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Autore: Trick    04/04/2007    8 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO TERZO

Il capo del Clan

°°°°°°°




- Benvenuto nella tana del lupo, umano - disse una voce avida alle spalle di Lupin. Lui chiuse gli occhi istintivamente e si irrigidì come una statua di ghiaccio, improvvisamente inondato dal panico. Credeva di essere pronto, aveva provato e riprovato quella scena: non immaginava che fingersi ciò che non solo non era, ma che oltretutto disprezzava con tutto sé stesso, si sarebbe rivelata un'impresa così ardua. Tentò di riprendere il controllo, e si voltò così come aveva provato e riprovato mille volte davanti allo specchio.

- Chi hai chiamato umano? - sibilò con una freddezza che non credeva di possedere.

Riuscì a stento a ingoiare il proprio stupore. Il licantropo che l'aveva scovato era poco più che un ragazzino: i suoi capelli avevano il colore del miele, ma erano completamente ricoperti di terra e fango. Una frangia sporca gli ricadeva sugli occhi chiari, stretti dalla diffidenza e dalla curiosità.

- Mi hai preso per un idiota, vecchio? - ridacchiò il ragazzino mentre la vecchia lanterna che reggeva in mano illuminava meglio il viso segnato di Lupin. - So riconoscere uno di voi quando li incontro. -

Lupin alzò un sopracciglio. - Ah, sì? -

- Sì - 

Lupin si mosse con una velocità tale che il ragazzino neppure lo vide: la sua mano destra si strinse attorno al suo esile collo, e in meno di pochi secondi, si ritrovò appeso al ramo della quercia più vicina per il sudicio colletto della camicia.

Lupin sorrise fra sé e sé: forse non era in grado di competere con i licantropi di Jura, ma poteva ancora sperare di uscire vincitore da uno scontro con un bambino.

- Ehi! - strillò quest'ultimo, mentre le sue gambette sottili si agitavano nell'aria. - Ehi! Schifoso vecchiaccio! Tirami giù! -

Le labbra sottili di Lupin si piegarono in un piccolo ghigno divertito. - Come ti chiami, moccioso ? -

- Moccioso, a chi!? Io ho già nove anni! -

- Oh... - esclamò Lupin, fingendosi spaventato. - Sì... sì, davvero impressionante. Allora? Come ti chiami? - aggiunse, tentando di suonare seccato.

Il ragazzino lo fissò furibondo fra gli sporchi ciuffi biondi della frangia.

- Trick - rispose, con un tono di voce sconfitto. - Siamo sicuri che non sei un umano? -

- Mi chiamo Bizèt, e... - sbottonò la camicia quanto bastava per mostrare al giovane Trick l'inconfondibile cicatrice di un morso sulla spalla sinistra, - se mi chiami ancora "umano ", diventerai la mia colazione, ragazzino. -

Lupin non avrebbe mai creduto che la sua voce potesse arrivare ad avere toni così minacciosi e glaciali. Trick non sembrava tuttavia impressionato, quasi fosse abituato a ricevere minacce a destra e a manca, ma la vista di quel marchio sulla spalla di Lupin sembrava averlo finalmente convinto, e ora guardava l'estraneo con una buffa espressione incuriosita sul volto sporco.

- Ok, non sei un umano... - ragionò ad alta voce, mentre con la mano sinistra si grattava a scatti uno zigomo con lo stesso piglio che  avrebbe potuto avere un cucciolo di cane. Lupin si sforzò di non sorridere.

- Ma allora, dimmi perché puzzi di umano. -

- Gli umani hanno una puzza particolare? -

- Sì. Puzzano di... umano. -

- Capisco. Be', probabilmente puzzo di umano perché vivevo con loro. -

Trick fece un verso che non avrebbe saputo esprimere meglio il proprio disgusto. - Che schifo. Ehi, mi tiri giù, adesso che siamo amici? -

Lupin lo afferrò per un braccio e lo rimise con i piedi a terra. Trick lo squadrò un'altra volta, pensieroso.

- Non devi parlare con Fen, vero, Bizèt? -

- Perché me lo chiedi? -

- Perché non c'è, adesso. È partito non so per dove - rispose, alzando le spalle.

- E quando torna?  -

- Non lo so. C'è Rouge , però. -

- Rouge? -

Trick sgranò gli occhi, come se non credesse possibile che qualcuno non conoscesse il nome di Rouge. Evidentemente non aveva idea di quanto grande e popolato fosse in realtà il mondo.

- Non sai chi è Rouge? - domandò a bocca aperta.

Lupin arricciò il naso e alzò le spalle con noncuranza. - Perché dovrei? -

- È il capo qui. Quando non c'è Fen, naturalmente - puntualizzò in fretta, come se Greyback potesse sentirlo dal remoto e misterioso posto in cui si trovava.

- Allora portami da questo Rouge, Trick. -

°°°°°°°

 

 

Si era immaginato svariate volte il genere di luogo in cui potessero vivere i licantropi come Fenrir. Ma mai, neppure nelle sue più lontane fantasie, avrebbe potuto immaginare che il villaggio di Jura, altro non era che una distesa di antiche rovine celtiche, derubate della loro storia e del loro onore dalla depravazione e dall'inciviltà dei lupi mannari.

Le sottili luci di un alba ancora distante rilucevano sugli antichi massi biancastri, scivolando sui profili addormentati di alcuni uomini. Lupin soppresse a forza un gemito mentre li fissava inorridito: i capelli unti coprivano la maggior parte del loro volto, ma fra la barba illuminata dal debole sole mattutino, poté scorgere inconfondibili e per nulla rassicuranti tracce di sangue rappreso.

"Di cosa ti sorprendi, Remus Lupin?" si disse con amarezza. "Sapevi perfettamente cosa avresti trovato qui".

Si sforzò di apparire a suo agio onde evitare prematuri sospetti, nonostante il villaggio sembrasse immerso in un profondo e indisturbato sonno.

Attraversarono quella che doveva essere la "piazza" del villaggio, e qui Lupin dovette richiamare a sé tutto il sangue freddo di cui disponeva, mentre scavalcavano quello che in un passato non troppo remoto era sicuramente stato un uomo. Voltò rapido il capo, nel tentativo di risparmiarsi quell'orrenda immagine, ma ovunque il suo sguardo si posasse, trovava solo resti di abominevoli cene.

Crack.

Abbassò agitato gli occhi verso i propri piedi, e per un attimo non si lasciò sfuggire un urlo. Aveva pestato un cranio di dimensioni minuscole, che a causa dell'ossatura ancora fragile, si era frantumato sotto il suo peso. Strizzò gli occhi e inspirò profondamente, sperando che la sua agitazione passasse inosservata agli occhi della giovane guida.

- Rouge dorme lì. - illustrò Trick, indicando con un dito una capanna a pochi metri da loro. Be', capanna... si fa per dire.

Diciamo che era una grande e logora coperta giallastra, legata malamente attorno a tre colonne celtiche con delle grosse corde. Considerando il resto del villaggio, comunque, quella primitiva abitazione sembrava la più lussuosa.

- Che tipo è Rouge? - chiese Lupin, sfruttando l'occasione per riprendere fiato.

Trick lo guardò attraverso la frangia e si  grattò di nuovo il naso con lo stesso fare animalesco di prima. Nonostante l'ansia crescente lo stesso straziando dall'interno delle proprie viscere, Lupin non poté fare a meno di notare quanto quel gesto fosse adorabile.

- Be'... - rispose Trick, dopo averci pensato a lungo, - se lo vuoi un consiglio, Bizèt: scappa finché c'hai tempo. O finisci come quelli lassù . -

Lupin seguì il suo dito finché i suoi occhi non ebbero incrociato la curva di un rudimentale argine. Gli occorsero diversi minuti prima che l'immagine paratasigli davanti arrivasse al cervello, sommergendolo con tutta la sua forza espressiva.

Una scia di lunghi pali lignei, di cui Lupin non riusciva a scorgere la fine al di là della curva, seguiva regolare il corso del fiume. Su ognuno di essi, immobile nella deformità della morte, era stata piantata una testa umana. Sentì un conato di vomito risalirgli l'esofago, e finse di grattarsi la fronte per soffocarselo nella gola. 

- Se si arrabbia, stai sicuro che uno o due ci rimette la testa - continuò con tono noncurante Trick. - Yurk e Ghima hanno iniziato a chiamarla la "Vedova Nera". Ed eccoli là -. E indicò nuovamente un punto indistinto sull'argine del fiume.

- "Vedova Nera"? Rouge sarebbe... una donna? -

°°°°°°°

 

 

- Forse è meglio se prima glielo dico che sei qua - propose Trick, con una nota nervosa nella voce sottile. - Non sarebbe mica un bell'affare se finisci sull'argine prima che Fen torni, no? -

Lupin evitò di sottolineare che non sarebbe stato un bell'affare neppure se l'avessero decapitato dopo l'arrivo di Greyback, evento che gli pareva sempre più concreto e possibile. Ma come aveva potuto essere così sciocco da pensare di poter passare inosservato a Jura?

Quella missione era una completa follia. Alla cieca, come se non bastasse.

Considerò le proprie possibilità di salvezza, mentre fissava Trick entrare timorosamente nella tenda di Rouge. Respirò profondamente e nonostante tutta la paura, l'agitazione e il ribrezzo che si sentiva addosso, dovette ammettere che la situazione aveva il suo che di ridicolo.

Da bambino, suo padre aveva tentato di iscriverlo ai boy-scout, ma il piccolo Remus Lupin era fuggito dall'accampamento meno di un'ora dopo, scandalizzato dall'assenza di adeguati servizi igenici e dalla presenza di disgustosi insetti.

Ai tempi della scuola, nel lontano 1976, il gruppo dei Malandrini si risvegliò con i letti del dormitorio pieni di pulci e zecche. Sirius Black, James Potter e Peter Minus erano rimasti in quarantena per l'intera settimana successiva, controllati (e sì, anche lavati), da una scioccata, incredula Madama Chips al colmo della sopportazione. E mentre tutta la scuola si chiedeva dove mai fossero stati per ritrovarsi ricoperti di parassiti, gli sventurati ragazzi si chiedevano un'unica cosa: "Perché noi sì, e Lunastorta, invece, no? È "biologicamente" impossibile!

Remus Lupin, meno licantropo di quanto avrebbe mai ammesso, si ritrovava nel villaggio di Jura, circondato da criminali della peggiore specie, guidato da un bambinetto di nove anni, e in attesa di essere probabilmente decapitato. La prospettiva non era certo delle più rosee, ma si consolava nella sua stessa ridicolaggine.

- Bizèt? -

La vocetta di Trick lo riscosse dal dolce conforto dei propri ricordi, riportandolo a una realtà di cui ancora non si capacitava. Lupin lo fissò confuso un attimo, prima di rendersi conto del ruolo che avrebbe dovuto coprire a Jura. Tentò di imitare lo sguardo fiero e noncurante che Sirius sfoggiava pubblicamente quando camminava per i corridoi di Hogwarts, sperando che non si rivelasse un biglietto di sola andata per l'argine.

- Rouge dice che ti vuole vedere. -

- Devi venire anche tu? - chiese, cercando di risultare il più scocciato possibile. Se fosse stato troppo gentile con lui, certamente si sarebbe insospettito.

Trick scosse la testa con vigore. - No, io aspetto qui. Se Rouge s'incavola, preferisco starle alla larga. -

Lupin alzò le spalle con il minimo interesse, mentre con uno sforzo immane scivolava all'interno della tenda di Rouge.

°°°°°°°

 

 

Quando Lupin vide Rouge, un'espressione di completo stupore gli si dipinse sul viso. L'aveva immaginata come un'imponente donnona dai capelli sudici, intenta a staccare a morsi brandelli di carne cruda mentre il sangue le colava lentamente dai lati della bocca putrida. Il particolare più disgustoso era che l'immagine sputacchiava residui di colazione ovunque si girasse. Non chiedetemi come la mente agitata di Lupin abbia potuto partorire una così orripilante fantasia.

Rouge era una donna sulla trentina, dai voluminosi capelli scuri e dalla mascella pronunciata. Le folte sopracciglia conferivano allo sguardo, già di per sé piuttosto allarmante, un'aria di perversa malvagità che Lupin aveva avuto l'occasione di scorgere solo in un'altra donna: Bellatrix Lestrange.

È la fine, pensò immediatamente. Questa mi smaschera nel giro di pochi secondi e buonanotte, Remus Lupin.

Poi, realizzando improvvisamente che nessun lupo mannaro come si deve si sarebbe mai comportato da educato gentiluomo londinese, dimenticò rapido le buone maniere con cui era stato istruito, e si lasciò ricadere su un mucchio di sudicie coperte dalla forma di una poltrona.

- Non ti ho dato il permesso di sederti, straniero - esordì imperiosa, mentre i suoi occhi lo studiavano con circospezione.

- Mi taglierai la testa per questo? - ribatté sprezzante, senza rifletterci un secondo. Le sopracciglie gli s'incurvano automaticamente in un'espressione di totale indifferenza.

Sì, cretino! Ti taglierà la testa! Ma cosa sei andato a dirgli!?

Le labbra di Rouge s'incurvarono lievemente in un preoccupante sorrisetto diabolico.

- Possibile - si passò il lungo indice sul mento squadrato, lasciando scivolare l'unghia scarlatta sul suo profilo. Lupin si chiese dove si fosse procurata lo smalto. 

- Trick dice che ti chiami Bizèt. -

- Probabilmente perché mi chiamo Bizèt. -

Sei un pazzo suicida! Sta' zitto e abbassa la cresta, idiota!

- Da dove vieni? - La sua voce era secca, decisa e carica di curiosa diffidenza.

- Sud. -

- Quanto sud? -

- Più di sud di qua - rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Naturalmente era la cosa più ovvio del mondo, ma non era l'occasione più adatta per farlo presente a Rouge.

Ecco. Bravo. Ora ci ammazza. Geniale, Remus... davvero geniale.

Rouge non sembrava particolarmente impressionata da quell'impertinente straniero impregnato dall'odore di umano.

Socchiuse gli occhi in un'espressione concentrata, e fissò Lupin pensierosa.

- Spogliati - ordinò improvvisamente.

Lupin riuscì a mascherare la propria meraviglia sotto un ironico ghigno. Nella sua memoria, riaffiorarono rapidi i ricordi della scuola e ringraziò Nostradamus per aver messo sul suo cammino bastardi cronici come James Potter, Sirius Black e Severus Piton.

- Solo se ti spogli con me, bimba . -

Se c'era una cosa che Sirius gli aveva ripetuto più di "Merlino, grazie di aver inventato l'alcool", era sicuramente "Se vuoi piacere a una donna, sii bastardo".

Remus Lupin si era sempre dichiarato profondamente contrario a quest'ultima affermazione. Ora come ora, rivestendo gli scomodi panni di un licantropo girovago, si era ritrovato a pensare che forse, per una volta soltanto, dare retta a quell'irresponsabile di Sirius non si sarebbe rivelata una pessima idea.

Rouge lo fissò immobile come una statua e si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito, che non passò certo inosservato a Lupin.

Neppure lui avrebbe potuto spiegarvi come era riuscito a superare sano e salvo il breve ma potenzialmente mortale colloquio con Rouge. Sapeva solo che appena entrato in quella sudicia tenda, una parte del suo cervello si era definitivamente spenta, e la bocca, ormai elemento staccato dal resto del corpo, aveva iniziato a danzare da sola, priva di controllo.

°°°°°°°

 

 

Se foste passasti, solo due ore più tardi, fra la mezza luce del bosco di Jura, avreste trovato Remus Lupin, seduto in riva al ruscello gorgogliante.

Dalla sua espressione avreste potuto pensare che quell'uomo era sovrastato da fardelli più grandi e pesanti di quanto fosse in grado di reggere. Guardando i suoi occhi avreste potuto credere che la vita non gli aveva riservato che dure amarezze, che fosse in procinto di partire per il più lungo dei viaggi, magari.

Avreste sbagliato in qualunque caso.

Remus Lupin si era appena reso conto di non essersi salvato per la una qualche nascosta dote recitativa. Non era riuscito a incantare Rouge semplicemente imitando i ricordi della sua adolescenza. Sarebbe stato troppo semplice. E troppo bello.

Remus Lupin si era appena reso conto che qualcosa di assopito si stava lentamente risvegliando dentro di sé.

°°°°°°°




________________

Ed ecco il Terzo Capitolo della storia di Trick...

Be', non credevo di postare il Terzo Capitolo così in fretta, ma meglio così, dopotutto.

Siete riusciti tutti ad arrivare sani e salvi alla fine di tutti i capitoli, o qualcuno ha deciso che sarebbe stato più interessante fare un salto fuori dalla finestra?

Direi di no, o l'avrei certamente letto sul giornale.

Vi è piaciuto il mio piccolo "omonimo"??? Parla sgrammaticato apposta, ho preso l'idea dal personaggio di Hagrid.

OK, gente... "credo" di poter affermare con sufficiente sicurezza un aggiornamento a distanza di qualche giorno... ("credo").

Fino ad adesso, un GRAZIE GIGANTESCO a fennec e a Nebula91, che mi fanno sempre arrossire...=°

Un altrettanto GIGANTESCO GRAZIE a tutti coloro che hanno letto la mia storia!

 

   
 
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