto insieme senza che avessero…consumato. La sola idea la faceva arrossire, ma era molto strano che da quasi tre giorni, Mick non la sfiorasse nemmeno con un dito. E, quando lei osava fare dei timidi tentativi di approccio nei suoi confronti, lui se la svignava come se vedesse un fantasma, inventando delle scuse improbabili.

Il suo comportamento, se da un lato la feriva, dall’altro gli stava facendo lentamente nascere il sospetto che nella vita di Mick ci fosse un’altra donna. E la cosa la faceva morire di rabbia e di gelosia. E di dolore. Ma non osava affrontarlo, per paura che i suoi dubbi si trasformassero in una triste conferma. E poi c’era una cosa che la tormentava…

Era capitato che un paio di volte si incontrassero al Cat’Eye con Ryo e Kaori. In quelle occasioni Mick non si era catapultato come al solito su di lei, come faceva quando la vedeva, piuttosto era rimasto impassibile sul suo sgabello a bere il suo caffé, lanciandole ogni tanto degli sguardi così intensi, che l’avevano fatta impallidire. E poi, si irrigidiva, ogni qual volta Ryo poggiava la sua mano sulla spalla di Kaori; gesto che la giovane sweeper cercava di ignorare, ma che evidentemente gli faceva piacere, visto la tonalità rossastra che prendeva quando ciò si verificava.

Tutto ciò gli faceva pensare che in fondo Mick non avesse ancora del tutto dimenticato Kaori, e questo le faceva male.

Ma aveva anche deciso che Mick era suo, e non se lo sarebbe lasciato portare via da nessuno, men che meno da una donna che provava interesse per un altro uomo.

Con questa nuova determinazione e con un lampo di orgoglio negli occhi, Kazue rientrò in casa, certa di trovarvi il suo uomo. Dopo aver dato una rapida occhiata in cucina e nel salotto, si diresse verso la camera da letto. Nel farlo passò attraverso il bagno, e qui sentì lo scroscio dell’acqua nella doccia.

Si fermò di colpo, mentre un’idea le attraversava la mente.  


 
Quel giorno era partito male dal momento stesso in cui era sorto il sole.

Era questo ciò che pensava Ryo mentre si faceva passare il getto d’acqua calda sul corpo.

Prima doveva cercare di contenere la libidine di Kazue, poi Mick che ci provava pesantemente con Kaori al Cat’Eye, nonostante gli innumerevoli sguardi di ammonimento che gli inviava, e che lui fingeva di non vedere. E infine Umibozu, il quale, nonostante la cecità, aveva intuito che c’era qualcosa di strano nei loro movimenti. Più volte si era ritrovato il suo sguardo fisso su di sé, e, in quegli istanti, un brivido gli era partito dalla schiena fino ad arrivare alla punta dei capelli.

Aveva bighellonato per la città, constatando, ahimé, che la fama di Dongiovanni di Mick, non era solo una fantasia dell’Americano. Aveva sorpreso su di sé lo sguardo di molte donne affascinanti, dalla timida liceale, alla mamma con il figlioletto, per passare dalla donna in carriera a quella dai costumi facili. Ognuna di loro lo spogliava con gli occhi, mendicando un sorriso o uno sguardo che potesse dar loro una seppur flebile speranza.

Affascinato e al contempo disgustato da ciò che vedeva, aveva deciso di tornarsene a casa.

Anche se l’idea di incontrare Kazue gli faceva venire l’orticaria. Aveva scoperto come quella donna fosse decisamente “appiccicosa” per i suoi gusti, anche se, ad onor del vero, c’era da dire che era perdutamente innamorata di Mick. Lo capiva da come lo guardava, da come lo cercava, da come si rivolgeva a lui, come se fosse il suo sole nonché unico punto di riferimento.

E d’altronde conosceva bene quello sguardo. Perché era quello che Kaori soleva rivolgergli.

Il solo pensare a lei, gli fece salire in gola una specie di magone, un insopportabile senso di vuoto e di abbandono. Ormai erano tre giorni che non viveva con lei, e aveva capito come ciò gli risultava difficile. Kaori aveva un modo tutto suo di gestire la casa, la situazione economica, il lavoro, gli amici. E lui aveva imparato a fare suo questo modo di fare.

Ora invece doveva abituarsi allo stile di vita di Kazue, e la cosa gli era praticamente intollerabile.

Sperava davvero che presto le cose sarebbero tornate come prima, altrimenti non trovava via d’uscita a quella situazione.

Una volta rincasato e appurata l’assenza della donna, decise di farsi una doccia per schiarirsi un po’ le idee. Si spogliò velocemente, lasciando i vestiti sparsi sul pavimento, in un mucchio informe di colori. Evitò di guardarsi allo specchio; già gli risultava difficile vedersi nel suo corpo, in quello di Mick poi era una cosa insostenibile.

Il forte getto dell’acqua lo rinfrancò all’istante. Si lavò accuratamente con il bagnoschiuma dal profumo muschiato, constatando ancora una volta, non senza un pizzico di disappunto, come il mokkori di Mick non avesse assolutamente nulla da invidiare al suo. (N.d.A.: Ancora con questa storia?^^’’’)

Scacciando quel pensiero, chiuse gli occhi, lasciando che l’acqua scacciasse via tutti i suoi turbamenti.

Ad un tratto, i suoi sensi di sweeper si allertarono. Si irrigidì all’istante avvertendo una presenza nel bagno, e individuando già a chi apparteneva quell’aura, alzò gli occhi al cielo, sconvolto.

Fa che non sia vero, si ritrovò a sperare.

Sentì il box scorrere, un brivido e poi… le mani di Kazue gli solleticavano le gambe, le natiche, salendo su per l’ampia schiena, fino ad arrivare ai capelli. Scivolando nella doccia, avvertì i seni della donna premere contro di lui, la bocca che depositava baci infuocati sulle sue spalle.

No, non può essere vero, non sta capitando a me!pensò Ryo, cercando di scostarsi da lei, appoggiandosi con i palmi delle mani sulle piastrelle bagnate.

Incredibile! Aveva immaginato quella situazione miliardi di volte, ma con protagonisti diversi. Ed ora, quella che avrebbe dovuto rimanere una sua fantasia, si stava realizzando… ma con la donna sbagliata! E adesso lui, lo Stallone di Shinjuku, si trovava nel panico perché una donna lo stava accarezzando!

Imprecando mentalmente non si sa bene con chi, per averlo ficcato nei guai, pensò velocemente al modo di togliersi da quell’impiccio, senza rischiare di ferire i sentimenti di Kazue. Ma ahimè, le mani della donna stavano percorrendo il suo torace in una sensuale carezza, il corpo premuto contro il suo, mentre l’acqua scivolava delicatamente su di loro. Quando, in un gesto che appariva casuale, Kazue sfiorò la sua virilità, Ryo si lasciò sfuggire un lamento. Perché, anche se si trovava in una situazione assurda, e non con la donna giusta, era pur sempre un uomo con i suoi istinti. E la vicinanza di una bella donna, non poteva passargli inosservata. Cosicché si ritrovò con il suo amico in piena forma, cosa che fece piacere a Kazue, la quale sorrise soddisfatta.

“Vedo che al tuo amico sono mancata, passerotto mio” gli bisbigliò all’orecchio.

Costringendolo a voltarsi, fece risalire le mani sul suo volto, accarezzando la barba nascente, poi si avvicinò a lui e lo baciò.

In quel momento Ryo pensò di aver toccato il fondo.

Fu un bacio strano, passionale, la lingua di lei cercava un varco per entrare, mentre le sue mani esperte lo toccavano in punti sensibili.  Fu quando lei si spinse contro di lui, strofinandosi addosso in maniera inequivocabile, che Ryo decise che era il caso di fermarla.

Le afferrò i polsi, interrompendo le sue carezze, poi baciò entrambi i palmi delle sue mani. Kazue lo guardava in attesa di una spiegazione, ma lui, da codardo qual era, si limitò ad accarezzarle i capelli, spostandole una ciocca dietro l’orecchio.

“Mi spiace Kazue” sussurrò, prima di uscire frettolosamente dalla doccia.

Kazue rimase pietrificata, la testa china, l’acqua calda le scorreva sul corpo, mescolandosi alle sue lacrime, senza che riuscisse a scaldare il suo cuore, ormai in frantumi.

  
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