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Autore: Delirious Rose    30/03/2007    2 recensioni
Ballare il flamenco sui tavoli della Sala Comune era il suo modo di partecipare ai festeggiamenti per la vittoria della loro Casa, uno spettacolo capace di trascinare l’euforia degli Slytherin a livelli orgasmici, e Rabastan lo sapeva.
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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.: Flamenco :.


Le mani scandivano il ritmo della melodia, trascinate dal battito secco delle mary jane sul tavolo di noce, la gonna dell’uniforme s’alzava, mettendo in mostra due gambe perfette e lasciando intravedere il pizzo nero della biancheria intima: Lucia Madrilena de Fuentes y Mendoza era nata per sedurre.
Ballare il flamenco sui tavoli della Sala Comune era il suo modo di partecipare ai festeggiamenti per la vittoria della loro Casa, uno spettacolo capace di trascinare l’euforia degli Slytherin a livelli orgasmici, e Rabastan lo sapeva. I suoi occhi seguivano le movenze della ragazza, portando alle labbra un calice colmo del vino che Evan Rosier riceveva da una lontana zia: era impossibile non sentirsi attratto dalla señorita Madrilena, con quel suo fare che trasudava sensualità da tutti i pori. Erano mille ed una le voci sul conto della Slytherin, così com’erano molti i ragazzi che vantavano una notte alla Torre Astronomica in sua compagnia. Rabastan rise a quel pensiero: ben pochi erano quelli che avevano goduto delle grazie della señorita Madrilena, e questi eletti avevano tre comuni denominatori: avvenenza, ricchezza e l’essere Pureblood.
Con un movimento aggraziato, Madrilena saltò giù dal tavolo, e s’avvicinò al giovane Lestrange, movendosi al ritmo della melodia, fissandolo civettuola, le labbra cosparse di rossetto stirate in un sorriso seducente. Rabastan si sentì quasi soffocare dalla sua uniforme di Quiddich.
“Un beso para el capitán,” disse ella con voce roca, chinandosi su di lui e premendo le proprie labbra sulle sue.
Quella era solo la terza volta che Rabastan era baciato da lei, baci della durata di un battito di ciglia ma capaci di farti sentire come se un calderone ti ribollisse nelle viscere. Questa volta egli non si sarebbe accontentato di un battito di ciglia, in fondo se lo meritava, la finale era stata stramaledettamente dura! Appena sentì le labbra di lei separarsi dalle sue, Rabastan s’alzò in piedi premendo con la mano libera contro la sua nuca, prolungando e approfondendo il bacio: udì qualcuno fischiare, ma non gl’importava.
Un dolore acuto, improvviso, il sapore ferruginoso del sangue: Rabastan soffiò imprecazioni, tastando con le dita il labbro e sentendo la ferita bruciare. Qualcuno scoppiò a ridere, ricordando a tutti che era Madrilena quella che conduceva il gioco, fosse un’avventura o qualcosa di più serio.
E Madrilena continuava a ballare, provocando i ragazzi più grandi, senza lasciarsi toccare: con un’ultima piroetta, scoccò uno sguardo a Rabastan, sorridendo asimmetricamente. Una minaccia, o una promessa?

.: ° :.

Le unghie affondavano nelle carni, lacerandole: solchi profondi, che avrebbero lasciato cicatrici di cui Rabastan non sapeva se esserne orgoglioso. Ma non gli importava, finché era la señorita Madrilena ad inferirgliele.
“¿Qué usted sabe sobre Lord Voldemort?” gemette ad un certo punto la ragazza.
“Non ti sembra un argomento fuori luogo?” rispose egli, ansimando. “E smettila di parlare spagnolo…”
“No es mi colpa, para mi es impossible parlare inglés in momenti… come questo,” ribatté ella, emettendo un suono fra il gemito e la risata.
Per gli dei tutti, quel suo accento era come benzina sul fuoco! Come se avesse intuito i suoi pensieri, Madrilena lo fece voltare, mettendosi a cavalcioni su di lui: dopotutto era sempre lei a condurre il gioco.
“¿Qué usted sabe sobre Lord Voldemort?” chiese nuovamente, movendosi con esasperante lentezza.
Rabastan soffiò in protesta e tentò inutilmente di tornare nella posizione precedente. “È… un mago potente… con idee interessanti…” disse infine, sperando che la risposta soddisfacesse la ragazza.
“E…?”
“E cosa? Non c’è nient’altro da-” la frase si perse in un gemito basso.
“Non sei nella posizione di fare di testa tua, Rabastan,” mormorò Madrilena, con un sorriso compiaciuto sulle labbra. “Rispondi solo alle mie domande e non ti lascerò insoddisfatto.”
E cos’altro avrebbe potuta fare Rabastan, se non acconsentire alla richiesta della strega? Le raccontò quanto sapeva, dei ricordi di suo padre, dell’interessamento di Lord Voldemort a Rodolphus e a sua moglie. Le disse persino quel che pensava di lui.
“Anche io trovo le sue idee… interessanti,” ammise infine Madrilena, chinandosi su di lui e baciandolo voluttuosamente. “Ora, soddisfami completamente.”

.: ° :.

Il mago si sentiva nervoso, mentre osservava lo spettacolo offerto dal Consolato Spagnolo, i suoi occhi fissi sulla ballerina vestita di rosso e con i capelli biondo miele tirati in uno chignon adorno di rose. Rabastan fissò l’orologio: fra meno di un quarto d’ora, l’effetto della pozione sarebbe finito e i Death Eaters infiltrati sarebbero stati scoperti. Per Madrilena era stato un gioco da ragazzi sostituirsi ad una delle ballerine di flamenco, per svolgere il compito più pericoloso della missione: eludere gli Auror, avvicinarsi al Ministro e ai Consoli e ucciderli.
In un certo senso, Rabastan s’era sempre aspettato di vedere Madrilena fra i seguaci dell’Oscuro Signore: dopotutto, non era lei la strega che aveva privato sua madre della rendita, rea fatto d’aver sposato in seconde nozze uno sporco Mudblood? Certo, Madrilena non eccelleva in nessuna arte magica in particolare, amava le pozioni e la trasfigurazione, eppure possedeva altre doti che la rendevano preziosa agli occhi di Lord Voldemort e le avevano permesso di scalare la gerarchia dei Death Eaters fino a diventare un Mantello Nero.
Rabastan lanciò un’occhiata ad un cameriere, annuendo appena: questi finse d’inciampare, il vassoio cadde con un rumore di metallo sul marmo e di cristallo che s’infrange. Una donna, fasciata in una tunica rossa a ricami dorati imprecò ad alta voce, attirando l’attenzione degli invitati. La ballerina s’avvicinò ballando al Ministro, e quando vide l’Auror accanto a lui voltarsi per vedere cosa fosse accaduto, ella estrasse la bacchetta dalla scollatura piroettando. “Avada Kedavra!” E continuando a ballare, rivolse la bacchetta al Console Tedesco. “Avada Kedavra!” ripeté.
La confusione regnava nel salone delle feste, gente che cercava di scappare urlando istericamente, Auror che non sapevano chi fossero i Death Eaters, e tre di loro si lanciarono contro la ballerina di flamenco. Rabastan trattenne il fiato, paventando per la sorte della sua compagna di raid: Madrilena duellava, senza smettere di ballare, senza smettere di seguire il ritmo delle chitarre incantate. Con un movimento aggraziato, afferrò per i polsi un Auror, facendosene scudo.
Obscuro!” urlò la donna in rosso e oro, e la stanza cadde nell’oscurità.
Rabastan annullò l’incantesimo che trasfigurava le sue vesti, e nel buio sistemò la maschera sul viso.
Lumos!” esclamarono gli Auror, cercando di combattere l’oscurità: i Death Eaters s’erano al fine palesati, i loro mantelli neri si gonfiavano e ondeggiavano ad ogni movimento, le maschere candide celavano volti sfigurati dalla foga e dal sadico piacere del duellare. L’Auror afferrato da Madrilena giaceva sul pavimento, il corpo scosso da convulsioni: anche i baci della Mantello Nero sapevano essere letali.
Due Death Eaters coprirono le spalle a Madrilena, che era corsa via dietro il Console Spagnolo, la sua ultima uccisione della giornata. Rabastan schivò una maledizione, facendo un cenno d’intesa a suo fratello: sarebbe andato dietro Madrilena, nel caso avesse avuto bisogno d’aiuto.
La scalinata di marmo pareva non finire mai: la trovò sulla balconata, le vesti non trasfigurate, la maschera da Death Eater in una mano. Era un suo vezzo, quello di mostrare il volto alla vittima. Madrilena avanzava verso il console, quel suo sorriso malizioso e seducente sulle labbra: il mago la fissava, la mano gli tremava, troppo spaventato per dire una parola. Ella gli sfiorò il viso con una mano, inclinando voluttuosamente la testa; egli mormorò qualcosa, gli occhi sbarrati, e in tutta risposta, Madrilena lo baciò.
Rabastan si morse la lingua, assistendo alla scena mentre controllava che non ci fossero Auror in arrivo.
“Sbrigati, stanno arrivando!” soffiò il Death Eater, preparandosi a bloccare gli Auror.
Gli incantesimi iniziarono a sprizzare prima ancora che la distanza fra le due parti fosse tale per renderle effettive, la lotta che ne seguì fu dura: Rabastan non poteva riuscire a tenerli indietro da solo, in quel momento Madrilena non poteva permettersi di indulgere in uno dei suoi modi d’uccidere preferito! Il mago soffiò furibondo quando una maledizione lo ferì al braccio.
Stupefy!”
E si fece improvvisamente buio.



.: ° :.



Quando si era ripreso, nella confortevole sicurezza del suo letto, Bellatrix gli aveva raccontato di come, dopo che egli aveva perso i sensi, Madrilena era caduta onorevolmente nel 
mezzo dello scontro. Rabastan aveva ascoltato il racconto senza dire una parola, poi la strega gli aveva afferrato una mano ed aveva bisbigliato, “L’amavi?”
L’amavo? Era questa la domanda che il minore dei Lestrange si faceva da qualche giorno: aveva provato ad immaginare cosa sarebbe stata la sua vita se la señorita Madrilena fosse viva e… egli vedeva né nozze né bambini, solo le riunioni dei Mantelli Neri e la passione che ogni tanto lei gli aveva donato. Amava Madrilena? Non lo sapeva.
No, non l’amava, ma forse, quando erano ancora a scuola, aveva avuto per lei, senza saperlo, una cotta.
E rivide l’immagine di una ragazza che ballava il flamenco sul tavolo della Sala Comune, per festeggiare la vittoria della loro Casa.
 
   
 
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