Per dare a
Cesare quel
che è di Cesare(non le 23 pugnalate), preciso che questa
fanfiction è stata ispirata
da altre due storie: “...allora
questa é Ginny, e questo é Draco...”,
di RachelDickinson, e “Don't
panic!”, di Chu (vi consiglio
di leggerle; per la seconda,
attenzione agli avvisi). Le autrici non c’entrano con questo
colpo di...beh,
chiamiamolo genio, in ogni caso ho provveduto ad avvisarle prima di
piazzare i
loro nomi su questa pagina. Spero di essere all’altezza e di
non lasciarmi
influenzare troppo dalle mie fonti (per ovvi motivi che capirete
perfettamente
durante la lettura).
Un
dolce, piccolo problema
1-Cronaca
di un disastro
annunciato
“Oh, NO!”
“Che diavolo
c’è, Lunastorta?” brontolò
James.
“Hai messo una foglia di
menta insieme a quelle di salvia!
Potrebbe succedere un disastro, toglila subito!”
“Remus, è solo
una...”
“Toglila!”
“Che rottura!”
James Potter afferrò il
mestolo e cercò di ripescare la
foglia che galleggiava allegramente nel calderone, maledicendo le
paranoie del
compagno di Casa. Remus Lupin era un ragazzo solitamente equilibrato e
razionale, ma diventava dannatamente isterico
quando si trattava di pozioni: al minimo errore da parte dei compagni
si
metteva a predicare come Nostradamus, minacciando scenari apocalittici,
tragedie,
epidemie, esplosioni e perfino qualche catastrofe nucleare. Per sua
sfortuna l’assistente
che aveva incautamente scelto per l’impresa del giorno
(preparare una Pozione
Ringiovanente almeno passabile, valutata come compito in classe) era
molto meno
scrupoloso: ogni suo gesto sembrava attentare deliberatamente
all’integrità del
fegato dell’amico (e della propria testa). Non che lo facesse
apposta...ma questo
non cambiava le cose.
“Tutto per una stupida
foglia!” pensò James irritato. “Se
per caso ci fosse caduta dentro una noce di cocco sarebbe morto
di...”
“Non così, razza
di babbuino!” intervenne Remus. “La stai mescolando!
Sai cosa succede se mescoli
troppo una pozione?”
“Non saprei proprio,
Remus!” disse ingenuamente Sirius Black,
che lavorava allo stesso tavolo in coppia con Peter Minus. “I
ghiacciai si
sciolgono? Gli alieni ci invadono? La Terra
esplode? La
Evans esce con James?”
Peter ridacchiò di gusto a
quella battuta, ma la successiva
occhiataccia di Remus bastò a togliergli il buonumore.
“Ma bene!” esclamò
tagliente il Prefetto. “Vi state divertendo, eh? Non ho mai
incontrato persone
più sciocche e superficiali in questo sotterraneo...non
diventerete mai dei pozionisti,
poco ma sicuro!” e con uno sbuffo stizzito girò la
pagina del suo libro con tanta
violenza da strapparla.
“Ha parlato il re dei
calderoni!” commentò Sirius, a voce
molto bassa. Pozioni era l’unica materia in cui Remus non
riusciva a prendere
il massimo dei voti e i suoi amici sospettavano che questo
c’entrasse non poco
con il suo malumore. Una sciocchezza, certo, non era il caso di farci
una
malattia...ma Lunastorta era fatto così, non sopportava di
non essere bravo in
qualcosa.
Nel frattempo James aveva ripescato
la foglia clandestina,
incollandola per ripicca sulla fronte di Remus, ed aveva cominciato a
spremere
le Melarance Turchine schizzando una notevole quantità di
succo sul libro di
Pozioni; Sirius vide il viso del giovane Lupin cambiare quattordici
colori
diversi e si affrettò a concentrarsi sul suo calderone, in
cui la pozione, che
doveva essere grigia, stava tendendo pericolosamente al verde scuro.
Non che
avesse paura di quel grazioso lupacchiotto, certo che no...ma il
coltello
d’argento vicino al suo polso sembrava un po’troppo
affilato per i suoi gusti.
Il lavoro nei sotterranei procedeva a
pieno ritmo, fra colpi
di pestello e dense nuvole di fumo; ogni tanto si udivano le
imprecazioni di
chi sbagliava una dose, si scottava o si tagliava un dito, oppure la
voce del
professore che ricordava ai ragazzi quanto tempo avessero a
disposizione per
finire il compito. Tutti, Malandrini compresi, erano concentrati sulle
pagine
ingiallite del libro, distraendosi solo per gettare occhiate nervose
all’orologio.
A metà del processo Sirius
e Peter riuscirono chissà come a
trasformare la loro pozione in una massa nerastra, che aveva la forma e
la
consistenza di un Bolide da Quidditch, ed accettarono filosoficamente
l’ennesima D scarabocchiata da un esasperato Lumacorno.
Mentre il compagno s’incaricava
di riporre gli attrezzi, il giovane Black, ormai disoccupato, decise di
cercarsi
un passatempo per quell’ultimo quarto d’ora...e
sfortunatamente lo trovò.
“Codaliscia...ehi,
Codaliscia!” bisbigliò a Peter, intento a
pulire il tavolo. “Perché non diamo una mano a
Lunastorta e Ramoso?”
Il piccolo Minus gettò
un’occhiata perplessa a Remus, che
stava triturando alcune radici con espressione sinistramente fanatica.
“Non so,
Siri” rispose incerto. “Non mi sembra una buona
idea...Remus è così...”
“Peter, coraggio, se non ci
si aiuta tra amici...” ribatté
Sirius sferrandogli una gomitata nelle costole. “Forza,
andiamo!”
I due Grifondoro si trasferirono
all’altra estremità del
tavolo, trovando un James Potter sull’orlo delle lacrime dopo
l’ennesima
sfuriata di Remus. “Grazie al cielo!”
sussurrò il poveretto. “È
più nervoso del
solito oggi...eppure manca ancora qualche giorno alla luna
piena!”
“Tranquillo, ci penso
io!” lo rassicurò Sirius. “Remus,
amico mio, eccomi ai tuoi ordini!”
Il Prefetto mugugnò
qualcosa che somigliava in modo sospetto
a “Magnifico, dalla padella alla
brace!”,
ma l’altro Malandrino fece finta di niente e
cominciò con entusiasmo a leggere
le istruzioni sulla pagina sbagliata.
“Forse
è meglio se
finisci di preparare le radici, Sir” suggerì Remus
con una voce che grondava
stalattiti di ghiaccio.
“Come vuoi,
Lunettinastorta...comincio subito!” rispose
Sirius per nulla intimorito, schivando abilmente un cuore di salamandra
volante.
“...e poi il professore ha
detto: Perché avete Trasfigurato
la pozione in un Bolide? E Sirius: Professore,
è questa la pozione!”
James rise di gusto al racconto di
Peter, guadagnandosi
un’occhiata storta da parte di Remus, che stava rimestando
con diligenza nel
calderone. Tutto procedeva insolitamente bene, nonostante le
immancabili
distrazioni di Sirius, ma il Prefetto non era ancora tranquillo.
“La corteccia è
pronta, sergente istruttore!” lo informò il
giovane Black asciugandosi il sudore.
“Perfetto!”
assentì Remus aggiungendola al composto. “Bene,
adesso manca un pizzico di polline di mimosa...non quella, Sirius, dove
hai la
testa? Quella è polvere di zolfo...lascia, faccio
io!”
Alzando gli occhi al cielo Sirius
lasciò cadere la polvere
gialla in uno dei vasetti sul tavolo, sperando che la lezione finisse
al più
presto, ma mentre si puliva le mani in uno straccio ebbe la sensazione
di aver
fatto qualcosa che non andava. Si guardò intorno,
grattandosi la testa...e
un’occhiata al tavolo gli diede la risposta: la polvere di
zolfo. L’aveva messa
nel vasetto sbagliato. “Oh, caspita!”
pensò il ragazzo. “Per fortuna Lunastorta
non mi ha visto...”.
Effettivamente tutta
l’attenzione di Remus era assorbita dal
calderone, il cui contenuto era di un bel giallo oro. “Forse
possiamo farcela!”
borbottò nervosamente il Prefetto. “È
la sfumatura che non va bene...ma
perché...”
“Ehm, Remus...”
intervenne timidamente Sirius, preparandosi
alla ramanzina.
“Non adesso,
Felpato...accidenti, dovrebbe essere arancione,
non ne ho messo abbastanza!” e così dicendo il
giovane Lupin afferrò rabbiosamente
una manciata di polline e la buttò nel calderone.
Sirius sentì un brivido
gelato lungo la schiena: qualcosa
gli diceva che la perfetta pozione di Remus stava per tramutarsi
nell’ennesimo
disastro...e la colpa stavolta era sua.
“Oh, no,
Lunastorta...” gemette angosciato, mentre Remus
mescolava il filtro rasserenandosi progressivamente ad ogni giro di
mestolo. A
quanto pareva il saggio Grifondoro non si era accorto di nulla: anzi
contemplava il calderone come se non avesse mai visto niente di
più bello.
“Ecco qui, è
pronta!” dichiarò infine compiaciuto.
“Ha
proprio un bell’aspetto...guarda, Sir, non è
magnifica?”
“Remus...ti prego,
è importante...”
“Mi confesserai il tuo
amore più tardi, Sirius, adesso
dobbiamo vedere se funziona...a chi tocca oggi?”
“A me!” rispose
James con entusiasmo, immergendo il mestolo
nel calderone. “Che bella, sembra aranciata...è
anche buona?”
“No, James!”
Tutti, professore compreso, si
voltarono verso Sirius
fissandolo interrogativi.
“Qualcosa non va,
Sirius?” chiese Remus con pericolosa
gentilezza.
“No...no, è
che...” tentò di spiegarsi Sirius.
“Vorresti forse insinuare
che la mia pozione non è perfetta?”
proseguì il Prefetto accarezzando affettuosamente il pesante
mestolo di legno.
“Ce-certo che no,
Remus!”
“Allora taci!”
concluse il ragazzo. “James, ecco qui”
Paralizzato, Sirius guardò
James bere il liquido arancione
dal mestolo e chiuse gli occhi per prepararsi al disastro.
“Oh Merlino e
Morgana, sono rovinato, sono fritto, ormai è troppo tardi,
succederà un bel...”
“Niente!”
esclamò Remus.
Il giovane Black riaprì
gli occhi. “Come dici, Lunastorta?”
Remus sbuffò esasperato.
“Non è successo niente...guarda!”
rispose indicando gli altri tavoli: il sotterraneo sembrava essersi
popolato di
bambini di undici, otto, addirittura sei anni che ridevano
allegramente, mentre
Ramoso non era ringiovanito neppure di un giorno.
“Bene, bene”
esclamava intanto Lumacorno girando tra i
banchi. “Ottimo lavoro, ragazzi. Portatemi un campione e
venite a prendere
l’antidoto...e voi quattro, perché avete quelle
facce da funerale?”
“Non...non è
riuscita, professore!” spiegò Remus a testa
bassa. “Non capisco...ma perché?”
Lumacorno si chinò sul
calderone. “Davvero? Strano, sembra
perfetta...eccellente, direi, il colore è magnifico.
Dev’esserci stato un
piccolo intoppo...non te la prendere, giovane Lupin, sono cose che
succedono.
Bene, ragazzi, la lezione è finita: lasciate i campioni sul
mio tavolo e
leggetevi il capitolo cinque per la prossima volta...e voi
-sì, anche tu,
Black- portatemi un tema di almeno un rotolo in cui mi spiegherete dove
avete
sbagliato!”
Le parole del professore parvero
togliere a Remus tutta la
sua grinta: non ebbe neppure la forza di sfogarsi sui compagni di
sventura. “Un
disastro come al solito...questa volta una bella T non me la leva
nessuno!”
mormorò sconsolato, raccogliendo la sua roba.
“Remus, mi
dispiace...” esclamò Sirius sentendosi in colpa.
“La
tua pozione era magnifica, sono io che...”
“Non importa, Sir,
davvero!” rispose il Prefetto con un
debole sorriso (molto debole, a dire
il vero). “Vorrà dire che mi rifarò
agli esami” ed uscì in fretta come se
l’allegro chiacchiericcio degli altri studenti gli risultasse
insopportabile. Gli
altri tre lo seguirono, mortificati...ma Sirius si attardò
per concedersi un
piccolo, liberatorio sospiro di sollievo. Scampata bella, anche quella
volta.
“Mi dispiace per
Remus!” disse Peter fissando il Prefetto
che camminava in fretta davanti a lui, con l’aria di chi ha
un lutto in
famiglia. “Ci teneva tanto a prendere un bel voto per non
rovinarsi la media, non
si meritava dei pasticcioni come noi!”
“In effetti non siamo
granché come pozionisti...anche se mi
sembra che Remus prenda un po’troppo sul serio questa
faccenda dei voti” ammise
Sirius. “Voglio dire...ci sono cose più importanti
nella vita, giusto? Però hai
ragione, dovremmo impegnarci un po’ di più, se non
altro per non sentirlo
predicare...quel sotterraneo tira fuori il peggio di lui, deve essere
il fumo. Ci
stava sbranando oggi, ti giuro che ho avuto paura...ma quando
diventeremo
autentici geni delle pozioni chiederà in ginocchio la nostra
assistenza. Possiamo
farcela, non è vero James...ehi, James, ci sei?”
“Sirius!”
Il giovane Black si voltò
di scatto, assolutamente
spiazzato: la voce che aveva risposto al suo richiamo era insolitamente
acuta,
cinguettante...in una parola infantile.
Ma non era l’unica cosa strana...
La cosa peggiore era che James non
c’era più. L’affascinante
sedicenne che Sirius conosceva come un fratello era svanito nel nulla,
lasciando a terra un mucchio dei suoi vestiti...e al suo posto, sepolta
tra la
sciarpa e il maglione, era comparsa una bambina dai capelli neri che
non
dimostrava più di tre anni.
Tre anni, capelli neri, occhiali in
bilico sul naso.
“Oh, no...vi prego, ditemi
che non è vero...” mormorò Sirius
orripilato.
“Sirius!”
ripeté la piccola angosciata. “Sirius, cosa
è
successo?”.
Il ragazzo tentò
inutilmente di rispondere che non ne aveva
idea, mentre l’orribile verità cominciava a farsi
strada nella sua mente: per
quanto folle potesse sembrare, quella bimba era...
“Felpato...oh, cielo,
Felpato, cosa abbiamo fatto?” gemette
Peter aggrappandosi alla sua manica. “Vorrei poterti dire che
non lo so, Peter!”
rispose tetramente Sirius. “Remus...ehi, Remus, torna
indietro!”.
Il Prefetto, immerso nei suoi cupi
pensieri, era arrivato
quasi in fondo al corridoio senza accorgersi che gli amici non erano
con lui;
udendo il disperato grido di Sirius tornò sui suoi passi,
con un'occhiata
frettolosa all’orologio. “Sirius, piantala adesso,
ti ho detto che non
importa...” cominciò in tono brusco, poi
notò i visi sconvolti dei due ragazzi
e il mucchietto sul pavimento. “Che succede adesso?
Dov’è James? E chi cavolo è
quella bambina?”
“Remus...” disse
Sirius con voce malferma. “Remus,
io...credo che sia James”
Mi scuso in anticipo
dei ritardi che sicuramente ci saranno nell’aggiornamento, dato che sto
praticamente scrivendo di notte; intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto.