Era notte fonda.
Nel TARDIS il silenzio era talmente
intenso che quasi si
sentivano i respiri di tutti i suoi componenti, nonostante fossero
sparsi in
varie stanze.
Peter non riusciva a dormire, troppi
pensieri affollavano la
sua mente; poche ore prima avevano estratto dall’Ambra i
quattro componenti
rimasti della Divisione Fringe alternativa, diventati
anch’essi membri della
Resistenza, dopo l’invasione degli Osservatori. Due di loro
non li conosceva, e
gli altri due non li vedeva da quando aveva chiuso il ponte, mesi prima
della
nascita di sua figlia.
Avrebbe voluto andare subito a
recuperare anche Olivia ad
Harvard, ma il Dottore era stato intransigente: nonostante anche lui
volesse
riabbracciare la figlia perduta, bisognava pianificare tutto alla
perfezione;
per quanto anche a lui piacesse agire d’istinto, quello non
era il momento,
troppe vite dipendevano dalle loro azioni.
Più conosceva quello
strambo individuo in completo, cravatta
e scarpe da tennis, più vedeva somiglianze con Olivia:
cocciuto, riflessivo in
certi momenti, impetuoso in altri, ma che sapeva dimostrare
compassione,
rispetto e affetto nei momenti giusti. Non c’erano dubbi che
lui e Olivia
fossero parenti.
Preso dai suoi pensieri era andato in
cucina, aveva aperto
tutte le ante e aveva trovato una bottiglia di whisky. Prese un
bicchiere e si
sedette al tavolo, versandosi da bere.
Stava sorseggiando il suo drink in
silenzio, quando Lincoln
si affacciò alla porta, con l’aria di essersi
perso nei corridoi del TARDIS. Indossava
ancora gli abiti che aveva quando lo avevano estratto
dall’Ambra, e per Peter
era strano vederlo così: l’ultima volta che lo
aveva visto indossava ancora
quel completo giacca e cravatta che lo faceva sembrare un contabile
nerd.
“Oh… ciao,
Peter. Credo di essermi perso.” spiegò Lincoln,
entrando in cucina.
“Questo posto è
un labirinto.” Disse Peter, prendendo un
altro bicchiere e offrendogli il whisky “Ci vuole un
po’ ad orientarsi.”
Lincoln annuì e si sedette
al tavolo, prendendo il bicchiere
che gli veniva offerto.
“E’ un
po’ che non ci si vede.” disse.
“Già.”
confermò Peter “L’ultima volta
è stata quando ho
chiuso il ponte.”
“Sono successe un sacco di
cose da allora.” continuò l’altro
“Molte cose sono cambiate.”
“Lo vedo.”
sospirò Bishop, fissando la mano sinistra
dell’amico,
su cui spiccava una piccola fede d’oro lucente. Lincoln
seguì lo sguardo e si
fissò la mano.
“Ah, sì. Sono
sposato.” confermò “Anche se
è stato un lungo
corteggiamento.”
“Sono contento per
te.” disse Peter, sorridendo “Avete dei
figli?”
Lincoln scosse la testa.
“Non abbiamo fatto in
tempo.” spiegò “Olivia ne avrebbe
voluti, ma poi sono arrivati gli Osservatori…”
“Per noi, invece,
è stato il contrario. Abbiamo avuto
Henrietta, ma non abbiamo fatto in tempo a sposarci.”
confessò, svuotando il
bicchiere in un sorso “Raccontami cosa è successo
da voi dopo che ho chiuso il
ponte.”
“Beh, non
c’è molto da dire. Sono rimasto alla Divisione
Fringe come ufficiale in campo. Facevo squadra con Olivia, quindi mi
sono
subito inserito. Dopo qualche mese, il Segretario Bishop ha deciso di
contattare la Gran Bretagna e di firmare un accordo di collaborazione
tra noi e
la loro Agenzia Torchwood. Così da noi sono arrivati gli
agenti inglesi, e alla
nostra squadra si sono aggiunti Rose Tyler, tra le altre cose figlia
del capo
di Torchwood, e John Smith, un esperto di tecnologie aliene.”
Raccontò,
sorseggiando il whisky.
“John Smith ha detto di
essere il clone del Dottore e di
possedere i suoi stessi ricordi.” riferì Peter.
“Chi è questo
Dottore? Come fa a sapere così tante cose sugli
alieni?” chiese Lincoln.
“E’ un alieno
egli stesso, un Signore del Tempo. Ed è anche
il padre di Olive.” disse “Continua a
raccontare…”
Lincoln annuì e fece un
respiro profondo.
“Sì,
dunque… abbiamo collaborato fino al 2015, quando
c’è stata
l’invasione e l’unione degli universi. Me lo
ricordo bene quando è successo, perché
eravamo appena tornati dalla luna di miele. Avevamo ancora qualche
giorno, ma
ci hanno chiamati d’urgenza alla base. Gli Osservatori
avevano preso il controllo,
così la nostra squadra ha tentato di contrastarli, e siamo
entrati in
clandestinità.” chiuse gli occhi e fece un altro
respiro profondo, raccogliendo
le idee “Tramite degli informatori abbiamo saputo che anche
voi stavate
combattendo, così ho proposto di venirvi a
cercare.”
“Quindi siete venuti ad
Harvard.” completò Peter.
L’altro annuì e
riprese a parlare.
“Lì abbiamo
trovato Olivia e Henrietta. Ci ha detto che vi
eravate dovuti separare per poter proteggere la bambina. Aveva perso le
speranze anche lei, e aveva deciso di farsi ambrare perché
non la trovassero. Ci
ha affidato vostra figlia; l’abbiamo tenuta con noi,
proteggendola. Ma era
dura, eravamo ricercati, e stavamo pianificando di spostarci da
Harvard, quando
Jack ci ha trovati e si è unito al gruppo. Subito dopo ci
siamo trasferiti alla
vostra casa sul Lago Reiden, ma ci stavano
trovando…”
“Così avete
affidato Etta a Jack e avete attivato il
Protocollo Ambra.”
Lincoln annuì di nuovo,
finì di bere il suo whisky e se ne
versò dell’altro.
“Dimmi una cosa. Come hai
conquistato Olivia?” chiese Peter.
Doveva allentare la tensione, e aveva deciso di cambiare argomento.
L’altro sorrise, riportando
alla mente vecchi ricordi
felici.
“A dire la
verità non so bene se io ho conquistato lei, o
lei me. Te l’ho detto, è stato un lungo
corteggiamento… a dire la verità, non
so neanche se c’è stato un vero corteggiamento. Io
avevo preso il posto del suo
collega morto, ricordi? Poi sono rimasto con loro.”
raccontò “Spesso siamo
usciti la sera, come amici, lei mi raccontava di lui… io la
lasciavo parlare,
ne aveva bisogno…”
“Capisco. Non deve essere
stato semplice.” Commentò Peter. Lincoln
annuì.
“Però stando a
contatto con lei sono cambiato, ho ritrovato
me stesso, un posto che potevo chiamare davvero casa.” fece
una pausa e si
indicò i vestiti “Questo sono io, adesso. Prima mi
mancava qualcosa…”
Fece di nuovo silenzio, sorseggiando
il whisky. Nel corridoio
sentirono qualcuno camminare verso la cucina. Entrambi gli uomini si
voltarono
verso la porta quando apparve Olivia.
Lincoln le sorrise, guardandola; gli
occhi dell’uomo si
erano illuminati non appena lei aveva fatto la sua comparsa.
“Come mai sei
già in piedi? Non riesci a dormire, tesoro?”
chiese Lincoln. Peter notò un quasi impercettibile cambio di
tonalità: la sua
voce era più bassa, tranquilla e preoccupata allo stesso
tempo. Era un tono che
conosceva bene, perché lo aveva usato molte volte con la sua
Olivia. Era la
voce di un uomo innamorato.
La donna si avvicinò
sorridendo.
“Non eri a letto,
così sono venuta a cercarti, Tyrone.”
spiegò,
con voce dolce, dandogli un leggero bacio sulle labbra.
“Colpa mia.” si
scusò Peter “L’ho trattenuto qui per
fare
due chiacchiere.”
“Oh… e di cosa
avete parlato?” domandò lei, aprendo il frigo
in cerca di qualcosa da mangiare. Trovò una fetta di
tiramisù, la prese e la
posò sul tavolo. Lincoln tirò indietro la propria
sedia e lei si sedette sulle
sue ginocchia, rivolta verso il tavolo, guardando Peter e assaggiando
il dolce.
“Niente di ché,
piccola, solo dei vecchi tempi.” rispose il
marito, tirandole indietro i capelli con un gesto automatico della mano
e afferrandole
delicatamente quella che teneva il cucchiaino, per assaggiare anche lui
il
dolce.
Peter osservava in silenzio la
coppia. La Rossa non era la
sua Olivia, ma gli faceva comunque male vederla in atteggiamenti
così intimi
con il suo migliore amico. Fino a quel momento non si era reso conto di
quanto
gli mancasse la sua compagna, di quanto gli mancassero quei piccoli
gesti
automatici che facevano di loro due un’unica
entità. Non si era reso conto di
quanto gli mancasse la semplice vita famigliare.
Si alzò e lavò
il suo bicchiere, poi tornò al tavolo.
“E’ meglio se
torno a dormire.” Annunciò, stringendo la mano
di Lincoln e baciando la fronte di Olivia.
Lei gli sorrise, mentre lui andava
verso la porta.
“Peter?” lo
chiamò. L’uomo si fermò, voltandosi di
nuovo, e
lei riprese a parlare “Non smettere mai di guardare il cielo.
Prima o poi
finirà di piovere.”
Peter annuì e
uscì quasi di corsa, sparendo nel corridoio.
Nel frattempo, nella sala comandi del
TARDIS, il Dottore
fissava lo schermo del computer di bordo, su cui scorrevano delle
vecchie foto.
Rose entrò, fermandosi
accanto a lui. guardò lo schermo,
occupato da una grossa foto, probabilmente degli anni 70,
rappresentante un
uomo e una donna, il giorno del loro matrimonio.
“Io questa donna la
conosco!” esclamò
“Cioè… quando l’ho
conosciuta io era molto più anziana, ma… questa
è la madre di Olivia!”
Il Dottore si voltò verso
di lei, guardandola. Fu sorpreso
di notare che, nonostante gli anni trascorsi e la gravidanza,
l’espressività
dei suoi occhi fosse sempre la stessa della Rose che aveva viaggiato
con lui
per due anni.
“John non ti ha mai detto
nulla?” domandò.
“Solo che conoscevi
l’altra Marilyn, secoli fa. Ma non mi ha
mai detto altro. Su questo argomento è sempre stato molto
riservato.”
L’alieno sospirò
e annuì, indicando l’uomo nella foto.
“Questo è Jacob
Dunham, il nonno di Henrietta.”
Rose si sedette e fissò
l’immagine.
“Sembrano molto
felici.” Commentò.
“Lo eravamo. Era il 21
marzo 1977, il giorno del nostro
matrimonio.” confessò il Dottore.
La ragazza spalancò gli
occhi e lo fissò, sorpresa.
“Ma… Dottore,
non mi hai mai detto nulla.”
“Non ti ho detto molte
cose. Non c’era bisogno che tu
sapessi.” rispose l’uomo, guardando un punto
lontano di fronte a sé.
“Eri…
diverso.” commentò la giovane, guardando la foto.
“Mi sono rigenerato nove
volte da allora.”
“Perché
l’hai lasciata, se eravate felici? Non la amavi?”
“Certo che la amavo, come
amavo le mie figlie. Marilyn è la
donna che ho amato di più al mondo, dopo te e Sarah
Jane.” disse, quasi senza
prendere fiato.
“Allora perché
le hai abbandonate?” insistette Rose.
“Prima di tutto, ero
ricercato. Avevo rubato il TARDIS e
sono scappato, per i Signori del Tempo ero un ladro e un
traditore.” rispose,
finalmente, quindi si girò per guardarla negli occhi
“E secondo, ti ricordi
cosa ti dissi una volta? Lei, o tu, o chiunque altro, potete passare la
vostra
vita con me, ma io non potrei mai fare lo stesso. Io non muoio, mi
rigenero. Non
credere che sia stato facile… non è mai
facile.”
Rose lo fissò, senza
sapere che dire. Il Dottore sostenne il
suo sguardo, serio, per poi cambiare improvvisamente espressione,
sorridendo
orgoglioso.
“Ma guardati, Rose Tyler!
Ti ho lasciato che eri solo una
ragazzina, e ti ritrovo giovane donna e futura madre!”
esclamò.
“Futura madre in un mondo
in frantumi…” completò lei,
abbassando lo sguardo e sfiorandosi la pancia “Quando
è iniziato tutto, è stata
la prima volta che ho visto John tentennare.”
continuò “Lui era sempre stato
l’esperto,
sicuro di sé, per questo lo amo, ma quando sono arrivati gli
Osservatori e
hanno compiuto quel massacro…” si
asciugò una lacrima “non sapeva più che
fare,
le sue sicurezze erano state infrante. Abbiamo combattuto, ma poi io
sono
rimasta incinta…” si fermò, presa da
un’improvvisa crisi di pianto “Dottore, io
non voglio che mio figlio cresca in un mondo dominato dagli
Osservatori…”
concluse “in molti hanno perso la speranza, ormai.”
Il Dottore la strinse, cercando di
farla calmare.
“C’è
sempre una speranza, Rose. Ora sono qui io, vi
aiuterò.”
Rose non rispose, continuando a
piangere disperata. John era
entrato e li guardava a distanza; il Dottore lo guardò e gli
fece cenno di
avvicinarsi.
“Portala in camera e falla
calmare.” disse “Non lasciarla
sola per nessun motivo, lei ha bisogno di te.” Gli
consigliò.