Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    11/09/2012    3 recensioni
Xemnas è morto e con lui l' organizzazione.
Ma qualcosa si è mosso nelle tenebre.
Il maestro Xehanort aveva due allievi segreti, a cui si è aggiunto un terzo. I loro compito è riportare in vita il loro maestro e porre fina alla guerra del Keyblade portando l' oscurità su tutti i mondi.
Sora e Riku, nominati maestri keyblade da Yen Sid, dovranno intraprendere un nuovo viaggio e con loro altri nuovi custodi per salvare i mondi dai loro avversari e dalla rediviva Organizzazione XIII.
Tra grandi battaglie e pericolosi viaggi il gruppo si dovrà confrontare con nuovi nemici, scoprendo che non tutto è come appare.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Masuru osservò con interesse le stelle con interesse.
Era partito insieme ai suoi amici Merrik ed Adele verso un mondo sconosciuto senza sapere cosa li aspettava.
Aveva lasciato il suo maestro, Riku, con Faraia alla ricerca del maestro Sora.
Loro avevano il compito di perlustrare i mondi alla ricerca degli hertless.
Era una missione poco importante rispetto alle altre, ma era necessario.
Non avevano capito molto di ciò che stavano affrontando, ma sembrava proprio che i nemici di Riku e Sora, l’ organizzazione XIII fossero tornati in vita.
Il maestro Riku aveva raccontato loro molto su questi pericolosi nemici.
Sapevano che erano molto potenti e con capacità magiche molto avanzate.
Avevano grandi conoscenze delle arti oscure che permetteva loro di evocare gli hertless ed i loro simili, i nessuno più deboli.
Il Maestro Yen Sid aveva loro dato una grande istruzione su tutti i tipi di creature oscure come i Nesciens, i Nessuno e gli hertless.
Masuru era certo di poter battere tutti i nemici che si sarebbero potuti ritrovare contro.
Adele invece era in ansia.
La situazione si stava facendo sempre più pericolosa e per lei e suo fratello non sarebbe stato un bene.
Aveva visto ciò che i loro avversari erano in grado di fare.
Aveva visto quella donna evocare una tempesta di fulmini per distruggere un intero villaggio ed evocare quelle creature per farle combattere al suo fianco.
Finché si trattava di combattere in allenamento andava più che bene, ma loro non avevano molta esperienza con il keyblade.
Potevano farcela?
Lei temeva di non essere in grado di combattere questa battaglia.
Sentì la rassicurante mano del fratello che si poggiava sulla sua spalla.
“Non ti preoccupare sorellina ce la faremo. Siamo stati addestrati per questo.” Disse con un sorriso che andava da un orecchio ad un altro.
Suo fratello era così.
Sempre sorridente ed allegro.
Era stato molto entusiasta quando erano stati scelti come allievi. Erano a Rediant Garden.
I grandi avevano l’ abitudine di dire ai bambini di non andare a giocare alla crepa.
Ma Merrik, sempre pronto a cacciarsi nei guai, aveva approfittato di un piccolo canale di scolo delle mura per uscire dalla città ed andare nella ‘Zona proibita’.
Adele, che si occupava di suo fratello da quando i loro genitori erano morti durante la prima invasione degli hertless, si era subito precipitata alla ricerca del fratello trovandolo che giocava con alcuni sassi colorati.
I due fratelli si incamminarono per tornare in città, ma quando mancavano pochi metri un gruppo di esseri oscuri, che poi impararono a conoscere come hertless, li circondarono e li attaccarono.
Merrik si era lanciato contro le creature con un bastone senza sortire alcun effetto.
Quelle avevano iniziato a ferirli rendendoli sempre più deboli.
Adele si era messa ad urlare accasciandosi accanto ad una roccia mentre suo fratello si era frapposto tra lei e i mostri per proteggerla.
In quel momento Riku era apparso impugnando la Via per l’ Alba abbattendo tutti gli hertless con rapidità impressionante.
Lui li aveva salvati riportandoli alla fortezza dove aveva parlato con Leon per poi chiedere loro di diventare suoi allievi.
Aveva spiegato loro cos’ era il keyblade e l’ importanza della loro missione.
Merrik era saltato in piedi urlando con gli occhi che gli brillavano, mentre Adele si era solamente alzata dicendo: “Con piacere.”
E di nuovo quei due modi di fare si scontravano: lei ansiosa e preoccupata da tutto, lui incosciente ed ansioso di mettersi alla prova.
Masuru tenne i comandi della nave con destrezza come gli aveva insegnato Riku.
Improvvisamente uno dei computer iniziò ad emettere uno strano suono.
“A tutti i passeggeri, si informa che siamo nei pressi di un mondo sconosciuto. Si prega di allacciare le cinture e prepararsi all’ atterraggio.” Comunicò il ragazzo.
Adele si sporse su uno dei computer di bordo. “Sembra che questo pianeta sia molto caldo.” Disse analizzandone la superficie. “E direi anche che è coperto da una giungla molto rigogliosa.”
“BENE!” Disse Merrik stiracchiandosi sul sedile. “preparate la crema solare e un bel po’ d’ acqua, ci abbronzeremo appena trovata una spiaggia!”
Entrarono piano nell’ atmosfera del pianeta per evitare impatti contro alberi o altro.
Il mondo era davvero ricoperto dalla vegetazione.
Una foltissima giungla lo ricopriva per intero senza lasciare molti spazi per atterrare.
Passarono diverse ore prima che Merrik potesse urlare: “Laggiù! C’ è uno spazio per atterrare!”
Masuru atterrò con delicatezza nello spiazzo.
“Bene, scendiamo e andiamo. Dobbiamo dare un’ occhiata.”
I tre scesero dalla navetta per trovarsi davanti ad un mondo fatto da una fitta giungla.
Liane ed alberi erano ovunque ed il caldo rendeva difficile respirare.
“Bel posto.” Disse Merrik osservando una liana per poi afferrarla e provare a salire.
“Ehi Merrik! Che fai!?” Fece Adele osservandolo.
“Dobbiamo esplorare questo mondo giusto?” Chiese lui per poi indicare la giungla circostante. “A piedi ci dovremo fare strada tra la giungla ed il sottobosco. Meglio camminare sugli alberi. Sembrano in grado di reggerci.”
Detto questo si arrampicò agilmente sulla liana per raggiungere il ramo più vicino.
“Non è una cattiva idea.” Fece Masuru arrampicandosi a sua volta.
Adele rimase a bocca aperta osservando quei due incoscienti salire su un albero alto diversi metri.
‘Ma sono l’ unica che pensa qui?’ Si chiese mentre li seguiva.
I tre si arrampicarono su quell’ albero per poi mettersi a correre sui rami.
Appena ne incontrarono uno in discesa si misero a scivolare su di esso con i piedi.
Anche Adele dovette ammettere che non era male e si divertì a seguire i suoi amici in quell’ avventura.
Quando il lungo scivolo si interruppe i tre rimasero senza fiato.
A qualche centinaio di metri da loro c’ era un’ enorme casa sull’ albero.
“Incredibile!” Esclamò Merrik.
“Già, molto bello.” Disse Masuru.
I tre si avviarono circospetti verso la casa per scoprire se c’ era qualcosa.
Ci volle qualche minuto per arrivare all’ abitazione passando tra i rami e le liane, ma la vista di cui si godeva era davvero splendida da lì.
La casa era stata costruita con delle tavole di legno molto vecchie che in alcuni punti si piegavano o si rompevano.
Erano appena entrati quando un gruppo di hertless apparve.
I tre non persero tempo ed evocarono i rispettivi keyblade affrontando le creature oscure.
Quegli hertless erano diversi da quelli incontrati fino ad ora: erano simili ai neoshadow per dimensioni, ma erano simili ad una scimmia e si muovevano rapidamente su quattro zampe.
I tre custodi si schierarono schiena a schiena per evitare di essere colpiti alle spalle e attaccarono.
Le creature erano veloci e riuscivano ad evitare la maggior parte degli attacchi per poi passare al contrattacco, ma avevano una pecca: essendo poco protetti bastava un colpo per distruggerli.
In poco tempo i tre giovani avevano sbaragliato quasi tutti i nemici.
Improvvisamente un ruggito squarciò l’ aria ed una creatura simile ad un giaguaro fece irruzione abbattendo alcune travi.
Gli hertless si ritirarono davanti a quell’ animale lasciando i tre custodi ad affrontare il pericolo.
“Cos è quello!?” Chiese Adele puntando il suo cercastelle contro il mostro.
Quello che avevano davanti non era un vero e proprio giaguaro, ma sembrava più il suo zombie.
La pelle era emaciata e lasciava in alcuni intravedere le ossa  nere e non bianche come dovrebbero essere.
Aveva sulla fronte uno strano simbolo formato da due falci incrociate nei punti dove le lame si attaccavano al legno formando una macabra croce.
Le orbite vuote della creatura gli osservavano mentre questa avanzava aprendo la bocca tendendo la già tesa pelle del muso rompendola in alcuni punti.
Il mostro stava per assalirli quando una lancia lo trapassò da parte a parte poco sotto il cuore.
Qualunque creatura sarebbe morta sul colpo, ma quella non fece altro che dimenarsi e ruggire selvaggiamente, mentre un uomo vestito solo con un perizoma marrone gli estraeva la lancia dal ventre posizionandosi tra lui ed i ragazzi.
I tre custodi rimasero impietriti mentre quella creatura si riprendeva e fuggiva nella foresta.
I tre rimasero paralizzati dalla velocità con cui il tutto si era svolto.
“Grazie…” Disse Masuru tendendo la mano verso il nuovo arrivato.
Quello si voltò e la strinse. “Io sono Tarzan.”
 
 
 
 
 
Riku si girò verso Faraia.
“A cosa stai pensando?” Chiese gentilmente l’ albino mentre teneva l’ attenzione sui comandi.
“Stavo pensando agli altri.” Disse con voce un po’ tremante. “Staranno bene?”
“Non preoccuparti.” affermò Riku con sicurezza. “Vi ho addestrati bene e siete diventati molto bravi, loro se la caveranno anche senza di noi.”
Riku però stava pensando ad altro.
Ormai era certo che fosse stata Xion a salvarlo.
Ma come poteva? Roxas l’ aveva uccisa tempo fa’.
Certo, considerato che anche Larxene era morta e se l’ era ritrovata davanti il giorno prima, avrebbe potuto immaginarsi di ritrovare anche lei.
Però la sua presenza confondeva il ragazzo.
Lui provava qualcosa per lei?
Cero! Lui stesso ne era certo, ma non era sicuro che fosse solo amicizia.
Poi perché la ragazza non era rimasta e si era limitata a tirarlo fuori?
Non era certo di volere delle risposte a queste domande.
Aveva paura di doversi confrontare con lei.
Non per il fatto di essere sconfitto, anzi, era sicuro di vincere, aveva paura di sconfiggerla.
Alla fine decise di rimandare quei pensieri ad un’ altra occasione.
Notò sul monitor un mondo e decise di visitarlo.
 Aveva lasciato Olette e Pance a Rediant Garden per poi seguire una possibile rotta presa dall’ amico quindi se Sora era passato di lì doveva aver fatto scalo in quel pianeta.
Il mondo era molto strano. Secondo i sensori era un mondo con mari e montagne varie, ma la cosa più strana era che rilevava segni vitali strani: non umani.
Riku inclinò il veicolo e lo fece atterrare nei pressi della costa del mare.
“Dove ci troviamo?” Chiese Faraia mentre scendeva dalla rampa di atterraggio.
“Siamo qui per scoprirlo.” Disse l’ albino semplicemente incamminandosi verso il bosco.
Faraia lo seguì facendosi strada nella foresta.
Aveva seguito il maestro Riku fino a quel momento, poteva continuare a stargli dietro.
La ragazza ripensò un attimo agli allenamenti che aveva sostenuto.
L’ albino era stato molto paziente con loro.
Freddo, ma paziente.
Aveva tenuto vari allenamenti sull’ uso corretto del Keyblade ricordandogli come bilanciare il peso e come contrattaccare il nemico in caso questi attaccasse.
Poi c’ erano state le lezioni di magia del maestro Yen Sid che erano state ancora più impegnative.
Avevano saputo che la maggior parte degli incantesimi avevano bisogno di un’ evocazione vocale, ma che diventando più abili si poteva fare almeno dell’ evocazione.
Per farlo però ci voleva una forte disciplina mentale ed una grande concentrazione per riuscirci.
Qualità che i loro maestri avevano acquisito sul campo.
Fu distratta da quei pensieri quando il maestro la fermò con una mano.
“Aspetta.” Disse acquattandosi nel sottobosco.
Faraia lo imitò notando solo in quel momento che lì vicino c’ era qualcosa.
La notte era calata e all’ orizzonte si vedevano ormai solo i riflessi screziati del sole che tramontava.
Qualcuno si era accampato a pochi passi da loro.
Aggirarono l’ accampamento per osservarlo da una posizione vantaggiosa.
Si acquattarono dietro due alberi che si trovavano vicini tra loro ed evocarono i rispettivi keyblade.
L’ accampamento era formato solo da alcune coperte e ad occuparlo c’ erano due ragazzi, due ragazze ed una strana creatura che sembrava vagamente umana ma bassa come Topolino e con una lunga barba rossa.
“Chi sono?” Chiese Faraia sottovoce.
“Abitanti del posto senza dubbio.” Disse L’ albino.
In quel momento la più giovane del gruppo, una ragazzina dai capelli ramati, un po’ bassa ma con un bel viso tondo, si svegliò improvvisamente e si diresse fuori dall’ accampamento.
Il suo movimento vegliò il resto del campo che seguì la giovane.
I due Keyblader seguirono il gruppo facendo il più piano possibile fino a che questo non si fermò.
“C’è Aslan! C’ era Aslan, laggiù!” Disse la voce squillante della piccola.
Il ragazzo biondo, più alto la avvicinò “Sei sicura? Io non ho visto niente.” Disse.
“Ma ti dico che l’ ho visto!” Disse di nuovo la ragazzina.
“Ci sono un sacco di leoni da queste parti. Probabilmente era selvatico.” Soggiunse il nano.
“Andiamocene.” Disse Riku alla usa allieva. “Qui non c’ è niente di interessante.”
Improvvisamente la ragazza dai capelli neri del gruppo che avevano seguito lanciò un urlo agghiacciante.
“FARAIA! Torniamo indietro!!!” Urlò Riku intendo ciò che stava per accadere.
Nella radura vicino al dirupo, dove i ragazzi si erano fermati erano apparsi almeno trenta Hertless.
I due ragazzi avevano in mano uno scudo ed una spada ciascuno, mentre il nano aveva una spada corta e la ragazza che aveva urlato teneva in mano un arco e delle frecce dal piumaggio rosso.
“Maestro, che facciamo?” Chiese Faraia.
“Mi sembra ovvio.” Disse il ragazzo evocando il suo keyblade. “ATTACCHIAMO!”
 
 
 
 
 
 
 
Maya si sedette in attesa della decisione del gruppo.
Aveva raccontato a Lightinight ed al suo gruppo la sua storia.
Di come fosse fuggita dalle Isole del Destino contro cosa stesse combattendo e soprattutto perché era in viaggio.
Mentre raccontava il silenzio sull’ accampamento si era fatto sempre più come se tutti fossero pronti a saltare al minimo segnale.
La ragazza non osò guardare in faccia nessuno.
“La storia è talmente pazzesca che potrebbe essere vera!” Esclamò Snow sdraiandosi sull’ erba.
Maya rimase interdetta “COSA!?” Fece convinta di non aver sentito bene.
“È quello che ti ha detto.” Disse Fang osservandola. “Ti crediamo.”
“Sembra strano, ma a me questa storia sembra vera, da quanto è pazzesca.” Disse Hope.
Lightinight si alzò e si avvicinò al dirupo voltando le spalle al gruppo. “Non è importante. Ora sappiamo che non è un pericolo per noi quindi che la sua storia sia vera o falsa non ha importanza.” Disse freddamente.
Maya si sentì molto sollevata dal sentire quelle parole.
“Allora cosa farai?” Chiese Sazh attizzando il fuoco con un bastone.
La ragazza ci pensò un po’ prima di rispondere. “Pensavo di accompagnarvi fino a Oerba, se non è troppo disturbo.”
“Basta che non ci intralci…” Fece Lightinight.
Snow fece uno strano gesto con il braccio in direzione della donne e disse: “Lasciala stare! È sempre scorbutica. Vieni pure non è un problema.”
“Ora però a nanna!” Disse Fang. “Domani dobbiamo partire presto per la torre di Teajin.”
Maya si addormentò accanto a Vanille.
“Così tu vieni da lassù.” Disse la ragazza indicando le stelle.
Maya osservò il cielo pensando ai suoi amici. “Già.” Disse con una lacrima che gli scendeva dagli occhi. “Io vengo da là…”
 
 
 
 
 
Paperino stava seduto sull’ erba vicino allo strano villaggio in rovina con la zampa sinistra fasciata.
“Sqeck! Per quanto tempo dovrò stare così!?” Chiese irritato.
Essere inattivo in un momento come quello lo innervosiva.
“Yuk, fino a quando non sarai guarito.” Disse Pippo mentre aiutava Ciop nelle riparazioni.
Erano atterrati, anzi si erano schiantati a meno di un chilometro da un villaggio in rovina che si ergeva sulla fiancata di una montagna innevata.
Durante la caduta il comando di espulsione del sedile di Maya inoltre si era attivato automaticamente espellendola chissà dove in quel mondo sconosciuto.
Paperino e Pippo avevano cercato in lungo e in largo alla ricerca di qualche indizio sul mondo in cui erano atterrati, ma con i computer di bordo in avaria era difficile trovare qualche forma di vita.
“Squeck! Dannazione! Il re è prigioniero del nemico e noi siamo bloccati! Non vedo come potrebbe andare peggio!” Disse il papero ormai al limite dell’ isteria.
“Continuando ad urlare in questo modo non ci aiuti a riparare la nave!” Sentenziò Ciop gettando via un cacciavite.
Pippo intanto teneva nelle mani un piccolo computer nel tentativo di comunicare con un’ altra gummiship.
“Yuk! Dannazione! Non ci sono navi nelle vicinanze! È inutile!” Disse esasperato.
In quel momento arrivò un trafelato Cip.
“Presto, comandante Pippo, dovete seguirmi!” Disse prima di rimettersi a correre in direzione del villaggio.
Pippo corse dietro al compagno che lo condusse in pochissimi minuti al limite del villaggio
“Cosa c’ è?” Chiese sottovoce il capitano delle guardie mentre si acquattava dietro una casa abbandonata.
“Guarda…” Disse Cip indicando due figure.
Una era un uomo anziano con una veste bianca con strisce blu che portava un bastone con in cima degli strani anelli e con un copricapo dal quale scendevano ai lati della testa delle sottili strisce di seta, mentre sulla spalla stava seduta una specie di civetta.
L’ altro era un uomo con il soprabito nero dell’ organizzazione con il cappuccio abbassato.
Aveva i lunghi capelli rossi color fuoco e  gli occhi verdi brillanti.
“Axel…” Bisbiglio Pippo osservando i due.
Axel stava dando all’ uomo una boccetta contenente un liquido nero come la pece.
“…Quando sarà il momento berrete questo ed i vostri nemici non saranno un problema.” Disse il rosso.
“Quindi mi assicurate che la pozione del vostro maestro mi indebolirà, ma poi mi riporterà in vita. Giusto?” Chiese il vecchio.
“Certamente, Fal’ Cie Baldandres, il mio maestro è sempre molto disponibile con coloro che si alleano a lui.” Disse Axel con un inchino prima di sparire in un portale oscuro.
Nessuno dei due si era accorto del comandante delle guardie che li stava osservando.
 
 
 
 
 
Olette era in piedi nella stanza che era adibita a quartier generale per Leon.
Era una stanza molto spartana.
Oltre all’ appendi abiti ed alla scrivania c’ erano due piccoli tavoli di legno ai lati ed uno più grande al centro della stanza con due sedie ed una bottiglia di uno strano liquore dorato.
Leon stava parlando con un altro tizio vestito in giacca e cravatta nera con una capigliatura liscia ed ordinata con una corta coda.
Lei e Pence stavano parlando con Reno.
“Ma voi sareste?” Chiese Pence all’ improvviso.
“Felice che tu abbia fatto questa domanda, ragazzo.” Disse il rosso aggiustandosi la giacca. “Noi siamo i Turks. Siamo un corpo speciale con il compito di ritracciare coloro che fanno uso dell’ oscurità per evocare gli hertless all’ interno della città.”
“Ma la barriera non dovrebbe tenere lontani gli esseri oscuri?” Chiese Olette.
“Giusto. Tiene lontani gli hertless e i nessuno, ma non gli uomini che fanno uso di poteri oscuri.” Spiegò Reno. “Loro possono entrare all’ interno del perimetro difensivo ed evocare gli hertless direttamente all’ interno.”
“Quindi il vostro compito è evitare che loro riescano a sabotarvi.” Disse la brunetta.
“Esatto. E non sono pochi. Da quando il custode Sora se n’ è andato sono apparsi anche questi keyblader oscuri che ci stanno dando un sacco di problemi.” Disse l’ uomo.
In quel momento Tseng si allontanò da Leon e disse. “Reno! Vieni!” ed uscì.
Il rosso salutò i due ragazzi e seguì il suo capo.
“Venite, amici.” Disse Leon invitandoli ad avvicinarsi.
Olette e Pence si avvicinarono al giovane comandante con la cicatrice.
“Sono contento che Yen Sid abbia mandato qualcuno.” Disse massaggiandosi la testa.
“Tutto a posto, Signore?” Chiese Olette.
“Nessun problema, solo che, nonostante gli sforzi dei Turks, non riusciamo a fermare questi sabotatori e le nostre difese stanno cedendo.” Rispose Leon
“Noi allora che facciamo?” Chiese Pence.
L’ uomo li squadrò da capo a piedi osservandoli attentamente prima di decidere.
“Allora, Tu, Olette, vorrei che ti unissi ai Turks per trovare chi ci sta sabotando.” Disse rivolgendosi alla ragazza che annuì.
“Invece, Pence, vorrei che tu raggiungessi Merlino alla torre sud e gli dessi man forte.” Aggiunse rivolto al giovane che fece un cenno di assenso.
Il comandante si mise ad osservare il cielo stellato mentre la brunetta gli faceva una domanda a cui non avrebbe mai voluto rispondere.
“Comandante. Sinceramente, quante possibilità abbiamo di vincere?”
Leon si girò con aria mesta. “Pochissime.”
 
 
 
 
 
Sora e Roxas osservavano lo strano individuo incappucciato.
“E come ci aiuteresti?” Chiese il biondo.
L’ incappucciato non rispose, ma tese la mano in avanti ed evocò un Keyblade.
I due giovani non avevano mai visto un keyblade simile.
Aveva l’ mpugnatura formata da due catene regolari simili a quelle di sora che dal punto in cui si incrociavano facevano partire una lama appuntiata.
Tutta insieme l’ arma era grande quanto l’ uomo che l’ aveva evocata eppure lui la sollevò senza sforzo facendola roteare in aria come se non avesse peso per poi farla sparire.
“Cos’ era?” chiese Sora incredulo.
“Quella era la mia arma: La X-Blade.” Disse l’ uomo con una punta di orgoglio nella voce. “Io sono qui per avvertirti e consigliarti: per sconfiggere tutti i tuoi nemici devi debellare l’ oscurità dal tuo cuore come io ho fatto molto tempo fa. Solo allora potrai impugnare quest’ arma che amplificherà in maniera esponenziale i tuoi poteri di Keybalder.”
‘Non mi piace questo tipo.’ Disse Roxas a Sora comunicando con la mente.
‘Hai ragione, ma io non sento nessuna aura oscura.’ Affermò Sora.
‘E’ vero, ma teniamo gli occhi aperti. Mi inquieta.’
“Allora come faccio a debellare l’ oscurità completamente dal mio cuore?” Chiese Sora.
“Non completamente.” Disse l’ incappucciato. “Come Xehanort tiene comunque una piccola quantità di luce nel suo cuore allora tu dovrai conservare l’ oscurità in minima parte nel tuo.”
“Va bene, ma come?” Chiese di nuovo il ragazzo.
“Ora non è il momento.” Disse il loro interlocutore.
“E perché no?” Chiese Roxas.
“L’ alba si sta avvicinando, il sogno sta per finire, ma credimi. Quando sarà il momento lo capirai.” Disse l’ uomo ammantato sparendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora che ve ne pare. Allora nel prossimo capitolo capirete perché Tarzan si è rivolto a loro in maniera così verbale e non con suoni scimmieschi. Per chi dirà che le cronache di Narnia non centrano un tubo si informi che il film è della Disney e quindi l’ ho aggiunto ai mondi visitabili. Quello che i tre allievi stanno affrontando insieme a Tarzan non è altro che il Necron di Sabor.
Ma chi è il tizio incappucciato?
Come fa ad evocare la X-balde?
Ve lo dirò un giorno o l’ altro ;) Voi recensite ed io ve lo dico.                 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: AxXx