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Autore: StarFighter    17/09/2012    2 recensioni
Dal testo:"Insomma cosa c’era da urlare tanto?perchè Katniss non reagiva? E soprattutto dov’era Finnick?"
Piccola one-shot sui pensieri di Annie nei suoi momenti di lucidità dopo la morte di Finnick e della sua vita post Mockingjay. I hope you like!
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Wide Awake
La vita di Annie Cresta è stata sempre un sogno più o meno, o meglio dovrei dire la mia vita è sempre stata un sogno; se qualche tempo fa qualcuno mi avesse chiesto che tipo di sogno era, avrei risposto senza ombra di dubbio, senza esitare nemmeno per un secondo che si trattava solo di un orrendo incubo, ma, da quando mi sono svegliata ho realizzato che è stato uno di quei sogni che quando ti svegli e li riporti alla mente,lasciano una scia di emozioni dietro di loro … Ti turbano,ti lasciano arrabbiato e non sai nemmeno tu il motivo,ti fanno piangere e ti rattristano perché sai che quando un sogno finisce è per sempre … e nella maggior parte dei casi questi sogni hanno un fulcro attorno al quale girano, un centro di gravitazione , ed il mio punto fisso è,o meglio,era Finnik Odair. Beh dico era perché mentre dormivo, qualcuno mi ha sussurrato,detto,ridetto ed infine urlato che Finnik,il mio Finn era morto.
Ecco questo è stato il momento esatto in cui mi sono svegliata.
Nella mia mente malata molte cose non andavano per il verso giusto già da un pezzo: si accavallavano pensieri e parole,immagini mai esistite e ricordi,volti e voci di centinaia di persone. Ma mai nella mia mente le parole Finnik e morte erano state associate … forse era impossibile che lui morisse, forse io volevo che fosse impossibile.
Infondo non era così remota come possibilità, che Finn morisse intendo, dopotutto era un essere umano come tanti. Eppure mi aveva salvata così tante volte dalle voci e dalle visioni nella mia testa e dai fantasmi del mio passato , che per me era diventato una specie di dio, quindi questo spiega il fatto che lo reputassi immortale. Oppure era un altro il motivo … si,in effetti c’era un’altra ragione per la quale credessi che Finn alla fine sarebbe sempre tornato da me: sempre questa mia mente bacata aveva partorito la storpia idea che in fin dei conti io e Finnik ne avevamo passate così tante insieme che alla fine dio o chiunque ci sia lassù, ci avrebbe fatti invecchiare insieme senza turbamenti, senza infierire ancora e ancora sulle nostre vite già mezze distrutte. Invece mi sbagliavo,perché dio si è accanito con brutalità sulle nostre esistenze.
Avrei voluto che questo sogno non finisse mai, anche se a volte era difficile sopportare i ricordi dolorosi dell’arena, era impossibile controllare le visioni e gli attacchi di panico che ne seguivano,ed era orribile dover sentire la gente che mi passava vicino sussurrare a labbra strette “povera ragazza è impazzita …” se c’è una cosa che non sopporto proprio, più dell’essere additata come pazza, è la compassione della gente. Ma fino a poco tempo fa c’era Finn qui con me, che mi sosteneva, mi aiutava, mi amava per quella che ero, che sono, che sarò sempre, anche se dovessi guarire, la povera ragazza pazza del distretto 4. Lui mi amava e basta, non era compassione o pietà. Ricordo che una volta in uno dei miei scarsi momenti di lucidità mi disse che mi aveva amata dal primo momento in cui aveva posato i suoi occhi su di me, anche se poi temeva di avermi persa negli hunger games. Mi aveva detto di essersi venduto più e più volte per farmi vincere, per farmi tornare a casa da lui. Mi ha confessato tutti i suoi segreti più profondi, ho condiviso i suoi pensieri e i suoi dolori più reconditi, ed ora è questo che mi rimane di Finn, un mucchietto di ricordi e parole da sistemare come i pezzettini di un enorme puzzle. È comico, ma in realtà di Finn rimangono letteralmente dei piccoli pezzettini, perché non ci crederete ma Finnick è stato sbrindellato da un gruppo di alligatori ibridi … e già, di lui non rimane nemmeno un corpo su cui piangere.
Mentre lui veniva brutalmente strappato alla vita in un tombino maleodorante della capitale, io ero rinchiusa in stato catatonico, in una stanza asettica dello stupido ospedale dello stupidissimo distretto 13, legata un letto per paura che potessi fare qualche gesto avventato. Nei primi giorni dopo che Finn e gli altri erano partiti per Capitol City, quando chiedevo informazioni sulla riuscita della missione agli infermieri e ai dottori che mi gironzolavano attorno come un’ape fa con un fiore, loro mi rispondevano “va tutto bene, porteranno a termine la missione e saranno presto di ritorno!”. Ma nei giorni successivi nessuno più rispondeva alle mie domande , e quando cominciai ad agitarmi troppo, cominciarono ad iniettarmi calmanti che mi mettevano ko per intere giornate.
Un giorno mi svegliai dal torpore che mi teneva prigioniera nei mie incubi e vidi dal vetro della porta la ragazza del distretto 12, Katniss passare da quelle parti. Il cuore mi balzò in gola e presa da un attacco di adrenalina urlai il suo nome. Si girò verso di me con il viso privo d’espressione. Un’infermiera la spintonò da dietro e lei continuò il suo cammino. Il mio cuore tremava, il mio cervello cercava una spiegazione alla sua reazione e al motivo per cui Finn non fosse ancora venuto da me, mentre il mio stomaco era in subbuglio. Ero sul punto di buttar fuori tutto quello che avevo dentro. Mi alzai dal letto, mi avevano slegata perché ero sotto l’effetto dei sedativi, e corsi nel bagno della mia stanza e vomitai anche l’anima. Dopo poi,dopo essermi ripulita approfittai del momento di libertà e corsi fuori dalla stanza alla ricerca di Finnick o di chiunque potesse darmi informazioni sulla sua sorte.
La cosa che mi colpì di più in quel momento fu il fatto che il corridoi dell’ospedale dove mi trovavo, che di solito era supersorveglieto, era deserto. Continuai a camminare incurante del fatto di essere mezza nuda e mezza addormentata. Mi diressi alla fine dell’immenso corridoio, da dove proveniva un vociare di persone che stavano discutendo tra loro. Aprii piano la porta e rimasi basita a quella vista: Katniss era seduta su una sedia posta al centro della stanza ed era circondata da troppa gente che le urlava contro e la strattonava da un lato e dall’altro. C’era il suo mentore, c’era anche Plutarch e diversi tizi del 13.Insomma cosa c’era da urlare tanto?perchè Katniss non reagiva? E soprattutto dov’era Finnick? Spalancai la porta,tutti  tacquero e si voltarono verso di me. “Dov’è Finnick? St…a, sta bene?” non mi venne in mente nient’altro da dire. Infondo io volevo solo sapere che fine avesse fatto mio marito … nessuno rispose e continuarono a fissarmi paralizzati dalla mia vista, come se fossi stata un fantasma. Solo un flebile sussurro si alzò dal centro della stanza : “Oh Annie …” –Katniss aveva alzato i suoi occhi grigi su di me. Aveva uno strano sguardo, a metà tra il dispiaciuto e il tormentato. Il nostro contatto visivo venne interrotto bruscamente da un infermiere che mi trascinò fuori, mi riportò nella mia stanza, mi rilegò al letto e mi anestetizzò per l’ennesima volta. Mentre cercavo di rimanere sveglia analizzai la situazione e trovai solo una risposta alla domanda che continuava a tormentarmi … Finnick non c’era più.  Ma d’altronde la speranza è l’ultima a morire, non avrei prestato fede alle mie analisi mentali a meno che qualcuno non le avesse confermate. E l’unica persona che poteva far luce sulla verità che cercavo era la ragazza in fiamme.
 
I calmanti che mi avevano somministrato, mi tennero in uno stato di dormiveglia per quasi due giorni. Quando riuscii a svegliarmi, la luce delle lampade al neon mi ferì gli occhi e il corpo non rispose ai miei input . Ero così debole che anche il tenere gli occhi aperti mi costava fatica.  Rimasi ferma lì per almeno altre due o tre ore a fissare il soffitto bianco e le gocce dei lavaggi che mi nutrivano scorrere nel tubicino trasparente attaccato al mio braccio. Poi però qualcuno aprì la porta della mia stanza. Capelli biondi, occhi azzurri come l’oceano del mio distretto e uno strano rumore metallico che proveniva dalla sua gamba: Peeta Mellark era lì davanti a me con un’espressione stravolta sul volto. “Ciao Annie, come va?” non risposi, un po’ perché non ne avevo la forza e un po’ perché era una domanda stupida … come credi che stia Peeta? Avrei voluto dirgli che stavo morendo senza notizie di Finnick, ma restai nel mio silenzio. “Certo, è una domanda stupida scusa …” rispose quasi leggendomi nel pensiero. “So che ti aspettavi di vedere qualcun altro qui e non certo me, ma mio malgrado sono venuto qui per parlarti di Finnick. Io, io …”- non lo lasciai terminare la frase : “Finn è morto non è vero? So che è così, altrimenti sarebbe già venuto da me giorni fa!”- Peeta sbarrò gli occhi e mi guardò, rimase in silenzio per pochi secondi: “Mi dispiace Annie …”sussurrò a fior di labbra.  Non dissi più nulla, del dispiacere del ragazzo del pane non me ne facevo un bel niente, quindi mi richiusi nella mio auto isolamento mentale.
Alcuni giorni dopo un medico mi comunicò che ero in stato interessante, che io tradussi con il più elementare “sono incinta”. In quel momento quella notizia non mi fece ne caldo ne freddo.
Passarono i mesi e nonostante tutto non metabolizzai mai la notizia che quel giorno Peeta mi aveva portato.
 Sapete, la morte di una persona cara è una cosa strana … è come cadere nel vuoto senza arrivare mai, ma quando te ne rendi conto, bam, ecco che precipiti dolorosamente al suolo e ti frantumi in un milione di pezzi. Non sai come ricomporti e non sai andare avanti, perché anche se ti ricomponessi, mancherebbe sempre un pezzo di te, che è andato perso nel momento esatto in cui la persona in questione ha esalato il suo ultimo respiro. Beh io rimasi sospesa nel vuoto per nove mesi, poi quando sentii piangere per la prima volta il mio bambino, caddi e mi spezzai. Piansi : per il dolore del corpo e dell’anima. Piansi per Finn,per me, per nostro figlio e per il futuro che non avremmo mai avuto insieme. Piansi così tanto che alla fine dovettero addormentarmi con dei calmanti. 
Mi ero irrimediabilmente rotta e non sapevo come aggiustarmi. Per fortuna diverse persone mi aiutarono a ricostruire pian piano ciò che rimaneva di me. Tornai intera o quasi, anche grazie alla presenza del mio piccolo. Ma dentro di me sapevo che sarebbe sempre mancato un pezzo, un pezzo importantissimo.
Una notte sognai Finnick : camminavo sul bagnasciuga, sulla sabbia bagnata che tratteneva le mie orme per qualche secondo,prima che il mare le cancellasse. Il mio angioletto giocava sulla spiaggia, ed io ero stranamente in pace con me stessa. La mia ombra sulla sabbia era sinuosa e lunga. Alla mia se ne aggiunse un’altra: non avevo bisogno di alzare lo sguardo sulla persona al mio fianco per sapere chi fosse, sapevo già di chi si trattava. Non ne avevo bisogno ma lo feci. Mi era mancato terribilmente. Era come l’ultima volta che l’avevo visto, la sera del nostro matrimonio, felice e radioso. Mi sentivo al settimo cielo, ma ben presto mi rabbuiai. “Oh no Annie, non devi essere triste, voglio vedere sempre il tuo sorriso splendere sul tuo bellissimo viso.” Lo fissai e al colmo della tristezza lo abbracciai e mi strinsi forte al suo petto. Lui ricambiò la stretta e poi mi allontanò da lui tenendomi per le spalle, i suoi occhi meravigliosamente verdi mi fissarono per un lungo istante : “Annie, mia dolce Annie non temere io sono e sarò sempre con te. Non disperare, il pezzo che pensi di aver perso irrimediabilmente è sempre stato davanti ai tuoi occhi!”sorrise radiosamente e si voltò verso la sua copia più piccola che rincorreva i gabbiani sulla spiaggia. Rimasi senza fiato e il mio cuore perse un battito. “Oh Finn ti somiglia così tanto, che fa quasi male al cuore guardarlo … mi manchi tanto!” dissi voltandomi verso nostro figlio- “Ti amo Annie, e sarà sempre così. Un giorno ci riabbracceremo e staremo insieme per l’eternità!”-“Ci puoi giurare caro, quando ti riavrò non ti lascerò più andar via da me…” dissi tra le lacrime che scorrevano su un sorriso fasullo. “A non molto presto spero …” sussurrò. Non feci in tempo a voltarmi verso di lui che mi sentii chiamare “Mamma guarda!” il mio bambino mi stava mostrando qualcosa che aveva tra le manine: una piccola tartarughina che si dimenava per uscire dall’uovo appena schiuso. “è meravigliosa” risposi sorridendo. Mi rivoltai nella direzione in cui avevo lasciato Finn , ma di lui nessuna traccia.
Mi risvegliai madida di sudore, di botto. Dalla finestra lasciata aperta entrava una brezzolina leggera che muoveva le tende e mi donava sollievo in quella notte così calda. Mi voltai dall’altra parte del letto, dove un piccolo corpicino si muoveva al ritmo di un flebile respiro addormentato. Rimasi a guardarlo dormire per un po’ poi gli scostai delle ciocche di capelli rossicci che gli coprivano la fronte. Il suo respiro mutò e all’improvviso aprì gli occhi assonnati : “Cosa c’è mamma è già mattina?”-“No, Finnick non preoccuparti, dormi.”-“Ok buonanotte allora…” e riprese a dormire.
Erano passati cinque anni dalla morte di Finn, cinque anni in cui avevo creduto di averlo perso per sempre, ma non mi ero accorta di aver avuto un pezzo di Finnick sempre vicino a me per tutto quel tempo,il pezzo che avevo cercato così a lungo, la chiave di volta che mi avrebbe sostenuta,l’ingranaggio che avrebbe fatto ripartire la mia vita.
Finalmente dopo tanto tempo fui certa di essere ben sveglia e di star vivendo la mia vita, non un sogno.
 
 
Farah’s corner: Questo è il mio esordio in assoluto su questo sito stupendo, e come festeggiarlo se non scrivendo una cosuccia sulla mia ultima passione? Ebbene si, come avrete capito amo l’universo di personaggi che la collins ha creato e soprattutto amo la coppia Finnick-Annie che secondo me nei romanzi non è stata valorizzata abbastanza, anzi per niente. Comunque questa è una cosuccia senza pretese, che spero vi piaccia. Mi auguro di aver scritto senza errori di battitura o grammaticali, se così non fosse mi scuso con la lingua italiana. Mi farebbero piacere una o due recensioni, giusto per non farmi sentire invisibile, e accetterò qualsiasi opinione.
Grazie per aver letto, alla prossima. XOXO
   
 
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