Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Gaia Bessie    11/09/2012    4 recensioni
Suonava come se fosse la sua professione, sorrideva quasi, quando non si accorgeva che Draco era lì. Che la guardava.
A volte, la sentiva bisbigliare sui tasti, quando non cantava. Perché c’erano momenti in cui Astoria non riusciva a parlare, rimaneva a contemplare il vuoto, si beava di quel silenzio quasi doloroso. Poi tornava a sfiorare i tasti e suonava una canzone triste che si adattava perfettamente a quell’aria cupa di cui si era circondata.
A volte suonava perfino qualcosa di allegro, una ninna nanna o qualche canzone per bambini. E sembrava quasi felice, mentre cantava canzoni infantili che la facevano sorridere. Poi, tornava a rinchiudersi nel suo silenzio ostinato e smetteva di cantare. Continuava a suonare.
Draco la sorprendeva spesso a guardarsi attorno con aria spaesata, quando smetteva di suonare. Come se avesse perso qualcosa.
-Va tutto bene?- le aveva chiesto, una volta.
Lei aveva ripreso a suonare ed aveva cantato una strana canzone che parlava di una ragazza innamorata di un ragazzo che non c’era più. E quella consapevolezza aveva colpito Draco come un pugno nello stomaco: Astoria aveva perso qualcuno.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Scorpius Malfoy, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Photobucket





Astoria era morta durante una notte di settembre, durante quella che successivamente fu definita “la notte più fredda dell’intera storia del Mondo Magico”. Quella notte che nessuno ricorda, nonostante tutto.
Pioveva a dirotto, quella notte, pioggia che cadeva sulla finestra della camera dei coniugi Malfoy. Per Astoria, “pioggia” era sempre stato un sinonimo di “lacrime”. Quella notte non aveva fatto eccezione, ad ogni goccia di pioggia era seguita una lacrima. Ed a ogni lacrima era seguito un ricordo. Come sempre.
Quella notte, le lacrime sembravano non bastare, la pioggia aveva continuato a cadere senza lasciarle un’attimo di tregua.
Probabilmente,  Astoria l’aveva sempre saputo, che sarebbe morta presto.
Si era seduta nel giardino del Manor, fra quelle viole che nessuno coglieva mai. Presto il vestito era diventato zuppo di pioggia e lacrime, ma Astoria non era riuscita a trovare la forza di alzarsi. Aveva perso tutto in quel giardino, le viole come uniche testimoni.
Nessuno era venuto a prenderla, quella sera, quando faceva troppo freddo anche per piangere, nemmeno suo marito.
Astoria non l’aveva biasimato. Lei aveva ripagato il suo amore con l’indifferenza, l’aveva sposato solo per essere quello che sua madre voleva che fosse. Una stella.
“Sarai una stella, Astoria” le aveva detto, prima di andarsene per sempre. Ed Astoria non aveva mai dimenticato le sue parole, mai.
L’aveva ripetuto anche  prima di morire, Astoria. Sarai una stella. Forse, morire era l’unico modo per accontentare sua madre.
Quando Draco la trovò, pioveva ancora ed Astoria era già morta. L’aveva presa in braccio, tremava ancora ed era scossa dai singhiozzi. I suoi occhi erano vuoti: era morta, era una stella.
Si era rifiutata di parlare per la maggior parte della giornata, aveva parlato solo quando aveva smesso di piovere.
-Mi dispiace- aveva mormorato, asciugando quelle lacrime che non era riuscita a trattenere. Draco non aveva detto niente. Non avrebbe mai potuto immaginare che quelle parole non fossero state pronunciate per lui.



***




Si era sempre presa gioco di lui, quasi del tutto involontariamente. Non si accorgeva del suo sguardo, quando sfiorava con le dita i tasti del pianoforte. Non si accorgeva della sua presenza, quando sedeva accanto a lei e la guardava, assorto.
-Suona per me- diceva sempre Draco e lei, a malincuore, doveva accorgersi di lui.
-Cosa vuoi che suoni?- chiedeva Astoria, senza distogliere lo sguardo dai tasti.
-Qualunque cosa- rispondeva Draco, accomodante.
Ed allora lei iniziava a suonare quella melodia straziante, il canto di un cigno, la storia di un amore dal mancato finale. A volte cantava e narrava di notti bianche, di amori finiti e principi che non arrivavano.
Draco l’ascoltava incantato e si chiedeva da dove prendesse quelle storie. Quando lei finiva di cantare, lui era ancora lì che rifletteva sulla storia che lei aveva raccontanto, seguendo le note del suo pianoforte.
-Cantala ancora- ordinava Draco, ogni volta.
Ed Astoria ubbidiva e tornava a cantare di amori distrutti o mai nati. Sfiorava i tasti con una delicatezza fuori dal comune, con una delicatezza che resentava l’adorazione. Il pianoforte era l’unica cosa che Astoria amava.
Cantava con l’innocenza di una bambina, con la voce che tradiva le lacrime che, puntualmente, arrivavano. Non sbagliava mai, le sue mani trovavano i tasti, sicure.
Suonava come se fosse la sua professione, sorrideva quasi, quando non si accorgeva che Draco era lì. Che la guardava.
A volte, la sentiva bisbigliare sui stasti, quando non cantava. Perché c’erano momenti in cui Astoria non riusciva a parlare, rimaneva a contemplare il vuoto, si beava di quel silenzio quasi doloroso. Poi tornava a sfiorare i tasti e suonava una canzone triste che si adattava perfettamente a quell’aria cupa di cui si era circondata.
A volte suonava perfino qualcosa di allegro, una ninna nanna o qualche canzone per bambini. E sembrava quasi felice, mentre cantava canzoni infantili che la facevano sorridere. Poi, tornava a rinchiudersi nel suo silenzio ostinato e smetteva di cantare. Continuava a suonare.
Draco la sorprendeva spesso a guardarsi attorno con aria spaesata, quando smetteva di suonare. Come se avesse perso qualcosa.
-Va tutto bene?- le aveva chiesto, una volta.
Lei aveva ripreso a suonare ed aveva cantato una strana canzone che parlava di una ragazza innamorata di un ragazzo che non c’era più. E quella consapevolezza aveva colpito Draco come un pugno nello stomaco: Astoria aveva perso qualcuno.



***




Scorpius era nato durante un caldo pomeriggio di agosto, quando Astoria era troppo lontana dal suo pianoforte, per riuscire a parlare.
Draco gliel’aveva mostrato, ancora coperto di sangue ed avvolto in un panno candido.
-Guarda- aveva detto. –Guarda nostro figlio-
E lei l’aveva guardato, quel bambino troppo piccolo e sporco di sangue, ed aveva sorriso. Aveva allungato le braccia troppo deboli per prenderlo ed aveva canticchiato qualche strana canzoncina di sua invenzione. Era stato un bel momento, quello. Uno di quelli in cui Astoria sembrava quasi normale.
-Vuoi sceglierlo tu, il nome?- aveva chiesto Draco, contento che sua moglie fosse così serena.
Lei aveva sgranato i grandi occhi verdi. –Theodore- aveva mormorato, con aria innocente.
Draco non aveva detto niente. Aveva preso suo figlio e se n’era andato. L’aveva chiamato Scorpius, convinto che sua moglie si sarebbe scordata di quell’attimo di follia. Solo che non l’aveva scordato. Continuava a chiamare Theodore e Draco non riusciva a capire se sua moglie stesse chiamando Scorpius o Theodore Nott.
Era tornata a suonare appena i Medimaghi le avevano permesso di alzarsi. Suonava sempre vecchie ninne nanne, non raccontava più storie.
Un giorno, Draco si era seduto davanti al pianoforte. Aveva sfogliato lo spartito ed aveva visto che, in realtà, era un vecchio album di foto. Foto di Theodore Nott ed Astoria, quando lei sorrideva ancora.
Non erano finte le storie che raccontava…
Aveva iniziato a suonare una vecchia canzone che sua madre gli aveva insegnato quando era bambino.
Non si era accorto della silenziosa presenza di Astoria, accanto a lui.
-Canta per me- aveva chiesto lei, in un sussurro.
E lui l’aveva accontentata, aveva continuato a suonare guardando le foto di sua moglie.
-Cantala ancora- aveva detto Astoria, gli occhi che sembravano quasi brillare.
Era uno di quei rari momenti in cui Astoria sembrava ancora viva.
Draco non l’aveva accontentata. Si era alzato e l’aveva lasciata con il pianoforte e quelle foto che la ritraevano quando era ancora viva.
Lei non aveva detto niente. Aveva iniziato a suonare una strana ninna nanna che Draco non era riuscito ad ascoltare.
Per una volta, aveva desiderato chiederle di smettere di suonare.



***




Non gliel’aveva detto, l’aveva capito da sola.
Un giorno, Draco l’aveva trovata distesa fra le margherite, lo sguardo perso nel vuoto. Chissà cosa vedeva, Astoria, quando si perdeva. A volte, Draco aveva paura di perderla per sempre, di vederla sprofondare in un abisso.
Di non vederla più tornare. Non sapeva che era già morta da tempo…
Non le aveva detto che Theodore era morto, per evitare che sua moglie si perdesse di nuovo. Solo che Astoria lo sapeva già.
Draco l’aveva vista vestirsi di nero e poi di bianco, perdersi e tornare. Alla fine, Astoria tornava sempre: si sedeva davanti al pianoforte e cantava quello che aveva visto.
Ogni tanto, suo figlio si sedeva accanto a lei, barcollando sulle gambe malferme finché non la raggiungeva. Astoria la notava sempre, la presenza di suo figlio.
Gli accarezzava la testa e sorrideva, mentre gli scompigliava i capelli biondi.
-Sarai bellissimo, bambino mio- cantilenava. –Sarai felice, avrai tutto ciò che desideri-
S’interrompeva sempre prima di pronunciare il suo nome, come se avesse bisogno di pensare. Poi scuoteva la testa ed iniziava a suonare, per fermarsi subito dopo.
-Non essere come me- mormorava, quando le parole erano coperte dalle note.
Cercava di sorridere, Astoria, quando suo figlio era con lei. Beveva la camomilla che Draco le portava e faceva strane smorfie ad ogni sorso, facendo ridere il piccolo Scorpius.
Erano bei momenti, quelli: Astoria sembrava quasi  normale.
Mentre sorrideva, inclinava la testa e diceva che la camomilla era orribile, sembrava quasi che non si fosse mai persa.
-Non essere come me- sussurrava Astoria, ogni volta che suo figlio la guardava, incantato. Era quasi una preghiera, la sua.
Non essere come me. In verità, Astoria sapeva benissimo che suo figlio le somigliava fin troppo. E ricominciava a suonare, per coprire il suono dei pensieri indesiderati.




Bessie's Corner:
Primo cap di una mini long di 3 cap u.u Già scritti e che verranno postati al più presto :D
Questa storia è stata scritta per il contest indetto da Trick sul forum di Efp, "Un amore dal mancato finale". La storia si è classificata quarta a  parimerito. Sto ancora saltellando per la stanza xD
Anyway, spero che questa storia vi piaccia. A me è piaciuto scriverla e... niente, ci tengo particolarmente. Per questo spero di ricevere qualche recensione :3
Il giudizio di Trick verrà rivelato nel cap 3, dopo le mie NDA u.u
E questo è tutto u.u
Bess

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Gaia Bessie