Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Blue_moon    12/09/2012    1 recensioni
Primo libro della trilogia Similitudini.
Dal prologo:
"Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto."
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio chi continua a seguirmi e chi recensisce. Godetevi il capitolo!
Se possibile, fatemi sapere come credete che la storia prosegua, e le vostre impressioni sul comportamento di Khalida, così saprò se sto sviluppando bene la trama,
Grazie in anticipo!
Un bacio
Nicole



Poco a poco, con la lentezza logorante di una goccia che picchetta su una roccia, Loki stava minando la strategia di Khalida e lei tentava di fare lo stesso con lui.
Erano in una situazione di stallo da diversi giorni.
A parte poche e scarne informazioni sulla provenienza di Thanos, Titano una luna di Saturno, e sui suoi obiettivi, il Tesseract in primis, l'agente Sabil non era riuscita a ricavare niente dalle labbra serrate dell'asgardiano.
Loki credeva di conoscerla bene, e i sistemi tradizionali stavano diventando prevedibili, troppo per un avversario scaltro come il suo.
Doveva spiazzarlo, e di conseguenza fare un ulteriore passo nella sua armatura.
Sapeva già qual'era la mossa giusta, ma aveva esitato a compierla, dato che era rischiosa.
Al minimo sbaglio avrebbe potuto vanificare tutto il lavoro compiuto fino ad allora, ma stava perdendo la pazienza. Come le ricordava Fury ad ogni rapporto, la Terra forse non poteva permettersi un altro giorno di pace.
Erano vulnerabili, e se Thanos avesse attaccato probabilmente non sarebbe stata solo New York ad essere spazzata via.
Perciò, quando Khalida si avvicinò a passo pesante al punto in cui sapeva esserci l'ingresso della Gabbia, scortata da due dei suoi uomini, aveva sul volto l'espressione di chi ha preso una decisione e farà di tutto per portarla a termine.
Loki, in piedi al centro della sua cella, osservò con espressione incuriosita l'agente Sabil che si liberava delle armi – la fondina alla coscia e i due pugnali da lancio nascosti negli stivali – e affidava il comando a distanza della Gabbia ai suoi sottoposti.
Non riuscì nemmeno a descrivere quello che provò, un misto tra stupore, rabbia e trionfo, quando la porta di metallo scivolò sui suoi cardini invisibili e silenziosi.
Khalida fece due passi sul pavimento di lamiere, e le spesse suole di gomma degli stivali produssero un suono sinistro ed echeggiante, nello spazio angusto.
A pochi metri di distanza, Loki e Khalida si studiarono a lungo, mentre con un lievissimo fruscio la porta tornava al suo posto.
Questa volta l'agente Sabil non lasciò spazio all'asgardiano. «C'è una cosa che mi sono sempre chiesta», iniziò, portando lentamente le mani in avanti, per mostrare i palmi vuoti. «Le illusioni che crei, come funzionano? Sfruttano le paure inconsce dei tuoi nemici?».
Loki valutò attentamente il cambiamento di situazione.
Innanzitutto, la donna si era messa in una posizione di svantaggio.
Gli sarebbero bastati pochi istanti per raggiungerla e altrettanti per ucciderla in almeno dieci modi differenti.
E lei ne era perfettamente consapevole.
Se aveva corso quel rischio potevano esserci solo due ragioni fondamentali: era disperata perché ancora non aveva ottenuto niente di concreto da lui, oppure era sicura di non rischiare nulla ad avvicinarlo per qualche misteriosa ragione che gli sfuggiva.
In effetti, entrambe le motivazioni andavano a suo vantaggio.
Nella prima, lui deteneva ancora il controllo della situazione, e la sua vita era al sicuro, almeno dalle minacce degli umani. Nella seconda, l'agente Sabil lo stava sottovalutando e aveva già potuto constatare quanto fosse utile come circostanza.
Ma la domanda che gli aveva posto, oh, quella era la cosa davvero interessante!
Loki non riusciva ad immaginare perché fosse interessata alle sue capacità.
Forse stava semplicemente provando a stabile con lui un legame o, come amavano dire gli umani, stava provando a fare amicizia.
Loki rise sotto i baffi. Come se lui potesse essere interessato ad un rapporto con un essere del genere. Per quanto interessante, la donna era diventata presto noiosa e prevedibile, perfino quella mossa disperata, in fondo se l'aspettava.
Khalida era ancora davanti a lui in attesa di una risposta e, continuando a sogghignare, il Dio decise di accontentarla. Si concentrò, fissandola negli occhi e dal nulla intorno a lei comparvero cinque serpentelli sibilanti, lunghi un metro, di colore blu e nero.
L'agente Sabil li osservò mentre si agitavano e si affannavano verso di lei, facendo guizzare le lunghe lingue biforcute.
Capì subito che quell'illusione, incredibilmente realistica, era la risposta alla sua domanda.
Lei non aveva paura dei serpenti, era cresciuta nel deserto e aveva imparato a convivere con quegli animali sin da quando era in fasce.
E questo Loki non poteva saperlo, evidentemente.
Dal brillio consapevole nelle pupille nere e immobili della donna, Loki comprese che aveva colto il suo messaggio. In fondo, per essere una midgardiana, era perspicace.
«Ti basi solo sul tuo intuito allora», azzardò Khalida.
Loki fece una breve smorfia di disappunto. «Esperienza, non intuito», la contraddisse, con un moto d'orgoglio.
L'agente Sabil prese atto della precisazione con un delicato cenno della testa. Ostentando sicurezza, fece un passo in avanti, riprendendo a parlare. «Quello che puoi creare, ha dei limiti?».
Per risposta Loki materializzò davanti ai suoi occhi decine di scenari differenti, dai panorami di Asgard, alle profonde tenebre di ghiaccio di Jotunheim. La donna dovette ricorrere a tutto l'autocontrollo che disponeva per non mostrarsi affascinata.
«Solo la mia fantasia», chiarì Loki, mentre lasciava svanire l'ultima illusione.
Khalida prese un lungo respiro per rallentare il cuore accelerato. «Perché, nonostante le tue abilità, ti sei alleato con Thanos?».
L'asgardiano aggrottò le sopracciglia, stupito dall'interrogativo intelligente, fin troppo per il modo in cui giudicava la donna. Si rese improvvisamente conto del pericolo incombente di sottovalutare a sua volta l'avversaria che aveva di fronte. Digrignò i denti, consapevole di essere entrato in un'altra fase della strategia dell'umana.
Decise di assecondarla in parte, per avere più chiaro il suo obiettivo.
«Padroneggiare il Tesseract non è facile. Avevo bisogno di un manufatto che era in possesso di Thanos», spiegò.
Khalida trattenne un sorriso. Come aveva preventivato, Loki era disorientato da quel cambiamento e stava sondando il terreno, concedendole in contemporanea qualche risposta. Poche briciole, certo, ma già qualcosa su cui lavorare.
«Lo scettro», annuì, come ad invitarlo a proseguire.
Loki fece un sorriso sbilenco e non aggiunse nulla.
Khalida scrutò a lungo gli occhi chiari dell'alieno, come a cercare in quelle pozze verdi ciò che lo faceva sogghignare di soddisfazione.
Rifletté a lungo, soppesando le opzioni a sua disposizione.
Improvvisamente, in un lampo di consapevolezza, capì.
Loki era certo che li avrebbe visti morire, uno ad uno.
Era evidente che lui aveva un piano per uscire indenne dall'inferno che si sarebbe scatenato di lì a breve.
 
Loki si trattenne dal ridere apertamente, davanti al genuino sentimento di timore che animò gli occhi scuri della donna di fronte a lui, ormai solo a pochi metri di distanza.
Avrebbe voluto infierire, per strapparle definitivamente quella maschera impassibile e vederla comportarsi esattamente come si aspettava da un essere della sua razza. Avrebbe gradito anche un insulto, giusto per avere una reazione emotiva.
Ma, contrariamente ai loro piani, lui e l'agente Sabil furono costretti a distogliere l'attenzione l'uno dall'altra.
Dentro la Gabbia, i suoni giungevano lontani ed attutiti quando gli altoparlanti non erano in funzione. Per questo Khalida si accorse di cosa stava accadendo solo troppo tardi.
Le porte della stanza erano state aperte e, con passi pesanti come quelli di un cavallo ferrato, Thor stava procedendo verso la prigione del fratello.
«Che cosa diavolo stai cercando di fare?», urlò rivolto a Loki. Il martello stretto in pugno e pronto a colpire. «Non ti permetterò di fare del male a nessuno, Loki, non di nuovo», aggiunse, abbassando di un tono la voce, rendendola simile al rombo minaccioso di un tuono lontano.
Khalida realizzò con terrore che l'alieno era fuori di sé per la rabbia, non avrebbe esitato molto prima di tentare di fare a pezzi la Gabbia con Mjolnir.
Non aveva idea di cosa avesse scatenato quella reazione, e non le interessava.
Andava fermato.
L'adrenalina le schizzò nelle vene, mentre in fretta valutava esattamente come procedere.
Tentare di gestire i due fratelli, contemporaneamente, era un'impresa immane, e non era certa di riuscirci.
Loki, sorpreso ma compiaciuto dell'odio che finalmente scorgeva negli occhi chiari del fratello, rise apertamente. «Sei stato tu a riportarmi qui. Qualsiasi cosa accadrà, sarà solo colpa tua», gli ricordò, con la brutalità della verità.
Thor parve perdere completamente il lume della ragione. «Dovevo ucciderti quando potevo farlo», minacciò, cominciando a far ruotare velocemente il martello.
Loki strinse gli occhi. «Già, avresti dovuto», sibilò.
Khalida capì che, se non agiva in fretta, sarebbe finita in mezza alla lite, e probabilmente né lei né la Gabbia ne sarebbero uscite intere.
Con un gesto furibondo, fece cenno al suo secondo di aprire la porta.
Loki la derise, vedendola dargli le spalle, ma lei non ci fece troppo caso.
Adesso aveva un altro alieno nevrotico ed egocentrico da gestire.
Non appena fuori dalla prigione di metallo Khalida irrigidì tutti i muscoli del corpo, tesi e pronti a scattare e, prima ancora che il suo giovane compagno potesse porgergliela, afferrò la propria pistola e la puntò contro Thor.
«Piantala con quel martello, o ti ficco una pallottola in testa», minacciò, serissima.
Thor non sembrò scoraggiarsi, e spostò gli occhi ardenti dal fratello alla piccola umana, voltandosi verso di lei. Un sorriso di scherno gli animò il volto e Khalida pensò che in quello assomigliava a Loki: erano arroganti nello stesso, irritante, modo.
Ma, almeno, Loki aveva la prontezza di ammetterlo ed esserne fiero, mentre Thor aveva la stolida sicurezza di chi è sempre certo di essere nel giusto.
E lei quelli così proprio non li sopportava.
Prima che Thor anche solo provasse a fare un passo verso di lei, Khalida fece fuoco e il proiettile rimbalzò sulle piastre metalliche dell'armatura aliena con un lampo di scintille. Sapeva di non poter nemmeno fare un graffio al corpo dell'asgardiano con comuni proiettili ma confidava che la sua determinazione lo facesse desistere, almeno in parte.
Thor avvertì l'odore sgradevole della polvere da sparo e, stupito e sorpreso, capì che quella donna era dalla parte di Loki, e che li stava condannando tutti quanti a morire.
Strinse la presa sul martello, deciso a porre fine a tutto quanto, ma in un battito di cuore si ritrovò bloccato da due braccia forti quanto le sue.
«Calmati Thor!», gli intimò la voce di Steve Rogers.
La presenza del compagno sembrò far rinsavire improvvisamente l'alieno, e Khalida ne approfittò per riprendere in mano la situazione. «Lo porti via da qui, Capitano Rogers! E tra un'ora vi voglio tutti nella sala riunioni, compreso il signor Stark», ordinò, autoritaria.
Natasha, accorsa nella stanza appena in tempo per sentire gli ultimi ordini della donna, si spaventò per la furia omicida che traspariva dalla sua voce. Quando Khalida le passò accanto, diretta ai propri alloggi, si scostò con un timore viscerale. Capì immediatamente che era meglio non far arrabbiare mai quella donna, se teneva alla propria vita.
Una volta sola nella propria stanza, Khalida Sabil afferrò la prima cosa che le capitò sottomano e la scagliò contro il muro di metallo, provocando un rumore infernale e una lieve ammaccatura sulla parete. Si passò nervosamente le mani nei capelli sciogliendo l'acconciatura castigata. Come aveva temuto, quella mossa si era rivelata troppo rischiosa, e adesso tutto era stato rovinato.
Soffocò un urlo di frustrazione nel cuscino.
----------------------------------------------------------------------------

Alla settimana prossima!
^-*
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Blue_moon