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Autore: yllel    12/09/2012    8 recensioni
"si aggrappa alle sbarre del ponte e chiude gli occhi, sentendoli bruciare forte. lui non piange mai, non lo fara' neanche ora." e' notte su un ponte lungo il Tamigi... e non e' una notte felice.
un'altra delle mie storie, segue "il matrimonio di Sherlock Holmes e Molly Hooper" e tutte le altre ancora prima. post seconda stagione.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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Penultimo capitolo di questa storia.
Grazie di nuovo a SvaneH, miserere, Lady Mysteria e Bored94 per avere sempre, sempre commentato e a chi altro ha trovato il tempo di dire la sua (monipotty e EbeSposaDiErcole!), o semplicemente di leggere... e’ stato davvero gratificante e mi sono divertita parecchio.
Niente di quello che ho raccontato mi appartiene, proprio nulla (il che ha reso ancora piu’ divertente scrivere!)
 

VENDETTE
CAPITOLO 9

 
Sherlock osserva il paesaggio sotto di lui.  E’ la prima volta che sale sul London Eye e deve ammettere, che la vista e’ molto bella.
Lo trova un passatempo molto inutile, per la verita’... muoversi in cerchio lentamente all’interno di una cabina fino a salire, per poi ridiscendere altrettanto lentamente. Si interroga brevemente sul tipo di esperimenti che potrebbe compiere in quello spazio chiuso a quell’altezza.
Ne parlerebbe a Molly, se non fosse che lei sta al suo fianco con gli occhi serrati e i pugni lungo i fianchi, nel vano tentativo di dominare un panico che, evidentemente, si sta invece velocemente impossessando di lei.
Sherlock sospira forte e appoggia una mano sulla spalla di sua moglie.
“Non capisco.” Le dice infine.
Lei fa un respiro profondo, ma non apre gli occhi.
“Che cosa?” trova infine la forza di domandargli con voce debole.
“Stai chiaramente avendo un attacco di vertigini, perche’ hai voluto salire qui?”
E’ la verita’, e’ stata lei a chiedergli di salire, al suo ritorno da un caso fuori citta’ che lo ha tenuto impegnato per quasi una settimana... lui avrebbe preferito passare la serata a Baker Street, ma ha voluto accontentarla. Gli piace accontentarla, gli piace quando gli sorride felice e inoltre, lei non gli chiede mai cose impossibili, sembra sempre sapere quando e’ il momento di insistere e quando invece, e’ meglio lasciarlo stare.
Questa sua capacita’ lo affascina.
Torna a concentrarsi su di lei in tempo per cogliere una smorfia sul suo viso.
“Molly?”
Lei scuote la testa.
“Volevo... volevo stare sola con te” riesce infine a dire.
Sherlock inclina la testa perplesso.
“E per fare questo dovevamo salire su un’attrazione che ti mette chiaramente a disagio?”
Molly gli afferra la mano e la stringe forte.
“Non pensavo sarebbe andato cosi in alto”
Sherlock non riesce a trattenersi.
“Centotrentacinque metri”
Molly emette un gemito e gli si getta tra le braccia, nascondendogli il viso nel cappotto.
Lui la abbraccia forte, sempre piu’ confuso.
“E comunque, potevamo benissimo stare da soli a Baker Street” le dice.
Sente che lei scuote la testa in segno di diniego.
“Perche’ no?” ora e’ davvero curioso.
Molly borbotta qualcosa contro il suo torace  e lui e’ costretto a staccarsi da lei per alzarle il viso.
“Dovresti ripetere, per favore”
Lei si morde un labbro e tiene gli occhi bassi.
“Molly?”
“Non... non e’ proprio vero... c’e’ sempre qualcuno, a casa” mormora infine.
Sherlock riflette per un attimo.
“Beh, naturalmente c’e’ John e la signora Hudson abita sotto di noi.”
Lei annuisce piano.
“E poi spesso Lestrade e tuo fratello, nelle ore piu’ impensate... che sa sempre, sempre quello che stiamo facendo, o dove stiamo andando o” arrossisce leggermente “cosa stiamo per fare. E i tuoi potenziali clienti, a volte”
Sherlock comincia a comprendere.
“Hai desiderio di avere piu’ spazi  e momenti in privato con me?”
Dentro di se’, sente un moto di contentezza e il solito senso di stupore che ancora qualche volta lo coglie, quando realizza che questa donna ha deciso di passare tutta la sua vita con lui, nonostante a volte sia davvero difficile conciliare quello che lui e’, con quello di cui lei ha bisogno.
Molly intanto lo ha di nuovo abbracciato.
“A me piace vivere con John” comincia piano “sul serio. E adoro la signora Hudson, e’ sempre molto gentile e non e’ affatto invadente. So che ami il tuo lavoro e... per quanto tu possa dire, so che tuo fratello, in qualche modo strano, tiene a noi. Ma a volte, semplicemente, mi piace molto di piu’ stare sola con te. E pensavo che soprattutto oggi, avremmo potuto parlare e, non so... fare una specie di bilancio?”
Sherlock aggrotta la fronte. Che cosa ha oggi di speciale? Cosa ha dimenticato di segnarsi?
Lei sospira nel suo abbraccio.
“Lo so che stai aggrottando la fronte, ma stai tranquillo. E’ solo il nostro primo mese di anniversario”
Oh.
E’ vero. Oggi e’ un mese che si sono sposati.
Non era assolutamente segnato su nessuna lista, che anche i mesi contassero per gli anniversari.
“Sherlock? E’ ok, sul serio. Sono solo una sciocca sentimentale che e’ talmente felice del suo matrimonio, da cercare ogni scusa per poter festeggiare.
Non lo metteremo su nessuna lista.”
Sherlock rinforza un po’ il suo abbraccio e per un attimo, stanno in silenzio.
“Quindi e’ positivo” le dice infine, dandole un bacio sulla testa.
Lei alza il viso e gli sorride, finalmente incurante dell’altezza a cui sono saliti.
“Che cosa?”
“Il tuo bilancio, dopo un mese di matrimonio. E’ positivo”
Il suo sorriso si allarga e annuisce.
“Assolutamente si.”
“Nonostante l’esplosione di liquidi organici nel microonde la settimana scorsa?” Sa che quando e’ partito per il suo caso, lei era ancora un po’ arrabbiata per questa cosa.
Molly fa una smorfia, ma poi ride di nuovo.
“Si. E il tuo bilancio com’e’?”
Sherlock non esita neanche un attimo.
“Positivo su tutta la linea, signora Holmes” si china a baciarla e nel frattempo, si appunta di creare piu’ spazi solo per loro due, in futuro.
Alla fine, restano sulla ruota per un secondo giro.


Sherlock si sveglio’ di soprassalto e per un attimo, solo per un attimo, si chiese perche’ non fosse nel suo letto, con Molly a dormire abbracciata a lui.
Poi, la realta’ arrivo’ a colpirlo e si giro’ a guardare sua moglie nel letto d’ospedale.
I tubi, il respiratore, il monitor.
Fece un sospiro e si alzo’ dalla poltrona, controllando l’orologio.
Aveva dormito per quasi trenta minuti, la prima volta dopo piu’ di due giorni.
E aveva sognato.
No, non sognato, ricordato. La scena sul London Eye era successa veramente, in ottobre: da allora, aveva fatto in modo che ogni mese, alla data del loro matrimonio, lui e Molly avessero un momento da soli, anche se lei gli aveva detto che non era veramente importante.
Era diventato importante per lui.
Sulla porta della stanza comparve un’ombra.
“Mamma”
Madleine Holmes avanzo’ piano e gli arrivo’ vicino, indecisa sul da farsi. Alla fine, gli accarezzo’ piano una spalla.
“Ciao, Sherlock”
“Ciao”
Lei si giro’ verso il letto e una smorfia di dolore le comparve sul viso.
“Oh, caro... mi dispiace. Mi dispiace molto. Non... non posso fare a meno di pensare che sia anche colpa mia. Avrei dovuto dirvi del ricatto di quell’orribile uomo”
Sherlock serro’ le labbra.
“Si, avresti dovuto”
Madleine si aspettava il biasimo di suo figlio, tuttavia fu ugualmente un duro colpo.
“Volevo solo tutelare il buon nome di vostro padre” disse in tono dimesso.
“Perche’? ” La domanda di Sherlock fu sincera, era chiaramente incuriosito dalle azioni di sua madre.
Non riusciva a capire, il loro era stato chiaramente un matrimonio di convenienza.
Perche’ sua madre aveva voluto farsi carico del ricatto di Finnmore?
Lei si giro’ a guardarlo, un lampo negli occhi.
“Gli volevo bene! E’ sempre stato buono con me e non vi ha fatto mancare nulla... potra’ non essere stato un matrimonio d’amore folle, ma e’ stato un buon matrimonio! Non tutti possono essere fortunati come te, figlio mio!”
Sherlock aggrotto’ la fronte.
Fortunato?
Si sentiva molte cose in quel momento, una serie di sensazioni che faticava a tenere a bada: distrutto, spaventato, svuotato... ma non fortunato.
Sua madre gli fece un sorriso triste.
“Lo so.
So come ti senti, quanto debole pensi che quello che provi per lei ti abbia reso... ma dimmi, non ne e’ forse valsa la pena?”
Sherlock la fisso’ un attimo stupito, poi si ricordo’ di quello che aveva detto a Molly solo pochi mesi prima.
“Positivo su tutta la linea, signora Holmes”
Ed era stata un’affermazione assolutamente sincera.
“Si” rispose infine.
Madleine gli sorrise di nuovo, questa volta piu’ serena. I suoi figli erano cosi simili al loro padre, e nemmeno se ne rendevano conto o l’avrebbero mai saputo.
Anche lui pensava che prima di tutto venisse il lavoro, ma a volte lasciava che loro entrassero nella sua vita e dimostrava tutta la sua capacita’ di averli a cuore.
Un ricordo nitido le affioro’ alla mente.
Lei e suo marito stavano discutendo del suo prossimo viaggio a Roma ed erano entrati in salotto, Mycroft era seduto sul divano, la schiena dritta e lo sguardo determinato. Aveva dieci anni, ma tutta l’aria di un uomo deciso, che sa cosa vuole.
“Padre” aveva detto, bloccando Leonard in mezzo alla stanza “dobbiamo assolutamente prendere provvedimenti”
Aveva un’aria cosi seria, che suo padre si era incuriosito e gli era andato vicino, chiedendogli  in tono altrettanto serio quale fosse il problema.
Lui aveva stretto le labbra e aveva indicato con la testa oltre il divano, dove Sherlock era seduto sul pavimento e  stava smontando il telefono.
Leonard gli era andato vicino e si era accucciato vicino a lui.
“Che cosa stai facendo?” gli aveva chiesto e lui, senza neanche alzare quella sua testolina riccia aveva risposto “Esperimento, devo capire da dove viene la voce.”
Leonard era rimasto interdetto e poi, incredibilmente, era scoppiato a ridere. Non succedeva mai, ma evidentemente la risposta di Sherlock l’aveva stupito. Sherlock, che aveva tre anni.
In quel momento, Madleine si era sinceramente preoccupata di quello che il loro figlio minore avrebbe potuto combinare in futuro. Mycroft era un ometto, ma Sherlock... lui avrebbe dato  del filo da torcere. Era gia’ cosi curioso e osservava tutto... coglieva un sacco di cose intorno a lui.
Poi Mycroft aveva continuato il suo serio discorso.
“E’ gia’ la terza volta, questa settimana”
Leonard aveva  annuito, Madleine sapeva che aveva una riunione ed ero gia’ in ritardo, ma lui si era preso  comunque il tempo di rispondergli. Gli era stata immensamente grata, per questo.
“Per fortuna che ci sei tu, sei il suo fratello maggiore e baderai che non faccia disastri”
“Credevo pagassimo una tata, per questo” era stata la risposta di Mycroft e per un attimo, lei aveva avuto l’impressione che lui avrebbe riso di nuovo.
“Giusto, ma tu sarai sempre responsabile per lui. E’ cosi che funziona, nelle famiglie.” Aveva invece osservato suo marito con tono serio.
Mycroft non sembrava molto convinto di questa cosa, cosi Leonard aveva  aggiunto.
“E’ una grossa responsabilita’, ma so che nessuno meglio  di te potrebbe portarla a compimento.”
Il bambino ci aveva pensato ancora un attimo, poi aveva annuito ed era andato a sedersi vicino a suo fratello.
Mycroft e Sherlock avevano ereditato molto, dal loro padre: il suo senso dell’onesta’ e la sua lealta’, la sua intelligenza... tutte qualita’ che li avevano fatti diventare cio’ che erano. 
Anche quando Leonard aveva sbagliato, si era assunto le sue responsabilita’ e ne aveva accettato le conseguenze.
Sarebbe stato bello se avessero avuto coscienza del fatto che c’era stato un tempo, in cui Leonard Holmes li aveva considerati una speranza e dei soggetto interessanti.
Sarebbe stata per lo meno una sensazione piacevole, vista la loro avversita’ ai sentimentalismi, ma si rendeva conto che per loro non era importante. Forse era triste, ma avevano costruito le loro vite senza di lui, senza il suo ricordo o la sua immagine ad accompagnarli.
Almeno secondo loro.
Sorrise piano. Lei l’avrebbe sempre saputo.
Spero’ solo che Sherlock non dovesse soffrire per la perdita di Molly, quella ragazza aveva avuto un’influenza piu’ che positiva, su di lui. Non l’aveva certo trasformato, quello no... tuttavia, ne aveva smussato alcuni angoli e sicuramente, lo rendeva felice.
“Non restero’ oltre. Il viaggio e’ stato lungo e non sono piu’ tanto giovane... ma saro’ nel mio appartamento, se avrai bisogno di me. E piu’ tardi vorrei tornare, se per te va bene.”
Lui annui’ e la osservo’ dirigersi verso l’uscita della stanza.
“Mamma?”
Lei si fermo’ ma non si giro’.
“Si?”
“Finnmore ha detto che ha potuto ricattarti tranquillamente perche’ e’ una fortuna, che nella nostra famiglia si parli cosi poco. E’ cosi? Hai mai pensato, che avresti potuto parlarcene ma che noi non avremmo voluto ascoltare?”
Madleine raddrizzo’ le spalle e si volto’, uno sguardo deciso sul volto.
“Finnmore era un criminale e io ho sbagliato. Sono fiera, di come sono diventati i miei figli. Tutti e due
Sherlock non riusci’ a rispondere nulla, sua madre dispensava molto raramente giudizi di quel genere.
Lei gli sorrise un’ultima volta e poi usci’ nel corridoio.
“Signor Holmes?”
Il dottor Robinson entro’ nella stanza e Sherlock si irrigidi’. In un movimento inconscio, si avvicino’ ancora di piu’ al letto di Molly, quasi a volerla proteggere.
“Dottore”
Il chirurgo rimase per un attimo in silenzio, mentre riguardava la cartella che aveva in mano.
“Signor Holmes... toglieremo il respiratore artificiale a sua moglie. Vogliamo verificare la sua capacita’ di respirare autonomamente, i livelli di ossigeno e globuli rossi nel suo sangue sono aumentati, lo consideriamo un buon segno”
“Questo significa...”
Il dottore scosse la testa.
“Non posso dirle che e’ fuori pericolo, non ancora, mi spiace. Tuttavia c’e’ stato un miglioramento, dobbiamo sperare e pensare che prosegua su questa strada... non crede? Sua moglie e’ molto forte, una combattente”
E’ una Holmes.
Sherlock annui’ e per la prima volta dopo giorni, una piccola lieve speranza si impossesso’ di lui.

***

Dopo mezz’ora, avendo parlato con il dottore, anche John entro’ nella stanza con le stesse sensazioni, il suo passo un po’ piu’ leggero.
“La signora Hudson minaccia di farti nutrire a forza, se non mangi qualcosa subito” esordi’, guadagnandosi un’occhiataccia.
“Ehi, ambasciator non porta pena... dai, e’ un sandwich, hai bisogno di energie e di sostentamento.” Porse il sacchetto a Sherlock e si sedette su una sedia. Il monitor di Molly aveva continuato a emettere suoni regolare anche dopo che il respiratore era stato staccato. Un piccolo, buon segno.
“Ti ho anche portato un cambio e qualcosa per ripulirti, visto che di mandarti a casa non se ne parla, giusto? Credo di non averti mai visto con la barba cosi lunga, lasciati dire che”
“Non e’ detto che guarisca, vero?” il tono stanco di Sherlock lo interruppe.
John fece un sospiro. Non aveva nessun senso mentire.
“No. Il fatto che respiri autonomamente va bene, ma non e’ l’unica cosa. Tuttavia, e’ davvero una buona cosa, ok? Dobbiamo aspettare... so che e’ difficile, ma e’ cosi.”
Rimasero entrambi in silenzio per un po’, poi John non riusci’ piu’ a trattenersi.
“Sherlock, che cosa e’ successo l’altra notte?”
Invece di rispondergli, l’altro gli porse un bigliettino: John lo riconobbe come quello attaccato al vaso di fiori che avevano trovato accanto al letto.
Li aveva buttati subito dopo che Sherlock era uscito, dicendo che avrebbe terminato quella storia una volta per tutte.
La tua disfatta e’ il mio trionfo.
La tua sconfitta e’ la mia vittoria.
La tua pena e’ la mia gioia.
Tutti i grandi, prima o poi hanno la loro Waterloo, Sherlock.
Ti aspetto.
JM
John lesse e rilesse quelle parole, fino a quando non scosse la testa stupito.
“Hai incontrato...”
“Moriarty, sul Waterloo Bridge”
“Non e’ possibile, mi hai detto che lui si era ucciso, abbiamo cancellato la sua rete criminale insieme”
Sherlock alzo’ le spalle.
“Questo e’ quello che ha voluto farci credere, ma in tutto questo tempo e’ rimasto apposta nell’ombra e ha aspettato”
“Aspettato cosa?”
“Che io fossi pronto per essere distrutto definitivamente” Sherlock strinse la mano di Molly fra le sue e rimase a guardarla per un po’.
“Mi ha messo nella condizione di dover inscenare la mia morte e poi, si e’ divertito a osservarmi, a vedermi cambiare, a vedermi costruire una vita diversa. Sapeva che gia’ il solo fatto di aver riconosciuto di tenere a te, Greg e la signora Hudson per me avrebbe rappresentato un grosso cambiamento, ma in piu’...” si interruppe un attimo, facendo un respiro profondo.
“Molly” concluse John per lui, realizzando la follia e la malvagita’ di quell’uomo.
Sherlock annui’.
“Gia’. Ha usato Stripe e Moran per i suoi scopi, per portarmi esattamente su quel ponte. Per portarmi al limite.
Io... io volevo ucciderlo, John. Non mi interessava piu’ di nulla, volevo solo sparargli.”
“E l’hai fatto?” il suo amico lo guardo’ dritto negli occhi.
Rispondimi sinceramente e non ne parleremo piu.
Osservo’ con sollievo Sherlock scuotere la testa.
“No. Mycroft mi ha preceduto”
“Cosa??”
“Per favore, John... non essere cosi sorpreso. E’ quasi offensivo” la voce del maggiore dei fratelli Holmes arrivo’ dalla porta.
Entrambi si girarono a guardarlo, ma lui non fece segno di voler entrare nella stanza.
“Nient’altro che il meglio, giusto?” dissa a Sherlock, accennando alla figura di Molly nel letto.
“Nient’altro che il meglio” confermo’ lui, annuendo piano.
John li osservo’ a occhi spalancati per un attimo.
Che era successo a quei due? Sembravano quasi... civili.
“Abbiamo catturato Moran, stava per lasciare la Gran Bretagna a bordo di un peschereccio. Faro’ in modo che non ci dia piu’ fastidio”
“E che vecchie storie rimangano sepolte, giusto?” aggiunse Sherlock.
Mycroft fece un sorrisetto.
“Credo che in questo modo nessuno restera’ deluso. Buongiorno, signori”
Si volto’ e si avvio’ per il corridoio.
“Ma che diavolo...” John scosse la testa.
Quando si volto’ di nuovo ad osservare Sherlock, lo vide cominciare a mangiare il sandwich della signora Hudson.

***

L’infermiera del primo turno del mattino stava cercando di smettere di fumare, cosi aveva prestato a Sherlock qualche cerotto alla nicotina.
La signora Hudson continuava a mandargli o a portargli cibo, insistendo che quello dei distributori automatici o della mensa dell’ospedale non andavano affatto bene.
Come se lui, avesse qualche intenzione di verificare di persona.
John rimaneva il piu’ possibile, ma capiva anche che in certi momenti il suo desiderio di solitudine era piu’ forte: Sherlock si chiudeva in se’ stesso e rimaneva ad osservare Molly, cercando di recuperare ogni singolo dettaglio della loro vita insieme.
Li analizzava, elaborando dati per poter fare meglio, quando si fossero ritrovati nelle stesse situazioni.
Le aveva anche letto qualche articolo scientifico ed esposto qualche fatto che li smentiva clamorosamente. Era davvero una vergogna, che certa gente potesse pubblicare quella spazzatura.
“Sherlock?”
La voce che lo chiamava lo riscosse un po’ dai suoi pensieri.
“Mmmm?” mormoro’, ancora concentrato sull’inesattezza delle conclusioni di un trattato che aveva appena terminato di illustrarle.
“Sherlock?”
Lui alzo’ finalmente la testa.
Poi sorrise.

***

Non se ne accorgera’, ha molti altri pensieri per la testa.
John Watson si fermo’ un attimo sulla soglia della stanza d’ospedale, fece un respiro profondo ed entro’.
“Hai chiesto a Mary Morstan di sposarti”
Merda.
Sherlock Holmes lo osservo’ ancora per qualche secondo.
“Ti sei anche messo in ginocchio, ma non le hai dato un anello. Una dichiarazione alquanto improvvisata, direi”
John scosse la testa rassegnato.
“Senti, lo so che non e’ il momento migliore, pensavo di non dirtelo adesso, ma tu come al solito capisci tutto e non ti si puo’ nascondere nulla! Con quello che e’ successo, io ho capito che non solo voglio vivere con lei, voglio che sia mia moglie. Io la amo... questo non significa che ti abbandonero’, va bene? Saro’ sempre al tuo fianco, saro’ sempre tuo amico, qualunque cosa accada...”
Sherlock non rispose e continuo’ a fissarlo. John si senti’ il dovere di aggiungere ancora qualcosa.
“Ho agito d’impulso, ma non me ne pento. Forse non e’ il momento giusto, ma forse il momento giusto non esiste e dobbiamo cogliere l’attimo”
“Hai usato questa frase ridicola per chiederglielo, John? Hai giocato sull’onda dell’emozione del momento, per convincerla a dirti di si? Non credo sia un buon presupposto per un impegno serio”
“Per l’amor del cielo, Sherlock, non ho giocato sull’onda dell’emozione, io ho solo”
“Non dargli retta, John. Io trovo che sia una notizia fantastica”
John annui’.
“Grazie, Molly. Sul serio, a volte ancora non capisco come tu faccia a” si interruppe e i suoi occhi si spalancarono “Molly?”
Sherlock sorrise e si sposto’ dalla visuale del letto, rivelando un’altrettanto sorridente Molly.
“Ti sei svegliata” anche John sorrise e senti’ una forte emozione invaderlo.
Lei annui’ piano.
Lui si avvicino’ e le diede un bacio in fronte.
“Sei stata brava. Bentornata, tesoro”
“Grazie” chiuse gli occhi, evidentemente gia’ stanca.
John si rivolse a Sherlock.
“Tu...” si ritrovo’ senza parole per la felicita’ “tu sarai il mio testimone, naturalmente!”
Sherlock roteo’ gli occhi.
“Suppongo di dovertelo, visto che tu hai fatto lo stesso con me. Ma ti ho gia’ avvertito, niente discorsi sdolcinati...”
John scoppio’ a ridere.
“Non me lo aspetterei mai, da te. Non saresti Sherlock Holmes, giusto? Vado a chiamare Mary per dirle che Molly si e’ svegliata, sara’ felicissima!” usci’ dalla stanza con uno sguardo soddisfatto.
Sherlock torno’ a sedersi in parte al letto di sua moglie e le prese la mano.
Molly riapri’ gli occhi.
“Ciao”  
“Ciao” le rispose lui.
“Ti conviene raccontarmi del caso prima che inizino ad arrivare tutti quanti... John ci mettera’ poco ad avvertirli.”
Lui scosse la testa.
“Non ora”
“Si invece, ora. Per favore, voglio sapere che cosa e’ successo. Voglio che ne parliamo e poi andiamo avanti”
Lui rimase a fissarla per un lungo istante, poi fece un respiro profondo e comincio’.
“Molti anni fa mio padre ha fatto delle scelte...”
 



NOTA: Ho davvero pensato di farla morire, povera Molly, ma a me piace il lieto fineeee!
A presto con l’epilogo, molto piu’ tranquillo (o forse no, dipende un po’ dai punti di vista...)
 
 

  
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