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Autore: Miss Yuri    19/09/2012    2 recensioni
Una ragazza diventata capitano delle guardie reali, una organizzazione pronta a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, una regina e un re malvagio e un regno da salvare...
Fra duelli con le spade, tradimenti, amori, delusioni e sconfitte, nasce la mia prima fan fic su questo fandom, ambientata nella Francia del 17 sec.
Dal prologo:
" - Eccoli! Sono là! – gridò un soldato, avvistando la famiglia.
Li avevano trovati, ormai, non c’era più scampo. Tentarono, comunque, una possibile fuga e cominciarono una frenetica corsa lungo i corridoi bui e rischiarati da qualche fiaccola. Le guardie di sua maestà erano dovunque e, presto, si ritrovarono completamente circondati... "
SOSPESA!!!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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The History of Versailles
 

 
Cap. 7 :

“ Il nuovo capitano “
 

 
 

Erano già parecchi minuti che Trent suonava, ininterrottamente, la sua chitarra in legno d’acero. Gwen si era distesa sul prato del giardino della loro casa e aveva chiuso gli occhi, godendosi l’armonia di quel luogo. Respirava lentamente, muovendo il petto su e giù in modo armonico. Suo fratello, del resto, era contento di essere riuscito a calmarla con le sue dolci note.
Un leggero venticello soffiava fra le fronde degli alberi di ciliegio in fiore, staccandone alcune foglie rosee e trasportandole lontano dal loro luogo d’origine. Quelle rimaste sui rami ondeggiavano e producevano un leggero fruscio di sottofondo. Nell’aria l’ipnotico profumo delle rose in piena fioritura, misto a quello delicato dei gigli bianchi, delle orchidee violacee e dell’erba fresca completava il tutto, dando al luogo un’atmosfera da fiaba. Trent, senza accorgersene, smise per un attimo di suonare e si fermò a guardare Gwen: i suoi capelli blu e neri sventolavano leggeri, coprendole parzialmente il viso. Le palpebre e la sua bocca erano serrate, anche se lasciavano trasparire la serenità e la calma di quella ragazza che al moro pareva così dolce e innocente, anche se era tutto il contrario. La sua uniforme nera da capitano delle guardie era in contrasto con i colori della natura primaverile, facendola assomigliare ad una cerva bianca in mezzo ad altri cervi con il manto completamente marrone. Estasiato, le si avvicinò lentamente con il viso, fino a essere a qualche centimetro dalle labbra della sorella. Non sapeva perché, ma il suo corpo non rispondeva al suoi comandi e si lasciò guidare. La ragazza emise un gemito e contrasse le palpebre, segno che si stava svegliando. Il moro ritrasse velocemente la faccia e ritornò a concentrarsi sulla sua chitarra. Mancava poco e la avrebbe baciata, ma lei come avrebbe reagito se lo avesse fatto davvero? Non sapeva la risposta a questa domanda, almeno, non con certezza. Gwen alzò la schiena dal prato e guardò il fratello.
- Trent… perché hai smesso di suonare? - gli domandò, ancora mezza assonnata.
- Scusami è che… una corda si era allentata e la stavo sistemando… - si affrettò a rispondere, maneggiando goffamente le chiavette in ottone. La bluastra notò un certo rossore sulle sue guance, impossibile da passare inosservato. Pensò che forse si era imbarazzato perché la corda si era allentata e aveva dovuto smettere di suonare. E se la ragione era un’altra? Per cos’altro poteva imbarazzarsi?
- Mhm… ok ma ora non ho più voglia di ascoltarti. - disse lei, alzandosi e incamminandosi verso il portone principale, senza salutarlo. Il moro rimase a fissarla, mentre si allontanava a passi svelti.
Chissà cosa deve fare… “ pensò il ragazzo, riprendendo a suonare il suo strumento in solitario e senza nessun pubblico ad ascoltarlo.
 
 
Incontrò il padre adottivo appartato nel suo studio, occupato a leggere scartoffie di ogni tipo che inondavano la sua scrivania in legno di quercia. Leggeva e scribacchiava qualcosa con la sua candida piuma d’oca bianca. Appena s'inoltrò nel locale, Gwen avvertì subito l’odore dell’inchiostro con cui erano stampati i numerosi libri posti sui ripiani in perfetto ordine. Traspariva antichità e sapere da tutte le pareti quel luogo calmo e tranquillo, dove Cody era solito a ritirarsi. Alzò il capo appena la vide varcare la soglia e la sua bocca si contrasse in un socievole sorriso.
- Sai Gwen, io avrei sempre voluto fare lo scrittore ma mio padre scelse per me la carriera militare e mi promise a Sierra quando ero ancora giovane… - cominciò a raccontare, filtrando nella mente i suoi ricordi di giovinezza - Ma capisco che se non lo avesse fatto, forse tu non saresti più in vita. -
- Sono venuta qui a scusarmi… per il modo con cui ti ho voltato le spalle l’altro giorno… - cominciò la bluastra, mettendo insieme un discorso - Non era mia intenzione scappare via così. -
- Ti capisco, io stesso avrei reagito così, ma questo era quanto ti dovevo dire e non avrei potuto tenertelo nascosto troppo a lungo. - le rispose il padre adottivo, incupendosi di botto - E se ora non vorrai più chiamarmi “ padre “ accetterò la tua decisione senza oppormi. -
- Non me la sento di dirti il contrario. Tu mi hai cresciuto e tu sei mio padre e lo posso dire con certezza assoluta. -
- Sei sicura di quello che dici? - le chiese, alzandosi dalla scrivania e lasciando stare le sue scartoffie.
- Si, lo sono. - gli rispose con fermezza.
- Oh, Gwen. - sospirò Cody, avvolgendola fra le sue braccia. La bluastra ricambiò il suo gesto, appoggiando la testa sulle spalle e chiudendo gli occhi, lasciandosi trasportare dal calore di quello che aveva sempre visto come figura paterna.
 
 
- Duncan!!! Spiegami una cosa è?! - strillò Courtney, rischiando di rompere i timpani al suo amante - Credi che non abbia notato che fra te e Gwen si è creato un certo feeling, vero?! -
- Come?! No! Ma di cosa stai parlando?! - esclamò lui, preso di sorpresa.
- Non mentirmi lurido verme! Vuoi lasciarmi per quella dark?! Beh, scordatelo! - urlò, di nuovo, la castana, infastidendo gli altri membri dell’organizzazione.
- Courtney, potresti smetterla? Sto tentando di concentrarmi su questo complicatissimo libro di fisica. - si lamentò Harold, aggiustandosi gli occhiali verdi sul naso.
- Concordo con l’imbranato! Chiudi il becco a quell’oca di fidanzata che ti ritrovi! - strepitò Scott, prendendosela con il suo leader.
- A chi lo hai detto oca?! - gli strillò in faccia Courtney.
- A te l’ho detto! -
- Ripetilo se ne hai il coraggio! _
- A te l’ho detto! Sei pure diventata sorda?! -
- Basta! Mi state rompendo le palle con i vostri urli e i vostri litigi! - sbottò Duncan, mettendosi tra i due.
- Sta zitto tu! - gli ordinarono, spingendolo via e continuando con la loro lite.
Il ragazzo rimase stupito da una simile reazione ma, per quanto il suo spirito da bullo gli imponeva di attaccar briga, decise di lasciar perdere e di concentrarsi sui piani dell’organizzazione. Certo, stare con Harold era veramente un supplizio per lui; lo aveva accettato nella compagnia solo per il suo intelletto e per la sua conoscenza. Per il resto, era il suo bersaglio preferito quando si trattava di svagarsi o scaricare la tensione accumulata durante le giornate insieme a Courtney. In effetti, aveva riflettuto parecchio tempo prima di arrivare alla decisione di chiudere con lei, anche se sapeva che non gliela avrebbe fatta passare liscia per un tale affronto. Uno di quei giorni lo avrebbe fatto, ma c’erano problemi più importanti a cui pensare.
- Capo, questo è il piano che ho preparato per rimediare ai nostri precedenti fallimenti. - disse, mostrandogli un foglio scarabocchiato e con schemi indecifrabili per le capacità di Duncan.
- Meno disegni e più spiegazioni. - si limitò a dire, sbattendogli il foglio in faccia.
- Ehi! Come ti permetti! Chi fa tutto il lavoro sono io e tu mi tratti così?! Bel ringraziamento! - si lamentò l’intellettuale, aggiustandosi gli occhiali ancora una volta.
- Meno disegni e più spiegazioni. - ripeté, nuovamente, il suo leader, con un tono più serio e meno pacato di prima.
- Ecco, appunto. Tutto il piano dovrebbe riuscire se Gwen ci comunicasse l’arrivo del nuovo capitano. Temo che verremo scoperti se non sapremo al più presto la data precisa… - spiegò Harold.
 
 
- Mi avete convocato, vostra Maestà? - chiese, con voce sottile ma chiara, la bluastra.
- Si, Capitano Gwen. Ho deciso di convocarla qui nelle mie stanze in privato per parlarle di un provvedimento che ho deciso di prendere per rendere più sicuri me e il mio sposo… - iniziò la regina, guardandola con i suoi occhi da serpe velenosa.
- Perdonatemi se oso chiedere, ma di che genere di provvedimento si tratta? - domandò la ragazza, falsamente stupita perché la risposta la sapeva già dall’inizio.
- A breve, voi avrete un collega a tempo indeterminato. - le rispose con la sua solita pacatezza che la contraddistingueva - Voglio spiegarmi meglio, ho deciso di assumere un altro capitano delle guardie. -
Gwen si finse sorpresa da quella notizia, per non far intuire alla regina che era già a conoscenza di quel fatto. Ora che ne aveva la conferma, doveva solo sapere quando sarebbe arrivato quel nuovo capitano.
- La data del suo arrivo è prevista per il fine settimana, il giorno prima del corteo a cui dovrò prendere parte assieme a mio marito. Mi aspetto che voi due collaboriate per garantire la mia incolumità. - concluse Heather, voltandosi a guardare il paesaggio fuori dalla finestra della sua camera da letto. Si sentì la porta aprirsi e fece il suo ingresso nella stanza Alejandro, sorpreso di vedere il capitano nei suoi appartamenti.
- Potere andare. Non ho più niente da comunicarvi. - la congedò la regina, senza voltarsi.
La ragazza fece un inchino a lei e poi al suo sposo e si avviò verso l’uscio della camera. Scambiò un breve sguardo con il re Alejandro, che sembrava chiederle con gli occhi cosa ci faceva nella sua stanza. Ma non proferì parola e Gwen si allontanò senza badarci.
- Come mai il capitano si trovava qui? - domandò il marito alla moglie, cercando di ottenere da lei le risposte che cercava.
- Per una questione importante di cui devo parlare anche con te… - gli rispose la sposa, senza staccare il suo sguardo dalla finestra - Ho deciso di assumere un altro capitano. -
- Come? Perché non ti sei consultata con me prima di prendere questa decisione? - esclamò sbalordito.
- Io sono la regina e non ho bisogno di consultarmi con te! E, comunque, ormai sarà qui a breve, questione di giorni per la precisione. Fidati, sarà meglio per tutti. - disse Heather, stizzita dal marito.
- C’è qualcosa che ti preoccupa? - le chiese lui, ricomponendosi - Non sarai ancora in ansia per… -
- Si, sono in ansia per quello. L’organizzazione segreta che opera contro di noi sta cominciando a prendere il sopravvento sul nostro impero. Non abbiamo ne dei volti, ne dei nomi e non sappiamo dove si nascondano, ma esiste e questo lo sappiamo entrambi. - lo interruppe Heather, parlando seriamente.
- Faremo di tutto per scoprire dove si trovano. - la rassicurò il suo sposo.
- Ci sono molte cose che non sai. Ho il mio asso nella manica e ho intenzione di usarlo molto presto… - concluse la regina, piegando le labbra in un sorriso malevolo e mellifluo.
 
 
- E questo è quanto. - terminò Gwen, dopo aver passato le varie informazioni al resto della compagnia.
- Questo complicherà di certo i nostri piani. - constatò Duncan.
- Li complicherà di molto Duncan. Secondo i miei calcoli non potremmo agire indisturbati con questo nuovo capitano. - si intromise Harold.
- Che cos’è tutta questa confidenza? - gli domandò, visibilmente scocciato, il ragazzo - Portami rispetto, sfigato. -
L’intellettuale sobbalzò dopo aver sentito l’ultima frase pronunciata dal suo capo. Doveva aspettarsela una reazione del genere da parte sua. Senza che lui se ne accorgesse, Duncan era già alle sue spalle. Lo sollevò da terra con un solo braccio, poiché Harold era gracile di corporatura e lo tenne sospeso in aria per le mutande. La sua vittima emise un gemito di dolore.
- Ah ah ah! Vediamo se la prossima volta mi porterai rispetto! - rise il bullo, lasciandolo cadere al suolo dolorante.
- Ah ah! Bella questa Duncan! - ridacchiò Scott, dando il cinque al suo capo.
Gwen e Courtney avevano assistito alla scena con indifferenza. In fondo, a chi importava di Harold?
- Courtney, ti vedo pensierosa. Qualcosa non va? - le chiese la bluastra. Richiamando la sua attenzione.
- Oh! No, non è nulla. - mentì lei. In realtà stava ancora pensando al litigio che aveva avuto con Duncan poco rima, senza contare quello con Scott. Non era certa di potersi fidare del suo amante e temeva che Gwen potesse rovinare tutto.
- Tornando al nostro piano… - iniziò Duncan - Temo che dovremmo apporgli qualche lieve modifica… -
 
 
Una moltitudine di trombe annunciava l’ingresso a palazzo del nuovo capitano. Tutti i nobili del castello si erano riuniti nella sala del trono, curiosi di sapere le ultime novità riguardo ai reali di Francia. Per la prima volta da quando Gwen era a Versailles, la principessa aveva preso parte ad una cerimonia, se così si poteva definire. Heather e Alejandro erano seduti sui loro troni e Leshawna era al loro fianco, alla destra del padre.
Le trombe cessarono di suonare e, in lontananza, si sentì una carrozza avvicinarsi, accompagnata dallo scalpitio dei cavalli in corsa. Con una frenata, il conducente la fermò e lasciò scendere il suo unico passeggero. Le guardie reali aprirono le porte del palazzo, lasciando entrare il nuovo capitano. Era un ragazzo molto alto, di carnagione scura, con i capelli corti e castani, gli occhi neri e dalle braccia possenti e muscolose. Indossava una divisa blu, che metteva in risalto i suoi muscoli. Evidentemente, neanche lui ci teneva a rispettare la regola delle divise bianche.
- Sha bam! Lightning è arrivato! - urlò, mettendosi in una posa assurda davanti al re e alla regina. Alejandro sembrava davvero sconvolto. Ma la moglie lo sembrava ancora di più. Aveva chiesto esplicitamente che le mandassero a corte il migliore soldato dell’esercito francese, insomma, uno che facesse parte dell’elite, il meglio del meglio. Invece si era trovata al cospetto un pagliaccio. Dapprima si infuriò, ma si impegnò a non darlo a vedere e si ricompose quasi subito, riacquistando un qualche tipo di calma. Gwen era sorpresa e sconcertata allo stesso tempo. Avrebbe dovuto lavorare con un simile individuo? Volse il suo sguardo alla principessa Leshawna. Anche lei sembrava molto sorpresa, come tutti del resto in quella sala.
- Ehm, le diamo il benvenuto alle reggia di Versailles, Capitano Lightning… - disse Alejandro.
- Grazie! - lo ringraziò il palestrato, inchinandosi.
- Io e mia moglie ci auguriamo che presterà un buon… servizio… ecco. - balbettò, non sapendo cosa dire in una simile circostanza.
 
 
 
SPAZIO D’AUTORE
 
Ciaoooo! Eccomi che ritorno dopo giorni di assenza ingiustificata! Finalmente sono riuscita a finire il nuovo capitolo.
Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto, ma non mi sentivo abbastanza “ carica ”  da poter scrivere qualcosa di decente. Se lo avessi fatto non credo che sarebbe venuto un bel capitolo. Non sono nemmeno convinta di questo, ma mi auguro che abbia soddisfatto la vostra curiosità.
Ringrazio, come sempre, tutti quelli che mi seguono e lasciatemi tante recensioni.
Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo. Per ora non voglio dare delle date precise.
Un bacio!!!
 
 
Dark Riocha
 
 
  

  

  
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